Alpinismo
Alpinismo moderno d’altri tempi di Andrea Guerzoni
Q
uando si sente parlare di montagne come la Corna Blacca (Val Trompia) o la Concarena (Val Camonica), l’esperto alpinista storce solitamente il naso. La storia, in effetti, non aiuta a pensarla diversamente. La Corna Blacca, ad esempio, non è altro che una modesta montagna di soli 2004 metri, boscosa in bassa quota e frastagliata da roccia all’apparenza instabile man a mano che ci si porta verso la vetta. Di certo, per uno scalatore, il pensiero di compiere un’ascensione da queste parti viene subito accantonato, preferendo magari le più gettonate e conosciute Dolomiti o le pareti dell’ormai addomesticata Valle del Sarca. Questo lo è stato anche per me... almeno fino all’inverno del 2009 (precisamente il 27 dicembre). Da tempo restavo a bocca aperta nel vedere da San Colombano questi canaloni che si ergevano verso l’alto sul versante ovest. Infatti, quel 27 dicembre, per me si aprì un mondo del tutto nuovo, in un ambiente spettacolare e molto, molto selvaggio. In compagnia di Beppe Chiaf e Gianpietro Foti, decidiamo di scalare il Canale Nord della parete Ovest (Roberto Cattaneo - Piero Aloisio 24/07/1976). Nelle condizioni invernali che abbiamo trovato aveva difficoltà di ghiaccio e neve abbastanza sostenute, con passaggi di misto paragonabili, come impegno e bellezza, alle più classiche del Monte Bianco. Prima di noi, la via ebbe la prima ripetizione invernale, ed in solitaria, ad opera di Gianni Pasinetti nel lontano 1977. Durante la discesa a piedi dalla Valle dell’Inferno, l’occhio mi è caduto proprio su una cascata ghiacciata, formatasi sulla parete Nord. Io e Beppe, incuriositi, siamo tornati il 3 gennaio 2010, e così, quasi per scherzo, è nata “Hells Bells”, la via più difficile della zona; una scalata molto tecnica su ghiaccio con dei passaggi molto difficili su misto. Non a caso tutt’ora è la via più ripetuta della Corna Blacca. L’an-
no successivo, 2011, la guida Roberto Parolari apre un’altra via in solitaria su ghiaccio molto difficile: “Welcome 2011”. Finalmente gli alpinisti cominciano a riprovare lo stesso interesse di 40 anni fa per questa bellissima montagna. Passano due anni dall’ultima salita ed ecco che ci ritorno il 22 gennaio 2012 con il compagno Fabio Deambrogio. Individuiamo un canale che si inerpica per poi perdersi tra i numerosi pilastri della cresta ovest. Essendo lo spirito degli alpinisti curioso, e io lo sono decisamente, saliamo tra queste corne spaventose cercando di progredire il più possibile dove la linea è meno sensibile alle alte difficoltà. Ma arriviamo in prossimità di un pilastro sui 50m che ci ostruisce il passaggio. Lo saliamo e, guardandoci intorno, capiamo di essere circa a metà della cresta... chiameremo questa divertente salita “Diretta alla Torre di Mezzo”. Nel frattempo il tormento di ciò che avevo visto era incontrollabile... da quanti pilastri era caratterizzata la cresta ovest, che divide la val Sabbia dalla val Trompia? Ed ancora, sarà possibile scalarli uno ad uno seguendo il filo della cresta e raggiungere la vetta? Il 24 aprile 1910 Arrigo Giannantonj, Francesco Nino Coppellotti e Giuseppe Perrucchetti scalavano la cresta ovest, seguendo però i canali che zigzagano i pilastri, quindi evitandoli. Detto fatto, il 12 agosto 2012, io e Sandro De Toni attacchiamo il primo dei 14 pilastri che conducono in vetta alla Corna Blacca. Nove ore di scalata con difficoltà molto sostenute su roccia eccellente, per un totale di 1300m di sviluppo, dei quali 850m di scalata. È nata “Selvàdec”. Il discorso non cambia anche per la Concarena… in tutti i sensi, sia dal punto di vista storico che culturale ed alpinistico. Per me questa avventura è iniziata il tragico giorno del 16 ottobre 2011 quando, dopo aver effettuato la Prima Ripetizione della via di Chiaf/Rivadossi dal nome magico e misterioso “Atlantide”, appresi della morte del mio compagno Beppe sulla parete Nord del Cervino. Forse, credo, questo è uno dei motivi per i quali sono molto legato a questa montagna.
Corna Blacca secchissima pag. 52 – Adamello 112