Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni

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Prevenzione della violenza discriminatoria a livello locale: Pratiche e raccomandazioni

Si è molto discusso nei dibattiti pubblici e scientifici delle zone “calde” urbane, quelle più esposte al rischio della criminalità, le cosiddette “no-go-areas”, dove è particolarmente sentito il problema della sicurezza urbana. Se è indubbio che le discussioni al riguardo incutono timore e intaccano notevolmente la percezione della sicurezza di aree urbane viste come pericolose, manca spesso un’analisi più approfondita delle tipologie di reati commessi in tali zone e dei gruppi sociali coinvolti o a rischio di vittimizzazione. Le ricerche sulla distribuzione geografica dei crimini d’odio e della violenza motivata dalla discriminazione nelle aree urbane indicano che l’omogeneità etnica e lo svantaggio sociale o la povertà sono tra i fattori che possono favorire la concentrazione di situazioni di rischio per i gruppi emarginati, come ad esempio aggressioni xenofobe, episodi di violenza omofoba o contro persone LGBT, molestie sessuali o abusi, o violenza antisemita (vedere Iganski 2008: 45ff). Si tratta di dinamiche spaziali che dovrebbero essere ulteriormente esaminate tramite diagnosi locali di sicurezza e indagini, al fine di apportare le modifiche appropriate alle strategie di prevenzione locali e regionali.

La violenza discriminatoria quale sfida alle politiche di sicurezza urbana I capitoli precedenti mostrano che la violenza discriminatoria è innegabilmente e inequivocabilmente un problema di sicurezza. Tuttavia, le misure necessarie per garantire la convivenza pacifica tra comunità diverse e contrastare e prevenire la discriminazione non figurano spesso tra le priorità assolute delle politiche di sicurezza delle città europee. Tradizionalmente, i servizi locali incaricati della lotta alla discriminazione fanno parte dei servizi amministrativi dell’istruzione, dell’alloggio, dell’occupazione, delle attività culturali, dell’uguaglianza di genere e di altri programmi sociali, piuttosto che del servizio sicurezza (Vedere Crowley 2015: 11f). Tale competenza è universalmente accettata, poiché la discriminazione e le forme di violenza ad essa associate sono presenti in tutte le sfere della vita sociale e devono essere affrontate dai relativi servizi amministrativi competenti. La discriminazione, l’odio e l’intolleranza hanno in realtà tuttavia un’incidenza negativa sulla sicurezza pubblica, come pure sulla percezione della sicurezza da parte della popolazione. Si deve approfondire questo pre-

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