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Cronistoria minima

Ho diviso la storia degli ultimi quindici anni della rivista in sei fasi, cercando di seguire i mutamenti editoriali succedutisi in questo periodo:

1. Dal numero 45 del 1961 al 10 del 1968: questa fase comincia quando il direttore Guglielmo Zucconi aumenta le pagine da ventiquattro a trentadue per ospitare un numero di fumetti sempre crescente. Zucconi era diventato direttore, succedendo al grande Giovanni Mosca, nel numero 9 del 1961; nel numero 13 di quell’anno erano apparsi i primi personaggi issi (Violante e Carletto Sprint, con i testi dello stesso Zucconi); nel numero 36 il primo racconto igurato (Lazzarino). Con l’aumento delle pagine si può dire che il «C.d.P.» cessa di essere un giornale educativo per bambini (come era sempre stato per più di cinquant’anni), e diventa a tutti gli effetti una rivista di fumetti. Personaggi di produzione franco-belga, quasi esclusivamente a disegno umoristico, vengono gradatamente immessi sulle pagine della rivista. Nel numero 52 del 1963 diventa direttore Carlo Triberti, senza portare nuovi mutamenti editoriali. In questa fase grande importanza viene data ai testi scritti (racconti igurati, racconti e romanzi), presenti massicciamente in ogni numero.

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2. Dal numero 11 del 1968 al numero 3 del 1970: questa fase vede una radicale trasformazione della rivista, che aumenta le pagine a cinquantadue e riduce il formato, probabilmente per adattarsi a quello delle storie di produzione franco-belga. Vengono introdotti molti altri personaggi di quella scuola, stavolta in prevalenza a disegno realistico. Scompaiono i racconti igurati, ma la struttura della rivista rimane immutata. A ine giugno del 1969 nascono gli «Albi Ardimento», destinati dapprima a ripubblicare le migliori storie avventurose apparse sul «C.d.P.», e successivamente del materiale inedito, evidentemente troppo abbondante per comparire direttamente sulle pagine della rivista.

3. Dal numero 4 del 1970 al 52 del 1971: le pagine passano da cinquantadue a sessantotto; non ci sono in apparenza altri cambiamenti significativi. In realtà si cominciano a tenere in grande considerazione i gusti (veri o presunti) dei lettori. L’aumento delle pagine è appunto dovuto alla necessità di accontentarli, visto che chiedono storie complete, piuttosto che a puntate. Vengono quindi introdotti nuovi personaggi di produzione francobelga che, a differenza di quelli ino ad allora pubblicati, vanno avanti esclusivamente per mezzo di storie brevi (récits complets). Inoltre, si fanno sempre più numerosi gli pseudoliberi, prima molto rari, a scapito dei testi scritti. Nel giugno del 1970 nascono gli «Albi Sprint», che svolgono per il fumetto umoristico la funzione svolta per quello avventuroso dagli «Albi Ardimento». In ine, nell’estate del 1970 viene promosso un referendum ai lettori per decidere se sia il caso di cambiare nome alla rivista. Come previsto, due lettori su tre scelgono il nuovo titolo: «Corriere dei Ragazzi», che verrà adottato a partire dal gennaio del 1972 (inizio della fase successiva).

4. Dal numero 1 del 1972 al 6 del 1974: il nome cambia in «Corriere dei Ragazzi». Pagine e formato restano invariati, ma si trasforma profondamente il contenuto. Vengono abbandonati tutti i personaggi considerati infantili (vale a dire quasi la totalità di quelli a disegno umoristico), e rimpiazzati da quelli nuovi, creati da autori italiani e che procedono esclusivamente a forza di storie brevi. Gli pseudoliberi aumentano moltissimo, e così pure i redazionali (infatti d’ora in poi lo spazio dedicato ai fumetti scenderà al 60% circa, contro il 70% delle fasi precedenti). Le storie a puntate vengono drasticamente ridotte, i testi scritti si riducono. La rivista assume un taglio giovanilistico prima assente, e si comincia a notare anche un certo orientamento politico di sinistra. Scompaiono gli «Albi Sprint» e gli «Albi Ardimento»; per salvare il nome «Corriere dei Piccoli» viene creata una nuova rivista con questo titolo e con nuovi personaggi, ideati appositamente per i lettori più piccoli. Questa, nonostante contenuti spesso scadenti e numerosi mutamenti nella linea editoriale (tra i quali il più celebre è, forse, il passaggio ai fumetti di scuola giapponese all’inizio degli anni Ottanta), sopravviverà sino al 1995. Giancarlo Francesconi succede a Triberti nella direzione del «C.d.R.» (dopo otto numeri gestiti da Mario Oriani). La sua caricatura diventerà famosa.

5. Dal numero 7 del 1974 al 20 del 1975: le pagine passano a ottantaquattro, mentre il formato si riduce lievemente. Comincia la cosiddetta autarchia: tutti i personaggi della scuola franco-belga, con pochissime e rare eccezioni, scompaiono dalla rivista e sono sostituiti da quelli nuovi di produzione italiana. Compaiono anche dei liberi, mentre rimangono numerosi gli pseudoliberi. I testi scritti scompaiono del tutto. Con la scomparsa dei fumetti franco-belgi vengono praticamente abolite le storie a puntate. La rivista si presenta in modo ormai quasi totalmente diverso rispetto a quella di soli tre anni prima. La politicizzazione a sinistra si accentua. Nel numero 10 del 1975, Alfredo Barberis succede a Francesconi.

6. Dal numero 21 del 1975 al 45 del 1976: le pagine aumentano a cento, ma il formato si riduce moltissimo (la rivista diventa tascabile), e tutti i fumetti passano dal colore al bianco e nero. Ora ci sono più redazionali che fumetti. C’è una certa marcia indietro rispetto agli ultimi cambiamenti: tornano le storie a puntate (e anche qualche personaggio della scuola franco-belga) e tornano i testi scritti, anche se non così numerosi. Comunque sono sempre prevalenti pseudoliberi e storie brevi. Si riduce la politicizzazione della rivista, che perde anche il taglio giovanilistico.

Come noto, la rivista scompare in un tempo brevissimo, e senza che vi siano stati segnali premonitori: nel numero 43 del 1976 Raffaele D’Argenzio succede a Barberis; nel numero 46 il nome cambia improvvisamente in «Corrier Boy» e nel giro di poche uscite scompaiono tutti i personaggi e le rubriche presenti ino a poco prima.

La rivista diventa del tutto analoga ad altre giovanili sul modello dell’«Intrepido», e d’ora in poi si baserà esclusivamente su liberi e serie.

Nel 1984, dopo aver nuovamente cambiato nome in «Boy Music», la rivista chiude de initivamente.