Nota sulla metrica
La metrica della lingua ungherese conosce principalmente due sistemi. Semplificando molto possiamo dire che l’uno è sillabico qualitativo e l’altro è quantitativo classico. La metrica quantitativa è possibile possedendo l’ungherese coppie fonematiche di vocali lunghe e brevi rendendo possibile variare la quantità di una sillaba e dei singoli piedi, pur mantenendo l’accento grammaticale fisso sulla prima sillaba di ogni parola. Con la lettura metrica l’accento grammaticale sulla prima sillaba perde ovviamente il suo valore principale poiché la vocale lunga di un vocabolo sarà per natura pronunciata con valore temporale doppio rispetto ad una breve e percepita quindi come fosse accentuata. Se esse sono più d’una all’interno di un lemma, allora ci saranno più sillabe lunghe. Anche le consonanti creano una posizione lunga quando sono accoppiate o raddoppiate. La metrica sillabica ungherese non assomiglia a quella italiana. Nell’ungherese il numero delle sillabe grammaticali e delle sillabe metriche coincide sempre. Il ritmo interno è dato anche qui dall’alternarsi di vocali brevi e lunghe. Si possono così mimare tutti i ritmi classici (come fece la ritmica latina medievale con la metrica classica), siano dattilici, giambici o anapesti, riprodurre insomma, imitare e inventare qualsiasi ritmo. Anche un settenario o un endecasillabo italiani, ad esempio, facendo cadere sulla sesta ovvero sulla decima sillaba metrica l’ultima vocale lunga del verso, che farà suonare quella sillaba come l’ultima accentuata. I due sistemi possono mescolarsi, in quanto un verso scritto con la ritmica della metrica sillabica può leggersi, secondo l’abilità del poeta, anche come verso classico quantitativo. Come sistema l’ungherese arcaico conosce l’alternanza di versi in una stessa strofe (per esempio versi di quattro, cinque o sei sillabe), mentre l’ungherese classico tende ad utilizzare un solo metro nella stessa composizione. In alcune traduzioni segnalo i versi della metrica sillabica ungherese. Quando si parla di metri classici, ad esempio dell’esametro, si deve intendere la perfetta riproduzione degli schemi ritmici greci o latini in lingua ungherese, ciò che in italiano fu solo ‘sperimentato’ (da Leon Battista Alberti, Giosue Carducci e altri).
273