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Capitolo 1 Che cos’è la politica?

Capitolo 1

Che cos’è la politica?

In questa veduta puoi osservare l’acropoli di Atene, simbolo della polis, il cui governo rappresenta il primo esempio nella storia di democrazia diretta. Anche in Italia, nonostante sia una democrazia rappresentativa, sono presenti strumenti di democrazia diretta: sapresti indicare quali?

1Gli obiettivi della politica Le società umane sono costituite da individui che entrano in relazione tra loro con interessi e bisogni diversi, con divergenti aspirazioni e scopi: il risultato di queste interazioni può essere il confl itto o la cooperazione. Il confl itto nasce in genere (ma non esclusivamente) quando insiemi di individui desiderano beni e risorse di cui c’è scarsità, la cooperazione invece quando si sviluppa la consapevolezza che nessuno può sopravvivere da solo. Queste due modalità di convivenza in realtà sono sempre presenti in ogni comunità: se è vero, infatti, che non si può pretendere che gli esseri umani si comportino in ogni occasione come angeli, cioè animati esclusivamente da sentimenti amorevoli e caritatevoli verso il prossimo, non si può nemmeno ragionevolmente pensare che essi possano essere sempre in guerra tra loro (pena l’estinzione della comunità stessa).

Una prima defi nizione di politica allora può essere questa: essa è il tentativo di stabilire delle regole all’interno della società perché gli interessi contrapposti delle persone e gli egoismi in confl itto non prevalgano in modo assoluto sugli slanci cooperativi. Per questo, l’azione politica coincide con il “governo” dei gruppi sociali.

In altri termini, senza un Governo non solo la vita associata sarebbe impossibile, ma anche le nostre attese e i nostri desideri non avrebbero la minima possibilità di trasformarsi in risultati concreti. I Governi, infatti, coordinano le azioni individuali, promuovono beni e servizi, distribuiscono la ricchezza prodotta da una comunità e difendono questa dai nemici esterni. Sono questi i loro compiti principali.

Per tale motivo, sin dalle origini, il pensiero politico si è occupato di due temi fondamentali:

chi governa? Quale legittimità hanno i governanti

nel prendere decisioni per tutti? Per quanto, nel corso del tempo, il termine “politica” abbia cambiato senso e natura – ciò che era “politico” per i greci, per esempio, non lo sarà più per i romani – queste domande sono rimaste essenziali per la comprensione di ogni sistema politico. Da esse dunque inizia anche il nostro percorso di studio.

Legittimità

In qualsiasi gruppo di persone vi è sempre qualcuno che comanda. Ma non sempre chi comanda ha una legittimazione per farlo. In linea generale, legittimo è il potere politico che risulta conforme alla legge o che da essa è comunque consentito. La legittimazione, ossia l’atto che conferisce legittimità a un potere politico qualsiasi, può avvenire, e storicamente è avvenuta, in molti modi: dal basso, ossia dal popolo o da una sua parte signifi cativa, oppure dall’alto, cioè dalla pretesa o aff ermata volontà di Dio, oppure sulla base del diritto naturale, così come viene tramandato dalla tradizione dominante in una certa cultura o società.

2La politica nel mondo greco Il mondo greco ci ha lasciato in eredità il modello politico su cui si è edifi cata una parte consistente della civiltà occidentale: quello della città (polis, in greco). La polis più famosa è stata Atene. Il cittadino ateniese viveva la città come il luogo in cui tutti i suoi interessi convergevano: essa infatti permetteva a tutti i suoi membri la partecipazione politica, e cioè la possibilità di contribuire in modo diretto alla creazione delle leggi e di assumere cariche pubbliche, senza una distinzione stabile tra governanti e governati. La polis costituì,

Al centro di questo celebre affresco di Raffaello sono raffi gurati Platone e Aristotele, i due grandi fi losofi greci che nelle loro opere dedicarono ampio spazio alla politica.

Democrazia

È una forma di governo in cui il potere, la sovranità, appartiene al popolo che la esercita direttamente nell’assemblea, come avvenne nelle poleis della Grecia (democrazia diretta), o mediante rappresentanti liberamente eletti, come avviene oggi (democrazia rappresentativa). Il termine è contrapposto a “monarchia” (in cui il potere è nelle mani di una sola persona, re o monarca), ad “aristocrazia” (il governo “dei migliori”, per saggezza o diritto di nascita) e a “oligarchia” (il governo “di pochi”, identifi cati in base al censo, ossia alle ricchezze). Nella democrazia ateniese venivano aff ermati principi fondamentali validi ancora oggi: l’uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, senza distinzione di nascita e di censo (isonomìa); la libertà di espressione (parrhesìa); l’uguale diritto di parola nelle istituzioni pubbliche (isegorìa). dunque, un esempio di democrazia diretta. La parola “democrazia” deriva dai termini greci démos (popolo) e cràtos (potere), e signifi ca quindi “governo del popolo”. Eppure non mancarono, durante l’epoca della democrazia greca, egoismi politici, lotte tra fazioni e classi. Inoltre la polis non era affatto un esempio così perfetto di democrazia, almeno come l’intendiamo oggi: dai diritti di cittadinanza (riconosciuti in virtù dell’appartenenza alla città) erano infatti esclusi gli schiavi, le donne e gli stranieri, ossia la maggioranza della popolazione.

Le luci e le ombre della democrazia sono state evidenziate da due grandi fi losofi greci, Platone (V-IV sec. a.C.) e Aristotele (IV sec. a.C.), che ne hanno criticato l’applicazione concreta pur salvandone l’idea.

Statuta di Platone.

3Lo stratega e il tessitore Nel primo libro delle Leggi, in particolare nel dialogo tra Clinia il cretese e il Forestiero ateniese, Platone enuncia la duplice na-

tura della politica: una orientata in direzione della guerra, l’altra in

direzione della pace.

Clinia sostiene la prima: «Sì, perché quella che la maggioranza chiama pace non è che un nome: di fatto ogni polis, per sua stessa natura, si trova sempre con tutti gli altri in guerra non proclamata». La prospettiva qui adottata è quella militare, dello stratega (la defi nizione è dello stesso Platone) che, attraverso l’uso della violenza, deve sconfi ggere e, se necessario, perfi no uccidere l’avversario. A essa il Forestiero oppone l’altra visione della politica, quella che si identifi ca con la fi gura diplomatica del tessitore (è sempre Platone a defi nirla così), dove il tessitore è colui che cerca di ricomporre armonicamente la società lacerata da confl itti interni. In questo senso il vero politico sarebbe come il «giudice che, presa a curare una famiglia discorde, senza mettere a morte nessuno, ne riconciliasse i membri e, dando loro leggi, riuscisse per l’avvenire a far sì che costoro vivessero in una reciproca durevole amicizia». Per Platone, dunque, lo spazio della politica è caratterizzato sia dal confl itto che dalla cooperazione, non solo tra comunità diverse, ma anche tra i membri della stessa comunità. È proprio in rapporto a questa constatazione che nella Repubblica egli elabora il progetto politico

di una città ideale, governata dai fi losofi -re e in costante armonia al proprio interno.

A tale progetto di città ideale ricorrerà, nei secoli futuri, la civiltà occidentale quando vorrà proporre un esempio di governo e di società armonica. Per questo motivo anche la rifl essione post-platonica, con Aristotele, ha rivolto la sua attenzione alla fi gura del tessitore, il mediatore tra gli interessi contrapposti che devono convergere per raggiungere obiettivi comuni.

4L’uomo come animale politico Il termine “politica” ha più di duemila anni: costituisce il titolo di una grande opera di Aristotele, scritta nel IV secolo a.C., che tratta della natura e delle funzioni della città. Di origine greca, la parola “politica” a noi è giunta attraverso la mediazione della cultura romana e da allora è entrata defi nitivamente nel linguaggio comune. In Aristotele, il termine “politica” deriva da polis (oggi diremmo Stato) e qualifi ca tutto ciò che a questa si riferisce: “politiche” sono tutte le decisioni utili alla città (e quindi a tutti i cittadini), come le leggi, l’amministrazione della giustizia e altro ancora.

Ad Aristotele dobbiamo anche la defi nizione, che ha conosciuto uno straordinario successo nel corso dei secoli, dell’uomo come “animale politico”. Scrive infatti il fi losofo: «L’uomo è un animale che per natura deve vivere in una città».

Che signifi ca tale defi nizione? L’individuo nasce in una famiglia, che a sua volta fa parte di un villaggio. Sembrerebbe dunque che l’una e l’altro esistano prima della polis e indipendentemente da essa. Eppure, secondo il fi losofo, le due comunità, fondate su bisogni naturali, sono anch’esse comunità politiche, nel senso che non potrebbero sussistere senza la polis, che procura l’abbondanza dei beni e permette una vita felice. Il rapporto tra famiglia, villaggio e polis è dunque come il rapporto tra le parti e il tutto. Ne deriva, per Aristotele, che ogni uomo può trovare la sua realizzazione completa solo nella polis, cioè all’interno dello Stato (vedi p. 12).

Questo però può accadere solo in quelle forme di governo le cui leggi fondamentali (le Costituzioni) garantiscono ai cittadini sia il benessere materiale sia la possibilità di una vita virtuosa (“il benessere spirituale”, si potrebbe dire oggi). Nelle migliori forme di governo, dunque, morale e politica non sono disgiunte.

È il caso di ricordare che nella tipologia aristotelica si distinguono tre forme pure e tre forme corrotte di governo. Rientrano tra le prime la monarchia (il governo di uno), l’aristocrazia (il governo dei migliori) e la politìa (oggi si potrebbe defi nire “governo misto”: una forma di democrazia in cui prevale la classe media, quella dei cittadini né ricchi né poveri). Esse tuttavia possono degenerare nella tirannide (il governo a vantaggio del monarca), nell’oligarchia (il governo a vantaggio di pochi

Città ideale

Discutendo di politica si può far riferimento alla polis reale, che realmente esiste, oppure a una polis che non c’è e che forse non può nemmeno esserci, ma che sarebbe bello se esistesse. In questo senso parliamo di città ideale, cioè molto armoniosa, o addirittura perfetta, ma irrealizzabile.

Animale politico

Secondo Aristotele l’uomo non può condurre una vita veramente umana se non insieme con i suoi simili. Può certo sopravvivere, in casi rari e eccezionali, in un deserto, da solo; ma la condizione migliore per crescere e vivere una vita ben realizzata è stare con gli altri uomini.

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