ROBOT PULITORI
TERZA PAGINA
robot pulitori complementari al lavoro degli operatori di Antonio Bagnati
Tutte le innovazioni che stanno interessando anche il cleaning finiranno per cambiare i paradigmi di un lavoro storicamente “labour intensive”? Nell’industria, e nei corridoi dei centri commerciali, dovremo abituarci a vedere robot pulitori? Impossibile pensare a una sostituzione completa a breve termine: il lavoro di chi pulisce è complesso e pieno di imprevisti, l’abilità umana è indispensabile. Ma si deve pensare a una complementarietà uomo-macchina, come suggeriscono i principali costruttori di robot-pulitori. Ormai è una realtà: oggi molti lavori prima appannaggio dell’uomo vengono svolti dai robot. E se è vero, come è vero, che quello delle pulizie è storicamente uno tra i lavori a più elevata incidenza di manodopera, qualcosina bisognerà pur chiedersi. Che accadrà nel mondo delle pulizie, dove sta montando l’onda della robotizzazione? Questo dubbio acquisisce ancor più peso se calato nell’effettiva realtà dell’industria e della Gdo, dove i robot sono ormai utilizzatissimi sia per le mansioni afferenti al core business (catene di produzione, ma ormai anche banconi del supermercato, come abbiamo avuto modo di assaggiare a Milano in occasione di Expo 2015: e in due anni gli scenari si evolvono ), sia per quelle, come la pulizia, non immediatamente riferibili all’attività core.
Ecco i numeri
Non ragioniamo sul sentito dire. Secondo un rapporto presentato all’ultimo World economic forum di Davos, entro il 2020 le intelligenze artificiali bruceranno circa 5 milioni di posti di lavoro in 15 paesi del mondo. E c’è chi si spinge ben oltre, sostenendo che circa il 50% dei posti nel prossimo mezzo secolo saranno a rischio. Un paio di dati: nei magazzini Amazon la forza lavoro umana è già ridotta del 90% rispetto a qualche anno fa (e c’è chi dice che si cerchi di fare fuori anche quelli), e nel 2014 i robot industriali venduti sono stati ben 230mila, con un trend in crescita del 30% sull’anno prima. E si parla già di robot-pompieri, robot-radiologi, robot-camerieri,
robot-hostess, robot-traduttori, e così via. Per non parlare di supermercati, centri commerciali e miriadi di altre attività. Ma se tutta questa gente non lavorerà più, come farà a vivere e far funzionare il motore economico?
Tassarli?
C’è già chi pensa che, in un mondo in cui si perdono posti di lavoro senza che vengano sostituiti, l’economia si fermerebbe nel giro di pochissimo tempo. E così arrivano le prime soluzioni, o almeno proposte. Come quella di Bill Gates, che suggerisce che le persone elettroniche siano accomunate ai lavoratori umani, e chiamate a contribuire al welfare. La proposta è introdurre una tassa sui robot che vada
17 luglio 2017
Robot RA660 Navy distribuito da Ica System