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Il personaggio: Emilie Luise Flöghe

Il personaggio di Alice Vettorata

Emilie Louise Flöge

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Sarta sin da giovanissima, Emilie Louise Flöge fu una di quelle personalità che perseverò per realizzare un obiettivo sognato in tenera età. Piccole mani e la fantasia di bambina imparavano a cucire. Dita affusolate da donna e capacità manageriali diedero vita ai suoi progetti, creando linee di sartoria che influenzarono stilisti portavoce della storia del costume degli anni a venire. Nel 1899 con la sorella Helene partecipò a un concorso nel quale si richiedeva di confezionare un abito da esibire in una mostra. Quest’occasione fu essenziale per garantire alla società viennese di venire a conoscenza dell’operato delle sorelle Flöge. Infatti nel 1904 aprirono Il Salon Schwestern Flöge situato nella centrale Mariahilfer Straße, un edificio in stile Art Nouveau che raccontava la storia di una Vienna che si affermava nel mondo artistico delle Avanguardie, grazie al Secessionismo. Il rapporto di Emilie con gli artisti connazionali è stato imprescindibile, in fattispecie quello trattenuto con la Wiener Werkstätte, traducibile con “laboratori viennesi”. Fu un movimento che prese ispirazione dall’Art Nouveau, dallo stile Liberty, dall’Arts and Crafts e dalla secessione austriaca. Diversi artisti confluirono in una cooperazione di creativi volta a dare vita a prodotti d’artigianato che spaziavano dal tessile all’architettura, dai mobili ai manifesti. In particolare, divenne essenziale per la carriera di Emilie l’incontro con suo cognato, Ernst Klimt, fratello del celebre Gustav Klimt esponente della corrente del secessionismo viennese. Gustav, incline alla ricerca artistica per creare le proprie opere, rimase affascinato dal carattere innovativo delle produzioni firmate Flöge. Il loro sguardo infatti era indirizzato a creare una scissione dalle rigide regole presenti nella moda e dai dettami imposti alle donne, abbracciando la riforma dell’abbigliamento vittoriano inglese. La riforma, in tedesco Reformbekleidung ebbe inizio a partire dall’ultimo decennio dell’Ottocento. Il fine di questo cambiamento era quello di far vivere alla donna che avrebbe indossato quegli abiti una sensazione di libertà, esprimendo così l’affermazione e il controllo sul proprio corpo. Le modifiche che vennero apportate nell’abbigliamento dalle sorelle viennesi furono molteplici. Si andarono a eliminare le costrizioni, come i corsetti e la crinolina, prediligendo abiti dalla linea morbida e svasata. Le maniche divennero più ampie accentuando il volume delle spalle, tratto distintivo che spesso viene enfatizzato nell’abbigliamento maschile. Oltre alla struttura, Emilie decise di reinventare anche le stoffe utilizzate coinvolgendo proprio Gustav Klimt, divenendo l’uno la fonte d’ispirazione dell’altro, scambio che non si fermò con la morte del pittore nel 1918. Emilie infatti divenne l’erede dei beni di Gustav e continuò a farsi ispirare lavorando nello studio del pittore. Così come lei fu la sua musa e protagonista di una tela, egli divenne altrettanto per la stilista. Nei dipinti di Klimt vediamo l’abbigliamento riformato e negli abiti della Flöge, inserti di stoffe con pattern geometrici, tratto distintivo del pittore. In questi abiti i corpi non venivano più segnati in modo succinto, ma fluttuavano, liberi. Caratteristiche opposte alla bellezza ideale proposta dal modello Gibson Girl, protagonista di cartelloni pubblicitari che tappezzavano le città più influenti.

Il personaggio

Il canone di bellezza perpetrato dal modello Gibson, che prende il nome dal suo illustratore Charles Dana Gibson prevedeva nelle sue grafiche la presenza di sinuosi corpi a clessidra. Canone promosso da case di moda, marchi di bibite e di alcolici con le modelle Evelyn Nisbit e Camille Clifford, le quali divennero il punto di riferimento per le donne dell’epoca. Questa visione mutò grazie al contributo delle sorelle Flöge e al convegno tenutosi a Berlino nel 1926, nel quale venne presentato il nuovo vestiario femminile. Si giunse così alla prima mostra d’abbigliamento riformato, dedicato alle donne ora più emancipate, con diritto di voto e un ruolo nel mondo del lavoro. Nonostante l’apprezzamento gli abiti realizzati non vendevano molto, trovando ampi consensi solo grazie alle flapper durante gli anni ruggenti, le quali incarnavano appieno l’ideale che plasmò gli abiti Flöge. L’assetto mondiale però stava nuovamente per perdere il proprio equilibrio e così fece anche la carriera di Emilie. Nel 1938 si verificò l’Anschluss, l’annessione dell’Austria alla Germania nazista, contesto che implicò la chiusura dello Schwestern Flöge, ma non l’influenza che ebbe sulla moda successiva. Esempio più recente è quello del 2015, anno in cui lo stilista Valentino omaggia Emile Flöge riprendendo le sue linee morbide e i pattern che strizzano l’occhio al suo ispiratore, Klimt.

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