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ORIZZOnTI

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Ica guarda avanti, e cresce ancora

Ottimista, anche se sempre “con giudizio”, il presidente di Ica System Enrico Barbi, che saluta un 2013 “andato molto bene” e si prepara a un 2014 “che sembra confermare i risultati dello scorso anno, visto che nei primi due mesi siamo cresciuti a doppia cifra”. E si tratta di una crescita “sana”, spalmata un po’ in tutti i segmenti del Gruppo: vendita, noleggio, assistenza.

La strada è quella giusta!

La società di Treviso, quindi, si sta muovendo sulla strada giusta e i risultati ne danno testimonianza: “Credo che i nostri sforzi siano ormai ampiamente riconosciuti e ripagati dal mercato. Ormai, per varie ragioni, ci si sta spostando da una logica di mero prezzo a un investimento sulla qualità, e questo premia le aziende serie che nella qualità ci hanno sempre creduto”. Ma c’è di più: anche il rapporto fra Ica System e la clientela si è fatto negli anni sempre più maturo: “Dopo 27 anni di attività mi fa piacere vedere clienti che sono diventati davvero dei partner: si lasciano consigliare, ci riconoscono, ci ascoltano. Negli ultimi mesi abbiamo avuto davvero grosse soddisfazioni in questo senso”.

Dall’assistenza al noleggio, tutto cresce a doppia cifra

Con un giro d’affari di 32 milioni di euro, 140 persone, tra commerciali e dipendenti e 3 società di riferimento (oltre a Ica c’è Tecna per l’assistenza ed Ecofin per il rent), il Gruppo ha 5 sedi (Treviso, Trento, Milano, Brescia, Firenze) senza contare le officine viaggianti e gli oltre 15.000 prodotti dei migliori marchi presenti sul mercato. Ica ha, dunque, tutte le carte in regola per continuare ad essere un punto di riferimento per imprese grandi, medie e piccole. “Le imprese, di ogni dimensione, continuano a rappresentare l’80% del nostro business. Si tratta di imprese che lavorano col pubblico ma anche molto nel privato: con industrie, grande distribuzione, mondo Horeca. Anche in quest’area, peraltro, la crisi ha mietuto le sue vittime. Sono tanti i pubblici esercizi che hanno dovuto chiudere”.

“Il peggio sembra essere passato…”

Ma ora, a quanto sembra, il peggio sembra essere passato, e ci si può anche permettere un pizzico di ottimismo: “Forse è la volta buona”, dice Barbi. E poi chiarisce: “Forse questo 2014 è davvero l’anno in cui qualcosa riprenderà a funzionare. Vedo meno tensione, e i primi timidi segnali di ripresa. Credo che la crisi stia mollando un po’ la presa e che si possa ricominciare a respirare.

L’importante è sapersi rinnovare

Certo, in questi anni molto è cambiato: “Ho spesso detto, e qui lo ripeto, che l’importante è capire che non ci si può più permettere di stare fermi. Sopravvive chi riesce a rinnovarsi, e lo sa fare nella maniera più corretta. D’altra parte certe dinamiche sono irreversibili: la centralizzazione degli acquisti è un dato di fatto, la razionalizzazione della spesa pure. Ed è con questi nuovi scenari, appunto, che ci dobbiamo confrontare, facendo innovazione e qualità”.

Ica, la qualità è di casa

La qualità, del resto, è sempre di casa in Ica System: “La ricerca di soluzioni di qualità nasce proprio dalla nostra esigenza di incrementare il livello di servizio al cliente e utente finale, occupandoci anche di preservarne per quanto possibile, il suo stato di salute e l’igiene dell’ambiente che ci circonda. Il miglioramento continuo, in termini di soluzioni, servizi, sicurezza, professionalità ed ecosostenibilità è garantito dalle certificazioni secondo gli standard Iso 9001 (qualità) e 14001 (gestione ambientale). E c’è da scommettere che la strategia di sviluppo di Ica System si basa su una mission precisa che pone come obiettivi del gruppo la qualità dei prodotti, puntualità nelle consegne, l’attenzione verso i clienti e il rispetto dell’ambiente. Grazie a questo il gruppo ICA System (curiosità: “L’acronimo sta per Impianti Centralizzati di Aspirazione, la nostra iniziale attività”, rivela Barbi) è cresciuto negli anni ed è diventato leader in molti dei suoi mercati di riferimento.

[www.icasystem.it]

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La Ri-Evoluzione nella pulizia professionale: Werner & Mertz ancora caposcuola

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Una vera innovazione nella pulizia professionale: per la prima volta al mondo una gamma completa di prodotti per la pulizia professionale ha ricevuto l’ambiziosa certificazione Cradle to Cradle

CertifiedCM Gold. “Il nostro marchio green care PROFESSIONAL ha dimostrato ancora una volta di essere leader nella sostenibilità” dice Frank Vancraeyveld, CEO divisione professionale Werner & Mertz, “grazie al programma Cradle to Cradle CertifiedCM, una certificazione emessa da un

istituto indipendente che convalida i nostri alti standard qualitativi”.

I prodotti certificati

La certificazione è stata ottenuta da 8 prodotti certificati Ecolabel e destinati a facility service company, strutture ospedaliere e ricettive. La gamma è disponibile nella nuova bottiglia da 1 litro e nelle taniche da 5 litri. I principi di Cradle to Cradle®* sono stati ideati da Michael Braungart e William McDonough e ulteriormente sviluppati da EPEA, una società di ricerca e consulenza internazionale per l’ambiente con sede ad Amburgo. Cradle to Cradle® analizza nel dettaglio il singolo prodotto valutandone la salubrità dei materiali, la loro riutilizzabilità dopo l’uso, l’impiego di energia rinnovabile, la gestione della CO2 e la qualità delle acque nella fase di produzione, l’equità sociale del prodotto.

Gli aspetti considerati

Gli 8 prodotti green care PROFESSIONAL sono stati analizzati considerando i seguenti aspetti: – l’utilizzo di materiali (componenti chimici e packaging) sicuri per l’uomo, l’ambiente e la riciclabilità del prodotto – la costruzione del prodotto assicura che tutti gli ingredienti in esso contenuti possano essere riutilizzati nel normale processo di biodegradazione naturale o durante il processo di riciclo del packaging. Il principio alla base è: “i rifiuti sono cibo” – i siti produttivi devono essere non inquinanti al 100%, utilizzare energia rinnovabile che sostituisca interamente quella di origine fossile, compensare al 100% la CO2 emessa – la qualità dell’acqua utilizzata negli stabilimenti deve essere protetta e migliorata al termine del processo produttivo – l’azienda deve essere fortemente impegnata sul fronte della giustizia sociale e ambientale e nella protezione delle biodiversità.

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*Cradle to CradleR e un marchio registrato di McDonough Braungart Design Chemistry LLC (MBDC). Cradle to Cradle CertifiedCM e un marchio dato in licenza esclusivamente a Cradle to Cradle Products Innovation InstituteSM (C2CPII).

Il principio dell’eco-efficacia

Cradle to Cradle® introduce il principio di eco-efficacia che si pone l’obiettivo di eliminare all’origine il concetto di rifiuto: chi crea e sviluppa un prodotto deve programmare fin dall’origine quale sarà l’impatto sull’ambiente e come dovrà essere smaltito. Questo di fatto si contrappone al ben più famoso concetto di eco-efficiency (o blu-efficiency). Cradle to Cradle®, insieme alle altre certificazioni Ecolabel, va oltre gli aspetti puramente legati alle prestazioni e analizza anche tutti gli altri criteri per avere davvero un prodotto eco-sostenibile a 360°. “Oggi è tecnicamente possibile sviluppare prodotti eco-efficienti che garantiscono alte prestazioni e rispettano i più severi standard ambientali lungo tutta la catena del valore”, dice Vancraeyveld.

Lo sviluppo dei prodotti e il concetto di ciclicità

Cradle to Cradle® si basa sul principio in base al quale tutti i prodotti, al termine del loro utilizzo, dovranno riavere nuova vita all’interno di un nuovo ciclo di vita biologico o tecnico: biologico per i prodotti, come ad esempio i detergenti, che dopo essere stati utilizzati fluiscono necessariamente nell’ambiente; tecnico per il packaging che dovrà essere riciclato senza perdita di valore del materiale da cui è composto. La sfida quindi consiste nel creare prodotti che siano sicuri quando ritorneranno nell’ambiente o quando dovranno essere riutilizzati per far nascere nuovi manufatti. I prodotti del futuro dovranno essere concepiti in modo che la qualità di ogni componente venga migliorata e quella del l’oggetto riciclato sia almeno pari a quella originaria. Gli ingredienti, inclusi pigmenti e additivi, devono essere selezionati per prevenire potenziali effetti nocivi durante l’utilizzo, la produzione, il riciclo e il riutilizzo del materiale.

“Integrally sustainable” sostenibilità a 360°

“E’ il credo di Werner & Mertz” afferma Reinhard Schneider, CEO e proprietario del Gruppo Werner & Mertz. “Di conseguenza lo sviluppo ecologico e sostenibile non finisce con l’eliminazione di ingredienti considerati critici dalla comunità scientifica. Werner & Mertz si assicura che il ciclo di vita del prodotto sia integrato nel ciclo di vita materiale della natura”.

Gruppo Soligena, in tutta Italia il “progetto del pulito”

Meglio un gruppo grande o un grande gruppo? Perché scegliere, quando si possono avere entrambi? Dal 2001, anno di costituzione, il consorzio Soligena porta in tutta Italia il “progetto del pulito”. Merito della qualità e affidabilità di due produttori d’eccellenza del calibro di Falpi ed E’ Così, e della professionalità di una rete di distributori altamente qualificati, composta attualmente da 16 realtà distribuite sull’intero territorio nazionale: dal Piemonte alla Campania, dal Friuli-Venezia Giulia alla Puglia passando per Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Toscana, Lazio, Marche.

Un mercato che si evolve

“Ormai da diverso tempo – spiega Fortunato Demofonte, presidente del Gruppo Soligena – il mercato delle pulizie si è evoluto verso modelli molto articolati: da un lato ci sono le grandi committenze, sempre più esigenti e meno disposte a spendere; dall’altro le imprese, chiamate ad assicurare efficienza e uniformità nella qualità del servizio. Questo fa sì che anche i dealer debbano essere in grado di garantire uniformità, tempestività e professionalità su vasta scala.

Soluzioni glo-cali

A questo proposito, un gruppo come Soligena è un ponte ideale tra questi soggetti, e ha già pronta la soluzione ad hoc per tutti: dai grandi utilizzatori alle realtà più piccole che operano a livello locale. Una rete “glo-cale” per offrire ciò che serve sempre, ovunque e subito. Dinamico e innovativo, il Gruppo Soligena, si è affermato come il partner ideale per gli addetti alla pulizia e gli operatori del settore. Vasta gamma di servizi, flessibilità dell’offerta, qualità dei prodotti e grande professionalità sono le carte vincenti di un gruppo giovane, dalle idee chiare e dai risultati in crescita. “Saper fare rete, e farlo davvero –sottolinea ancora Demofonte – è importante per poter incontrare le esigenze del cliente finale”. Soligena, insomma, rappresenta una soluzione evoluta per logistica, vendita & assistenza, formazione, consulenza e progettazione.

Qualità… capillare

Dinamismo, presenza sul territorio, rapidità. Ma Soligena è prima di tutto qualità dei prodotti e delle soluzioni: “Tutto diventa più semplice quando puoi contare su soluzioni di sicuro impatto, come il mitico sistema Microrapid, che da 15 anni ha rivoluzionato le pulizie ospedaliere ed è l’unico sistema di pulizia certificato Epd. Ma questo è solo un esempio: in Soligena l’offerta è sempre e comunque di primissima qualità”.

I vantaggi di un grande gruppo

Serietà, competenza, affidabilità: questo è quello che si chiede a un fornitore che sia prima di tutto un partner. La serietà di chi non si limita a vendere prodotti, ma studia soluzioni che ottimizzano qualità e rese. La competenza di professionisti che conoscono il mestiere e sanno come risolvere i problemi. L’affidabilità di un partner strutturato che offre un’assistenza puntuale, dall’intervento in cantiere alla macchina sostitutiva, dall’affiancamento nel progetto ai prodotti in magazzino per ogni necessità anche imprevista. Venditori preparati e tecnici competenti garantiscono consulenza e assistenza su sistemi, macchine e prodotti; ricambi, accessori e “muletti” eliminano i tempi morti nel servizio.

Risposte concrete per ogni esigenza

Prosegue Demofonte: “Siccome l’azienda è fatta di persone, da sempre insistiamo molto sull’aspetto della formazione e della qualificazione del team. Non dimentichiamo mai la motivazione della squadra, essenziale per risultati di qualità. Per questo il consorzio Soligena istruisce gli addetti delle imprese sulle corrette metodologie di pulizia e sull’uso di macchine, prodotti e attrezzature.

Grande chiarezza, massimo risultato

Obiettivi chiari, massimo risultato di qualità ed economico. Questa, in sintesi, la filosofia “problem solving” di Soligena, che mira alla semplificazione delle procedure; all’aumento delle rese e della “qualità del pulito”; alla riduzione dei costi e all’ottimizzazione delle risorse aziendali ed infine alla formazione. Il

tutto attraverso soluzioni personalizzate per ogni contesto e studiate per risolvere i problemi senza… crearne di nuovi!

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Interchem Italia: sviluppo ecosostenibile, innovazione e… rivoluzione

Da sempre l’obiettivo di Interchem Italia è quello di poter offrire al mercato una scelta adeguata di prodotti e sistemi ecocompatibili, per poter garantire sempre la massima affidabilità e sicurezza agli utilizzatori.

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Dal 1987 impegno e passione

Dal 1987 la società approccia al mercato con costante impegno, serietà e passione, progettando e realizzando prodotti in grado di risolvere i problemi di pulizia e igiene nelle comunità, nella ristorazione e nell’industria, rispettando le norme vigenti nei diversi ambiti e investendo sulla ricerca annualmente fra l’8% e il 10% del proprio fatturato. Infatti nel laboratorio di Ricerca & Sviluppo, dotato delle più moderne apparecchiature, lavorano stabilmente quattro figure professionali, che si dedicano esclusivamente all’individuazione e creazione di nuovi formulati, nuove soluzioni e nuovi sistemi per il pulito professionale. Uno degli sforzi principali portati avanti negli ultimi anni riguarda le formulazioni di prodotti e sistemi ecosostenibili come superconcentrati e monodosi, che potrebbero rivelarsi anche un forte risparmio per l’utilizzatore finale.

Fiore all’occhiello: una linea tutta verde!

Il “fiore all’occhiello” è sicuramente rappresentato dalla linea Verde Eco, una gamma di ben 12 formulati certificati Ecolabel tutti conformi ai CAM

(Criteri Ambientali Minimi) secondo quanto previsto dal D.M. del 24 maggio 2012. Questo decreto interessa principalmente la Pubblica Amministrazione delineando le fasi di acquisto in merito all’affidamento del servizio di pulizia e la fornitura di prodotti per l’igiene. Il tutto rientra nell’ambito del progetto PAN GPP (Piano d’Azione per la sostenibilità dei consumi nel settore della Pubbli-

ca Amministrazione) che si pone come obiettivo il 50% di appalti verdi sul totale degli appalti per questa categoria di affidamenti e forniture. Quindi i CAM stabiliscono le specifiche tecniche che obbligatoriamente i prodotti per l’igiene devono possedere per ridurre l’impatto sull’ambiente lungo il loro ciclo di vita. Nel caso di gare d’appalto verdi tutti i prodotti per la pulizia ed igiene offerti all’ente appaltante dovranno essere conformi ai CAM,condizione essenziale per la partecipazione alla stessa. I prodotti regolati dal Decreto Ministeriale del 24 maggio 2012 che sottostanno ai CAM sono i prodotti per la pulizia ordinaria di ambienti interni (comprese le finestre), i prodotti disinfettanti, i prodotti per impieghi specifici e i detergenti “superconcentrati”.

Tanti prodotti “verdi”

Oltre ai prodotti della linea VERDE ECO certificati Ecolabel, già conformi a quanto richiesto dai CAM, il reparto di Ricerca e Sviluppo ha lavorato per rendere conformi altri prodotti e oggi l’azienda è in grado di offrire una gamma completa che soddisfa appieno le richieste delle gare d’appalto verdi. A questo va aggiunto anche il lavoro che il marketing, in stretta collaborazione con il reparto commerciale, sta sviluppando per realizzare la nuova comunicazione online (internet, ecc.) e offline (etichette prodotto, catalogo, brochure, ecc.), compresi anche i nuovi confezionamenti: flacone da 750ml con nuovo trigger, bottiglia da 1lt con nuovi tappi e la tanica da 5kg con un tappo “rivoluzionario”. Tutto questo è frutto di una politica consapevole che i futuri scenari economici e la maggior competitività dei mercati richiederanno un’attenzione sempre crescente alla qualità del prodotto, non solo in termini di prestazioni tecniche, ma anche di sostenibilità ambientale. Ecco perché la società applica in tutti i reparti un sistema di organizzazione aziendale in accordo alle norme Iso 9001 e 14001, così da certificare, garantire e attestare l’efficacia della società e la validità nel tempo. E poi c’è l’innovazione, un requisito indispensabile per uno sviluppo ecosostenibile e per supportare al meglio il lavoro di chi utilizza i prodotti e dei rivenditori.

Martignani, l’eccellenza nella nebulizzazione

Affidarsi a Martignani significa entrare in un mondo di qualità, competenza e tecnologia che non teme rivali non solo nel settore agricolo, ma anche delle attrezzature per la disinfestazione e la cura delle aree verdi. Attiva come Martignani Italia dal 1958, e come KWH International Italia dal 1999, la società da sempre coltiva l’eccellenza nella nebulizzazione, con una serie impressionante di primati: diecine di brevetti depositati, medaglie d’oro e d’argento, Spighe d’argento, riconoscimenti nazionali e internazionali. L’ultimo, del 2013, è il premio “New Technology” ottenuto al concorso Novità Tecniche Fiera “Simei-Enovitis” di Milano per Duo Wing Jet. Fiore all’occhiello dell’offerta Martignani sono senza dubbio i nebulizzatori pneumatici-elettrostatici, che rispetto al classico atomizzatore, offrono una serie di vantaggi in efficienza e omogeneità della distribuzione con grande risparmio d’acqua: il confronto fra la copertura di una foglia ottenuta con soli 200 l/ ettaro di acqua mediante un nebulizzatore elettrostatico e quello della stessa foglia con 1500 l/ ettaro e un atomizzatore è impietoso.

Nebulizzatore vs atomizzatore

Ma perché un buon nebulizzatore tende a rendere di più rispetto a un atomizzatore classico? Innanzitutto l’aria aspirata dal ventilatore centrifugo a doppio stadio viene utilizzata tutta, mentre in un atomizzatore solo i due terzi del ventilatore assiale producono aria. Nel nebulizzatore, poi, la velocità di uscita è uniforme con flussi

d’aria perfettamente orientati sulla vegetazione, mentre con l’atomizzatore l’aria aspirata ruota attorno all’asse dell’elica generando turbolenza. L’aria aspirata da ciascun lato è canalizzata dal gruppo diffusore aerodinamico senza perdita di potenza, mentre in un atomizzatore classico è costretta a deviare di 90°: ciò comporta una perdita di potenza del 20%. In pratica, usando il nebulizzatore si evitano le forti turbolenze nel flusso

d’aria, generando un flusso continuo e con grande potere di penetrazione senza violenza e irregolarità nel getto. Oltretutto i due diffusori possono essere girati di 90° ciascuno, e potranno anche essere orientati nel medesimo senso, rendendo così la penetrazione efficace anche in presenza di vento. In sintesi: il nebulizzatore pneumatico utilizza il 100% della potenza assorbita.

La gamma disinfestazione

Tutto questo si riflette anche nella qualità della gamma Martignani per la disinfestazione e l’igiene ambientale, che a tutt’oggi rappresentano una soluzione prestigiosa ed avanzata per il settore professionale. Si tratta di una linea particolarmente indicata per: trattamenti alle alberature a medio ed alto fusto in viali e parchi cittadini; lotta ULV contro gli insetti nocivi (zanzara tigre, mosche, vespe, ecc.); tutte le operazioni di disinfestazione in aree industriali, magazzini ed uso civile; trattamento ULV degli odori in stazioni di compostaggio”,”discariche”, ecc.

Compact e Luxor, la gamma Superecology

Tra i modelli destinati al mondo della disinfestazione spicca la gamma di Nebulizzatori Pneumatici Phantom Superecology “Compact” da 16 CV, progettati per piccoli automezzi. Compatti e leggeri, si segnalano per il prezzo altamente competitivo e le straordinarie performances, e si rivolgono soprattutto ai piccoli disinfestatori che non vogliono rinunciare al top della tecnologia e della qualità. I Nebulizzatori Pneumatici Phantom Superecology “Luxor” (da 16 a 37 CV) abbinano tecnologia, funzionalità e design d’avanguardia per tutti i professionisti dell’igiene ambientale. Poi ci sono i modelli più potenti “Luxor” da 50 e 80 cv, disponibili in una serie di motorizzazioni alternative.

Termonebbiogeni

Un’altra gamma molto interessante per le imprese è quella dei termonebbiogeni brevettati: qui la gamma parte dal “Power fogger” semplice, pratico, sicuro ed efficace per la disinfestazione di magazzini e capannoni industriali, grandi silos, depositi di derrate alimentari, reti fognarie. Il modello è integrato con l’azione fluidodinamica dei ventilatori ed applicato al collettore di scarico dei motori nei nebulizzatori della Serie Phantom Superecology con serbatoio del formulato oleoso da 25 l in polietilene trasparente. Il modello K800, di tipo semovente e portatile, è montato su carrello interamente in acciaio inox con ruote e manubrio smontabili. Il modello M751 è di tipo con motore autonomo per montaggio su pianali di automezzi pick-up.

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L.R. Composizioni Profumanti, il “profumo” dell’esperienza

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MAGGIO 2014 Nata nel 1998, la L.R. Composizioni Profumanti S.r.l. vanta oltre quindici anni di esperienza nel campo della creazione e della produzione di fragranze per diversi settori industriali (da quello della detergenza a quello farmaceutico e cosmetico). L’azienda siciliana, associata alla Federchimica – AISPEC e membro dell’organizzazione internazionale IFEAT (International Federation of Essential Oils and Aroma Trades), si occupa anche del commercio di oli essenziali naturali e prodotti chimici aromatici. Una vocazione internazionale in continua espansione che propone idee vincenti, con un archivio di oltre 15mila formulati ed una capacità produttiva annua di circa 3mila tonnellate.

Grande dinamismo

Giovane e dinamica, la L.R. offre un’ampia selezione di fragranze per detergenti per uso professionale e domestico, toiletries e cosmetici, profumeria alcoolica, deodoranti, aerosol, solventi e saponi. L’attività di progettazione costante svolta nei laboratori, fa dell’azienda un partner affidabile e un punto di riferimento per le molte realtà, sia italiane sia estere, che devono competere in un mercato in continua crescita ed evoluzione.

Tonalità inedite, formulazioni su richiesta

Svariate sono le fragranze formulate, su richiesta, prive di sostanze allergizzanti, nel rispetto di regolamenti e normative (ad. Es. CAM, ICEA ed Ecolabel) e tutte formulate sulla base delle più recenti osservazioni RIFM – IFRA e disposizioni legislative comunitarie (ad es. REACH e CLP). Essere in grado di proporre idee vincenti significa saper analizzare i dettagli, intuire, formulare e testare, al fine di ottenere massima performance e piena conformità ai migliori standard qualitativi. Per questo motivo nei laboratori della L.R. il personale altamente specializzato lavora quotidianamente per arricchire con tonalità inedite ogni creazione, valutando l’inserimento di corpi chimici nuovi, realizzando composti veramente originali, di facile impiego, altamente versatili, sicuri e rispettosi dell’uomo e dell’ambiente. Un altro elemento importante è l’utilizzo di tecnologie avanzate, come ad esempio Gas – Cromatografi e Spettrometri di Massa.

Supporto e informazioni, sempre

La L.R. Composizioni Profumanti fornisce ai suoi clienti non solo un supporto dinamico, ma anche precise informazioni sui propri prodotti; ogni fragranza è correlata da documenti tecnici in ottemperanza alle leggi vigenti: il Certificato di Analisi (CAN, certificato di conformità agli standard qualitativi e olfattivi, contenente caratteristiche tecniche e dettagli analitici), la Dichiarazione di Conformità IFRA (DCI, valutazione basata sulle linee guida IFRA relative all’uso sicuro dei costituenti impiegati nelle fragranze), le Schede di Sicurezza (MSDS, valutazione che prende in considerazione il profilo tossicologico di tutti i costituenti, la struttura chimica, il livello di esposizione e informa sulle misure di primo soccorso, sistemi di protezione individuale, metodi di stoccaggio, caratteristiche tecniche e indicazioni di pericolo) ed il Rilevamento di Sostanze Allergizzanti (RSA, valutazione basata sulla determinazione degli allergeni contenuti nella fragranza).

Con al centro il cliente

Avendo al centro della propria politica aziendale il cliente, la L.R. è dotata di un sistema di Gestione aziendale secondo la norma UNI EN ISO 9001:2008; l’implementazione di un sistema di gestione aziendale della qualità è applicato a tutto il percorso produttivo: dalla progettazione del prodotto per diversi mercati e settori merceologici, alla gestione degli ordini e loro evasione in tempi certi e veloci. Dalla selezione ed attenta valutazione dei fornitori ai severi controlli delle oltre 600 materie prime impiegate e dei prodotti finiti; dalla gestione della documentazione alla spedizione al cliente e archiviazione di ogni singolo lotto di produzione. Ne consegue un servizio che supporta i partner commerciali in qualsiasi loro richiesta, nei loro progetti in maniera costruttiva, propositiva e affidabile. Il prodotto di successo viene creato insieme, nasce dalla sinergia con il cliente e dal reciproco scambio e confronto di esperienze e competenze, ottenendo la sua piena soddisfazione. Seguendo il mercato e anticipandone le tendenze, la L.R. offre una vasta gamma di fragranze: dalle note più fresche e verdi alle note più intense ed aromatiche, dalle agrumate alle speziate, dalle ambrate alle muschiate, combinazioni inedite, accordi ricercati e note di successo.

[www.lrcomprof.it]

Medusa: attenti alle esigenze dei professionisti

L’attenzione alle esigenze dei propri clienti e degli utilizzatori finali è la filosofia che

contraddistingue Medusa srl, azienda padovana che dal 2010 produce detergenti e specialità chimiche per uso professionale ed industriale.

I giusti prodotti, le giuste risposte

Questo si traduce in due azioni: – realizzare prodotti di qualità, studiando formulati sempre più performanti, utilizzando materie prime selezionate e impiegando processi produttivi standardizzati, condotti da personale qualificato; – affiancare il cliente, attraverso servizi di formazione, di assistenza pre e post vendita e di consulenza anche il loco, attraverso l’intervento dei propri tecnici specializzati. La continua interazione permette a Medusa di trovare sempre la giusta soluzione, e di individuare le criticità sulle quali concentrarsi nel costante processo di miglioramento.

Giovani, ma con esperienza

Pur giovane, l’azienda si avvale dell’esperienza del dott. Michele Zerbetto, operante nel settore da 17 anni, che attualmente ricopre la funzione di direttore generale. Nei primi 4 anni di vita Medusa si è rapidamente messa in luce, consolidando proficue collaborazioni con grossisti e rivenditori distribuiti in tutta l’Italia ed in diversi Paesi dell’Europa centrale ed orientale, Comunitari ed Extra-CEE. A listino Medusa propone più di 200 referenze, rivolti al mondo dell’Ho.Re.Ca, della lavanderia e dell’industria alimentare; ma una notevole importanza è ricoperta dagli innumerevoli prodotti di nicchia, quindi fuori catalogo, che Medusa è in grado proporre o di realizzare ad hoc, in base alle richieste dei propri clienti. in pronta consegna; ciò consentirà di ridurre ulteriormente i tempi di evasione degli ordini, che come ben sappiamo è un aspetto importante per la soddisfazione del cliente – espansione della rete commerciale e costante formazione degli agenti, in modo da renderli non semplici venditori, ma veri e propri consulenti. – incremento delle informazioni disponibili sul sito www.medusasrl.com, con l’inserimento delle schede tecniche e di sicurezza di tutti i prodotti, disponibili senza la necessità di registrarsi. – ottenimento della certificazione UNI EN ISO

Medusa concede i propri prodotti in esclusiva a distributori specializzati, offrendo la possibilità di differenziarsi attraverso la personalizzazione di packaging ed etichettatura.

Le novità

La linea di prodotti per lavanderia di Medusa è molto ampia, comprende sia formulati completi, sia una serie completa di prodotti per lavanderie industriali. I detergenti completi e gli ammorbidenti sono disponibili in ben 25 diverse profumazioni. E’ di questi giorni l’inserimento di due nuovi prodotti: LAUNDRY B2: è un detergente alcalino per tovagliato, specifico per macchie grasse. Il formulato, a base di alcali, tensioattivi a bassa schiuma, disperdenti e sequestranti, si presta per essere utilizzato come prodotto unico nel bagno di lavaggio, o come rinforzante del normale detergente. AMMORBIDENTE M.I.: è un ammorbidente neutro di qualità professionale, che si differenzia per il profumo di nuova generazione (Micro Incaspulato). Il mix di essenze, scelte per la freschezza e la persistenza, è contenuto in speciali microcapsule di polimero inerte. Queste si depositano sui capi durante il risciacquo e conservano a lungo la fragranza. Quando si indossa il capo, le capsule via via si dischiudono, rilasciando gradualmente il profumo.

Programmi futuri: crescere!

Il 2014 è un anno fondamentale per lo sviluppo di Medusa, sono in atto investimenti su molti fronti: – aumento e potenziamento delle linee di produzione, per soddisfare le richieste, in costante aumento; – raddoppio della capacità di magazzino, al fine di aumentare le quantità di prodotti 9001.

Quest’ultimo aspetto vuole sottolineare l’attenzione che Medusa rivolge verso la qualità. Da sempre l’azienda opera in modalità ISO, mediante procedure scritte, valutando fornitori e materie prime, formando in modo continuo il proprio personale, registrando tutte le operazioni di produzione e verificando la qualità dei prodotti in uscita. La certificazione è la naturale conseguenza di questo modo di operare. In conclusione, i progetti sono molti e il team Medusa è affiatato e motivato per affrontare al meglio queste sfide, avendo sempre come fine ultimo soddisfazione del cliente.

[www.medusasrl.com]

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MAGGIO 2014

MAGGIO 2014 INSERTO

il giornale dei servizi ambientali

SPECIALE FORUM PULIRE 21 TERZA PAGINA profili la via della pulizia 39 expo cleaning sud letture

GESTIONE flessibilità gara consip 54 intervista

SCENARI issa interclean 2014 conferenza anid 62 progetto europeo clean up day

TECNOLOGIE innovation award 76

forum pulire atto secondo: dopo il successo, arriverà l’emersione?

La filiera della pulizia professionale e dei servizi integrati si è riunita a Milano, il 26 e il 27 marzo, per la seconda edizione di Forum Pulire, sempre all’insegna del Valore assoluto del Pulito. Parole d’ordine: emersione e legalità.

Riuscirà finalmente il cleaning italiano a “fare sistema”, ad emergere e a portare alla qualificazione un settore tanto importante e ancora troppo poco considerato? A giudicare dalla due giorni di Forum Pulire, svoltasi al MiCo – Milano Congressi il 26 e 27 marzo, i presupposti ci sono tutti: nomi autorevoli del mondo imprenditoriale, produttivo, istituzionale e accademico si sono confrontati sui temi di più stretta attualità del mondo della pulizia professionale e dei servizi integrati, composto (vale sempre la pena di ricordarlo) da oltre 23.000 imprese e 500.000 addetti per circa 11 miliardi di fatturato tra produzione, distribuzione e servizi. Numeri importanti che tuttavia non consentono ancora al settore di

ricevere un pieno riconoscimento da parte delle istituzioni.

Verso la qualificazione e l’emersione

L’auspicio, tuttavia, è che la situazione cambi e si evolva in fretta in direzione dell’emersione: e così oltre 300 persone provenienti da tutta Italia, rappresentanti dell’intera filiera delle pulizie e servizi integrati, si sono dati convegno a Milano Congressi per Forum Pulire “atto secondo”. Le più rappresentate? Le imprese di servizi e facility management, con il 37% dei presenti. A seguire i fabbricanti (23%), un ottimo 17% di distributori, il 15% associazioni di categoria e rappresentanti dell’utenza finale, l’8% editori e stampa: un dato molto positivo, quest’ultimo, che testimonia l’attenzione crescente dei mezzi di informazione

non solo specializzati, ma anche generalisti (erano presenti quotidiani, testate online, blogger, tv) nei confronti del settore. Una vasta platea che ha seguito con attenzione e continuità una due giorni ricca di spunti di riflessione, che hanno incontrato un interesse crescente da parte dei partecipanti. L’apertura dei lavori, nella mattinata del 26, è stata affidata al presidente AfidampFab Matteo Marino, che ha salutato tut-

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MAggio 2014 ti i presenti con orgoglio e soddisfazione. Lo stesso Marino, a poche ore dal termine della kermesse, ha ribadito l’importanza di sentirsi parte di un settore: “Siamo particolarmente orgogliosi del successo di questa edizione di Forum Pulire, che ha dimostrato come ci sia una reale necessità di fare sistema, una parola troppo spesso abusata in Italia ma molto poco resa efficace ed attualizzata. Il lavoro svolto in questi mesi con le associazioni di categoria e di filiera ha dimostrato che il settore è pronto per farsi sentire. Ci stiamo preparando ad essere riconosciuti per il nostro valore e non vogliamo più essere percepiti come un comparto non qualificato e di scarsa rilevanza”.

Le opinioni di Afidamp

Un buon risultato, quello di Forum Pulire, osservato anche da Toni D’Andrea, Amministratore Delegato di Afidamp Servizi, che ha organizzato la manifestazione per conto di Afidamp: ““Forum Pulire si è riconfermato come il luogo di confronto per eccellenza tra tutti i protagonisti di questo settore. È stata l’occasione in cui poter qualificare le aspettative di tutti e identificare una linea di riflessione e confronto

per lo sviluppo dell’intero comparto”. “Il fatto che fossero presenti tutte le maggiori imprese del settore e che le associazioni di filiera abbiano contribuito attivamente

alla riuscita dell’evento è solo la riconferma della necessità di fermarsi a riflettere e

di condividere criticità e soluzioni”. Anche

Francesco Bertini, presidente di AfidampCom (purtroppo vittima di un lieve malessere il secondo giorno di congresso, quindi impossibilitato a partecipare proprio al workshop dei dealers), ha ribadito il valore dell’ iniziativa: “Crediamo fermamente che

appuntamenti come Forum Pulire rappresentino una svolta per un settore che ha bisogno di dialogare al suo interno, con le istituzioni, con l’opinione pubblica. Tanti sono stati i temi affrontati, ognuno dei quali merita di essere sviluppato in percorsi di approfondimento”.

I temi chiave e l’apertura dei lavori

Quattro i temi-chiave: Innovazione, Razionalizzazione, Sviluppo e Legalità, intorno ai quali ruotavano sessioni plenarie e workshop, tutti svoltisi nella bella sala Orange di Milano Congressi, e tutti ad alta affluenza con relatori specialisti del settore messi faccia a faccia con esponenti del mondo della politica, delle istituzioni, della ricerca, dell’economia, della cultura. Questa una sintesi degli appuntamenti dei due giorni: “taglio del nastro” la mattina del 26 marzo, alle 10.30, con i saluti del presidente AfidampFed Matteo Marino e il discorso di Simonpaolo Buongiardino, consigliere di Confcommercio, in sostituzione del presidente Sangalli chiamato a Roma per impegni istituzionali. Particolarmente interessanti alcuni passaggi del suo discorso, che ha centrato alcune problematiche-chiave del comparto: “Quello delle pulizie – ha detto – è un settore con una filiera “lunga”, che va dalla ricerca all’industria, dal commercio dei prodotti al vero e proprio servizio di pulizia; che va dal pubblico al privato, dalla grande alla piccolissima impresa fino al consumatore diretto. E non è un caso che questo Forum possa contare su un insieme così ricco di partner, fra cui anche Fnip-Confcommercio”. E ancora: “Quello delle pulizie è un settore che vive una stretta vicinanza con la pubblica amministrazione, poiché i servizi di pulizia della PA sono per la grandissima parte appaltati a privati. Da una parte, dunque, il tema dei pagamenti celeri da parte della PA è sempre più importante per queste imprese. Stiamo insistendo perché si risolva al più presto. Dall’altra parte, c’è poi il tema degli appalti, delle gare e della loro trasparenza. Da questo punto di vista è molto importante superare quelle norme che hanno di fatto trasformato le gare bandite col criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa in gare al massimo ribasso, creando una profonda distorsione a scapito della qualità necessaria in questi servizi. Da ultimo, bisogna sottolineare che le nuove Direttive europee sugli appalti pubblici, recentemente approvate dal Parlamento europeo, che dovranno essere recepite entro marzo 2016, contengono una chiara indicazione a favore delle Piccole e medie imprese. L’auspicio è che tali Direttive vengano recepite in Italia interpretando le intenzioni del legislatore europeo in senso favorevole alle PMI del settore, le quali non possono vedersi ridurre al ruolo di subappaltatori, come di fatto sta accadendo in conseguenza alle megaconvenzioni bandite dalle centrali d’acquisto. La pulizia, il decoro e il rispetto dell’ambiente sono un fatto culturale, oltre che economico. Bisogna farne una questione “qualitativa” prima che “quantitativa”.

Le sessioni

Alle 11 via ai lavori, con la prima plenaria “Razionalizzazione e innovazione”, un dibattito moderato da Andrea Pancani, vicedirettore Tg La 7, dal titolo “Quale Paese? Quali Servizi? Prospettive oltre il rigore e l’austerità, verso un sistema di qualità”. L’accento è stato posto sulla valorizzazione e innovazione nella gestione del fattore umano e del relativo capitale, e sull’innovazione nei processi di richiesta e fornitura di servizi come garanzia di qualità. Tra i relatori Alessandro Amadori, di Coesis Research, l’economista Giulio Sapelli, Graziano Cimadon, presidente Manital e il giornalista Luca De Biase. Nel pomeriggio del 26, per il workshop Innovazione, il dibattito si è incentrato su “Ricerca e sperimentazione per sviluppare competitività”, per evidenziare l’apporto fornito dalla ricerca scientifica alla competitività del Paese negli anni e nelle realtà aziendali di successo. Moderatore il giornalista Carlo Massarini, presenti fra gli altri Aldo Avosani di Cna, Toni D’Andrea, Mario Pinca di Copma, Marco Perona dell’Università di Brescia e

il giornalista Alessio Jacona. Sempre il 26 pomeriggio, 15.30, workshop Sviluppo: “Ripartire: competenze, risorse, mercati. Come tornare a parlare di sviluppo? Qual è e quale può essere l’impegno di istituzioni, imprenditori e società civile?” Moderatore Walter Passerini, con Nicola Burlin, presidente di Fnip e Alberto Ferri, presidente di Scuola Nazionale Servizi come problem setting. Tra gli intervenuti: Paolo Agnelli, presidente Cofimi Impresa; Gabriele Cesari di Manutencoop; Roberto Luongo, direttore generale ICE e Domenico Menniti, A.D. di Harmont & Blaine Spa. Alle 17 è stata la volta del workshop “Legalità”, incentrato sul valore della legalità nei contratti d’appalto per i servizi: presenti Domenico Casalino, AD di Consip, Sergio Gallo, vicepresidente dell’Autorità di Vigilanza, Ivan Cicconi, direttore Itaca, Mariangela Zaccaria, del Comune di Milano, Antonio Gaudioso, segretario generale di Cittadinanzattiva e Daniele Conti di Legacoop Servizi. E mentre Casalino ha posto l’accento sull’eccessiva frammentazione delle pressiva del settore (“10 volte di più che negli altri paesi”), Cicconi ha richiamato la necessità di “riavvicinare il mercato pubblico alle PMI”. Secondo giorno all’insegna della Razionalizzazione (dalle 9.30 alle 11), con le ipotesi di “Revisione del modello organizzativo nella distribuzione” nell’evento proposto dai “Com”. A moderare, il giornalista Alessandro Milan. Tra i partecipanti al dibattito, Andrea Lenotti, consigliere Assofermet, Virna Re (in sostituzione di Francesco Bertini), Massimo Diamante di Res Nova, Eugenio Genise di We Italia, Massimo Stronati, presidente Confcooperative e, in rappresentanza del mondo della politica, il sen. Francesco Maria Marinello, presidente della XIII Commissione Territorio e Ambiente del Senato. Uno sguardo sulla situazione oltreconfine è stato reso

possibile dalla testimonianza della britannica Joanne Gilliard, di Jangro Group, il principale network di distributori indipendenti nel Regno Unito e in Irlanda. Alle 11, plenaria Sviluppo e legalità, sul tema “Sviluppo e legalità: una sinergia inscindibile”, moderato da Andrea Pancani, ancora per riflettere sulla profonda esigenza di legalità del Paese, e in particolare per il settore: di nuovo in scena Alessandro Amadori

di Coesis. Accanto a lui un “panel” d’eccezione: il presidente Fise Lorenzo Mattioli, il presidente Legacoop Servizi Fabrizio Bolzoni, Paolo Pennesi, segretario generale del Ministero del Lavoro, Cosimo Maria Ferri, sottosegretario del Ministero della Giustizia, Pietro Martello, presidente della Sezione lavoro del Tribunale di

Milano (una delle più virtuose in Europa, con tempi abbondantemente sotto la media nonostante l’impressionante mole di procedimenti in atto), Luciano Hinna, ordinario di Economia delle Aziende pubbliche a Tor Vergata e Romilda Rizzo presidente Anac. Spazio anche all’innovazione amica dell’ambiente, con i sempre più ambiti Clean Green Award, assegnati in occasione della cena di gala di mercoledì 26. Questi i premiati, a cui è dedicato ampio spazio in altro articolo su questa rivista: il sistema Aop-Ril di E’ Così, la frangia in microfibra Ultrarapid di Falpi, Orbio 5000 Sc di Tennant e presentata da ISC. Menzioni di merito per Rcm per Zero System, Ecosanitizing e Reaqua. L’altra menzione è andata a Mistretta per Sani-Chef L8 Bionatural.

Dai driver per l’acquisto alla legalità percepita: i sondaggi Coesis

Tra i momenti più apprezzati, le presentazioni in anteprima di due importanti studi a cura di Coesis Research (che approfondiamo in altri articoli sempre su questo numero): il primo sui driver di scelta nell’affi-

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MAggio 2014 damento dei servizi di pulizia e igiene, il secondo sulla legalità percepita tra la popolazione italiana e tra gli operatori del settore. Tali studi, di prossima pubblicazione, forniranno elementi di impostazione per lo sviluppo di una strategia comune al fine di dare al comparto l’attenzione che merita. Sono state evidenziate e

ribadite le necessità di razionalizzazione

e innovazione, sviluppo e legalità, al grido comune contro le gare al massimo ribasso e a favore del rispetto della legalità a tutti i livelli, dall’assegnazione dei contratti ai controlli sulle fasi di esecuzione, alle norme sul lavoro. È emersa l’esigenza di maggiore comunicazione tra il mondo delle aziende e le istituzioni, per invertire l’andamento di questi anni di crisi. Dal punto di vista della produzione, si è sottolineato che l’export ha sempre registrato un incremento, confermando uno scenario dalle molte opportunità. Uno sprone quindi per contrastare la tendenza generalmente negativa del mercato e per stimolare a procedere, come i diversi interlocutori a Forum Pulire hanno sostenuto, sulla strada dell’innovazione. Da non sottovalutare, all’insegna della grande “fame” di trasparenza e correttezza che si respira nel settore, l’indagine sulla percezione di legalità nel settore svolta sempre da Coesis. Riflettori accesi anche sui “dealer”, cioè sulla distribuzione (rappresentata in Afidamp dai “Com”), un anello di congiunzione imprescindibile tra i produttori e gli utilizzatori del servizio, anch’essa vittima dei ritardi di pagamento, soprattutto da parte della pubblica amministrazione, piaga che si abbatte sull’intero comparto. Tanti i segnali per il futuro, tra i quali spicca il lavoro dell’associazione di categoria Anip-Fise per proporre un progetto di Legge quadro per il settore dei servizi. L’obiettivo è qualificare i servizi integrati, razionalizzarli ed implementarli per rendere più efficiente la spesa pubblica, senza produrre ricadute negative sulla qualità dei servizi e sull’occupazione.

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Gli sponsor e i partner

Il grande successo per Forum Pulire seconda edizione è stato reso possibile anche dall’impegno degli sponsor della manifestazione. Eccoli: VeronaFiere (Platinum), Comac (Silver), Elsea, Ipc, Kärcher, Ghibli, Werner & Mertz (Bronze), Kiwa-Cermet (Sponsor Tecnico). Altri espositori: Arix, Arco, Imesa, Kemika, Paredes, Lindhaus, We Italia, Soligena. Partner: Cna, Confcooperative, Cpp, Fise-Anip, Fnip, Legacoop Servizi, Onbsi, Scuola Nazionale Servizi. Media partner: GSA – Il Giornale dei Servizi Ambientali. Gran finale con la ricerca “Infezioni ospedaliere e spese per l’igiene: un nesso dimostrabile”

A completamento del Forum, nel pomeriggio del 27, il convegno per presentare la ricerca “Infezioni ospedaliere e spese per l’igiene: un nesso quantificabile. Elaborazioni analitiche per una applicazione responsabile di criteri di spending review in sanità.” Sala gremita per un’occasione davvero unica: l’incontro è infatti stato organizzato per presentare ufficialmente i risultati di una recente ricerca effettuata dalla Fondazione per la Sussidiarietà, presieduta da Giorgio Vittadini, in collaborazione con l’Università di Bergamo e con le riviste GSA e L’Ospedale come media partner. I dati elaborati provengono dalla Regione Lombardia e si riferiscono a trenta strutture ospedaliere lombarde. E i risultati dimostrano, nero su bianco, che laddove si spende di più per la pulizia le infezioni diminuiscono creando, di fatto, un risparmio, perché il costo delle infezioni ospedaliere, in termini umani ed economici, è talmente elevato da non essere nemmeno minimamente

comparabile con l’investimento in pulizia. L’appuntamento è dunque per l’edizione 2016 del Forum.

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legalità, bene primario indispensabile ma ancora troppo raro

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MAggio 2014 Una notizia buona e una cattiva. Partiamo dalla buona: in Italia la legalità è considerata un bene primario, come l’energia. E ora quella così così: l’Italia si percepisce, fondamentalmente, come un paese a basso tasso di legalità. E il nostro settore, purtroppo, non fa eccezione. Questo, in sintesi, è emerso il 27 marzo dalla presentazione della ricerca sulla percezione di legalità svolta da Coesis per conto di Afidamp. Ecco i punti salienti.

Una cosa è certa: in Italia si avverte un gran bisogno di legalità e il settore delle pulizie/ servizi integrati non fa eccezione: in questa semplice constatazione si può riassumere il senso profondo della ricerca Coesis Research sulla “Percezione di legalità” svolta per conto di Afidamp e presentata, almeno per ciò che concerne i risultati più lampanti, il 27 marzo scorso durante Forum Pulire.

A Forum Pulire 2014, la plenaria “Sviluppo e legalità”

L’occasione è stata la sessione plenaria “Sviluppo e legalità: una sinergia inscindibile”, svoltasi giovedì 27 marzo nella sala Orange di MiCo – Milano Congressi. Obiettivo: riflettere sulla profonda esigenza di legalità nel paese, e in particolare per il settore. Moderava l’incontro il Vicedirettore del TG La 7 Andrea

Pancani, e accanto a lui un panel di alto profilo con il presidente Fise Lorenzo Mattioli, il presidente Legacoop Servizi Fabrizio Bolzoni, Paolo Pennesi, segretario generale del Ministero del Lavoro, Cosimo Maria Ferri, sottosegretario del Ministero della Giustizia, Pietro Martello, presidente della Sezione lavoro del Tribunale di Milano (una delle più virtuose in Europa, con tempi abbondantemente sotto la media nonostante l’impressionante mole di procedimenti in atto), Luciano Hinna, ordinario di Economia delle Aziende pubbliche all’università romana di Tor Vergata e Romilda Rizzo, presidente Anac.

La ricerca Coesis: una “doccia fredda” sulla legalità percepita

Non è un caso, quindi, che a mo’ di introduzione ai lavori siano state mostrate alcune

slides della ricerca Coesis sulla legalità percepita fra i cittadini e, in un’ottica B2B, fra gli operatori del settore. “Niente di nuovo” sussurrava qualcuno in sala. Può darsi, ma in queste proporzioni nessuno se l’aspettava. Insomma, siamo un popolo che si percepisce come “illegale”, e con numeri allarmanti. Limitiamoci alle slides messe in evidenza da

Amadori, e veniamo al sodo partendo dalla ricerca per i cittadini: “La ricerca, svolta su un campione nazionale rappresentativo di 1010 casi, si componeva di 13 domande che, lette nell’insieme, hanno restituito un quadro molto chiaro. “Per gli italiani la legalità è una risorsa primaria, proprio come l’acqua e l’energia” ha detto Amadori. E purtroppo, ci viene da chiosare, anche questa, alle nostre latitudini, sembra scarseggiare.

Quanto è rispettata la legalità in Italia?

Già la domanda 4 è significativa: “A suo parere, quanto è rispettata la legalità in Italia?”. Una questione a cui la maggior parte degli intervistati, il 42%, ha risposto “così così”. Se però sommiamo quelli che hanno risposto poco (34%) e quelli che hanno detto “per niente” (10%), otteniamo un 44% di italiani “sfiduciati”, che si contrappongono a uno scarsissimo 13% per i quali la legalità è “abbastanza” rispettata. E il restante 1%? Beh, vede un’Italia in cui la legalità è “molto rispettata”. Fortunati? Il quadro, comunque, come lo stesso Amadori ha prontamente sottolineato, è quello di una fortissima emergenza sullo stato di diritto.

Un confronto con gli altri paesi europei

E rispetto agli altri paesi Ue (domanda 5)? In questo caso solo l’1% pensa che in Italia la legalità sia più rispettata. Tre quarti degli interpellati (75%) la vede meno rispettata, mentre il restante 24% ci pone alla pari degli altri stati europei. “Insomma, siamo di fronte a quello che si potrebbe definire un legal gap: in Italia ci vediamo meno trasparenti rispetto ai vicini europei”, ha commentato Amadori. Ma non è finita, an-

zi. La domanda 6 è più “fattiva”: cosa si dovrebbe fare, nel concreto? “Qui la risposta –ha detto Amadori – ricalca quella che è, da sempre, la prima regola del comando: chi dirige dev’essere il primo a rispettare le leggi, a dare, insomma, il buon esempio. E infatti alla domanda “Parliamo ora di legalità, potrebbe dirmi quanto è d’accordo con ciascuna delle seguenti affermazioni, utilizzando la scala “molto”, “abbastanza”, “così così”, “poco”, “per niente”? (valori medi scala 1-5)”, la risposta più votata è stata “I politici dovrebbero essere i primi a rispettare le leggi” (con un ragguardevole 4.75/5). La tranquillità garantita dal rispetto delle leggi è stata premiata con un 4.44/5 (“Osservare le leggi è la strada più conveniente per stare tranquilli”). Ancora più nello specifico la domanda successiva: “A suo parere qual è la prima cosa che dovrebbe essere fatta per aumentare il senso di legalità in Italia?”. Per il 29% ci vorrebbero pene più severe (una risposta prevedibile, figlia anche dell’esasperazione e di un certo clima di caccia alle streghe tipico dei momenti di tensione), mentre il 26% insiste sui comportamenti virtuosi della classe dirigente. Insomma, in definitiva, “Quanto è forte il bisogno di legalità in Italia?” (domanda 8): “Qui i risultati sono davvero impressionanti”, ha anticipato Amadori: “Per il 94% degli italiani, quindi per quasi tutti noi, si sente un bisogno di legalità molto (45%) o abbastanza (49%) forte. Molto ridotte le percentuali dei “così così” (5%), e dei “poco” (1%), mentre per nessuno (0%) non si avverte per niente il bisogno di legalità.

E nel mondo del lavoro?

Eccoci ora, con la domanda 9, al mondo del lavoro. “Dopo la prima batteria di domande più generali, abbiamo pensato di focalizzare l’attenzione sul mondo del lavoro”, ha spiegato Amadori. Niente di strano, in una Repubblica che proprio sul lavoro è fondata… Ecco la prima domanda della serie: “Pensi adesso al mondo del lavoro. A suo parere quanto è rispettata la legalità in Italia nel mondo del lavoro?”. Appunto: a questa domanda, che presuppo-

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MAggio 2014 neva 5 gradi di risposta (da “per niente” a “molto”), il 37% ha risposto “poco”, e il 33% “così così”. Se a questi sommiamo un (preoccupante) 12% di “per niente”, raggiungiamo la ragguardevole percentuale di 82 italiani su 100 che pensano che sul lavoro la legalità sia una “perla rara”. Solo pochi, suddivisi in “abbastanza” (17%) e “molto”, hanno fiducia nella trasparenza del sistema del lavoro. “Anche qui, è innegabile, è ben presente un’emergenza legalità”, è stato il commento. E rispetto ai “cugini europei”? La domanda, che era l’omologa della precedente sul raffronto Italia/Ue, ha avuto esiti non dissimili: per l’81% qui la legalità è meno tenuta in considerazione, e solo per il 18% è uguale. L’1% la vede più rispettata. Importante, per il mondo dei servizi, la domanda 11: “La crisi fa perdere il senso della legalità e il senso civico e fa aumentare il verificarsi di fenomeni di degrado urbano. Alcune persone ritengono che, in tempi di crisi è giustificabile ridurre le risorse destinate ai servizi, altre invece ritengono che a prescindere in Italia non si presta attenzione alla qualità dei servizi lei direbbe che…?”. Ecco, qui la risposta, per 92 italiani su 100, è che in Italia, a prescindere dalla crisi, si presta poca attenzione all’aspetto qualitativo dei servizi erogati. Insomma, c’è da pensare…

L’indice di legalità percepita, uno strumento su cui riflettere

Ma i lavori si sono spinti anche oltre, ed hanno raggiunto un importante risultato inedito: Coesis Research, per conto di Afidamp, ha infatti brevettato un nuovo indicatore, chiamato “Indice di legalità percepita” (all’inglese Index of perceived legality), un “indice sintetico – ha spiegato Amadori – che esprime su base 100 il livello di legalità percepito dai cittadini italiani. Si tratta, in definitiva, di un indice variabile tra 0% e 100% ottenuto come combinazione delle opinioni espresse dai cittadini rispetto a: legalità percepita, legalità percepita nel mondo del lavoro, sicurezza percepita, bisogno di legalità e rapporto con gli altri paesi europei”. Uno strumento utile, in sostanza, a quantificare oggettivamente la percezione della legalità. E qui iniziano le “sorprese”. “Infatti in Italia la media della legalità percepita, se quantificata sulla base dell’Indice, si ferma al 21%: praticamente a un quinto della scala! Se si considerano le variazioni dell’indice su

base territoriale, si scopre che tale media è determinata dalla compresenza di indici abbastanza dignitosi (36% nel nordest asburgico – ha sorriso Amadori”), 24% a Nordovest, e di risultati molto allarmanti, come il 20% del Centro e, soprattutto, il 12% di Sud e Isole, “proprio le zone d’Italia più ricche di eroi che hanno sacrificato la propria vita per combattere la criminalità organizzata”, ha rilevato Amadori con un pizzico di sconforto. Se si passa a considerare la percezione di legalità per sesso, si avverte che le donne tendono a vederla

decisamente più grigia: 15% contro il 25% degli uomini. Forse l’idea “atavica” della differenza tra i sessi non è ancora superata come si crede… Ragionando per fasce d’età, si osserva che mentre i più giovani percepiscono più forte il peso della legge (indice 18-30 anni = 35%, da 31 a 40 anni =31%), gli ultrasessantenni, forse perché vissuti in epoche più “normative”, crollano al 13%. In media nazionale gli italiani dai 41 ai 60 anni (20%). Interessante anche la relazione fra percezione di legalità e centri urbani. L’indice crolla al 10%

per le città sopra i 250.000 abitanti (tipo Verona, per intenderci), mentre è molto più alto nelle cittadine più piccole e nei paesi (fino a 5.000 abitanti si sale addirittura al 61%).

La parte B2B: legalità percepita nel settore

Veniamo ora alla parte business to business della ricerca, ossia a quanto percepiscono la legalità gli operatori del nostro comparto. “Qui il dato va diviso tra lavoratori delle stazioni appaltanti e operatori delle imprese”, ha detto Amadori. Qui il campione ha coinvolto 100 casi, divisi in maniera rappresentativa del settore. 16 le domande, tutte molto mirate. La prima: “Secondo lei quale tra le seguenti affermazioni definisce meglio lo stato attuale e il comportamento delle aziende italiane?” Ebbene: per 60 intervistati su 100 in Italia solo una minima parte delle aziende è effettivamente regolare in tutto, mentre la maggior parte ha qualche “scheletro nell’armadio”. Il 38%, però, la pensa in modo specularmente opposto: la maggioranza delle aziende rispettano le leggi, solo poche “svicolano”. Agli estremi, il 2% la vede tutta nera (nessun’azienda rispetta le regole), e nessuno pensa che in Italia non ci siano aziende irregolari. Se poi si distingue tra operatori del pubblico e del privato “Secondo lei fatte 100 le aziende italiane quante operano nel rispetto delle norme e quante invece le raggirano talvolta anche in maniera illegale?”, si scopre che per chi lavora nel pubblico ci sono 49 aziende su 100 regolari e per chi opera nel privato il valore scende a 43. 51, dunque, le aziende che raggirano le norme secondo chi lavora nel pubblico, salgono specularmente a 57 per gli operatori del privato. Altre osservazioni, sempre con dati non molto confortanti, riguardano le aziende che operano per conto della pubblica amministrazione e le imprese di pulizie. Proprio su questo era focalizzata la domanda 5: “Secondo lei fatto 100

le aziende di forniture di servizi e lavori

di pulizie per aziende pubbliche o private quante operano nel rispetto delle norme e quante invece le raggirano talvolta anche in maniera illegale?”. Risultato: per gli operatori pubblici 51 aziende su 100 rispettano le norme, per i privati il dato precipita a 43/100. Ma dove si cerca maggiormente di aggirare le regole? Per quanto riguarda il pubblico, il 69% degli intervistati non ha dubbi: sull’assunzione del

personale. Per il 52% sulla gestione delle risorse finanziarie, poi sul bilancio, sulle richieste di lavori e sulle consulenze. Per

il privato, la gestione delle risorse finanziarie non convince il 50% dei sentiti, seguita dal personale (43%) e dalla richiesta di lavori (42%). E (domanda 10), “in quali fasi del processo influisce maggiormente la scarsità dei controlli?”. Sotto i riflettori ci

sono i requisiti di aggiudicazione (54%) e il subappalto (47%). Se poi si passa a considerare “le azioni più significative che si dovrebbero intraprendere per contrastare l’attività delle aziende che tendono ad

agire raggirando le regole”, il 61% ritiene che si debbano premiare i comportamenti virtuosi, e il 57% aumentare i controlli. Un buon 38%, e il dato è molto indicativo, pensa che si dovrebbe proteggere adeguatamente chi effettua segnalazioni di illecito. Anche passando a considerare le gare d’appalto pubbliche, requisiti di aggiudicazione e subappalto restano i principali indiziati. Ma lasciamo ad approfondimenti ulteriori i dati più specifici e settoriali, che pure non mancano nella ricerca di Amadori. Concludiamo

con la domanda 16: “In Italia, a prescindere che si parli di settore pubblico o privato, i lavori o servizi vengono assegnati a volte ad aziende che rispettano le regole e a volte ad aziende che le raggirano. Secondo lei quali sono le tre caratteristiche che più distinguono le aziende che operano nella legalità rispetto a quelle che non lo fanno?”. Qui la risposta è stata inequivocabile: innanzitutto la trasparenza (69%), quindi la corretta applicazione delle norme che regolano il lavoro (63%), e il rispetto delle norme di sicurezza sul lavoro (62%).

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pulizia, un valore dimostrabile

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MAggio 2014 A completamento di Forum Pulire è stato organizzato un convegno, il 27 marzo pomeriggio, per presentare la ricerca “Infezioni ospedaliere e spese per l’igiene: un nesso quantificabile”, elaborata dalla Fondazione per la Sussidiarietà di Giorgio Vittadini e l’Università di Bergamo sui dati di 30 ospedali lombardi. Successo senza precedenti per un lavoro, che, per la prima volta, “stabilisce con un approccio scientifico e quantitativo che esiste una relazione tra spese per i servizi di igiene negli ospedali e i tassi di infezione ospedaliera”.

Una sala “gremita in ogni ordine di posti”, avrebbe commentato un telecronista old style. Ed è stato proprio così il 27 marzo pomeriggio al MiCo, per l’appuntamento con la ricerca “Infezioni ospedaliere e spese per l’igiene: un nesso quantificabile. Elaborazioni analitiche per una applicazione responsabile di criteri di spending review in sanità”, effettuata dalla Fondazione per la Sussidiarietà, presieduta da Giorgio Vittadini, in collaborazione con l’Università di Bergamo e con le riviste GSA e L’Ospedale come media partner.

Il convegno del 27

I risultati del lavoro, importantissimo perché per la prima volta mette nero su bianco con voce autorevole il “Valore”, vero e dimostrabile, della pulizia, sono stati presentati nel corso di un convegno organizzato da Afidamp Servizi a completamento di Forum Pulire 2014 e moderato da Andrea Pancani, vicedirettore Tg La 7. Main sponsor Team Service e GSA e L’Ospedale come media partner. Presenti fra i relatori, accanto a Giorgio Vittadini, il presidente ANMDO – Associazione Nazionale medici

delle Direzioni Ospedaliere – Gianfranco Finzi, Vasco Giannotti, Presidente della Fondazione Sicurezza in Sanità, Sandra Zuzzi di Fare – Federazione delle Associazioni Regionali degli Economi e Provveditori della Sanità, e Paola Pellicciari di Cittadinanzattiva. I dati elaborati, provenienti dalla Regione Lombardia, si riferiscono a trenta strutture ospedaliere di tale regione. E i risultati dimostrano che, laddove si spende di più per la pulizia, le infezioni diminuiscono creando un risparmio, perché il costo delle infezioni ospedaliere, in termini umani ed economici, è talmente elevato da non essere nemmeno minimamente

comparabile con l’investimento in pulizia.

I costi (umani ed economici) delle infezioni nosocomiali

Vittadini, introducendo la presentazione, ha sottolineato la necessità di disporre di dati sicuri e quantificabili, per poter lavorare sulla valutazione della qualità. Proprio questo è il senso della ricerca, elaborata

con Gianmaria Martini dell’Università degli Studi di Bergamo. “Da valutazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità” –ha esordito Vittadini –

nel 90% dei casi i metodi di disinfezione sono ancora fermi al secolo scorso:

si disinfetta manualmente e a ciò si aggiunge il problema dell’eventuale incuria del personale. Il risultato è che ogni anno centinaia di milioni di pazienti nel mondo contraggono infezioni ospedaliere: in Italia, nel triennio 2008-10, si sono registrati quasi 2.270.000 casi, con 22.691 decessi. Nella UE, ogni anno, 4 milioni e 700 mila pazienti sono colpiti da infezioni ospedaliere, con 37 mila morti, 16 milioni di giorni di degenza extra e 7 miliardi di euro di costi aggiuntivi per le strutture sanitarie”.

Le motivazioni che hanno animato la ricerca

Perché, dunque, ha preso vita questo progetto di ricerca? “Innanzitutto si volevano analizzare gli effetti della complessa organizzazione ospedaliera e della sua filiera sulla qualità delle cure. In secondo luogo fare un focus sulle imprese che erogano servizi per l’igiene in questo settore. Quindi un’analisi statistica-quantitativa della relazione tra tassi di infezione e risorse per i servizi di igiene, e trarne le conclusioni sulle implicazioni di politica sanitaria”.

I numeri

La ricerca ha riguardato 30 aziende ospedaliere pubbliche in Lombardia, per un totale di 40 reparti con presenza di infezioni registrate sul biennio 2011-2012. Le osservazioni sono state 986, con 53 variabili considerate (con informazioni su ricoveri ospedalieri, infezioni per reparto, spese per i servizi di igiene per azienda ospedaliera, caratteristiche e stato di salute dei pazienti, caratteristiche dell’azienda ospedaliera). I dati, forniti da Regione Lombardia, registrano le infezioni avvenute durante il ricovero e

permettono di valutare l’impatto delle infezioni per presenza nel reparto e per ospedale”.

I risultati e il dibattito

Lasciando agli appositi approfondimenti un’analisi dettagliata dei risultati della ricerca che è stata distribuita in occasione del convegno, si può dire che ad ogni punto percentuale di spese per l’igiene (sia per letto, sia per reparto), corrisponde una riduzione della presenza di infezioni ospedaliere che va da – 0.2 a – 0.52% a seconda dei modelli. “La ricerca – ha concluso Vittadi-

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MAggio 2014 ni – stabilisce con un approccio scientifico e quantitativo che esiste una relazione tra spese per i servizi di igiene negli ospedali e i tassi di infezione ospedaliera. In particolare, mette in evidenza come politiche di contenimento dei costi ospedalieri che comportano una riduzione nelle spese per i servizi di igiene possono portare, in realtà, ad un effetto contrario a causa dell’aumento indotto

nelle infezioni ospedaliere. Le maggiori infezioni dovute ai ridotti servizi di igiene, infatti, comporterebbero costi ospedalieri doppi rispetto al risparmio dovuto alla riduzione dei servizi stessi”. Parole che pesano, e che sono state commentate così da Gianfranco

Finzi, ANMDO: “E’ chiaro che dal punto di vista igienico non si può trattare un ospedale come se fosse un aeroporto. I tagli lineari ai servizi in sanità non si possono fare, ed è anche superata, a mio avviso, la stessa distinzione tra aree a basso, medio ed alto rischio in ospedale. L’ospedale è sempre ad alto rischio, come dimostrano i dati, gravissimi, sulle infezioni ospedaliere. Bisogna anche fare attenzione già dal capitolato d’appalto: capitolati sbagliati portano a risultati deleteri”. A tale proposito anche Zuzzi, di Fare, ha ammesso che a volte i capitolati sono davvero inadeguati. “Un grande problema –ha detto – è quello dei prezzi di riferimento. La concorrenza è spietata, il prezzo per la pulizia è bassissimo e il servizio oggettivamente scarso. Inoltre paghiamo molto l’instabilità delle norme, resa ancor più grave dai continui cambi di governo. Devo dire che i margini di razionalizzazione non mancano, il difficile è capire come e dove farli agire”. Ma cosa ne pensa il cittadino-utente, che poi è il destinatario finale (o la vittima, e lo diciamo senza troppa ironia) del servizio? L’allarme è lanciato da Pellicciari, di Cittadinanzattiva: “In effetti in ospedale spesso le metodologie di pulizia sono arretrate, spesso ancora manuali, e il personale non sempre è adeguatamente formato. A questo proposito, una nostra recente ricerca (2012) è impietosa. Secondo noi, insomma, bisognerebbe innanzitutto spendere meglio, più che spendere di più. E tra i costi dovuti alle infezioni non sottovaluterei quelli sui contenziosi legali”. E anche Vasco Giannotti, che presiede la fondazione Sicurezza in Sanità, non ha mancato di sottolineare l’importanza della ricerca, perché mette in luce con dati chiari l’impatto negativo della riduzione degli investimenti in sanità sulla sicurezza e sulla qualità della degenza in ospedale.

Oggi è la sanità, domani…

Il discorso, poi, si può ampliare ben oltre le corsie ospedaliere. Certo, questa ricerca ci fa riflettere sulla sanità, che ultimamente è stata oggetto –e continua ad esserlo – di politiche di tagli lineari e, diciamolo pure, indiscriminati, con la riduzione del 5% (poi portata al 10%) sui contratti già in essere, con la centralizzazione degli acquisti, con criteri di aggiudicazione che, in pratica, continuano a premiare il massimo ribasso. Ma, come si sa, la sanità è una cartina di tornasole importante, e può rappresentare un benchmark, un ambito-modello da esportare anche in altri settori a rischio: nelle scuole dove vanno i nostri figli, e dove lavorano milioni di persone (anch’esse vittime di tagli draconiani) non è lo stesso? E questo è solo un esempio…

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ecco i premiati del clean green award, che incorona l’innovazione verde

Un premio sempre più ambito, e giustamente! Il messaggio è chiaro: non si può fare innovazione se non rispettando l’ambiente durante l’intero ciclo produttivo. Ecco i premiati Clean Green Award 2014, che hanno ricevuto il riconoscimento durante la cena di gala di Forum Pulire 2014, il 26 marzo.

Innovare sì, ma a patto che lo si faccia nel rispetto dell’ambiente. E non solo per quanto riguarda il prodotto finale, ma l’intero ciclo produttivo. Così, in sintesi, potrebbe essere riassunto lo spirito del Clean Green Award, riconoscimento internazionale voluto da AfidampFab e giunto quindi alla sua quarta edizione. Il premio viene attribuito a prodotti, sistemi o servizi del settore della pulizia professionale e industriale a forte “vocazione” ambientale. Al centro, l’idea di sensibilizzare, in un’occasione importante come una grande manifestazione che riunisce l’intero settore, tutti gli operatori del cleaning al rispetto dell’ambiente e al concetto di sostenibilità. Ormai l’innovazione e la sostenibilità non devono più essere percepite come un costo, come un ostacolo, ma un valore aggiunto e un’opportunità anche strategica. Bisogna saldare l’idea di rispetto ambientale e quella di profitto. A maggior ragione adesso che si sta imponendo, con il Gpp, la filosofia degli acquisti verdi nelle pubbliche amministrazioni. E intanto il Clean Green Award è sempre più apprezzato, come hanno dimostrato i ben 33 prodotti in lizza. Rispetto alla precedente edizione, è stata eliminata la suddivisione per categorie: i premi, dunque, sono stati assegnati indipendentemente dalla tipologia e dalla categoria merceologica del prodotto. Da questa edizione, poi, il premio avrà cadenza biennale. Il prossimo bando sarà lanciato nel 2015 per il 2016. I premiati (con relative motivazioni), hanno ricevuto l’ambito riconoscimento, in occasione della cena di gala del Forum nella serata del 26 marzo dalle mani del presidente Matteo Marino e di Andrea Poggio, vice direttore generale di Legambiente

È Così: SISTEMA AOP-RIL

AOP-RIL è un sistema che, con una configurazione ad ingombro di 20 mq, restituisce 5000 litri di acqua pulita ogni 4 ore, grazie a un processo di ossidazione avanzata dei reflui. Il suo utilizzo è certificato sia per il recupero delle acque dei serbatoi delle lavasciuga che per il riutilizzo nei cicli di lavaggio in lavatrice. Importanti i benefici: riduce considerevolmente i costi e l’uso

dell’acqua; lo smaltimento diventa ecologico e si dispone di un maggior controllo dei consumi, anche in relazione all’effettivo rispetto delle procedure operative, e di riscontri numerici e quantificabili sui risparmi ottenuti. Motivazione della giuria: impianto progettato nel pieno spirito del risparmio di risorse idriche con elevate prestazioni rispetto alla media di mercato. Inoltre l’aver affrontato un ambito che non è presidiato da volumi di alto interesse economico rende

l’operazione ancor più lodevole in quanto motivata da una vera coscienza ambientale.

È Così

Falpi: Frangia in microfibra ULTRARAPID

Falpi nel corso del 2008 ha avviato il progetto per la certificazione Ecolabel dei prodotti in microfibra. Tra questi prodotti la frangia Ultrarapid Ecolabel è l’ultima nata della gamma Falpi. A partire da gennaio 2014 Ultrarapid è disponibile presso i concessionari Falpi. Essa si distingue da ogni altra frangia presente sul mercato per un particolare tessuto di aggancio brevettato e denominato “Honeycomb 3D”. Per la certificazione è stato applicato il disciplinare dei prodotti tessili, che ha comportato un importante lavoro di verifica dell’applicabilità per tutti i componenti del prodotto, dei criteri Ecolabel con il coinvolgimento del-

la filiera di fornitura per i relativi processi di produzione. Motivazione della giuria: per il continuo impegno nella ricerca di prodotti con un sempre minore impatto sull’ambiente. Il prodotto candidato, che grazie a un’innovazione brevettata risulta avere un ciclo di vita ben superiore alla media delle altre frange della stessa gamma, dimostra l’attenzione dell’azienda al tema ambientale anche in

relazione al complesso lavoro svolto per l’ottenimento della certificazione Ecolabel applicata ai prodotti tessili, nuova nel settore della pulizia.

Tennant: ORBIO 5000 SC

II sistema Orbio 5000-Sc di Tennant, distribuito da ISC, è in grado di produrre, conservare e distribuire direttamente sul luogo, una soluzione di pulizia alcalina pronta all’uso e multiuso.

Processando elettricamente acqua e sale, 5000-Sc produce una soluzione con pH ta 10,5 e 11,5, priva di residuo, senza indicazioni di rischio in grado di sostituire efficacemente la maggior parte dei prodotti chimici manutentori usati per la detergenza quotidiana. La soluzione Orbio può essere utilizzata con i tradizionali metodi di pulizia manuali e meccanizzati, dal semplice carrello mop, a sistemi di preimpregnazione delle microfibre, fino alle macchine lavapavimenti o in sostituzione dei prodotti multiuso per lo spolvero e le pulizie in genere. Motivazione della giuria: per la ricerca volta a una manutenzione ordinaria delle superfici con ridotti carichi ambientali, meno impattante sull’ambiente, la cui efficacia è stata dimostrata in modo chiaro ed esaustivo da

una ricca documentazione, oltre che certificata da un ente di certificazione già riconosciuto nel settore.

L’uso del sistema Orbio riduce inoltre l’inquinamento ambientale, rispetto a un sistema tradizionale, eliminando l’uso di imballaggi in plastica e il trasporto.

Menzione di merito: RCM

RCM ZERO SYSTEM è’ l’abbinamento di un

velocipede a tre ruote elettrico a pedalata assistita per il trasporto della spazzatrice elettrica RCM BRAVA uomo a terra. Risponde alle

Tennant/ISC Falpi

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RCM

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MAggio 2014 esigenze di sostenibilità economica ed ambientale che un centro urbano deve rispettare per svolgere un efficiente lavoro di spazzamento leggero nelle aree pedonalizzate. ECO SANITIZING è un accessorio delle lavasciuga RCM per la sanificazione ecologica dei pavimenti. RCM ha messo a punto un sistema che rende più efficace, sicura e performante la sanificazione dei pavimenti in ambiente sanitario o dovunque sia necessario eliminare o limitare fortemente la

carica batterica delle superfici orizzontali. Reaqua è un sistema mobile di recupero di acqua chiarificata da reflui provenienti da lavasciuga e si basa sul processo di chiari-flocculazione, trattamento chimico-fisico il cui scopo è la rimozione delle sostanze sospese sedimentabili.

Motivazione della giuria: per aver mostrato particolare attenzione all’ambiente e alla sostenibilità, tema verde sempre presente sin dalla fase di ideazione delle macchine e per la capacità di mettere in pratica le soluzioni creative avute approfondendo molteplici aspetti ambientali. Un fabbricante che oltre alle macchine produce idee verdi.

Mistretta

Menzione di merito: Mistretta MISTRETTA SANI-CHEF L8 BIONATURAL

Il prodotto SANI-CHEF®L8 BIOnatural è un detergente professionale liquido concentrato formulato per il lavaggio di piatti, tazzine, bicchieri, posateria, con impianti automatici muniti di dosatore; è prodotto con una base totalmente naturale ricavata

dalla cenere di legno, scarto della centrale termoelettrica del paese ove risiede il laboratorio di produzione. Si tratta di un prodotto già sperimentato, utilizzato e collaudato, distribuito da circa un anno con soddisfazione degli utilizzatori. Motivazione della giuria: per un’idea luminosa connessa alla storia delle detergenza di tutti i tempi. L’idea di voler riutilizzare uno scarto della produzione industriale locale e trasformarlo, ricorrendo a un sistema antico, denota una lodevole coscienza ambientale.

stabile il mercato del cleaning italiano (stando alle previsioni)

Mercato del cleaning stabile, cresce del +2% (soprattutto grazie all’export, che vale il 70% per macchine e attrezzature). Restiamo sul “podio” del mondo con Usa e Germania. Un moderato ottimismo è possibile. Così suggeriscono i primi dati previsionali sul 2013, diramati a Milano a Forum Pulire 2014.

In occasione di Forum Pulire 2014, seconda edizione del Congresso nazionale dei servizi integrati, AfidampFab ha fornito in anteprima i dati previsionali relativi al mercato della pulizia professionale nell’anno 2013. In attesa del documento completo, che l’associazione dei fabbricanti elabora ogni anno, qualche anticipazione si può dare. Con lieve, saggio e moderato ottimismo.

Arriva la ripresa?

Stabilmente moderata (un + 2% comunque superiore, si noti, alla stentatissima ri-crescita del Pil) la crescita del mercato italiano del cleaning. Afidamp stima che nel 2013 abbia registrato un complessivo +2%, soprattutto grazie all’esportazione, che per macchine e attrezzature vale il 70%. I mercati più dinamici, a tale riguarda, sono quelli “nuovi”, soprattutto Medio Oriente e Sudafrica, paese in cui l’Italia è diventato il secondo esportatore dopo la Cina.

I dati AfidampFab

I dati relativi alla produzione 2013 indicano un fatturato di 1,5 miliardi di Euro, che sale a 2,3 miliardi di Euro con l’indotto, per un totale di 30.000 addetti. La produzione di macchine, prodotti e attrezzi per la pulizia professionale e l’igiene ambientale si mantiene stabile. Le macchine, in termini di fatturato, rappresentano il 33% del totale produzione, i prodotti chimici il 14%, le attrezzature il 5%, la carta, settore tissue destinato all’uso professionale, il 30%, le fibre e panni il 2%, gli accessori e ricambi macchine il 5%, la categoria altri prodotti il 11%. Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna guidano la produzione, come storicamente avviene da sempre.

Composizione aziende: le Pmi ancora il nerbo (quasi il 90%)

Le piccole e medie imprese continuano a rappresentare il nerbo del settore. Pur tenendo conto delle oscillazioni fisiologiche tra domanda e offerta, l’Italia si conferma uno dei primi produttori al mondo, insieme a Germania e Stati Uniti. Relativamente alla dimensione delle imprese, il 36% sono piccole imprese con fatturato fino ai 4 milioni di euro, il 52% medie imprese con fatturato dai 4 ai 30 milioni di euro a carattere familiare, che tuttavia operano con successo a livello internazionale, il 12% grandi gruppi, di capitale italiano con fatturato oltre i 30 milioni, alcuni quotati in borsa, in grado di competere con le più importanti multinazionali del settore. L’82% delle aziende è presente nel Nord, il 13% al Centro il 5% al Sud. 10.000 sono gli addetti occupati direttamente dal comparto produttivo e salgono a 30.000 con l’indotto.

Mercati esteri

Il mercato europeo è il maggior destinatario dell’export, in particolare Francia e Germania. Tra i mercati extra europei, i più importanti sono il Far East, il Medio Oriente e il Sudafrica, paese in cui l’Italia è diventato il secondo esportatore dopo la Cina. Seguono in maniera meno rilevante Canada e Stati Uniti. Considerando la

possibilità di crescita, i Paesi con le maggiori potenzialità di sviluppo per i prossimi anni sono la Russia e il Brasile, mentre l’India, nonostante la sua crescita, rivela potenzialità minori rispetto al settore.

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E in Italia? Il mercato interno soffre ancora

Il mercato interno è guidato dai prodotti chimici, la cui produzione rappresenta il 25% del fatturato totale Italia. A caldo, l’Amministratore Delegato Afidamp Servizi Toni D’Andrea ha commentato:” Il mercato si mantiene stabile grazie all’export, che per le macchine rappresenta il 70% della produzione. A volume i quantitativi sono stabili ma la marginalità si è drasticamente ridotta. Il 50% delle esportazioni è destinato all’Europa, l’altro 50% ai mercati globali dove incide anche il cambio del dollaro. L’Italia risente anche di un minor tasso di esternalizzazione dei servizi rispetto a Paesi come la Spagna, il Portogallo e l’Irlanda, dove è aumentato anche il mercato dei consumi. Troppe aziende in Italia svolgono il servizio di pulizia ancora internamente”.

Ci sono settori in cui l’innovazione non è un concetto astratto. La pulizia, senz’altro, è uno di questi: una sfida quotidiana contro un nemico, lo sporco, che più concreto non si può. Una guerra fatta di soldati - gli operatori -, sottufficiali e ufficiali - capisquadra e capicantiere -, generali -gli imprenditori-, alle cui spalle agisce un’intera filiera: fornitori, fabbricanti, progettisti. E poi ci sono i grandi condottieri, quelli che in una mossa ti risolvono la battaglia, quelli che sanno alzare l’asticella e dopo di loro niente è più come prima. L’innovazione, a queste latitudini, ha nomi e volti, perché si basa su idee messe in pratica da persone che hanno avuto la volontà, l’audacia, la passione e, perché no, anche quel pizzico di fortuna indispensabile per dare corpo e forma alle proprie intuizioni. La storia del cleaning, lo si è detto più volte, è una vicenda particolare perché fatta di pionieri capaci di spostare il limite sempre un po’ più in là. E anche laddove non siamo di fronte a svolte epocali, molti sono gli uomini capaci, con la loro determinazione e la forza delle loro idee (sogni, a volte), di regalare a questo mondo oscuro e affascinante qualcosa di nuovo. A loro è dedicata la nuova serie “Profili”, che prosegue in questo numero con la testimonianza di Aldo Sutter.

Aldo Sutter

aldo, quel sutter che per primo osò “metterci la faccia”

di Simone Finotti

Tra i ricordi di Aldo Sutter spunta una tesina di terza media sull’ecologia. “Ecologia?” mi chiese un prof. “Ma cosa significa?”. In questa frase c’è tutto il senso del cambiamento che, negli ultimi anni, ha investito il settore. E che l’ultimo dei Sutter, numero uno dell’azienda dal 1993, ha vissuto in prima persona. Fino a “metterci la faccia” nell’ultimo spot sugli “idrosolubili”, rompendo la tradizionale riservatezza di famiglia.

A Borghetto Borbera, dove la provincia di Alessandria si incunea nell’entroterra ligure, c’è una lunga strada costellata di autovelox e semafori controllati. Dopo i primi sbuffi ti metti il cuore in pace e ti costringi a rallentare e a guardarti intorno: colline a perdita d’occhio, cielo azzurro con qualche nuvola dispettosa, località di poche case e tanti prati. Qui, dove la via gira e sale l’ennesimo pendio, scarti sulla destra ed entri d’un fiato nella sede della Sutter, un’azienda più antica dell’Italia unita, visto che è nata nel 1858 e prende tre anni buoni al Regno di Vittorio Emanuele II. Senza scomodare i Savoia, anche i Sutter sono una dinastia, con la corona di un successo aziendale che si perpetua da cinque generazioni, e con un galateo non scritto e uno stile che sono arrivati fino ad Aldo, classe 1960, a capo della società dal 1993. “Ai miei figli voglio insegnare la cultura dell’impegno e del rispetto delle relazioni commerciali e umane, della sicurezza dell’ambiente e dei propri collaboratori”, spiega pensando alla generazione che verrà dopo di lui, la sesta, già incarnata negli eredi Andrea (è tradizione che i primogeniti di famiglia abbiano nomi che iniziano con la A) e Nicolas, oggi di 12 e 11 anni. Ma sono i piccoli dettagli, tutto l’universo del non detto a illuminare ancor più delle parole il modo di essere di una persona. Arrivi in notevole anticipo e lui è già lì ad aspettarti, ti apre le porte del museo e ti invita a una chiac-

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Lo stabilimento di Borghetto Borbera

Il primo stabilimento

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Ricordi di infanzia

chierata tra quei ricordi inestimabili, quasi due ore piene senza uno squillo di telefono, e mentre ti stringe la mano per congedarti chiama un collaboratore che ti riempie una borsa di ricordi: i prodotti che continuano a fare grande la Sutter.

La prima domanda è quasi d’obbligo. Come ci si sente ad avere sulle spalle… il peso di quattro generazioni?

“Direi che come ogni azienda di famiglia, la mia storia non è del tutto scindibile da quella di chi mi ha preceduto. Sutter nasce nel 1858, in Svizzera, con Adolfo in un’epoca in cui tutto era diverso. Siamo nati con

l’aceto di mele, ma già il figlio Arturo, volendo “destagionalizzare il business” (l’aceto si vendeva solo d’estate), pensò al lucido da scarpe, che invece aveva il suo boom durante gli inverni freddi e fangosi. Un bell’esempio di diversificazione e di lungimiranza, no? Ma c’è di più. Arturo, che era un gran viaggiatore, investì nella cera carnauba, che veniva dal Brasile, e aprì una filiale a Genova, per via del porto. Siamo entrati nel Novecento e ormai la Sutter è

una grande azienda, depositaria dello storico marchio Marga, che diventerà un riferimento nelle cere. Dopo Arturo l’azienda si divise: la parte svizzera andò ad Alfredo, che morì nel 1976, e quella italiana a mio nonno Adolfo II, che nel 1954 lasciò il posto a mio padre, Arturo II, un giovane di 27 anni con tanto entusiasmo e le idee chiare…”.

Quindi il fatto di avere grandi responsabilità già da giovani è una norma in Sutter…

“E’ accaduto così anche a me. Quando, dopo gli studi e altre esperienze lavorative, sono tornato in azienda, avevo 33 anni. Era il 1993 e devo ammettere che quando mio padre mi diede in mano le “chiavi” dell’azienda, all’inizio faticavo a crederci davvero”.

Ci torneremo. Adesso però proseguiamo. Quando la Sutter comincia davvero a… parlare italiano?

“A Genova, come ho detto, abbiamo aperto nel 1910. Dal 1972, però, ci siamo trasferiti a Borghetto, e anche questa scelta è frutto della sensibilità ambientale di mio padre che volle uscire da Genova. L’area della fabbrica, infatti, un tempo isolata, era stata integrata nella città. Mio padre, per prevenire eventuali rischi e situazioni problematiche, volle uscire da Genova. Ogni tanto ci ripenso, quando torno a casa in autostrada…”.

Lei abita ancora a Genova?

“Sì, nella nostra casa storica che, a propria volta, è stata circondata da alti condomini. Vengo qui in macchina ogni giorno, anche se spesso finisco talmente tardi da dovermi fermare a dormire in azienda (cattiva abitudine che vorrei provare a ridurre). Ma, a proposito dell’italiano e del tedesco, io ricordo perfettamente che fino a poco prima che entrassi in azienda, diciamo fino agli anni Ottanta, il nostro laboratorio Ricerca & Sviluppo era composto da svizzeri o tedeschi che parlavano esclusivamente tedesco. Venni poi a sapere che lo facevano anche per custodire i loro segreti da orecchie indiscrete…”.

Poi però, a prodotto finito, il “megafono” lo avete sempre preso… Una caratteristica di Sutter, attraverso tutte le generazioni, è quella di credere nella comunicazione.

“Noi facevamo già pubblicità nel 1860, ai prodotti per i finimenti dei cavalli. Ci siamo sempre avvalsi di artisti importanti: dapprima nella pittura (molti nostri manifesti pubblicitari d’epoca sono veri e propri pezzi d’arte) e nel disegno, poi nella grafica e nella cinematografia. Negli anni ’20 facevamo già pubblicità anche sugli oggetti di uso comune, con gadget e idee originali rivolti soprattutto ai bambini le cui mamme – lo capì mio nonno – erano le destinatarie della nostra proposta. Fummo tra i primi a fare pubblicità cinematografica e poi televisiva. Memorabile è la campagna del 1936, ma anche i Caroselli di Roger Vadim, con attrici come Emma Danieli e Anna Maria Guarnieri. Fine anni sessanta, ero un ragazzino. Ricordo che erano veri e propri film, ben fatti: sembrava che senza queste cere non si potesse vivere! Nell’animazione collaborarono con noi maestri come Craveri e Petronio. Facemmo anche discutere, con la famosa “pubblicità” femminista del 1971, quando ricordammo di “essere femministi da 4 generazioni perché da sessant’an-

ni aiutiamo le donne di mezza Europa a liberarsi dai problemi di pulizia della casa”.

Erano anni importanti, perché intanto nasceva anche il mercato professionale, che ora è una delle vostre “due anime”. Com’è andata?

“Erano gli anni in cui il mercato professionale si incominciava a creare, per Sutter soprattutto in Svizzera, e in generale li ricordo come anni di grande cambiamento. Ad esempio ci affacciavamo, sempre in Svizzera, sul grande tema della formazione, uno dei capisaldi del settore professionale. Sutter ebbe il primo centro di formazione in Europa, che attirava distributori e clienti finali da tutto il continente. Mio zio mi raccontava che addirittura venivano anche dalla Russia, il che ai tempi della cortina di ferro non era affatto impresa facile. Questo ci ha portato ad essere immediatamente multinazionale. Erano i distributori che venivano da noi…”.

Qui lei, come dice, era poco più che un bambino. Ma in azienda ci entrava già? Che ricordi ha di quegli anni?

“Ci entravo ogni tanto, e ho ricordi di un’azienda attiva e molto dinamica. Ricordo la presenza paterna, molto importante, e la curiosità di visitare la fabbrica, con tutti quegli ingranaggi e macchine che funzionavano, scatolifici che facevano 100 milioni di pezzi all’anno, congegni che si muovevano e persone che ci lavoravano intorno… era affascinante”.

Aveva già la consapevolezza che un giorno tutto questo sarebbe… stato suo?

“No, per un semplice motivo. Mio padre mi disse un giorno: “Guarda Aldo, quest’azienda non ha un futuro, tu ti devi cercare la tua strada”, lasciandomi libero da ogni tipo di condizionamento e pressione. Fu una mossa lungimirante”.

E lei?

“La cercai, e l’avevo anche trovata… Sono diventato ingegnere perché il mio sogno era quello di progettare elicotteri. Poi mi sono reso conto che era un mercato chiuso e ho preso un master a Fontainebleau in business e dopo due anni di esperienza in una banca di investimenti, entrai in una grande azienda americana di consulenza di management, il Boston Consulting Group, sede di Parigi. Sono rimasto quattro anni, avviato a un’onorevolissima carriera, quando mio padre mi chiamò per chiedermi un parere, da esperto, su un’acquisizione aziendale che era in procinto di fare”.

Lei rispose da figlio o da consulente?

“Da consulente! Da bravo consulente, aggiungerei. Dissi che dovevo vedere i numeri, farmi un’idea… E che dopo un’accurata analisi gli avrei dato una risposta. Era il 1993 e a distanza di vent’anni, eccomi qua. E’ stata una rentrée assolutamente inaspettata, perché io mi ero già fatto la mia vita in Francia”.

Che Sutter ha trovato?

“Innanzitutto una situazione appassionante, sfidante. Mio padre, saggio come sempre, per i primi sei mesi mi fece letteralmente sudare controllandomi all’inverosimile, ma poi un bel giorno mi disse: “Questa è l’azienda, adesso è tutta tua. Se hai bisogno di consigli sai dove trovarmi, ma decidi tu”.

Con il padre Arturo Un cambio generazionale improvviso…

“Sì, detto fatto. Non ha più interferito, cosa molto rara in queste situazioni, e che mi è stata di grande aiuto”.

I primi veicoli promozionali

All’inizio com’è stato?

“Avevo più di 200 persone che lavoravano in Sutter, più o meno come adesso. Per me i primi tempi furono un po’ uno shock culturale, perché ero abituato a lavorare in altre realtà dal know-how manageriale diverso. Inoltre, entrando in un’azienda di cui mio padre sotto sotto aveva sempre sperato che prendessi le redini, mi accorsi che non aveva fatto quella “manutenzione” manageriale che forse sarebbe stata necessaria. La mia

sensazione fu quella di entrare in un ambiente un po’ stanco, comunque molto, troppo orientato alla produzione. Quello che contava era far funzionare gli impianti produttivi, che si spegnevano alle 17. Alle 17.10, tutti a casa. Nonostante la nostra grande tradizione di marketing, la fisionomia dell’azienda era modellata ancora sugli anni del boom industriale: chi ha il prodotto vende”.

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Allora però non funzionava più così…

“Proprio gli anni del mio ingresso coincisero con un capovolgimento del rapporto offerta-domanda. Non era più la seconda a correre dietro alla prima, ma dovevi essere tu a convincere l’acquirente che il tuo prodotto era meglio dell’altro. Feci di necessità virtù e questo si dimostrò essere un vantaggio: ristrutturai il management e reimpostai le cose in modo più moderno”.

Le linee di produzione

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A lei è legata anche l’internazionalizzazione.

“Vista la mia esperienza internazionale, il passo successivo fu entrare in altri paesi come Francia, Spagna, Portogallo e America Latina, investendo molto anche nel professionale: ecco qui, come vede, la sezione dei prodotti professionali, col marchio Taski, successivamente con Sutter Industriale-Taski e infine Sutter

Professional”.

Tutto il materiale che stiamo vedendo l’avete voluto riunire in un museo.

“Era il 1996, uno dei miei primi anni in azienda. Fu una decisione presa concordemente, per dare valore a un patrimonio che credo ben pochi, nel settore, possono vantare. Adesso, come vede, è alloggiato in un padiglione dell’azienda, e lo apriamo a richiesta, ma mi piacerebbe fare qualcosa di più strutturato. Chissà”.

Che Sutter vede, dopo oltre 20 anni di guida?

“Un’azienda che sta bene, presente nel domestico quasi esclusivamente in Italia e ben posizionata anche all’estero nel professionale. Una parte interessante della nostra attività è quella che chiamiamo International division, che si dedica a paesi in cui non siamo ancora presenti direttamente”.

E che Sutter vorrebbe lasciare ai suoi figli?

“Questa è la madre di tutte le questioni. E’ la nostra vera mission. Sono pochissime in Italia le aziende con la quinta generazione ancora attiva, e nel nostro caso penso che molto lo dobbiamo ai nostri principi. Primo su tutti, quello secondo cui l’azienda mi è stata data in prestito dalla generazione precedente a beneficio della futura. E guardi che non sono parole: qui gli utili aziendali sono quasi sempre reinvestiti in azienda. E questo ci ha suggerito anche un’altra regola: consegnare alla generazione futura un’azienda che abbia raddoppiato il proprio valore. Questo ha costretto le varie generazioni a focalizzarsi sul lungo termine e sulla credibilità del marchio. Non puoi permetterti di caricare sulle spalle delle future generazioni un’azienda dalla reputazione intaccata. Fino ad ora ci siamo riusciti. Ma l’idea è ancora più ampia: che mondo lasciare ai nostri figli?”.

Torniamo alla pubblicità. In questo campo lei ha un primato. E’ stato il primo Sutter a “farsi vedere”, a esporsi direttamente “mettendoci la faccia”, come dice lei stesso nello spot…

“Vero! A un certo punto ho deciso di uscire allo scoperto, mettendo da parte la tradizionale (e forse eccessiva) riservatezza dei miei predecessori. Così è nato l’ultimo spot di Emulsio Il Salvambiente. La decisione è frutto del fatto che ci credo, a tal punto da scendere in campo personalmente. Sono convinto che questa sia la strada da percorrere. Stiamo calcolando in tempo reale, con un contatore sul sito, i risparmi del sistema in termini di flaconi e Co2 e devo dire che i numeri sono impressionanti. Allora mi sono detto: usciamo allo scoperto e guardiamo in faccia i clienti. E’ stata una decisione agli antipodi della nostra “tradizione”, ma ci siamo trovati di fronte a un’innovazione di tale portata che andava spiegata, e in mezzo a tutto questo “chiasso” pubblicitario l’unico modo per uscire dal rumore era questo. Stringere un patto con il consumatore: io ti informo dell’esistenza di questa soluzione, provala almeno una volta e dimmi i benefici per l’ambiente, il portafoglio e… la tua schiena.”

Emulsio è un nome che le sta molto a cuore…

“Perché ricorda quello che, a mio parere, è stato il passo decisivo della nostra innovazione: passare dalla cera liquida, a base di solvente, alla cera a base di emulsione, il che ci ha portato ad adottare, tra i primissimi in Europa, il packaging di plastica. Innovazione anche per l’immagine, oltre che per la funzionalità. Fummo tra i primissimi a fare i flaconi col manico, che ci valsero l’Oscar dell’imballaggio europeo.

Campagne pubblicitarie d’epoca

Eravamo tanto riconoscibili da giungere addirittura a presentare il flacone “nudo”, senza etichetta”.

Che è l’apoteosi del marketing…

“Ma noi siamo sempre stati un’azienda capace di pensare fuori dagli schemi! Pensi che salto: dall’aceto al lucido da scarpe, poi alla cera per pavimenti, poi a una gamma professionale e ora, da ultimo, alle ricariche idrosolubili, che per me sono il futuro”.

Precorrevate i tempi, e lo fate tuttora. Anche le certificazioni, che oggi tutti sbandierano, non sono una novità di adesso per Sutter…

“La vede questa vetrina? Qui c’è la nostra carta intestata di inizio Novecento con la rappresentazione dello stabilimento e più in basso, a forma di diplomi e medaglie, una serie di certificazioni dell’epoca. Noi siamo nati e cresciuti con questa cultura…”.

E anche l’ecologia e il rispetto per l’ambiente non li scoprite ora…

“Sono nei nostri geni da 150 anni. Ho trovato linee ecologiche degli anni Settanta, quando ancora questa parola non esisteva quasi nemmeno. E le dirò di più: la tesina di terza media la feci sull’ecologia, e alcuni membri della commissione mi chiesero: “Mi dica cosa vuol dire”. Sembra pazzesco ma è così: erano i tempi della crisi petrolifera, il problema era trovare il petrolio, non limitarne l’uso”.

Un’esigenza, quella della riduzione dei consumi e della sostenibilità, che accomuna il mercato professionale e quello domestico. Quanto tempo passa lei nell’uno e nell’altro settore?

“Tre quarti del tempo li spendo nel settore professionale – spiega indicando una vetrina che comprende, divisi per categorie e mercati target, tutti i prodotti attualmente presenti nel catalogo Sutter-. Il settore professionale, seppure meno spettacolare, è quello che ci da più soddisfazioni e che rappresenta il nostro asse di sviluppo futuro in Italia e nel Mondo”.

Che cos’ha da insegnare il professionale al domestico, e viceversa?

“Il professionale ha un contenuto innovativo e tecnologico superiore, che può dare molto al settore domestico. Quest’ultimo, però, è un mercato le cui dinamiche possono insegnare molto al professionale. E’ infatti un mercato “pull”, in cui è il consumatore che, davanti allo scaffale, decide se premiare il tuo lavoro o non farlo. Questo aiuta a pensare sempre nell’ottica dell’utilizzatore”.

Capovolgiamo la domanda di poco fa: lei cos’ha ricevuto in questi 20 anni?

“Fondamentalmente tanto divertimento e gratificazione. Anche perché se non mi divertissi e non ci credessi, sarebbe difficile fare 12-13 ore di lavoro, con il regalino dell’ora di macchina sulla Serravalle. La voglia di cambiare e mettersi sempre in gioco sono i miei “motori”, e anche quando passo ore in aeroporto, o in macchina, penso sempre che questa è la mia missione”.

12-13 ore al giorno. Il dato è reale?

“Purtroppo sì, e mi rendo conto, sempre parlando di sostenibilità, che la cosa non è… sostenibile. E’ un problema che devo risolvere”.

Riesce a staccare?

“E’ difficile. Almeno adesso, rispetto a prima, i fine settimana sono sacri”.

Vinca di nuovo la riservatezza e ci dica cosa fa una volta arrivato a casa.

“Ho un grandissimo, immenso hobby: quello di abbracciare i miei figli. Appena apro la porta ho due proiettili che mi saltano in braccio”.

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dal giappone a brescia, sulla via della pulizia (soji-do)

Sarà presentato a Brescia, il 29 maggio, il nuovo libro di Hidesaburo Kagiyama, “Soji-do” – La via della pulizia, dopo lo straordinario successo di Toilet cleaning management. GSA è media partner e ne svela in anteprima i contenuti e lo spirito. Ancora una volta si parte dalla pulizia per…

C’è il ju-do (via della cedevolezza), l’aiki-do (via dell’unione e dell’armonia), il taekwon-do (via del pugno e del calcio in volo) e il karate-do (via della mano vuota). E così via. Ma da oggi, o meglio, dal 29 maggio, ci sarà anche il Soji-do (via della pulizia). Proprio questo, infatti, è il titolo del secondo lavoro tradotto in italiano del sensei (maestro) Hidesaburo Kagiyama, un imprenditore-filosofo giapponese già noto ai cultori del cleaning management italiani, e ai nostri attenti lettori, per il bellissimo Toilet cleaning management, uscito l’anno scorso per Guerini (ne abbiamo parlato diffusamente nel numero di marzo). La nuova fatica di Kagiyama, anche questa frutto di una vita di riflessioni, meditazioni ed esperienze, sarà presentata a Brescia il 29 maggio.

29 maggio, Brescia: da non perdere!

L’appuntamento è da non perdere, un save the date di quelli irripetibili: il 29 maggio, alle 14.30, presso l’Università degli Studi di Brescia, si terrà la tavola rotonda “Oggi cleaner, domani leader”, organizzata dall’associazione italo-giapponese Fuji con Csmt e l’università di Brescia, durante la quale, appunto, verrà presentato il libro “Soji-do”. L’evento, patrocinato da Afidamp Servizi, Pulire 2.0 e Sc Sm – Supply Chain& Service Management, ha GSA – Il Giornale dei Servizi Ambientali

di Simone Finotti

Tornano i maestri del Giappone

Tornano dunque, dopo il grande successo del 2013, i maestri giapponesi del management by cleaning, per ricordarci che proprio dall’umiltà, e dall’ordine esteriore e interiore (il cleaning può essere letto come una grande metafora di tutto questo) può partire il percorso della rinascita, individuale e collettiva e… aziendale. Se non ci credete, leggetevi la storia di Kagiyama, che grazie alla meticolosa pratica della pulizia è riuscito a passare da venditore da marciapiede (e non scherziamo) a numero uno di Yellow Hat, un’azienda milionaria, con filiali in Giappone e in tutta l’Asia. O quella del suo primo allievo, Yoshihito Tanaka, che proprio grazie all’aver applicato alla lettera i suggerimenti del maestro è riuscito a salvare la propria azienda, la Tsk, dalla bufera congiunturale che ha colpito il Giappone negli anni Novanta. E quest’anno accanto a Kagiyama ci sarà Tamiharu Kamei, presidente di System Japan, che presenterà nel dettaglio la metodologia, applicata in molte aziende del Giappone, che fa della pulizia lo strumento per un management partecipativo ed efficace. Ad introdurre i lavori ci penseranno Marco Perona, ordinario di Logistica industriale dell’Università degli studi di Brescia, e Rosario Manisera, presidente dell’associazione culturale Fuji e traduttore del libro. A seguire, dopo le testimonianze di Kagiyama e Kamei, una tavola rotonda con Toni D’Andrea, Amministratore Delegato di Afidamp Servizi.

I capitoli

Ma bando agli indugi, ed entriamo nel vivo. Già in marzo, riferendoci al primo libro di Kagiyama, abbiamo cercato di coglierne lo spirito. Oggi non possiamo anticipare più di tanto, ma qualcosa si può già svelare, grazie alla cortesia di Manisera, che ci ha fornito in anteprima l’indice del nuovo volume e ampi stralci della sua presentazione. Se nel caso di Toilet cleaning management eravamo di fronte a 365 “haiku”, piccoli e brevi pensieri sviluppati nel corso di una vita, qui le riflessioni sono circa un centinaio, e si dividono in 10 capitoli (più uno finale): La perfezione proprio nelle cose ordinarie; Un cuore che si occupa alla perfezione della pulizia; Aver cura dei rapporti con gli altri; Non esistono sforzi inutili; Come superare le situazioni spiacevoli; Migliorare le capacità delle persone; Come vivere felici; Come procedere nel lavoro; Amministrare e gestire correttamente un’azienda; Vivere in questa società. Gran finale –è proprio il caso di dirlo – con l’attualissimo “Per non portare alla rovina il proprio paese”. Ehm…

Una dimensione esistenziale

Scorrendo i titoli dei singoli pensieri, si coglie la continuità con Toilet cleaning management. Il discorso, tuttavia, qui sembra ampliarsi a una dimensione “ultra – aziendale”, si potrebbe dire esistenziale (Con la pulizia si può diventare umili, Con la pulizia si riesce a diventare persone che hanno consa-

i

Cambiare con la pulizia: Sojido

A uno studente che, durante un’assemblea in una università cinese, gli faceva notare come lui studiasse non per dedicarsi alla pulizia ma per compiere “grandi imprese”, Kagiyama rispose che, attraverso la pulizia, intendeva cambiare il Giappone e gli chiese se questa fosse un’impresa da niente. E lo studente dovette riconoscere che si trattava di qualcosa di grandioso. Non sono quindi le gesta spettacolari (che forse non avremo mai l’opportunità di compiere), ma quelle umili, spesso sottovalutate come la pulizia, che se perseguite con perseveranza cambieranno in meglio noi stessi, le nostre imprese, la società che ci circonda. Il libro, che appare per la prima volta in Occidente, rivela il segreto di un uomo e di un imprenditore di successo, un autentico maestro di vita.

pevolezza della realtà, Con la pulizia si riesce a sviluppare un cuore in grado di emozionarsi, Con la pulizia germoglia un cuore colmo di gratitudine, Con la pulizia il cuore viene purificato…). “Se da un lato –si legge nella nota dell’autore – vi è chi non è nelle condizioni per poter affermare di condurre una vita dignitosa, anche se vive nel lusso, vi è, dall’altro, anche chi conduce un’esistenza luminosa trascorrendo le proprie giornate nella maniera più ordinaria. Ritengo che la differenza dipenda dalla qualità e quantità dei valori, delle sensazioni e delle passioni che ciascuna persona ha fatto propri nella sua vita. Io, giunto ormai ad un’età avanzata, ho cercato di manifestare in più occasioni, diverse tra loro, a parole e per iscritto, quanto ho imparato nella vita, le sensazioni e le passioni che ho fatto mie grazie al vissuto quotidiano e ai rapporti, i più vari, avuti con gli altri. Sarei felice se i miei pensieri risultassero di qualche utilità a tutti voi che li leggerete”.

La buona azienda rende felice chi ci lavora

Si pensa anche all’educazione delle giovani generazioni (L’educazione dei bambini), all’adultità (I veri adulti), ai nostri condizionamenti (Le abitudini condizionano le persone), al rapporto fra “cuore e sentimento”. Poi, naturalmente, all’azienda. Ma il discorso aziendale e quello esistenziale, alla fine, sono un tutt’uno: secondo Kagiyama, l’azienda ideale è una “buona azienda” che rende felici i propri dipendenti e offre il proprio contributo alla società, diventando così anche profittevole. Allo stesso modo, la persona ideale è quella che non opera soltanto per il proprio tornaconto, ma rende la sua esistenza utile agli altri e in questo trova la sua felicità.

Come vivere felici?

Il capitolo 7 è indicativo: Come vivere felici (Il significato della nostra nascita come esseri umani, Aspirazioni, Capire quando è abbastanza, Come temprare lo spirito, Il metodo per ripulire lo spirito, ecc.); e si annuncia molto bello anche l’8, che si focalizza sul significato del lavoro e sull’arte di lavorare con sensibilità. “Non esistono sforzi inutili”, pensa e scrive Kagiyama. E in una civiltà che tende ad ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, il maestro ribalta la questione e, con un piglio che non esiteremmo a definire provocatorio, sostiene che sia preferibile raggiungere piccoli risultati con grandi sforzi. Forse perché quello che conta è proprio il “do”, la via. Tutto questo detto –si badi bene – da chi questi concetti ha avuto il coraggio e la determinazione di metterli in pratica. Anzi, di praticarli prima ancora di scriverli!

L’esperienza diretta in Giappone

Un proverbio giapponese – scrive Manisera presentando il libro – afferma che

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MAggio 2014 “una cosa vista con i propri occhi ha più valore, cento volte tanto e più, di una cosa udita solamente con le orecchie”. Proprio per non limitarsi alle cose udite o lette, nel mese di ottobre 2013, su invito dello stesso Kagiyama, con un gruppo di manager italiani siamo andati in Giappone, abbiamo visitato diverse aziende, abbiamo ascoltato molte testimonianze, abbiamo partecipato alle attività di pulizia a fianco di maestranze giapponesi e ci siamo resi conto che realmente la pulizia cambia l’atteggiamento delle persone, cambia le imprese, cambia le scuole, cambia il volto delle città. Gli individui diventano più sensibili e disponibili alle esigenze degli altri. Nelle aziende migliorano i prodotti e i servizi, migliorano la qualità e la sicurezza come pure l’efficienza, il clima tra il personale e il rispetto per l’ambiente. I quartieri delle città sono più vivibili, meno deturpati dai sedicenti artisti dei muri, più sicuri e con una criminalità in diminuzione.

C’è un grande bisogno di umiltà

“Non è difficile riconoscere come la pulizia aiuti a diventare onesti e umili. E di onestà e umiltà c’è molto bisogno tra gli uomini d’oggi, soprattutto fra coloro che dirigono le aziende o amministrano la cosa pubblica. La pulizia allora, soprattutto se eseguita in gruppo, è un mezzo potente per accorgerci degli altri, per metterci in sintonia con loro e farci diventare dei compagni di viaggio solleciti e generosi dell’umanità. Il messaggio di Kagiyama è che, mediante la pulizia, il cuore e la mente degli esseri umani si trasformano, le persone cominciano a provare la dovuta riconoscenza per tutto quanto hanno ricevuto e sono più disponibili a donare, vivendo così una vita felice, perché in grado di apprezzare quanto di buono e di bello c’è sulla Terra.

La bontà, ingrediente essenziale

“E proprio la “bontà” è un ingrediente essenziale e indispensabile, oggi più che nel passato, della società civile e delle organizzazioni. In giapponese le“buone aziende” – yoi kigy – non sono semplicemente le imprese che fanno buoni prodotti, capaci di arricchire imprenditori e azionisti, ma sono quelle che operano per il bene comune, sapendo che soltanto in questo modo possono assicurare un successo duraturo per sé e per i propri dipendenti. Certo, per avere risultati immediati, per arricchirsi in breve tempo, basta farsi furbi. È sufficiente vivere di sotterfugi e aggirare le norme del vivere civile. Alla lunga, però, si sperimenterà anche personalmente le conseguenze del male generato in questa maniera”. L’appuntamento è dunque a Brescia, con un incontro che si annuncia entusiasmante e soprattutto arricchente. L’incontro è aperto a imprese, università, mondo del volontariato e cittadinanza. La partecipazione è gratuita, basta iscriversi online a info@cmst.it.

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expo cleaning sud: il pulito riparte da catania

Costruire un’occasione di incontro al Sud, un’area d’Italia dinamica e attenta al cleaning, che spesso soffre di “solitudine”. Questa è l’idea di fondo di Expo Cleaning Sud, Salone specializzato per il settore professionale dell’igiene e del pulito, in programma a Catania dal 23 al 25 maggio. A colloquio con Massimo Pennisi, presidente di Assofiere Sicilia, che organizza la manifestazione, di cui GSA è media partner.

E’ tutto pronto per la seconda edizione di Expo Cleaning Sud – Salone specializzato per il settore professionale dell’igiene e del pulito – punto di riferimento “mediterraneo” per chi opera nel cleaning professionale, in programma da venerdì 23 a domenica 25 maggio presso il bellissimo centro fieristico Etnapolis di Catania. La manifestazione, organizzata da Assofiere Sicilia, da quest’anno può contare su un accordo fra Assofiere Sicilia e AfidampCom, che prevede uno sconto del 25% sull’acquisto dell’area nuda per gli espositori associati. Diversi i settori merceologici: macchine, componenti, prodotti e accessori per ambienti, prodotti per la pulizia – manutenzione – disinfezione, attrezzi per la pulizia, la manutenzione e la sicurezza, disinfestazione e derattizzazione, imprese di servizi e commercializzazione, veicoli commerciali. GSA è media partner dell’iniziativa fieristica. “Teniamo molto – precisa il presidente di Assofiere Sicilia Massimo Pennisi – a stringere relazioni con le associazioni di riferimento per le quali organizziamo manifestazioni e fiere. In questo caso, abbiamo promosso Expo Cleaning Sud.

di Laura Guidi

L’idea di fondo

“L’idea di una fiera qui al sud per il settore è nata nel 2012, dal desiderio di fornire gli operatori professionali dell’igiene e del pulito del Sud Italia di una propria manifestazione di riferimento, facilmente raggiungibile, così da consentire loro un continuo aggiornamento e un maggior consolidamento dei rapporti commerciali con le aziende fornitrici. Inizialmente la fiera accorpava due mondi: quello del cleaning vero e proprio e quello della laundry. Poi, dall’aprile 2013, abbiamo deciso di scorporare i due segmenti, organizzando la fiera della lavanderia

negli anni dispari, quando non c’è Detergo, manifestazione di riferimento del settore, e Expo Cleaning Sud per la pulizia professionale in anni pari, quando non c’è Pulire Verona. E ripeto, l’incontro di persona è fondamentale, soprattutto qui al sud, in cui le persone amano guardarsi negli occhi. C’è chi pensa che l’avvento di internet abbia superato il sistema fieristico. Tutt’altro. La fiera resta il primo veicolo d’incontro, la gente cerca il contatto. E poi pensi quanto costerebbe visitare tutti i rivenditori uno per uno, pianificare uscite dispendiose in termini economici e di tempo, andare di città in città e di paese in paese… Qui in tre giorni li incontri tutti, e non è poco”.

Costruire un’occasione di incontro

Già molte aziende, tra cui marchi leader del comparto, hanno dato la propria adesione. Sul sito, alla voce “Aziende in fiera”, si può consultare l’elenco aggiornato. Intelligente, e lungimirante, l’idea di fare qualcosa nel sud e per il sud, anche perché non sempre si tratta di aree visitate con costanza nemmeno dagli addetti ai lavori. “Nell’organizzare questa fiera abbiamo pensato innanzitutto ai distributori, ai dealer del comparto che spesso soffrono l’assenza di un contatto diretto con i rappresentanti delle case madri. Eppure, in questo senso, un segnale di presenza, anche una semplice stretta di mano è importante per infondere fiducia, per dimo-

strare un supporto. Ma la fiera, in realtà, è un’occasione per tutti: fabbricanti, dealer, imprese e tutti i portatori di interesse. Alla base di Expo Cleaning Sud c’è la volontà di costituire un momento di incontro, basi semplici per ripartire radunando tutto il settore in un weekend”. Alla fiera parteciperanno i maggiori e più qualificati produttori sia dell’isola che della nazione intera. “Questa iniziativa – continua Pennisi – avrà un

ruolo propulsivo per gli operatori economici dei rispettivi settori produttivi nonché per il pubblico di visitatori interessati. Naturalmente la manifestazione non si limiterà al solo momento espositivo, ma sarà accompagnata da un programma convegnistico di tutto rispetto.

Il sud? Un mercato attento e dinamico

stato visto con molta attenzione, soprattutto in relazione al comparto alberghiero e, in generale, della ricettività. Insomma, contrariamente a quello che, con superficialità, si potrebbe pensare, stiamo parlando di un’area dinamica nel settore del cleaning. Non dimentichi, fra l’altro, che si tratta di regioni a spiccata vocazione turistica, piene di tesori d’arte e di paradisi naturali. Certo, negli ultimi anni le difficoltà si sono sentite anche qui, e proprio per questo pensiamo che un momento di incontro fisico sia un ingrediente indispensabile per ripartire. A questa edizione di Expo Cleaning Sud abbiamo invitato, fra gli altri, le imprese di Sicilia, Calabria e Malta. E’ nostra intenzione, infatti, dare un respiro mediterraneo all’evento”. La Sicilia, del resto, è sempre stata un crocevia del “mare nostrum”, una terra in cui si so-

i “Igiene e alimentazione”, l’evento AfidampCom

Tra gli appuntamenti più attesi, è da segnalare il convegno “Igiene e alimentazione. L’organizzazione, la gestione e il controllo dei servizi di pulizia”, promosso da AfidampCom il 24 maggio alle ore 10. Il tema, importante e delicato, è quello dei servizi di pulizia correlati all’alimentazione. In nome della tutela della salute pubblica diventa imperativo per i professionisti della ristorazione garantire non solo l’igiene di alimenti e bevande, ma anche dei luoghi e del personale che opera con gli alimenti stessi. Ogni pubblico esercizio è tenuto ad operare nel pieno rispetto delle normative in modo da offrire un servizio di qualità e superare i controlli igienico/sanitari degli organismi preposti. In questo scenario AfidampCom intende evidenziare come viene percepito dal ristoratore il problema “pulizia” e, nella pratica, come viene gestito l’intero iter. L’incontro si rivolge ad istituzioni, pubbliche amministrazioni, operatori della sanità, imprese di pulizie, imprese di servizi, industria, ristorazione, associazioni dei consumatori e vedrà l’intervento delle autorità regionali, dell’Ordine dei Tecnologi Alimentari, della Fipe (Federazione Italiana Pubblici Esercizi) e dell’Asp di Catania. L’ingresso è libero.

no incontrate civiltà, modi di vivere, religioni, culture… “E’ verissimo, e in parte è così anche adesso. Purtroppo una serie di ben note circostanze politiche, negli ultimi tempi sta rendendo difficile un dialogo costruttivo con alcuni paesi – penso soprattutto al Nordafrica, ma anche al Medio Oriente-. Ma andiamo per gradi, per piccoli passi. Quest’anno iniziamo con Malta, realtà con esigenze in parte simili alle nostre, con cui il dialogo è immediato”.

Organizzazione perfetta

E l’organizzazione? Altro che sud, è perfetta, quasi “teutonica”: “A chi si è iscritto è già stato mandato un biglietto in pdf, e quanto prima arriverà anche il formato cartaceo”. Ma questo è il meno. A Catania è tutto organizzato, fin dall’arrivo in aeroporto o, per chi preferisce il mare, fin dall’imbarco sulla nave. “Abbiamo una serie di convenzioni con una nuovissima compagnia di taxi che collega aeroporto-fiera e centro città a tariffe chiare ed economiche; per chi vuole avere una macchina a disposizione, in aeroporto può rivolgersi a una compagnia di autonoleggio convenzionata che offre una panda nuova a 30 euro/giorno. Se si ha della merce da

trasportare e si sceglie la nave, abbiamo una storica convenzione con la compagnia TTTLines, che offre sconti del 30% sulla tratta Napoli-Catania. Senza contare la lunga lista degli hotel convenzionati, facilmente consultabile sul nostro sito”. E una volta in fiera, c’è tutto un mondo da scoprire: “Rispetto alla precedente edizione, quest’anno abbiamo scelto una location speciale: il centro commerciale Etnapolis, “La città del tempo ritrovato”, il più grande di tutta la Sicilia, una struttura avveniristica divisa in tre grandi aree con 130 negozi, colossi della grande distribuzione, punti di ristorazione, spazi di intrattenimento e mille altri servizi progettata da una vera archistar: Massimiliano Fuksas, che è riuscito a integrare alla perfezione lo spazio commerciale con la natura selvaggia e magnifica che lo circonda. “La scelta non è casuale, e non è dettata da suggestioni puramente estetiche”, spiega Pennisi. “A volte, anche se si tende a sottovalutarlo, un problema concreto di partecipare alle fiere è quello di dover rubare tempo alla famiglia, in questo caso proprio nel weekend. Qui ci si può venire con tutti, e mentre si lavora trovare anche il tempo di divertirsi. In più ci sono migliaia di parcheggi coperti e gratuiti, il che non è male, considerato quanto si spende normalmente per parcheggiare in fiera…”. Insomma, una fiera tutta pronta e ben organizzata per offrire a un territorio importante e spesso –diciamolo – sottovalutato un’occasione di grande prestigio. “E l’investimento per partecipare è irrisorio rispetto ad altri palcoscenici. Di tutto questo, comunque, diamo puntuale aggiornamento tramite la nostra newsletter”. Aggiornamento, ecco un’altra parola-chiave. Un concetto ribadito anche da Pennisi: “In marzo, al Forum Pulire di Milano, ho sentito molti interessanti spunti sui temi caldi del comparto. E ho pensato che formazione e aggiornamento rischiano di restare lettera morta se non arrivano a tutti. Ecco un altro obiettivo di Expo Cleaning Sud: dare anche qui al sud l’occasione di entrare in contatto con il polso del settore, con le tematiche e le problematiche di cui discutono i protagonisti”.

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rifiuti che parlano all’anima

Discariche, topi e blatte sono l’universo di questo romanzo che racconta la vita di una disinfestatrice ossessionata dai rifiuti e alla ricerca del senso della sua esistenza.

“Troppa trama” era scritto su un biglietto che accompagnava un mazzo di rose gialle avvolte nel cellophane che dà il titolo all’ultimo romanzo di Cinzia Leone (Cellophane, Bompiani, 2013). Quel mazzo Aurora, la protagonista del romanzo, che da piccola amava frugare in questo modo nella vita degli altri, lo aveva trovato nel secchio della spazzatura di una pittrice-scrittrice dai modi strani che abitava nel suo stesso condominio. Per anni aveva continuato a frugare nei secchi dei vicini; poi aveva smesso, per riprendere poi le sue vecchie abitudini quando, ormai adulta era ormai una giovane imprenditrice: aveva ereditato una ditta di disinfestazione dai genitori morti prematuramente in un incidente automobilistico (“Lo sporco per noi è vita” gli aveva insegnato il padre quando era ancora bambina, portandola a esaminare i secchi della spazzatura dei vicini). Aurora non doveva nascere. È venuta al mondo per rimpiazzare la sorella inghiottita da un’onda. Una vita da sostituta. Da rifiuto.

Ora la raccolta dei rifiuti nella sua città avveniva in modo differente, con i cassonetti stradali, e Aurora aveva inventato un sistema ingegnoso per studiare le abitudini dei suoi vicini, soprattutto attraverso l’analisi della frazione organica. Usciva con il suo sacchetto dei rifiuti, lo posava dentro il cassonetto dell’organico, prendeva quello che era stato appena gettato dal vicino che l’aveva preceduto, e che lei aveva potuto vedere dalla finestra della sua casa sulle colline; poi, fingendo un ripensamento, si allontanava con il nuovo sacchetto per portarselo

di Guido Viale

a casa, aprirlo e incominciare la sua analisi. “L’apertura di una busta della spazzatura ha un suo rituale. Anche questa volta, come sempre, mi lavo le mani, infilo i guanti di lattice e, stando attenta a sciogliere il nodo di chiusura senza rovinarlo, apro il sacchetto. Il contenuto sembra disporsi sul tavolo da solo, pronto per la mia ispezione: un contenitore per diapositive vuoto, una lattina di birra rossa, tre fette di pane in cassetta ammuffite. Sparpagliati sul fondo, mozziconi di sigaretta e una cinquantina di frammenti di foto strappate con dettagli di corpi di donne nude. Li pulisco con un pennello di martora e li allineo su un foglio di carta come i tasselli di un puzzle: prima tutti i frammenti dei seni, poi quelli di braccia e gambe…”. La “troppa trama” di questo romanzo comincia così. Aurora vuol sapere qualcosa di più sulla vita di un suo aitante e giovane vicino che tutte le mattine sgomma a bordo di una motocicletta, ma non riesce a capire se il sacchetto che ha appena preso, sostituendolo al suo, è quello dell’uomo che vuol conoscere meglio. Oppure quello di un vecchio, anche lui suo vicino di casa e padrone di una cagnetta che Tito, il cane di Aurora, ha appena coperto ingravidandola contro la volontà del vecchio, che adesso pretende da lei un risarcimento perché la cagnetta è malata e non reggerebbe un parto multiplo. Ma giunta a casa, Aurora scopre nel sacchetto che ha appena prelevato, avvolto nella segatura, un dito mozzato. Lo ripulisce, lo deposita nel freezer dentro una scatoletta di tonno, e si mette in testa di risolvere quel rebus: chi è stato a buttare quel dito nella spazzatura? Il vicino vecchio o quello giovane? E perché? E di chi è quel dito? Così, intorno a quel dito mozzato si dipana la vicenda di una storia di rifiuti e di malavita che ha per teatro la città siciliana dove abita Aurora, che non viene mai nominata, ma che è, con tutta evidenza, Messina; e che ha come protagonisti, il vecchio, che è un usuraio legato alla malavita; un veterinario incaricato di far abortire la sua cagnetta, che invece porterà a buon fine la sua gravidanza; Stavros, un greco compagno di prigionia del padre di Aurora durante la guerra, che lo ha poi seguito in Sicilia avviando insieme a lui, e poi separandosi e facendo fortuna, un’impresa di raccolta rifiuti; un giovane pianista solitario e misantropo, che abita in una villa ormai circondata dalla discarica gestita da Stavros, dove di notte la malavita dell’isola scarica, ovviamente in modo abusivo, rifiuti tossici e radioattivi; un intraprendente dipendente di Aurora che è stato compagno di scuola del pianista e molti altri personaggi ancora. Insomma, tutta la trama non si può raccontare, non solo perché è molto complessa, anche se per nulla “troppa”, ma soprattutto perché questo romanzo è un noir, e del noir non si può raccontare la fine, ma nemmeno la trama, perché si finirebbe per togliere il piacere a chi ha intenzione di leggerlo. Fatto sta che qui ne parliamo perché, ac-

canto alle vicende del dito, la raccolta e lo stoccaggio dei rifiuti nella discarica di Stavros e la caccia ai topi, alle blatte e ai parassiti che tiene impegnata la ditta di Aurora, la fanno da padroni. Fin dall’inizio: “Quella della spazzatura – confessa Aurora – è solo una piccola mania: so come non farmi prendere la mano…Come a tutti anche a me la spazzatura ha fatto sempre schifo. Eppure è diventata la mia fissazione. Non raccolgo i rifiuti, li ispeziono e basta”. E ancora: “La spazzatura ci racconta e ci tradisce. Finisce per esserci molta più verità in quello che abbandoniamo che in quello che decidiamo di trattenere”. Dimmi che cosa butti in pattumiera e ti dirò chi sei. Per esempio, “Al contrario della spazzatura imprevedibile della pittrice, il secchio di casa nostra era pieno di rifiuti insignificanti. Una famiglia scialba, dove si buttavano solo cose ordinarie. Senza sorprese. Scontate. Una spazzatura noiosa e priva di fascino, come tutto a casa mia. Noi tre eravamo così irrimediabilmente diversi, che sapevi sempre chi aveva buttato qualcosa. Riconoscevi i rifiuti di mio padre con la carta del formaggio ricomposta secondo le pieghe della confezione e le bucce delle arance, per non occupare troppo spazio, fatte a pezzetti così piccoli da sembrare coriandoli. Quelli di mia madre, invece, erano compressi e stipati in modo confuso ma compatto a formare un monoblocco screziato e impenetrabile, lei non lasciava spiragli né alla spazzatura, né ai rimpianti, né al dolore. I miei erano rifiuti di bambina, vecchi quaderni, giocattoli rotti, elastici. Occupavo poco spazio io, nell’immondizia come nella mia famiglia”. La spazzatura è la fonte di una conoscenza intima, ma unilaterale delle persone: Aurora vuole conoscere senza farsi conoscere e riconoscere. “La spazzatura è piena dei segreti di chi se ne libera, ma io non voglio mai contatti con i proprietari dei sacchetti che ispeziono. Il gioco è di conoscerli senza che loro lo sappiano. Io so di loro ma loro non sanno di me. Se non fosse per Tito e il suo istinto riproduttivo, non avrei scambiato nemmeno una parola con il proprietario di quel sacchetto pericoloso. Ma per colpa di Tito abbiamo finito per imparentarci”. “Ma il mio mestiere con lo sporco c’entra. – ci avverta Aurora – Ho ereditato

da mio padre una ditta di disinfestazione. Ammazzo zanzare, blatte, acari, tarli e ogni specie di insetti, nebulizzandoli con prodotti chimici. Elimino i topi con esche avvelenate e installo reti per contrastare i piccioni. Affronto e combatto tutto quello che il genere umano odia. E’ diventato la mia vita”. E’ un mestiere stagionale: “D’inverno noi disinfestatori si lavora poco. Meno animali, meno fermentazione, meno odori e meno soldi. L’inverno è pulito e cattivo. Gli insetti rallentano l’attività rimanendo sotto forma di uova in attesa di un aumento di temperatura per schiudersi. I topi nei loro cunicoli e le blatte nei tubi di scarico continuano invece a darci da vivere anche durante la brutta stagione. Per acari, pulci e tarli se ne parla a primavera inoltrata”. Alla ricerca dell’ex padrone del dito mozzato e di chi glielo ha portato via, Aurora finisce nella discarica di Stavros, dove si introduce di nascosto: “Scivolai

dentro agevolmente. La moltiplicazione all’infinito dell’oggetto delle mie ispezioni per un attimo mi stordì. Alla luce del sole gelido e rossastro la distesa dei rifiuti era un oceano scintillante. Onde

immobili di plastica increspata e lucente, bagliori metallici, ombre brune di terra smossa e i colori artificiali dei sacchetti

a punteggiare di tinte elettriche il grigio variegato della discarica. E in alto i gabbiani che volteggiavano portati dal vento gelato e come aerei di guerra in formazione da battaglia si lanciavano a stormo in caccia di cibo”. E sarà proprio in quella discarica, dopo alterne vicende, che si concluderà la trama del libro con la scoperta del proprietario del dito mozzato, di chi glielo ha amputato e la morte, nel corso di una rissa feroce, del proprietario della discarica e dell’uomo che aveva avuto in custodia quel dito.

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superata “la fornero” il job act entra nel vivo

Contratti a tempo determinato, via la causale fino a 36 mesi. Il Dl 34/14, entrato in vigore il 21 marzo 2014 e in attesa della conversione in legge entro il 20 maggio prossimo, stabilisce che il datore di lavoro non debba più specificare i “motivi tecnici, organizzativi, produttivi o sostitutivi che determinano l’apposizione di un termine al contratto”.

di Giuseppe Fusto

Il Jobs Act entra nel vivo

Il Jobs Act entra subito nel vivo con il Decreto Legge 34 del 20 marzo 2014 (già ribattezzato Dl Poletti, e in attesa della conversione in legge entro il 20 maggio prossimo in cui sono prevedibili aggiustamenti), che contiene molte novità che semplificano il mercato del lavoro. Il Decreto, in vigore da venerdì 21 marzo 2014, innalza da 12 a 36 mesi la durata del rapporto a tempo determinato per il quale non è necessaria la “causale” che motivi, appunto, il ricorso al contratto a termine. Inoltre si liberalizzano anche le proroghe, fissate in otto nel termine dei tre anni. Si tratta di importanti semplificazioni rispetto al sistema precedente, normato dal D.Lgs 368/2001 e successive modifiche (in particolare quelle “Fornero”), in cui il principio dell’ “acausalità” era limitato al primo rapporto di lavoro di durata non superiore ai 12 mesi. Si tratta di un provvedimento che, insieme ad altri, contribuisce a “smontare con il cacciavite” la precedente legislazione Fornero, e che va in direzione di una maggiore flessibilità del mercato del lavoro.

I punti salienti

Riportiamo dunque i passaggi salienti dell’art. 1 del Dl 34, che intervengono appunto a modifica del 368/01.

Com’era prima Art, 1 del 368/01 come appariva in precedenza.

Apposizione del termine – E’ consentita l’apposizione di un termine alla durata del contratto di lavoro subordinato a fronte di ragioni di carattere tecnico, produttivo, organizzativo o sostitutivo, anche se riferibili alla ordinaria attività del datore di lavoro.

i Cosa cambia

In pratica per i contratti fino a 36 mesi, e non solo per il primo rapporto di lavoro non superiore a un anno, non è più necessaria la causale. In contropartita, viene fissato un tetto del 20% di rapporti di lavoro a termine, calcolato sulla base dell’organico complessivo del datore (e se questi occupa fino a 5 dipendenti, solo 1 può essere a tempo determinato), ma da questo limite restano escluse le attività già previste dall’art. 10, comma 7, del 368/2001 tra cui le fasi di avvio di nuove attività, i contratti a carattere sostitutivo o stagionale o quelli stipulati con lavoratori “over 55”.

i

Fino a 8 proroghe

Un’altra novità importante riguarda la disciplina delle proroghe: diversamente dal citato Dl 368/01, che permetteva una sola proroga, ora si può arrivare a otto, nei limiti dei 36 mesi, con il consenso del lavoratore e purché ci si riferisca alla stessa attività.

Qui ci riferiamo al comma 3, lettera b, del suddetto articolo 1, che interviene ancora una volta sul “vecchio” 368/01, come modificato dalla legge Fornero (nel testo originario del 2001, infatti, non era ammessa alcuna proroga al contratto a tempo determinato):

b) all’articolo 4, comma 1, secondo periodo, le parole da: «la proroga» fino a: «si riferisca» sono sostituite dalle seguenti: «le proroghe sono ammesse, fino ad un massimo di otto volte, a condizione che si riferiscano».

Art. 1-bis del 368/01 come appariva

in precedenza. Il requisito di cui al comma 1 non è richiesto nell’ipotesi del primo rapporto a tempo determinato, di durata non superiore a dodici mesi, concluso fra un datore di lavoro o utilizzatore e un lavoratore per lo svolgimento di qualunque tipo di mansione, sia nella forma del contratto a tempo determinato, sia nel caso di prima missione di un lavoratore nell’ambito di un contratto di somministrazione a tempo determinato ai sensi del comma 4 dell’articolo 20 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276. I contratti collettivi stipulati dalle organizzazioni sindacali dei lavorato-

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Le proroghe da oggi (contratti stipulati dal 21 marzo 2014)

Il termine del contratto a tempo determinato può essere, con il consenso del lavoratore, prorogato solo quando la durata iniziale del contratto sia inferiore a tre anni. In questi casi le proroghe sono ammesse, fino ad un massimo di otto volte, a condizione che si riferiscano alla stessa attività lavorativa per la quale il contratto è stato stipulato a tempo determinato. Con esclusivo riferimento a tale ipotesi la durata complessiva del rapporto a termine non potrà essere superiore ai tre anni.

ri e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale possono prevedere, in via diretta a livello interconfederale o di categoria ovvero in via delegata ai livelli decentrati, che in luogo dell’ipotesi di cui al precedente periodo il requisito di cui al comma 1 non sia richiesto nei casi in cui l’assunzione a tempo determinato o la missione nell’ambito del contratto di somministrazione a tempo determinato avvenga nell’ambito di un processo organizzativo determinato dalle ragioni di cui all’articolo 5, comma 3, nel limite complessivo del 6 per cento del totale dei lavoratori occupati nell’ambito dell’unità produttiva

Come sarò da oggi Art. 1 del 34/2014

Semplificazione delle disposizioni in materia di contratto di lavoro a termine. 1. Al decreto legislativo 6 settembre 2001, n. 368, sono apportate le seguenti modificazioni:

a) all’articolo 1: 1) al comma 1: le parole da «a fronte» a «di lavoro.» sono sostituite dalle seguenti: «di durata non superiore a trentasei mesi, comprensiva di eventuali proroghe, concluso fra un datore di lavoro o utilizzatore e un lavoratore per lo svolgimento di qualunque tipo di mansione, sia nella forma del contratto a tempo determinato, sia nell’ambito di un contratto di somministrazione a tempo determinato ai sensi del comma 4 dell’articolo 20 del decreto legislativo 10 settembre 2003, n. 276. Fatto salvo quanto disposto dall’articolo 10, comma 7, il numero complessivo di rapporti di lavoro costituiti da ciascun datore di lavoro ai sensi del presente articolo, non può eccedere il limite del 20 per cento dell’organico complessivo. Per le imprese che occupano fino a cinque dipendenti e’ sempre possibile stipulare un contratto di lavoro a tempo determinato.» 2) il comma 1-bis e’ abrogato.

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consip fm4, la più grande gara mai bandita in europa

Consip Facility Management 4 è ufficialmente partita il 19 marzo 2014. Oggetto della convenzione, del valore complessivo di quasi 2,7 miliardi, è l’affidamento di servizi integrati, gestionali ed operativi, per immobili della pubblica amministrazione.

La megaconvenzione

Si tratta di edifici adibiti prevalentemente ad uso ufficio, nonché per gli immobili delle istituzioni universitarie pubbliche e degli enti ed istituti di ricerca. La gara, giunta alla sua quarta edizione, è divisa in 18 lotti geografici, di cui 14 lotti ordinari e 4 accessori. La convenzione ha un valore di

2,692 miliardi di euro per una durata complessiva di 36 mesi e prevede contratti di quattro\sei anni. Nella tabella qui a fianco il dettaglio dei lotti, coi relativi importi. La Convenzione mette a disposizione delle P.A. servizi di facility management per un valore medio annuo di circa 330 milioni di euro che corrisponde circa all’11,5% della spesa annua della P.A. pari a 2,8 miliardi di euro. L’iniziativa pertanto contribuirà in maniera determinante agli obiettivi del programma di razionalizzazione della spesa pubblica. La gara, che ha ottenuto il parere favorevole dall’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (AGCM), sarà effettuata a procedura aperta e verrà aggiudicata con la modalità dell’offerta economicamente più vantaggiosa, seguendo criteri che privilegiano la qualità dei servizi offerti, ma anche l’economicità.Nella gara sono state introdotte una serie di misure che risultano sempre più indirizzate a garantire la più ampia partecipazione degli

di Umberto Marchi

operatori economici che competono nel settore dei servizi di facility management e ad incentivare la partecipazione alla gara da parte delle Imprese in forma associata, favorendo di conseguenza la partecipazione delle piccole e medie imprese del settore. Segnaliamo di seguito i principali elementi strategici presenti e\o innovazioni introdotte rispetto alla precedente edizione dell’iniziativa.

Osservazioni

Qualche osservazione è di rigore: si segnala innanzitutto il valore dei singoli lotti. Tra le osservazioni a margine del Bando, Consip sottolinea l’aumento del numero di lotti rispetto all’edizione precedente, la terza, della gara Facility Management: • Aumento dei lotti: il numero di lotti in cui è suddivisa la gara è stato portato da 12 a 18. Ora, approfondiamo il confronto (peraltro suggerito dalla stessa Consip), con la convenzione Facility Management Uffici 3, partita il 21/3/2012 ancora attiva fino al 18/1/2015. Anche se ci troviamo di fronte a un aumento dei lotti, portati da 12 a 18, bisogna rilevare come il valore totale della convenzione sia quasi triplicato: da 1.036.000.000 euro, con lotti che andavano da 52 milioni (lotto 7, Lazio – esclusa Roma-, e Sardegna) a 146 milioni (“restanti municipi di Roma”, lotto 9), ai 2,7 miliardi di Fm 4 divisi sì in 18 lotti (14 ordinari e 4 accessori), ma di dimensioni decisamente superiori (dai 90 milioni del lotto 8 – alcune province delle Marche, Abruzzo e Molise) ai 247 milioni del lotto 11 (comune di Roma escluso il municipio, praticamente l’omologo del lotto 9 di FM 3, che era già il più ricco di quella convenzione). Una circostanza, naturalmente, che non è sfuggita alla stessa Consip, che infatti tra le osservazioni sottolinea una serie di misure che “controibilanciano” questo oggettivo aumento del valore. Vi troviamo: • Tetto ai lotti aggiudicabili: il numero massimo di lotti aggiudicabili per ciascun concorrente è stato fissato pari a tre ordinari ed uno accessorio. • Requisiti tecnici cumulabili: in caso di partecipazione in forma associata, possibilità di soddisfare il requisito tecnico relativo al possesso dell’iscrizione nel Registro delle Imprese o all’Albo delle Imprese artigiane (fascia F) anche attraverso la somma dei relativi singoli importi di fatturato. • Analoghi requisiti economici di partecipazione: pur essendo aumentato, rispetto alla precedente edizione dell’iniziativa, il valore economico del massimale di ciascun lotto, i requisiti economici di partecipazione ai singoli lotti sono rimasti sostanzialmente invariati. • Insussistenza di percentuali minime del requisito di fatturato specifico per le imprese mandanti: per la partecipazione alla gara in forma di raggruppamento, non viene richiesto in capo alle mandanti il possesso di percentuali minime del requisito di fatturato specifico che deve essere posseduto dal raggruppamento nel suo complesso. • Riduzione delle cauzioni: sono stati dimezzati gli importi relativi alle cauzioni definitive e provvisorie a carico del concorrente/fornitore. A proposito di quest’ultimo punto, forniamo un prospetto dettagliato: to come Decreto del fare, convertito nella legge 98/13, ma soprattutto le nuove Direttive europee sugli appalti pubblici, che hanno tra i punti salienti proprio l’indicazione, esplicita, dell’opportunità di scorporare le gare in lotti accessibili alle piccole e medie imprese. Allo stato attuale delle cose, infatti, le Pmi sono ridotte al ruolo di subappaltatori in queste “megaconvenzioni”. Non resta che aspettare il recepimento, che dovrà avvenire entro marzo 2016, delle Direttive europee, nell’auspicio che tale recepimento interpreti le intenzioni dell’ “eurolegislatore” in senso favorevole alle Pmi, che rappresentano in Italia il nerbo del comparto.

[Info a http://www.consip.it/online/Home/Gare/ Bandidigara/Bandiincorso/scheda1067.html]

Lotto 1 = Euro 1.290.000,00 Lotto 2 = Euro 1.150.000,00 Lotto 3 = Euro 2.080.000,00 Lotto 4 = Euro 1.280.000,00 Lotto 5 = Euro 1.420.000,00 Lotto 6 = Euro 1.170.000,00 Lotto 7 = Euro 1.160.000,00 Lotto 8 = Euro 900.000,00 Lotto 9 = Euro 910.000,00 Lotto 10 = Euro 1.430.000,00 Lotto 11 = Euro 2.470.000,00 Lotto 12 = Euro 1.300.000,00 Lotto 14 = Euro 1.950.000,00 Lotto 15 = Euro 1.450.000,00 Lotto 16 = Euro 1.050.000,00 Lotto 17 = Euro 1.900.000,00 Lotto 18 = Euro 1.800.000,00

In ogni caso, ci sembra che questa gara si ponga in evidente controtendenza rispetto alle recenti e recentissime prese di posizione del legislatore nazionale ed europeo a tutela delle piccole e medie imprese. Ricordiamoli ancora una volta: lo Small business

act e lo Statuto delle imprese (legge 180/11), o il Dl 95/12, convertito in legge 135/12, o ancora il Dl 69/13, meglio no-

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fnip confcommercio, un’associazione per le pmi del multiservizi: oggi più che mai ce n’è bisogno

Le Pmi del settore, schiacciate fra crisi, burocrazia, tasse e, non da ultimo, centralizzazione degli acquisti pubblici, hanno bisogno di una rappresentanza forte e motivata, che ne difenda il ruolo portante, le competenze e le specificità in tutte le sedi, a cominciare da quelle istituzionali. Una partita per ridare identità alle Pmi che Fnip-Confcommercio è pronta a giocare, come spiega il presidente Nicola Burlin: “Serve una rete d’imprese che condividano idee, progetti, persone e risorse”.

di Antonio Bagnati

Il trend è evidente: in Italia il mercato degli appalti, innanzitutto quelli pubblici ma anche, le ultime dinamiche lo stanno confermando, quello delle grandi commesse private, sta “tagliando fuori” le piccole e medie imprese del settore. Con buona pace, va detto, dei recenti provvedimenti europei, su tutti lo Small Business Act, e delle esplicite raccomandazioni inserite nella Nuova Direttiva Appalti UE che prevedono di suddividere le grandi gare in lotti accessibili anche dalle piccole e medie imprese.

PMI, il nerbo del settore

D’altra parte le Pmi continuano a rappresentare la stragrande maggioranza delle imprese italiane: gli ultimi dati Eurostat evidenziano che, su un totale di 3.817.058 imprese italiane, ben 3.813.805 siano Pmi, cioè imprese con non più di 250 addetti e un fatturato che non supera i 50 milioni di euro. Il com-

Nicola Burlin

parto pulizia/servizi integrati non fa eccezione: sulle 8.000 imprese tra spa, srl, sc a rl, srl a socio unico, società cooperative e coop a rl, oltre 6.000 non raggiungono il milione di euro di fatturato e delle restanti 2.000 solo 25 superano i 50 milioni, 50 fatturano più di 30 milioni, 60 oltre i 20, 80 oltre i 10. “Ciò significa che la stragrande maggioranza delle nostre realtà, alla luce dei dati sopra riportati, rischiano di non avere più il proprio mercato di riferimento. Insomma, a fronte di gare, come la recente Consip Scuole, con lotti che vanno da oltre 80 a poco meno di 200 milioni, si vedono mancare il terreno sotto i piedi”. A parlare è Nicola Burlin, presidente di Fnip – Federazione Nazionale delle Imprese di Pulizia, che in seno a Confcommercio rappresenta il settore dei servizi di pulizia e multiservizi, promuovendo azioni di sviluppo economico e occupazionale, nonché di contrasto all’irregolarità in un’ottica di progressivo riassetto degli equilibri di mercato. E proprio quest’ultimo aspetto, quello degli equilibri di mercato, è centrale in questo momento, perché Fnip è pronta a raccogliere e rappresentare le esigenze delle piccole e medie imprese.

Presidente Burlin, cosa sta avvenendo?

“Succede che la riduzione delle stazioni appaltanti a favore della concentrazione delle convenzioni a cura di Consip e delle centrali d’acquisto regionali sta portando a gare di dimensioni sempre più grandi, e divise in lotti di fatto inaccessibili alle Piccole e medie imprese, che non hanno i requisiti economici per parteciparvi. Queste ultime, cioè, lamentano di essere escluse dagli appalti semplicemente per la loro incapacità di presentare un’offerta per l’intero contratto, a favore di pochi soggetti partecipanti che si contano sulle dita di una mano, e provenienti in gran parte dall’area delle manutenzioni e del facility”.

Come dovrebbe andare, invece?

“Certo noi capiamo la scelta di ridurre le stazioni appaltanti per razionalizzare la spesa. E capiamo anche che le caratteristiche di un appalto di notevole entità possano giustificare l’aggiudicazione ad un unico appaltatore. Pensiamo però che le grandi autorità aggiudicatrici e le centrali di committenza dovrebbero consentire anche alle piccole e medie imprese di creare raggruppamenti di impresa sostenibili, agevolandole con la richiesta di requisiti tecnici, economici e finanziari adeguati. Sono ancora più concreto: se mi fai una gara da 80 milioni di euro, che comunque non sono pochi, e mi chiedi nel biennio un fatturato di 40 milioni di pulizie, un’associazione di 4 o 5 imprese da 5 milioni/anno riesce a raggiungere i requisiti, a partecipare e quindi a crescere. Se fai

una gara da 100-200 milioni chiedendo fatturato nel facility, ecco che mi tagli fuori. E sa qual è la cosa assurda? Che mentre i requisiti d’accesso si concentrano soprattutto sul fatturato in facility management, molto spesso poi si scopre che la stragrande maggioranza del lavoro è rappresentato dai servizi di pulizia. A questo punto le nostre imprese sono doppiamente penalizzate, perché si vedono escluse da un servizio che hanno tutti i titoli e le competenze per svolgere bene. Proprio perché la specificità del lavoro, all’interno dei singoli lotti, è concentrata sulle operazioni di pulizia. A questo punto le Pmi, a cui è preclusa la partecipazione alle gare, hanno due soluzioni: o rinunciare a una fetta importante del loro mercato storico, o cercare di rientrarvi attraverso il subappalto, riducendosi, quando va bene, al ruolo di meri esecutori con le difficoltà che tutti conosciamo

rappresentate in alcuni casi da un mark up del 20% sull’appalto trattenuto dalla società di facility management aggiudicatrice della convenzione. E ricordo che siamo in un settore in cui il costo della manodopera arriva a incidere fino all’85-90% sul valore del servizio”.

E qui entra in scena Fnip

“Certo, perché riteniamo che in questo momento le Pmi del settore abbiano bisogno di una maggiore rappresentanza e tutela nelle sedi istituzionali. In questo momento tutti i dati mettono in luce un crescente aumento della disparità di condizioni fra le grandi imprese di facility e le Pmi, a tutto vantaggio delle prime. E questo, lo voglio sottolineare, nonostante importanti istituzioni europee e nazionali abbiano assunto posizioni favorevoli alle Pmi, ad esempio attraverso l’emanazione di Direttive comunitarie come lo Small business act e

lo Statuto delle imprese (legge 180/11), o il Dl 95/12, convertito in legge 135/12, o ancora il Dl 69/13, meglio noto come Decreto del fare, convertito nella legge 98/13. Tutti provvedimenti che andavano verso la facilitazione dell’accesso alle gare pubbliche alle Pmi, ma che a tutt’oggi sono ancora ignorate dalle centrali d’acquisto nazionali e regionali che continuano ad indire gare con lotti di grandi o grandissime dimensioni. Questo significa che non abbiamo ancora abbastanza peso politico, in altre parole che non sempre riusciamo a farci sentire e rappresentare le nostre esigenze. Quello che Fnip vuole fare, può fare e ha già incominciato a fare, è appunto colmare questo vuoto di rappresentanza. Ad esempio, abbiamo appena avuto un incontro con Consip proprio su questi temi, e continueremo a sottolinearli anche in altre sedi: e non si parla solo di accesso alle procedure di gara, ma anche di oneri amministrativi, rapporto qualità/prezzo, puntualità dei pagamenti: tutte criticità che mettono in ginocchio molte Pmi, che anziché avere terreno fertile per crescere finiscono stritolate”.

Cosa serve, nel concreto?

“L’intento di Fnip è innanzitutto quello di restituire una precisa identità alle Pmi. Crediamo che sia necessaria una

rete omogenea e uniforme di imprese che condividano idee, persone e risorse, con il comune obiettivo di garantire continuità alle aziende di cui abbiamo parlato: e questa si raggiunge incrementando il peso politico, facendosi portavoce a livello territoriale e nei tavoli di concertazione nazionali. In questo momento, anche attraverso la partecipazione attiva al processo di rinnovo del Contratto nazionale collettivo di

categoria, abbiamo avviato una serie di trattative finalizzate al sostegno, alla tutela e al riposizionamento nel mercato delle Pmi di settore. In uno scenario

non certo dei più semplici, in cui molte aziende piccole sono costrette a “mangiarsi” l’una con l’altra semplicemente per prendere un subappalto, vogliamo portare avanti valori come condivisione, collaborazione e volontà di crescere e far crescere. Credere e sostenere

il nostro progetto significa dare identità e dignità al mondo delle pulizie e

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MAggio 2014 servizi integrati, tornando ad essere protagonisti del mercato. A proposito di questo, ho notizia di una bozza di legge/quadro sui servizi, che viene presentata in varie sedi a diversi soggetti istituzionali e che sembra andare nel senso della qualificazione del mercato. Purtroppo non ne conosco ancora il contenuto nel dettaglio. L’auspicio, in ogni caso, è che possa contribuire concretamente all’emersione del settore e alla valorizzazione della specifica professionalità delle imprese di pulizia, servizi integrati, multiservizi”.

Fino ad ora abbiamo parlato soprattutto delle gare pubbliche. E nel privato?

“Anche nel settore privato, seppure con altre modalità, il trend è simile: la grande distribuzione, le banche, le compagnie di assicurazioni, le grandi catene alberghiere tendono a rivolgersi a soggetti unici in grado di operare su scala nazionale. Anche questo è un mercato per cui le Pmi si devono preparare, e si può fare solo facendo rete”.

D’accordo, ma quali sono le specificità che rendono uniche le Pmi del settore?

“Per essere lapidario: competenza, velocità di esecuzione, presenza territoriale, economicità del servizio sono i vantaggi delle Pmi del settore. Poi ci sono tanti altri aspetti da prendere in considerazione: nella piccola e media impresa del nostro settore, ad esempio, l’attività operativa del titolare risulta integrante (e spesso prevalente) rispetto a quella dei subordinati. Queste aziende si distinguono, di fatto, per il loro lavoro e per il loro modo di svolgerlo. Per questo, credo che tali imprese siano in grado di instaurare con il cliente un rapporto più stretto, ravvicinato, di reciproco dialogo e fiducia. Cosa che, invece, non avviene con le realtà più grandi. Attenzione, però: qui non stiamo parlando di microimprese di una o due persone, ma di realtà spesso già molto strutturate, che hanno tutto il know-how e le competenze anche per svolgere lavori con grande professionalità anche in ambienti difficili e a rischio, come gli ospedali, le case di cura, le Rsa, ecc. Sono queste le più penalizzate dalle attuali dinamiche del mercato degli appalti”.

Tra le altre attività di Fnip c’è anche un forte impegno sul versante del supporto concreto alle imprese…

“Sono tanti i fronti su cui intendiamo muoverci: oltre ai costanti rapporti con le istituzioni, le organizzazioni sindacali, politiche ed economiche (Sindacati, Parlamento, Agenzia delle Entrate,Consip, Avcp) e la partecipazione alla stipula del Ccnl di categoria, attualmente in scadenza, intendiamo promuovere studi e analisi volte all’identificazione delle caratteristiche e delle peculiarità del settore per individuare e pianificare le necessarie azioni di miglioramento, contrastare i fenomeni di irregolarità e garantire il necessario supporto alle imprese aderenti per il miglioramento delle loro condizioni lavorative e per la gestione dei rapporti con il sindacato in relazione alle loro attività attraverso l’Ente bilaterale per le imprese di pulizia. Ma prima di tutto, ci tengo molto a sottolinearlo, dobbiamo ritrovare la nostra identità e la nostra specificità di imprese di servizi, attraverso l’emersione del settore e il miglioramento delle nostre condizioni”.

i Ultim’ora

“VEDO GRANDE FERMENTO: SIAMO SULLA STRADA GIUSTA!”

A pochi giorni dal lancio del “nuovo corso”, le idee di Fnip piacciono e riscuotono consensi e attenzione. Convince soprattutto la volontà di “fare rete” per interpretare e dare voce alle istanze delle PMI. E sono già molte le imprese che si avvicinano all’associazione.

Che riscontro sta avendo il “nuovo corso” Fnip? Ci può dire qualcosa di più? “Guardi, siamo ripartiti da poco e c’è già grande fermento. Vedo attenzione e questo è un bene, perché significa che le imprese del comparto si stanno risvegliando, dopo un innegabile momento di difficoltà, e ricominciano a guardarsi intorno con grande consapevolezza. Le piccole e medie imprese del settore hanno già cominciato a recepire il nostro messaggio e si stanno rivolgendo a noi con fiducia, consapevoli che interpreteremo i loro interessi e le loro istanze nel modo migliore. Piace molto la nostra idea di fare rete, di costruire aggregazione per preservare la specificità del nostro lavoro. Abbiamo già avuto notevoli riscontri, e mi ha fatto piacere constatare che molti temi affrontati il 26 e il 27 marzo nel corso di Forum Pulire, a Milano, erano perfettamente in linea con le nostre idee. Purtroppo non posso dire altrettanto per gli ultimissimi sviluppi del settore degli appalti: l’allegato P del 286, ribadito anche dal Disciplinare di gara-tipo recentemente emanato dall’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici, di fatto continua a deprimere la qualità a favore del massimo ribasso, e le ultime megaconvenzioni uscite, come quella ConsipFacility Management 4, sembrano andare in direzione opposta rispetto a quanto previsto dalle recenti Direttive europee degli appalti e dagli ultimi proclami a favore della piccola e media impresa: siamo di fronte a lotti di dimensioni sempre più grandi che riducono la possibilità di partecipazione per le Pmi. Ecco, se mi permette un po’ di propaganda: in uno scenario come quello che abbiamo delineato, credo sia molto importante farci sentire, e invito chiunque condivida queste prospettive ad avvicinarsi al nostro mondo e alla nostra… rete”.

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issa interclean amsterdam, al via l’edizione d’argento

Ad Amsterdam si fanno le cose in grande: la 25ma edizione di Interclean, che parte il 6 e prosegue fino al 9 maggio, cresce negli espositori, che toccano quota 700, e nelle aree espositive, con quattro macrosezioni che facilitano la visita. Novità: al padiglione 11 c’è Steam Cleaning, dedicata al vapore. E intanto l’Innovation Award celebra la X edizione. Iniziative anche per i giovani, con il network Ycp.

Se gli anni dispari sono quelli di Pulire, gli anni pari (oltre ad essere quelli di Forum Pulire…) si vola in Olanda, per la storica kermesse Issa/Interclean Amsterdam. Fin dalla sua nascita, nel 1967, la fiera nella terra dei tulipani si è evoluta a doppia e tripla cifra, fino a diventare da semplice manifestazione nazionale un evento internazionale, nel cuore dell’Europa, rivolto all’intera filiera del cleaning mondiale. Un vero e proprio appuntamento B2B con tutti i crismi, insomma. L’edizione 2014, tutta speciale perché si tratta della 25ma (la cosiddetta “edizione d’argento”), è prevista dal 6 al 9 maggio, come sempre al centro Amsterdam RAI.

dalla redazione

I dati dell’”edizione d’argento”

La fiera sta crescendo, in tutti i sensi: nel 2012, pur in piena bufera congiunturale, i visitatori sono stati 28.000 (contro i 23.400 del 2010). E anche quest’anno sembra confermato pienamente il trend di crescita: oltre 50.000 i metri quadrati di spazio espositivo lordo, con la partecipazione di circa 700 espositori provenienti da tutto il mondo, contro i 670 dell’ultima volta. Sarà, come sempre, un’occasione irripetibile di incontro, confronto, dialogo non solo prettamente commerciale: durante la fiera le aziende produttrici che espongono i propri prodotti incontrano distributori, imprese di pulizia e responsabili dei processi decisionali provenienti dai principali settori dell’industria, produzione, sanità, servizi di ristorazione e lavorazione, nonché il settore istituzionale.

Crescono i dealers

Analizzando i profili dei visitatori, la cosa che salta più all’occhio è la massiccia presenza dei distributori, che sono diventati, soprattutto ultimamente, uno dei gruppi più rappresentati, a testimonianza della grande vitalità dei dealer del comparto. Con rappresentanti provenienti da 130 paesi l’evento riunisce quasi tutti i canali di distribuzione più importanti a livello mondiale. Nel 2014, inoltre, tutte le associazioni nazio-

i I prossimi mesi con Issa/Interclean (aspettando Pulire 2015!)

Ma il 2014 delle fiere del settore non si ferma certo qui. Dopo Amsterdam, ecco le prossime manifestazioni fieristiche a marchio Issa/Interclean: si parte in settembre (25-27), a Istanbul, per proseguire negli Usa, con l’attesa Issa Interclean di Orlando (4-7 novembre), quindi, a inizio 2015, si va a Città del Messico (25-27 febbraio) e si torna in Europa, a Varsavia (22-24 aprile). Attenzione, però: il 2015 sarà soprattutto l’anno di un Pulire Verona che già si annuncia scoppiettante e pieno di novità.

i

Un cleaning sempre più 2.0

Ma non basta: il cleaning di oggi è sempre più 2.0, vale a dire incentrato sull’uso intelligente delle nuove tecnologie. Cresce infatti a vista d’occhio la gamma di dispositivi mobili, reti wireless, soluzioni elettroniche e quant’altro, a supporto delle persone e del loro lavoro. Proprio per questo ad Amsterdam è presente l’area “Management Solutions & Mobility”, un settore emergente che è diventato più importante negli ultimi anni, perché sempre più operatori svolgono il loro lavoro quotidiano con l’aiuto di smartphone, tablet e relative applicazioni.

nali dell’industria delle pulizie sono invitate a partecipare al Global Association Meeting, un evento organizzato da ISSA che si terrà per la prima volta ad Amsterdam e riunirà le associazioni di tutto il mondo al fine di favorire il

dialogo e lo scambio di informazioni.

700 espositori, tutti i leader

Con 700 espositori, Interclean rappresenta tutti i marchi leader nel settore della pulizia. Per aiutare i visitatori a pianificare in modo più efficiente e trovare con rapidità e sicurezza i prodotti che li interessano, e visto il successo riscontrato dalle aree Washroom e High Pressure, la fiera ha creato apposite “aree dedicate” per raggruppare gli espositori affini. Vediamole nel dettaglio: partiamo dal “Bagno”, con una panoramica completa di prodotti, servizi e soluzioni dedicati all’igiene di questo ambiente delicato. La sezione sottolinerà l’importanza dell’igiene del bagno per il benessere e la salute pubblica. Questo spazio

dedicato offre ai visitatori un’agevole panoramica dei prodotti più recenti e delle soluzioni più innovative:insomma, in un’unica area sarà raccolto tutto quello che c’è da sapere in materia di igiene sanitaria. L’area “Bagno” copre 10.000 mq nei padiglioni 10 e 11 e presenta oltre 140 marchi leader. L’area Alta Pressione, un metodo di pulizia specializzato su cui la ricerca è in continua evoluzione, sarà al padiglione 5, e godrà di uno speciale accesso diretto ad un’area dimostrativa esterna: qui si potranno toccare con mano le varie applicazioni e le tecniche di pulizia ad alta pressione, per esempio per la rimozione dei graffiti, la pulizia delle facciate, la rimozione di gomma, ecc... L’area “Alta pressione” conta circa 30 aziende, che daranno vita ad una serie di manifestazioni esterne.

Dai giovani… all’innovazione

Ottime novità anche per i giovani che si affacciano sul mercato del cleaning: chi ha meno di 35 anni può iscriversi a Ycp (Young Cleaning Professionals programme), che mira a “fare rete” e a sviluppare il business delle nuove generazioni di imprenditori. Ricco anche il programma di incontri, workshop, seminari di approfondimento (programma completo su www.interclean.com).

La soddisfazione degli organizzatori

Comprensibile, alla luce di tutto questo, la soddisfazione di Rob den Hertog manager di Issa/Interclean: “: “La nostra 25° edizione sarà la più grande ad oggi. E noi siamo fieri di dare il benvenuto a tutti i nuovi espositori. Una novità del 2014 è l’Outdoor Demo Show, punto d’incontro di numerosi produttori, distributori e concessionari in una fiera ricca di

attività e dimostrazioni di vario tipo per la pulizia in aree esterne. Per quest’anno sono at-

i

Nuova sezione dedicata alla “Pulizia a vapore”

Novità del 2014 è un’area dedicata alla pulizia a vapore, Steam Cleaning, all’interno dello spazio espositivo. La nuova sezione della “Pulizia a vapore”, ospitata nel padiglione 11, mette in evidenza gli sviluppi e le innovazioni di questo metodo di pulizia specializzato. Anche qui, presenti tutti i marchi leader. Questa speciale “edizione d’argento” promette di essere una di quelle di maggior successo fino ad oggi. La fiera presenterà ancora una volta molti nuovi prodotti e produttori con oltre 70 nuovi espositori provenienti non solo dall’ Europa ma da paesi di tutto il mondo.

tese numerose innovazioni, nuovi prodotti e molte altre novità interessanti. Speriamo di potervi dare il benvenuto al nostro anniversario d’argento”.

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l’impegno per l’ambiente, nel segno di anid

Grande successo per l’ottava Conferenza Nazionale della Disinfestazione, tenutasi a Siena l’11 e il 12 marzo: tra i temi-chiave, l’impegno di Anid per l’ambiente, i nuovi standard Uni, le zanzare, le cimici dei letti e la gestione dei rifiuti.

Continua la crescita, in termini di attenzione e di professionalizzazione, del settore della disinfestazione italiana: oltre 500 disinfestatori hanno preso parte all’8° Conferenza Nazionale della Disinfestazione, promossa da ANID, l’associazione nazionale di riferimento del Pest Control italiano, svoltasi lo scorso 11 e 12 marzo all’hotel Garden di Siena sul tema “Il nostro segno: il nostro impegno per l’ambiente”.

Coniugare efficienza e sostenibilità, ecco la parola d’ordine

Il leitmotiv della “due giorni senese” è riassumibile in un concetto preciso e quan-

dalla redazione

to mai chiaro: oggi la priorità per i disinfestatori italiani è di coniugare l’efficienza del proprio servizio con una scrupolosa attenzione all’impatto che gli interventi comportano sull’ambiente, sulle persone e sugli animali non target. “In sostanza –ha detto presidente ANID Francesco Saccone che ha aperto i lavori nella mattinata di martedì 11 marzo – crediamo che una matura attività di disinfestazione deve razionalizzare l’uso di prodotti chimici, proporre tecniche alternative di lotta ed effettuare uno corretto smaltimento dei rifiuti, al fine di preservare la salute pubblica e preservare l’ambiente”.

Dalle cimici dei letti alla zanzara-tigre: le emergenze del settore in sei sessioni

Sei le sessioni della convention senese, che hanno riguardato i temi-caldi del settore. La prima sessione si è focalizzata sull’emergenza Cimici dei letti. I lavori, presieduti da Francesco Colamartino, sono culminati nella comunicazione dei ri-

Francesco Saccone, presidente Anid

sultati di un’indagine ANID sul fenomeno da parte di Pasquale Massara “Lo sviluppo dell’infestazione in Italia e nel mondo: il sondaggio di Anid e Npma”, mentre in chiusura Claudio Venturelli ha illustrato le più attuali metodologie di controllo delle cimici dei letti. Piatto forte della

giornata è stata la seconda sessione, che ci ha portato in Europa, con il prossimo Standard Europeo CEN del Pest Control, presto operativo dopo un prezioso lavoro a livello comunitario durato diversi anni. Francesco Lengua di Nsf Italy e Sergio Urizio hanno coordinato i lavori, a cui è intervenuto come ospite d’onore Bernard Montmoreau, presidente di CEPA, la confederazione europea di associazioni nazionali di Pest Control, costituita nel lontano 1974, che oggi rappresenta 22 paesi europei, oltre 10.000 imprese, 40.000 addetti, per un fatturato aggregato che supera i 3 miliardi di euro. “Cepa opera

– ha spiegato Montmoreau – perché alle imprese di disinfestazione venga riconosciuto il ruolo di realtà che proteggono i cittadini da rischi sanitari, per questo lavoriamo e cooperiamo con l’Unione Europea, con i membri del Parlamento, con opinion leader e giornalisti internazionali, oltre che con i Paesi membri, al fine di essere accreditati come professionisti seri che rappresentano il settore”. Analizzando il ruolo delle imprese di Pest Control dal “palcoscenico” europeo, ovviamente, l’attenzione di Montmoreau si è concentrata sul lavoro importante e pionieristico svolto negli ultimi anni per definire uno standard continentale sulla disinfestazione, che ha lo scopo di definire requisiti e competenze per “misurare” una professionalità di base, indispensabile per svolgere attività di Pest Control in ambito pubblico e privato. “Ora che lo standard è quasi pronto – ha affermato Montmoreau – è necessario che i professionisti del nostro settore lo recepiscano e lo facciano proprio, anche se siamo di fronte ad una norma del tutto volontaria. Adottare lo standard significa migliorare il processo produttivo, operare con criteri di efficienza, salvaguardare l’ambiente, limitare l’uso di biocidi e investire sulla formazione: insomma tutti valori aggiunti per la qualificazione delle imprese”.

La norma EN 16636: un’opportunità per le imprese della disinfestazione

Ma la seconda sessione ha riservato altri momenti di grande rilievo, come il contributo di Paolo Guerra, Responsabile del Mirror Group Italia il quale dal 2010 sta seguendo per conto delle rappresentanze italiane il gruppo CEN/TC 404 impegnato alla stesura dello standard europeo per il settore del pest control. “L’esigenza di creare uno standard di riferimento è diventata negli anni una priorità, sia per le aziende del pest control, sia per i rapporti nei confronti del mercato sempre più esigente e rappresentato non solo dalle aziende alimentari, ma dagli Enti pubblici e dalle Comunità che devono gestire anche il rischio sanitario per i cittadini e per il territorio. Lo standard illustra le fasi di lavoro alla base dell’erogazione di un servizio di disinfestazione, che da tempo non è più rappresentato da un intervento di lotta chimica, ma da una serie di passaggi consecutivi che vanno dalla diagnosi iniziale dell’infestazione, alla determinazione delle cause sino alla fornitura di raccomandazioni per una prevenzione del problema. Il trattamento chimico è parte integrante di una serie di altri interventi che costituiscono l’Insect Pest Management che, nelle aziende professionali del pest control, si traducono in assistenza pre e post intervento al fine di arginare il ripetersi di infestazioni. Problemi e soluzioni che nel mondo attuale devono essere standardizzate in quanto la circolazione di persone e di merci nei Paesi europei e non solo richiede che i committenti privati e pubblici abbiano ben chiaro come operano questo genere di aziende e quali siano i requisiti alla base del loro servizio.

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Terza sessione: i roditori protagonisti

La terza sessione, presieduta da Daniela Pedrazzi e Carlo Brando, ha sviscerato le problematiche legate alla derattizzazione, specie in merito all’ecosostenibilità degli interventi e al nuovo Regolamento Biocidi. A questo proposito, Mariateresa Rigato di Cefic ha messo in luce il rapporto fra rodenticidi ed eco sostenibilità, Dario Capizzi ha approfondito le problematiche della resistenza ai rodenticidi mentre Mariastella Rubbiani, dell’ISS, ha tracciato lo stato dell’arte del Regolamento Biocidi. La giornata si è poi conclusa con interventi del pubblico con altrettante repliche dal tavolo dei relatori.

Le ultime sessioni: roditori, sinergie pubblico-privato, rifiuti

Nella giornata di mercoledì 12 marzo, e più in particolare nelle sessioni 4 e 5, si è discusso ampiamente del rapporto fra imprese di disinfestazione ed enti pubblici non solo per quanto riguarda la lotta alla zanzara tigre ed ad altre specie in arrivo di recente (quali Aedes koreicus), ma anche sulla necessità di una proficua collaborazione fra enti committenti, imprese di Pest Control e enti di controllo, al fine di ottimizzare i risultati di ogni intervento. Ricca di spunti (4 sessione) la tavola rotonda sulle “Linee guida nella Derattizzazione”, introdotta da Ugo Gianchecchi. Tutta dedicata alle zanzare, fra “allarmismo e sottovalutazione”, la sessione 5. Con l’ospite che non ti aspetti: la zanzara coreana, o aedes koreicus, una new entry degli ultimi mesi già ribattezzata “cugina della zanzara tigre”. A parlarne è stato Michele Maroli. Roberto Barbolini ha invece illustrato le soluzioni razionali per il contenimento ecosostenibile di zanzare e simulidi, mentre Alberto Baseggio ha delineato il futuro dei piretroidi nella lotta alle zanzare. A seguire, una tavola rotonda con gli interventi di esperti del campo come Angelo Tamburro, Rita di Domenicantonio, Claudio Venturelli, Romeo Bellini e Ashgar Talbalaghi. Infine (sessione 6) è stata presentata una bozza di protocollo volontario sullo smaltimento rifiuti, elaborato da un’apposita commissione interna all’ANID, al fine di offrire alle imprese associate un indirizzo chiaro su questa materia tanto controversa, su cui le stesse disposizioni di legge non sono affatto chiare. Occasione: una tavola rotonda presieduta da Marco Benedetti e Lorenzo Mattioli, dal titolo “La gestione dei rifiuti della Disinfestazione: per un protocollo Anid”.

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il progetto life conops, sistemi di sorveglianza delle zanzare invasive: è centrale saper “fare rete”

Si è svolto il 10 marzo a Bologna il secondo incontro degli stakeholders del progetto Life Conops, un programma europeo a cui partecipano Italia e Grecia. Obiettivo: sviluppare piani di gestione integrati per un controllo efficace delle zanzare non autoctone. E’ stata l’occasione per condividere e confrontare esperienze, e delineare piani d’azione condivisi.

Vento in poppa per il programma europeo Life Conops (a cui partecipano Italia e Grecia) nato per sviluppare piani di gestione integrati per un controllo efficace delle specie di zanzare non autoctone che, a seguito della globalizzazione del commercio e dei viaggi, hanno oggi buon gioco a diffondersi e svilupparsi sul territorio europeo, da sempre snodo centrale per le attività commerciali e turistiche. Dopo la riunione d’esordio svoltasi in dicembre ad Atene, il progetto, il cui nome deriva dal termine che, nel greco antico, identificava la zanzara (konops, appunto) è giunto al secondo meeting degli stakeholders, che si è tenuto il 10 Marzo 2014 a Bologna presso la Sala Conferenze della Regione Emilia-Romagna. Il programma, finanziato dalla Comunità Europea, ha preso il via nel luglio del 2013 ed ha durata quinquennale (il termine è previsto alla fine del 2017).

Presentare e far conoscere Life Conops

Scopo dell’incontro bolognese, presentare in Italia e far conoscere agli addetti ai lavori, ai cittadini e a tutti i portatori di interesse il

di Giulia Annovi e Claudio Venturelli

Progetto Conops, proponendosi anche come momento di riflessione sulle tematiche legate ai vettori di malattie infettive, e accrescere la sensibilità sulle misure di sorveglianza attiva nell’ambito della prevenzione sanitaria, considerando il ruolo delle zanzare come vettori di malattie infettive come malaria, chikungunya, dengue e west Nile, anche in relazione ai mutamenti climatici. Al programma partecipano gruppi di lavoro greci e italiani che lavorano in maniera integrata avendo partecipato al Bando LIFE + Politica e Governance

ambientali (LIFE CONOPS-LIFE12 ENV/GR/000466). Le specie invasive di zanzara, come ad esempio Aedes albopictus, Aedes aegypti, Aedes atropalpus, Aedes koreicus, Aedes japonicus, Aedes triseriatus, hanno un impatto sulla qualità della vita e sulla salute, sul turismo e sull’economia di intere regioni. Un fenomeno oggi da non sottovalutare anche alla luce del crescente numero di rilevamenti in diversi paesi dell’Unione Europea e per il possibile impatto sulla salute pubblica in relazione alla capacità vettoriale di alcune di queste zanzare. Per gli entomologi lo scenario è piuttosto evidente e per questo motivo da anni si confrontano con i colleghi di altri paesi europei e non solo, alla ricerca di adeguati strumenti per fronteggiare la problematica. Il presupposto necessario per un’azione efficace è però –come è stato più volte ribadito durante i lavori – accrescere la sensibilità del mondo politico, dei cittadini e degli enti sanitari.

I lavori, tra Grecia e Italia

Ad aprire i lavori è stato Antonios Michaelakis, del Benaki Phytopathological Institute di Atene, che ha illustrato i punti salienti del progetto Life Conops. Michaelakis ha sottolineato le finalità molto impegnative del progetto, divenuto ufficialmente operativo dal 1 luglio del 2013 con il sostegno finanziario della Commissione europea con la finalità di controllare le azioni di sorveglianza e di studio delle popolazioni di zanzare invasive, in un contesto ambientale e climatico destinato a modificarsi nei prossimi decenni. Questi aspetti sintetizzati nel titolo “Sviluppo di piani di gestione e controllo delle specie di zanzare invasive in Europa del Sud in rapporto con il cambiamento climatico”, sono stati apprezzati dalla Commissione del Bando Europeo. Proprio a proposito dei cambiamenti climatici, l’attenzione si è poi spostata in Italia, con la relazione di Lucio Botarelli, di ARPA Emilia-Romagna, che ha dimostrato, con tanto di dati su precipitazioni e temperature, come il cambiamento sia già in atto sulle nostre regioni. I dati lasciano poco spazio ai dubbi: “In futuro l’ambiente in cui viviamo – ha detto – sarà sempre più favorevole ad ospitare specie esotiche di zanzara: le temperature tra il 2070 e il 2099 potrebbero salire in media di 3°C in una regione come l’Emilia Romagna. Ecco perché occorre parlare dell’efficacia delle azioni intraprese e stabilire piani di azione per il futuro”.

Costi e benefici, un rapporto da considerare

D’accordo, ma affrontare un problema del genere non è certo cosa da poco… e soprattutto non è gratis! “E’ vero –ha risposto Josselin Thuilliez del Centre d’économie de la Sorbonne (Parigi). Ma anche la diffusione delle zanzare ha un notevole impatto socio-economico, in termini di costi diretti e indiretti. Tra questi ultimi, non sono da sottovalutare i periodi di assenza dovuti alle malattie trasmesse proprio da zanzare non autoctone. Bisogna quindi considerare con attenzione tutti questi aspetti”. Tra i maggiori esperti a livello internazionale del problema c’è Roberto Romi, dell’ Istituto Superiore di Sanità (Roma), che ha tracciato un quadro sugli aspetti entomologici delle malattie trasmesse da zanzare in Italia e sulla sorveglianza dei vettori indigeni e d’importazione. “Molte infezioni sperimentali ottenute forzatamente in laboratorio non hanno alcun riscontro in natura” ha esordito Romi. “Perché una specie venga ritenuta vettore di un certo agente patogeno è necessario che siano seguiti precisi criteri epidemiologici. Esistono circolari Ministeriali, piani di sorveglianza nazionali ed europei, linee guida locali e internazionali sulle Mosquito Borne Diseases (MBD) emergenti, nella gran parte delle quali manca ogni riferimento agli interventi di controllo. Tali interventi vanno condotti da personale specializzato seguendo protocolli specifici a seconda del vettore, che distinguano anche tra routine ed emergenza. Oltre che seguiti, gli interventi devono essere pianificati (pre) e valutati (post)”. Romi ha poi puntato il dito proprio sulle differenze che esistono tra le diverse realtà territoriali che sommato alla mancanza di normative chiare sulla sorveglianza dei vettori di malattie, porta ad amplificare il rischio di nuove introduzioni e ha portato come esempio Aedes albopictus, una delle specie più diffuse oggi distribuita in 20 regioni italiane, in 88 province su 110 e in oltre 3000 comuni. Oggi si presta molta attenzione alla diffusione del virus dengue, chikungunia, west Nile e della febbre gialla e dei loro vettori, perché questi sono già circolanti in Europa e hanno dato dimostrazione nel passato di essere capaci di scatenare epidemie importanti anche alle nostre latitudini”.

Zanzara tigre (aedes albopictus), in Italia si fa abbastanza?

Particolarmente interessante, proprio perché focalizzata su alcune regioni italiane, il contributo di Andrea Mosca di I.P.L.A. S.p.A. (Torino), che ha fatto una panoramica sulle esperienze di sorveglianza di Aedes albopictus (più comunemente la zanzara tigre, così chiamata per le tipiche striature bianche, diffusasi in Italia dagli anni novanta) in alcune regioni del Nord Italia. La Liguria, ad esempio, dove nel 1990 si registrarono le prime presenze di questa specie, e che ancora adesso è priva di un programma specifico di monitoraggio e controllo unitario. Oppure il Piemonte, dove la prima segnalazione risale al 1994 e adesso sono in essere attività di sorveglianza e progetti di monitoraggio sui siti a rischio, come gommisti (un ambiente privilegiato dalle zanzare sono proprio gli incavi degli pneumatici), cimiteri, ecc. gestiti prima dalle Asl e ora da Ipla, società partecipata regionale. Un’attività che prosegue a ritmo serrato anche oggi: “Nel 2013 sono state posizionate, con cadenza quindicinale, oltre 1000 ovitrappole. E sul sito http://zanzare.ipla.

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MAggio 2014 org/ tutti i cittadini possono vedere per ciascuna stazione il grado d’infestazione di ogni quindici giorni. Per ogni Comune monitorato è possibile valutare il rischio epidemiologico per malattie di cui la zanzara tigre è vettore in caso d’introduzione dell’agente eziologico”. Per restare nel Nord Italia, importanti iniziative per il controllo della zanzara-tigre sono attive anche in Lombardia, dove dal 1996 SISP dell’ASL e Museo di Scienze Naturali di

Bergamo monitorano il capoluogo e vari altri comuni, in Emilia Romagna e nel Triveneto. L’impressione è, però, che il più delle volte si sia di fronte a iniziative sporadiche o comunque ad opera di singoli enti, associazioni o organizzazioni lungimiranti e virtuose. E spesso le iniziative di lotta non sono accompagnate da altrettanti programmi di monitoraggio e prevenzione.

Valutazione del rischio in Emilia e nel Veneto

L’auspicio, forse, è che si possa arrivare a progetti più integrati e ad azioni più complete, a trecentosessanta gradi. Tornando in Emilia: Romeo Bellini del Centro Agricoltura Ambiente “G. Nicoli” di Crevalcore ha affrontato

il tema della valutazione del rischio epidemiologico illustrando un lavoro svolto nell’ambito del progetto regionale dell’Emilia-Romagna volto a individuare le criticità attuali e le misure da adottare per ridurne gli impatti sulla popolazione umana. E risalendo nel Veneto, Fabrizio Montarsi dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezie, ha affrontato un tema molto attuale, quello relativo alla biologia e diffusione di Aedes koreicus, una nuova specie invasiva per l’Italia insediatasi nel Veneto dal 2011.

Attenti ai copertoni!

Dicevamo prima che i copertoni, come sanno bene gli addetti ai lavori, sono uno degli ambienti di proliferazione prediletti di molte specie di zanzare. Vale dunque la pena di monitorare il commercio dei copertoni usati in Italia. Ci ha pensato Antonio Pergolizzi, di Legambiente, che a tal proposito ha illustrato un loro dossier redatto sul commercio degli pneumatici usati che, come noto, nel 1990 sono stati accusati di essere responsabili dell’introduzione della zanzara tigre nel porto di Genova a causa della mancanza di adeguate norme di legge per un loro controllo di tipo igienico-sanitario, fornendo dati davvero preoccupanti. Claudio Venturelli entomologo della neo costituita Ausl della Romagna, che dal 1 gennaio ha accorpato le quattro Ausl di Cesena, Forlì, Ravenna e Rimini, ha fatto un focus sulle azioni in atto in Emilia-Romagna per la prevenzione delle malattie a trasmissione vettoriale. Tra le diverse azioni illustrate, parlando del monitoraggio costante della popolazione di Culex spp, ha evidenziato come negli ultimi anni ciò abbia consentito di prevedere la circolazione del virus della west Nile con 32 giorni di anticipo rispetto alla sua comparsa nell’uomo.

Uno sguardo fuori dall’Italia…

L’ultimo intervento è stato quello di Massimo Canali dell’Università di Bologna, che ha concluso i lavori con una relazione mirata alla definizione dei costi standard per le attività di lotta alla zanzara tigre. Tema questo molto attuale anche per il periodo di crisi economica che sempre di più richiede sforzi per ottimizzare i costi nell’ottica del raggiungimento dei migliori risultati possibili. A questo proposito va cercata una omogeneizzazione delle attività ricercando appunto uno standard comune a tutti coloro che operano in questo delicato settore fino ad oggi ritenuto a torto piuttosto marginale. Per chi fosse curioso di cosa avviene al di fuori dei paesi coinvolti da Life Conops, Adolfo Ibáñez Justicia del National Centre for Monitoring of Vectors, Wageningen, ha parlato del Piano di sorveglianza dell’introduzione di nuove specie di zanzare in Olanda e di come le attività commerciali individuate tra quelle a più elevato rischio siano sottoposte a severi controlli.

Le conclusioni: l’importanza di “fare rete”

Nel tracciare le conclusioni, Paola Angelini del Servizio Sanità pubblica della Regione Emilia-Romagna, ha messo in evidenza come l’associazione tra zanzare e patologie trasmissibili all’uomo rende ancora più importante un intervento di prevenzione. La ricerca e lo studio dei vettori, i monitoraggi periodici, la valutazione del rischio si rivelano strumenti fondamentali nella prevenzione della diffusione di patologie legate alle specie invasive di zanzara. Lo stesso Ministero della Salute nel

2013 ha emesso una circolare dove invita le regioni italiane a effettuare la sorveglianza degli insetti e il monitoraggio tramite ovitrappole, per controllare possibili vettori di malattie. Confrontare obiettivi, parametri e metodi delle singole regioni era uno degli obiettivi della conferenza del 10 marzo scorso. Gli studi finanziati fino ad oggi hanno permesso di studiare la popolazione di zanzare e di larve, di capire in quale habitat preferiscono vivere e riprodursi, e di stimare la capacità di trasmettere malattie tramite indagini epidemiologiche. L’esperienza dell’Emilia Romagna ha insegnato però che non è solo importante studiare il fenomeno zanzara. Altrettanto importante è fare rete: la sorveglianza della zanzara tigre e dei vettori in genere deve procedere in parallelo con la sorveglianza sanitaria. Sono stati quindi coinvolti 8 Dipartimenti di Sanità Pubblica delle aziende USL, 348 comuni, 4000 medici, 8500 clinici o strutture pubbliche e 25000 infermieri o assistenti sanitari, oltre a entomologi e tecnici di sanità pubblica. Da qui alla fine del progetto Life-Conops che avverrà nel dicembre del 2017, andranno approfonditi numerosi argomenti, compreso quello sull’analisi degli effetti che gli insetticidi hanno sull’uomo.L’implementazione della capacità di diagnosi precoce e di prevenzione saranno gli obiettivi principali da raggiungere per contrastare la diffusione di zanzare invasive e di patologie ad esse associate.

[Sui siti zanzaratigreonline e http://www.conops.gr/?lang=it è possibile scaricare il materiale relativo al convegno]

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clean up day, prima giornata della pulizia “europea”

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MAggio 2014 Il 10 maggio si celebra in tutta Europa il primo “Clean Up day”, giornata europea della pulizia che vedrà impegnate squadre di volontari a ripulire quartieri e recuperare rifiuti abbandonati in natura. L’iniziativa fa parte della marcia di avvicinamento alla Settimana Europea per la riduzione dei rifiuti, prevista a novembre.

Si sente dire spesso che la pulizia parte dal nostro quartiere, che è un fatto prima di tutto culturale e che solo con l’impegno di tutti, ciascuno per la sua parte, si potrà avere un mondo più pulito e quindi più sano e sicuro. Vero: e allora perché non partire già il 10 maggio, primo Clean Up day europeo, giornata europea della pulizia, che vedrà impegnati eserciti di volontari per ripulire strade, isolati e interi quartieri?

Una giornata contro il “littering”

Si scrive “littering” e si legge “abbandono di rifiuti”. Se poi ci si aggiunge “in nature”, la frittata è fatta: abbandonare i rifiuti, cioè ciò che non vogliamo più, nel mezzo della

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Il tavolo di lavoro

L’organizzazione dell’European Clean Up day del 10 maggio è partita a inizio gennaio con l’istituzione di un tavolo di stakeholder coordinato dal Ministero dell’Ambiente. Il tavolo ha visto la partecipazione attiva dei Consorzi di filiera degli imballaggi e del Conai, di tutti i Consorzi degli pneumatici, di Federambiente e di Fise Assoambiente, di Legambiente e WWF, della rete ONU per l’usato, dei membri del Comitato della SERR e del Centro di Coordinamento RAEE.

di Carlo Ortega

natura, non è solo un atto di inciviltà, è anche un reato che le leggi europee prevedono e perseguono. Intanto la Commissione Europea non sta a guardare, e lancia la campagna Let’s Clean Up Europe (www.ewwr. eu/lets-clean-up-europe), fortemente voluta proprio dal commissario europeo all’ambiente Janez Potocnik, a cui ha aderito anche l’Italia. Chiusa il 18 aprile la “chiamata all’azione”, la cosiddetta “call to action”, ora è tutto pronto per il giorno clou, sabato 10 maggio: una giornata dedicata al recupero dei rifiuti abbandonati in discariche abusive, foreste, fiumi, parchi e spiagge. L’iniziativa è una delle tappe di avvicinamento alla prossima Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, in programma dal 22 al 30 novembre, e si inserisce quindi in un quadro ampio, che prevede l’impegno di enti, soggetti istituzionali, comitati, associazioni e gruppi di cittadini in tutti i paesi coinvolti.

Gli obiettivi del Clean Up Day

Negli ultimi anni per affrontare il problema dei rifiuti sono state organizzate in tutto il Vecchio Continente diverse campagne di pulizia. La giornata europea Clean Up day vuole tracciare una sorta di filo rosso fra le diverse iniziative, per dare vita ad un evento da realizzarsi contemporaneamente in tutta Europa, con il coinvolgimento

di un elevato numero di cittadini. L’iniziativa, alla prima edizione assoluta, ha raccolto l’adesione di 28 Stati, inclusi alcuni paesi extraeuropei. L’Italia aderisce con il Ministero dell’Ambiente e il comitato italiano (che organizza la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti da ormai 4 anni), di cui fanno parte lo stesso Ministero dell’Ambiente, Federambiente, Provincia di Roma, Provincia di Torino, R21 Network, Legambiente con la segreteria organizzativa di AICA (Associazione Internazionale per la Comunicazione Ambientale) e l’UNESCO come invitato permanente.

Chiamata all’azione!

La campagna, come detto, si basa su una call to action: un invito rivolto a tutti ad organizzare azioni di raccolta e pulizia straordinaria di porzioni di territorio, tra il 10 e il 17 maggio prossimi, sull’intero territorio nazionale; una “chiamata diretta” che coinvolge attivamente i cittadini. Le adesioni sono state raccolte dal sito del Ministero dell’Ambiente e dei partner del progetto, attraverso i moduli di partecipazione all’ECUD, inviati entro il 18 aprile all’indirizzo e-mail serr(at)assaica.org. Sono arrivate da istituzioni locali, associazioni di volontariato, scuole, gruppi di cittadini, imprese e ogni altra tipologia di enti. Ai gruppi aderenti è richiesto di monitorare ove possibile la quantità di rifiuti raccolti suddivisi per tipologia e di comunicarla sulla scheda di monitoraggio, in modo tale

i Nel concreto: alcuni progetti

Il Conai e i Consorzi di filiera, in collaborazione con GEA Pordenone, organizzano una raccolta straordinaria dei rifiuti on the go prodotti in occasione dell’adunata degli Alpini a Pordenone del 9-11 maggio, durante la quale verrà anche utilizzato un “contatore ambientale” che valuterà gli impatti in termini di produzione rifiuti, smaltimento finale evitato, emissioni CO2, energia, acqua, materie prime seconde prodotte ed euro risparmiati. Inoltre il Cial parteciperà all’evento CycloPride dell’11 maggio a Milano e Palermo con la raccolta differenziata degli imballaggi in alluminio. Ecopneus sta definendo con Autostrade per l’Italia il recupero degli pneumatici abbandonati lungo la rete autostradale e il riutilizzo di polverino di gomma ottenuto dal riciclo per applicazioni legate alla mobilità veicolare, iniziativa che prenderà avvio il 10 maggio e proseguirà sino a fine anno. EcoTyre in collaborazione con l’Associazione Marevivo si occuperà della raccolta straordinaria degli pneumatici abbandonati sull’isola e nei fondali del porto di Ponza.

da avere dati finali confrontabili tra i vari Stati aderenti. Gli organizzatori, al termine, invieranno a tutti i gruppi aderenti una bandiera con il logo della manifestazione e chiederanno ai partecipanti di inviare immagini o video dei volontari in azione, con la bandiera. Altri materiali saranno distribuiti negli eventi centrali grazie al contributo del Consorzio Greentire.

La partecipazione attiva del Ministero

Data l’importanza del messaggio legato alla lotta all’abbandono dei rifiuti, che troppo spesso deturpano anche i luoghi più belli del nostro Paese, il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti ha deciso di partecipare attivamente a due iniziative con i volontari di Legambiente a Bologna e Roma. “Il contributo attivo e la sensibilizzazione dei cittadini sul tema dello smaltimento – ha detto – sono la base per creare città più vivibili e moderne, che siano in grado di trasformare il rifiuto in risorsa per la collettività. Dobbiamo adeguare tutto il Paese su livelli virtuosi, evitando che tra regioni italiane si viaggi a diverse velocità, con aree di grande efficienza e altre in assoluto ritardo”. L’iniziativa, così come le altre azioni legate alla Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, sono realizzate grazie al contributo del programma Life+ e al supporto del Conai e dei consorzi di filiera (Comieco, Corepla, Coreve, Rilegno, Cial e Ricrea), che garantiscono su tutto il territorio nazionale il recupero e l’avvio al riciclo dei rifiuti da imballaggio.

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Le iniziative WWF

Il WWF parteciperà con l’organizzazione di azioni di pulizia straordinaria in 5 oasi. Oltre al supporto alle iniziative centrali, Legambiente organizzerà alcuni eventi di pulizia coinvolgendo i suoi circoli locali, i volontari e le scuole. Le Associazioni dei gestori, Federambiente e Fise Assoambiente, si adopereranno per promuovere l’iniziativa presso le proprie aziende aderenti invitandole a partecipare con i propri mezzi e le proprie attrezzature.

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and the winner is… innovation

Come da tradizione, vincerà… l’innovazione! Stiamo parlando dell’ambitissimo Innovation Award che verrà assegnato ad Amsterdam il primo giorno di Issa Interclean. Questi i “papabili”, categoria per categoria, di un premio che, quest’anno, festeggia la sua decima edizione.

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MAggio 2014 Dieci candeline per il prestigioso, e ambitissimo, Innovation Award di Issa Interclean Amsterdam! Il premio internazionale per la migliore innovazione nel settore della pulizia professionale sarà assegnato durante la cerimonia di premiazione martedì 6 maggio, primo giorno della fiera Issa/Interclean alla RAI di Amsterdam. Chiuse le votazioni il 5 maggio, la giuria annuncerà i vincitori delle singole categorie e il vincitore assoluto. Quest’anno il premio è più combattuto che mai, e vedremo chi la spunterà dopo la prima selezione della giuria che su 66 candidature ne ha selezionate 10. Da ricordare che l’Amsterdam Innovation Award supporta l’AMREF e i suoi progetti in Africa per rendere accessibile l’acqua e i servizi sanitari. Ecco un profilo sintetico dei “papabili”, divisi per categorie.

I candidati per la categoria macchine sono: Visioair di Teinnova

Ispeziona, pulisce e verifica in una sola operazione i canali di controllo dell’aria usando un sistema ad iniezione che è più veloce, efficace ed efficiente dei metodi tradizionali. La testa dell’ugello può attraversare qualsiasi tipo e forma di condotto e, attraverso la spinta dell’aria compressa, con un effetto lama, stacca facilmente lo sporco aderente ai quattro lati del condotto. E’ una tecnologia verde, che non utilizza prodotti chimici e il sistema di aspirazione filtra anche le particelle più piccole.

dalla redazione

T17 lavasciuga uomo a bordo a batteria di Tennant Europe

E’ una lavasciuga progettata per ridurre i costi di pulizia e garantire un ambiente sicuro per il personale operativo. Raggiunge elevati standard di pulizia e riduce la quantità di acqua necessaria e l’uso di sostanze chimiche grazie alla tecnologia ec-H2o. Il sistema ES (Extended Scrubbing) consente di aumentare l’autonomia dei serbatoi riciclando più volte la soluzione lavante:attraverso un filtro in acciaio inox a maglia molto fine filtra l’acqua aspirata ripompando solo la parte liquida nel serbatoio della soluzione consentendo di usarla nuovamente.

Discomatic Mambo di Wetrok

E’ una lavasciuga 30 litri alimentata con batteria al litio con cicli min1500, maneggevole, con maniglia regolabile in continuo a misura degli utilizzatori, ruota automatica di trasporto per un facile spostamento da un luogo all’altro o per lo stoccaggio in magazzino, dosaggio integrato per ottimizzare il consumo di sostanze chimiche. Il ciclo di vita di una batteria agli ioni di litio è di circa quattro volte più lungo di una batteria al piombo convenzionale. Ciò consente di risparmiare non solo il costo, ma protegge anche l’ambiente. La fornitura d’acqua può essere regolata in qualsiasi momento, anche mentre la macchina è in funzione garantendo la quantità necessaria esatta di acqua! L’impugnatura verticale regolabile individualmente può essere impostata in modo ottimale ed ergonomico per le persone di qualsiasi dimensione con un gran beneficio per la salute.

Per la categoria attrezzature: Orbio OS3 di Tennant

Il sistema OS3 rappresenta il futuro dei distributori per la pulizia e disinfezione sul posto, consentendo agli utilizzatori di creare in cantiere la soluzione desiderata. Queste soluzioni vengono create tramite l’elettrolisi dell’acqua, che include una piccola quantità di sale. OS3, grazie all’utilizzo di un sistema satellitare,consente l’erogazione anche a distanza. Ingombro ridotto, migliori costi, semplificazione delle operazioni di pulizia, impatto ambientale ridotto rispetto al trasporto convenzionale dei prodotti confezionati sono i principali vantaggi del sistema.

B 60/10 C di Karcher

Il MopVac B 60/10 C è un prodotto assolutamente innovativo, che combina le caratteristiche di un carrello per le pulizie di tipo tradizionale con le migliori caratteri-

stiche di una lavasciuga pavimenti. Con la

sua larghezza di lavoro di 60 cm, la B 60/10 C può pulire cinque volte più velocemente rispetto ai tradizionali sistemi di pulizia. Non ha bisogno di elettricità ed è molto semplice da usare. Il MopVac lascia il pavimento asciutto, e questo riduce il rischio di scivolamento e cadute, poiché elimina anche eventuali residui di detersivo dal pavimento. Il MopVac è una soluzione davvero ecologica ed efficiente: grazie alla sua pompa automatica che funziona senza bisogno di energia elettrica, fornisce sempre acqua pulita per la pulizia del pavimento, senza pericolo di lasciare aloni di acqua sporca.

Biotech di Sofidel

Biotech è l’innovativa carta igienica attiva che utilizza la tecnologia Biologic Active Tissue Paper. Essa contiene microrganismi completamente innocui per l’uomo e per l’ambiente, che riducono le incrostazioni e le sostanze maleodoranti presenti nelle tubature. Quando la carta igienica entra in contatto con l’acqua, i microrganismi buoni si attivano e, riproducendosi in modo esponenziale, si nutrono dello sporco presente nei tubi e nelle fogne, riducendo fino al 40% i costi di manutenzione straordinaria. Conclusa la loro azione attiva, i microrganismi buoni si biodegradano senza lasciare residui. In un periodo medio di 4 settimane si ottiene già la pulizia completa delle tubature e delle fogne.

Per la categoria management, soluzioni e prodotti: Fleet Services di Kärcher

Kärcher ha sviluppato una soluzione unica e completa per la gestione dei parchi macchine. Le macchine inviano dati al sistema

operativo che può essere configurato in diverse interfacce in base alle necessità dell’utente. Grazie a questo flusso di informazioni continuo, le aziende possono gestire in maniera ancora più efficiente le loro macchine, controllandone in ogni momento lo stato e la localizzazione. In questo modo le macchine possono essere distribuite al meglio, coordinandone modalità di trasporto e uso, con notevole risparmio di tempo, risorse e costi. Questo sistema consente inoltre di monitorare il consumo di energia e di stato della batteria di ciascun apparecchio. Se una delle macchine manifesta anomalie, il responsabile può intervenire, identificare la causa, ed effettuare le regolazioni di conseguenza. L’intervento di un tecnico sarà necessario solo nel caso di segnalazione di problemi tecnici.

Fleet-Management-Solutions di Hako

Hako-Fleet-Management Solutions è costituito da “Hako-Fleet-Report” e “Hako-Fleet-Recorder”, soluzioni che aiutano i clienti a mantenere le loro macchine sotto controllo e farle lavorare in modo economico ed efficiente. Il Fleet-Recorder registra i dati macchina e li trasferisce via rete cellulare direttamente sul computer del cliente. Il Fleet Report supporta i dati, come i prezzi delle macchine, costo della riparazione e molto altro. Il controllo remoto della flotta

consente di risparmiare tempo e risorse.

ExpertAtHand di Alpheios

Si tratta della prima app per dispositivi come Google Glass che offre la possibilità a un esperto di pulizia di comunicare e supportare in tempo reale chi sta svolgendo il servizio. L’applicazione è disponibile sia come servizio di Alpheios sia per i responsabili stessi per interagire con supporti dal vivo, proiezione di dati e interazioni di messaggio. Ad esempio le interruzioni di un turno di pulizia possono essere affrontati immediatamente, aumentando l’efficienza e la soddisfazione del cliente.

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ECMR di European Machines Recycling

ECMR offre una soluzione sostenibile e trasparente al riciclaggio di macchine ed attrezzature nel settore delle pulizie professionali. I materiali sono venduti su processori certificati per il riciclaggio in conformità alla legislazione ambientale. Obiettivo è di avere il controllo dei

materiali trattati in modo tale che possano essere riutilizzati come materie prime. In questo modo ci sarà meno impatto sulle risorse naturali e sull’ambiente.

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