Cani Utili WorkDogs n. 260

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IL MENSILE PER CHI AMA I CANI

Il Nuovo WorkDogs - Cani Utili - NOVEMBRE 2014 - n. 8 - Anno XXVI - Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) - art.1 c.1 - DCB Milano - Contiene I.R. - mensile - e 4,90

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IL MENSILE PER CHI AMA I CANI

WorkDogs

ASSOCIATO UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA

editoriale 11 •12 •13 • 14 giugno w w w. w d s 2 0 1 5 . c o m

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Ci avviciniamo rapidamente alla fine del 2014 e ci apprestiamo ad entrare nell’anno che dovrà dare la svolta all’economia italiana. Una mondiale cinofila a giugno in contemporanea con l’Expo e per di più nella stessa città sono appuntamenti con la storia e soprattutto obiettivi da non fallire. Ci auguriamo che tutti i protagonisti sappiano recitare la loro parte. Per ora vi lascio alla lettura del numero che è dedicato in ampia parte al pastore tedesco analizzato egregiamente dal nostro De Cillis che torna alle radici della razza. Poi tocca al Golden Retriever e al Terranova. Nell’inserto ampio spazio al Bouledogue francese che continua a trovare nuovi estimatori e per le razze rare una poco conosciuta in arrivo dall’Irlanda. Come attualità proponiamo un’intervista ad un personaggio televisivo che è sotto i riflettori per la sua recente partecipazione a Pechino Express trasmissione di successo della Rai. Non vi svelo quale “cattiva” abbiamo intervistato.... e per fortuna lo abbiamo fatto prima della recente eliminazione!!! Vi auguro una buona lettura.

Distribuzione per l’Italia: MESSAGGERIE PERIODICI S.p.A. Via E. Bugatti, 15 20142 Milano (MI) Tel. 02 895921 Pubblicità: Edizioni Cinque s.r.l. Via E. Berlinguer, 6 - 20872 Cornate d’Adda (MB) Tel. 015 2593398 • Fax 039 6927071 pubblicita@edizionicinque.it Stampa: Tipografia Litografia A. Scotti Via E. Berlinguer, 6 - Cornate d’Adda (MB) Tutti i diritti di riproduzione e traduzione di testi, articoli, progetti, illustrazioni, disegni, fotografie, ecc. sono riservati a termine di legge. I manoscritti, disegni e foto inviati alla nostra redazione, anche se non pubblicati, non si restituiscono e diventano materiale di archivio di Edizioni Cinque s.r.l. che potrà utilizzarli liberamente per altre sue pubblicazioni. La responsabilità degli articoli pubblicati impegna esclusivamente gli Autori. Inviare il materiale a: Edizioni Cinque S.r.l. • Via Molino, 64 - 13891 Camburzano (BI).

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In copertina:

Rolex degli Achei

nato il 10.09.2011 Allevatore: Allevamento di Valpoggio di Eligio Bozieglav e Vincenzo Pisacane Tel. 349 452992 -348 8539228 eligiobo@alice.com 3

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WorkDogs 260 LE RAZZE 6 Il Pastore Tedesco 22 Il Golden Retriever 52 Il Terranova

CANI & SPORT 42 La Rally-O 46 Dog trekking

SOMMARIO

INSERTO CENTRALE 3 Il Bouledogue francese 14 Il Soft Coated Wheaten Terrier

RUBRICHE 48 Osservatorio Cinofilo 58 E se mi ammalo? 60 Alimentazione 62 La cucina di fido 64 Dedicato al cane 66 Letto per voi 68 Mondo Cane 72 Toelettatura e benessere 75 Gli allevatori di Cani Utili WorkDogs ATTUALITÀ 36 Alessandra Angeli la “Cattiva di Pechino Express” 4

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ALLEVAMENTO DI

CA’ SAN MARCO dal 1970

presenta:

di Anna, Franco e Giorgio DOLCI Via Francesco Valcamonica, 40 20871 VIMERCATE(MB) TEL 392.0290356 039.667794 www.casanmarco.it info@casanmarco.it

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(Giudici Mantellini-Fetten) P: Remo von Fichtenschla -Sieger SV M: Julia di Ca San Marco - Auslese SAS

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(Giudice Schweikert) P: Fimo di Ca’ San Marco - Promessa SAS 2008 M: Elly von Hochstadter Wehr

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Gabry di Ca’ San Marco SG 8° Giovanissime Femmine Campionato SAS 2014

(Giudice De Cillis) P: Etoo Aus Wattenscheid - Auslese SV M: Musa di Ca San Marco - Auslese SV

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PASTORE TEDESCO ALLE RADICI DI UN SUCCESSO

di Mauro & Titti De CIllis Foto M. Vittone (Archivio ED. Cinque)

Ho dedicato gran parte della vita all’allevamento del pastore tedesco e non me ne sono mai pentito. Ancor oggi, mentre vedo crescere ogni nuova cucciolata, mi domando perchè, dopo tanti anni, il mio interesse e la mia passione verso questa razza, siano rimasti immutati. Cos’è che la rende tanto interessante? Perchè resta sempre la numero uno in quasi tutti i paesi del mondo? Cosa spinge una persona a scegliere un

pastore tedesco piuttosto che un boxer, un labrador o un border collie? Nell’ultimo secolo, questo cane ha superato due guerre mondiali, diverse crisi economiche, resistito agli attacchi e alle bizzarrie della moda, combattuto e vinto su razze altrettanto intelligenti ed agguerrite che sembravano fatte apposta per insidiarne il primato. Qual è la ragione del suo successo? L’estetica?

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Non direi. Anche se il pastore tedesco è certamente un bel cane, non possiede l’eleganza scultorea di un dobermann, la dolcezza accattivante di un golden, la maestosa imponenza di un San Bernardo. L’addestrabilità? Neppure. Anche se resta pur sempre uno dei cani più addestrabili non è in grado di competere, nelle gare di agility e di obedience, con il velocissimo e intelligentissimo border o con lo scattante e inesorabile Malines, dominatore incontrastato del settore difesa. La simpatia? Non a tutti il pastore tedesco riesce simpatico. Al contrario, il suo aspetto da cane-lupo può incutere in alcuni una certa diffidenza. Nulla a che vedere con l’espressione giocosa e accattivante del labrador o del tenero e dolce golden retriever. Le ragioni vanno dunque ricercate altrove e, precisamente, nella sua assoluta disponibilità. Nessun cane è altrettanto disponibile a “fare cose” insieme al suo padrone. Chi sceglie un pastore tedesco lo fa perchè, più o meno consapevolmente, immagina di poter fare “qualcosa” in sua compagnia. Una passeggiata in montagna, una corsa nel prato, un tuffo in un laghetto, una gara di addestramento, un’esposizione di bellezza. Il pastore tedesco, più di qualsiasi altro cane, si è adattato perfettamente a condividere la sua esistenza con quella dell’uomo in qualsiasi circostanza, dalla più avventurosa alla più normale. E’ uno dei pochi cani che non va mai “fuori controllo”. Un guinzaglio “invisibile” lo lega al suo padrone, dal quale non si allontana mai più di una decina di metri. In quanto al “lavoro” il pastore tedesco non ha particolari preferenze per un’attività piuttosto che un’altra. Se la cava altrettanto bene in tutte, anche se non sarà mai capace di raggiungere il grado di perfezione di razze più specializzate ma, proprio per questo, molto meno elastiche ed adattabili. Insomma, tra tutte le razze canine, il pastore tedesco resta l’unico, autentico, outsider! LE ORIGINI Il cane da pastore nasce come cane da difesa della mandria o del gregge, per difenderlo dai predatori e, all’occorrenza, anche dai ladri di bestiame. Da un’originale forma selvatica di lupoide, www.winnerplus.eu

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grigia e a pelo corto, si seleziona gradualmente un soggetto a pelo lungo e ruvido di altri colori, sia per differenziarlo dal selvatico, sia per dargli un’apparenza più imponente e minacciosa. La coda viene sovente amputata non tanto, come comunemente si crede, per non offrire una presa supplementare in caso di lotta, quanto per privarlo del “timone” e renderlo meno atto alla caccia. Un cane senza coda, infatti, non riesce a virare abbastanza in fretta per inseguire la selvaggina nei suoi bruschi cambiamenti di direzione e non arreca perciò gravi danni alla fauna locale. Specifici editti di caccia, rimasti in vigore fino alla Guerra dei Trent’anni, obbligavano i contadini ad amputare la coda dei loro cani e ai pastori era consentito transitare attraverso i boschi solo tenendoli al guinzaglio, se avevano la coda integra. Fino a tutto il diciottesimo secolo la Germania, come del resto le altre nazioni centro info@winnerplus.eu

Foto M. Vittone (Archivio ED. Cinque)

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Cane conduttore e cane mandriano

e nord europee, era in gran parte ricoperta da foreste e relativamente scarse erano le aree coltivate. I greggi e le mandrie potevano pascolare liberamente e non avevano necessità di spostamenti considerevoli. Non erano perciò necessari cani che conducessero il gregge ma che piuttosto si mescolassero ad esso per difenderlo dai predatori. A condurre il gregge bastavano il pastore e la sua famiglia. Alla fine della Guerra dei Trent’anni subentra un lungo periodo di pace e con l’auStatuetta dell’antico Egitto mentare del benessere e della popolazione cresce la necessità di terre da coltivare. del 3000 A.C. e porcella di pastore tede- Vengono abbattute foreste, tracciate strade, si sviluppa l’agricoltura. Orsi, linci, lupi, sco di Diller Moosheim. vengono sterminati e i pastori non hanno più Notare la somiglianza bisogno dei grandi cani guardiani. Si sente ora la necessità di selezionare cani da conduzione del gregge perchè i pascoli si sono fatti più rari e i contadini non vedono di buon occhio i pastori che considerano una minaccia per le loro coltivazioni.

La situazione si capovolge: se in passato i cani dovevano difendere le pecore dall’ambiente esterno, ora devono difendere quest’ultimo (i campi coltivati) dalle prime. E a questo punto che il cane da conduzione inizia a differenziarsi nettamente dal mandriano, perchè le mandrie rimangono stanziali mentre le greggi sono costrette a migrare. Il nuovo cane da pastore è di taglia più ridotta, ha spesso orecchie erette, è più agile, intelligente, resistente, sempre attento e ben integrato con l’ambiente umano. E’ molto meno aggressivo del bovaro, perchè tale qualità non solo non gli è più richiesta, ma diviene un ostacolo al suo corretto impiego. Solo nelle località sperdute di montagna permane il vecchio grande cane da pastore a pelo lungo (altdeutsch). Per modificare il cane da gregge secondo le nuove esigenze, i pastori ricorrono al cane da villaggio o da fattoria, che aveva attraversato i millenni più o meno immutato. Questo cane conviveva liberamente con l’uomo, giocava con i bambini, controllava gli animali da cortile, poltriva ai piedi del padrone e faceva la guardia alla fattoria, perfettamente integrato con la vita paesana. Evidenziando queste sue qualità di “uomodipendenza” di “integrazione nella vita sociale” e di “girare in circolo” per far la guardia al territorio, si incomincia a selezionare il nuovo cane da pastore che dovrà condurre le greggi attraverso i villaggi e i campi coltivati. Si riduce anche la tendenza all’abbaio per non innervosire le pecore. L’abbaio avviene ora a comando e solo in determinate circostanze. Viene anche disciplinato l’impulso a mordere sul collo e sui fianchi e si selezionano quei cani che tendono a mordere solo nella regione posteriore della coscia, molto pelosa e poco vulnerabile, Questi cani da pastore sono ancora molto simili all’antico cane dell’età del bronzo ed è assolutamente falsa la credenza che siano stati imparentati in tempi recenti con il lupo, dal quale invece si sono distaccati da almeno dodicimila anni. I cani da pastore sono ancora molto diversi a seconda delle regioni e delle pecore che debbono condurre. Al nord e al centro, dove le pecore sono più piccole, anche i cani sono di taglia più ridotta, spesso col pelo lungo, la coda arricciata e le orecchie erette, anche per probabili incroci con gli spitz. Al

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Le orecchie dei cani del wuettember erano portate erette solo a giudizio dei loro padroni...

sud, in montagna, sono più grossi, sia per le maggiori dimensioni delle pecore, sia perchè c’è ancora qualche raro predatore. In entrambi i casi non v’è alcuna uniformità di colore, perchè ritenuta irrilevante. Nel frattempo cresce e si afferma sempre di più l’interesse e la passione per l’allevamento di questi cani in ogni parte della Germania. Nel 1891 viene fondata la Phylax, prima società dedicata alla tutela delle razze da pastore da utilità. Che ha vita breve e si scioglie nel ‘96, per disaccordo dei suoi fondatori sulla priorità tra bellezza e utilità: nulla di nuovo sotto il sole! I cani che al momento piacciono di più sono quelli della Turingia, a pelo corto, color grigio lupo, orecchie erette: disgraziatamente però hanno spesso un carattere indocile e disobbediente. A Francoforte due allevamenti (Sparwasser e Wachsmuth) conducono un’intelligente selezione sia sulla bellezza che sul carattere, su una base genetica di cani della Turingia. Sono presto sommersi da una valanga di richieste per far fronte alle quali si trovano costretti ad importare anche cani del sud (Wuettemberg). Questi cani del sud però, pur essendo molto robusti, di ottimo carattere e con buon portamento della coda, non incontrano i gusti dei più per colpa delle loro orecchie grandi e molli le quali, come dice von Stephanitz, “erano portate erette solo a giudizio dei loro padroni “ I Wuettemburgesi erano, tra i tedeschi, quelli più appassionati per i cani, che allevavano con amore, tenevano in casa e

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per quali componevano sonetti e ballate. Un’altra loro passione era altresì quella di saper concludere ottimi affari, ragion per cui si resero ben presto conto che un bel cane, oltre a soddisfare il loro senso estetico, poteva rendere anche un bel po’ di soldi! (Oggi tutti i tedeschi sono diventati Wuettemburgesi onorari). Così pensarono che era venuto il momento di prendere in mano la situazione, fissando per primi le caratteristiche della nuova razza che ormai da tempo era nell’aria. Un wuettemburgese, Eiselen, acquista da Sparwasser uno splendido cane della Turingia, grigio ben proporzionato e pieno di temperamento, Hektor von Linkshein. DESTINI INCROCIATI A questo punto fa il suo ingresso sulla scena il Rittermeister (capitano di cavalleria) Max von Stephanitz. Uomo colto e intelligente, profondo conoscitore di anatomia (era veterinario dell’esercito prussiano), di cinematica e di storia naturale, patriota, amante delle belle donne (sposò la celebre attrice Maria Wagner) ma soprattutto dei cani (“Chi ama la patria ama i suoi cani”) incontra Hektor, se ne innamora, lo acquista per la bella cifra di 200 marchi (+ 22 di spese), lo ribattezza Horand von Grafrath (Grafrath era il nome del paese dove Stephanitz abitava) e lo elegge a capostipite della nuova razza. Di lui ci lascia un ritratto poetico e coinvolgente, così lontano dal freddo tecnicismo di

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Horand e Mary von Grafrath

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taluni cosiddetti “esperti” contemporanei, che val la pena di riportare per intero: “Questo cane, allevato da Sparwasser, divenne il destino del pastore tedesco, la sua buona stella. Horand, per i cinofili di allora, rappresentava il compimento di un sogno: grande per quei tempi (61 cm. al garrese per 23 kg. di peso) perciò di giusta taglia secondo i criteri di oggi (!), ossatura forte, armoniosi profili, testa nobilmente cesellata, costituzione asciutta e robusta: un soggetto tutto nervi! E in armonia con la struttura era il carattere: meraviglioso per la sua fedeltà verso il padrone, sfrontato nei confronti degli altri, scatenato e pieno di gioia di vivere. Malgrado non fosse mai stato educato in giovane età, obbediva al più impercettibile cenno del padrone, ma, lasciato a se stesso, il più eccessivo e scatenato attaccabrighe e provocatore che si possa immaginare. Mai ozioso, sempre in movimento, buono con le persone tranquille senza per questo essere ruffiano, pazzo per i bambini e perennemente innamorato. Per lo spettatore un godimento continuo, per il proprietario fonte di una certa irritazione. I suoi erano difetti di educazione piuttosto che di indole. Soffrì per potenzialità represse o meglio, non sfruttate come meritavano: era felice quando ci si occupava di lui e si trasformava nel cane più docile che si possa immaginare..”

innanzitutto l’intuito, tipico degli spiriti creativi. Come già avevano fatto Dobermann e Lord Tweedmouth, intuì che impostare la selezione della nuova razza unicamente su Horand Grafrath non lo avrebbe portato lontano. Horand Grafrath possedeva i pregi ma anche i limiti del cane della Turingia. Occorreva l’apporto di un altro ceppo alternativo per imprimere maggior dinamismo alla razza. Questo ceppo lo individuò nei cani del Wuettemberg. In altri termini, attuò il classico crossbreeding, esattamente come avevano fatto Dobermann per ottenere la celebre razza che di lui ha preso il nome e Lord Tweedmouth, creatore del Golden Retriever. “..con ciò“ riferisce lui stesso “si scopriva l’uovo di Colombo, ovvero l’incrocio dei cani da pastore del nord con quelli del sud della Germania, nella fusione e nel consolidamento delle caratteristiche positive presenti in entrambi e nell’eliminazione dei difetti riconosciuti come tali.”

L’UOVO DI COLOMBO (Ai molti che ritenevano la circumnavigazione del globo un’impresa impossibile come far restare in piedi un uovo, Cristoforo Colombo dimostrò loro il contrario, schiacciandone leggermente la base. N.d. A.) Tra i molti meriti di von Stephanitz c’era

“Usare correttamente la consanguineità non è cosa da tutti perchè mentre il Maestro è sensibile al concetto di armonia, allo stesso modo l’apprendista e il praticone possono far disastri e mancare clamorosamente l’obbiettivo “ Max von Stephanitz.

Pastore della Turingia AA

Pastore del Wuettenber a pelo lungo aa

Ottenuti i primi ibridi, si poté procedere alla fissazione della razza tramite stretta consanguineità (line breeding), utilizzando i soggetti che rispondevano alle aspettative e scartando senza pietà gli altri. Naturalmente la consanguineità è un’arma a doppio taglio e, di conseguenza, deve esser condotta in modo responsabile:

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Ma per quanto geniale e determinato, von Stephanitz non avrebbe potuto raggiungere l’obbiettivo senza una forte organizzazione alle spalle e senza la collaborazione di un nutrito gruppo di seguaci provenienti da ogni classe sociale: veterinari, naturalisti, nobiluomini ma anche semplici pastori, la cui esperienza cinofila, derivante dalla pratica quotidiana, si rivelò I quattro fondatori dell’ SV. da destra Otto Webwe, maestro pastore della Sassonia, il collega Goymann, il maestro di cavalleria von Stephanitz particolarmente pree il maestro pastore Arnold Maenner ziosa. Dimostrando uno spirito organizzativo parti. Nella prima vengono illustrati i criteri fuori dal comune, von Stephanitz, da buon del giudizio, nella seconda le caratteristiche militare prussiano, fondò nel 1899 la SV di tipo e di anatomia, nella terza la valuta(Schaeferhund Verein), società per la tutela zione del movimento. e lo sviluppo del cane da pastore. L’inizia- Una lettura obbligata per chi nutra l’ambitiva trovò terreno fertile, perchè, lungi dal zione di diventare un giudice specialista costituire un vezzo intellettuale, aveva solide della razza. radici nella tradizione culturale e nello spi- Per me si è rivelata fondamentale, tanto da rito germanico. indurmi a tradurla e pubblicarla (“Il giudizio I soci fondatori erano tredici ma già sette del pastore tedesco - Ed. Cinque srl) anni più tardi superavano il migliaio. Il seguito fu una vera e propria marcia trionfale: IL PRINCIPIO DI “BELLEZZA FUNZIONALE” sotto la guida di Stephanitz, che dirigerà “ L’allevamento del pastore tedesco è quello la società per ben 36 anni arrivarono, nel di un cane da lavoro e tale dovrà rimanere 1932 a settantamila, tanto da fargli dichia- per non tradire se stesso” rare con orgoglio: Max v. Stephanitz “Oggi la più giovane delle società cinofile specializzate può rivendicare il primato di esser diventata la più diffusa e organizzata del mondo!” Von Stephanitz condensò le sue esperienze e il suo sapere nel monumentale “Der deutsche Schaeferhund”, un trattato sulle origini e l’evoluzione della specie canina, pieno di notizie interessanti e di geniali intuizioni, citato con ammirazione e rispetto da studiosi del calibro di Konrad Lorentz, Heberard Trumler e Raimond Coppinger. Articolato in sei parti (Origini del cane-il cane da gregge- la selezione- l’allevamentol’addestramento- il giudizio in esposizione). Quest’ultima si compone a sua volta di tre www.winnerplus.eu

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Ciò che mi ha sempre affascinato nel pastore tedesco, fin da quando ero un giovane neofita inesperto, è sempre stato il suo movimento al trotto. Un trotto particolare, diverso da quello di qualsiasi altra razza canina, che ricorda piuttosto quello degli antenati selvatici dai quali deriva, il lupo, lo sciacallo o il coyote. Un trotto leggero, elastico, radente e bilanciato, senza sforzo apparente. Un trotto estremamente funzionale, che gli consente il massimo rendimento col minimo dispendio d’energia. Un trotto collaudato da una selezione impostata sul lavoro di cane da gregge, obbligato a percorrere decine di chilometri al giorno. info@winnerplus.eu

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Per ottenere questo risultato occorrono una costruzione leggermente allungata, un perfetto bilanciamento tra la lunghezza e l’inclinazione dei segmenti osStatuetta dello scultore Dillerraffigurante il pastore tedesco sei del posterioal trotto re con gli omologhi dell’anteriore, un ideale rapporto taglia-massa, una costituzione asciutta e nevrile, un sistema nervoso reattivo ma, al contempo, Il Sieger 1968 Bodo von Lierberg al trotto equilibrato. Osservare un pastore tedesco che trotta liberamente in un prato (e non nell’ambiente artificioso di un ring!) è uno spettacolo affascinante che dimostra una volta di più quanto la vera bellezza non può che essere funzionale, armonia tra forma e funzione, espressione di eleganza, classe, nobiltà. Johnny, giovane soggetto dell’allevamento “Ca’ San Marco”

UNO SGUARDO ALLO STANDARD Il giudice, ma soprattutto l’allevatore deve essere prima di tutto sensibile all’armonia e non lasciarsi fuorviare da dettagli senza im-

portanza e dai capricci della moda. Come dice Goya “el suegno de la razon produce monstruos”. Troppo spesso, nelle cosiddette esposizioni “di bellezza” si vedono prevalere soggetti troppo grandi, massicci, iperangolati, ipertipici, tanto appariscenti quanto poco funzionali, vere e proprie caricature della razza. Osservandoli incedere goffamente, sostenuti dal guinzaglio e incitati a squarciagola dai loro assatanati proprietari, non si può non provare un senso di tristezza e di compassione. Questi cani stanno allo standard come il culturista sta all’atleta. Qui non si tratta più di bellezza funzionale ma di bellezza convenzionale, fine a se stessa, esempio di cattivo gusto del quale queste disgraziate creature sono vittime incolpevoli di una barocca interpretazione dello standard. Con l’aggravante che non si tratta di quadri o sculture, ma di creature viventi! Questa non è più cinofilia ma cinomodellismo allo stato puro. Col principio di funzionalità è meglio non scherzare perchè se una razza nasce ipotipica, cresce tipica, può correre il rischio di morire ipertipica! Detto questo, diamo una rapida occhiata allo standard. TESTA “Una selezione intelligente trasformerà una massa di grosse ossa spugnose e pesanti in una bella struttura asciutta e forte e gli spessi e corti muscoli in altri allungati e potenti. Eliminerà le antiestetiche guance spesse e gonfie e le gibbosità muscolari nella regione delle orecchie e della fronte, creando una testa ben cesellata ed asciutta da cui risulterà un’espressione chiara e nobile..” Max von Stephanitz La selezione del pastore tedesco, soprattutto alle origini, ha dedicato una speciale attenzione alla testa, rendendola inconfondibile tra quelle di tutte le altre razze lupoidi. Una testa nobile, forte, espressiva ed equilibrata nelle sue proporzioni. Le orecchie, relativamente grandi ed erette sono in armonioso rapporto con le dimensioni della testa. Orecchie troppo piccole, troppo grandi, inserite troppo centralmente

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o troppo di lato, guastano irrimediabilmente l’espressione. La fronte è sufficientemente pronunciata senza per questo essere troppo sporgente, il solco mediano (sutura metopica) è moderatamente marcato. La pelle è tesa, senza rughe o ispessimenti, lo stop (salto naso-frontale) è ben visibile senza per questo essere troppo accentuato, la canna nasale pressoché rettilinea. Gli occhi, a mandorla, scuri, espressivi, limpidi ed attenti, lo sguardo aperto e leale. L’occhio chiaro guasta l’espressione e riporta all’antenato selvatico. Il cesello sottorbitale evidente, impreziosito dal disegno sfumato della “maschera” sulla fronte, sul muso e attorno agli occhi. I soggetti privi di maschera hanno un’espressione alquanto slavata (dingo), quelli, al contrario, con maschera troppo netta (dobermann, rottweiler), un’espressione “dura”, poco in sintonia con lo spirito della razza. La mascella, vista di profilo, è abbastanza profonda, le due facce del muso, moderatamente convergenti, a forma di cuneo, le labbra debbono essere asciutte e tese, il labbro superiore non deve oltrepassare la base delle gengive inferiori. Non essendo un cane a muso quadrato ma moderatamente appuntito, il pastore tedesco assume la sua espressione più tipica solo a bocca aperta ed è così che va ritratto. La cresta occipitale è ben sviluppata ma non in modo eccessivo, come nel lupo. Le guance sono forti e asciutte, mai gonfie né tantomeno cascanti. Lo stacco nuca-collo ben visibile, come si conviene a qualsiasi animale di classe. La tendenza “barocca” purtroppo sempre più diffusa negli ultimi decenni, ha consentito l’apparizione di teste pesanti, grossolane, con labbra cascanti, poco o niente in sintonia con la tipicità della razza. Teste che già un secolo fa, avrebbero fatto inorridire von Stephanitz! COLLO Lungo circa il 35% dell’altezza al garrese è asciutto, muscoloso, moderatamente arcuato. Un collo “ben sortito” ha un’inclinazione di circa 45° gradi rispetto all’orizzontale e di conseguenza, quasi perpendicolare alla scapola. Il margine inferiore, coperto da un foltissimo pelo, forma nei maschi un maestoso collare e deve essere asciutto, senza presentare www.winnerplus.eu

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giogaia, cioè quell’eccesso di tegumento che, partendo dalle estremità delle guance, pende ai lati del collo. TRONCO E STRUTTURA D’ASSIEME Il pastore tedesco ha un tronco leggermente allungato (gestreckt). La sua lunghezza (dalla punta della spalla a quella della natica) deve superare di almeno 1/10 l’altezza al garrese. I cani quadrati sono rigidi e coprono poco terreno, quelli troppo lunghi tendono a cedere sul dorso e a disperdere parte della spinta del posteriore. Il torace è ben proporzionato, non troppo largo né troppo disceso, ma piuttosto profondo, con costole ben oblique. Il profilo inferiore corre quasi parallelo a quello superiore. Allo scopo di aumentare l’ampiezza del trotto, contenendo al contempo la taglia entro i limiti di funzionalità, si è leggermente accorciato l’avambraccio a favore dell’omero per quel che riguarda l’anteriore, e accentuato le angolature del posteriore, con garretto “a falce”, cioè lievemente inclinato dall’indietro in avanti. In questi piccoli aggiustamenti, mutuati dall’anatomia del lupo e dello sciacallo, sta la vera peculiarità del pastore tedesco il quale, unico tra le razze canine, è in grado di sviluppare un trotto allungato, ampio, sciolto, radente, con ideale bilanciamento tra spinta e allungo e minimo dispendio d’energia. La conformazione ideale per una razza che è nata e si è evoluta come conduttrice del gregge, obbligata a percorrere decine di chilometri ogni giorno. In altre parole, un sistema armonico in grado di ottenere il massimo rendimento col minimo sforzo. Gran parte dei difetti di appiombi, di profili, di andatura sono riconducibili a disarmonie e sproporzioni tra le diverse regioni anatomiche. Per esempio, un anteriore mancino è conseguenza di un torace troppo stretto, un dorso cifotico e un garrese piatto di un info@winnerplus.eu

Buddy della Rena Nera

Testa di pastore tedesco in bronzo dello scultor Saenger Berlinoe

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Nuri della Valcuvia, giovane femmina dell’allevamento “Valpoggio”

eccesso di angolature posteriori, un profilo inferiore rientrante (levrettato) da costole poco oblique, un collo corto da una scapola poco inclinata e così via. L’ANNOSA QUESTIONE DELLA TAGLIA E’ da quando sono entrato in cinofilia, nel lontano 1970, che sento polemizzare sulla taglia. In teoria sono tutti d’accordo nell’accettare i limiti fissati dallo standard, sempre che si riferisca al cane di un loro concorrente. Il quale è, invariabilmente, troppo grande. E’ una polemica che, francamente, mi ha proprio stufato perchè non porta da nessuna parte. Insomma, quale dovrebbe essere questa famosa taglia ideale? Secondo lo standard della razza, dovrebbe essere l’esatta via di mezzo tra il minimo e il massimo consentito (da 60 a 65 cm. per i maschi, da 55 a 60 cm. per le femmine) ovvero 62,5 cm. per il maschio e 57,5 cm. per la femmina. In realtà, un soggetto che, al giorno d’oggi presenti queste misure, verrebbe considerato un nano! Il fatto è che la taglia tende inesorabilmente a crescere in tutte le razze (eccettuate quelle nane) perchè più grande e vistoso è un cane e più è commercialmente richiesto, (altezza:metà bellezza). Inoltre, ben pochi cani hanno oggi l’opportunità di venir testati sul campo, unico modo per verificarne la funzionalità. Ormai la quasi totalità dei pastori tedeschi non è più impiegata per la conduzione del gregge, un’attività che richiede, asciuttezza, solidità e resistenza. Il pastore tedesco attuale è destinato a fare il cane da famiglia, il cane da esposizione

o il cane da prova. Nessuno di questi tre impieghi serve a testarne la “bellezza funzionale”. Il cane da famiglia rappresenta la grande maggioranza dei soggetti attualmente in circolazione. Un “cane da famiglia” ideale deve essere grosso, simpatico e, soprattutto, poco

aggressivo. Chi viene nel mio allevamento è puntualmente attratto dal cucciolo più grasso, grosso (e pigro) della cucciolata. In quanto al carattere, il cane da famiglia non deve essere né troppo vivace né troppo intelligente. Un cane troppo vivace o troppo intelligente costituisce una vera e propria catastrofe. Un “cane da esposizione” ideale deve innanzitutto “far colpo” sul pubblico e (purtroppo) anche sul giudice. Perciò gli allevatori tendono a produrre soggetti imponenti, con focature intense, teste massicce e angolature esagerate. Cani ben costruiti ma poco appariscenti, raramente vengono apprezzati come meritano. Il soggetto da esposizione viene considerato esclusivamente in base all’effetto che produce in ring. In altre parole, non occorre che sia bello ma che lo sembri agli occhi dello spettatore. Molti soggetti da esposizione non hanno mai avuto in tutta la loro vita l’opportunità di fare una passeggiata liberi dal guinzaglio. Trascorrono gran parte della loro esistenza nel box dal quale vengono fatti uscire esclusivamente per imparare a girare in tondo, tirando sul guinzaglio o per mordere la manica imbottita in previsione della prova d’attacco, obbligatoria nella classe lavoro al campionato. Al patito delle esposizioni non interessa tanto che il suo cane sia effettivamente ben costruito quanto che possa fare una bella figura. Fin da piccolo gli viene insegnato a incedere in modo spettacolare e se per caso presenta qualche difetto di costruzione, ci pensa il presentatore a nasconderlo. Se, ad esempio, tende a gettarsi sull’anteriore, gli

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viene messo un collare munito di spuntoni che lo obbliga a tenere il collo innaturalmente eretto. Il cane da prova infine viene valutato esclusivamente in base alla prontezza e alla precisione con le quali reagisce ai comandi del conduttore. Anche la più piccola esitazione nell’eseguire un esercizio può costargli punti preziosi. Quindi non deve possedere una costituzione da maratoneta ma da scattista e un sistema nervoso reattivo al limite della nevrosi. Di conseguenza i cani da prova tendono ad essere piccoli, quadrati, poco angolati e con un pelo piuttosto corto. Non è un caso se la maggior parte di essi presenti un mantello corto, color grigio-lupo e una costituzione che ricordano da vicino l’antico cane della Turingia. Anche per questo, gli appassionati delle prove stanno attualmente indirizzando le loro preferenze sul Malines il quale, ancor più del pastore tedesco, presenta queste caratteristiche. TORNARE ALLA BELLEZZA FUNZIONALE Ferme restanti queste considerazioni, nulla impedisce a un pastore tedesco, indipendentemente dalla sua destinazione, di rispettare al contempo i canoni della bellezza funzionale che recitano: un soggetto si definisce “bello” quando la sua morfologia e il suo carattere soddisfano pienamente lo scopo per cui è stato creato. In conclusione, un pastore tedesco veramente funzionale non dovrebbe superare il 64 cm. al garrese e 34 kg. di peso. I soggetti troppo alti o sono longilinei, cioè presentano un avambraccio troppo lungo ri-

spetto all’omero, o, se mantengono le giuste proporzioni, troppo pesanti. In ambedue i casi non potranno mai essere dei trottatori resistenti. Il sieger 2008-2009 Vegas du Haut Mansard costituisce la prova vivente che, al di là di certi sbandamenti selettivi, coniugare bellezza, armonia, piacevolezza di colori, giusta taglia, temperamento e funzionalità è ancora possibile.

Prova di difesa obbligatoria anche nel Campionato di Allevamento (foto Aldo Basile)

COLORI E TIPI DI MANTELLO Quando von Stephanitz iniziò la selezione del pastore tedesco, la lunghezza, la tessitura e i colori del mantello erano l’ultima delle sue preoccupazioni. Vennero utilizzati indifferentemente soggetti grigi, neri, blauling (tipo Weimaraner), bianchi, a pelo lungo o a pelo corto purché, sotto qualche aspetto morfologico o caratteriale, avessero qualcosa da offrire alla costruzione della nuova razza. Questi caratteri, alcuni dominanti, come il grigio-lupo, altri recessivi, come il bianco, il nero o il pelo lungo, restano tuttora presenti nel genotipo della razza. Il sieger ed eccellente riproduttore Vegas du Haut Mansard Dovranno passare alcuni decenni

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Mauro De Cillis, giudice specialista della razza dal 1977

COME VALUTARE IL PASTORE TEDESCO “Le diversità tra i singoli individui sono molto piccole. Una persona comune, non esercitata, non è in grado di cogliere quelle sottili differenze che intercorrono tra un individuo e un altro, quelle stesse piccole differenze che l’allevatore esperto sa riconoscere al primo sguardo” Ernst Haeckel, Storia naturale della creazione a) Il tipo: se non c’è tipo non c’è razza. Il tipo è quell’insieme di caratteristiche morfologiche e comportamentali che rivela al primo sguardo l’appartenenza di un soggetto a una determinata razza. Possiamo anche definirlo: somma dei pregi relativi a una certa razza o grado di aderenza di un soggetto allo standard di razza.

Jung Tell von Kriminal Polizei, nato nel 1913, esempio di tonicità muscolare

b) il tono muscolare: senza tono non c’è cane. Il tono muscolare o “biotono” si vede già nel cucciolo appena nato. Senza tono muscolare, non c’è cane da lavoro. Un soggetto con scarso tono muscolare, per quanto ben costruito, non sarà mai in grado di eccellere né in bellezza, né in lavoro. L’esercizio fisico e l’alimentazione possono migliorare le prestazioni di un cane in termini quantitativi ma non qualitativi. Esistono razze la cui selezione è stata impostata sul tono muscolare (p. es. Greyhound, dobermann) ed altre nelle quali quest’ultimo è abbastanza modesto (p. es. golden retriever, Terranova). Il pastore tedesco rappresenta una via di mezzo tra questi due estremi.

c) il dimorfismo sessuale: senza dimorfismo non c’è futuro. Così come il tipo, la differenza tra il maschio e la femmina deve essere evidente, senza bisogno di dover andare a controllare gli organi sessuali. Ovvero potremmo definire il dimorfismo sessuale come: somma delle caratteristiche sessuali secondarie. Un buon dimorfismo sessuale è garanzia di corretta selezione e, di conseguenza, di capacità riproduttiva. Maschi effeminati o femmine mascoline non saranno mai buoni riproduttori o buone fattrici. d) armonia di proporzioni: senza armonia non c’è funzionalità In natura, la funzionalità è condizione sine qua non di sopravvivenza. Il Tribunale della Selezione Naturale non concede sconti. Anche il cane, alla stregua di qualsiasi altra creatura vivente, dovrebbe costituire un sistema armonico e funzionale. Sintonia tra struttura e prestazioni, tra corpo e anima. Qualsiasi disarmonia o sproporzione Dimorfismo sessuale a carico di una singola regione anatomica influirà sul funzionamento dell’intero sistema, compromettendone in misura più o meno grave le prestazioni. Quando ciò avviene è sempre colpa di un’errata selezione ad opera dell’uomo. Ciò non vuol dire che un cane con un determinato difetto (per es. un avambraccio troppo corto o troppo lungo) non sia in grado di lavorare decentemente, soltanto che farà molta più fatica e consumerà molta più energia rispetto un altro ben costruito. L’armonia di costruzione, cioè i giusti rapporti tra i vari segmenti ossei, tra taglia e massa, tra altezza e lunghezza, tra ossatura e muscolatura, è già ben individuabile nel cucciolo tra i 40 e i 47 giorni, quando la successiva crescita non ha ancora fatto in tempo ad alterarli. Il cucciolo va osservato mentre si muove liberamente e non costretto “in posa” sul tavolino. Un cucciolo ben costruito si muove con scioltezza, senza sforzo apparente e, soprattutto, non fa nessuna fatica a stare fermo sulle quattro zampe. Perchè “nulla stanca di più un cane che lo stare fermo in piedi” (Von Stephanitz). armonia di proporzioni Se il cucciolo non fatica a stare fermo sulle quattro zampe, vuol dire che le sue masse corporee sono ben distribuite e i suoi rapporti scheletrici corretti. In caso contrario, è inutile sperare: un cucciolo disarmonico è destinato a diventare un adulto disarmonico. 18 L’alimentazione e l’ambiente, possono contribuire a migliorare o peggiorare il fenotipo ma sono del tutto impotenti a modificare il genotipo.

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perchè, stabilizzato tipo, costruzione e attitudini, si incominci a considerare dettagli quali colore, intensità delle focature, lunghezza e tessitura di pelo. Così, un po’ alla volta, vengono scartati il bianco (riapparso recentemente come “pastore svizzero bianco”) il fegato (tipo labrador) il blauling e l’isabella (sembra che la loro anima si sia scolorita insieme al loro colore, dice Stephanitz di questi cani) a vantaggio del nero focato. In quanto al nero e al grigio vengono confinati all’ambiente del lavoro. Viene altresì scartato il pelo lungo e morbido con scarso sottopelo (oggi pressoché scomparso) mentre è tollerato il pelo lungo e duro (langstockhaar) con folto sottopelo. EVOLUZIONE ESTETICA A partire dagli anni ‘70, in concomitanza con il crescente successo commerciale del pastore tedesco, gli allevatori iniziano a preoccuparsi sempre di più della “confezione” estetica, ovvero del colore e della tessitura del mantello. Si ricercano focature intense, con maschere ben disegnate ed espressive e un mantello ricco ed abbondante, con lucidi riflessi, un mantello che, serva a “vestire” il cane, ammorbidendone i profili senza per questo appesantirli eccessivamente come nel caso del pelo lungo vero e proprio. Questo tipo di mantello è il prodotto di un’eredità intermedia, tra il mantello corto e aderente del cane della Turingia e quello lungo e abbondante del cane del Wuettemberg. Il primo riproduttore famoso che presentava questo genere di mantello (tramandatogli dal padre Condor v. Zollgrentzschutzhaus) è stato Quanto von der Wienerau (anni ‘70) Quanto era un soggetto di giusta taglia, robusto, con testa forte ed espressiva, focature molto intense (schwartzbraun). Si dimostrò uno dei più importanti riproduttori del suo tempo contribuendo in modo

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decisivo alla diffusione di questo nuovo modello estetico della razza, relegando i soggetti dal mantello rustico, opaco, con focature chiare (schwartzgelb) all’ambiente delle prove. Nello stesso periodo si verifica la definitiva separazione tra i ceppi “da lavoro” (Bodo e Bernd von Lierberg) e quelli “da bellezza” (Canto, Quanto e Mutz), finendo per costituire delle vere e proprie “sottorazze” a parte. Ma ogni medaglia ha il suo rovescio e il nuovo modello da esposizione si portò dietro, nascosto nel genotipo, un cavallo di Troia.. L’EREDITA’ INTERMEDIA (BELLA DI NOTTE)

Il mantello ricco ed abbondante dell’attuale pastore tedesco rappresenta il classico esempio di eredità intermedia, descrittoci da Mendel oltre cento anni fa. Dall’incrocio di piantine a fiori bianchi con piantine a fiori rossi della Bella di Notte, egli ottenne: il 25% di piantine a fiori bianchi, il 25% di piantine a fiori rossi, e il 50% di piantine a fiori rosa Allo stesso modo, dall’incontro tra un soggetto a pelo corto tipo Turingia (dominante AA) con un soggetto a pelo lungo tipo Wuettemberg (recessivo aa) si otterranno (statisticamente): AA + aa AA Aa Aa aa ovvero: il 25% di soggetti a pelo corto omozigoti (AA) il 50% di soggetti a pelo intermedio eterozigoti (Aa) il 25% di soggetti a pelo lungo omozigoti (aa) In altri termini, per ottenere il 50% di soggetti con il tipo di mantello ideale dovremo scartare il rimanente 50% della produzione totale. Che fare con questo 50% di scarto? Il 25% dei soggetti a pelo corto omozigoti (AA) viene assorbito dall’ambiente delle prove, dove questo dettaglio estetico risulta del tutto irrilevante. www.winnerplus.eu

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Ma con l’altro 25%, ovvero quello rappresentato dai peli lunghi? PELONI ALLA RISCOSSA Prima dell’affermarsi del tipo di mantello intermedio (eterozigote Aa), il genotipo della grande maggioranza dei soggetti era omozigote per il pelo corto (AA) ragion per cui, essendo il pelo corto dominante, di “peloni” ne nascevano pochissimi e venivano considerati una sorta di incidente, di scarto, da cedere a poco prezzo. Ma quando i soggetti da esposizione a mantello intermedio finirono per divenire la quasi totalità, crebbe di conseguenza anche la percentuale dei peloni (statisticamente attorno al 25% dei cuccioli nati).

pelo corto omozigote AA

pelo intermedio (ideale) eterozigote Aa

Era perciò evidente che l’SV non poteva permettersi il lusso di scartare 1/4 della pelo lungo omozigote aa produzione totale, ragion per cui, anche se a malincuore, si vide PER SAPERNE costretta al loro riconoscimento ufficiale DI PIÙ come varietà a parte e relativo divieto di accoppiamento con i soggetti a mantello corto o intermedio. Questo divieto, emanato per tutelare i soggetti a pelo regolamentare dall’invasione dei peli lunghi, in realtà non li tutela affatto perchè, a lungo andare, comporterà un progressivo aumento dei peli lunghi a spese dei peli corti. Infatti, se dall’unione di due peli lunghi Il giudizio del Cane da Pastore Tedesco (recessivo omozigote aa) non possono che di Max V. Stephaniz Traduz, curata da nascere peli lunghi, da quella tra due peli Mauo De Cillis intermedi (Aa) nascerà almeno il 25% di peli lunghi! Cioè che la percentuale dei peli lunghi continuerà ad aumentare rispetto a quella dei peli corti. Da allevatore non posso che rallegrarmene perchè, da quando sono stati “ufficializzati”, i peloni, lungi dal costituire uno scarto, sono attualmente richiestissimi! info@winnerplus.eu

Manuale sulla razza Autore: T. De Cillis

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G O L D E N R ET R I E V E R

GENTILE, AMICHEVOLE, AFFIDABILE di Mauro & Titti De Cillis

Cucciolo dell’allevamento Ogni epoca ha, nel suo immaginario “Accademia del Golden” collettivo, un’idea della donna, dell’uo-

mo, della casa, del paesaggio ideale. E il cane, in quanto prodotto della cultura umana, non si sottrae a questa legge. Proviamo allora ad immaginarci il nostro cane ideale. Innanzitutto quel che vorremmo da lui è che sia gentile, amichevole, affidabile, una sorta di presenza che riempia il vuoto della nostra solitudine affettiva. La prima cosa che ci viene in mente è lo sguardo, perchè, come dice il proverbio, “l’occhio è lo specchio dell’anima”. Sguardo color nocciola (l’occhio chiaro è inquietante), dolce, intenso, rassicurante. E la testa, o meglio la “faccia”? La faccia dovrà avere profili morbidi e non spi-

golosi, con orecchie flosce e non erette come quelle del lupo, una faccia dall’espressione bonaria, infantile, comprensiva. E il colore? Scartato il nero, che incute timore e soggezione, il bianco, troppo sbiadito e poco comunicativo, il pezzato, troppo confusionario e disordinato, non ci resta che il giallo oro, caldo e rassicurante come un raggio di sole. E il mantello? Morbido ed abbondante, un mantello piacevole da accarezzare. E la mole? Non troppo piccola (cerchiamo un compagno, non un giocattolo), né troppo grande (ci deve accompagnare, non sovrastare!). Il ritratto del moderno cane ideale è completato: senza rendercene conto abbiamo inventato..il golden retriever!

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Giunto di soppiatto dai paesi anglosassoni una quindicina di anni fa, questo cane ha in breve conquistato il continente. Nel nostro paese è già al quarto posto, a ridosso di razze affermate quali il labrador, il setter o il pastore tedesco. Una fantasia fattasi realtà? Manco per idea! Per avere un successo duraturo, una razza non potrà mai contare sulla sola estetica! Vi piacerebbe condividere la vostra vita al fianco di un compagno bello e cretino? Per resistere alla prova del tempo, una razza deve avere radici solide, valide, inattaccabili. E il golden retriever, come dice il suo stesso nome, è nato e si è evoluto prima di tutto come cane da caccia e da riporto. La sua bellezza, la sua intelligenza, il suo carattere sono il prodotto di una severa selezione funzionale. Se, all’inizio, Sir Dudley Majoribanks, primo Lord di Tweentmouth, gran cinofilo e cacciatore, fu attirato dal colore di Nous, unico giallo di una cucciolata di Water Spaniel neri, non si sarebbe mai sognato di eleggerlo a capostipite della nuova razza se questo soggetto non avesse, in seguito, dimostrato intelligenza, carattere e straordinarie attitudini venatorie.

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Dipinto dell’epoca Perciò, se vogliamo bene al golden, dobbiamo innanzitutto prenderci cura della sua tipicità, equilibrio caratteriale ed attitudini funzionali. Per bellezza, in cinofilia, si intende la bellezza funzionale, ovvero aspetto e carattere adeguate alla funzione. Se l’aspetto fisico è lo spartito, il carattere è la musica. Se quest’ultima è dissonante, o lo strumento è difettoso oppure è stato rovinato in precedenza da un esecutore maldestro. Sempre più spesso, a fianco di soggetti Soggetti dell’allevamento che ancora fanno onore alla razza, ne “Dietinger’s”

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appaiono altri che in quanto a tipicità e comportamento, ben poco hanno ormai a che vedere con un golden retriever. Soggetti esili, leggeri, con occhi chiari e mantelli biancastri, come se la loro anima si fosse sbiadita insieme col loro colore. Altri ancora timidi o addirittura mordaci! E un golden timido o mordace è un vero e proprio ossimoro, una contraddizione di termini, come a dire un onesto imbroglione o un caritatevole assassino. Queste disgraziate creature sono il risultato di un’incosciente selezione da parte di allevatori maldestri e improvvisati, spinti da brama di facili guadagni piuttosto che da genuina passione per la razza. Il successo commerciale, quando mal gestito, è il primo passo verso la catastrofe. Per evitarla, ovvero per non ridurre il golden ad un insulso peluche alla moda non ci resta che un modo: studiarne e rispettarne lo standard! Diamogli perciò un’occhiata.. BREVE COMMENTO ALLO STANDARD DEL GOLDEN RETRIEVER (dal libro di Wendy Andrews)

• Il golden retriever è innanzitutto un cane da caccia e ciò non va mai dimenticato nella sua valutazione.

delle proporzioni corporee è difficile da definire ma ce ne si accorge subito quando manca. Non deve esistere nessuna esasperazione in alcuna parte delle sue regioni anatomiche. Simmetrico è sinonimo di armonico. In ogni caso la lunghezza del tronco deve superare leggermente l’altezza al garrese. La lunghezza dell’arto anteriore (dal gomito a terra) dovrà essere circa il 50% dell’altezza al garrese. a) proporzioni corrette altezzalunghezza b) tronco troppo lungo (+10%) (il soggetto appare basso sugli arti) c) arto troppo lungo (+10%) (il soggetto appare alto sugli arti)

• Attitudini caratteriali a) affidabilità, desiderio di compiacere, disponibilità b) intelligenza e naturale attitudine al lavoro, doti fisiche, resistenza.

• Un buon bilanciamento

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• Temperamento: gentile, amichevole, affidabile indole gentile, amichevole, fiduciosa importante: il carattere è parte essenziale della tipicità. Un golden timido o, peggio ancora, aggressivo non può essere considerato “in tipo” e, come tale andrà squalificato in giudizio e scartato dalla riproduzione.

• Testa e cranio a) ben proporzionata e ben cesellata b) forte senza per questo essere grossolana c) armoniosamente fusa al collo d) muso forte, largo e profondo e) lunghezza muso = lunghezza cranio f) tartufo: nero g) occhi: marroni, ben distanziati, con rima palpebrale ben pigmentata h) orecchie: di media lunghezza, con inserzione a livello degli occhi.

Esemplare dell’allevamento “Mapletree”

E’ praticamente impossibile disegnare una testa, per quanto perfettamente in tipo, che possa piacere a tutti: qui vediamo tre esempi di teste egualmente valide, anche se leggermente differenti tra loro.

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• TESTA A) corretta 1) testa armoniosa e ben cesellata, con cranio largo, senza per questo essere grossolana

• Occhi a) forma corretta, iride marrone scura, buon posizionamento, rima palpebrale ben pigmentata, espressione dolce e amichevole.

B) scorrette 2) cranio stretto, assi cranio facciali divergenti, assenza di stop 3) cranio “a cupola”, stop eccessivo 4) profilo nasale montonino, cranio piatto 5) cranio corretto, muso troppo corto

b) forma scorretta, grande, tondo, completamente nero, espressione torva, non tipica della razza c) forma scorretta, triangolare, iride chiara, espressione selvatica, rima palpebrale depigmentata.

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• Orecchie (portamento) portamento corretto a-b: a) in riposo, b) in attenzione portamento scorretto 1) troppo grandi 2) inserite troppo basse 3) inserite troppo alte 4) troppo piccole e troppo leggere • Dimorfismo sessuale ben evidente

• collo a) di giusta lunghezza e posizione, asciutto, privo di giogaia, armoniosamente fuso con la spalla b) esile, scarso tono muscolare, inserito verticalmente, non ben fuso con la spalla c) troppo corto, giogaia abbondante, che grava pesantemente sulla spalla

Soggetto adulto dell’allevamento “Mapletree”

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• spalla Una spalla ideale dovrà presentare un’inclinazione di 45° sull’orizzontale • tronco a) torace profondo e ben disceso, con profilo ventrale tonico, leggermente rientrante b) torace poco profondo, costole troppo poco oblique, ventre levrettato c) torace scarsamente disceso, che non arriva al gomito, ventre molto levrettato

• rene In qualità di “ponte” tra anteriore e posteriore dovrà essere largo, relativamente corto, solido, muscoloso a) soggetto con rene corto e forte e con armoniose proporzioni del torace b) soggetto con rene lungo rispetto al dorso, torace poco profondo con scarsa cerchiatura costale c) soggetto con rene molto lungo, torace profondo, lunghezza totale del tronco eccessiva.

Giovane soggetto dell’allevamento “Accademia del Golden”

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• profilo superiore Il profilo superiore del golden deve essere il più possibile rettilineo a) profilo superiore corretto b) profilo superiore “rampante” con marcato dislivello tra il garrese e la groppa c) profilo superiore insellato d) profilo superiore cifotico

Tipico soggetto dell’allevamento Dietinger’s

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• coda deve arrivare al garretto, robusta, frangiata, inserita a livello della groppa a) inserzione corretta (groppa di corretta inclinazione) b) attaccatura alta (groppa troppo poco inclinata) c) attaccatura bassa (groppa troppo inclinata)

• movimento Il golden è un trottatore, pertanto dovrà sviluppare un trotto ampio e sciolto con armonioso bilanciamento tra spinta e allungo.

• pelo (tessitura) liscio o leggermente ondulato (mai riccio!) con abbondante sottopelo che lo rende pressoché impermeabile all’acqua. • pelo (colore) tutte le sfumature che vanno dall’oro al crema. Da escludere il rosso, il mogano (tipo setter irlandese) e il bianco puro (tipo samoiedo). Ammesse piccole macchie bianche.

Soggetto al trotto (allev. Mapletree)

Alle estremità i due colori non ammessi

Tutte le tonalità ammesse

Il golden si fa onore anche nei campi da tennis, come raccattapalle

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S T O R I E D I P E R S O N E , A M O R E E F E D E LTA ’ Racconti, storie e pensieri di personaggi noti in compagnia dei loro amici con la coda di Marco Bergamaschi

Alessandra Angeli

È stata una delle protagoniste assolute dell’ edizione di Pechino Express 2014 e fin dalla prima puntata è diventata la beniamina del pubblico televisivo, che ha imparato a conoscerla, piacevolmente colpito dalla sua grande schiettezza e da un senso dell’humour fuori dagli schemi. Vulcanica, sincera e disincantata, è Alessandra Angeli, detta Angelina, una donna forte che nella vita non ha avuto paura di portare avanti scelte importanti e coraggiose, che oggi l’ hanno resa un’anima libera e felice. In pochi lo sanno, ma Alessandra è anche una grande amante degli animali e da sempre divide la sua vita circondata da “amici con la coda”, che allietano e rendono migliori le sue giornate. Non potevo quindi non incontrarla e perdere l’occasione di farmi raccontare qualcosa in più del suo cuore, che batte forte per tutte le creature viventi sulla terra. Nella tua vita gli animali hanno sempre avuto un ruolo importante? La mia vita è sempre stata caratterizzata dalla presenza e dall’amore per gli animali; da piccola vivevo a Verona e, appena potevo, scappavo nelle campagne vicino a Padova dai mie nonni. Abitavano in una grande casa piena di animali e cani e gatti erano i miei amici di giochi e di avventura. Accadeva soprattutto durante le vacanze di Natale e quelle estive, quando spensierata, face-

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vo ogni sorta di giochi insieme a loro. Uno dei posti che preferivo, era la grande cuccia di legno di Nebbia, un cane enorme e buonissimo, che per tanti anni ha allietato le mie vacanze in campagna. Poi, dopo la sua morte, è arrivato Bernie, un San Bernardo adottato in canile, che oltre ad essere stato la mia fedele sentinella durante le nostre passeggiate lungo l’argine del fiume Adige, mi ha svelato il senso più puro dell’amicizia. Sono quindi cresciuta in compagnia degli animali con la certezza che una volta diventata adulta e autonoma, avrei diviso la mia casa con loro. E così è stato. Il tuo primo animale? Il mio primo cane si chiamava Penelope, Penny per tutti, ed era una bassotta a pelo raso di colore fulvo; simpatica, esuberante e piena di sorprese, ha continuato a stupirmi ogni giorno della sua vita. Inconsapevole della sua taglia, si comportava come se fosse un gigante, mostrando il proprio coraggio senza troppe remore anche di fronte a cani di grande taglia. L’ho amata moltissimo e quando nel 2009 è improvvisamente mancata, ho sofferto la sua perdita per molti mesi e ancora oggi posso dire che sia stato uno dei dolori più grandi provati nella vita.

grado di dimostrare, soprattutto nei confronti di certi cani troppo esuberanti, una certa autorevolezza. Poi sono arrivati i tre gatti: Birdie, di razza thai, dall’indole ieratica e regale, Barnaby, un incrocio certosino-persiano, bellissimo e teatrale in ogni cosa che decide di fare e Rocco, il soriano sfortunato, che ho trovato ai bordi una strada ferito e denutrito; l’ho portato a casa con l’intento di curarlo e di trovare per

Bolfo il bulldog di casa

Oggi chi sono gli animali che vivono con te? Considerata la mia passione per il genere molossoidi di piccola taglia, dopo un anno dall’arrivo di Penny, ho adottato Bolfo, un bulldog inglese; che si tratti di bulldog francesi, inglesi, boston terrier o carlini, poco importa: li trovo sempre affascinanti e a discapito di una fisicità sicuramente atipica, molto simpatici e forieri di allegria. Lui è un bullo di nome e di fatto: capace di una tenerezza infinita, è un vero clown pieno di vitalità, che sgambetta, saltella e che poi, senza una ragione apparente, si stende sulla pancia e si addormenta beato. Ma quando vuole, sa anche farsi rispettare ed è in

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lui una buona adozione, ma alla fine è scoccato l’amore e Rocco è rimasto con me. Oggi i miei quattro amici sono “vecchietti”, ma continuano a rendere migliore la qualità della mia vita con la loro dolcezza e la loro rispettosa presenza.

Barnaby il mix certosino-persiano

Rocco

Che cosa vuol dire condividere la vita con un animale? Bolfo e i gatti sono l’ultima immagine che vedo alla sera prima di addormentarmi e le prime creature che scorgo al mattino, quando mi sveglio. Sanno essere felici con le piccole cose di tutti i giorni, sanno essere pazienti, gioiosi e grati per quello che hanno. I cani e i gatti che vivono con noi sono dei “life coaching” per eccellenza, che ci rendono migliori, se abbiamo voglia di imparare da loro; posseggono grandi risorse per fronteggiare ogni evento della vita, a differenza dell’uomo, che, invece, le ha dimenticate e che spesso si perde in un bicchiere d’acqua, ignorando che basterebbe osservarli per allenarsi alla consapevolezza. E quando finalmente accade, scopriamo che all’inizio erano cani e gatti e alla fine sono diventati una parte integrante e fondamentale della nostra vita. L’umanizzazione del proprio animale domestico ovvero un errore che in troppi fanno… Negli ultimi anni è cambiato molto il modo con cui gli individui vivono il rapporto con Fido e Micio, amati nella maggior parte dei casi come “qualcuno di famiglia”; io stessa considero la mia gang un compendio prezioso della mia vita, ma sono anche conscia che tale convivenza non debba essere inquinata dal

continuo desiderio di trasformarli in quello che non sono, ignorandone l’indole e le esigenze primarie. Gli animali, soprattutto i cani che loro malgrado, sono i principali protagonisti di questo strano processo di antropomorfizzazione, hanno tutto il diritto di vivere in maniera equilibrata, supportati da una relazione che oltre che affettiva, deve essere gerarchica e scandita da regole chiare e tanto amore. Ma la verità è che non esiste una cultura cinofila diffusa, che rimane ancora appannaggio di pochi, sebbene abbondino i corsi per i proprietari di cani e siano ormai alla portata di tutte le tasche. La mia esperienza è assolutamente positiva a riguardo e da quando ho frequentato dei corsi specifici di cultura cinofila, il mio rapporto con loro è radicalmente migliorato. Da anni si continua a parlare di abbandono degli animali e anche se siamo alle soglie del 2015 il fenomeno non accenna a diminuire; quale è il tuo pensiero a riguardo? Chi decide di disfarsi del proprio cane, è solo un vigliacco che riesce a essere anche crudele. L’abbandono degli animali è un reato morale, carico di vergogna e spietatezza, che deve essere arginato con un inasprimento delle pene e con la promozione di una cultura improntata al rispetto e al benessere animale. Sorprendentemente però, ci sono ancora persone che si scandalizzano quando sentono parlare di sterilizzazione; io a questi signori vorrei dire che i canili e i gattili sono pieni perché in Italia continua a persistere questo tipo di mentalità, che di buonista non ha proprio nulla. Per quanto mi riguarda abbandonare un cane o un gatto, ma è un discorso che vale per tutti gli animali, significa cadere vittima di una miopia, che non permette di vedere le emozioni che queste creature possono regalare e rivela un’aridità di cuore che mi lascia sempre attonita. Il mio augurio per il futuro? Mi piacerebbe che le persone comprendessero che vivere con un animale è molto diverso dall’avere un animale. E spero non rimanga un sogno nel cassetto.

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IL BOULEDOGUE FRANCESE IERI E OGGI

di Fabrizio Bonanno

LA GENESI Questa razza transalpina appartiene al vasto gruppo dei molossoidi, tutti riconducibili a un ceppo le cui origini sono troppo remote per ipotizzarle con un minimo di credibilità. Nel linguaggio cinognostico il termine molossoide raggruppa quei cani appartenenti a raszze di taglia anche diversa ma accomunati da una struttura massiccia, da un cranio alquanto voluminoso con i diametri trasversali proporzionalmente maggiori di quelli longitudinali. Considerando l’etimologia, la denominazione deriva dai Molossi che furono un popolo dell’antico Epiro, oggi regione montuosa della Grecia affacciata sul Mar Ionio.

Gli storici del settore paiono immuni da dubbi nell’affermare la discendenza delle attuali razze molossoidi dall’arcaio Mastino del Tibet, quello mitizzato da Marco Polo e citato nella letteratura cinese datata 1121 a.C. Il grande esploratore descrisse questi cani “grandi come asini” perché ebbe probabilmente la fortuna di vedere i Mastini Tibetani allevati dai notabili. Costoro, per sfuggire alla secolarizzazione perpetrata dall’invasione cinese avvenuta negli anni cinquanta, ripararono in India con i loro cani descritti, secondo una testimonianza attendibile, come molto più grandi del Mastino Napoletano. Viene riferito che pochi di questi profughi sopravvissero e la medesima sorte toccò ai loro cani.

Esemplari dell’allevamento Bulljoy

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Tornando in argomento, non risulta -curiosamente- che nessuno storico si sia mai chiesto da dove sia spuntato questo Mastino Tibetano! Nel nome della libertà di opinione ognuno può esprimersi come crede ma quando ci si vuole addentrare in un àmbito scienti4

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fico è d’obbligo agire nel segno di quella professionalità che rende inammissibili la superficialità e l’incompletezza di qualsivoglia teoria. Nessuno misconosce certe legittime curiosità culturali ma la carenza di riscon-

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tri storici non giustifica lo scatenarsi della fantasia. Ribadisco ancora una volta questo concetto perché raramente è possibile individuare con certezza le origini delle razze più antiche. Anche il nostro Bouledogue Francese non

sfugge a questa regola perché non si sa esattamente come sia stato creato. Forse per selezione da molossi più grandi incrociando gli esemplari di minor mole con cani di piccola taglia provenienti da ceppi locali magari estinti senza lasciare traccia nemmeno sotto il profilo iconografico. 5

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Cucciolo dell’allevamento Bulljoy

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Il dovere storico impone di menzionare qualche ipotesi non priva di fondamento. Secondo il prof. Robin, i progenitori si individuerebbero nel Dogue di Burgos (forse antenato dell’odierno Dogue de Bordeaux) e in un ceppo di piccoli Bull traghettati dall’Inghilterra in Normandia da commercianti di passamanerie. Altri Autori ipotizzano che la razza deriverebbe da un ceppo autoctono francese incrociato con piccoli cani provenienti dal Belgio. Piero Scanziani -consegnatosi alla storia per avere ricostituito il Mastino Napoletano facendolo assurgere al rango di razza- sostenne la derivazione dai Bulldog Inglesi arrivati in Francia intorno al 1860. Tron, noto allevatore di Bulldog Inglesi, scrisse che <<.... fra il 1877 e il 1892 il piccolo Bulldog trionfò nelle esposizioni, e finalmente -quando Re Edoardo VII a Parigi acquistò l’esemplare Bufalo I, figlio del celebre Rabot de Beauborgesso ricevette il crisma definitivo delle eleganza e della moda>>. Non manca l’opinione di un altro cin-

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ologo illustre, Pierre Megnin, secondo il quale la razza sarebbe stata creata mediante incroci mirati tra il Dogue de Bordeaux e un’altra razza del ceppo ma più piccola (pare fosse denominata Bouledogue de Bordeaux) e vari soggetti dalle attitudini venatorie tipiche dei piccoli terrier; i prodotti sarebbero stati inizialmente denominati “Doguin” e “Roquet”; quest’ultimo era il classico cane dei macellai parigini. Concludo riportando il cenno storico tratto dall’ultimo standard ufficiale. <<probabilmente uscito, come tutti i mastini, dai molossi dell’Epiro e dell’Impero Romano, parente del Bulldog della Gran Bretagna, degli Alani del Medio Evo, dei mastini e piccoli cani tipo mastino della Francia, il Bouledogue che conosciamo è il prodotto dei diversi incroci fatti da entusiasti allevatori nei quartieri popolari di Parigi negli anni 1880. A quell’epoca, da cane di scaricatori, macellai e cocchieri dei mercati generali (le Halles), seppe conquistare l’alta

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società e il mondo degli artisti col suo aspetto fisico tanto particolare e il suo carattere. Si propagò rapidamente. Il primo Club di razza fu fondato nel 1880 a Parigi. Il primo registro di iscrizioni è del 1885 e il primo standard fu fissato nel 1898, anno in cui la Société Centrale Canine riconobbe la razza di Bouledogue Français. Il primo cane di questa razza venne presentato in esposizione nel 1887. Lo standard fu modificato nel 19311932 e nel 1948; fu rivisto nel 1986 da Reant e R.Triquet (pubblicazione FCI 1987), poi nel 1994 dal comitato del Club del Bouledogue Français con la collaborazione di R. Triquet.>> LA STORIA RECENTE La selezione moderna inizia nel 1875 allorquando la selezione privilegia soggetti piccoli ma con arti corti e muscolosi. Uno dei primi allevatori fu Carles Petit, il quale nel 1880 reperì in Belgio un piccolo terrier boule, di nome Loupi, che fu progenitore di molti soggetti di buon tipo.

Si ha notizia che nel 1888, in Francia, fu fondato un club per la tutela della razza e fu redatto un primo standard che descrive il Boluedogue Francese come << “un piccolo ercole”, la cui altezza deve essere uguale alla sua larghezza e la circonferenza della testa può essere al massimo superiore di due centimetri. La gola è larga e quadrata, il tartufo molto arretrato e rincagnato. Le orecchie sono corte, arrotondate, ma esistono dei soggetti a orecchie dritte, che sono giudicati a parte nelle esposizioni. Il peso del cane maschio non deve superare i 15 Kg, quello del cane femmina 12,5 Kg>>. Intorno al 1890, sotto la presidenza di Gordon Bennet che fu il primo a far conoscere la razza negli Stati Uniti d’America, venne fondata la REUNION DES AMATEURS DE BOULEDOGUE FRANCAIS sotto il patrocinio della Société Centrale Canine. Nascono diatribe tecniche sul tipo perché taluni non apprezzano la fronte

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bombata e le orecchie diritte che rappresentano una innovazione giudicata eccessiva. Nel 1912 infine, il bouledogue francese venne riconosciuto dalla Federazione Cinologica Internazionale (FCI ). Nel 1932, lo standard del 1898 fu modificato, in modo particolare per quanto riguarda gli arti. In anni successivi nascono nuove associazioni, come il “club du bouledogue francais o il bulldog club de france”, ciascuna con un proprio standard. Pare che in Inghilterra si iniziò la selezione di questa razza dal 1893 per merito dell’allevatore Krehl e fu fondato un club nel 1902. Un primo standard fu redatto nel 1911.

Cucccioli dell’allevaLE PECULIARITA’ CARATTERIALI mento Bulljoy Nella terra natìa fu inizialmente il cane dei facchini e dei macellai, utilizzato per la caccia ai roditori e per i combattimenti fra animali su cui fiorivano le scommesse. Questo potrebbe essere stato uno dei motivi per selezionare esemplari con le orecchie diritte. Tramontato per sempre quell’oscuro periodo, oggi il Bouledogue francese è un simpatico cane da compagnia, determinato come tutti i piccoli molossoidi, ma gradevole per tutti nella quotidianità. E’ adatto alla vita di appartamento. Sa essere un buon giocherellone ma anche un piccolo guardiano. Come tutti i cani, va educato con molta dolcezza, pazienza e con giusta fermezza.

GLI ODIERNI CARDINI DEL TIPO Il Bouledogue Francese è un tipico molossoide di piccola mole. Possente per la sua piccola taglia, corto, compatto in tutte le sue proporzioni, con muso corto, naso rincagnato, orecchi er9

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Soggetto adulto in esposizione (Allev. Bulljoy)

etti e una coda naturalmente corta. Deve avere l’aspetto di un animale attivo, intelligente, molto muscoloso, di costruzione compatta con una solida ossatura. TESTA: la testa deve essere molto forte, larga e quadrata, con la pelle che forma pieghe e rughe quasi simmetriche. La testa del Bouledogue Français è caratterizzata dalla contrazione della parte mascella-naso; il cranio riguadagna in larghezza quello che ha perso in lunghezza. REGIONE DEL CRANIO: cranio largo, quasi piatto, con la fronte molto bomba-

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ta. Arcate sopraccigliari prominenti, separate da una sutura metopica particolarmente sviluppata fra gli occhi. La sutura metopica non deve estendersi sulla fronte, la cresta occipitale è sviluppata molto poco. Lo STOP è profondamente marcato REGIONE DEL MUSO: tartufo largo, molto corto, girato all’insù, con narici ben aperte e simmetriche, che si dirigono obliquamente all’indietro. L’inclinazione delle narici, come pure il naso rincagnato (girato all’insù) devono però permettere una normale respirazione. Muso molto corto, ampio, con pieghe concentriche simmetriche che scendono sul labbro superiore (lunghezza del muso circa 1/6 della lunghezza totale della testa). Labbra spesse, un po’ rilassate e nere. Il labbro superiore si unisce all’inferiore nel punto centrale, ricoprendo completamente i denti che non dovrebbero mai essere visibili. Il profilo del labbro superiore è discendente e arrotondato. La lingua non si deve mai vedere. Mascelle la mascella è ampia, squadrata, potente. La mascella inferiore mostra un’ampia curva, che termina davanti alla mascella superiore. A bocca chiusa, la sporgenza della mascella inferiore (prognatismo) è moderata dalla curva delle branche mandibolari inferiori. Questa curva è necessaria per evitare uno spostamento troppo importante della mascella inferiore. DENTI: gli incisivi inferiori non devono mai, in nessun caso, essere dietro quelli superiori. L’arco degli incisivi inferiori è arrotondato. La mascella non deve mostrare alcuna deviazione laterale, né torsione.

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La disposizione degli archi degli incisivi non dovrebbe essere strettamente delimitata; la condizione essenziale è che il labbro superiore e quello inferiore si uniscano in modo da coprire completamente i denti. Guance: i muscoli delle guance sono ben sviluppati, ma non sporgenti

corte, spesse e ben separate. I cuscinetti sono duri, spessi e neri. Nei soggetti striati, le unghie devono essere nere. Nei caille (fulvi tigrati con medie macchie bianche) e nei soggetti fulvi, sono preferite le unghie scure, senza però penalizzare le unghie chiare. Piedi posteriori: compatti.

OCCHI di espressione vivace, inseriti bassi, piuttosto lontani dal tartufo e specialmente dagli orecchi, di colore scuro, piuttosto grandi, ben rotondi, leggermente sporgenti, senza che si veda traccia di bianco (sclera) quando il cane sta guardando davanti a sé. I bordi palpebrali devono essere neri. ORECCHI di media misura, ampia alla base e arrotondati alla cima. Inseriti alti sul capo, ma non troppo ravvicinati, portati eretti. Il padiglione auricolare è aperto verso l’avanti. La pelle deve essere fine e soffice al tatto.

PASSO: movimento sciolto; gli arti si muovono paralleli al piano mediano del corpo.

COLLO corto, senza giogaia

leggermente

arcuato,

CORPO: linea superiore si alza progressivamente a livello del rene per scendere rapidamente verso la coda. Questa conformazione, che deve essere ricercata, è la conseguenza del rene corto. Dorso ampio e muscoloso. Rene corto e ampio. Groppa obliqua. Torace cilindrico e ben disceso; cassa toracica a botte, molto rotonda, petto ampio. Ventre e fianchi rilevati senza essere eccessivamente retratti. CODA corta, inserita bassa nella groppa, vicina alle natiche, spessa alla base, ritorta o naturalmente rotta e che si assottiglia alla punta. In movimento deve stare al di sotto dell’orizzontale. Una coda relativamente lunga (che non arriva sotto la punta del garretto), rotta e che si assottiglia è ammessa, ma non desiderabile. PIEDI: anteriori: rotondi, di piccole dimensioni , cioè “piede di gatto”, ben poggiati sul terreno, rigirati leggermente in fuori. Le dita sono compatte, le unghie

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MANTELLO: PELO bel pelo raso, fitto, lucido e soffice. COLORE - fulvo uniforme, striato o no, o con macchie limitate (bringé) - fulvo, striato o no, con macchie di media grandezza o predominanti (caille) Tutte le sfumature fulve sono ammesse, dal rosso al marrone leggero (caffèlatte). I soggetti interamente bianchi sono classificati nei “striati fulvi con macchie bianche predominanti”. Quando un cane ha un naso molto scuro, occhi scuri con bordi palpebrali scuri, alcune depigmentazioni del muso possono eccezionalmente essere tollerate in soggetti veramente belli TAGLIA E PESO: il peso non deve essere inferiore a 8 kg. né sopra i 14 kg, per un Bouledogue in buone condizioni; la taglia deve essere proporzionata al peso LA RECENTE POPOLARITA’ NUMERICA In Italia i primi Bouledogue Francesi arrivarono nel 1911 grazie al fattivo interessamento dell’insigne cinologo Giuseppe Solaro e del Marchese De Mari e gli allevamenti storici furono quello “di Val San Martino” di Ernesto Tron e “di Villanova” di Piero Scanziani. Negli settanta furono pochissimi i soggetti iscritti ai Registri Genealogici italiani. Questo cane è però sempre stato ben allevato in Italia e gradualmente si molto diffuso. Diamo il consueto sguardo alle iscrizioni dell’ultimo triennio: 845 soggetti nel 2011, 954 nel 2012 e 1218 nel 2013.

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IRISH SOFT COATED WHEATEN TERRIER

di Fabrizio Bonanno

E’ un cane addestrabile e in Italia il più celebre Soft Coated Wheaten Terrier è sicuramente Tobia, operativo in Protezione Civile per la ricerca di persone disperse in superficie e travolte da macerie. Come ho ricordato nella puntata dell’Osservatorio Cinofilo pubblicata sul n° 248 di questa rivista, l’Unità Cinofila Tobia/ Daniela Romanato ha salvato la vita a uno sventurato.

LE ORIGINI Non è da escludere che questo terrier sia il più antico fra le razze similari irlandesi e con esse si interseca la sua genesi comunque non individuabile con certezza. Testi risalenti a due secoli fa descrivono genericamente cani a pelo morbido che gli appassionati vorrebbero identificare con il Soft Coated Wheaten Terrier, presentato nelle esposizioni nel 1933 e ufficialmente riconosciuto dal Kennel Club Inglese nel 1937.

I CARDINI DEL TIPO ASPETTO GENERALE Un cane robusto, attivo, compatto, ben costruito, che dà l’idea della forza. Non troppo alto sugli arti, nè troppo basso. TESTA generalmente potente senza essere grossolana. Lunga e ben proporzionata al corpo. Pelo dello stesso colore del resto del corpo Cranio piatto e pulito fra gli orecchi, non troppo ampio Stop definito, Tartufo (naso) nero e ben sviluppato Muso non più` lungo del cranio, mascelle forti e poderose Denti larghi e regolari; chiusura a forbice o tenaglia. Guance non prominenti. OCCHI occhi scuri, nocciola scuro, non troppo grandi, non sporgenti, ben piazzati ORECCHI da piccoli a medi, portati sulla fronte, a livello del cranio; una sfumatura scura alla base dell’orecchio è permessa e non insolita, accompagnata in superficie da una col-

LE ATTITUDINI lo standard caratteriale lo descrive un cane di naturale dolcezza, coraggioso e amante del gioco, affettuoso e fedele, intelligente, pronto alla difesa senza essere aggressivo. Fu utilizzato sia per la caccia ai piccoli roditori che al tasso e alla lontra.

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orazione grano chiaro; questa è la sola zona dove è permesso il sottopelo. Gli orecchi a rosa o svolazzanti sono decisamente indesiderabili. COLLO moderatamente lungo e forte, ma senza giogaia. CORPO non troppo lungo. La lunghezza dal garrese alla base della coda è pressappoco uguale a quella dal terreno al garrese. Dorso forte e orizzontale con linea superiore uniformemente piana. Rene corto, potente Torace profondo, con costole ben cerchiate CODA ben inserita, non troppo spessa. Portata gaiamente ma non sopra la linea dorsale. ARTI ANTERIORI Spalle Fini, ben oblique e muscolose. Arti perfettamente in appiombo, visti da ogni angolatura. Buona ossatura e muscoli POSTERIORI ben sviluppati con muscoli potenti. Cosce forti e muscolose, ginocchi angolati, garretti ben discesi e non deviati in fuori nè in dentro. Speroni da rimuovere. PIEDI piccoli, compatti. Unghie preferibilmente nere, ma vari altri colori scuri sono permessi. ANDATURA movimento sempre diritto, visto dal davanti o dal dietro. Gomiti in dentro. Visto di lato il movimento è coordinato e leggero. MANTELLO PELO cane da un solo tipo di pelo. Pelo soffice e serico al tatto e non ruvido. Permessa la toelettatura. Cani toelettati: pelo tagliato vicino al corpo sul collo, petto e cranio, e lasciato particolar-

mente lungo sopra gli occhi e sotto la mascella. Baffi consigliati. Ricche frange sugli arti. Pelo “aggiustato” sul corpo per disegnarne il profilo, ma non scolpito. Sulla coda il pelo va tagliato corto e sempre più corto verso la punta. Cani non toelettati: i peli più lunghi non devono oltrepassare i 12,7 cm. Soffice, ondulato o con larghi ricci con la lucentezza della seta. In nessun caso il pelo deve essere cotonato come un Barbone o un Bobtail. I soggetti esposti in queste condizioni dovrebbero essere pesantemente penalizzati poiché danno un’immagine sbagliata della razza. Bisogna fare molta attenzione allo sviluppo del pelo dei cuccioli. Nascono raramente col pelo corretto della maturità e bisogna curare molto il raggiungimento di questo fine. Passano attraverso vari cambiamenti di colore e tessitura prima di avere il pelo definitivo. Ciò avviene tra i 18 mesi e i 2 anni. Cuccioli raramente nascono con il giusto colore e la giusta tessitura. Diventano rossicci, grigiastri e talvolta grano chiaro. Le maschere sono generalmente nere. Talvolta è presente una striscia nera lungo il centro del dorso o sono nere le punte dei peli. Questi segni scuri schiariscono definitivamente con la crescita. COLORE: un nitido color frumento che può andare dal color grano chiaro fino al rossiccio dorato. TAGLIA E PESO Altezza al garrese: Maschi 46 – 48 cm Femmine un po’ meno Peso Maschi 18 – 20,5 kg Femmine un po’ meno DIFETTI ELIMINATORI · Occhi gialli · Pelo scialbo spesso, lanoso o stopposo · Mantello bianco – Mantello marrone LA DIFFUSIONE IN ITALIA Negli ultimi anni non risultano soggetti iscritti ai Registri Genealogici. 15

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Incontriamo Corrado Floridia, titolare dell’allevamento Val di Noto per complimentarci dei recenti successi di Vikko. Un giovane soggetto che sta avendo successo anche in ambito internazionale, complimenti! In effetti si tratta di un bellissimo figlio del mio stallone Ch. Fantom e tra poco arriveranno i suoi primi cuccioli. Stai utilizzando i mangimi MisterMix da diverso tempo, cosa hai notato nei tuoi soggetti? Il nostro è un allevamento che investe molto nelle esposizioni per far apprezzare la sua produzione. Per noi è fondamentale che un alimentazione possa dare: - Una massa muscolare tonificata - Un manto lucido e splendente con belle focature Un buon mangime non deve creare problemi di assimilazione, inoltre è stato notato anche una maggior fertilità nelle nostre fattrici. Non posso far altro che ringraziare MisterMix per il supporto e la professionalità!

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LE DISCIPLINE SPORTIVE DEI NOSTRI AMICI A 4 ZAMPE

La Rally-O FISC: tra campionati e formazione di Marco Chiaro

Binomio impegnato nella Finale di Campionato FISC del 19 ottobre 2014

Con le gare di finale svoltesi domenica 19 ottobre al Guest Ranch di Voghera (PV) si è conclusa la stagione 2013/14 della rally-obedience FISC. Una stagione da ricordare, per la crescita del numero di tappe e di partecipanti. Partita dal tradizionale appuntamento del 1 novembre alle Nuvole Rosse di Pandino, la culla della rally-o, proseguendo per i tradizionali appuntamenti piemontesi e lombardi, ha toccato per la prima volta la Val d’Aosta e la Toscana. Nelle 25 gare disputatesi sono scesi in campo complessivamente quasi 200 binomi; ai riconosciuti e conclamati campioni della disciplina si sono affiancati molti volti nuo-

vi; e tra essi si sono cimentati binomi già praticanti di altre discipline, che con curiosità si sono approcciati alla rally-o, e non l’hanno più abbandonata, e binomi alle prime armi nella pratica di uno sport cinofilo. Questo rende la rally-o affascinante: tutti la possono praticare, e

La rally-o è una disciplina che suscita tanto interesse tra gli appassionati cinofili. La Rally-O coniuga esercizi di obbedienza con un percorso creato ad hoc dal giudice. E’ uno sport cinofilo che certamente diverte il binomio cane-conduttore, con esercizi complessi, ma meno rigorosi rispetto all’obedience tradizionale. Come tutti gli sport cinofili della FISC è aperto a tutti i cani, di razza o meticci, a partire da classi per giovanissimi, fino ad arrivare alla classe L3, massima espressione delle difficoltà addestrative. Nella Rally-O il binomio cane-uomo deve compiere un percorso, composto da minimo 15 ad un massimo di 20 stazioni, lungo il quale devono essere eseguiti esercizi indicati dai cartelli disposti lungo il tragitto. Lo spostamento tra una stazione e la successiva deve, ove non diversamente indicato, essere eseguito in “condotta” e a passo normale.

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in collaborazione con

Foto di gruppo durante la FINALE di Campionato Rally-O FISC 2013/2014 svoltasi a Voghera (PV)

divertirsi non solo allenandosi sui propri campi, ma anche affrontando una gara che, pur mantenendo la caratteristica di una manifestazione agonistica, per lo spirito che caratterizza la disciplina è sempre una gran festa. Nella giornata di domenica 19 ottobre si sono svolte le finali di ogni categoria con l’assegnazione del relativo titolo di Campione Italiano.

I binomi si sono cimentati in percorsi impegnativi e divertenti, e non sono mancate le sorprese. Sono inoltre avvenute le premiazioni della Coppa Italia 2013/14, la cui classifica si è basata sui risultati conseguiti da ogni binomio nel corso dell’intera stagione. Il sempre maggiore interesse nei confronti della rally-obedience è confermato dall’avvio di diversi cor-

INFORMAZIONI FISC Per saperne di più sulla FISC e per tutte le informazioni sul Campionato di Rally-O 2014/2015 potete consultare il sito www.sportcinofili.it o contattarci all’indirizzo e-mail info@sportcinofili.it

si istruttori e giudici. Si è appena concluso quello organizzato dalla FISC a Pancalieri presso il Centro Cinofilo 4 Zampe, mentre leggete questo articolo è in svolgimento il corso organizzato da Streetdog a Roma e dalle Nuvole Rosse a Pan-

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LE DISCIPLINE SPORTIVE DEI NOSTRI AMICI A 4 ZAMPE

LE MONTAGNE DEL MONREGALESE AFFASCINANO I

DOG TREKKER di Marco Quaranta

Grande interesse e meraviglia nelle persone che hanno partecipato al 1° Dog Trekking del Monregalese, svoltosi il 25 c.m. a Montaldo di Mondovi. I partecipanti provenienti da Lombardia, Liguria e Valle d’Aosta hanno potuto scoprire e ammirare i paesaggi offerti da questi luoghi ancora poco conosciuti della provincia di Cuneo. ll tracciato

lungo, che si sviluppava nella sua quasi totalità su sterrato, ha avuto il massimo apprezzamento al passaggio sul Monte Alpet dal quale in quella giornata cosi tersa e limpida, si poteva scorgere come promesso alla vigilia della partenza, il golfo di Genova. Notevole interesse è stato poi manifestato alla visita delle cappelle medioevali sulle “Vie del Culto” e al sito archeologico di Montaldo. Molto gradita la tipologia del percorso scelto dall’organizzazione, che garantiva in ogni tratto, l’accessibilità in caso di soccorso e la copertura della rete cellulare. La giornata è iniziata presto, con un’aria frizzantina ma piacevole grazie al sole che non si è fatto attendere. Il benvenuto alle persone

provenienti dalle regioni vicine è stato dato dalle autorità comunali nella piazza antistante la posta del paese, dov’era stata predisposta la zona di accoglienza dei partecipanti. Dopo i saluti, si sono poi intrattenuti con il Presidente dell’Associazione Italiana Dog Trekking Maurizio Pagliarini, manifestando

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in collaborazione con il loro apprezzamento per l’iniziativa promossa dall’associazione, volto a far conoscere la disciplina anche in queste zone che ben si prestano per tali attività. Il Presidente dell’Associazione, Maurizio Pagliarini ha ringraziato per l’ospitalità e la collaborazione dimostrata da tutti i comuni che sono stati interessati all’evento e ha preannunciato l’intenzione di rendere questo primo appuntamento, un appuntamento ricorrente nel periodo autunnale e primaverile. Il Dog Trekking, prosegue, è un’attività che nel mese di settembre è stata finalmente riconosciuta dopo tanto lavoro, disciplina dello CSEN (Centro Sportivo Educativo Nazionale). Mentre nel passato, questa attività era relegata solo a chi faceva sleedog, oggi invece è stata rivista totalmente diventando di fatto, uno sport praticabile da tutti e soprattutto con qualsiasi cane. Unica accortezza è che chi lo pratica, sappia quali sono i limiti fisici suoi e del proprio cane. E’ per questo motivo che l’associazione

ha definito che per ogni evento organizzato, vi siano almeno due percorsi, uno lungo e uno breve, per consentire di fatto a chiunque di provare ad avvicinarsi a questa bellissima attività. Oggi, lo CSEN CINOFILIA ha delegato l’organizzazione degli eventi in cinque regioni, Piemonte, Liguria, Valle d’Aosta, Sardegna e Friuli Venezia Giulia. Obbiettivo del 2015 sarà quello di aggiungere altre regioni. Un sentito ringraziamento, il presidente lo riserva ai mezzi di informazione che nel corso di questi mesi hanno dedicato un prezioso spazio per informare sulle mani-

festazioni di Dog Trekking e sugli eventi che venivano organizzati. Conclude Maurizio Pagliarini dicendo che per chi volesse informarsi maggiormente sull’attività è disponibile la pagina Facebook di Dog Trekking CSEN nella quale sono pubblicizzati tutti gli eventi organizzati dai referenti regionali e i contatti per approfondimenti tecnici oppure, il sito internet www.dogtrekkingitalia.it La bella giornata si è poi conclusa al Centro Sportivo Escursionistico di Montaldo davanti a un bel piatto di polenta fumane che ha riscaldato gli animi e rifocillato i partecipanti.

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L’OSSERVATORIO CINOFILO di Fabrizio Bonanno

IL BENESSERE INTERNAZIONALE E LA CREDIBILITA’ DEL SOCCORSO

La Commissione Generale della Federazione Cinologica Internazionale, aderendo alla richiesta formulata dalla Commissione Esposizioni della stessa Fci, ha emanato -con propria Circolare n° 25/2014- disposizioni in merito a: BENESSERE E SALUTE DEI CANI ALLE ESPOSIZIONI INTERNAZIONALI DELLA FCI. L’Enci ha pubblicato sul numero di ottobre 2014 della rivista “I Nostri Cani” stralcio di detta circolare dove viene precisato che <<gli espositori sono responsabili del benessere dei cani in un’esposizione internazionale Fci. E’ vietato esporre un cane ad una situazione che può essere pericolosa per il suo benessere e per la sua salute, come ad esempio lasciarlo in auto in periodi eccessivamente caldi o freddi e/o trattarlo in modo crudele. Il mancato rispetto di questa regola comporterà l’esclusione all’esposizione stessa e alle esposizioni seguenti>>. L’Enci precisa altresì che questa disposizione è entrata in vigore il 1 giugno 2014 e integra il Regolamento delle Esposizioni Canine della FCI. E’ indubbiamente positivo il fatto che i vertici della FCI siano sensibili al problema e a loro volta

sensibilizzino i responsabili delle nazioni aderenti affinché applichino la normativa e soprattutto ne sorveglino l’osservanza che, data l’importanza della cosa, deve essere assolutamente rigorosa. Di primo acchito questa delibera della FCI potrebbe apparire oziosa o magari superflua perché parrebbe logico che chi partecipa alle esposizioni tenga con ogni cura i propri cani e sia anche cinofilo per antonomasia. Ma purtroppo non sempre è così. In un passo della circolare si legge “trattarlo in modo crudele”. Gli estensori della delibera hanno centrato il problema: esistono tanti modi, anche non appariscenti, per provocare sofferenze silenti. Uno di questi viene disinvoltamente perpetrato quando si presenta il cane con il collare di catena sottilissimo posizionato sotto la gola per fargli assumere una stazione quadrupedale e un’andatura con la testa eretta nel tentativo di mascherare delle pecche somatiche e di valorizzare quello che non c’è. Auspico, una volta per tutte, che i Giudici di morfologia smettano di tollerare l’intollerabile. E non solo per rispetto del regolamento.

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L’OSSERVATORIO CINOFILO Ed entriamo ora nel vivo dell’altro argomento che titola questa puntata. La psicologia canina può apparire semplice se non ci si perita di approfondirne le molteplici sfaccettature. Non esistono alternative: o la si conosce o la si ignora. La conoscenza approfondita della psicologia canina ci consente di valorizzare le peculiarità intrinseche descritte dagli standard caratteriali di razza. I test caratteriali e le prove di lavoro costituiscono una verifica inerente che compete al Giudice di Prove di Lavoro effettuare applicando i regolamenti ma senza mai prescindere dalla corretta interpretazione degli standard caratteriali. I Regolamenti e i Protocolli non arrivano da un altro pianeta ma scaturiscono da una attenta e perspicace valutazione di quanto il cane sa e può fare per un utilizzo specifico. Quando viene meno questa approfondita osservazione si cade in errore. E’ proprio ciò che è accaduto nella stesura di un regolamento adottato dalla Cinofilia Ufficiale italiana nel tentativo di abilitare Unità Cinofile da soccorso per la ricerca di persone travolte da macerie e disperse in superficie. Sono stati erroneamente traslati concetti mutuati da altre discipline che però sono diametralmente opposte a questa specializzazione. Faccio espresso riferimento a esercizi di ubbidienza inutili per l’esperto e controproducenti per l’autonomia di ricerca che è una delle qualità fondamentali da ricercare nel cane da soccorso. All’esperto basta un colpo d’occhio per capire se intercorre una perfetta intesa nell’Unità Cinofila e non ha certo bisogno di conferme da ricercare negli esercizi di ubbidienza.

Le unità Cinofila autentiche si ammirano nelle realtà operative e non certo nelle esibizioni di ring dove il pubblico (e le Autorità) vengono fuorviate facendo credere loro che una precisione parossistica nell’esecuzione di certe dubbie spettacolarità sia indispensabile per la ricerca di sventurati. Le Unità Cinofile convenientemente addestrate in base a Protocolli internazionali possono confrontarsi proficuamente con esercitazioni idonee ma non certo a “campionati” che non rivestono nessuna utilità pratica. La Protezione Civile e il Volontariato non possono essere riduttivamente concepibili alla stregua di uno sport da praticarsi per diletto. Intendiamoci bene: chiunque è libero di divertirsi come meglio crede ma a patto che lo faccia a spese proprie e senza nulla chiedere a chicchessia. Per i motivi prima esposti, è molto diverso il percorso addestrativo che devono seguire le Unità Cinofile per essere fruttuosamente operative nella realtà quotidiana dove ormai esistono molteplici scenari che non consentono improvvisazioni di sorta.

Ogni disciplina prevede un adeguato aggiornamento e chi si ostina ad ignorarlo rimanendo sulla strada sbagliata, non solo si autoemargina ma demerita per il grave danno di immagine che arreca alla categoria. Non mi piace sentir dire dai media che “le unità cinofile servono a poco” ma duole ammettere che in troppi casi Foto tratta dal sito del Soccorso Alpino e Speleologico Umbro certe affermazioni non sono del tutto (www.sasu.it) prive di fondamento. www.winnerplus.eu

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IL TERRANOVA di Fabrizio Bonanno

Cucciolo dell’allevamento “Dei Figli di Paparott”.

LA GENESI La denominazione attribuita a questa razza canina deriva dall’omonima isola ubicata nell’Oceano Atlantico, non lontana dalla penisola di Labrador. Il clima non è dei più ospitali perché caratterizzato da persistente umidità dovuta alle copiose piogge che interessano l’isola per buona parte dell’anno. Una breve estate lascia il posto a un lungo inverno caratterizzato da rigide temperature. La pescosità del mare che circonda l’isola provocò dispute tra varie Nazioni che ne rivendicavano la sovranità. Si vuole che intorno all’anno mille i Vichinghi approdarono sull’isola provenienti dall’Islanda e dalla Groenlandia. La scoperta ufficiale di Terranova fu ascritta all’esploratore italiano Giovanni Caboto e si ha notizia che suo figlio Sebastiano nel 1498 affermò che l’isola era disabitata e priva di traccia di animali domestici.

Nel 1504 alcuni pescatori Baschi, Normanni e Bretoni si insediarono sull’isola costruendovi le prime case. Nel 1524 l’isola fu dichiarata possedimento francese ma nel 1615 gli Inglesi vi si insediarono stabilmente. Questa premessa storica serve a confermare le incertezze sulle origini che non potrebbero comunque essere autoctone. Secondo certuni, nella seconda metà del sedicesimo secolo gli Scandinavi avrebbero portato sull’isola dei grossi cani denominati “pelshund”, successivamente incrociati con il Labrador. Appare più verosimile l’introduzione da parte dei coloni anglosassoni di grossi molossoidi originari della Scozia e adibiti al traino e alla guardia. Successivi incroci con i Labrador e altri cani provenienti da ceppi similari potrebbero aver dato origine ai capostipiti della futura razza. Bisogna comunque tener presente che tante belle teorie sono in parte viziate nella sostanza, e cioè dal fatto di voler considerare le razze canine nell’ottica attuale, cioè come entità ben distinte. Un tempo esistevano cani provenienti da ceppi più o meno omogenei e comunque esclusivamente selezionati in base alla funzionalità. Dopo il 1600 l’isola di Terranova fu stabilmente abitata per lo sfruttamento delle risorse ittiche e forestali. In questo contesto era d’obbligo selezionare dei cani forti, resistenti, di mole consistente e soprattutto duttili per poter essere utilizzati vantaggiosamente sia per la guardia che per il traino e le varie operazioni di ormeggio quando magari un cane serviva per portare una cima dalla nave a terra. Il breve cenno storico dello standard ufficiale recita testualmente che <<questa razza ha le sue origini nell’Isola di Terranova;

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risale ai cani indigeni e al grande cane da orso nero, introdotto dai Vichinghi dopo il 1100. Con l’arrivo dei pescatori europei, diverse razze hanno contribuito alla sua formazione e a ridargli nuovo vigore, ma le caratteristiche essenziali sono rimaste invariate. All’inizio della colonizzazione dell’isola nel 1610, il cane di Terranova possedeva già in gran parte la propria morfologia e il comportamento naturale. Queste caratteristiche gli permisero di resistere ai rigori d’un clima estremo e all’ostilità del mare, sia quando tirava pesanti carichi sulla terra ferma, o quando serviva da cane da acqua o da salvataggio.>> IL TERRANOVA DI IERI Risale al 1732 una prima descrizione di questo cane: << il cane-orso è abitualmente un cane di grandissima taglia, dall’andatura pacata, ma molto vigile; viene da Terranova dove è adibito alla guardia della casa; possiede una voce tonante ed è capace di far ruotare una ruota ad acqua. >> Nel 1790 questo cane viene descritto anche nei dettagli morfologici: la lunghezza del soma dal naso all’attaccatura della coda è di cm 183,4; la distanza fra gli anteriori passando sopra la spalla è di cm 92; la circonferenza della testa sopra le orecchie è di cm 61; la circonferenza superiore dell’arto anteriore è di cm 24. Ma il dato più rilevante è la descrizione del piede palmato. Anche il Terranova odierno possiede una membrana interdigitale più sviluppata e più robusta rispetto a quella di altri cani. Nel 1829 il capitano Browns così si espresse: << allo stato puro, non imbastardito dalla comunione con razze inferiori, il Terranova è uno dei più eccellenti soggetti canini. La sua grandezza, la sua forza, il suo sguardo maestoso, impongono un certo timore se non paura, he subito mettiamo da parte non appena ci rendiamo conto della sagacità spiccata del suo sguardo e comprendiamo che la selvatichezza non esiste in veruna manifestazione del suo carattere. Non possiamo essere d’accordo con quegli zoologi i quawww.winnerplus.eu

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li ritengono che il cane Siberiano, quello Lappone e quello Irlandese abbiano la stessa origine del Cane di Terranova, poiché la testa è ben diversa e il suo muso, per quanto lungo, non è così appuntito come quello dei cani delle suddette razze, distinguendosi da essi per la faccia, ma anche meglio per la lunghezza del corpo. >> Mi sembra interessante riportare qualche passo saliente dello standard in vigore negli anni quaranta. L’aspetto somatico lo descriveva come un << cane grosso, forte, apparenza di orsacchiotto ma nello stesso tempo elegante, armonico. Deve essere agile, sciolto nei movimenti, resistente alla fatica, buon saltatore e miglior nuotatore. Quando cammina adagio ha una più o meno marcata ondulazione del corpo che deve però cessare quando il cane corre. Alla voce “altezza e peso” lo standard recitava: << la taglia può raggiungeinfo@winnerplus.eu

Stampa d’epoca raffigurante un Terranova (1869 circa)

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re e talvolta oltrepassare i cm 75. Il peso regolare per i maschi si aggira sui 60 65 Kg; per le femmine sui 50 - 55 Kg. A tali grandi dimensioni si è giunti attraverso selezioni praticate nel continente e specie in Inghilterra. Il Terranova primitivo era un poco più ridotto (altezza cm 70 e meno, peso kg 50 e meno. I colori ammessi erano il nero e il marrone, mentre il “Terranova tipo Landseer” era di colore bianco e nero e più precisamente << ... il fondo deve essere bianco candido con pezzature nere e maschera simmetrica, eccezionalmente macchie brune.>> LO STANDARD CARATTERIALE Recita che <<l’espressione del Terranova riflette bontà e dolcezza. Dignitoso, gioioso e intraprendente, è conosciuto per la sua docilità e la sua calma imperturbabile>>. L’utilizzazione lo descrive come cane da traino per carichi pesanti, cane da acqua. Come ogni cane da soccorso terrestre o acquatico, anche il Terranova deve essere molto docile e in nessun caso mordace. L’equilibrio di carattere comprende in questo caso anche un’indole dolce e affettuosa, paziente ma non disgiunta da una certa tenacia e da una logica determinazione. Giovane soggetto di 12 mesi

IL TERRANOVA DI OGGI Non si può apprezzare una razza canina se non si entra nello spirito genotipico che l’ha forgiata. E del Cane di Terranova ci si innamora vedendolo all’opera ma a patto di comprendere appieno l’essenza del suo modo di agire sfrondandolo da quella spettacolarità che oggi è diventata talmente invasiva da apparire mortificante. Sia per chi la attua che per il cane costretto a subirla. E non mi riferisco solo alla cosmesi manipola-

trice sul mantello prima del giudizio in esposizione, ma anche a certe altrettanto opinabili forzature di stampo cinematografico che sicuramente non rispecchiano le reali condizioni operative. Certe cose andrebbero riviste -anzi proprio evitate- per non stravolgere i primari obiettivi cinotecnici. Consideriamo le esposizioni che sono una delle tante verifiche zootecniche e in quella sede si valutano tutte le caratteristiche del fenotipo descritte dallo standard. Il mantello può essere definito idrorepellente, nel senso che se è di corretta tessitura non consente all’acqua di venire a contatto con la pelle. Quando il Terranova esce dall’acqua, essa scivola rapidamente via dal pelo. A questa voce lo standard stabilisce che << la toelettatura non è da incoraggiare>>. E’ logico contornare i piedi e anche tagliare un ciuffo di peli fuori posto, ma perché gonfiare il pelo fonandolo prima del giudizio ? Per non parlare della discutibile presentazione che sconfina disinvoltamente nel maltrattamento se il collare di catena sottilissimo viene posizionato sotto la gola per costringere il cane a camminare con la testa elevata per fargli acquisire una distinzione che evidentemente non possiede di suo. Il cane assume quella postura per limitare il dolore o quantomeno il persistente fastidio. Spesso il presentatore piazza il cane posizionandosi davanti a lui per valorizzarlo meglio. Il cane rimane fermo in attesa del rinforzo positivo (bocconcino) ma nella maggior parte dei casi tiene la testa inclinata verso l’alto per guardare il presentatore assumendo una posizione falsata che non si capisce cosa valorizzi. E veniamo alle qualità genotipiche che la selezione del Terranova indirizza nel soccorso in acqua. Esiste un apposito Regolamento approvato dall’Enci per abilitare Unità Cinofile da impiegare per il salvataggio e il soccorso in acqua. Sul contenuto del Regolamento in questione ho qualche perplessità che non esprimo in questa sede per ragioni di spazio. Ma si tratta di questioni tecniche che non

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pongono in discussione tutta l’essenza dello spirito con cui il testo è stato redatto con il giusto obiettivo di verificare se le peculiarità genotipiche del cane siano sempre presenti. Il soccorso non è uno sport e men che meno uno spettacolo. Ecco perché non posso condividere la spettacolarizzazione fine a se stessa di certe esibizioni dove cane e conduttore si lanciano in acqua da un elicottero per “salvare” il figurante. Qui siamo in una fantasia operativa agli antipodi della realtà operativa. L’unica che dobbiamo considerare. Se si vuol giocare per divertirsi (e magari per ottenere un finanziamento) lo si dica apertamente. Se non altro per il rispetto dovuto a chi annega sul serio. I CARDINI DEL TIPO Oggi il Terranova è allevato e apprezzato ovunque ma è di origine canadese come specificato nello standard ufficiale che inserisce la razza nel Gruppo Secondo nella sezione “cani di tipo Pinscher e Schnauzer, Molossoidi, Cani da Montagna e Bovari Svizzeri” Sezione 2, senza prova di lavoro. Lo standard è colpevolmente lacunoso e ne riporto le voci salienti. PROPORZIONI IMPORTANTI La lunghezza del corpo, dalla punta della spalla alla punta della natica, è superiore alla distanza dal garrese al suolo (altezza al garrese). Il corpo è compatto. La femmina può essere leggermente più lunga e meno massiccia del maschio. L’altezza del torace, dal garrese alla parte inferiore della cassa toracica, è leggermente superiore alla distanza fra la parte inferiore della cassa toracica e il suolo. TESTA massiccia. La testa della femmina ha la stessa conformazione generale di quella del maschio, ma è meno massiccia. Cranio largo, leggermente bombato alla sommità: l’osso occipitale è molto sviluppato. Lo Stop (depressione fronto-nasale) è ben visibile ma mai molto marcato. REGIONE DEL MUSO Tartufo grande, ben pigmentato, dalle narici ben sviluppate. Di color nero nei cani neri e nei cani bianchi e neri. www.winnerplus.eu

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Di colore marrone nei cani marroni. Esemplare binaco e nero in esposizione Muso decisamente quadrato, alto e moderatamente corto, ricoperto d’un pelo corto e fine, senza rughe. La commessura labiale è evidente, ma non eccessivamente pronunciata. Labbra labbra superiori morbide. Mascelle chiusura a forbice o a tenaglia. OCCHI relativamente piccoli, ben infossati nelle orbite. Sono ben distanziati e non lasciano vedere la congiuntiva. Sono di colore marrone scuro nei neri e nei bianco e neri. Nei cani marroni si ammettono tonalità più chiare. Le ORECCHIE sono relativamente piccole, triangolari, dalle estremità arrotondate. Sono attaccate ben indietro, sui lati della testa alla quale sono aderenti. Se si tira in avanti l’orecchio del cane adulto, l’orecchio arriva alla commessura interna dell’occhio situata dalla stessa parte. COLLO forte, muscoloso, ben inserito nelle spalle, di lunghezza sufficiente per permettere un portamento dignitoso della testa. Il collo non deve presentare un’eccessiva giogaia. CORPO: lo scheletro è massiccio in tutte le sue parti. Visto di profilo, il tronco è alto e vigoroso. Linea superiore diritta; il dorso è fermo dal garrese alla groppa. Dorso largo. Rene forte e ben muscoloso. Groppa larga, obliqua, in modo da formare un angolo di 30° circa. info@winnerplus.eu

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Il sottopelo è soffice e fitto, più fitto in inverno che in estate, ma sempre presente in una certa misura sulla groppa e il petto. Sulla testa, il muso e gli orecchi, il pelo è corto e fine. Gli arti anteriori e posteriori hanno frange. La coda è completamente ricoperta di un pelo lungo e fitto ma senza formare bandiera (senza frange pendenti). La toelettatura non è da incoraggiare.

Nonostante la mole ci regalano teneri sguardi affettusi.

Torace largo e ben disceso. Costole ben cerchiate e ben sviluppate. Linea inferiore quasi orizzontale. L’addome non è mai retratto. La CODA fa da timone quando il Terranova nuota. Di conseguenza, la coda è forte e larga alla base. In stazione, la coda pende formando, eventualmente, una leggera curva all’estremità. Arriva al garretto o lo sorpassa leggermente. Quando il cane è in azione o eccitato, è portata diritta con una leggera curva verso l’alto. Non è mai arrotolata sul dorso o ricurva in avanti fra le gambe. MOVIMENTO: il Terranova muove con un buon allungo degli arti anteriori e una forte spinta dai posteriori, dando l’impressione di potenza senza sforzo. Un leggero rollio del dorso è naturale. A mano a mano che la velocità aumenta, il cane ha la tendenza ad avvicinare gli arti ad un piano mediano (“pista unica”), mentre la linea superiore si mantiene orizzontale. MANTELLO PELO doppio, impermeabile. Il pelo di copertura è di media lunghezza e diritto, senza riccioli. È ammessa una leggera ondulazione.

COLORE : nero, bianco e nero, marrone · Nero: il colore tradizionale è il nero. Il colore deve essere il più possibile uniforme, ma si ammette una leggera sfumatura bronzo. Macchie bianche sul petto, le dita e/o all’estremità della coda sono ammesse. · Bianco e nero: questa varietà ha un’importanza storica per la razza. Da ricercare le macchie seguenti: testa nera con, preferibilmente, una lista bianca che si estende sul muso, una gualdrappa nera con macchie ugualmente ripartite e una groppa nera e la parte superiore della coda di colore nero. Le altre regioni devono essere bianche e possono portare un minimo di moschettatura. · Marrone: questo colore va dal cioccolato al bronzo. Le macchie bianche sul petto, le dita e/o all’estremità della coda sono ammesse. I soggetti marroni e i soggetti bianchi e neri saranno presentati nella stessa classe dei neri. TAGLIA L’altezza al garrese media è: 71 cm (28 inches) per i maschi adulti, 66 cm (26 inches) per le femmine adulte Il peso medio per i maschi è di circa 68 kg e 54 per le femmine. Si ricerca la grande taglia, ma non a scapito dell’armonia delle forme, della qualità generale, e della potenza della costruzione, né del corretto movimento. LA RECENTE POPOLARITA’ NUMERICA In Italia il Terranova è sempre stato allevato in ogni epoca e oggetto di interesse da parte del pubblico. Il consueto sguardo alle iscrizioni registrate ai Libri Genealogici nell’ultimo triennio: 623 soggetti nel 2011, 511 nel 2012 e 596 nel 2013.

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E SE MI AMMALO? a cura della Dott.ssa Valentina Maggio* * Dott.ssa Valentina Maggio Educatrice Cinofila Consulente nutrizionista Consulente comportamentale

La blastomicosi La blastomicosi è una patologia micotica provocata da un fungo, il Blastomyces dermatitidis. Si tratta di un fungo dimorfico che cresce come muffa a temperatura ambiente e nel suo ambiente naturale, nel terreno arricchito di escrementi animali, umido, in decomposizione e nel materiale organico acido. In natura si trova nelle aree boschive in prossimità di corsi d’acqua o nelle aree urbanizzate sotto porticati e tettoie. Fungo alquanto raro che ha la sua maggiore diffusione negli stati centrali dell’USA, in Africa, in India, in Israele e in Arabia saudita. Può infettare sia i cani che gli essere umani. I conidi del B. dermatitidis una volta inalati nei polmoni, a 37°C si trasformano in grossi lieviti invasivi, generalmente da 8 a 15 mm di che formano gemme a pianta larga. Questo fungo provoca una micosi granulomatosa che colpisce prevalentemente polmoni e cute. La blastomicosi polmonare può avere un decorso sia acuto che cronico anche se la forma acuta è alquanto rara. I sintomi sono solitamente febbre improvvisa, tosse e difficoltà di respirazione, perdita di appetito e di peso ed un infiltrato polmonare facilmente evidenziabile con RX torace. La fase acuta si risolve spontaneamente in un periodo compreso tra 1 e 3 settimane. Spesso, quanto i sintomi sono lievi, la diagnosi viene fatta tardivamente, quando ormai il fungo è arrivato a colonizzare altri organi come le ossa o la prostata. La micosi sulla pelle si manifesta inizialmente con papule eritematose localizzate per poi diffondersi e trasformarsi in piaghe ulcerose.

La campagna informativa americana sulla blastomicosi rivolta ai proprietari cinofili. Per diagnosticare la blastomicosi si valuta la storia clinica del cane, insieme ad una biopsia o un semplice esame microscopiro del dell’escreato non colorato per evidenziare le caratteristiche forme a gemma del fungo. Inoltre si procede con un RX toracico per evidenziare eventuali danni a cuore e polmoni. Per la cura di questa patologia fungina, si usano in genere farmaci antifungini abbinati ad altre terapie di supporto. Solitamente, in primis, si interviene somministrando un antimicotico, il chetoconazolo, ed in seconda battuta, se il trattamento con l’antimicotico è risultato insufficiente, si utilizza l’anfotericina B, un antibiotico ad azione antimicotica. È una patologia che se non viene curata, può portare alla morte dell’animale. Non esiste un vaccino per la prevenzione e questi medicinali possono avere seri effetti collaterali a livello epatico e renale per cui è sempre opportuno rivolgersi al veterinario che provvederà a monitorare costantemente le condizioni del cane.

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ALIMENTAZIONE a cura della Dott.ssa Valentina Maggio* * Dott.ssa Valentina Maggio Educatrice Cinofila Consulente nutrizionista Consulente comportamentale

Quanti pasti giornalieri? Il dubbio che spesso assale i proprietari riguarda la corretta alimentazione del proprio cane e più precisamente la qualità, la quantità di alimento da somministrare e il numero di pasti giornalieri. Si tratta di un argomento piuttosto dibattuto e qui andremo a sfatare il mito che il cane debba consumare un solo pasto giornaliero. Per capire meglio le differenze tra il nostro apparato digestivo e quello dei canidi potremmo prendere in considerazione il cane selvatico adulto, costatando come spesso si nutra una volta ogni 3-4 giorni. Questo è possibile perché il suo stomaco ha la capacità di dilatarsi in modo da contenere grandi quantità di cibo, permettendogli di consumare un pasto molto abbondante e digiunare poi nei 3 giorni successivi. Questo modo di cibarsi tuttavia non permetterebbe al nostro pet di sopravvivere a lungo e quindi una corretta alimentazione ed una distribuzione ottimale del pasto durante l’arco della giornata sono essenziali per mantenerlo in buona salute. Questo poi è particolarmente vero durante i primi mesi della sua vita perché si stanno gettando le basi di quello che sarà il suo sviluppo fisico futuro. Il cucciolo, dalla nascita fino allo svezzamento, riceve come alimento solamente il latte materno. Dopo circa 40-50 giorni inizia la fase di svezzamento, dove si passa dall’alimento liquido (il latte) ad un’alimentazione più solida. Si tratta di una fase piuttosto delicata perché in questo periodo l’animale ha un notevole incremento di peso. La razione di un cucciolo rispetto a quella di un cane adulto deve essere più energetica, più ricca in proteine, vitamine e minerali e più frequente, circa quattro volte al giorno, dato che i tempi di digestione sono diversi rispetto ad un cane adulto.

Dopo la fase iniziale di crescita rapida si può iniziare gradualmente a ridurre il numero di pasti fino ad arrivare, a 7-8 mesi di età circa, ai due pasti al giorno del cane adulto. Una razione eccessiva nel cucciolo è sconsigliata perché potrebbe predisporlo all’obesità. Un cucciolo che mangia troppo va a moltiplicare le proprie cellule adipose e quanto più alto è il numero di tali cellule, maggiore sarà il rischio di obesità. Nei cuccioli di taglia grande, inoltre, l’ipernutrizione avrà come conseguenza un’accelerazione della crescita associata al sovrappeso e a tutta una serie di problemi conseguenti legata a probabili deformazioni ossee dovute all’eccesso di peso. L’apparato gastroenterico del cane è costituito da uno stomaco voluminoso ed un intestino piuttosto corto. Giunto nello stomaco, il cibo va incontro ad un lungo processo di digestione (circa otto ore) prima di passare nell’intestino, dove vengono assimilate le sostanze nutritive. Per questo motivo nel cane adulto è consigliabile un intervallo di almeno 10 ore tra un pasto e l’altro. Inoltre la divisione del pasto in due razioni (la mattina e la sera), oltre a migliorare la digestione e l’assimilazione dei nutrienti, riduce il rischio di torsione dello stomaco che si manifeste soprattutto nei cani di taglia grande con torace profondo. Un eccezione a questa regola può essere la cagna negli ultimi dieci giorni di gestazione e con un numero elevato di feti. In queste condizioni potrebbe avere un addome così gonfio da non riuscire a consumare in soli due pasti tutto l’alimento di cui ha bisogno quotidianamente. In tali circostanze è meglio aumentare la frequenza dei pasti oppure alimentarla ad libitum.

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LA CUCINA DI FIDO Ricette facili e veloci per chi ha un cane ghiotto e per chi farebbe qualsiasi cosa per i suoi amici con la coda a cura di Marco Bergamaschi Capita a tutti prima o poi di pensare che forse Fido si sia stancato di mangiare la solita “minestra” o più semplicemente di aver voglia di integrare la dieta degli amici pelosi con qualcosa di speciale o ancora di concedere loro un piccolo premio. Ma l’idea di mettersi ai fornelli, ci fa presto desistere per il timore della laboriosità e del tempo che tutto ciò potrebbe richiedere. Ecco allora qualche trucco per preparare ricette veloci e semplici che non hanno certo la pretesa di sostituire la dieta quotidiana, ma che hanno il pregio di farvi sentire degli chef consumati e soprattutto faranno la gioia dei vostri compagni con la coda.

Insalata canina Ingredienti 1 scatoletta di tonno all’olio di oliva 50 g di riso 1 mela 1 vasetto di fagiolini 2 carote 1 filo di olio di oliva Preparazione Fate cuocere il riso a lungo, fino a che non sarà ben cotto. A cottura ultimata, mettete il riso e il tonno in una recipiente e mescolate per circa 1 minuto Nel frattempo che i riso si raffreddi, in una terrina grattugiate le carote, pelate e tagliate la mela a tocchetti e amalgamate il tutto con i fagiolini Unite quindi il tonno e il riso e continuate mescolare bene Chiamate Fido, se non fosse ancora arrivato, perché sarà ben felice di gustare questo delizioso manicaretto Curiosità I miei cani hanno la passione per tutto quello che mangia il sottoscritto e così, considerato che sono un consumatore vorace di riso, verdura e frutta, loro hanno pensato bene di emularmi, manifestando un interesse imbarazzante per i suddetti cibi. La ricetta in questione nasce un po’ per caso e un po’ come gesto di grande affetto nei loro confronti e ogni volta che la preparo, vengo ringraziato da energici movimenti della coda e solenni leccate, che non mi lasciano scampo. Per quanto riguarda la mela, i miei amici con la

coda hanno una predilezione per il tipo Pink Lady, mela dalla buccia color rosa, la polpa croccante e succulenta e un gusto che al tempo stesso è dolce, intenso e aromatico. Mi hanno fatto capire in mille modi che non gradiscono invece il genere Green Smith, la mela dalla buccia verde e dal sapore leggermente acidulo; ma non mi sono stupito più di tanto, perché non piace neanche a me. Per quanto riguarda la scelta della pera, io consumo principalmente la varietà Abate e i miei cani non possono fare altrimenti; ma sono sicuro che tutte le altre varietà andrebbero benissimo, non solo perché gustose e buone, ma anche perché apportatrici di vitamine, sali minerali e fibre. Per quanto concerne i fagiolini, io utilizzo quelli in scatola, già lessati e pronti all’uso; l’unica accortezza da osservare è quella di sciacquarli bene per eliminare qualsiasi traccia residua di sale. Infine il tonno: in commercio ci sono un’infinita varietà di marche e non sempre è facile capir quale scegliere, anche perché le etichette sono povere di informazioni. Non è il caso di fare nomi, ma solo nel cinquanta per cento circa dei casi sappiamo di che tonno si tratti e spesso nelle scatolette che compriamo sono mischiati fra di loro tonno ed altri genere di pesci. È vero che la dieta dei miei cani segue ritmi precisi e che queste ricette sono dei piccoli regali, ma non per questo devo abbassare la guardia su cosa potrebbe essere potenzialmente non sano per loro e ovviamente per me. Quindi fate un giro in internet e troverete molte informazioni interessanti a riguardo. Infine devo essere sincero con chi proverà a cimentarsi nella preparazione dell’insalata canina: una volta che Fido l’avrà assaggiata, non potrà più farne a meno. È successo agli amici e ai conoscenti a cui ho passato la ricetta e lo stesso accadrà a voi; io vi ho avvisato. Salutatemi i vostri cani.

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DEDICATO AL CANE Il cane nella letteratura - a cura di Cristiano Brandone * Cristiano Brandone Corrispondente dal Piemonte per il Grupp Edagricole -Il Sole 24Ore. Ricercatore di storia, folklore, usi e costumi di Langa e Monferrato. Suoi lavori sono ospitati in libri e riviste di cultura.

PABLO NERUDA

Parlando del miglior amico dell’uomo, ci sembra doveroso rivolgerci ad uno dei poeti tra i più importanti del novecento Pablo Neruda . La sua opera di maggior rilievo è il Canto General del 1950, vasto poema rivolto all’esaltazione,tra l’altro, insieme epica e lirica, della natura. Un poeta Neruda(premio Nobel per la letteratura nel 1972), che ha sempre avuto un occhio di riguardo all’uomo e ai suoi amici fedeli tanto che diverse sue poesie sono dedicate al suo cane e al suo gatto.

LODE AL CANE Andiamo uomo e cane uniti dal mattino verde, dall’incitante solitudine vuota nella quale solo noi esistiamo, questa unità fra cane con rugiada e il poeta del bosco, perché non esiste l’uccello nascosto, né il fiore segreto, ma solo trilli e profumi per i due compagni: un mondo inumidito dalle distillazioni della notte, una galleria verde e poi un gran prato, una raffica di vento aranciato, il sussurro delle radici, la vita che procede, e l’antica amicizia, la felicità d’essere cane e d’essere uomo trasformata in un solo animale che cammina muovendo sei zampe e una coda con rugiada.

Versi che commuovono, che fissano per sempre il rapporto ancestrale tra l’uomo e il cane, entrambi immersi nel verde della natura, un’immagine che ci porta lontano alle stagioni ataviche dell’uomo, ma ancora reali quando,anche nei nostri tempi così travagliati, un uomo e un cane ancora s’incontrano.

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LETTO PER VOI recensione dei migliori libri a cura di Marco Bergamaschi

L’occhio del lupo Sarò sincero, avevo voglia di recensire un libro bello ed originale, ma i romanzi che ultimamente occupano gli scaffali delle librerie, mi hanno lasciato con l’amaro in bocca. Allora ho optato per un “classico”, non solo nella speranza che prossimamente potrò parlarvi di un’opera originale, ma perché sono ancora molte le persone che non conoscono L’occhio del Lupo, uno dei lavori più interessanti di Daniel Pennac. L’occhio del lupo narra le vicende di Lupo Azzurro, un lupo proveniente dalla fredda Alaska e ora rinchiuso in uno zoo e di un ragazzo di nome Africa, dal passato rocambolesco e a tratti doloroso. E’ un incontro di due anime, una dentro e l’altra fuori dalla gabbia, unite entrambe da una serie di esperienze dolorose, che in qualche modo li hanno segnati. Lupo Azzurro guarda il mondo con un occhio solo, perché l’altro è stato inesorabilmente compromesso il giorno della sua cattura; Africa invece, è all’apparenza sereno e senza ferite, ma il suo cuore custodisce i ricordi di un abbandono straziante da parte della sua famiglia, di peregrinazioni nelle terre desertiche in compagnia di un mercante senza scrupoli e del cammello Pignatta, il suo primo vero amico. Giorno dopo giorno tra i due si instaura una comunicazione particolare e, fissandosi negli occhi, ciascuno dei due protagonisti si ritrova immerso nel passato dell’altro. Africa ripercorre così la vita di Lupo Azzurro, le corse e la caccia con i fratellini e la bellissima sorellina Paillette, fino al drammatico giorno della cattura per opera di un gruppo di bracconieri. E il lupo rivive il peregrinare del ragazzo attraverso i mille volti dell’Africa Gialla, dell’Africa Grigia e dell’Africa Verde, scopre le sue doti di cantastorie, il suo straordinario rapporto di complicità con gli animali, fino al suo arrivo in quello che lui e i genitori adottivi chiamano “L’Altro Mondo”, il cosiddetto mondo civilizzato. La loro relazione si fa così autentica da indurre Lupo Azzurro a riaprire l’occhio chiuso, svelando il suo primo segreto: con il tempo il suo occhio era guarito, ma aveva deciso di continuare a guardare il mondo con un solo occhio perché, non valeva la pena osservare con entrambi gli occhi lo spettacolo offerto dai visitatori dello zoo. Le storie evocate da Africa hanno invece avuto il potere di indurre Lupo Azzurro ad aprire l’occhio,

offrendogli uno spettacolo degno di essere osservato con entrambi gli occhi e invitandolo ad avere fiducia nei confronti della vita. E lentamente, come in un meraviglioso, caleidoscopio, ogni ferita inizia a ricomporsi grazie al benefico contatto di uno sguardo. L’occhio del Lupo è una storia tenera e delicata, che svela la potenza dell’empatia e il suo segreto: è possibile stabilire un rapporto con gli altri solo se si cerca di capire il loro stato d’animo e ci si mette nei loro panni, perché solo così si regala la voglia di vedere e di sentire, a quelle creature che l’anno persa tanto tempo prima. Ma è anche un romanzo che parla di amicizia, che ricorda la purezza d’animo degli animali e la loro lealtà contrapposte alla freddezza dell’animo umano, che calcola ogni cosa e non conosce il significato di rispetto per la propria vita e per quella degli altri. L’occhio del Lupo è un libro che commuove, che diverte e che è in grado di far provare al lettore una girandola di piacevoli sensazioni e che è stato scritto per i ragazzi, ma dovrebbe essere letto prima dagli adulti, perché è foriero di preziosi insegnamenti. Quando qualche anno fa, durante un’intervista, è stato chiesto a Daniel Pennac quale tra i suoi libri preferisse, rispose senza esitare: “sicuramente L’Occhio del lupo, un libro per ragazzi e i loro genitori, che racconta l’emozionante incontro di due anime ferite, un ragazzino coraggioso di nome Africa e un vecchio lupo guercio”. Personalmente non potrei essere più d’accordo.

Titolo: L’occhio del lupo Autore: Daniel Pennac Editore: Salani Edizioni Pagine:109 Data pubblicazione: 1993

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MONDO CANE a cura di Mauro De Cillis*

Aneddoti, curiosità e storie sul mondo cinofilo

* Mauro De Cillis Esperto Giudice e allevatore della razza pastore tedesco Autore di molte pubblicazioni cinofile

DELLA “PETTORINA” ED ALTRI INFERNALI MARCHINGEGNI In principio era un semplice pezzo di corda. Poi vennero collare e guinzaglio. Infine la fantasia cinofila si sbizzarrì escogitando ogni sorta di infernali marchingegni per collegare il cane all’uomo. C’è il collare “a strangolo”, il collare “a punte”, il collare ad “alzacollo” con due spuntoni sottogola che obbligano il cane ad incedere altero nel ring col collo eretto e infine, direttamente da Sing Sing, il magico collare “elettrico”. Passando ai guinzagli abbiamo quello “a catena”, quello di cuoio, quello di fibra elastica, quello cortissimo che sembra la maniglia del tram e quello “ pesca d’altura”, attualmente molto in voga nei parchi pubblici. Quest’ultimo, a prima vista, parrebbe una vera e propria genialata. Il meccanismo è lo stesso della canna da pesca “a mulinello”. Una scatola di plastica contenente un rocchetto a molla sul quale si avvolge un lungo filo di ferro flessibile ma resistente. Premendo l’apposito pulsante il filo si srotola consentendo al cane un certo campo di azione, quando vuole allontanarsi per perlustrare il terreno, fare pipì, annusare un suo simile e, nel malaugurato caso che anche quest’ultimo sia dotato di egual tipo di guinzaglio, formare un groviglio inestricabile, per aver ragione del quale ci vorrebbe la fiamma ossidrica. Ultimamente, sull’onda della nuova scuola di pensiero del cosiddetto addestramento gentile (“prego, signor cane, non avrebbe la cortesia di eseguire questo semplice esercizio gratificante per sè e per il suo compagno umano”?), è entrata in auge la “pettorina”, una imbracatura che trasforma il cane in una sorta di salsiccia (hot dog). D’altra parte, quale cinofilo moderno ed aperto di idee avrebbe il coraggio di portarsi a spasso il suo migliore amico legato per il collo? Roba da barbari incivili! Molto più “dog correct” una bella pettorina. Di pettorine ne esistono di vari tipi, tutte più o meno complicate. Imbragato in questo nuovo

strumento di tortura, pieno di fibbie e borchie sado maso, la vittima incede goffamente, a zampe divaricate, per ridurre in qualche modo il fastidio delle strisce di cuoio che gli passano sotto le ascelle. Ammesso che si riesca ad infilargliela. Il che non è semplice come sembra. La maggior parte dei proprietari di cani gode di scarsa manualità. Già infilargli il collare risulta un’impresa, tanto che alcuni, una volta messoglielo, non glie lo tolgono più finchè, con l’andar del tempo, questo finisce per venir inglobato nella pelle del collo un po’ come succede agli alberi con la rete metallica. Figuriamoci con la pettorina, operazione molto ma molto più complicata e che, detto per inciso, al cane non garba affatto. Tempo fa mi è capitato di assistere alla consegna di un cagnolino in una pensione. Felice ed elettrizzato, il cane si è fiondato sui padroni, facendo loro un sacco di feste ma questi, del tutto insensibili a tanto entusiasmo, hanno preteso di mettergli la pettorina. Una parola! Avete mai provato ad infilare la pettorina a un cane in preda all’euforia più scatenata? Saltellava, si contorceva, si divincolava, si rotolava sulla schiena agitando freneticamente le corte zampette. Ben presto i proprietari furono sull’orlo di una crisi di nervi. Al loro soccorso intervennero i due inservienti della pensione ma anche così, in quattro contro uno, la situazione non accennava a risolversi. Più provavano a bloccarla e più la vittima faceva resistenza, gareggiando con loro in astuzia e tempismo. Infine, dopo un buon dieci minuti di lotta, il poveretto, esaurita la sua riserva di adrenalina, si arrese e si lasciò trascinare verso l’auto, rigido come un cane di pezza. E lo chiamano addestramento gentile!

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LE AZIENDE INFORMANO

Golosi: the new Food Generation!

Golosi Food Generation, è sinonimo di nutrizione quotidiana del cane grazie a una gamma completa di alimenti studiati per le specifiche esigenze di ciascuno, in grado di apportare tutti i nutrienti fondamentali per la salute e il benessere. Tutte le formulazioni includono carne o pesce come ingrediente principale, per rispettare la natura dell’animale senza l’inclusione di conservanti e coloranti aggiunti, per una massima naturalità. Tutti gli alimenti della linea sono arricchiti dall’apporto di preziosi nutrienti in grado di svolgere un’azione antiossidante nell’organismo:

estratto di semi d’uva, fonte di proantocianidine, estratto di oliva, fonte di oleuropeina, utile anche per la salute dell’apparato cardiovascolare, cozza verde, fonte di glicosaminoglicani, dalle qualità antinfiammatorie, aiuta a rigenerare il tessuto connettivo. Vengono proposte tre soluzioni nutrizionali per il cucciolo, in base alla taglia, Baby mini, Baby medium, Baby maxi, tre alimenti specifici per il mantenimento del cane adulto in base alla taglia, Small Croc, Easy Croc e Big Croc. Per il mantenimento del cane di tutte la taglie vengono proposti Complet, Country, Lamb & Rice, Fish mentre al cane sportivo è dedicato Energy.

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TATAMI DOG IL TATAMI DOG E’ UN LETTINO PER CANI IN LEGNO DI FAGGIO MASSELLO ANTISCHEGGIATURA, CON TRATTAMENTO IMPERMEABILIZZANTE, GIACIGLIO IN ECOPELLE NAUTICA, COMPLETAMENTE LAVABILE GIORNALMENTE CON ACQUA E DETERGENTI IGIENIZZANTI. GRAZIE ALLA SUA STRUTTURA ED IMBOTTITURA SPECIALI, GARANTISCE IL GIUSTO SOSTEGNO SENZA FORMARE INSACCAMENTI CHE DEFORMANO LA POSTURA IDEALE PER IL RIPOSO DEL CANE. COSTRUITO CON MATERIALI DI ALTA QUALITA’, GRAZIE AL SUO DESIGN MODERNO ED ELEGANTE, SI ABBINA BENISSIMO A TUTTI GLI ARREDAMENTI D’INTERNO E PUO’ ESSERE UTILIZZATO VOLENTIERI SOTTO PORTICATI E VERANDE. ADATTABILE AD OGNI SUPERFICIE DI PAVIMENTO, RIMANE BEN SALDO NELLA POSIZIONE STABILITA, LA SUA DIMENSIONE, STUDIATA PER RENDERLO POCO INGOMBRANTE MA EFFICACE COME MISURA DI SUPERFICIE D’ APPOGGIO DEL CANE, PERMETTE DI UTILIZZARLO IN VARI PUNTI DELL’ABITAZIONE PER CANI DI TAGLIA MEDIO/GRANDE (PASTORE TEDESCO E SIMILI) O PER CANI DI PICCOLA TAGLIA ANCHE IN COPPIA. IL TATAMI DOG NASCE DALLO STUDIO DELLE ESIGENZE DEI CANI E DEI LORO PROPRIETARI, EFFETTUATO NEL CORSO DEGLI ANNI DA PROFESSIONISTI DEL SETTORE CINOFILO ATTENTI AL RISPETTO DEL BENESSERE ANIMALE E VIENE REALIZZATO ESCLUSIVAMENTE DA AZIENDE ARTIGIANE DEL TERRITORIO ITALIANO.

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TOELETTATURA E BENESSERE la nuova dimensione dell’estetica canina a cura di Monica Patitucci*

Il Setter Inglese Il Setter Inglese è una delle razze più utilizzata nella venatoria, ciò che lo rende speciale in questa pratica sono le sue qualità di cane lavoratore instancabile, dotato altresì di una particolare sensibilità olfattiva e percettiva. La raffinata bellezza di cui è dotato, abbinata ad un carattere dolce e socievole, rende il Setter un cane adatto anche ad una vita familiare. Il suo mantello se adeguatamente toelettato, lascia intravvedere una costruzione ossea muscolare degna di un grande atleta, osservandolo attentamente nel movimento ad un passo veloce o in un lanciato galoppo, non sarà difficile provare una profonda emozione. Il mantello, indipendentemente dai suoi colori, si

* Monica Patitucci Toelettatrice professionista Formatore professionale in materia di toelettatura

adagia sul corpo rivestendolo senza appesantirlo, nelle estremità inferiore del corpo e sugli arti la frangiatura adorna il Setter rendendolo carico di eleganza e leggerezza. Per ottenere le sensazionali qualità estetiche del manto si dovrà effettuare una lavorazione del pelo periodica. Con le tecniche di stripping potremo alleggerire il collo e discendendo sul corpo fino alla groppa, asporteremo quindi i peli in eccesso che appesantiscono la linea superiore del tronco e rendono grossolana. La lavorazione andrà estesa anche all’asse superiore della coda, dalla radice fino all’apice incentivando l’appariscenza della frangia.

disegni di Monica Patitucci

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TOELETTATURA E BENESSERE La setosità del mantello del Setter è il grande punto di forza dell’eleganza e della distinzione delle sue forme, la colorazione del mantello evidenzia i riflessi delle tonalità che spaziano dal blu belton al lemon belton o liver belton o in un tricolore sempre di spettacolare bellezza. Le moschettature del mantello, se ben preparato saranno di grande effetto. Per far vedere meglio la lunghezza del collo taglieremo il pelo cresciuto in eccesso lungo il margine inferiore dello stesso, fino ad arrivare allo sterno, la capacità dell’operatore sarà quella di evitare di creare stacchi netti nell’inserimento graduale del pelo disposto sui laterali del collo. Le orecchie richiedono una lavorazione tale da mettere in vista l’attaccatura delle stesse, quindi l’asportazione del pelo dovrà partire nella parte superiore, mentre da metà orecchio in poi la frangiatura ne adornerà l’apice. La lavorazione dell’orecchio evidenzierà altresì il cranio del soggetto, che in senso sagittale risulterà essere di forma ovale. Il Setter è un cane veloce dall’andamento sciolto e veloce, in corsa è quindi dotato di piedi ovali adatti a fare una giusta presa sul terreno ma che al contempo non appesantiscano il corretto movimento. Per rendere meglio onore alla fattezza dei piedi, asportare con una forbice dentata il pelo che cresce negli spazi interdigitali si potranno così vedere meglio le proporzioni e la giusta dimensione. Il bagno andrà fatto con una cadenza bimestrale si otterrà un manto brillante e adeguatamente nutrito soprattutto se si utilizzerà un balsamo a base di olii scelti nutrienti ma non particolarmente ungenti; per un cane da show è consigliabile invece fare

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Particolare del piede ovale ben toelettato dei bagni più frequenti, in ogni caso sarà opportuno utilizzare dei prodotti non aggressivi e che rispettino il ph fisiologico. L’asciugatura del mantello è di estrema importanza poiché è ben in quel momento che disponendo correttamente il pelo che costituisce il mantello si riesce a conferire al soggetto la giusta importanza della direzione e dell’estensione del vello. Utilizzando un cardatore morbido si disporranno le frange nella giusta forma cercando di stirare il pelo quanto più possibile per evitare che si arricci. L’aspetto finale è quello di un cane elegante di taglia media con caratteristiche nette e inconfondibili, una personalità sensibile e gentile gli conferisce e un carisma unico, degno di ammirazione soprattutto quando con il suo sorprendente movimento esprime un’interiorità tutt’altro che pacata.

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