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L’America di “Via col vento

Ieri avvenne di Chiara Paoli

L’America di “Via col vento”

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“Via col vento” rimane un film indimenticabile, record di Oscar e di incassi, ma soprattutto emozionante nel suo narrare le vicende amorose di Rossella O’Hara ambientate a Tara, in una piantagione di cotone del sud, all’epoca della guerra civile americana.

La guerra di secessione americana prende avvio il 12 aprile del 1861, sconvolgendo le vite dei protagonisti. La causa scatenante di questa lotta fra nordisti e sudisti risiede nell’abolizione della schiavitù, per volere del presidente repubblicano Abraham Lincoln, eletto l’anno precedente. A scontrarsi sono gli Stati Uniti che affrontano gli Stati Confederati del sud, costituiti inizialmente da Alabama, Florida, Georgia, Louisiana, Mississippi e Carolina del Sud, cui si aggiungono nel maggio 1861 anche Texas, Virginia, Arkansas, Carolina del Nord e Tennessee. In questi stati circa la metà della popolazione, a volte anche di più era costituita da schiavi che lavoravano nelle piantagioni di cotone per pochi spiccioli. Nella realtà dei fatti, il soldato dell’Unione soprannominato Billy Yank, combatteva non tanto nell’intento di aiutare i fratelli neri, quanto piuttosto per vendicarsi di chi aveva scelto di abbandonare gli Stati Uniti d’America, realtà istituita dai padri fondatori e ritenuta indivisibile. Il soldato confederato, noto con il nome di Johnny Reb, si immola invece per preservare la società rurale in cui vive, rappresentando i cosiddetti Dixies e la neonata confederazione. Ad attaccare per primi sono i sudisti che si dirigono verso Fort Sumter guidati dal generale Robert Lee, conquistandolo e dimostrando la loro superiorità militare. Nord e Sud apparivano già come due mondi molto diversi tra loro, il primo fortemente industrializzato e con una popolazione di 22 milioni in continuo aumento, mentre il meridione era costituito da appena 5,5 milioni di abitanti, per lo più da aristocratici militari proprietari di latifondi, che avevano già combattuto in precedenza nei diversi conflitti del XIX secolo. I Sudisti inoltre potevano contare sull’equipaggiamento britannico, ritenuto uno dei migliori all’epoca e su artiglieria francese così si spiegano i primi successi militari delle forze della confederazione. Ben presto però le sorti si ribaltarono, il Nord aveva investito nell’addestramento degli uomini, dando vita a un esercito di volontari ben addestrato ed equipaggiato. Grazie ai contatti con l’Europa, l’Unione era riuscita a ottenere armi innovative e aveva più che quadruplicato le navi della propria Marina Militare. La zona settentrionale, con le industrie non fece mai mancare ai propri uomini il necessario, dai rifornimenti alimentari alle munizioni, mentre al Sud pian piano tutto ciò cominciò a mancare, a causa dei

blocchi navali messi in atto dai nordisti. Questa tattica volta ad indebolire il sud era stata proposta dal tenente generale Winfield Scott, il piano venne presentato con il nome Anaconda e prevedeva appunto l’embargo e mirava a dividere in due la Confederazione, attraverso un attacco al di sotto del fiume Mississipi. Il primo gennaio 1863 venne emesso il Proclama di emancipazione, che prevedeva la liberazione di tutti coloro che negli stati confederati vivevano in stato di schiavitù, ma questa pratica centenaria terminerà solo nel dicembre 1865, con il XIII emendamento alla Costituzione degli Stati Uniti d’America, nella quale lo schiavismo venne dichiarato fuori legge. Nel corso del tempo le nuove forze militari dimostrarono il proprio valore, così avvenne per Ulysses Simpson Grant che nel marzo del 1864 divenne luogotenente generale e comandante di tutti gli eserciti dell’Unione. Egli aveva dimostrato il suo talento conducendo le truppe ad una serie di successi militari nella cosiddetta campagna di Vicksburg, che si concluse vittoriosamente nel luglio del 1863. Una volta preso il comando il comandante Grant si dirigeva a sud verso Richmond, mentre William Tecumseh Sherman conduceva una parte dell’esercito ad est verso Atlanta e successivamente Savannah, conquistata il 21 dicembre 1864, nell’intento di dividere l’esercito sudista. I sudisti persa Richmond si ritrovarono accerchiati e furono costretti alla resa, avvenuta il 9 aprile del 1865. A pochi giorni dalla fine della guerra, nella serata del 14 aprile all’interno del Teatro Ford un attore spara nella nuca del presidente Abramo Lincoln, che morirà il giorno seguente. «Il conflitto era terminato: il Sud aveva pagato cara la sua tentata secessione; nulla era più come prima. Città incendiate, case distrutte, la morte ovunque.» (Mario Francini in “Storia dei presidenti americani”, Tascabili Newton 1996) La guerra di Secessione Americana che mirava a riunire tutti gli stati sotto un’unica bandiera era durata quattro anni e aveva messo in ginocchio il sud, dimostrando la superiorità del nord industrializzato. Il risultato finale stimato della lotta fra abolizionisti e schiavisti è la morte di oltre 750 mila soldati e 50 mila civili, cui si sommano circa 400 mila feriti a carico della società. Sono poi da

mettere in conto 56 mila i soldati che furono segregati nei campi di prigionia, uscendone come spettri di umanità e più di 60mila sono coloro che furono vittime di orribili mutilazioni. Il divario fra Nord e Sud continua a crescere dopo la fine del conflitto e lo schiavismo rimane, sotto forma di segregazionismo. Rialzarsi da questa sconfitta è difficile, anche per l’altezzosa e viziata Rossella che si ritrova a patire la fame e infine da sola, come unica consolazione la terra, la sua Tara, di cui riconosce il valore solo a guerra finita.