Costantino Simonidis - Opere greche I: Eulyros di Cefalonia. Liste di manoscritti greci (1848-1864)

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Il ‘metodo’ Simonidis di Luciano Canfora

1. Le scoperte di Simonidis in Caria: un tirocinio archeologico Nel 1842 e nel 1843, Costantino Simonidis, all’incirca venticinquenne (non conosceremo forse mai le sue date esatte) compì ripetuti viaggi in Caria. Vi svolse ricerche archeologiche ed epigrafiche. Sir Archibald Sayce (The Carian Language and Inscriptions) non era ancora apparso all’orizzonte. Risultato di tali ricerche furono, rispettivamente, la Indagine archeologica nel Chersoneso Cario ed in particolare sulla città di Cnido (∆Arcaiologikh; ÔIstoriva th`~ Karikh`~ Cersonhvsou kai; kurivw~ th`~ povlew~ Knivdou) pubblicata a Mosca nel 1842, e lo scritto Sull’alfabeto cario e sull’alfabeto licio suddiviso in due libri (Peri; Lukiakw`n kai; Karikw`n grammavtwn, bibliva duvo), pubblicato a Smirne nel 1843. Altri risultati di queste ricerche li pubblicò, nello stesso anno, a Costantinopoli (∆Arcaiologika; uJpomnhvmata). La sua destrezza nel documentarsi con fonti letterarie antiche a supporto della ricerca archeologica è attestata dai suoi scritti tecnici raccolti nelle due sillogi pubblicate sia a Odessa che a Mosca (1853 e 1854) intitolate Aujtovgrafa e Suvmmiga, pullulanti di copie di epigrafi (talora inquietanti!) e di fonti letterarie. Ma la ‘mania’ epigrafica non lo ha mai abbandonato, se si considera che un profluvio di epigrafi decisamente fantasiose popola le appendici di altre sue opere del decennio successivo quali la raccolta dei Quattro trattati teologici (1859) (18632)1 e l’edizione sontuosa (1861) dei frammenti papiracei del Nuovo Testamento2. E persino nella sua autobiografia, dalla quale ricaviamo le circostanziate notizie sui suoi ‘viaggi archeologici’ in

1 ∆Orqodovxwn ÔEllhvnwn qeologikai; grafai; tevssare~ [...]. Published by David Nutt, London 1859. 2 Fac-similes of certain portions of the Gospel of St. Matthew, and of the Epistles of Ss. James & Jude, written on papyrus in the first century, and preserved in the Egyptian Museum of Joseph Mayer, Esq. Liverpool. [...] By Constantine Simonides, Ph. D. Hon. Member of the Historic Society of Lancashire and Cheshire, Trübner & Co., London 1861.


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Caria3, Simonidis non manca di incrociare fonti letterarie e dati archeologici. Lo si nota ad esempio quando scrive di esser: «giunto a Lisimachia, la città un tempo fondata sulle rovine della città di Cardia», e mostra, con ciò, di far ricorso ad una descrizione dei luoghi che dipende da Pausania e dalla voce Lysimacheia di Stefano di Bisanzio. La sua permanenza ad Atene, di cui abbiamo numerose tracce, fruttò tra l’altro una diretta conoscenza – necessariamente epigrafica – dell’«antico alfabeto attico»: conoscenza che lo indusse a inventare addirittura un esemplare dei poemi omerici «prezioso e inimitabile, scritto per l’appunto – così egli precisa – in lettere maiuscole antico-attiche, su sottilissima pergamena» 4. È agevole presupporre una esperienza diretta, da parte sua, del materiale epigrafico. All’epoca infatti migliaia di epigrafi risultavano immediatamente accessibili, ai dotti occidentali, «dans les différents musées d’Athènes», come si esprime ad esempio Philippe Le Bas (1794-1860) nelle accuratissime lettere scritte durante la sua missione in Grecia (1843-1844), programmata e realizzata «par ordre du gouvernement français» e specificamente del ministro e buon grecista Abel-François Villemain. In particolare, in una lettera alla madre del 20 febbraio 1843 Le Bas scrive: «Nous employons la plus grande partie du jour à estamper toutes les inscriptions conservées dans les différents musées d’Athènes. C’est un travail assez fastidieux» 5. E circa un mese più tardi: «j’ai copié ou estampé [ad Atene] plus de deux mille inscriptions» (lettera del 31 marzo). Non era questo soltanto il ‘terreno di caccia’. Viaggiatori dilettanti come Richard Chandler e greci intraprendenti (per esempio Rangabé) trovavano e trascrivevano testi epigrafici non di rado «in atrio domus Graeci cuiusdam Athenis versus 3 Cfr. L. Canfora, Il viaggio di Artemidoro, Rizzoli, Milano 2010, pp. 287-291 e infra, Parte terza, pp. 366-367. 4 Cfr. più oltre il n. 6 della lista scritta in russo. Come sappiamo da una fonte peraltro non benevola (infra, § 3), questo Omero, Simonidis lo aveva offerto già al ‘governo greco’ prima di offrirlo alla Accademia delle Scienze di Pietroburgo. Cosa intenda per «maiuscole anticoattiche» non è del tutto chiaro visto che pretende di datare quel ‘prezioso’ esemplare al tempo di Alessandro Magno: dunque dopo la riforma dell’alfabeto del 403 a.C; ma potrebbe voler essere un esemplare arcaizzante… comunque con Simonidis la cronologia non è mai molto rigorosa. 5 Correspondance de Philippe Le Bas pendant son voyage archéologique en Grèce et en Asie Mineure du 1er janvier 1843 au 1er décembre 1844, réunie et publiée par M. Léon Le Bas, Leroux, Paris 1898, p. 7.


Scoperte di Simonidis in Caria

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templum Thesei» ovvero «in domo Georgiadis ad radices arcis orientales»6. Nel 1843 ad Atene era ‘Oberkonservator der Altertümer’ Ludwig Ross (1806-1859), il restauratore, tra l’altro, del tempio di Atena Nike sull’Acropoli. Nella Biblioteca Universitaria di Lipsia è conservato un esemplare della Symai?s di Simonidis con dedica a Ludwig Ross. Ma l’indagine in Caria dovette essere per Simonidis tra le più significative, dal momento che, oltre a scriverne egli stesso, come s’è appena detto, si spinse a ‘coniare’ (inventare) almeno due opere di epigrafia caria: una epitome ricavata da Polemone di Ilio intitolata Epigrafi lidie, carie e licie, ed una raccolta di Epigrafi di Cnido7. Erano per l’appunto gli anni (1843 e 1844) della missione Le Bas, il quale, nel raccontare alla madre il lavoro di sistematica ricopiatura di epigrafi da lui svolto a Priene, Efeso e Mileto, definisce quell’area «l’Eldorado archéologique» (21 marzo 1844)8. Ed è impressionante constatare, grazie alla assidua e puntuale corrispondenza di Le Bas, che la massa di epigrafi presenti in quell’«Eldorado» fu da lui ricopiata in pochissimi giorni, tra il 21 e il 31 marzo 1844: tale era la accessibilità dei materiali, in particolare a Priene, prima che – a partire dal 1869 – incominciassero gli sconvolgimenti e le depredazioni. A Priene, Le Bas era stato preceduto (nel 1769) dal maggior esponente, alla metà del Settecento, della britannica «Society of Dilettanti», Richard Chandler (1738-1810), il quale aveva ricopiato varie epigrafi del tempio di Atena Poliade, non solo quella contenente la dedica di Alessandro Magno ad Atena, ma anche la parte finale dell’arbitrato rodio tra Samo e Priene, nonché l’arbitrato di Lisimaco9. Aveva operato, coi suoi collaboratori (anche locali10), con amabile levitas, e nel trascrivere l’inizio dell’arbitrato aveva anche soggiunto che lasciava ad altri di completare il lavoro. Il sito – anche per questo definibile «Eldorado archeologico» – era particolarmente favorevole: non si trattava di scavare e dissotterrare ma di riconoscere materiali bene in vista (su cui 6 Citiamo dalla bella silloge di Paul Cauer, Delectus inscriptionum Graecarum propter dialectum memorabilium, Hirzel, Lipsiae 1877, nn. 139 e 146. 7 Si tratta delle due elencate, qui nel seguito di questa introduzione, ai nn. 28 e 42. 8 Correspondance cit., p. 54. 9 Inscriptiones antiquae pleraeque nondum editae in Asia Minori et Graecia, exscripsit R. Chandler, e Typographeo Clarendoniano, Oxonii 1774 (Syllabus, Pars I, p. VI): si tratta del frammento Z, allora integro, ora spezzato in due tronconi non collimanti. Per l’arbitrato di Lisimaco: Marmorum Oxoniensium Inscriptiones Graecae ad Chandleri exemplar editae, curante G. Roberts, e Typographeo Clarendoniano, Oxonii 1791, p. 22 (n. XXV). 10 «With the Greek, at whose house we lodged, for our guide» (R. Chandler, Travels in Asia Minor, Dodsley u.a., London 1776, p. 159).


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solo dopo il 1869/70 si abbatterà un disastroso sconvolgimento, nell’ambito del quale una nuova missione dei Dilettanti preleverà molti materiali, epigrafi soprattutto, e li porterà a Londra facendone dono al British Museum)11. Gli anni in cui sia Le Bas che Simonidis si aggiravano da quelle parti erano, invece, anni ‘felici’: il saccheggio era ancora di là da venire. Per Simonidis, quella è un’area molto familiare. La sua autobiografia (presentata sotto il falso nome di Callinico Ieromonaco e datata 1° agosto 1853) ce lo rappresenta in costante movimento – lui nativo di Simi e presto trapiantato ad Atene e all’Athos – tra le isole (nella più meridionale delle quali, Folegandro, egli scoprì e trascrisse epigrafi che, gravate da sospetti, sono finite addirittura nel volume XII.3 [1898] delle Inscriptiones Graecae raccolte da Hiller von Gaertringen), Atene, la costa caria e licia, l’Athos, Halki, e, dal novembre 1841, più o meno stabilmente, Odessa. Come vedremo, l’ampia esperienza epigrafica diede frutti nel tempo, anche sconcertanti. Per intanto Odessa rimase per anni il suo punto di riferimento, consolidato tra l’altro dalla frequentazione del Liceo Richelieu, all’epoca uno dei centri culturali più vivaci della Russia meridionale (poi nucleo dell’Università di Odessa). Ed alla Russia lo legava la protezione, da lui forse troppo ostentata, di Alessandro Sturtzas, nonché l’addottoramento a Mosca con la dissertazione sul Chersoneso Cario12. Ma già maturava in lui in quegli anni di viaggi e di assidua frequentazione di documenti di ogni genere (manoscritti ed epigrafi) il proposito di affermarsi – di esercitare una qualche azione ‘filellenica’ – attraverso la pratica del falso. Le due principali ‘piazze’ in cui scelse di mettere alla prova l’imponente collezione di manoscritti che veniva concependo (ancora in larga parte virtuale) furono Atene e Pietroburgo. Nelle pagine che seguono ci occuperemo di entrambe. 2. Nell’officina del falsario Per snidare un falsario bisogna entrare nella sua testa: familiarizzarsi col suo ambiente, coi suoi meccanismi mentali, scoprire i ritrovati pratici che orientano e regolano la sua officina. Egli dissemina tracce, che non sono mai 11 Su ciò si veda il resoconto di Hicks nel III tomo delle Iscrizioni del Museo Britannico (The Collection of Ancient Greek Inscriptions in the British Museum, edited by Sir C.T. Newton, Part III: Priene Iasos and Ephesos by the Rev. E.L. Hicks, at the Clarendon Press, Oxford 1890). 12 Ch. Stewart, Biographical Memoir of Constantine Simonides, Skeet, London 1859, p. 9.


Nell’officina del falsario

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rivelazioni dirette, nel mentre che mette a frutto più o meno abilmente le sue fonti ritoccandole e rielaborandole, nella convinzione che esse non risulteranno facilmente riconoscibili. Non sempre gli riesce. Se si tradisce, lo fa, magari, a distanza di tempo o contraddicendosi eventualmente in sedi assai remote l’una dall’altra. Nel caso di Costantino Simonidis (1820?-1890?), paleografo espertissimo per generale riconoscimento anche dei suoi avversari, siamo molto agevolati da due suoi documenti, non a caso risalenti alla fase iniziale della sua carriera. Essi ci consentono di meglio comprendere come abbia ideato, portato in giro, modificato, e adattato alle circostanze la sua ‘mercanzia’. Uno figura nel suo piccolo ma denso libro che qui presentiamo: è il cosiddetto Eulyros, autore, immaginario, di un gigantesco Lessico geografico di cui Simonidis dichiarava di pubblicare – dando vita a questo volume – soltanto una piccola parte, quella relativa a Cefalonia. Tale edizione è resa preziosa dai materiali di contorno che egli costruì e vi incluse: in primo luogo la lunga lista di ‘fonti’ di e su Eulyros. Questa lista costituisce il primo dei due documenti di cui dicevamo. Il secondo è un’altra lista, molto più ampia (81 pezzi) e solo in parte coincidente con la prima (si veda la sinossi, in fondo a questo volume), da lui fatta pervenire all’Accademia delle Scienze di Pietroburgo (con data 1° gennaio 1851), non più ancorata ad Eulyros, ma presentata semplicemente come il «catalogo» dei tesori manoscritti che Simonidis pretendeva di possedere13. Come si evince da entrambe, egli aveva creato essenzialmente dei titoli, magari elaborati e fantasiosi, però sempre corredati di commenti illustrativi: tanto più interessanti in quanto riguardanti opere spesso inesistenti14. Per comprendere il senso di questa gigantesca fabbricazione virtuale di falsi (solo in piccola parte effettivamente realizzati) bisogna tener presente l’uso ambivalente che Simonidis ne fa: per un verso presenta gli 81 manoscritti all’Accademia russa delle Scienze come suoi ‘tesori’ eventualmente pubblicabili, se possibile sotto l’egida dell’Accademia; per l’altro include una parte consistente di quelle stesse opere, in tutt’altra sede, nell’edizione parziale di Eulyros (Kefallhniakav), come opere nelle quali l’immaginario 13 Debbo la conoscenza di questo documento al prof. Stamatis Busses, dell’Università di Komotini, che qui ringrazio per il suo aiuto prezioso. 14 I commenti presenti nella lista russa e quelli della lista greca (Eulyros) non sempre sono identici: i primi sono non di rado più ampi. Talvolta, almeno nello stile, riecheggiano le informazioni bibliografiche con cui Fozio, nella Biblioteca, descrive le opere che include nel suo grande catalogo.


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Il ‘metodo’ Simonidis

Eulyros sarebbe citato ovvero che Eulyros avrebbe adoperato. L’assurdo è, evidentemente, nel fatto che egli si trovasse non solo a possedere Eulyros ma anche un immenso corredo di manoscritti rari, tutti aventi a che fare con Eulyros! L’abilità manipolatrice di Simonidis si coglie anche nel modo in cui ha distribuito parecchi dei materiali assemblati in unico elenco nella lista russa, suddividendoli, nell’introduzione a Eulyros, tra due sezioni distinte. Una quindicina di quegli autori figurano, in quanto fonti che parlano di Eulyros, in un primo elenco (cfr. infra, pp. 124-126). Disposti in caotica successione, essi corrispondono ai nn. 56, 59, 62, 64, 66, 69, 18, 48-51, 53-55, 29, 7, 8, della lista russa. Un secondo gruppo, invece, di oltre una trentina (cfr. infra, pp. 127-131) si trova entro i primi 46 numeri della lista russa. E sono le fonti di cui Eulyros si sarebbe servito. Nella lista russa, ovviamente, si ritrovano anche i due titoli relativi allo stesso Eulyros (n. 40 gli ∆Anqrwvpina e n. 41 gli ∆Eqnikav). E ci sono anche due opere a proposito delle quali Simonidis aveva già intessuto rapporti con acquirenti francesi, Paul Durand e Napoléon Didron, recatisi all’Athos negli anni 1839 e 1840 e rimasti, con alterne vicende, in trattative con lui fino al 1847. Solo in quell’anno infatti Simonidis vendette a Durand un esemplare, scritto di suo pugno, della ÔErmhneiva tw`n zwgravfwn di Dionigi di Furna (n. 80) e le Icone illustrative dei Salmi di Panselinos, immaginario maestro di Dionigi (n. 77)15. Ognuna delle due liste, presa separatamente, funziona; messe l’una accanto all’altra ‘scoppiano’. Ma esse non erano state pensate per stare insieme. Al contrario: l’autore aveva inteso giocarsele su due ‘teatri’ lontanissimi e, a suo giudizio, incomunicanti. Considerate nel loro complesso fanno l’impressione di quelle vertiginose ‘biblioteche’ fantastiche che hanno nella librairie de Saint Victor di Rabelais il loro esempio più insigne (e volutamente giocoso)16. Il raffronto tra le due liste nonché tra tali liste e le informazioni parziali su altre liste che tra il 1851 e il 1856 Simonidis presentò (talora offrendo anche i relativi materiali) a Costantinopoli, ad Atene, a Lipsia, a Oxford, illumina ulteriormente il metodo seguito dal grande falsa15 Tutta la storia di questo trattato di pittura (e dell’eventuale volume iconografico) meriterà un racconto a parte. Qui ci limitiamo ad osservare che un altro esemplare, anch’esso autografo di Simonidis, del trattato di Dionigi, rintracciato presso l’Hill Museum & Manuscript Library della St. John’s University (Collegeville, Minnesota), reca varie illustrazioni di mano di Simonidis, una delle quali, raffigurante Panselinos, coincide con uno dei ritratti presenti nel falso Artemidoro. 16 Ma vien da pensare anche a quel celebre canto dell’Adone del Marino in cui sono descritti (in cielo) quei libri antichi che si sono perduti sulla terra.


Nell’officina del falsario

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rio. Le informazioni su questi altri ‘teatri di operazioni’ le abbiamo da interventi pubblicistici di Andreas Mordtmann (1853, da Costantinopoli) e di Gustav Freytag (1856, da Lipsia). La lista fatta giungere in Russia invece è stata dissotterrata, dal fondo Kunik della filiale pietroburghese dell’Accademia delle Scienze della Repubblica Russa, dall’accademico Igor P. Medvedev e pubblicata con ampia introduzione nel 1999: TA KATALOIPA TWN RWSWN BUZANTINOLOGWN STA ARCEIA THS PETROUPOLEWS (Pietroburgo 1999), pp. 537-567. Ulteriori informazioni, infine, si ricavano – e consentono utili raffronti – dal testo del falso Uranios (Liste dei re egizi) piazzato inizialmente con successo da Simonidis, tramite l’autorevole mediazione di Wilhelm Dindorf, all’Accademia delle Scienze di Berlino e troppo precipitosamente edito con apparato critico e praefatio latina dallo stesso Dindorf a Oxford nel gennaio 1856: Uranii Alexandrini De Regibus Aegyptiorum, E typographeo Academico, Oxonii 1856. Questa scelta di puntare sulle Accademie delle Scienze, prima a Pietroburgo poi a Berlino, è molto indicativa. Simonidis cerca un avallo autorevole alle sue fabbricazioni, e vuole che esse ottengano effettiva risonanza. Ciò che gli preme è che l’una o l’altra di esse appaia a stampa non più presso un oscuro tipografo ateniese ma, appunto, sotto l’egida di una prestigiosa istituzione accademica. A Pietroburgo però ha fatto l’ingenuità di presentare una troppo vasta lista. Certo, il carattere imponente e dettagliato della lista era, come si suol dire, un’arma a doppio taglio. Infatti affiora più volte, nei documenti personali e collegiali degli accademici pietroburghesi investiti del problema nei primi mesi del 1851, l’argomento secondo cui è impossibile che, tra tanti ‘pezzi’ non ce ne siano almeno alcuni buoni17. Né va trascurato che la reazione del comitato accademico incaricato dell’indagine sia stata, in fondo, possibilista, alla condizione, beninteso, che quei materiali almeno in parte venissero mostrati. E Simonidis probabilmente fu messo in difficoltà proprio dalla richiesta di mostrarli. Ovvio che non esistevano 81 opere per centinaia e centinaia di fogli: una circostanza che aveva destato sospetti già ad Atene. A Lipsia, invece, Simonidis seguirà un’altra, più accorta, tattica: quella di portare con sé soltanto uno o due ‘pezzi’, e di puntare soltanto su quelli.

17 Si vedano in proposito, in questo volume, i documenti compresi nel saggio di Medvedev, nonché quelli, non meno interessanti, che Medvedev non ha preso in considerazione.


Indice del volume

Il ‘metodo’ Simonidis di Luciano Canfora

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1. Le scoperte di Simonidis in Caria: un tirocinio archeologico, p. 5 - 2. Nell’officina del falsario, p. 8 - 3. Una preziosa testimonianza di un avversario implacabile, p. 12 - 4. Una lista che è come una miniera, p. 14 - 5. Ancora epitomi, ancora geografia, p. 34 - 6. Genesi e caratteri, p. 38 - 7. L’evidente influsso su Simonidis della raccolta didotiana degli storici in frammenti, p. 41 - 8. Qualche considerazione sul tipo di materiale prospettato in queste liste, p. 43 - Epimetron: prime prove in vista dello pseudo-Artemidoro, p. 49

PARTE PRIMA Eulyros di Cefalonia a cura di Maria Rosaria Acquafredda Introduzione

53

1. Motivi ideologici alla base dei Kefallhniakav: la dominazione inglese a Cefalonia, p. 54 - 2. Un ‘fortunato’ ritrovamento, p. 60 - 3. La ‘biblioteca’ di Simonidis, p. 61 - 4. Il Preannunzio del primo libro degli ∆Eqnikav, p. 65 - 5. Le fonti dei Kefallhniakav, p. 66 - 6. I Nomikav, p. 69 - 7. Reazioni anti-Simonidis, p. 72

Testo greco dei Kefallhniakav e dei Nomikav Prefazione di Simonidis ai Kefallhniakav

76 122

Note di Simonidis, p. 133

Selezione di voci dai Kefallhniakav (traduzione e commento)

142

Nomikav (traduzione e commento)

152

Nota di Simonidis, p. 159

Preannunzio del primo libro degli ∆Eqnikav di Eurylos di Cefalonia

160

Nota di Simonidis, p. 163

Opere citate

165


420 Sinossi e Indici

PARTE SECONDA I manoscritti di Simonidis alla corte dello zar a cura di Marco Caratozzolo e Valentina Cuomo Introduzione (di Marco Caratozzolo)

176

1. Un coro di illustri personaggi, p. 176 - 2. Le fonti, p. 177 - 3. Di alcuni protettori di Costantino Simonidis: il preambolo, p. 179 - 4. Costantino Simonidis e Andrej N. Murav’ev, p. 181 - 5. Norov e la Pubblica Biblioteca Imperiale, p. 188 - 6. L’Accademia delle Scienze russa, p. 191 - 7. La III classe di Storia e Filologia, p. 195 - 8. Il parere di Dmitrij Sergeevicˇ Bludov, p. 198 - 8. La Zapiska di Titov: verso il parere dello zar, p. 200 - 10. Il percorso in sintesi: quante copie del catalogo?, p. 204 Documento 1 Preambolo e catalogo russo dei manoscritti di Costantino Simonidis Documento 2 Lettera di Korf a Norov del 15 febbraio 1851 Documento 3 Lettera di Norov a Fuss del 20 febbraio 1851 Documento 4 Sintesi del giudizio della commissione in tedesco Documento 5 Sintesi del giudizio della commissione in francese Documento 6 Giudizio della commissione Documento 7 Lettera di Uvarov a Fuss del 21 marzo 1851 Documento 8 Lettera di Fuss a Norov del 28 marzo 1851 Documento 9 Lettera di Norov a Korv del 30 marzo 1851 Documento 10 Lettera di Korv a Bludov del 12 aprile 1851 Documento 11 Lettera di Bludov a Korv del 15 aprile 1851 Documento 12 Lettera di Korv a Volkonskij del 19 aprile 1851 Documento 13 Lettera di Sturdza a Volkonskij dell’11 giugno 1851 Documento 14 Lettera di Senjavin a Volkonskij del 14 agosto 1851 con nota allegata Documento 15 Lettera di Volkonskij a Korf del 18 agosto 1851

206 260 260 261 262 263 271 271 272 273 275 276 279 280 284


Indice del volume 421

Il “dossier Simonidis” di Ernst Eduard Kunik (di Valentina Cuomo)

285

Presentazione e cronologia del materiale, p. 286 - Gli appunti di Kunik nel fondo Korf (la “redazione B”), p. 287 - Ricostruzione d’insieme, p. 287 Documento 1 Estratto del verbale della seduta della Classe di storia e filologia del 21 febbraio 1851 (22.2.1851) Documento 2 Carte Kunik preparatorie al giudizio della Commissione Documento 3 “Redazione B” del giudizio di Kunik (inviata a Korf) Documento 4 Biglietto per conto del conte S.S. Uvarov <a Kunik, marzo 1851> Documento 5 Biglietto di Minclov (5 giugno 1851) Documento 6 Appunti e articoli di giornale Documento 7 Lettera di Kunik a Salomon in duplice redazione (3/4 ottobre 1851) Documento 8 Sulle imposture del greco Costantino Simonidis (18 febbraio 1856)

298 298 324 337 338 338 342 346

PARTE TERZA Dalla prima lista (1848) alla lista dell’Annone (1864) a cura di Maria Rosaria Acquafredda La ‘prima’ lista: un successo di Simonidis

355

«Aijwvn», 1.1.1849

358

Vita di Simonidis scritta (?) da Callinico Ieromonaco

364

Lista di opere di Simonidis nell’Annone

372

Lista di opere di Simonidis nel Biographical Memoir di Stewart

374

APPENDICE Lettera dal Monte Athos alla rivista «Pravoslavnoe obozrenie» (1863, T. 10, pp. 362-366) sulla Bibbia sinaitica a cura di Marco Caratozzolo

379


422 Sinossi e Indici

SINOSSI E INDICI a cura di Maria Rosaria Acquafredda

I.

Sinossi

385

Nomi antichi

390

Autori inventati da Simonidis, p. 394 II.

Nomi moderni

396

III.

Luoghi geografici

402

Toponimi inventati da Simonidis, p. 405 IV.

Termini rari, neologismi e vocaboli coniati da Simonidis

407

V.

Luoghi citati

408

VI.

Manoscritti, papiri, epigrafi

418


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