L’uomo e Dio, di Xavier Zubiri

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Prefazione

tratta, infatti, di quell’inquietudine che scaturisce proprio dall’enigmaticità del potere del reale; anche se può essere spesso vissuta come angoscia e preoccupazione, tuttavia in genere concerne la realizzazione autenticamente personale. Inoltre, 2) nella voce della coscienza, che non è assimilabile all’imperativo categorico kantiano, né è un momento psicologico bensì metafisico, è un richiamo della realtà stessa che, grazie all’intelligenza senziente, assume l’aspetto di una notizia. Da questo lato, la voce della coscienza è il richiamo della realtà, cammino dell’assoluto. Infine, 3) nella volizione senziente grazie alla quale è possibile distinguere tra realtà-oggetto e realtàfondamento, poiché solo quest’ultima è prescelta nell’opzione fondamentale per la realizzazione personale. La volizione senziente, che non è assimilabile però alla nietzscheana Wille zur Wahrheit, è attualizzata nell’intelligenza senziente e perviene alla verità reale. La volontà di verità è ricerca, mediante l’intelligenza senziente, dell’articolazione in ogni cosa reale della «sua realtà» con «la realtà». Tale ricerca fondamentale e fondante la mia realtà personale «in e verso» la «realtàfondamento» può essere definita, con Bergson, esperienza metafisica, cioè un’esperienza alla ricerca del fondamento del potere del reale; un’esperienza che con maggior precisione Zubiri chiama esperienza teologale, affatto distinta dall’esperienza teologica. Se per realizzarsi come persona l’uomo non può non compiere l’esperienza teologale, allora la problematicità della realtà-fondamento è formalmente il problema di Dio. Non è il luogo per analizzare compiutamente tale tematica1, ma solo per sottolineare che, anteriormente a questo celebre libro sull’uomo e Dio, Zubiri aveva cercato di delineare, attraverso la via della re-legazione, riflessivamente, lo schema concettuale e il contesto interpretativo adeguato in cui il problema di Dio potesse essere intelligibile per l’uomo moderno che, a differenza dell’epoca medievale, ha messo in discussione proprio la stessa possibilità di un’apertura alla trascendenza. Zubiri mostra così acuta consapevolezza che la questione dell’intelligibilità di Dio è preliminare alla dimostrazione della sua esistenza, almeno per il mondo contemporaneo. La giustificazione intellettuale non è di indole psicologica, etica, sociale, ma si basa sulla via della re-legazione trattandosi di un cammino reale. 1 Su ciò, cfr. la mia Introduzione (pp. vii-xxxvi) a X. Zubiri, L’uomo e Dio, Marietti 1820, Genova-Milano 2003. Cfr. anche A. Savignano, Panorama della filosofia spagnola del Novecento, Marietti 1820, GenovaMilano 2005, il cap. 7 dedicato a Zubiri.


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