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Sette passi per la vita SAPTADAPI
Nella parte centrale del rito matrimoniale, gli sposi compiono insieme sette passi intorno al fuoco sacro o lungo un percorso segnato da sette mucchietti di riso, fiori e altri simboli di prosperità sui quali procederà la sposa. Ad ogni passo reciteranno invocazioni e promesse per la loro futura vita coniugale. Al termine gli sposi sono marito e moglie
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di Anna Paola Zugni-Tauro
Per far comprendere le radici profonde di una tradizione inestinguibile, traccerò una descrizione del classico matrimonio indiano, dei suoi riti, dei suoi significati spirituali. I rituali di famiglia sono un elemento comune nelle cerimonie nuziali fra le famiglie indù, musulmane, Sikh in qualsiasi zona dell’India. Naturalmente prevale la cultura indù, nella quale il cerimoniale fu dettato quaranta secoli fa nelle antiche scritture dei Veda. Numerosissima è la partecipazione degli ospiti, che possono godere della grandiosità nuziale, perché un matrimonio indiano non è solo lo sposalizio di un uomo e di una donna, ma anche l’unione dei componenti delle loro famiglie.
Però nessun altro luogo dell’India può competere per ricchezza regale in questo campo con il Rajasthan, la patria dei raffinati sovrani Moghul. In questo colorato e nobile territorio le date delle nozze vengono fissate basandosi sulla posizione dei pianeti. La cerimonia avviene nella casa della sposa, dove la raggiunge lo sposo accompagnato da un corteo variopinto e chiassoso al suono di trombe e tamburi. Il protagonista si presenta su di un cavallo bianco, bardato con drappi di seta e finimenti luccicanti, vestito come un principe armato di spada o su di un elefante tutto decorato, oppure in un’automobile ornata di fiori, luci e coronata dall’immagine della divinità da lui onorata e, se è povero, a piedi. Come si conoscono gli sposi e come si fidanzano? Il matrimonio d’amore è osteggiato dai religiosi ortodossi, infatti può sfidare le barriere di casta, credo, età. Generalmente è la famiglia che decide e trova la sposa o lo sposo ideale. Tra i Rajput e ancora presso alcune tribù, si usa che le ragazze scelgano lo sposo fra molti giovani riuniti. Purtroppo i costi della festa di nozze e la pesante “dowry” (dote) che può distruggere l’economia di molte famiglie, sono ancora causa della non nascita e addirittura dell’infanticidio di tante bambine e ha creato l’usanza dei matrimoni infantili. Due film assai noti sono significativi su questi argomenti: “Monsoon Wedding” di Mira Nair, che ci ha dato un quadro indimenticabile della festa di un matrimonio e “Water”


La tradizione vuole che il giorno prima delle nozze le mani e i piedi della sposa vengano dipinti con la “henna” alla presenza delle amiche che cantano gli auguri accompagnate dalla musica. Nel luogo della cerimonia viene montato e decorato con fiori un gazebo detto “Mandapa” , sotto il quale viene acceso un fuoco sacro, vero testimone dei voti degli sposi


Sette passi per la vita SAPTADAPI
di Deepa Metha, che ci ha narrato il drammatico destino di una sposa bambina. La poligamia in India non è concepibile e viene perseguita per legge: il matrimonio indiano è considerato sacro, non solo per la continuità delle famiglie nei figli, ma anche a saldo di un debito con gli antenati. Nei Veda il maschio indù deve sostenere il ruolo prima di studente e poi di padrone di casa. Il giorno prima le mani e i piedi della sposa vengono dipinti con la “henna” , seguendo la tecnica “Mehendi” , alla presenza delle amiche che cantano gli auguri accompagnate dalla musica. Quindi nel luogo della cerimonia viene montato e decorato con fiori un gazebo detto “Mandapa” , sotto il quale viene acceso un fuoco sacro, vero testimone dei voti degli sposi. Il “Baarat” significa l’arrivo dello sposo con la famiglia e gli amici.
I riti vengono presieduti dal sacerdote brahmano benedicente, mentre la sposa offre yogurt e miele allo sposo e i due si scambiano ghirlande di fiori. Lo sposo per tre volte assicura al padre della sposa di assistere la ragazza nella realizzazione dei tre scopi matrimoniali: “Dharma, Artha, Kama” . Il sacerdote lega un lembo del sari alla camicia dello sposo (Vivaaha) quindi i due si scambiano anelli e ghirlande, si prendono per mano e gettano offerte nel fuoco per farsi benedire dal loro testimone, cioè dal fuoco sacro (Samagree). Con il rito “Agni Parinaya” i due si tengono per mano e camminano attorno al fuoco cantando inni vedici per la prosperità, la fortuna, la fedeltà della coppia e infine si toccano all’altezza del cuore per unire menti e cuori. Con “Asmarohana” lo sposo sale su di una pietra, sulla quale la sposa appoggia la punta del piede destro: è un simbolo di fermezza. Dopo il “Septapadì” o sette passi attorno al fuoco con relativa promessa, diventano marito e moglie. Con il “Mangal Sutra Dharama” lo sposo allaccia alla sposa un girocollo con i simboli di Shiva o di Vishnu.
Tradizione e simbologia del matrimonio indiano Con “Suhaag” lo sposo pone una polvere rossa sulla scriminatura dei capelli sul capo di lei e la donna sposata la porterà per sempre. Con “Aashirvaad” la famiglia dello sposo offre i propri doni alla sposa e tutti i presenti lanciano petali di fiori. Ora gli sposi partono per la loro casa portando con sé il braciere del fuoco sacro, che dovrà essere tenuto sempre vivo. Il sacerdote pone una noce di cocco sotto lo zoccolo del cavallo o sotto la ruota della macchina, perché venga spezzata. Gli sposi omaggiano la costellazione dell’Orsa Maggiore, formata da sette stelle, che portano i nomi dei sette Saggi della tradizione vedica. Ne aggiungono un’ottava per ricordare le responsabilità cosmiche che devono onorare.Questi riti dimostrano la profonda unione della vita umana con l’armonia dell’Universo, concezione ispirata dall’antica sapienza indiana. I festeggiamenti durano di solito cinque giorni e coinvolgono tutti, con cibi succulenti e speziati, dolci, profumi, danze e canti. Non dimentichiamo il ruolo dei gioielli, che sono preziosità diverse a seconda della classe sociale e rappresentano la dote che la famiglia deve provvedere per la figlia che si sposa, cioè i gioielli per il fidanzamento e i gioielli per il matrimonio: niente è affidato al caso o all’immaginazione, la tradizione è inflessibile. Alle pietre si attribuiscono speciali proprietà legate anche ai “chakra” , punti del corpo dove l’energia vitale è più intensa. Santi Choudary, proprietario della Royal Gems a Jaipur, vera capitale dei gioielli, ci informa che nella storia gli smeraldi provenivano dal Rajasthan, gli zaffiri dal Kashmir, i rubini dalla Birmania, per essere poi tagliati da mani esperte a Jaipur. Aggiunge inoltre che la famiglia deve fornire alla sposa, che a sua volta ne farà dono al marito, un corredo prezioso composto da un certo numero di pezzi: anelli, collana, orecchini, cavigliera, quattro anelli per i piedi, un anello per il naso. Tutto secondo quanto prescrive il rituale che, se non viene fedelmente rispettato, può compromettere seriamente l’esito degli sponsali.
Come ho detto all’inizio Mira Nair ci ha regalato con “Monsoon Wedding” un’opera indimenticabile, che ci rivela il nuovo, vero, umano ritratto di un’India moderna difficile per noi da immaginare. La regista ha vinto con questo film il Leone d’oro alla 58.a Mostra del Cinema di Venezia nel 2001! Il soggetto è un grande matrimonio Punjabi in Nuova Delhi, che inizia con quotidiane scene di famiglia per poi inoltrarsi in un travolgente crescendo, cui danno vita sessantotto attori e nel gran finale le torrenziali e catartiche piogge monsoniche. La famiglia Verma, disseminata nel mondo dall’Australia all’America, si riunisce in occasione di un matrimonio combinato e organizzato in fretta. Nello svolgimento s’intrecciano cinque storie, ognuna significativa riguardo ai sentimenti d’amore che risentono anche delle diverse nazionalità e delle concezioni morali. Amore coniugale, affetti, turbamenti e ribellioni filiali, aspirazioni e delusioni giovanili, romantiche attese e slanci passionali, segreti, che nascondono oscure tendenze e rivelazioni che sconvolgono il sacro concetto della famiglia. Ogni fase della cerimonia si riallaccia a riti ancestrali e a promesse d’amore ripetute. Nel film di Mira Nair per la prima volta viene rappresentato il molteplice, intrecciato, talora sofferto aspetto dell’India cosmopolita del giorno d’oggi. Grande cinema, pieno di vita e di danzante leggerezza, di colore, di emozioni, di musica: “un vero e proprio film indiano che non assomiglia a nessun altro da me fatto prima” , come disse la regista. Un film che ha vinto il Leone d’oro


