Detto per detto. Pietro Paciolla nella tradizione orale di Cassano delle Murge

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Introduzione

xxi

prattutto i capannelli che si formavano in piazza, la sera: momento immancabile di vita sociale maschile, soprattutto per i braccianti che cercavano l’ingaggio per il giorno dopo, ma anche per i piccoli proprietari e gli artigiani del paese. Sono numerosi i richiami a questa frequentazione, fino in tarda età praticata fedelmente da Pietro Paciolla. Qui ne riportiamo uno per tutti: «La sera, per ridere, lo chiamavamo in mezzo alla piazza. Mo’ alla piazza di Cassano non ci va più nessuno, ma prima la riunione di tutti, proprietari e cristiani che andavano a giornata, era alla piazza: l’appuntamento. E siccome noi eravamo una compagnia di potatori, per sapere, “domani dobbiamo andare a quella partita, dobbiamo andare a quell’altra?”, i padroni... eravamo giovani... Si ritira il vecchio da Giorgio, una sera: “Che ne sai che che mi è capitato oggi!”. “E che ti è capitato?» Gli racconta il fatto, il vecchio, al [figlio]. Subito dopo, Giorgio scese in piazza; noi lo chiamammo per ridere e ci racconta il fatto del padre” (45).

Per concludere: sono varie le fonti, le situazioni, le occasioni della trasmissione, ma tutte ben presenti alla memoria di Pietro Paciolla, il quale non esprime una generica ricchezza narrativa, ma un patrimonio comune di fatti filtrato dalla sua esperienza personale, che è in grado di documentare e ricostruire quel passato che è stato invitato a testimoniare con una narrazione quasi ideologicamente controllata, presente a se stessa, che vuole dimostrare qualcosa. Come in questo lucido giudizio: «Mo’ è diverso: mo’ ognuno fa una vita più civile, sono quasi contrari uno all’altro; chi cazzo va a vedere nelle case se sto contento, se sto scontento, se sto malato? Oggi sono tutti... il popolo è diverso; ché prima stavano sempre in compagnia: con una scusa qualunque, “Tieni una cucchiaiata di polvere?”, “Hai un cucchiaio... una minestra di cime di rape?”, “Tieni...?”, si prestavano, “Tieni...?”, qualunque cosa in prestito, o per mangiare, o di soldi, o come sia. Era più familiare.

Potremmo dire che nel suo caso la memoria è “storiografica”: non attinge all’indifferenziato e anonimo serbatoio della tradizione. E questa non è una qualità eccezionale e anomala: è solo il frutto, a nostro giudizio, di una espressione lunga e articolata che ha goduto di una


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