retail&food 2011 05

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News primae noctis

Autovie Venete: cui prodest? a società Autovie Venete Spa ha pubblicato in questi L giorni i bandi per l’affidamento della distribuzione di carburanti e dei servizi food nelle sue 19 aree di servizio,

quasi tutte poste sull’autostrada Venezia Trieste. Purtroppo la Società pare non abbia ben compreso quanto è accaduto in questi ultimi anni nel mercato, anche in relazione alle procedure competitive. È successo così che Autovie Venete ha utilizzato uno schema di gara vecchio e del tutto anacronistico nella parte che impone di fatto, per la partecipazione, una innaturale associazione fra petrolieri e ristoratori. Questo metodo di gara umilia l’imprenditorialità degli uni e degli altri e non giova a nessuno: infatti ogni azienda, per poter vincere, non potrà fare affidamento solo sulle proprie capacità, ma dovrà tener conto delle virtù o dei difetti dell’”associato”, e in definitiva potrà vincere o perdere non per colpa o meriti suoi, ma per quelli appunto dell’associato. In più, questo metodo di gara potrà aprire contenziosi a non finire su vari temi, come per esempio la ripartizione degli investimenti, la tempestività e la qualità dei medesimi, la ripartizione delle merceologie di vendita, la fissazione futura dei prezzi di vendita e così via: queste ed altre considerazioni, non a caso, avevano indotto Aspi, il maggiore concessionario autostradale italiano, ad abbandonare già da alcuni anni il metodo delle gare abbinate, con grande beneficio di tutti. Ma tant’è, sembra che ciascuno voglia fare da sé, non utilizzando, come pure sarebbe facile, le esperienze altrui. Ottimo modo di fare sistema. Forse però questa maniera irrazionale di procedere giova a qualcuno: per esempio a certa burocrazia amministrativa che deve magari giustificare la propria esistenza con ogni mezzo possibile, non escluso il ricorso a procedure che, volendo essere a tutti i costi “autoctone”, rischiano di produrre più malanni che benefici.

­­­ EDITORIALE

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L’OPINIONE Stazioni, il gioco del business di Monica Cigognini* Come catena Imaginarium riconosce le potenzialità delle piattaforme di transito, delineando a livello internazionale una strategia di aperture di punti vendita sia all’interno delle gallerie commerciali delle stazioni che degli aeroporti. I punti di forza di queste location sono gli alti numeri di utenti che si trasformano in potenziali acquirenti, dunque benefit in termini di traffico e di fatturato. Prima ancora dell’esperienza italiana, Imaginarium ha aperto diversi punti vendita nelle stazioni spagnole, Atocha a Madrid, Santa Juste a Siviglia etc... La strategia di fondo è quella, prima di tutto, della scelta della stazione e della location all’interno della stessa. La prima esperienza italiana con Grandi Stazioni risale al 2005, con l’apertura di un negozio presso la galleria commerciale della Stazione Termini. Attualmente, a distanza di sei anni, siamo pienamente soddisfatti del punto vendita non solo in termini di visibilità ma anche di incassi, contando su un flusso di circa 200.000 visite all’anno. Diversa l’esperienza nelle stazioni di Torino Porta Nuova e Milano Centrale, dove gli shop sono stati aperti in fase di start-up delle gallerie commerciali. Dopo una fase iniziale più difficoltosa, i numeri si sono fatti più interessati, contando oggi su una proiezione di oltre 110.000 visite per la piazza milanese e alte aspettative di crescita per Torino. Non possiamo parlare di contro, quanto piuttosto di sfide. Importante è infatti riuscire a fidelizzare il consumatore anche all’interno di questi punti vendita, riuscendo a fornire un servizio qualitativo in tempi ristretti, visto anche l’incremento di passeggeri dell’Alta Velocità. Questo è possibile solo con supporti informatici idonei e personale formato ed altamente specializzato. *Responsabile Italia & Svizzera di Imaginarium

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