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I LUOGHI DELL’EDUCARE
CONFLITTI FAMILIARI E CRISI dei RUOLI GENITORIALI
di Francesco Provinciali
Parole
Famiglia declin
chiave : , r uoli g enit oriali o del r uol o pat ern
, att ese aff ettiv e dei figli , o, c omp et enz e della sc uola .
La crisi della famiglia come nucleo biologico naturale o come forma legittimata di unione e di legami affettivi e relazionali è un dato che si osserva con crescente attenzione, come il segnale di una deriva ormai innescata e per certi aspetti irreversibile. Quali sono i rapporti nelle triangolazioni padre, madre, figli? Quali le distinzioni dei ruoli? E perché si assiste ad un lento declino della figura paterna? Questi interrogativi riguardano anche la scuola come interfaccia istituzionale privilegiata. Occorre molta capacità di osservazione nel cogliere i disagi emotivi dei bambini e degli adolescenti senza cadere nel rischio di giudizi avventati e frettolosi che non competono alla scuola e possono a volte complicare le cose.
Chi oggi propone come cruciale il tema della famiglia rischia di esse re frainteso: non si tratta di una postulazione retorica ma di uno snodo cruciale per il presente e per quel di venire su cui i più azzardati discettano senza cognizioni e prospettive e i più cauti si astengono dal commen tare per evitare probabili smentite. Eppure la famiglia - nella sua consi derazione di nucleo biologico a fondamento naturale ovvero nella sua accezione di legittimazione formale e giuridica di un intreccio di relazio - ne a base solidaristica - resta sempre al crocevia dei destini dell‘uomo e dell‘umanità, “testata d‘angolo” per qualsivoglia analisi sociologica sul presente e sul futuro del consesso umano. Ci si chiede tuttavia - non senza ragionevoli e pertinenti dubbi di merito - a quale modello di famiglia si possa fare riferimento, visto che si assiste ad una deriva di spoliazione del suo ruolo centrale al quale attra versando la tradizione occidentale, cristiana e storicamente consolidata, abbiamo consapevolmente o meno fatto riferimento, con accentuazione di tale ruolo eminente o con la sem plice constatazione di una evoluzione/involuzione difficile da descrivere e classificare.
Possiamo allora ancora chiamare oggi famiglia quel nucleo di persone che si ritrova a casa la sera, solita mente senza parlarsi, per poi appartarsi ciascuno per conto proprio a smanettare lo smartphone, consul tare internet, giocare con la play station, leggere la Gazzetta dello sport o portare il cane a fare pipì? Come sono connotati oggi i ruoli genitoriali? Quali le specificità tra mandate dell‘esser padre o madre, a quali riferimenti di ruolo i figli rico noscono una specificità distintiva?
Quali sono le attese che si evincono dalle relazioni parentali familiari? E quali doveri genitoriali si conservano nel tempo mentre altrettanti sfumano verso un ibrido indistinto e intercam biabile, fino ad essere identificati in una sorta di nemesi dell‘esser padre o madre ma solo asetticamente rico nosciuti e distinti in una classificazione di numeri cardinali, come è il “genitore uno” e il “genitore due”? Infatti un tempo i figli sapevano cosa chie dere e aspettarsi distintamente dal padre e dalla madre, c‘erano regole di convivenza, il regime domestico imponeva diritti e doveri più certi. In famiglia le relazioni affettive e confidenziali sono via via sfumate, il papà e la mamma sono riferimenti indistinti, in genere ci si accoda a chi dei due è più concessivo. Sempre ammesso che ci siano entrambi. Ci sono anche nuclei familiari che si compongono e si scompongono con una mutevolezza che fissa fo togrammi diversi e occasionali, comunque disinvoltamente mutevoli. Sono situazioni che si riscontrano con una frequenza crescente. Quale stabilità emotiva possono ricavarne i minori? Come possono avere buo ni risultati a scuola? Perché spesso sono inadempienti e perdono interi anni scolastici? Perché nei bagni della scuola si fotografano e poi si mettono in rete? Da una ricerca della Bicocca risulta che il 23% dei ragazzi usa il cellulare in classe, durante le lezioni. Perché compiono atti di bullismo, gesti estremi, giochi azzardati, insul tano e offendono gli insegnanti, mettono loro le mani addosso, navigano in rete senza controlli fino a perdersi in quel buco nero del web da cui ri tornano spesso malconci e rovinati? La vita in generale, quella domestica ‘intramoenia’ in particolare, assomi glia a una sorta di roleplayng mediatico, ci sono dissolvenze incrociate, controfigure di se stessi, pietose menzogne, giochi di simulazione e dissimulazione: sospesi a due span ne da terra si perde il contatto con la realtà, si passa con una disinvoltura sconcertante dalla minimizzazione di tutto all’iperbole dei superlativi as soluti. Oltre alle difficoltà oggettive: econo miche, di lavoro, il “non farcela più”. Ci sono anche famiglie che si dico no felici ma, ricordando il celebre incipit di Lev Tolstoj in Anna Kare nina – ”Tutte le famiglie felici sono simili tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo” – sovviene il dubbio guardandosi attorno che si tratti di una diceria che copre molte bugie, poiché l‘infelicità è una mal celata sensazione dai mille volti, imperscrutabili. Il vero focus della vita sono gli affetti, questo lo si scopre quando è troppo
tardi, perché siamo tendenzialmente evasivi, cerchiamo “altrove” la realiz zazione del bisogno di comunicare, salvo cadere in siderali e inesplora bili solitudini. Oggettivamente, impietosamente stia mo assistendo a una lenta e progressiva disgregazione del nucleo familiare tradizionale. Si allarga e diversifica, esprimendo competen ze articolate e complesse, il welfare sulle nuove generazioni. Un tempo i figli vivevano in casa fino al servi zio militare o al matrimonio: era una
prassi, un passaggio di consegne. Adesso stanno a casa per indolen za, molti non terminano gli studi, altri rifiutano lavori che giudicano pesan ti: li abbiamo garantiti sui “risultati” senza costringerli al faticoso e dove roso percorso che avrebbero dovuto fare per ottenerli. Il Rapporto ISTAT 2019 certifica che il 56,7 % dei giovani tra i 20 e i 34 anni vive in casa di almeno un ge nitore. è la cd. generazione dei ragazzi “NEET” Not Engaged in Education, Employment or Training”: non stu diano, non lavorano non cercano un’occupazione. Ma non sempre per colpa loro. Nelle famiglie dove le relazioni pri marie non funzionano bambini e ragazzi hanno un rapporto rapsodico, regolamentato, calendarizzato con i loro genitori in crisi di rapporto, siano essi inadempienti per carenze affet -

tive o conflittuali nel rapporto di coppia che si va sgretolando. Li vedono, li incontrano per poco tempo, a volte in spazio neutro, in modo osservato, sotto tutela. Dalla autoregolamenta zione consapevole dei rapporti affettivi si passa a poco a poco alla loro eterodirezione, non di rado sotto la guida dei servizi sociali. Si creano buchi neri, vuoti sentimen tali, nostalgie che si dissolvono nel limbo sociale, svuotate di valori e riempite di rinunce, giustificazioni o rinvii. In particolare si assiste a un lento declino del ruolo genitoriale del pa dre: sotto l’aspetto della presenza fisica, se rapportato a quello della
madre prevalentemente collocata ria dei figli anche in situazioni di separazione e di affido condiviso, poi un‘assenza simbolica intesa come “ruolo naturale, biologico” privato di uno status domestico e sociale e infine un‘assenza del principio nor mativo di autorità e autorevolezza, a volte per non apparire autoritario, a volte per demerito altre ancora per un pregiudizio radicato nella società. Mentre la madre assume anche in consapevolmente il maggior carico degli oneri di gestione interna al nucleo e alla vita domestica, oltre al ruolo di rappresentanza della fami glia per come viene accreditata nei confronti della scuola. Con questa realtà emergente che si allarga in modo trasversale ai target economico-sociali di riferimento la scuola deve fare i conti. Capita a volte che gli insegnanti ab biano difficoltà di relazioni con i genitori che impongono di fatto audizioni separate sul rendimento scolastico. Oppure che notino segni di disagio nel comportamento scolastico po tenzialmente attribuibili al contesto familiare di appartenenza e alla sua strutturazione o destrutturazione. Fino al punto in cui si creano inter rogativi sull‘opportunità e sul dovere di segnalare inadempienze, atteg giamenti solipsistici e impenetrabili, atti di bullismo, turbamenti emotivi, inadeguatezza di immagine, segni di trascuratezza. Bisogna tuttavia evitare di cade re nelle frettolose interpretazioni di questi disagi percepibili: il primo riscontro dovrebbe sempre scatu rire da un confronto con entrambi i genitori, senza con questo autoat tribuirsi ruoli di mediazione familiare che non competono alla scuola e rispetto ai quali occorre il possesso di sicure e responsabili competenze di osservazione e valutazione, per non cadere nella criminalizzazione e nel giudizio azzardato che a vol te crea e acuisce scompensi ancora maggiori. Gli insegnanti sono e restano edu catori e non pubblici ministeri.
Francesco

Provinciali
È stato insegnante, dirigente scolastico, dirigente ispettivo del Miur. Ha fatto parte dell’Osservatorio minori di Regione Lombardia. Da alcuni anni è Giudi ce esperto c/o il Tribunale per i minorenni di Milano. Ha pubblicato moltissimi volumi e saggi tra cui ricordiamo: Tutte a casa. Storie di donne, di adole scenti e di bambine”, Erga (2010); Figli smarriti, Ed.San Paolo (2011); Dove va la politica? Dialoghi con protagonisti della politica italiana, Selecta (2011), Scuola e dintorni (2017). Collabora a Minori Giustizia, organo dell’AIMMF (Associazione italiana magistrati minori e famiglia) e con diversi quotidiani nazionali