10 minute read

WEEKEND IN ARTE

Il celebre autoritratto di Ligabue e una veduta di Parma con piazza del Duomo

a parma il genio pazzo di ligabue

Advertisement

L’ attore Elio Germano si è aggiudicato l’Orso d’Argento alla 70° edizione della Berlinale per la magistrale interpretazione del pittore Antonio Ligabue (1899-1965), nel film “Volevo nascondermi” di Giorgio Diritti. Proprio a Ligabue, Parma, Capitale Italiana della Cultura per il 2020, dedica una grande mostra, fino 27 dicembre 2020 (biglietto € 13 comprensivo di audioguida) a Palazzo Tarasconi. L’esposizione, curata da Augusto Agosta Tota, Marzio Dall’Acqua e Vittorio Sgarbi, presenta 72 dipinti e 4 sculture, capaci di analizzare i temi che più hanno caratterizzato la sua parabola artistica, dagli autoritratti agli animali. A questi si aggiunge una sezione con 15 opere plastiche di Michele Vitaloni, che condivide con Ligabue un’empatia verso il mondo naturale ed animale. L’allestimento crea un’atmosfera di fusione fra pittura e scultura che conduce il visitatore all’interno dell’immaginario creativo di Ligabue, analizzando gli argomenti più frequentati dall’artista. A partire dagli autoritratti, il suo volto esprime dolore, fatica, male di vivere; ogni soggetto dipinto appare come se l’artista raccontasse la sua tragedia un’unica volta, come se fosse l’ultima. Un nucleo importante di opere è dedicato al mondo naturale, in particolare al regno animale selvaggio. Protagonisti sono tigri, leoni, leopardi, iene, che Ligabue prima studiava sulle pagine dei libri e poi dipingeva, identificandosi con loro. Uno dei suoi quadri esemplari può essere la Vedova nera, dipinto nel 1951.

PERCHE’ PROPRIO A PARMA?

Il curatore della mostra Augusto Agosta Tota afferma che Parma, fin dagli anni ‘70, ha visto la scoperta e la valorizzazione di Antonio Ligabue. Inoltre, Tota in prima persona conobbe l’artista e si innamorò delle sue opere, al punto da cercare di proporle e di farle apprezzare oltre i limitati confini provinciali con iniziative che han

Parma, Capital e Ital iana dell a Cul tura per il 2020, dedica una grande mostra ad antonio l igabue, all ’interno del cinquecentesco Pal azzo

Tarasconi, visitabil e fino al 27 dicembre 2020 di Benedetta d’Argenzio

antonio l igabue

Nato a Zurigo il 18 dicembre 1899, si trasferisce all’età di 20 anni a Gualtieri, nella bassa Reggiana. Sin dall’infanzia vive una vita di emarginazione e di insofferenza verso il mondo. Inizia a dipingere alla fine degli anni Venti e vive girovago, alternando soggiorni in casa di amici con ritiri nelle campagne lungo il Po. Dal 1937 inizia la sua odissea negli ospedali psichiatrici di Reggio Emilia, dai quali entra ed esce regolarmente. Nel frattempo continua a dipingere e la sua fama si diffonde. Dopo un’intensa attività artistica, spesso incompresa e addirittura derisa, nel tempo susciterà tuttavia l’ammirazione e l’interesse di collezionisti, critici e storici dell’arte. Muore a Gualtieri, il 27 maggio 1965.

“La Vedova Nera”

Palazzo della Pilotta

Ligabue al lavoro

no toccato le più importanti capitali dell’arte mondiale, da Parigi (1982) a Mosca (2018). La Fondazione Archivio Antonio Ligabue, nata a Parma nel 1983, studiando la figura dell’artista, ne ha proposto l’opera con criteri rigorosi e scientifici, al fine di imporlo tra i più importanti maestri del XX secolo a livello internazionale.

PARMA DA SCOPRIRE…

Ricordate che Parma non è solo una meta di passaggio, ma una straordinaria città italiana ricca di monumenti, chiese e un eccellente museo. A soli 700 metri dalla mostra infatti, sarete accolti da Piazza del Duomo, una delle più belle del mondo, accanto alla quale potrete visitare Palazzo della Pilotta. Non si tratta di un palazzo comune, poiché vi permette di visitare a soli 6€ due capolavori unici: il Teatro Farnese e la Galleria Nazionale, con opere straordinarie di autori come Leonardo, Beato Angelico, Tintoretto, Tiepolo. Per quanto riguarda le chiese, Parma ne è molto ricca. Il Duomo, affiancato dal Battistero e dal Palazzo Vescovile, è un esempio di Romanico lombardo che nel 1526 ospitò la mano di Correggio, il quale realizzò uno straordinario ciclo di affreschi con tema principale l’assunzione della Vergine. Il Monastero di San Giovanni Evangelista ospita anch’esso la mano del Correggio, offrendo la vista di uno degli scorci prospettici più famosi di tutti i tempi. Dipinge infatti un gioco di prospettiva sulla cupola con protagonista la figura di Cristo, accerchiato dagli apostoli, che viene proiettato verso l’infinito del cielo. Nella Basilica di Santa Maria della Steccata si trova invece un capolavoro del Parmigianino, che dipinse il sottarco della cupola del presbiterio, con la storia delle Vergini sagge e delle Vergini stolte del Vangelo di Matteo.

…E DA GUSTARE

Tra una visita ed un’altra sarete sicuramente attirati dai profumi e dalla varietà dei cibi tipici di Parma, come il prosciutto crudo DOP, la pasta ripiena e il Parmigiano Reggiano. Il prosciutto crudo però è solo uno degli ottimi salumi che questa zona vi può offrire: infatti straordinari sono anche il culatello, il salame, la coppa e la spalla cotta. Passando ai primi piatti, tipici sono gli anolini, i tortellini, i tortelli per non citare le tagliatelle e i risotti. Per un pasto completo la carne è d’obbligo! Spiccano infatti i bolliti, la trippa, lo stracotto di manzo, ma anche la rosa di Parma, un arrosto di manzo con prosciutto di Parma, parmigiano in scaglie e vino Lambrusco. Per i vegetariani invece, in mezzo a tutta questa carne, unica (ma deliziosa) alternativa non può che essere la parmigiana di melanzane. INFO: www.parma2020.it

A500 anni dalla morte di Raffaello Sanzio, Urbino, città Patrimonio UNESCO che ha dato i natali al cele bre artista, si prepara a celebrarlo con mostre, eventi e passeggiate guidate che coinvolgono anche altri centri marchigiani.

Raffaello il “Principe delle arti ”

Raffaello Sanzio nasce a Urbino nel 1483 e muore a Roma nel 1520, a soli 37 anni. Con siderato da Giorgio Vasari uno dei più alti esponenti della Maniera, ha influenzato non solo la pittura del suo tempo ma anche il lin guaggio artistico dei secoli successivi. Fin da ragazzo frequenta la corte di Federi co da Montefeltro, dove lavora il padre Giovanni Santi, intellettuale, poeta e pittore. In questo ambiente Raffaello conosce la pittu ra dei maestri fiamminghi, ma soprattutto quella di Piero della Francesca, a cui si ispira nella sua prima formazione. In seguito, Raffaello entra in contatto con personalità influenti del mondo artistico come il Perugino, dal quale apprende la tec

Autoritratto di Raffaello

Particolare della Madonna del Cardellino

un viaggio per conoscere raffaello

nica dell’espressività, Michelangelo e Leonardo. All’età di trent’anni è già famoso in tutta Italia e viene proclamato “principe del le arti”. La morte lo coglie improvvisamente a Roma, ad appena 37 anni, mentre sta la vorando alla Trasfigurazione” Tra i suoi allievi troviamo grandi artisti del Cinquecento, tra cui Giulio Romano, Polidoro da Caravaggio, Giovanni da Udine e Perin del Vaga.

Sulle tracce di Raffaello … con un ’App

In occasione delle celebrazioni per il cinquecentenario, sono state create app e tour guidati in visita ai luoghi di Raffaello per co noscere da vicino la sua pittura. Per esempio, è possibile intraprendere un percorso tematico che parte dal centro storico di Urbino, una fitta trama di viuzze, saliscendi, sottopassi e scalinate che con fluiscono in una grande piazza centrale, che vede come prima tappa la casa natale del pittore (biglietto € 3). Si possono così vedere gli ambienti che hanno visto nascere l’arti sta e conoscere la vivace atmosfera culturale in cui è cresciuto. Si possono ammirare numerosi capolavori come La Madonna con bambino, una delle prime opere, realizzata in collaborazione con il padre.

Il Palazzo Ducale

Nel viaggio alla scoperta della vita di Raffa ello, imperdibile è la visita al Palazzo Ducale, simbolo della città (ingresso 5€). Nel Palaz zo ha sede la Galleria nazionale delle Marche, che ospita molti capolavori di Raffaello e di altri grandi artisti, tra cui Piero della Francesca. Ultima tappa del tour che vi accoglierà con un autentico gioiello architettonico rinasci mentale è Piazza del Popolo. L’itinerario sulle tracce di Raffaello prosegue poi in altri centri dell’antico Ducato come Urbania, Pe saro, Senigallia, Ancona e Ascoli Piceno.

Urbino da scoprire …

Oltre alle attrazioni legate al celebre pittore, la città di Urbino offre molti altri luoghi interessanti da visitare. In pieno centro storico, per esempio, è situato l’Oratorio di San Giovanni, visitabile con un biglietto di 2,50€, che possiede un meraviglioso ci clo di affreschi dei fratelli Lorenzo e Jacopo Salimbeni da San Severino (1400 circa), tra gli interpreti più importanti del tardo goti co marchigiano. A due chilometri da centro, in piena campagna, sorge la Chiesa di San Bernardino, chiamata anche Mausoleo dei duchi, poiché destinata ad accogliere le spo glie di Federico da Montefeltro. Si ritiene che sia il risultato della collaborazione tra Gior gio Martini e Bramante, di cui tipico è lo stile semplice all’interno della struttura.

...e da gustare

Gli amanti della tavola adoreranno le pietanze ricche di funghi e tartufi. Ma sappiate che il prodotto tipico locale è la crescia, una specie di piadina da accompagnare con il salame di Montefeltro, con il prosciut to di Carpegna, con il pecorino di Fossa e, soprattutto, con la Casciotta, un pecorino D.O.P. di origini antiche molto apprezzato anche da Michelangelo. Riguardo la carne, ottima è la marchigiana, razza locale che fornisce straordinarie bistecche. (BdA)

modigliani a Livorno due mostre per il centenario del “pittore maledetto”

Livorno ha recentemente dedicato ben due mostre al suo cittadino più celebre,

Amedeo Modigliani, a cent’anni dal la morte. L’artista, famoso per i suoi ritratti dalle caratteristiche uniche, come i lunghi colli, i volti stilizzati e gli occhi allungati e privi di pupille, nasce infatti a Livorno il 12 luglio 1884 da padre italiano e madre francese, e morirà a Parigi il 24 gennaio 1920, a soli 36 anni, a causa di una polmonite complicata dalla tubercolosi, di cui soffriva fin da bam bino e che gli precluse la carriera di scultore. A Modigliani è spesso associato l’appellati vo di “pittore maledetto”. Due sono i fattori che hanno contribuito a crearne la sinistra fama: il primo è lo stile di vita smodato, fat to di frequentazioni poco raccomandabili e consumo eccessivo di alcool e hashish, caratteristiche comuni a molti artisti dell’e poca, ma che in lui erano accentuate dal carattere impulsivo, a tratti violento e plateale nelle sue manifestazioni. Il secondo fattore è dovuto all’assonanza tra il diminutivo del suo cognome, Modì, come veniva chiamato tra gli ambienti di Parigi, e il termine francese maudit, appunto, male detto.

Livorno da vedere …

Nella passeggiata da una mostra all’altra non si può non notare il Mercato delle Vet tovaglie, che prende il nome dalle provvigioni per l’esercito. La città di Livorno era infatti la prima linea di difesa contro le incursioni dei pirati all’epoca in cui la città faceva par te dei possedimenti dalla potente famiglia De’ Medici. Nel centro storico meritano una visita anche Piazza Repubblica con i mo numenti a Ferdinando III e a Leopoldo II di Toscana, e il Duomo, dedicato a San Fran cesco. A pochi passi dalla piazza si trova un grande parco e la Fortezza Nuova, una delle antiche fortificazioni della città. A margine del Porto Mediceo spicca invece la Fortez za Vecchia, che risale al XVI secolo. In Piazza Micheli si trova anche il Monumento dei Quattro Mori, simbolo della città, che cele bra le vittorie di Ferdinando I contro i corsari. In Piazza del Cisternone si trova il l’edificio omonimo, una grande cisterna che serviva a garantire l’acqua alla città in caso di guasti all’acquedotto, in stile neoclassico. Da non perdere una passeggiata sulla Ter razza Mascagni, una grande piazza che si affaccia sul lungomare con il pavimento a

Amedeo Modigliani

scacchiera di 8700 mq e che regala tramonti e panorami mozzafiato.

…e da gustare

Come località marittima, Livorno vede tra gli ingredienti principali dei suoi piatti tipi ci il pesce. Imperdibile il celebre cacciucco, detto anche “il C5”, perché per prepararlo occorrono almeno 5 pesci diversi, anche se la ricetta originale ne comprendeva addi rittura sedici! I pesci devono essere cotti a lungo e serviti con pane tostato. Tra le altre specialità da gustare ricordia mo anche il baccalà alla livornese, che si prepara con il sugo di pomodoro, e le triglie alla livornese, un secondo leggero e gu stoso, in umido con una salsa di olio, aglio, prezzemolo, sedano e pomodoro. (BdA)

La Fortezza Nuova

Mercato delle Vettovaglie