GSA 10/2025

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PRODOTTI E SERVIZI PER AZIENDE SANITARIE E COMUNITÀ

MENSILE DI GESTIONE, PULIZIA, DISINFESTAZIONE

TERZA PAGINA

Quaderno della disinfezione

IA nel procurement

8° Rapporto Gimbe

Strumenti a supporto del DEC

Revisione prezzi appalti pubblici

GESTIONE

Osservatorio RUP 2025

Revisione prezzi servizi e forniture

Aggressioni personale sanitario

Video sorveglianza: sicurezza e privacy

SCENARI

Plastica in sanità

Start up Halia

Scabbia in ospedale

Epidemia colposa

TECNOLOGIE

Sanificazione superfici con acqua ozonIzzata

FOCUS

Sanificazione aree a basso rischio

COMUNITÀ INSERTO

SOMMARIO

TERZA PAGINA

22. Strategie di prevenzione e controllo, il vademecum che mancava sulle “ICA” [di Simone Finotti]

24. L’introduzione dell’IA nel procurement: l’esperienza di ARIA S.P.A. [di Marco Pantera]

28. 8° Rapporto Gimbe: la lenta agonia del Servizio Sanitario Nazionale [dalla Redazione]

30. Strumenti a supporto del Dec per controllare i servizi esternalizzati: capitolati, competenze e digitalizzazione [di Chiara Calati]

32. Revisione prezzi negli appalti pubblici: tra nuove regole, criticità operative e prospettive future [di Chiara Calati]

GESTIONE

36. Indagine RUP 2025, bene correttivo appalti e formazione [di Giuseppe Fusto]

38. La revisione dei prezzi nei servizi e nelle forniture dopo il Decreto Correttivo [di Michele Leonardi]

40. Aggressioni al personale sanitario: analisi dei dati di una sorveglianza integrata ospedale-territorio [di F. Parente, A. Gallo, T. V. Oliva, N. Casanova, M. Cavallaro, M. Caltabellotta]

44. L’utilizzo dell’impianto di videosorveglianza nelle ASL ed il necessario equilibrio tra i diritti di sicurezza e privacy [di Paolo Guardabascio]

SCENARI

46. Ripensare l’uso della plastica in sanità [di Chiara Calati]

48. Indispensabile come… l’Halia! [di Umberto Marchi]

50. Scabbia in ospedale: riconoscere e gestire l’infestazione da Sarcoptes scabiei [di Lorenzo Donati]

53. Cassazione: l’epidemia colposa può derivare anche da omissioni [di Simone Finotti]

TECNOLOGIE

54. L’acqua ozonizzata stabilizzata (AOS) per la disinfezione delle superfici ospedaliere [di Gianfranco Finzi]

FOCUS

58. E lo chiamano “basso rischio”... [di Simone Finotti]

GSA il giornale dei servizi ambientali è un mensile inviato tutti i numeri agli abbonati e ai rivenditori del settore. I destinatari sono: imprese di pulizia e disinfestazione, hotel e società di catering, aziende sanitarie e comunità, industria e GDO.

“Ai sensi delle regole deontologiche relative al trattamento dei dati personali nell’esercizio dell’attività giornalistica, si rende nota l’esistenza di una banca-dati personali di uso redazionale presso la sede di Via Alfonso Corti, 28 - Milano. Gli interessati potranno rivolgersi al responsabile del trattamento dei dati sig.ra Barbara Amoruso presso la sede di Milano, Via Alfonso Corti, 28 per esercitare i diritti previsti dal Regolamento EU 2016/679”

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Idealservice accelera sull’innovazione ambientale: SEI

IMPIANTI ON SITE PER RIFIUTI

SANITARI

PERICOLOSI A RISCHIO INFETTIVO

La gestione dei rifiuti sanitari pericolosi a rischio infettivo è una delle sfide più complesse per le strutture ospedaliere moderne. Il modello tradizionale, basato su trasporto e incenerimento, comporta impatti ambientali elevati, costi importanti e responsabilità gestionali articolate. Idealservice, tra i principali player nazionali nei servizi ambientali e di facility management, ha sviluppato una soluzione sostenibile, sicura e tecnologicamente avanzata. Dal 2024, sei impianti di sterilizzazione on site sono già operativi in strutture sanitarie italiane, segnando un importante passo avanti nella transizione ecologica del settore. Il sistema si basa sulla tecnologia Frictional Heat Treatment (FHT), riconosciuta a livello internazionale e conforme alle normative italiane ed europee. Il processo consente di trasformare, direttamente all’interno delle strutture sanitarie, i rifiuti infettivi in rifiuti urbani indifferenziati, riducendo peso, volume e impatto ambientale. Una soluzione che coniuga sicurezza, efficienza e sostenibilità,

eliminando la necessità di trasporto esterno e abbattendo i costi di smaltimento.

Idealservice propone un servizio chiavi in mano che include:

• raccolta presso i reparti,

• installazione e gestione degli impianti,

• supporto amministrativo e normativo,

• monitoraggio ambientale e tracciabilità del processo.

Questa filiera “corta”, interamente gestita all’interno della struttura, consente una riduzione delle emissioni di CO2 fino al 70% (tramite l’eliminazione del trasporto esterno), abbattimento dei costi di smaltimento e semplificazione della gestione amministrativa. Il residuo sterilizzato può essere conferito come rifiuto urbano, riducendo i rischi legali.

Un ulteriore vantaggio è il controllo diretto da parte del Direttore Sanitario su tutte le fasi del ciclo del rifiuto, in linea con quanto previsto dal DPR n. 254/2003. Questo ga-

rantisce maggiore trasparenza e conformità normativa.

Idealservice, forte di oltre 70 anni di esperienza nei servizi integrati nel settore sanitario e per aziende pubbliche e private, nella gestione dei rifiuti urbani e speciali e degli impianti di selezione e stoccaggio, con una presenza capillare su tutto il territorio nazionale, guarda al futuro con l’obiettivo di ampliare il servizio ad altre strutture pubbliche e private, anche attraverso modelli di Partenariato Pubblico-Privato (PPP), con investimenti a carico del proponente. Il servizio si inserisce nel percorso verso l’economia circolare, con progetti di End of Waste e certificazioni ESG, contribuendo concretamente alla transizione ecologica del settore sanitario. Idealservice si conferma così partner strategico per le strutture che vogliono coniugare efficienza operativa e responsabilità ambientale. www.idealservice.it

Amedics: SOLUZIONI PROFESSIONALI PER L’IGIENE

E LA PROTEZIONE DEGLI AMBIENTI

Amedics, sin dalla sua fondazione, è sempre stata attiva nel settore dei prodotti per la disinfezione di comunità, strutture ricettive, centri estetici e ambulatori medico dentistici, focalizzandosi quindi sulla fornitura di prodotti per operatori professionali. I prodotti sono prevalentemente registrati come PMC, Biocidi o Dispositivi Medici; questo con un grosso impegno economico, tecnico e regolatorio. Inizialmente specializzata nella produzione e nel commercio di disinfettanti utilizzati in ambito sanitario, settore nel quale le specifiche sono le più stringenti. Con il passare del tempo, e con l’evoluzione tecnica, normativa ed applicativa, Amedics ha poi allargato il suo ambito operativo ad altri comparti, uno dei quali è quello delle comunità in senso più lato, dove la presenza di molti individui contemporaneamente, rendono la pulizia e la disinfezione attività

chiave, per una gestione che sia veramente efficace e sicura.

Amedics ha ampliato il suo portfolio con prodotti specifici alle diverse esigenze professionali andando a coprire diversi settori. Ha creato una linea destinati alla ristorazione professionale pensata per supportare i pro-

fessionisti a mantenere un perfetto equilibrio tra alta performance e la sicurezza garantita dall’efficacia disinfettante comprovata. La linea comprende diversi prodotti e nello specifico prodotti per oggetti taglienti, superfici dure, piani di lavoro in ceramica ed acciaio inox, sgrassatori, disinfettanti per pavimenti, servizi igienici, disponibili in comode soluzioni spray pronte all’uso o soluzioni concentrate da diluire rispettando così anche criteri di economicità.

L’azienda, inoltre, In un periodo come l’attuale, dove l’attenzione per l’ambiente e la sostenibilità sono valori condivisi ed apprezzati, produce le sue specialità in uno stabilimento dove gran parte dell’energia utilizzata proviene da impianto fotovoltaico. Nel 2024 ha anche ottenuto la certificazione ISO 14001, a riprova di quanto questi valori siano considerati importanti e praticati ad ogni livello aziendale.

Oltre a garantire quindi ambienti sicuri ed accoglienti, Amedics è molto attenta alla formazione, organizza corsi di aggiornamento per clienti e forza vendite al fine di promuovere le corrette informazioni e supportare il cliente nella scelta del prodotto più idoneo ad una specifica esigenza. www.amedics.eu

Kubi Kid: la sicurezza dei carrelli INCONTRA LA FANTASIA DEI BAMBINI

Kubi Kid di Falpi rappresenta una nuova frontiera nella progettazione dei carrelli, unendo la sicurezza e la funzionalità alla creatività e all’immaginazione dei bambini.

Questo carrello è stato sviluppato su commissione per un progetto peculiare, che ha dato a Falpi l’opportunità di estendere la sua proposta di carrelli Kubi a tutti quei contesti in cui i bambini sono presenti: dai reparti pediatrici degli ospedali alle scuole materne, fino ai centri per l’infanzia.

Kubi Kid è dotato di tutte le caratteristiche di qualità e prestazioni che contraddistinguono la linea originale dei carrelli Kubi, essendo disponibile in tutte le configurazioni della gamma. Grazie a questa versatilità, Kubi Kid può adattarsi a diverse esigenze e contesti, garantendo sempre i massimi standard di sicurezza e funzionalità.

Ma ciò che rende Kubi Kid unico è il suo aspetto ludico. Questo carrello offre la possibilità di personalizzarlo con stickers allegri e colorati: immagini raffiguranti in modo cartoonesco gli animali della giungla sono state applicate su un prototipo di Kubi Kid di colore “lime”, creando uno scenario che stimola la fantasia dei bambini e li distoglie dalle situazioni po-

tenzialmente noiose o pesanti in cui si trovano. Questo non solo rende l’esperienza dei bambini più pia cevole, ma alleggerisce anche il carico emotivo dei genitori, tutori o operatori presenti, creando un ambiente più sereno e rassicu rante.

Alle grafiche in stile “giungla” Fal pi, inoltre, propone kit di stickers a tema “macchinine”, “matite”, “ac quario”, ed il nuovo “Silver Moon”: una versione che abbina l’elegante design del Kubi Silver a un kit a tema spazio con pianeti, stelle, razzi e astronauti. Oltre all’aspetto ludico, il design “tutto chiuso” di Kubi Kid è stato appositamente progettato per garantire la massima sicurezza. Questo significa che i prodotti chimici e le attrezzature all’interno del carrello sono al riparo dalla straordinaria e innata curiosità dei bambini, evitando potenziali incidenti o situazioni pericolose. La sicurezza dei bambini per Falpi è la priorità assoluta, e Kubi Kid è stato concepito tenendo conto di ogni dettaglio per garantire un ambiente sicuro e protetto. Inoltre, Kubi Kid è completamente personalizzabile in base al contesto a cui è destinato.

Non solo è possibile scegliere i moduli del carrello che meglio si adattano alle esigenze specifiche, ma è anche possibile selezionare i colori e la grafica degli stickers per creare un’esperienza unica e coinvolgente per i bambini. Per ulteriori informazioni su Kubi Kid e per scoprire tutte le possibilità di personalizzazione disponibili, ti invitiamo a visitare il sito web all’indirizzo: www.falpi.com

Il nuovo modello di pulizia di Markas per il mondo ospedaliero:

QUALITÀ E INNOVAZIONE

Il tempo ridotto di degenza dei pazienti, l’elevata rotazione dei posti letto e la necessità di rendere rapidamente disponibili le stanze richiedono una revisione profonda delle modalità di erogazione del servizio di pulizia negli ambienti ospedalieri. Le strutture sanitarie devono coniugare due esigenze solo apparentemente in contrasto: velocità ed efficienza operativa da un lato, standard igienici e qualitativi altissimi dall’altro, indispensabili per garantire la sicurezza di pazienti e personale sanitario. L’approccio tradizionale, basato su una gestione sequenziale e rigida delle attività, non risponde più alle nuove sfide del settore. Per ottimizzare l’organizzazione del lavoro e assicurare la disponibilità immediata delle stanze senza compromettere la qualità del

servizio, servono processi più snelli, team coordinati e strumenti tecnologici capaci di supportare gli operatori in modo efficace. Markas, azienda con oltre quarant’anni di esperienza nel cleaning professionale e da sempre impegnata nello sviluppo di soluzioni innovative, sostenibili e attente alla persona, ha lavorato a un protocollo di sanificazione capace di ridurre sensibilmente i tempi di ripristino delle stanze, sia nelle pulizie quotidiane sia in quelle periodiche. Il nuovo modello di lavoro si basa su un’organizzazione smart e innovativa: non più un singolo operatore che segue tutte le fasi di pulizia, ma più operatori specializzati che lavorano in sequenza per ottimizzare i tempi di intervento.

Questo protocollo è già operativo all’Ospedale Bolognini di Seriate, su tre piani, dove, grazie alla nuova organizzazione e a tecnologie come l’I-mop Lite, le operazioni di pulizia sono più agili, rapide ed efficaci. L’impiego di macchinari compatti e maneggevoli permette di raggiungere anche gli spazi più difficili, ottimizzando il lavoro e garantendo una sanificazione più profonda e uniforme.

Come conferma l’ASST Bergamo EST, l’introduzione di questo nuovo protocollo rappresenta “un importante passo avanti nell’organizzazione dei servizi di pulizia ospedaliera. Grazie a un modello di lavoro più dinamico e all’impiego di tecnologie innovative, siamo in grado di garantire una maggiore rapidità nel ripristino delle stanze senza rinunciare agli elevati standard di igiene e sicurezza che contraddistinguono le nostre strutture. È un risultato concreto di come innovazione e collaborazione possano tradursi in un beneficio diretto per la qualità dell’assistenza e per l’esperienza di cura all’interno dei nostri ospedali.”

I risultati sono tangibili: tempi ridotti, maggiore efficienza e qualità costante. Le stanze vengono rese disponibili in tempi più brevi, con vantaggi per la gestione interna e per il comfort dei pazienti, che accedono a spazi puliti e sicuri in tempi record. Grazie a questo protocollo, Markas si conferma partner strategico e affidabile per il settore sanitario, offrendo soluzioni flessibili, sostenibili e orientate al futuro. www.markas.com

MARKA E LA GAMMA COMPLETA DI PMC

In ambito sanitario e comunitario, la sicurezza passa innanzitutto dall’igiene.

Pulizia e disinfezione sono strumenti fondamentali per prevenire la diffusione di infezioni e garantire ambienti sicuri per chi vi opera e vi soggiorna. In ospedali, RSA e strutture collettive, eliminare batteri, virus e funghi dalle superfici non significa solo rispettare le normative: è un requisito imprescindibile per mantenere elevati standard qualitativi e igienici.

Accanto alla prevenzione, un’igiene corretta contribuisce anche al comfort e alla qualità percepita degli spazi: la cura degli ambienti, l’eliminazione dei cattivi odori e il mantenimento di superfici pulite e brillanti valorizzano il servizio offerto e l’immagine della struttura.

Per raggiungere questi obiettivi non bastano formazione e attenzione del personale: è indispensabile l’impiego di Presidi Medico Chirurgici (PMC), prodotti certificati e formulati per garantire la massima efficacia contro microrganismi patogeni.

La gamma PMC Marka: soluzioni mirate per ogni esigenza

MK spa, con il brand Marka, mette a disposizione dei professionisti una linea completa di disinfettanti PMC, studiata per rispondere alle diverse esigenze di ambienti sanitari,

strutture comunitarie e spazi pubblici.

• Disinfettante Ultra Concentrato Ideale per ospedali, industrie alimentari, mercati, bagni e superfici dure. Grazie alla sua formula ad ampio spettro, è indicato per la sanificazione di locali pubblici e aree ad alto rischio.

• Sanispray – Disinfettante superfici e cute Formulato con oltre il 70% di alcol etilico, assicura una profonda disinfezione ed è efficace contro virus, batteri e funghi. Perfetto per interventi rapidi e sicuri.

• Disinfettante Multiuso

Detergente deodorante che unisce igiene e gradevolezza: ideale anche per scuole, uffici, cinema, alberghi e ristorazione. Rimuove germi e lascia le superfici brillanti e profumate.

• Sanybi Plus

A base di sali quaternari d’ammonio, con potere battericida, lieviticida e virucida. È la soluzione universale per la protezione quotidiana, contrastando anche la formazione di cattivi odori.

• Disinfettante Bagno

Con potere disincrostante e sgrassante, igienizza a fondo le superfici del bagno impedendo la proliferazione batterica.

• Disinfettante WC

Formulazione specifica con azione disincrostante, progettata per la sicurezza e l’igiene dei servizi igienici.

• Sapone Mani Disinfettante

A base di sali quaternari d’ammonio, garantisce un’azione antisettica ad ampio spettro.

La formula a bassa schiumosità e il profumo fresco lo rendono pratico e gradevole nell’uso frequente.

• Gel Mani Disinfettante

Con oltre il 70% di alcol etilico, assicura igiene immediata ed è dermatologicamente testato. Una protezione quotidiana efficace per pazienti, visitatori e operatori.

La gamma PMC Marka è progettata per offrire soluzioni affidabili, efficaci e certificate, in grado di semplificare le attività di pulizia professionale e garantire ambienti sempre ordinati, sicuri e conformi alle normative. Marka è Protezione Profonda Professionale. www.markacleaning.com/it/it/ professionisti/

La Casalinda INNOVAZIONE E QUALITÀ PER UN’IGIENE PERFETTA

La Casalinda srl è diventata nell’ultimo trentennio un riferimento per lo sviluppo, la produzione, il confezionamento e commercializzazione di detergenti, sanificanti, disinfettanti, cosmetici, articoli sanitari e di convivenza in carta, materiali e attrezzature per la pulizia civile ed industriale, articoli in plastica e alluminio monouso per alimentari, dispositivi medici. Si tratta di una realtà ormai affermata, con clienti su tutto il territorio nazionale, con oltre 5000 referenze sempre disponibili a magazzino.

Una crescita continua

Un’azienda che affonda le proprie radici in una storia fatta di piccoli passi, di ricavi sempre in crescita, di investimenti in impianti, attrezzature e tecnologie sempre più sofisticate. Una crescita che interpreta le esigenze di un mercato in continua espansione, proponendo un’offerta globale di articoli e servizi, cercando di soddisfare al meglio le necessità dei clienti, nel massimo rispetto dei principi di qualità, giusto prezzo, rispetto dell’ambiente e sicurezza.

Produzione e sviluppo

L’esperienza maturata nel settore chimico-industriale assicura ai prodotti una qualità superiore dovuta al costante impegno del laboratorio di ricerca e sviluppo, associato ad un severo e monitorato controllo della produzione.

Formazione e consulenza

Formazione di collaboratori e clienti per la corretta scelta e conseguente utilizzo di sistemi per l’igiene, prodotti chimici e monouso; nonché consulenza sull’impiego delle attrezzature e macchine per la pulizia. Seminari di specializzazione mirata su esigenze specifiche di ogni azienda.

Noleggio

Casalinda offre alla propria clientela servizi di noleggio a breve e a lungo termine di lavasciuga, lavapavimenti etc., con e senza riscatto dei beni, garantendo sempre le formule migliori e più convenienti, ma soprattutto personalizzate in base alle specifiche esigenze di ogni cliente.

La mission

L’azienda persegue una mission: “Il lavoro e la passione quotidiana per un Pianeta igienicamente pulito ed ecologicamente sostenibile” attraverso la consulenza, l’erogazione di servizi, la fornitura di prodotti e sistemi per la piena soddisfazione del cliente.

La Casalinda anche attraverso il possesso della certificazione ISO 9001 - ISO 14001ISO 45001 - SA8000 e con l’adesione al programma di politica energetica green, si impegna in modo costante nell’innovazione, nella ricerca e nella gestione operativa al fine di perseguire questi quattro principi di sostenibilità:

• Minimizzare il consumo di energia

• Attenzione alla sicurezza del personale e al rispetto dell’ambiente

• Ridurre il consumo d’acqua

• Ridurre gli sprechi.

Stabilimento e piattaforme

La Casalinda dispone di tre piattaforme logistiche a Tarantasca (12.000 m2), Amantea (CS) e Palermo in modo da rafforzare la presenza dell’azienda su tutto il territorio.

Consegne e logistica

Le consegne vengono effettuate tramite un’azienda logistica di proprietà su tutto il territorio nazionale, isole comprese, con un servizio altamente flessibile e personalizzabile garantendo tempi rapidi e sicuri. Si avvale della collaborazione di corrieri nazionali certificati.

Assistenza tecnica

Garanzia di adeguata ed efficace assistenza tecnica. Tecnici qualificati supportati da: officine mobili attrezzate; forniti magazzini ricambi, utili per interventi rapidi atti a garantire ai clienti la continuità dell’erogazione dei servizi. www.lacasalinda.com

Salubrità e sicurezza impiantistica: IL RUOLO CHIAVE DI

ENTASYS SRL

NELLE STRUTTURE SANITARIE

In contesti sanitari e collettivi, garantire la salubrità dell’aria e l’efficienza degli impianti non è un’opzione, ma un requisito imprescindibile. La qualità dell’ambiente interno, la prevenzione del rischio batteriologico e la continuità operativa dipendono in larga parte dalla corretta gestione dei sistemi aeraulici, di aspirazione e scarico. Entasys Srl, attiva su tutto il territorio nazionale, si è affermata da oltre un decennio come partner tecnico di riferimento per ospedali, RSA, scuole e comunità. L’azienda fornisce servizi specializzati nella sanificazione degli impianti di ventilazione, pulizia di cappe professionali, bonifica di canne fumarie industriali e trattamento antilegionella, seguendo standard rigorosi e protocolli certificati.

Sanificazione impianti aeraulici

La sanificazione delle reti aerauliche rappresenta il cuore dell’attività di Entasys. Gli interventi combinano videoispezione, pulizia meccanica e trattamenti disinfettanti, con l’obiettivo di ripristinare condizioni igieniche ottimali all’interno dei sistemi di ventilazione e climatizzazione.

Ogni operazione è accompagnata da un report tecnico dettagliato e da tracciabilità completa, in conformità alle normative vigenti e alle esigenze delle strutture sanitarie.

Pulizia cappe cucina professionali

In mense, ospedali e strutture comunitarie, Entasys offre un servizio dedicato alla pulizia e bonifica delle cappe e dei condotti di aspirazione. La rimozione di grassi e residui carboniosi, unita alla sanificazione e alla certificazione HACCP, consente di prevenire rischi igienici e incendi. Le attività possono essere pianificate anche in orari serali o festivi, per evitare interferenze con la normale operatività.

Bonifica canne fumarie e trattamento legionella

Entasys Srl esegue la bonifica e manutenzione di canne fumarie industriali utilizzando sistemi di aspirazione professionali e telecamere di controllo, garantendo interventi sicuri ed efficaci anche su impianti complessi o di grandi dimensioni.

In parallelo, l’azienda offre un servizio completo per la gestione del rischio legionella, che include:

• campionamenti ambientali e analisi microbiologiche,

• interventi di bonifica con prodotti registrati e a basso impatto ambientale,

• pieno rispetto delle linee guida sanitarie nazionali.

Competenza, certificazioni e presenza capillare

Le strutture sanitarie richiedono partner qualificati e affidabili: Entasys risponde con certificazioni ISO 9001, 14001 e 45001, adesione alle principali associazioni di settore e una rete di squadre operative in grado di intervenire su tutto il territorio italiano. Ogni attività è gestita con un approccio integrato che combina prevenzione, manutenzione e ottimizzazione

energetica, a beneficio della sicurezza e dell’efficienza impiantistica.

L’esperienza maturata sul campo, unita all’impiego di tecnologie avanzate e alla conformità alle normative, rende Entasys un interlocutore tecnico di fiducia per le strutture sanitarie e collettive. In un contesto in cui la sicurezza ambientale, la prevenzione batteriologica e l’efficienza impiantistica sono sempre più centrali, Entasys si propone non come semplice fornitore, ma come partner operativo capace di garantire continuità, qualità e controllo. www.entasys.it

Proviract 450 DISINFETTANTE CONCENTRATO CERTIFICATO CARBON FOOTPRINT

Nel settore della sanificazione professionale, la sostenibilità è ormai un criterio decisivo insieme all’efficacia dei prodotti. Le gare d’appalto pubbliche premiano le soluzioni che uniscono risultati concreti, sicurezza e rispetto dei Criteri Ambientali Minimi (CAM), dimostrando un impegno verso l’ambiente e la responsabilità sociale.

In questo quadro si inserisce Proviract 450, disinfettante concentrato a base di DDAC, sviluppato per garantire massima efficacia nella pulizia e nella disinfezione delle superfici dure. Il prodotto è particolarmente indicato in ambito sanitario – ospedali, case di cura e ambulatori – dove la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza (ICA) è una priorità.

La qualità igienica in ospedale è una condizione imprescindibile per la sicurezza di pazienti e operatori. Proviract 450, grazie alla sua comprovata efficacia microbiologica, rappresenta una risposta affidabile per tutte le aree sanitarie.

Proviract 450 è un Presidio Medico Chirurgico conforme ai CAM e dotato di Certificazione Carbon Footprint, che ne attesta la ridotta impronta ambientale lungo l’intero ciclo di vita. È inoltre Fragrance Free, caratteristica fondamentale in ambienti sensibili come quelli ospedalieri, e confezionato con imballi Plastica Seconda Vita, realizzati con materiali riciclati e certificati.

La Certificazione SA8000 conferma l’impegno etico dell’azienda Liber, che adotta pratiche di produzione socialmente respon-

sabili. Questi riconoscimenti costituiscono elementi premianti nelle gare d’appalto, in cui vengono valorizzati prodotti con basso impatto ambientale, processi trasparenti e politiche aziendali sostenibili.

Proviract 450 incarna quindi un modello di innovazione responsabile, capace di coniugare efficacia disinfettante, sostenibilità e valore sociale. La sua adozione consente alle strutture sanitarie di elevare gli standard qualitativi e di rispondere alle nuove direttive europee in materia ambientale. Test di efficacia conformi alle normative europee:

Batteri: EN 13697 / EN 1276 / EN 13727

Funghi e lieviti: EN 13697 / EN 1650 / EN 13624

Virus: EN 14476 / EN 16777 www.liberchimica.it

Sanità: femminile, plurale. VOCI DI DONNE, ESPERIENZE CHE ISPIRANO

Lavorare nella sanità e nei settori ad essa collegati, qualunque sia la posizione occupata, comporta grandi responsabilità e richiede consapevolezza e dedizione. Spesso si tratta di lavori “invisibili”, poco raccontati ma fondamentali per la salute e il benessere di chi frequenta l’ospedale, che sia operatore, persona assistita o caregiver.

Servizi Italia crede che le aziende abbiano una responsabilità sociale profonda e che questa debba tradursi in azioni concrete, capaci di generare valore per le persone e le comunità. È da questa convinzione che nasce Sanità: femminile, plurale, un podcast ideato e prodotto insieme a Coopservice, per dare voce a storie e tematiche che meritano di essere ascoltate. Il podcast racconta le vite di donne che ogni giorno operano nella sanità con competenza, passione e coraggio. Donne diverse per età, provenienza e percorso, ma unite da un obiettivo comune: proteggere, supportare e prendersi cura degli altri. Tutto nasce da una domanda semplice: “Qual è la parola che ti rappresenta?”. Da lì si sviluppano racconti unici, fatti di emozioni, esperienze e riflessioni condivise tra sorrisi, lacrime e abbracci.

L’idea di Sanità: femminile, plurale prende forma in una sala conferenze dell’Università di Siena, durante un incontro dedicato al ruolo delle donne nel mondo sanitario. Da quella giornata di confronto è nata la consapevolezza che raccontare le esperienze delle professioniste che rendono grande la sanità italiana fosse un modo per dare visibilità a temi spesso trascurati o dati per scontati.

Secondo l’Annuario statistico del Ministero della Salute, al 31 dicembre 2022 le donne rappresentano il 70% degli oltre 625.000 professionisti del Servizio Sanitario Nazionale. Eppure, solo l’8,3% ricopre ruoli di direzione, contro il 20,6% degli uomini. Numeri che raccontano un divario ancora ampio, e la necessità di continuare a promuovere contesti di lavoro inclusivi e rispettosi della parità di genere. Da tempo Servizi Italia si impegna in questa direzione, sostenendo iniziative che valoriz-

zano il contributo femminile e favoriscono una cultura aziendale basata sull’equità. Il podcast rappresenta un ulteriore passo in questo percorso: dare voce a chi spesso resta nell’ombra, scardinare stereotipi di genere e restituire centralità a un mondo sommerso di competenze, sacrifici e passione. Raccontare queste storie significa costruire un futuro più consapevole, dove il valore del lavoro femminile sia riconosciuto e celebrato. Portare le donne nel racconto, dare loro la possibilità di rappresentarsi, significa renderle visibili: un tassello fondamentale per una narrazione diversa, capace di ispirare le generazioni future e ricordare che nessuna strada è preclusa.

Come afferma Roberto Olivi, Presidente del Gruppo Coopservice e di Servizi Italia:

“Essere promotori di iniziative come questa significa credere nel valore delle persone, nella forza delle parole, nel cambiamento che nasce dal racconto. Ma la cosa più emozionante è stata la risposta delle protagoniste: donne straordinarie che, senza esitazione, hanno detto sì. Sì, perché hanno capito. Sì, perché certe storie vanno raccontate. Sì, perché esserci, a volte, è già un atto di rivoluzione.”

Paredes: innovazione, sostenibilità e leadership

NEL SETTORE SANITARIO

Paredes, ormai da anni tra i leader nella sanità per il lavaggio e l’asciugatura monouso professionale delle mani, fornisce circa 200 ospedali, garantendo igiene e servizi di alto livello, e risponde alle esigenze delle imprese con prodotti di qualità.

A riprova dell’impegno e del valore dell’azienda, vi è un continuo sviluppo che porta a numerose novità nell’ambito dell’igiene professionale, nel settore sanitario e non solo.

In questa ottica, le azioni messe in atto dall’azienda sono molteplici.

Oltre ai vantaggi consolidati della linea di dispenser per i servizi igienici, il reparto R&D ha migliorato il Paredis Style, dotandolo di una chiusura più solida contro l’uso improprio, e ha introdotto una nuova versione, Paredis Style Intense, pensata per le aree ad alta frequentazione. Entrambi presentano il nottolino in 100% cellulosa, eliminando completamente l’utilizzo della plastica e ge-

nerando un unico rifiuto riciclabile al termine del rotolo Ecolabel.

Sono già attive collaborazioni innovative, e vi sono inoltre due nuovi progetti di particolare rilievo.

Nel campo delle collaborazioni, con Decitex Paredes opera nel settore delle microfibre, grazie a un innovativo sistema di pulizia privo di additivi chimici che, attraverso la speciale struttura dei tessuti, garantisce un’azione battericida con la sola acqua, anche in ambienti complessi come ospedali e strutture dedicate alla cura della persona. Una vera rivoluzione che libera gli ambienti da sostanze nocive contenute nei detergenti e contribuisce a ridurre l’inquinamento ambientale.

Nel mondo della detergenza, è di grande importanza la partnership con Innuscience, con la quale è stata lanciata una gamma di prodotti biotecnologici, alternativi alla chimica tradizionale, perfetti per il settore sanitario che punta ad accelerare la transizione ecologica e la sostenibilità ambientale. Questi prodotti, performanti e 100% di origine naturale, sono sicuri per gli utenti e per l’ambiente. Di particolare rilievo per il settore sanitario è il LactiKleen, un prodotto polivalente ad azione biocida. Inoltre, parte della gamma è ora disponibile anche in versioni in capsule idrosolubili, PodOra. Entrambe le gamme di prodotti si fondano sull’efficacia e sulla sicurezza per l’utente e per l’ambiente, in linea con i pilastri della mission di Paredes: accompagnare i clienti nel rendere il mondo professionale più pulito, più sicuro e più rispettoso dell’ambiente. Infine, prosegue il piano di integrazione successivo all’acquisizione, avvenuta nel 2023, di Orapi, un’operazione da oltre 400 milioni di euro che porterà importanti sviluppi a livello internazionale.

Il progetto si è recentemente ampliato con l’acquisizione di Toussaint Francia e Redelux, confermando il Groupe Paredes Orapi (GPO) come numero uno in Francia e tra i primi gruppi anche nel Benelux.

Questo gruppo familiare, leader del mercato francese, punta ora a conquistare la posizione di riferimento anche in Europa! www.paredes.it

Robot di pulizia e consegna in ambienti sanitari: INNOVAZIONE, SICUREZZA E SERVIZIO

Negli ospedali e nelle strutture sanitarie la pulizia è fondamentale per garantire sicurezza, prevenzione delle infezioni e qualità del servizio. Tuttavia, mantenere standard igienici elevati in ambienti complessi e affollati è una sfida quotidiana. Le superfici da sanificare sono molteplici, i passaggi frequenti necessari e il personale deve operare in sicurezza senza interrompere le attività cliniche. In questo contesto, i robot di pulizia e consegna stanno rivoluzionando il settore sanitario. VHIT Robotics porta innovazione al servizio dell’igiene ospedaliera, combinando automazione, intelligenza artificiale e tracciabilità. I robot operano in autonomia, si ricaricano da soli, prelevano detergenti e materiali sanitari automaticamente e si muovono in sicurezza grazie a sensori e sistemi di navigazione avanzati.

Ogni intervento è tracciato digitalmente, permettendo di verificare dove e come è stata effettuata la sanificazione, con dati sul dosaggio dei prodotti e sulle aree coperte. Questo consente di ridurre i rischi di contaminazioni e garantisce ambienti più sicuri.

I robot si muovono agevolmente in corridoi stretti, coprendo ampie superfici senza interferire con le attività cliniche. La ricarica automatica e le batterie ad alte prestazioni garantiscono operatività continua fino a 24 ore, mentre le notifiche intelligenti aiutano il personale a gestire interventi straordinari. Automatizzando le attività il personale può concentrarsi su compiti a maggior valore, aumentando l’efficienza e riducendo i rischi, con una pulizia fino a cinque volte più rapida rispetto ai metodi tradizionali.

VHIT Robotics ha scelto di distribuire i robot PUDU per la loro eccellenza ingegneristica, l’affidabilità del software e l’attenzione al design. Questo permette di offrire non solo macchine avanzate, ma strumenti di innovazione capaci di rendere la pulizia un processo efficiente, sicuro e tracciabile. VHIT Robotics garantisce un servizio completo, supportato da oltre 50 anni di esperienza: dal magazzino ricambi all’assistenza tecnica qualificata, fino al supporto durante l’installazione, combinando tecnologia, competenza e affidabilità.

Non solo pulizia: i robot, come Flash Bot Max, consentono anche la consegna sicu-

ra di materiali sanitari e medicinali. Dotato di aerazione continua per eliminare odori e batteri, si muove agevolmente in corridoi stretti e ascensori e dispone di scomparti modulari per trasportare materiali diversi. Grazie alla replica veloce delle mappe multi-piano, all’accesso sicuro tramite password e all’integrazione con ascensori e dispositivi IoT, Flash Bot Max gestisce consegne automatiche senza intervento manuale. Affidarsi a robot autonomi significa trasformare pulizia e logistica interna in elementi strategici: ambienti più sicuri, personale liberato dalle attività ripetitive e processi completamente tracciabili. Con VHIT Robotics, tecnologia, esperienza e assistenza si fondono in un servizio completo, portando la sanità verso nuovi standard di efficienza, sicurezza e qualità.

www.vhitrobotics.com

INSERTO

E COMUNITÀ

IL GIORNALE DEI SERVIZI AMBIENTALI

TERZA PAGINA

Quaderno della disinfezione

IA nel procurement

8° Rapporto Gimbe

Strumenti a supporto del DEC

Revisione prezzi appalti pubblici

GESTIONE

Osservatorio RUP 2025

Revisione prezzi servizi e forniture

Aggressioni personale sanitario

Video sorveglianza: sicurezza e privacy

SCENARI

Plastica in sanità

Start up Halia

Scabbia in ospedale

Epidemia colposa

TECNOLOGIE

Sanificazione superfici con acqua ozonizzata

FOCUS

Sanificazione aree a basso rischio

STRATEGIE DI PREVENZIONE

E CONTROLLO, IL VADEMECUM CHE MANCAVA SULLE “ICA”

SDa poco pubblicato, è già stato definito un “quaderno globale della disinfezione”. Il vademecum “Oneri probatori, strategie aziendali ed evidenze nella gestione delle infezioni correlate all’assistenza”, realizzato da ANMDO in collaborazione con AIOP, ARIS e SiTi, traccia un quadro dettagliato delle misure da applicare e dei controlli da svolgere per garantire la sicurezza del paziente ed evitare pesanti responsabilità a carico della struttura ospedaliera.

Le infezioni correlate all’assistenza (ICA), oltre a costituire un notevole costo economico e sociale, rappresentano una sfida significativa per il management delle aziende sanitarie, soggetto anche a pesanti ricadute in termini di responsabilità civili e penali.

Responsabilità sempre più puntuali e gravose

La recente giurisprudenza in materia è corposa, ed è in questo quadro che si colloca il prezioso documento “Oneri probatori, strategie aziendali ed evidenze nella gestione delle Infezioni correlate all’assistenza (ICA)”, realizzato da ANMDO, Associazione Nazionale Medici delle Direzioni Ospedaliere, in collaborazione con AIOP, ARIS e SiTi, per la collana Quaderni di Direzione sanitaria, numero 2 anno II°. In effetti, alla luce delle ormai numerose sentenze giudiziarie emanate per questo tipo di eventi avversi, le responsabilità a carico delle Direzioni Sanitarie e di presidio di Strutture Ospedaliere e Socio-Assistenziali risultano sempre più puntuali e gravose. I pronunciamenti, infatti, si sono fatti sempre più precisi, puntuali e dettagliati, soprattutto all’indomani della nota sentenza di Cassazione civile n. 6386 del 3 marzo 2023, a cui si è poi uniformata la successiva giurisprudenza.

Un vademecum prezioso per definire attività e verifiche necessarie

è proposto proprio nell’ottica di dotare il management aziendale di uno strumento utile a definire le attività necessarie e gli opportuni controlli da eseguire per garantire la sicurezza del percorso assistenziale alla luce delle richieste delle principali pronunce giurisprudenziali.

I risvolti giuridici e probatori

Ora, avendo ben chiaro che il rischio relativo all’attività sanitaria non potrà essere azzerato, occorre comunque mettere in atto tutti i comportamenti più virtuosi necessari a garantire in primis la sicurezza del paziente, e di conseguenza dare risposta puntuale agli oneri probatori richiesti dal giudice. Il vademecum, di una sessantina di pagine,

È innegabile, d’altra parte, che la gestione delle infezioni correlate all’assistenza rappresenti oggi una delle principali sfide per le strutture sanitarie e socioassistenziali, non solo sul piano clinico e organizzativo, ma anche sotto il profilo giuridico e probatorio. Sono sempre più stringenti gli adempimenti e gli obblighi di documentazione, tracciabilità e sorveglianza che non possono più essere disattesi o gestiti in modo parziale e che, spesso, somigliano molto alla più classica

delle probationes diabolicae, secondo cui il fatto stesso che si sia verificata una falla nel sistema vale a dimostrare che quest’ultimo non ha funzionato correttamente.

Obiettivo primario: la sicurezza del paziente

E così la necessità di disporre di un impianto strutturato, coerente e dimostrabile di misure preventive, sulla base di procedure e istruzioni operative aziendali approvate ed applicate con valutazione di efficacia, diventa elemento imprescindibile non solo per garantire la sicurezza del paziente come prevede la legge 24/17 (nota come legge “Gelli-Bianco” sulle responsabilità sanitarie), ma anche per tutelare gli operatori, i caregiver, le strutture sanitarie e socioassistenziali sotto il profilo della responsabilità civile e penale. L’inversione dell’onere della prova, laddove il paziente dimostri con sufficiente probabilità il nesso causale tra la degenza e l’infezione, impone infatti alla struttura di fornire liberatorie solide e fondate su evidenze procedurali e documentali, avendo sempre al centro dell’interesse la sicurezza di tutti.

Una performance non esaltante: come migliorarsi?

Si tratta di una sfida importante, anche perché i numeri e la gravità del problema sono realmente preoccupanti: le infezioni correlate all’assistenza rappresentano oggi uno dei rischi più rilevanti ai quali è esposto il paziente che si trovi ad essere ricoverato presso una struttura sanitaria o socio-assistenziale, anche in considerazione del fatto che esse determinano sovente lo sviluppo di patologie severe alle quali è associato un tasso di mortalità importante. Il Ministero della Salute stima che una percentuale anche superiore al 50% delle stesse possa essere prevenuta e che nel nostro Paese, secondo quanto osservato anche dall’Istituto Superiore di Sanità, si registra un numero di eventi avversi in questo ambito superiore alla media europea.

Numeri ancora preoccupanti

Se ciò non bastasse, l’European centre for disease prevention and control “ECDC” ha pubblicato il 6 maggio 2024 il rapporto sulla prevalenza puntuale delle infezioni correlate all’assistenza e dell’uso di antimicrobici negli

Un documento accolto con entusiasmo

Non sorprende che la pubblicazione sia stata accolta con entusiasmo dalla comunità degli addetti ai lavori: “La cultura della disinfezione – si legge in un commento pubblicato su un noto social network – ha le sue radici profonde nel mondo ospedaliero e questo studio approfondito ne è la riprova, partendo proprio dalle esigenze e dalle pratiche consolidate in questo contesto”.

ospedali per acuti in Europa relativi al biennio 2022-2023: in particolare i risultati di validazione indicano una prevalenza di ICA per l’Italia pari al 7,5% a fronte di un dato medio europeo pari al 6,8%. Risulta così evidente che la questione della prevenzione diventi centrale in un sistema che, a partire dall’introduzione della funzione di risk management (legge di stabilità 2016) e poi con l’emanazione della legge n. 24/17, ha posto al centro dell’attività sanitaria il principio della sicurezza delle cure ed ha valorizzato l’aspetto organizzativo ai fini della perimetrazione sia della complessa prestazione richiesta alle strutture, sia della loro responsabilità.

Fra teoria e pratica, una sintesi del percorso sin qui svolto Insomma, uno scenario non facile su cui il documento cerca, riuscendoci perfettamen -

te, di fare la dovuta chiarezza. Il testo sintetico e di facile e rapida consultazione, riassume tutti i lavori svolti fino ad oggi dal gruppo ANMDO sul tema della sanificazione ambientale e della disinfezione e antisepsi, integra gli ulteriori aspetti utili a garantire la sicurezza delle cure e si propone come una guida pratica e scientificamente aggiornata, destinata a medici, infermieri, tecnici sanitari e a tutti coloro che operano nel campo della salute. Attraverso una combinazione di teoria e pratica, vuole inoltre fornire gli strumenti necessari per migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria e garantire un ambiente ospedaliero più sicuro per tutti.

Un “quaderno globale della disinfezione”, applicabile anche ad altri settori

Per molti tecnici il manuale può essere considerato un vero e proprio “quaderno globale della disinfezione”, indispensabile per la sua completezza e per l’accuratezza delle informazioni fornite, basate sulla recente letteratura scientifica e la normativa vigente sui principi attivi, le tecniche e le applicazioni pratiche della disinfezione e dell’antisepsi in ambiente ospedaliero e socio-assistenziale. Ma ci spingiamo oltre, per concludere che pubblicazioni come queste hanno un ambito di applicazione che si estende anche ben oltre il settore sanitario: un’attenzione particolare è fondamentale non solo in sanità, ma anche in ambiti come l’Horeca, dove la costanza e la precisione nelle pratiche di disinfezione quotidiana si rivelano essenziali per la salute pubblica e la sicurezza degli ambienti e delle persone.

L’INTRODUZIONE DELL’IA

NEL PROCUREMENT: L’ESPERIENZA DI ARIA S.P.A.

SARIA, Azienda Regionale per l’Innovazione e gli Acquisti, ha avviato un percorso di transizione verso l’adozione dell’intelligenza artificiale con l’obiettivo di innovare i processi di procurement e incrementare l’efficienza operativa.

In passato, le politiche di approvvigionamento nel settore sanitario si sono sviluppate principalmente a livello locale, con criteri orientati a garantire standard minimi di qualità nelle forniture. Questo modello ha consentito per lungo tempo di assicurare continuità ai processi di acquisto; tuttavia, l’attuale contesto si presenta profondamente mutato: la scarsità delle risorse economiche, l’incremento della domanda e la crescente diffusione delle patologie croniche richiedono approcci più strutturati e orientati al valore, all’efficacia e alla sostenibilità. In questa prospettiva, la centralizzazione degli acquisti ha registrato un significativo incremento nell’ultimo decennio; ciononostante, è necessario consolidare e ampliare ulteriormente questo approccio, affinché le strutture ospedaliere possano concentrare le proprie risorse e competenze sulla loro missione assistenziale, ossia l’erogazione di servizi sanitari di qualità ai cittadini.

Il Codice dei Contratti Pubblici ha profondamente rafforzato la centralità delle competenze nel campo del procurement, introducendo meccanismi più rigorosi di qualificazione delle stazioni appaltanti. Questa trasformazione comporta una crescente responsabilità per i soggetti aggregatori regionali come ARIA, chiamati a rispondere a fabbisogni pubblici sempre più articolati e diversificati. Essi devono garantire non solo efficienza economica, ma anche qualità, innovazione e affidabilità nelle forniture, assumendo un ruolo di vero e proprio catalizzatore di sviluppo e modernizzazione del sistema pubblico.

Per garantire tutto questo, il Procurement si trova ad affrontare due grandi sfide:

• Aumentare la centralizzazione delle scelte con l’obiettivo di guidare l’innovazione e indirizzarle verso soluzioni tecnologiche e organizzative che possano rispondere efficacemente alle sfide contemporanee. L’aggregazione dei

fabbisogni permette non solo di razionalizzare la spesa pubblica, ma anche di assicurare equità di accesso alle cure e sostenibilità a un sistema sanitario in constante mutamento.

• Innalzare la qualità complessiva delle procedure di acquisto e ridurre il rischio di inefficienze, contenziosi e criticità operative. Questo approccio mira a raggiungere un “valore” tangibile per gli utenti finali, in un orizzonte temporale di breve e medio termine, così da permettere una costante verifica dell’efficacia degli interventi e delle soluzioni adottate.

Il

contesto in cui opera ARIA

In questo contesto, ARIA, in qualità di soggetto aggregatore regionale per la Lombardia, opera per interpretare queste sfide con una visione strategica chiara. Il modello adottato si basa su una centralizzazione, che coniuga efficienza e flessibilità, e su una forte cooperazione interistituzionale, con un costante dialogo tra enti pubblici, operatori sanitari e operatori economici. Il perimetro di attività di ARIA è di notevole

di Marco Pantera

rilievo: le gare aggregate attivate nel 2024 coprono un ampio spettro di beni e servizi, che vanno dai farmaci ai dispositivi medici, dai servizi sanitari e non sanitari all’IT, dalla pulizia e vigilanza al trasporto sanitario e scolastico, dalla ristorazione agli interventi infrastrutturali, includendo numerose altre categorie strategiche. Annualmente, vengono bandite circa 250 gare, coinvolgendo più di mille fornitori, per un valore complessivo in media di € 10 miliardi con più di 3.000 convenzioni attive che raggiungono un valore superiore ai €40 miliardi. Gestire volumi così rilevanti richiede competenze altamente specialistiche e l’adozione di strumenti tecnologici avanzati. In particolare, al centro di questa strategia si colloca l’introduzione dell’intelligenza artificiale nei processi di procurement, considerata un elemento chiave per innovare e migliorare la qualità delle procedure ed efficientare i processi d’acquisto.

Procurement e Intelligenza Artificiale:

un patto per l’innovazione

L’introduzione dell’IA nel procurement richiede una visione strategica chiara e orientata al futuro. L’IA è infatti una tecnologia in rapidissima evoluzione, capace di migliorarsi continuamente e generare strumenti sempre più sofisticati. Se opportunamente indirizzata e governata, può offrire un valore aggiunto concreto, permettendo di velocizzare processi complessi, ridurre inefficienze e supportare decisioni di grande rilevanza strategica.

Un prerequisito imprescindibile affinché l’IA possa operare in maniera

strutturata è la disponibilità di dati adeguati e organizzati. In un ambito in cui la conoscenza e la gestione dei dati costituiscono un asset strategico per orientare decisioni efficaci e promuovere l’innovazione, ARIA sta sviluppando una banca dati comune, caratterizzata da un impianto strutturato e coerente.

L’implementazione di tali soluzioni di IA richiede un approccio parallelo e sinergico: da un lato, lo sviluppo di applicativi e modelli dedicati; dall’altro, la formazione continua delle professionalità coinvolte, attraverso percorsi sistematici di aggiornamento e specializzazione, orientati ad assicurare un utilizzo consapevole degli strumenti, una corretta interpretazione degli output generati e un’integrazione efficace nei processi operativi quotidiani.

L’IA non si configura pertanto come sostituto delle competenze umane, ma come fattore abilitante che le amplifica, fornendo supporto operativo e decisionale, pur mantenendo in capo agli specialisti la piena titolarità e re-

sponsabilità delle scelte. In questo modo, tecnologia e professionalità si rafforzano reciprocamente, creando le condizioni per un procurement realmente innovativo, affidabile e orientato al valore.

Un ulteriore elemento altrettanto fondamentale in questo processo è la definizione di metriche e indicatori chiari e condivisi, volti a misurare in modo efficace i risultati ottenuti sia nel breve che nel medio termine. Solo attraverso l’analisi di dati concreti e oggettivi sarà possibile valutare con precisione il valore generato dall’adozione dell’IA, verificarne la validità strategica e promuovere l’estensione di tali innovazioni a tutti i livelli applicativi del Servizio Sanitario Nazionale, favorendo così un incremento continuo di valore e di efficienza nei processi.

IA in ARIA: casi reali che trasformano il procurement ARIA ha avviato un percorso di transizione verso l’adozione dell’intelligenza artificiale

con l’obiettivo di innovare i processi di procurement e incrementare l’efficienza operativa. Il modello scelto si fonda sulla costruzione di una Knowledge Base (KB) validata, che rappresenta il cuore dell’intero ecosistema di applicazioni e servizi basati sull’IA.

La creazione della KB è un lavoro complesso di armonizzazione, pulizia e validazione dei dati, a partire dal vasto patrimonio informativo di ARIA. Ogni documento viene trattato, strutturato e reso coerente, così da garantire affidabilità e uniformità. Questo processo consente di trasformare i dati grezzi in informazioni realmente utilizzabili, evitando ridondanze e disallineamenti che spesso compromettono la qualità degli output.

La Knowledge Base può essere immaginata come un fiore composto da petali: ciascun petalo rappresenta un ambito documentale (bandi di gara, offerte tecnico-economiche, …) o un dominio di conoscenza (normativo, tecnico, contrattuale, …), che contribuisce a formare una base solida e integrata. Da questo nucleo armonizzato derivano i diversi servizi a valore aggiunto, capaci di rispondere a esigenze specifiche e di evolvere in maniera scalabile.

Parallelamente alla costruzione della KB, ARIA sta implementando le core capabilities dell’intelligenza artificiale, ossia quelle funzioni abilitanti che permettono di sviluppare un modello multi-servizio e multi-programma. Questo approccio punta a creare un’infrastruttura intelligente, in grado di supportare attività eterogenee: dalla redazione assistita di documenti di gara alla gestione delle comunicazioni con i fornitori, dall’analisi predittiva dei fabbisogni alla valutazione comparativa delle offerte tecniche ed economiche.

Le esperienze descritte di seguito rappresentano i casi iniziali di integrazione concreta di soluzioni basate su Intelligenza Artificiale nei processi pubblici.

Un primo ambito progettuale riguarda l’utilizzo dell’IA per assistere il personale nella redazione dei documenti di gara in ambito farmaceutico, attraverso sistemi che permettono la compilazione automatica di sezioni standard, il recupero intelligente di informazioni da archivi pregressi e la costruzione guidata della documentazione. Tale sistema utilizza dei template “standard”, definiti a priori, ed eredita delle informazioni dagli applicativi di ARIA che vengono inseriti in ma-

niera automatica al loro interno, minimizzando le operazioni ridondanti ed ottimizzando il risultato dei dati presenti nei documenti. In questo caso, l’adozione della soluzione, che sfrutta un’interfaccia intuitiva e modelli predefiniti, si traduce in una contrazione dei tempi di redazione e in un’accresciuta qualità della documentazione elaborata, facilitando la collaborazione tra i team ed assicurando la conformità agli standard aziendali. Un secondo esempio particolarmente rilevante per il potenziale replicabile è rappresentato dall’uso controllato dell’IA a supporto delle Commissioni di gara nella valutazione delle offerte tecniche relative ai dispositivi medici. Sistemi di IA supportano le commissioni nel confronto e nella valutazione di un’ampia gamma di parametri tecnici, economici e qualitativi, migliorando la trasparenza, l’uniformità e l’accuratezza delle decisioni. In questo contesto, ARIA ha sviluppato un’applicazione web che consente di caricare la documentazione di gara in formato digitale e sottoporla a un’analisi automatizzata. L’IA estrapola le informazioni rilevanti, le organizza in un database strutturato, verifica la coerenza con i requisiti previsti e genera checklist di supporto per le commissioni giudicatrici. Il sistema, basato su servizi Azure e dotato di funzionalità avanzate di Natural Language Processing e matching semantico, esamina le offerte tecniche presentate dagli operatori economici, confrontando le dichiarazioni contenute nella “dichiarazione di sussistenza” con quanto indicato nelle offerte tecniche. L’IA individua eventuali requisiti non soddisfatti, fornendo spiegazioni dettagliate basate sulle informazioni contenute nelle offerte e specificando, per ciascun requisito, il punto esatto dell’offerta tecnica in cui è presente il riferimento corrispondente.

Dopo i primi progetti pilota, che hanno dimostrato l’efficacia dell’intelligenza artificiale nel supportare le attività della Direzione Centrale Acquisti, ARIA ha definito una pipeline di implementazione capace di trasformare le sperimentazioni iniziali in iniziative scalabili e replicabili. Questa pipeline ha inizio dalla Knowledge Base armonizzata, attraversa fasi di test controllati e validazione dei risultati, per poi estendere le soluzioni a un perimetro sempre più ampio. In questo modo, l’adozione dell’IA si configura come un percorso strutturato di crescita continua. Lungo que-

sta stessa pipeline sono già in fase di avvio ulteriori progettualità che porteranno progressivamente l’IA a coprire nuovi ambiti del procurement e della gestione dei dati, quali:

• la generazione dei documenti di gara per dispositivi medici, da sviluppare in modo incrementale in base alle diverse tecnologie (es. TAC, ecografi, DPI);

• la generazione dei documenti di gara per i servizi, con un’estensione graduale su diversi settori (es. lavanderia, ristorazione);

• il supporto alle commissioni anche per gare relative a farmaci e servizi;

• l’assistenza automatizzata nella gestione dei chiarimenti di gara.

È importante sottolineare come la qualità e l’efficacia delle analisi dipendano in modo diretto dalla ricchezza e dalla disponibilità del patrimonio informativo su cui il sistema può operare. ARIA ha avviato questo percorso costruendo un proprio database strutturato, fondato esclusivamente su conoscenze e dati interni, armonizzati e validati. Questo processo di alimentazione è continuo, e consente di “istruire” l’intelligenza artificiale migliorando progressivamente la capacità di fornire risposte accurate, di affinare le valutazioni e di garantire standard qualitativi sempre più elevati. Il vero valore di questa architettura risiede nella sua scalabilità collaborativa: non si tratta di un patrimonio esclusivo, ma di una piattaforma condivisa che, in prospettiva, potrà essere resa disponibile anche ad altre Stazioni Appaltanti che operano in ambiti analoghi a quelli di ARIA, sia per tipologia merceologica sia per funzioni di aggregazione (es. Soggetti Aggregatori).

In questa prospettiva, le diverse Stazioni Appaltanti non sono soltanto destinatarie dei ‘petali’ della Piattaforma IA centralizzata messa a disposizione da ARIA, ma diventano

parte attiva di un ecosistema collaborativo: attraverso la condivisione delle proprie esperienze e dei propri dati, arricchiscono la Knowledge Base e contribuiscono a far crescere il patrimonio di conoscenze comuni a beneficio dell’intero sistema pubblico.

Il punto cruciale risiede nella possibilità di condividere e valorizzare la conoscenza delle stazioni appaltanti, trasformando i singoli patrimoni informativi locali in un ecosistema informativo integrato. In questo modo, ciascun soggetto può trarre beneficio dall’esperienza altrui e, contemporaneamente, contribuire allo sviluppo complessivo del sistema. L’architettura “a fiore” rende tangibile questa logica: ogni nuovo petalo rafforza la struttura esistente, mentre l’aggiunta di ogni nuovo fiore amplia progressivamente il “giardino della conoscenza”, a vantaggio dell’intero ambito del procurement pubblico. Risulta evidente come l’integrazione tra intelligenza artificiale e processi di procurement debba svilupparsi in una collaborazione sinergica, finalizzata a migliorare costantemente la qualità del Servizio Sanitario Nazionale, sostenendo le politiche di efficienza nelle cure e nei servizi, senza mai trascurare il rigoroso controllo dei costi.

la lenta agonia del Servizio Sanitario Nazionale

SNino Cartabellotta, Presidente della Fondazione GIMBE, ha presentato, l’8 ottobre scorso presso la Sala della Regina della Camera dei Deputati, l’8° Rapporto sul Servizio Sanitario Nazionale dimostrando che è oggi la vera emergenza del Paese.

Il documento, infatti, scatta una fotografia preoccupante sotto vari aspetti: dal peso sulle famiglie alla rinuncia alle cure, dai divari tra Nord e Sud, alla carenza di infermieri e all’espansione dei soggetti privati.

“Siamo testimoni di un lento ma inesorabile smantellamento del Servizio Sanitario Nazionale, che spiana inevitabilmente la strada a interessi privati di ogni forma - dichiara Cartabellotta - continuare a distogliere lo sguardo significa condannare milioni di persone a rinunciare non solo alle cure, ma a un diritto fondamentale: quello alla salute. Le drammatiche conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: aumento delle disuguaglianze, famiglie schiacciate da spese insostenibili, cittadini costretti a rinunciare a prestazioni sanitarie, personale sempre più demotivato che abbandona la sanità pubblica. È la lenta agonia di un bene comune che rischia di trasformarsi in un privilegio per pochi”.

Spesa sanitaria: il peso sulle famiglie e le rinunce alle cure

Secondo i dati ISTAT, la spesa sanitaria per il 2024 ammonta a € 185,12 miliardi: € 137,46 miliardi di spesa pubblica (74,3%) e € 47,66 miliardi di spesa privata di cui € 41,3 miliardi (22,3%) pagati direttamente dalle famiglie (out of pocket) e € 6,36 miliardi (3,4%) da fondi sanitari e assicurazioni (figura 1). Complessivamente l’86,7% della spesa privata grava direttamente sui cittadini, mentre solo il 13,3% è intermediata.Un fenomeno esploso nel 2024 quando ha coinvolto 1 italiano su 10 (oltre 5,8 milioni di persone), ossia il 9,9% della popolazione, con marcate differenze regionali: dal 5,3% della Provincia autonoma di Bolzano al 17,7% della Sardegna (figura 2). Il quadro è destinato a peggiorare, complice l’aumento della povertà assoluta che nel 2023 ha colpito 2,2 milioni di famiglie (8,4%).

tire a tutti i cittadini gratuitamente o previo pagamento di un ticket. Al Sud si salvano solo Puglia, Campania e Sardegna. La cartina al tornasole degli adempimenti LEA è la mobilità sanitaria che nel 2022 vale oltre € 5 miliardi: Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto raccolgono il 94,1% del saldo attivo, mentre il 78,8% del saldo passivo si concentra in 5 Regioni del Sud (Abruzzo, Calabria, Campania, Puglia, Sicilia) e nel Lazio, che registrano un saldo negativo oltre € 100 milioni. Le conseguenze di questa permanente “frattura strutturale” tra Nord e Sud si riflettono anche nell’aspettativa di vita che in tutte le Regioni del Mezzogiorno è pari o inferiore alla media nazionale.

Espansione dei soggetti privati

dalla Redazione

Livelli Essenziali di Assistenza, mobilità sanitaria e divari Nord-Sud Il 2023 certifica un’Italia spaccata: solo 13 Regioni rispettano i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), prestazioni e servizi da garan-

«Nessun Governo – spiega Cartabellotta – ha mai dichiarato di voler privatizzare il SSN. Ma il continuo indebolimento della sanità pubblica favorisce la continua espansione dei soggetti privati, ben oltre la sanità privata convenzionata». Secondo i dati del Ministero della Salute, nel 2023 su 29.386 strutture sanitarie, 17.042 (58%) sono private accreditate e prevalgono sul pubblico in varie aree: assistenza residenziale (85,1%), riabilitativa (78,4%), semi-residenziale (72,8%) e specialistica ambulatoriale (59,7%). Nel 2024 la spesa pubblica destinata al privato convenzionato ha raggiunto € 28,7 miliardi, ma in termini percentuali è scesa al minimo storico del 20,8% (figura 3). A correre davvero è invece il “privato puro”: tra il 2016 e il 2023 la spesa delle famiglie presso queste strutture è aumentata del 137%, passando da € 3,05 miliardi a € 7,23 miliardi. Nello stesso periodo la spesa out of pocket nel privato accreditato è cresciuta “solo” del 45%, con un divario che si è ridotto da € 2,2 miliardi nel 2016 a € 390 milioni nel 2023.

Squilibri del personale sanitario: tanti medici, pochissimi infermieri

In Italia nel 2023 i medici dipendenti sono 109.024, pari a 1,85 per 1.000 abitanti, e quelli convenzionati 57.880. Ma secondo i dati OCSE, che includono tutti i medici in attività compresi gli specializzandi, il nostro Paese conta ben 315.720 medici, ovvero 5,4 ogni 1.000 abitanti. «Questi numeri – osserva Cartabellotta – dimostrano che in Italia non c’è affatto carenza di medici, ma attestano una loro fuga continua dal SSN e carenze selettive in specialità ritenute poco attrattive e nella medicina generale». Al podio per numero di medici fa da contraltare la posizione di coda del nostro Paese per il numero di infermieri: 6,5 ogni 1.000 abitanti rispetto alla media OCSE di 9,5. Secondo i dati nazionali, nel 2023 sono 277.164 gli infermieri dipendenti, pari a 4,7 per 1.000 abitanti, con un range che varia da 3,53 della Sicilia a 6,86 della Liguria.

Stato di avanzamento del PNRR: luci e ombre

Per portare a termine la Missione Salute mancano 14 obiettivi da raggiungere entro il 30 giugno 2026. «Nonostante la rimodulazione al ribasso concessa dall’Europa – osserva Cartabellotta – i ritardi sono molto preoccupanti, in particolare in alcune Regioni. Anche perché, oltre al completamento delle strutture, rimane il nodo del personale: carenza di infermieri e incertezze sulla reale disponibilità dei medici di famiglia a lavorare in queste strutture». In dettaglio, il target prevede che dovranno essere pienamente funzionanti almeno 1.038 Case della Comunità e almeno 307 Ospedali di Comunità, dotati di servizi e personale sanitari entro il 30 giugno 2026.

Il Piano di Rilancio del SSN

«Il futuro del SSN – conclude Cartabellotta – si gioca su una scelta politica netta: considerare la salute un investimento strategico del Paese o continuare a trattarla come un costo da comprimere. Il Piano di Rilancio della Fondazione GIMBE punta in una direzione chiara: rafforzare e innovare quel modello di SSN istituito nel 1978, finanziato dalla fiscalità generale e basato su princìpi di universalità, uguaglianza ed equità, al fine di garantire il diritto costituzionale alla tutela della salute a tutte le persone. Ma perché

questo Piano sia attuabile, la Fondazione GIMBE invoca un nuovo patto. Un patto politico che superi ideologie partitiche e avvicendamenti di Governo, riconoscendo nel SSN un pilastro della

Fig.1

Composizione della spesa sanitaria (dati ISTATSHA, anno 2024)

Fig. 2

Percentuale di persone che hanno rinunciato ad una o più prestazioni sanitarie (dati ISTAT, anno 2024)

Fig. 3 Spesa sanitaria pubblica destinata al privato convenzionato 2012-2024 (elaborazione GIMBE su dati ISTAT)

democrazia, uno strumento di coesione sociale e un motore di sviluppo economico». La versione integrale del 8° Rapporto GIMBE è su: www.salviamo-ssn.it/8-rapporto

CONTROLLARE I SERVIZI ESTERNALIZZATI: CAPITOLATI, COMPETENZE E DIGITALIZZAZIONE

SVenerdì 17 ottobre, nell’ambito del Congresso FARE, Markas ha promosso un seminario dedicato agli strumenti operativi e metodologici a disposizione del Direttore dell’Esecuzione del Contratto (DEC) per il controllo dei servizi esternalizzati.

Andrea Tezzele, Quality Health Safety & Environment Director di Markas, Vittorio Miniero, Avvocato Amministrativista specializzato in appalti pubblici e Vittorio Serafini, Presidente Scuola Nazionale Servizi, hanno approfondito il ruolo del controllo, l’importanza di capitolati chiari e la necessità di una formazione strutturata per le figure tecniche coinvolte, per consentire l’attuazione completa del principio di fiducia e risultato e avvalendosi dell’istituzione dell’Accordo di Collaborazione, previsto dal correttivo al Codice degli Appalti.

Un sistema di controllo efficace per garantire qualità e trasparenza

Il moderatore Nunzio Ianiri, responsabile acquisti A.P.S.S. Trento, ha aperto i lavori sottolineando la centralità del controllo e della progettazione dei capitolati come fondamento per una gestione efficiente e verifi-

cabile degli appalti pubblici e sulla necessità di un patto tra attori basato sull’Accordo di collaborazione. Andrea Tezzele, QHSE di Markas, ha ricordato di aver partecipato in prima persona ai tavoli di lavoro delle prime linee guida del controllo dell’esecuzione dei servizi esternalizzati già negli anni 2000, seguendo da vicino la loro evoluzione. Nel tempo, i sistemi di controllo sono cresciuti e si sono digitalizzati: “Oggi oltre seicento strutture ospedaliere sono monitorate, e più di diciottomila locali sono stati controllati. I numeri parlano di un’esigenza crescente di trasparenza e tracciabilità.” Le autorità di controllo devono poter trovare l’evidenza di come vengono eseguiti i contratti e questo richiede una piattaforma di raccolta dati capace di documentare le attività di verifica. Tezzele ha ribadito che il controllo non è un adempimento burocratico, ma un elemento culturale: “Non si può chiedere qualità se non si definisce prima cosa e come controllare. Un buon capitolato è la prima garanzia di un buon contratto.”

Dalla progettazione all’esecuzione: l’importanza della formazione e delle competenze

L’intervento di Vittorio Miniero, avvocato amministrativista esperto di appalti pubblici, ha posto al centro del dibattito le figure del DEC (Direttore dell’Esecuzione del Contratto) e del RUP (Responsabile Unico del Procedimento), evidenziandone l’evoluzione e le criticità. “Il RUP è un ottimo manager, ma senza un bravo DEC tecnico, capace di fare un capitolato, non potrà mai gestire davvero il controllo dell’esecuzione”. Miniero ha ricordato come in passato la figura del DEC sia stata spesso sottovalutata o affidata a professionisti senza adeguata preparazione: “In molti casi un medico o un tecnico sanitario si sono trovati a fare i DEC senza sapere nemmeno da dove cominciare. Non è incompetenza, è mancanza di formazione e di supporto amministrativo”. L’avvocato ha sottolineato con decisione la necessità di costruire un equilibrio tra competenze tecniche e amministrative, evitando l’improvvisazione: “Il DEC deve essere un tecnico, ma deve anche saper leggere le regole e muoversi nella burocrazia. Senza competenze trasversali, il controllo diventa difficile da attuare”. La riforma del sistema dei controlli passa necessariamente dalla formazione delle figure tecniche e amministrative. Serve una cultura nuova che unisca competenza tecnica, conoscenza normativa e strumenti digitali. In base a questa logica il DEC deve essere il progettista del domani: “il futuro dei capitolati e dei controlli è nel dettaglio: sapere cosa chiedere, come verificarlo

e come reagire. Solo così potremo costruire un sistema davvero efficace e trasparente”, ha concluso Miniero.

Metodologia, PDR e collaborazione pubblicoprivato

Nel suo intervento, Vittorio Serafini, presidente della Fondazione Scuola Nazionale Servizi, ha approfondito il tema del modello PDR e del miglioramento continuo come metodo per la gestione degli appalti e l’esecuzione dei contratti. “Il controllo è parte integrante del ciclo di vita dell’appalto. Non può essere qualcosa che arriva dopo, ma deve essere progettato sin dall’inizio”. Serafini ha rimarcato come sia necessario coinvolgere provveditori, RUP e DEC fin dalle prime fasi per definire criteri, sub-criteri e strumenti di verifica. Un aspetto fondamentale è il dialogo tra imprese e pubbliche amministrazioni: “Ogni realtà ha le sue specificità. Serve una metodologia comune che consenta di confrontarsi su basi chiare e condivise”. La Fondazione SNS, ha spiegato Serafini, sta lavorando proprio in questa direzione, promuovendo tavoli tecnici e percorsi formativi per uniformare le pratiche e rendere i controlli un elemento di crescita per l’intero sistema.

La digitalizzazione come leva per l’efficienza

Un tema trasversale emerso nel dibattito è quello della digitalizzazione dei controlli. Serafini ha evidenziato che oggi circa il 20% dei punteggi nei bandi è legato agli strumenti di controllo e monitoraggio digitale, ma non tutte le stazioni appaltanti hanno

XXIII Congresso

F.A.R.E.: entusiasmo e partecipazione per una due giorni di alto livello

Si è concluso, con un grande successo in termini di numeri e partecipazione, Il XXIII Congresso della FARE, a Bologna il 16 e 17 ottobre scorsi, che aveva come tema: “2025-2030 il procurement in Sanità. Nei prossimi 5 anni sarà possibile acquistare valore e qualità in modo sostenibile ed efficace attraverso i modelli innovativi?”

Un congresso che ha registrato numeri importanti, con un’eccezionale partecipazione di relatori coinvolti, tutti di altissima professionalità.

700 partecipanti

4 sessioni plenarie

17 seminari paralleli

18 desk espositivi

62 sponsor

ancora maturato la capacità di strutturare sistemi efficaci. Tezzele ha ricordato che la tracciabilità digitale dei dati consente di trasformare il controllo in un processo di miglioramento continuo, capace di restituire informazioni utili anche per la progettazione delle future gare. La creazione di una piattaforma nazionale di raccolta dati e di manuali operativi condivisi potrebbe rendere omogenei i criteri e favorire un dialogo più trasparente tra imprese e amministrazioni. Questo garantirebbe non solo l’esecuzione del servizio, ma favorirebbe anche la tutela della salute dei cittadini in strutture sanitarie.

La cultura del controllo come fattore di mercato

Nella parte conclusiva, Tezzele è tornato a sottolineare come il controllo non debba essere percepito come un ostacolo, ma come un fattore di qualità e competitività. “Attraverso i controlli possiamo favorire una concorrenza reale, basata sull’innovazione e sull’efficienza dei processi, non sul ribasso dei prezzi o sulla riduzione del personale. Un mercato qualificato è quello in cui chi lavora bene viene premiato perché sa dimostrare la qualità del proprio servizio”

REVISIONE PREZZI

NEGLI APPALTI PUBBLICI: TRA NUOVE

REGOLE, CRITICITÀ OPERATIVE

E PROSPETTIVE FUTURE

SFornitori e amministrazioni a confronto su un tema cruciale per l’equilibrio contrattuale e la continuità dei servizi nel seminario organizzato da Team Service durante il congresso FARE, dal titolo

‘Revisione Prezzi: una chimera? Come gestire l’aumento dei costi durante l’esecuzione del contratto dei servizi’.

a revisione dei prezzi negli appalti pubblici torna al centro del dibattito nazionale. A testimoniarlo è il confronto organizzato da Team Service, nell’ambito del XXIII Congresso della FARE, che ha visto la partecipazione di Felice Siciliano, Direttore Commerciale dell’azienda, dell’avvocato Domenico Gentile, esperto di diritto amministrativo, di Antonello Podda, Presidente dell’Arpes – Associazione Regionale Provveditori Economi della Sardegna, e dell’avvocato Vittorio Miniero, amministrativista specializzato in appalti pubblici. Sandra Zuzzi, Direttore Amministrativo Azienda Zero Veneto, ha moderato il seminario. Un momento di approfondimento che ha messo in luce, da prospettive complementari, le difficoltà interpretative del nuovo Codice degli Appalti, gli effetti del correttivo e le implicazioni concrete per chi, quotidianamente, deve applicare la normativa tra forniture, servizi e gestione delle risorse pubbliche. Dal confronto è emersa la necessità di una maggiore chiarezza normativa, di strumenti tecnici uniformi per le

stazioni appaltanti e di un dialogo costante tra pubblico e privato. La revisione prezzi, da mera questione contabile, si conferma infatti un tema strategico che incide sulla qualità dei servizi, sulla sostenibilità delle imprese e sull’efficienza della spesa pubblica.

La revisione prezzi mette alla prova i principi del nuovo Codice

Ad aprire i lavori è stato Felice Siciliano di Team Service, che ha delineato con chiarezza il quadro normativo e operativo attuale: “Il tema della revisione prezzi è oggi quanto mai attuale perché è oggetto del nuovo Codice degli Appalti, del correttivo e persino di un tavolo tecnico istituito al Ministero delle Infrastrutture per affrontare le difficoltà interpretative che continuano a emergere”. Siciliano ha richiamato i principi cardine introdotti dal nuovo Codice, fiducia, risultato e accesso al mercato, ricordando come l’articolo 60, dedicato alla revisione prezzi, rappresenti un vero banco di prova della loro efficacia. L’intervento ha messo in evidenza le

criticità strutturali che ostacolano una corretta applicazione della revisione: tempi lunghi tra progettazione, pubblicazione e aggiudicazione della gara, che rendono spesso inattuali i costi stimati; assenza di dati ufficiali aggiornati, come le tabelle ministeriali della manodopera, che non vengono pubblicate in tempo utile dopo i rinnovi contrattuali; complessità nella scelta degli indici ISTAT di riferimento e nella determinazione dei pesi per il calcolo della revisione, con il rischio di risultati non omogenei tra settori. Particolarmente delicata la situazione dei servizi ad alta intensità di manodopera, come pulizie o sanificazione, dove il costo del lavoro rappresenta fino al 90% del totale. “In questi casi, ha spiegato Siciliano, la media ponderata basata su più indici può portare a un risultato non realistico, compromettendo la sostenibilità del servizio e il principio di risultato, cioè l’erogazione di un servizio di qualità a un prezzo equo”. Un esempio concreto fornito dal Direttore Commerciale di Team Service riguarda una recente gara annullata da un ente per la mancata rivalutazione del costo della manodopera a seguito del rinnovo contrattuale: “È la dimostrazione di quanto il sistema sia fragile e di come il nuovo Codice, pur introducendo principi

positivi, necessiti di correttivi pratici per garantire equilibrio tra stazioni appaltanti e operatori economici”.

Un sistema frammentato e contraddittorio: servono chiarezza e coerenza

L’avvocato Domenico Gentile, esperto amministrativista, ha proseguito offrendo un’analisi approfondita dei tre regimi oggi vigenti in materia di revisione prezzi: gli appalti regolati dal Dlgs 50/2016, dove la revisione è ammessa solo se prevista da clausole specifiche negli atti di gara; quelli sottoposti al nuovo Codice (Dlgs 36/2023) e al suo correttivo, che ne rendono invece obbligatoria l’introduzione; i contratti gestiti da centrali di committenza come Consip, soggetti alla legge finanziaria 2015 e a regole settoriali particolari. Gentile ha sottolineato come il Codice 2023 abbia introdotto un principio di obbligatorietà che supera la logica del passato, ma con limiti e ambiguità che ne riducono l’efficacia. “Il legislatore ha voluto reintrodurre la revisione obbligatoria ma con soglie e parametri che di fatto la rendono quasi inapplicabile. La soglia del 5% per servizi e forniture, ad esempio, lascia in perdita mol-

ti contratti”. L’avvocato ha citato la sentenza del TAR Milano del 18 luglio 2025 (n. 2720) come esempio virtuoso di interpretazione a favore dell’equilibrio contrattuale: “Il TAR ha affermato che non è ammissibile scaricare interamente sull’appaltatore l’onere degli aumenti del costo del lavoro, se questi derivano da obblighi legali e contrattuali”. Interessante anche la riflessione sull’eccesso di delega: secondo Gentile, il legislatore delegato non avrebbe pienamente rispettato la legge delega, che imponeva di considerare l’aumento del costo della manodopera tra i fattori obbligatori di revisione, aprendo la strada a possibili profili di incostituzionalità. In chiusura, Gentile ha invitato le stazioni appaltanti a utilizzare la facoltà, prevista dal comma 2-bis del Codice, di introdurre meccanismi ordinari di adeguamento automatico dei prezzi all’indice inflattivo ISTAT, per evitare il rischio di servizi in perdita e contenziosi infiniti.

Servono competenze, strumenti e realismo amministrativo

In collegamento dalla Sardegna, Antonello Podda, presidente dell’Arpes, ha portato la

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voce delle amministrazioni sanitarie e delle centrali di acquisto pubbliche: “ Quando arriva una richiesta di revisione prezzi – ha detto con ironia – la prima reazione è ‘non avevano altro da fare?’. Ma subito dopo ci si rende conto della portata del problema ”. Podda ha evidenziato le asimmetrie consulenziali tra operatori economici, che arrivano con pareri e relazioni dettagliate, e amministrazioni pubbliche, spesso prive di strumenti tecnici adeguati per verificare la fondatezza delle richieste: “ Non sempre abbiamo competenze economiche o consulenze esterne per analizzare nel merito l’impatto dei costi. E questo ci mette in difficoltà”. Il presidente Arpes ha anche richiamato la diversa capacità di reazione tra grandi stazioni appaltanti e piccole amministrazioni: “Un soggetto aggregatore può permettersi analisi e consulenze specialistiche; una piccola azienda sanitaria, già sommersa da emergenze, no”. Sul piano operativo, Podda distingue due categorie di revisione: quella legittima, dovuta a variazioni oggettivamente imprevedibili dei costi di produzione; quella derivante da errori nella determinazione della base d’asta, cioè da una sottostima iniziale del valore dell’appalto. Nel primo caso la revisione è giustificata; nel secondo, è sintomo di una pianificazione errata. Per ridurre il rischio, Podda ha spiegato che alcune amministrazioni stanno calcolando la base d’asta tenendo conto del costo prospettico della manodopera, includendo già gli aumenti previsti dai rinnovi contrattuali pluriennali. “In questo modo si evitano contenziosi futuri e si garantisce maggiore stabilità contrattuale”, ha aggiunto. Chiusura con una battuta, a proposito dell’intelligenza artificiale: “ Un fornitore mi ha suggerito di usarla per semplificare la revisione dei prezzi. Gli ho risposto mostrandogli un cartello nel mio ufficio: l’uso dell’intelligenza artificiale è riservato a chi possiede quella naturale”.

Il RUP come super eroe del riequilibrio contrattuale: serve progettualità e professionalità

Con il suo consueto approccio brillante e provocatorio, l’avvocato Vittorio Miniero ha affrontato il tema del riequilibrio contrattuale, definendo il RUP (Responsabile Unico del Procedimento) come un “povero

supereroe” dotato però di un superpotere: l’intelligenza e la sensibilità nel gestire l’equilibrio del rapporto contrattuale. “Viviamo un’epoca in cui la revisione è obbligatoria ma il vecchio Codice la lasciava facoltativa e molti non la applicavano, oggi la ritroviamo come nodo irrisolto che genera squilibri e infelicità reciproca. L’infelicità dell’operatore economico provoca inevitabilmente quella dell’amministrazione”. Miniero ha insistito sull’importanza di progettare la revisione dei prezzi già in fase di gara, evitando di rinviare il problema alla fase esecutiva: “ Più impari a gestire in fase progettuale il problema revisione, meno ti troverai nei guai durante l’esecuzione del contratto. La cultura progettuale è la chiave”. Uno dei passaggi più efficaci riguarda la durata contrattuale, spesso sottovalutata: “Scegliere e azzeccare la giusta durata di un

contratto è fondamentale, anche ai fini della revisione. Contratti troppo lunghi pongono problemi di gestione, di monotonia gestionale e di perdita di efficienza”. Per Miniero, la revisione ben progettata deve prevedere anche un valore opzionale e quantificabile fin dall’origine. L’avvocato ha poi proposto di guardare al mondo dei lavori pubblici come modello di riferimento: “Lì la legge impone al progettista di individuare l’indice e il tempo della revisione. Il RUP non decide a discrezione, ma segue una rotaia oggettiva, l’indice di riferimento. Se il prezzo sale o scende, è la rotaia che ti porta su o giù, non la tua scelta soggettiva”. Da qui l’invito a ridurre la discrezionalità e a fondarsi su dati tecnici e indicatori reali: “Basta con l’ISTAT generico. Serve trovare l’indice giusto, il più vicino possibile alla realtà del contratto. Nei servizi ad alta intensità di manodopera, per esempio, va considerato il contratto collettivo applicato”. Quando un indice oggettivo manca, Miniero suggerisce di ricorrere a professionalità terze per fare un’indagine di mercato e offrire al RUP un fondamento tecnico, sollevandolo da responsabilità improprie. Miniero ha poi illustrato il ruolo del Collegio Tecnico Consultivo (CTC) come strumento di supporto nei lavori pubblici, laddove il parere tecnico riduce la responsabilità personale, portandolo sempre come esempio.

Infine, ha affrontato il tema della rinegoziazione contrattuale, introdotta dal nuovo articolo 9 del Codice: “ È uno dei punti più elevati giuridicamente del nuovo testo. Riconoscere il diritto alla rinegoziazione per la parte svantaggiata significa recepire i principi sul mantenimento del vincolo contrattuale. Ma attenzione: la rinegoziazione è complessa, impattante e mediaticamente delicata. Meglio investire nella revisione, rispetto alla rinegoziazione. L’equilibrio contrattuale richiede professionalità. Servono competenze economiche, consulenti del lavoro, esperti di PEF. Non basta la giurisprudenza: senza queste figure, la revisione e l’anomalia delle offerte non si gestiscono. E il RUP resta solo, senza i suoi superpoteri”.

INDAGINE RUP 2025 bene correttivo appalti e formazione

SAnalisi dei risultati, delle criticità e dei fabbisogni formativi nell’Osservatorio RUP 2025, terza edizione, presentato a Roma alla Scuola Nazionale dell’Amministrazione: ecco le principali criticità emerse dall’indagine, rivolta a un campione significativo di Responsabili Unici di Procedimento di diversi settori, fra cui quello della sanità.

Ottimi riscontri per la formazione.

di Giuseppe Fusto

Risultati interessanti per il Rapporto RUP 2025, presentato lo scorso luglio a Roma nel corso di un partecipato evento organizzato presso la sede della Scuola Nazionale dell’Amministrazione, e pubblicato nel volume “Osservatorio RUP 2025 – Criticità e fabbisogni formativi”.

Le finalità del Rapporto L’indagine è stata realizzata nell’ambito dell’Osservatorio Nazionale RUP, istituito all’interno del Piano Nazionale Formazione

Appalti – PNRR Academy, a cura di Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, IFEL, SNA, ITACA, in collaborazione con ANAC, CONSIP e la Rete degli Osservatori regionali dei contratti pubblici. Obiettivo: raccogliere, attraverso questionario e focus group, indicazioni da parte dei Responsabili Unici del Progetto italiani in merito alla gestione degli appalti e delle concessioni di lavori pubblici, forniture e servizi e all’attuazione degli interventi, anche alla luce delle innovazioni introdotte dal cosiddetto “decreto correttivo al Codice dei Contratti pubblici” (dlgs n. 209/2024).

Le principali novità e criticità di Codice e Correttivo

La terza edizione del Rapporto ha così permesso di mettere a fuoco le criticità che ancora incontrano i RUP italiani nelle diverse fasi dei progetti che seguono direttamente, nonché i fabbisogni formativi in risposta ai quali creare percorsi ad hoc proprio all’interno della stessa Convenzione che ha permesso la realizzazione dello studio. Ma veniamo alle principali evidenze, partendo da qualche dato del campione: i RUP che hanno risposto al questionario sono stati 6.386, con una prevalenza di competenze di tipo tecnico (48% del totale) e un’età media pari a 52 anni. La

restante percentuale si divide tra competenze indicate come genericamente amministrative (28%), giuridiche (13%), economiche (6%) o ancora diverse (5%). Il 53,7% dei RUP che hanno risposto al questionario è in possesso dell’abilitazione all’esercizio della professione.

I settori di provenienza

Tale percentuale è più elevata nel settore dei lavori (78,8%) rispetto a quella riscontrata per i servizi e le forniture (50,4%). Nell’indagine gli intervistati dichiarano prevalentemente di operare nell’ambito di forniture (55% dei rispondenti) e di lavori (44%) ed in numero inferiore nei servizi tecnici attinenti lavori pubblici (33%) e servizi diversi da questi (39%). La domanda era a risposta multipla. Per quanto concerne i settori di appartenenza, dalle aziende sanitarie, ospedaliere e assistenziali provengono il 6,3% dei Responsabili di Procedimento interpellati, una delle percentuali maggiori del campione dopo enti locali, funzioni centrali e istruzione, università e ricerca.

Questioni aperte: miglioramenti sulle piattaforme certificate

Venendo alle opinioni raccolte sulle principali questioni aperte, iniziamo con il dire che l’83%

dei RUP rispondenti – un’ottima percentuale, dunque – ritiene che il recente correttivo di cui al dlgs 209/2024 abbia effettivamente risolto diverse criticità del dlgs 36/2023 (il Codice appalti). Ad un anno di distanza si sono ridotte soprattutto le problematiche relative alla digitalizzazione; i principali miglioramenti segnalati dai RUP nel 2025 rispetto all’Indagine 2024 riguardano l’utilizzo delle piattaforme certificate per la digitalizzazione della fase di affidamento e di esecuzione.

L’impatto della digitalizzazione sull’iter degli appalti

Quanto all’impatto della digitalizzazione del ciclo di vita dei contratti pubblici sull’organizzazione delle stazioni appaltanti, il 15% ha valutato che non ci sia stato alcun effetto rilevante perché nella stazione appaltante di appartenenza il processo di digitalizzazione era già avanzato. Un 11% ha ritenuto, invece, che si sia resa necessaria una riorganizzazione complessiva della digitalizzazione degli appalti e delle concessioni nella stazione appaltante di appartenenza. Tra gli effetti di questa riorganizzazione si segnalano il reclutamento di personale specializzato e il ridisegno dell’architettura complessiva della digitalizzazione.

Le principali richieste formative

Un tema-portante del Rapporto di quest’anno era senza dubbio quello del fabbisogno formativo: a tal proposito i partecipanti hanno messo in evidenza l’esigenza di formazione in diversi ambiti specifici. Tra questi: utilizzo della Gestione informativa digitale delle costruzioni (BIM), utilizzo dei CAM – Criteri ambientali minimi per gli acquisti nella Pa, gestione delle riserve, concessioni, project management, contenzioso e soluzione delle controversie, revisione dei prezzi, coperture assicurative per RUP/tecnico interno.

Trend positivo sulla formazione

Quello della formazione, del resto, è un aspetto sul quale si registra una notevole crescita in termini quantitativi e qualitativi. Lo certifica il fatto che, numeri alla mano, continua il trend positivo dal 2023 al 2025 in termini di maggiore partecipazione a corsi di formazione. Soltanto il 6,5% dei rispondenti

non ha partecipato a formazione in materia di contratti pubblici nell’ultimo anno (nell’indagine del 2024 la percentuale era del 13% e nel 2023 addirittura del 25%, un quarto del totale). Una tendenza che si riscontra soprattutto in ambito giuridico: nonostante la netta maggioranza degli interpellati

(siamo al 65%) abbia acquisito competenze in tale area, la richiesta di approfondimenti nella formazione riguarda sempre, in misura prevalente, questo ambito di competenze. Nella fattispecie, quasi 5 Rup su 10 (48%) richiedono formazione su leggi, norme e regolamenti.

LA REVISIONE DEI PREZZI NEI SERVIZI E NELLE FORNITURE

DOPO IL DECRETO CORRETTIVO

SUna delle maggiori novità nell’ambito dei contratti pubblici introdotta dal Decreto

Correttivo (D.Lgs. 209/2024) a partire dal 31 dicembre 2024 è stata senza dubbio la riforma, per certi aspetti radicale, della revisione dei prezzi.

Il Decreto, infatti, ha portato ad una riscrittura quasi totale dell’art. 60 del Codice nonché all’inserimento di un nuovo Allegato (II.2-bis, che d’ora in avanti “Allegato”) che ha la funzione di disciplinare anche da un punto di vista operativo l’applicazione di questo fondamentale meccanismo finalizzato al mantenimento dell’equilibrio originario del contratto. Sotto questo profilo, infatti, le norme che regolano la revisione dei prezzi si configurano come regole applicative del principio sancito dall’art. 9 del Codice.

Il reale obiettivo di questa riforma

Ma qual è stato il reale obiettivo di questa riforma, posto che l’obbligo di inserimento di clausole di revisione dei prezzi nei contratti di appalto era già dato per assodato non solo con l’acquisizione di efficacia dell’attuale

Codice, bensì da gennaio 2022 con l’entrata in vigore del D.L. 4/2022?

Sinteticamente si potrebbe affermare che il Legislatore ha inteso rielaborare l’istituto della revisione ai fini di rendere l’applicazione dello stesso quanto più oggettivo, automatico ed omogeneo possibile, evitando lungaggini burocratiche e potenziali contenziosi tipici delle passate gestioni. Per poter raggiungere tale scopo, la riforma del Correttivo ha lavorato su alcuni aspetti di maggiore rilievo che di seguito vengono analizzati per punti.

Ambito di applicazione

Sebbene il primo comma dell’art. 60 del Codice stabilisca che “Nei documenti di gara iniziali delle procedure di affidamento è obbligatorio l’inserimento delle clausole di revisione prezzi riferite alle prestazioni o lavorazioni oggetto del

contratto”, nei servizi e nelle forniture la revisione dei prezzi è obbligatoria solo con riferimento ai contratti di durata (art. 1, comma 3, dell’Allegato), dovendo quindi escludersi dall’ambito di applicazione tutti quei contratti il cui oggetto consista in una prestazione ad esecuzione istantanea. Pertanto, laddove un contratto abbia una determina durata (più o meno protratta nel tempo) e nel corso della stessa venga richiesta l’esecuzione di prestazioni continuative, si avrà sempre una possibile revisione dei prezzi.

Condizioni e limiti economici

Le clausole di revisione si applicano “al verificarsi di particolari condizioni di natura oggettiva” che, come si vedrà poco oltre, sono strettamente legate alla variazione degli indici sintetici di riferimento per il determinato oggetto dell’appalto. Per poter consentire la revisione dei prezzi, tali particolari condizioni devono tuttavia determinare una variazione del costo della fornitura o del servizio che risulti, in aumento o in diminuzione, superiore al 5% dell’importo complessivo del contratto. Qualora tale condizione si realizzi, la revisione opererà nella misura pari all’80% del valore eccedente la predetta variazione del 5% (ad esempio: se la variazione riscontrata è dell’8%, la revisione verrà calcolata nella misura dell’80% dell’eccedenza, pari al 3%).

Tempistiche

Il comma 1 dell’art. 3 dell’Allegato prevede che sia la stazione appaltante, in particolare nell’ambito del capitolato speciale di appalto, a stabilire la scansione temporale con cui la revisione dei prezzi verrà eventualmente applicata. La norma impone infatti alla stazione appaltante di monitorare l’andamento degli indici a cui si ricollega la revisione con una frequenza prestabilita: quale dev’essere allora tale frequenza? Esiste un limite esplicito (citato dalla stessa disposizione) e un limite – per così dire – implicito: i) quanto al primo limite, sempre il comma 1 dell’art. 3 prevede che la frequenza non possa essere “superiore a quella di aggiornamento degli indici revisionali applicati all’appalto” (ad esempio: se l’indice di riferimento viene aggiornato dall’ISTAT ogni tre mesi, non si potrà avere una frequenza di monitoraggio mensile,

bensì quanto meno trimestrale o inferiore); ii) quanto al secondo limite, va tenuta in debita considerazione la durata del contratto, stabilendo una frequenza che sia coerente con la stessa (ad esempio: se il contratto di appalto ha una durata semestrale, non sarebbe logico prevedere un monitoraggio con frequenza semestrale, depotenziando in questo caso il meccanismo della revisione).

Calcolo della variazione

Ai sensi dell’art. 12, comma 1, dell’Allegato, la variazione dell’indice di riferimento che può condurre ad un obbligo di revisione dei prezzi è calcolata come “differenza tra il valore dell’indice o del sistema ponderato di indici … al momento della rilevazione e il corrispondente valore al mese del provvedimento di aggiudicazione”. Il valore dell’indice di riferimento nel mese in cui è stato adottato il provvedimento di aggiudicazione (il c.d. t0) sarà sempre utilizzato come termine di riferimento per tutti i monitoraggi che verranno effettuati durante il periodo di esecuzione del contratto.

Modalità di gestione

Nel nuovo sistema di riconoscimento della revisione l’operatore economico non avrà più alcun ruolo attivo, considerato che, ai sensi del comma 2 dell’art. 3 dell’Allegato, le clausole di revisione si attivano automaticamente “anche in assenza di istanza di parte”, qualora dal monitoraggio degli indici di riferimento effettuato dalla stazione appaltante risulti una variazione superiore al 5%. La revisione, in sostanza, diventa un meccanismo ad applicazione automatica, imponendo un nuovo obbligo (di monitoraggio, prima, e di eventuale riconoscimento dell’aumento di prezzo, poi) a totale carico della stazione appaltante. È ora chiaramente stabilito che la revisione varrà sempre e solo per il futuro e non potrà mai essere considerata con valenza retroattiva.

Identificazione degli indici

La scelta degli indici da utilizzare in sede di revisione non è né casuale né demandata alla discrezionalità della stazione appaltante. Gli indici di riferimento sono infatti strettamente correlati all’oggetto prevalente del contratto, identificato dalla descrizione secondo il sistema unico europeo di classificazione (CPV). Al fine di determinare la connessione tra CPV

Focus

Gli indici di riferimento sono riconducibili a quattro macrocategorie elaborate da ISTAT: prezzi al consumo, prezzi alla produzione dell’industria, prezzi alla produzione dei servizi e indici delle retribuzioni contrattuali. Qualora il CPV di riferimento dell’appalto fosse riconducibile alla tabella D.3 dell’Allegato, lo stesso impone che la stazione appaltante consideri un sistema ponderato di indici di riferimento in quanto al CPV sono riconducibili due o più indici. In questo caso la stazione appaltante dovrà indicare nei documenti di gara il peso ponderale che dovrà essere attribuito a ciascuno degli indici da considerare (i diversi pesi possono essere assegnati in maniera discrezionale.

L’Allegato suggerisce unicamente che, in caso di contratti ad alta intensità di manodopera e laddove si debba applicare, tra gli altri, un indice delle retribuzioni, il peso dello stesso sia pari all’incidenza della manodopera sul valore del contratto). Il monitoraggio, con la cadenza stabilita, dovrà essere effettuato su tutti gli indici, calcolando poi la media ponderata degli stessi per verificare l’eventuale realizzarsi delle condizioni necessarie all’applicazione automatica della revisione.

dell’appalto e indice sintetico di riferimento, l’Allegato riporta quattro distinte tabelle, così strutturate: i) tabella D: associa un elenco di CPV per servizi e forniture (con relativa descrizione) ad una delle successive tre tabelle; ii) tabella D1: associa alcuni dei CPV di cui alla tabella D a singoli indici sintetici di riferimento; iii) tabella D2: associa alcuni dei CPV di cui alla tabella D a singoli indici sintetici oppure ad un sistema ponderato di indici di riferimento; iv) tabella D3: associa alcuni dei CPV di cui alla tabella D ad un sistema ponderato di indici di riferimento. Il monitoraggio e l’eventuale revisione dei prezzi dovrà pertanto basarsi sull’aggiornamento dell’indice o del sistema ponderato di indici di riferimento collegato al CPV identificato per lo specifico appalto.

PERSONALE SANITARIO:

analisi dei dati di una sorveglianza integrata ospedale-territorio

SIl presente lavoro analizza i dati, dal 2018 fino alla prima metà del 2024, del sistema di sorveglianza degli episodi di violenza contro il personale sanitario dell’ASL3 di Genova.

Premessa

La violenza, sia verbale che fisica, nei confronti degli operatori sanitari è diventata un fenomeno di grande rilevanza a livello mondiale, tanto che la World Medical Association l’ha recentemente definita come un’emergenza globale che compromette i fondamenti dei sistemi sanitari e ha un impatto significativo sulla salute dei pazienti. Nonostante la sua diffusione, questo fenomeno è spesso sottostimato a causa della scarsa segnalazione degli episodi. Questo studio ha l’obiettivo di quantificare la frequenza e la gravità degli episodi e di individuare la specialità medica maggiormente coinvolta nell’ambito clinico esaminato.

parte del lavoro. Sebbene le aggressioni siano principalmente riportate dal personale di sicurezza e dai dipartimenti di emergenza, la scarsa segnalazione riguarda tutti i contesti assistenziali, con solo il 19% degli episodi effettivamente registrati.

In questo contesto, sono stati analizzati i dati del sistema di sorveglianza presente in ASL 3 Genovese, nel periodo compreso tra il 2019 e il 2024, con particolare attenzione alle branche specialistiche maggiormente coinvolte nel contesto clinico-assistenziale.

Materiali e Metodi

F. Parente

Direzione Medica di Presidio Ospedaliero. P.O.U. ASL 3 Genova

A. Gallo, T. V. Oliva, N. Casanova, M. Cavallaro

Servizio di Prevenzione e Protezione ASL 3 Genova

M. Caltabellotta

Direzione Sanitaria ASL 3 Genova

Obiettivi

La violenza sugli operatori sanitari è un fenomeno diffuso ma difficile da quantificare, poiché spesso non viene denunciata a livello globale, c’è una tendenza a non riportare tali episodi, specialmente le violenze verbali, dovuto alla mancanza di sistemi di segnalazione adeguati e all’accettazione di questi atti come

In Asl 3 Genovese è attivo un sistema di raccolta e monitoraggio delle segnalazioni degli atti di violenza nei confronti degli operatori sanitari. I dati vengono inseriti in un database per monitorare il fenomeno e progettare azioni preventive o correttive. Secondo le procedure interne, le segnalazioni di violenza vengono inviate telematicamente dall’operatore vittima al Direttore/Responsabile della Struttura, al Direttore del Dipartimento di afferenza e al Servizio Prevenzione e Pro-

tezione. Per il personale ospedaliero, sono coinvolte anche la D.M.O. e la S.C. Professioni Sanitarie dell’Ospedale, mentre, per il personale dei Distretti Socio Sanitari, va avvisata la Direzione del Distretto e la S.C. Professioni Sanitarie. Il Direttore della Struttura deve organizzare un audit interno con il Servizio Prevenzione e Protezione per analizzare l’accaduto e stabilire le prime azioni correttive. Se il danno è classificato come “Evento Sentinella”, l’Unità di Gestione del Rischio convoca un Gruppo di Lavoro per identificare le cause e proporre misure correttive.

La scheda di segnalazione include informazioni sull’ambiente dell’aggressione (unità operativa, data, ora), sui professionisti coinvolti (ruolo e qualifica), eventuali interventi delle forze dell’ordine e danni provocati. Vengono inoltre registrati i dati sull’aggressore (se conosciuto dal Servizio Sanitario) e i testimoni. La gravità dell’incidente è classificata secondo la Scala Modificata dell’aggressività Manifesta, che attribuisce un codice colore in base all’intensità dell’aggressione:

• Codice minore (bianco/verde): aggressività verbale, possesso di oggetti potenzialmente offensivi, minacce verbali, possesso di armi potenziali.

• Codice giallo: contatto fisico con l’operatore o un altro soggetto.

• Codice rosso: violenza fisica.

I dati raccolti sono stati analizzati tramite il software Microsoft Excel.

Popolazione e siti dello studio

Il modello organizzativo dell’ASL 3 Genovese si basa sul Dipartimento, che include strutture omogenee e complementari, interdipendenti ma autonome nelle proprie responsabilità professionali. L’azienda segue il modello dipartimentale delineato dal D.Lgs 229/1999 e 517/1999, con dipartimenti formalmente istituiti secondo le direttive operative della Regione Liguria (DGR n. 945 del 1/8/2008). In tabella 1 sono riportati i dati relativi alla popolazione dello studio.

Risultati

Nel periodo di osservazione esaminato si sono verificate 521 aggressioni (Figura 1).

Il 2024 è stato l’anno con maggiori eventi registrati (prevalenza 3,54%). Per contro, il 2021 è stato l’anno con minor numero di eventi registrati (1,20%). (Tabella 2)

ASL 3

SANITARIO Comparto 2367

SANITARIO Dirigenza Medica 639

SANITARIO Dirigenza non Medica 105

SOCIO SANITARIO Comparto 613

Totale ASL 3

3724

Dall’analisi integrata dei dati registrati (Figura 2) nel periodo di osservazione 2019-2024, si può rilevare come, in riferimento ai codici colore, il tipo di aggressione maggiormente riportata sia stata quella identificata dal colore verde (73.70 %), seguita dal rosso (18.61 %) e dal giallo (11.32 %). In riferimento al profilo professionale maggiormente interessato, si rileva che gli infermieri sono stati più colpiti (80.99 %) rispetto ai medici (22.07 %) e agli O.S.S. (9.78 %). I setting clinici assistenziali più interessati sono stati i Servizi di Salute Mentale (38.19 %) e il Pronto Soccorso (25.33 %). L’identità dell’aggressore era nota nel 72.93 % degli episodi.

Discussione

Dai dati emerge che l’aggressione verbale è la più frequente (73.70 %), seguita dalla violenza

fisica (18.61 %). Gli infermieri sono i principali coinvolti (80.99 %), seguiti da medici (22.07 %) e OSS (9.78 %). Le aree con maggiore incidenza di violenza sono i servizi di salute mentale (38.19 %) e il Pronto Soccorso (25.33 %).

I risultati sono in linea con studi internazionali. Una meta-analisi globale ha rilevato che il 61,9% degli operatori sanitari ha subito violenza, di cui il 42,5% verbale e il 24,4% fisica. In Europa, il progetto NEXT ha evidenziato che la violenza è più diffusa in Francia (39%) e Regno Unito (29%), ma meno in Norvegia (9%) e Paesi Bassi (10%).

L’INAIL nel 2019 ha registrato oltre 4.800 casi di violenza contro il personale sanitario, con il 46% negli ospedali e case di cura e il 28% nei servizi di assistenza sociale residenziale.

Le donne sono le più colpite.

La pandemia ha peggiorato la situazione, con

Figura 2. Risultati 2019-2024

Anno Prevalenza ASL 3

2019 2,87

2020 1,69

2021 1,20

2022 2,41

2023 2,20

2024 3,54

Tabella 2. Prevalenza 2019-2024

un aumento delle aggressioni dovuto a stress e ansia di pazienti e familiari. Una meta-analisi ha indicato che il 42% degli operatori sanitari ha subito violenza durante la pandemia.

Conclusioni

Per comprendere appieno il fenomeno della violenza contro gli operatori sanitari, è fondamentale estendere gli studi ad altri contesti clinici, al di là dell’area dell’emergenza-urgenza e della psichiatria. Occorre adottare metodologie di ricerca uniformi per facilitare i confronti a livello globale. È urgente inoltre valutare l’efficacia delle diverse strategie preventive, come la formazione sulla sicurezza e le modifiche ambientali nelle strutture sanitarie. Le linee guida internazionali e le politiche di prevenzione dovrebbero essere implementate, promuovendo l’adozione di normative adeguate e garantendo la protezione legale degli operatori.

L’analisi dei dati sottolinea la necessità di sviluppare politiche sistemiche per la prevenzione e la gestione della violenza, creando una rete che diffonda buone pratiche nelle strutture sanitarie a livello nazionale e internazionale. Studi futuri dovrebbero affrontare la valutazione del fenomeno a lungo termine, considerando l’impatto sul sistema sanitario e sui professionisti coinvolti.

In conclusione, la violenza sugli operatori sanitari è un tema sempre più rilevante a livello globale, che merita attenzione mediatica e istituzionale. È fondamentale che vengano implementate misure efficaci per prevenire e gestire le aggressioni, creando uno standard internazionale per la protezione degli operatori sanitari.

La versione estesa dell’articolo è pubblicata su L’Ospedale 3, 2025.

L’utilizzo dell’impianto di videosorveglianza nelle ASL ed il necessario equilibrio

TRA I DIRITTI DI SICUREZZA E PRIVACY

SLe ASL devono

adottare politiche chiare e trasparenti, eventualmente coinvolgendo esperti legali e tecnici, per garantire un approccio etico e legittimo all’uso della videosorveglianza.

a videosorveglianza rappresenta oggi uno strumento fondamentale per garantire la sicurezza e il benessere all’interno e all’esterno delle strutture territoriali e ospedaliere delle Aziende Sanitarie Locali. In un contesto nel quale le azioni per la salute pubblica e la protezione dei pazienti sono priorità indiscutibili, l’implementazione di sistemi di sorveglianza video si rivela una scelta necessaria per la tutela del diritto alla salute dei cittadini. Le ASL sono luoghi di cura e assistenza, dove la sicurezza degli utenti, non contrapposta al rispetto della privacy, è una condizione imprescindibile. Tuttavia, episodi di violenza, furti e atti vandalici possono compromettere la serenità di pazienti e degli operatori. Le videocamere, installate in punti strategici come accessi, passaggi ed uscite, permettono di monitorare i flussi, dissuadere i malintenzionati e garantire un intervento tempestivo in caso di emergenza. Ovviamente, nel caso in cui si verifichi l’evento indesiderato, le registrazioni video offrono un supporto prezioso per la ricostruzione dei fatti da par-

te delle autorità di sicurezza. Il monitoraggio delle aree sensibili per proteggere pazienti vulnerabili, ad esempio i Pronto Soccorso, i presidi di Continuità assistenziale, i reparti psichiatrici, i depositi farmaceutici, etc., garantisce al solo personale autorizzato, ovvero all’utenza che ne ha diritto, l’accesso alla struttura in tranquillità. Tuttavia, l’uso della videosorveglianza va effettuato nel rispetto del diritto alla privacy e alla protezione dei dati personali. La valutazione d’impatto sul trattamento dei dati (DPIA) è un processo obbligatorio previsto dall’art. 29 del GDPR quando un trattamento presenta un rischio elevato per i diritti e le libertà delle persone fisiche.

Nel caso della videosorveglianza, alcuni aspetti da considerare sono i seguenti:

• Necessità e proporzionalità: è fondamentale infatti dimostrare che la videosorveglianza sia necessaria per raggiungere gli obiettivi di sicurezza e che non esistano alternative meno invasive;

• Minimizzazione dei dati: le telecamere devono essere posizionate strategicamen-

te per ridurre al minimo la registrazione di aree non pertinenti. Ad esempio, evitare di riprendere spazi pubblici adiacenti non correlati;

• Informativa agli interessati: l’uso della videosorveglianza deve sempre rispettare le normative vigenti in materia di privacy e protezione dei dati. Le immagini registrate devono essere gestite con la massima attenzione, garantendo l’anonimato e il diritto alla riservatezza di pazienti e visitatori. Le ASL devono adottare politiche chiare e trasparenti, informando gli utenti sulla presenza delle telecamere e sulle modalità di utilizzo delle registrazioni;

• Sicurezza dei dati: le registrazioni video devono essere protette da accessi non autorizzati e conservate solo per il tempo necessario, secondo le normative vigenti. Allo scopo è sicuramente auspicabile che l’installatore/ manutentore dell’impianto venga nominato Responsabile del Trattamento perché, come ogni supporto tecnologico (specie se utilizza la tecnologia IT), necessita di un’adeguata conduzione tecnica.

Evitando ogni riferimento ad aspetti di tipo giuslavoristico e prima di ogni iniziativa, il datore di lavoro che decide di installare, per i motivi di sicurezza e tutela già elencati, un impianto di videosorveglianza, deve necessariamente effettuare i necessari passi con le rappresentanze sindacali dei lavoratori, ovvero chiedere autorizzazione all’ufficio territoriale dell’Ispettorato del lavoro.

Quanto sopra indicato si traduce nel rispetto delle seguenti normative e provvedimenti:

• Art. 4 L. 300/1970 (c.d. Statuto dei Lavoratori), così come modificato dall’art. 23 del D.lgs. 151/2015 (c.d. Jobs Act);

• Regolamento UE n. 2016/679 (GDPR);

• Enisa – European Union Agency for Network and Information Security December 2017.

• D.Lgs. n. 196/2003 (c.d. Codice Privacy) così come novellato dal D.Lgs. 101/2018;

• EDPB, Linee guida 3/2019 sul trattamento dei dati personali attraverso dispositivi video (adottate il 29 gennaio 2020);

• Provvedimento generale in materia di videosorveglianza dell’8 aprile 2010;

• Circolare Nazionale Ispettorato del Lavoro n.5 del 19 febbraio 2018; oltre ad eventuali Regolamenti aziendali specifici sulla Videosorveglianza.

Valutazione d’impatto

Riservatezza Integrità Disponibilità

MEDIO

MEDIO MEDIO

Valutazione complessiva dell’impatto: MEDIO

Considerata la tipologia dei dati trattati è necessario un attento bilanciamento tra le condizioni di sicurezza ed il livello di privacy. Nello specifico dell’esperienza verificata sul campo, la valutazione d’impatto può essere definita come un’approfondita analisi dei seguenti punti:

• la Perdita di Riservatezza, nell’ambito dell’operazione di trattamento specifico per le strutture sanitarie citate, l’impatto della perdita di riservatezza può considerarsi MEDIO;

• Perdita di integrità e disponibilità, che potrebbe verificarsi (da un punto di vista tecnico) in questo caso particolare, poiché richiederebbe la manipolazione delle immagini video. La perdita di disponibilità si riferisce alla indisponibilità (totale o temporale) delle riprese video. In entrambi i casi, sempre per il tipo di strutture in esame, l’impatto è considerato MEDIO.

Nell’ambito dell’analisi condotta con la DPIA, è necessario ipotizzare la probabilità di una minaccia; pertanto, è opportuno effettuare una valutazione anche in merito alle:

• Risorse e tecniche di rete e relativo livello di sicurezza;

• Processi/Procedure relativi al trattamento dei dati personali;

• Team/Persone coinvolte nel trattamento dei dati personali ad ogni livello;

• Settore di operatività e scala/dimensione del trattamento;

• Infine, stimare la probabilità del livello di impatto secondo le indicazioni dell’Agenzia dell’Unione europea per la cybersicurezza (ENISA).

In ultimo, un passaggio in merito all’utilizzo della videosorveglianza insieme agli strumenti per il riconoscimento facciale mediante l’uso dell’IA. Il 21 maggio 2024, entrato poi in vigore il 1° agosto 2024, il Consiglio dell’UE ha approvato l’AI Act (Artificial Intelligence Act), ovvero il regolamento dell’Unione Europea che stabilisce le norme per l’intelligenza artificiale (IA). Considerato lo sviluppo

tecnologico e il conseguente adeguamento normativo, potranno essere attivate misure tecnico-organizzative che possano fungere da supporto ai Titolari del trattamento ed agli altri soggetti interessati, nel tentativo di proporzionare i rischi connessi all’implementazione di sistemi di videosorveglianza intelligenti, tenuto conto dei principi della protezione dei dati e dei presidi indicati dal Regolamento (UE) n. 1689/2024 sull’utilizzo dell’AI (anche “AI Act”). L’obiettivo è quello di fornire una lista delle cose da fare che possa rappresentare una sorta di guida operativa nell’adozione delle cautele necessarie per la tutela dei diritti e delle libertà delle persone. Pertanto, con l’entrata in vigore dell’AI Act, sono stati introdotti nuovi paletti. L’articolo 5 del Regolamento, in particolare, vieta l’identificazione biometrica in tempo reale nei luoghi accessibili al pubblico, salvo rare eccezioni legate alla sicurezza pubblica e sempre previa autorizzazione giudiziaria. Il tema richiede un approccio equilibrato, che tenga conto sia delle esigenze di sicurezza sia dei diritti alla privacy, la valutazione d’impatto sul trattamento dei dati sarà sempre di più uno strumento fondamentale per garantire che la videosorveglianza sia condotta in modo responsabile e rispettoso dei diritti dei cittadini, che siano operatori o utenti. In questo contesto le ASL devono adottare politiche chiare e trasparenti, eventualmente coinvolgendo esperti legali e tecnici, per garantire un approccio etico e legittimo all’uso della videosorveglianza. Solo così si potrà creare un ambiente sanitario sicuro, rispettando al contempo la dignità e la privacy delle persone coinvolte. La videosorveglianza a servizio delle strutture sanitarie non è solo una questione di sicurezza, ma un investimento nel futuro della salute pubblica. Garantire un ambiente protetto e sereno per pazienti e operatori, senza impropri abusi tecnologici e nel giusto rispetto normativo, è essenziale per il buon funzionamento del Servizio Sanitario.

RIPENSARE L’USO DELLA PLASTICA IN SANITÀ

SIl rapporto “A Prescription for Change” offre una roadmap chiara per ridurre l’impatto della plastica nel settore sanitario, combinando sicurezza del paziente, efficienza economica e sostenibilità ambientale.

Il settore sanitario europeo e nordamericano dipende fortemente dalla plastica monouso, con conseguenze ambientali ed economiche crescenti. Secondo il rapporto “A Prescription for Change” di Systemiq ed Eunomia, nel 2023 la sanità ha generato oltre 2 milioni di tonnellate di rifiuti plastici e 9 milioni di tonnellate di CO2. Lo studio propone strategie basate sull’economia circolare che possono ridurre significativamente rifiuti ed emissioni, garantendo al contempo risparmi economici. Il rapporto indica una chiara strategia per ridurre l’uso della plastica in sanità, coniugando sicurezza, efficienza e rispetto per l’ambiente. Adottando le strategie circolari suggerite, ospedali e fornitori possono ridurre rifiuti e emissioni, contenere i costi e costruire un sistema sanitario più resiliente. Pallavi Madakasira di Eunomia sottolinea che “Soluzioni sicure, comprovate e convenienti sono già disponibili: è necessario un impegno urgente e coordinato da parte di tutti gli attori del sistema sanitario”

La dipendenza dalla plastica nella sanità

La plastica è fondamentale per la sanità moderna: dai guanti, che rappresentano

circa il 21% della plastica monouso impiegata, ai sacchetti di fluidi e tubi (23%), dai dispositivi rigidi (15%) e dai loro imballaggi (14%) ai dispositivi di protezione individuale come maschere e camici (11%), fino a salviette (8%) e imballaggi farmaceutici (8%). Questi prodotti garantiscono cure sicure e sterili in ospedali, cliniche e strutture comunitarie, contribuendo alla protezione dei

pazienti e alla prevenzione delle infezioni. L’Healthcare Plastics Recycling Council (HPRC), un consorzio tecnico privato composto da aziende operanti nei settori sanitario, del riciclo e della gestione dei rifiuti, che si dedica a migliorare la riciclabilità dei prodotti e degli imballaggi in plastica nel settore sanitario, ha rilevato che nel 2020, la plastica impiegata in ambito sanitario rappresentava circa il 5% dei rifiuti plastici globali, evidenziando una forte dipendenza dal materiale monouso. Tale dipendenza deriva da diversi fattori: il basso costo dei materiali vergini, i rigorosi requisiti di sterilità clinica, le esenzioni normative, la frammentazione della responsabilità all’interno del sistema sanitario e la crescente domanda procedurale e demografica.

L’impatto economicoambientale dell’uso massivo della plastica

Nel 2023, solo in Europa, l’assistenza sanitaria ha generato oltre 900.000 tonnellate di plastica monouso e 5 milioni di tonnellate di CO2, mentre complessivamente tra Europa e Nord America si sono raggiunte 2,1 milioni di tonnellate di rifiuti plastici e 9,3 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Senza interventi, queste cifre potrebbero aumentare del 3540% entro il 2040, con costi per il sistema sanitario stimati fino a 76 miliardi di dollari all’anno.

Implicazioni sanitarie

Oltre agli impatti ambientali ed economici, l’uso diffuso della plastica monouso presenta anche rischi sanitari. Uno studio della Brunel University di Londra ha dimostrato che un ceppo di Pseudomonas aeruginosa, batterio resistente agli antibiotici, può degradare alcuni polimeri impiegati in sutura, stent e reti chirurgiche, sopravvivendo più a lungo sulle superfici ospedaliere.

Ripensare la plastica con cinque strategie circolari

Per ridurre questi impatti, il rapporto propone un approccio basato sull’economia circolare che combina riduzione dei rifiuti, risparmio economico e sicurezza del paziente. La prima strategia consiste nel rifiutare e ridurre l’uso non necessario, ad esempio limitando l’impiego eccessivo di

guanti o materiali monouso quando non strettamente necessari. La seconda mira a riutilizzare alternative sicure e durevoli, come camici, vassoi e maschere, riducendo così la quantità di plastica introdotta nel ciclo sanitario.

La terza strategia suggerisce di sostituire la plastica con materiali a base di carta o compostabili, sempre che ciò non comprometta la sterilità e la sicurezza del paziente. Quarta leva: migliorare il riciclaggio, progettando prodotti più facilmente separabili e riciclabili, così da recuperare gran parte del materiale ancora incontaminato. Infine, si consiglia di acquistare plastica a basse emissioni di gas serra, proveniente da fonti biologiche o da processi che utilizzano cattura e stoccaggio del carbonio. L’applicazione diffusa di queste strategie potrebbe ridurre entro il 2040 i rifiuti di plastica monouso del 53% e le emissioni di gas serra del 52%, con un risparmio economico stimato di circa 8,7 miliardi di euro all’anno in Europa. Pallavi Madakasira di Eunomia sottolinea: “soluzioni sicure, comprovate e convenienti sono già disponibili: è necessario un impegno urgente e coordinato da parte di tutti gli attori del sistema sanitario”.

Esperienze e buone pratiche

Alcuni paesi europei hanno già iniziato a implementare soluzioni concrete: in Inghilterra, alcuni ospedali hanno sostituito i vassoi chirurgici monouso con vassoi riutilizzabili mentre in Germania, i principali produttori stanno ridisegnando gli imballaggi dei dispositivi rigidi, riducendo fino al 40% l’uso della plastica. Questi esempi dimostrano che interventi efficaci sono possibili senza compromettere sicurezza o sterilità. Come sottolinea Yoni Shiran di Systemiq: “progettando prodotti e appalti secondo i principi dell’economia circolare possiamo proteggere i pazienti, salvaguardare i budget e costruire resilienza contro gli shock futuri. Una gestione più saggia della plastica nel settore sanitario permette di utilizzare la spesa pubblica in modo più efficiente”.

INDISPENSABILE COME… L’HALIA!

SUn sistema intelligente e sostenibile per curare l’asma, la terribile “fame d’aria” che affligge, solo in Italia, oltre tre milioni di persone: tra i finalisti tricolori del James Dyson Award 2025 c’è Halia, creazione di un team di studenti di Advanced Design all’Università di Bologna che risolve sia le criticità cliniche, sia quelle ambientali. La soluzione mette in sinergia tre elementi: boccaglio, inalatore e app dedicata. Ma non è che l’inizio…

Una soluzione sostenibile per la terapia dell’asma, che risolve al contempo le criticità cliniche e quelle ambientali. Non ci credete? Si chiama Halia ed è tra i finalisti per l’Italia del James Dyson Award 2025, il concorso internazionale di design e ingegneria per studenti promosso dalla James Dyson Foundation che sfida gli inventori a proporre progetti inediti in grado di affrontare un “compito di realtà”, ossia risolvere un problema del mondo reale.

Una start-up intelligente

Oltre 3 milioni di italiani soffrono di asma

E si può ben dire che più reale di così non poteva essere, visto che la creazione di Lorenzo Franci, Alessio Fontanelli, Ginevra Angrisani e Greta Cesaris (studenti di Advanced Design presso l’Università di Bologna) si concentra su un elemento indispensabile come… l’aria! Il sistema mette in sinergia un inalatore sostenibile, una app intelligente e un’interazione guidata per supportare il paziente in ogni fase dell’assunzione di farmaci per la cura dell’asma.

Una malattia che, solo in Italia, affligge più di tre milioni di persone, percentuale che rappresenta un impatto notevole sulla sanità pubblica e sulla vita quotidiana dei pazienti. Farsi un’idea dei numeri in Europa e nel mondo è semplice: basta moltiplicare i tre milioni per 10 (dato europeo) e per 100 (stima mondiale della Gina – Global initiative for asthma). Insomma, a grandi linee un individuo su 20. Se poi si considera che, di queste persone, una su 10 soffre di asma grave, si hanno ancor più chiare le dimensioni del problema, che fra l’altro – complice il fattore inquinamento ambientale – è in grave crescita un po’ ovunque.

Una malattia in aumento

A questo proposito è preoccupante, negli ultimi anni, il rapido incremento del numero di persone asmatiche in diversi Paesi del mondo: nell’Europa occidentale sarebbe raddoppiato nel giro di una decade. Negli Usa, secondo l’Oms, il numero di asmatici

è aumentato del 60% dall’inizio degli anni ’80 mentre sono raddoppiati i morti, che ora sono 5mila all’anno. In termini economici l’asma incide più della tubercolosi e dell’Hiv combinati: nei soli Stati Uniti, la stima dei costi diretti e indiretti per la cura si aggira sui 6 miliardi di dollari/anno e raggiunge gli oltre 10 miliardi considerando il costo totale della malattia.

Un’idea nata da un’analisi concreta, clinica e ambientale

Ma c’è di più: la “fame d’aria” (il termine è mutuato direttamente dal greco antico, lingua in cui indicava l’affanno), come hanno scoperto i giovani ideatori di Halia, spesso è trascurata o non correttamente curata. E oltre ad avere un impatto sociale ed economico notevole, ha anche effetti inquinanti per via dei residui plastici. L’idea di Franci e compagni nasce proprio dall’analisi di due problematiche: da un lato un aspetto propriamente clinico, visto che solo il 15% dei pazienti asmatici segue correttamente la terapia, e uno tra i principali motivi è da ricercarsi nella difficoltà di utilizzo degli inalatori; dall’altro una criticità ambientale, perché questi ultimi producono ogni anno 150mila kg di plastica monouso. Tonnellate che si potrebbero tranquillamente risparmiare al sistema, grazie ad accorgimenti come quello che stiamo per conoscere più nel dettaglio.

Problemi clinici e ambientali in un’unica… soluzione Il team di studenti universitari ha scelto di affrontare sia i problemi clinici sia quelli ambientali ripensando l’inalatore come un sistema integrato che combinasse un’attenta selezione dei materiali e un’interazione intuitiva, per un cambiamento comportamentale a lungo termine. La soluzione, infatti, parte proprio dalla riflessione sul concetto di ina-

latore: non più un oggetto monouso che poi si va a disperdere nell’ambiente, ma un vero e proprio sistema smart. Agendo sulle abitudini, infatti, si innesca un circolo virtuoso che porta da un lato i pazienti a seguire la terapia in modo più corretto, dall’altro l’ambiente a beneficiarne in termini di risparmio di rifiuti.

Soluzione integrata:

boccaglio, inalatore e app

Come? A differenza degli inalatori convenzionali, Halia si compone di tre elementi: innanzitutto un boccaglio riutilizzabile (sanificabile in acqua bollente in mezz’ora) con un inalatore sostenibile in polpa modellata (che include istruzioni in rilievo e in Braille e un sistema di sicurezza antimanomissione con linguetta a strappo). Quindi l’app Halia Sync, che si connette tramite NFC (Near Field Communication, uno standard di comunicazione senza fili che consente a due dispositivi di scambiarsi dati a breve raggio) e guida l’utente attraverso il corretto processo di inalazione con istruzioni personalizzate, promemoria e feedback visivi: un livello completamente nuovo di integrazione tra dispositivo fisico, packaging e supporto digitale.

Usabilità e sostenibilità

Halia si distingue da altre soluzioni analoghe proprio perché affronta sia l’esperienza del paziente sia la sostenibilità ambientale in un’unica soluzione integrata. “Mentre alcuni prodotti migliorano la sostenibilità o l’usabilità separatamente – dicono i progettisti – Halia combina entrambe attraverso un’attenta selezione dei materiali, un’interazione intuitiva e un sistema modulare progettato per un cambiamento comportamentale a lungo termine. Ad oggi nessun altro inalatore offre attualmente questo livello di integrazione tra dispositivo fisico, packaging e supporto digitale”

Come è nato il progetto

Anche il design è innovativo (la finale al Dyson Award non è un caso). Ma sono gli stessi protagonisti a ripercorrere le fasi salienti della creazione: “Il progetto – fanno sapere – è iniziato con un’analisi approfondita delle inefficienze nel trattamento dell’asma e dell’impatto ambientale degli inalatori monouso. La ricerca ha incluso dati clinici sull’aderenza alla terapia da parte dei pazienti, sull’uso improprio comu-

ne degli inalatori e sulle statistiche sui rifiuti di plastica. Abbiamo studiato le tendenze del packaging farmaceutico e le innovazioni nei materiali sostenibili. Da lì, abbiamo sviluppato schizzi iniziali e concept di sistema, seguiti dalla prototipazione”.

Progettazione accessibile e inclusiva

I primi prototipi hanno esplorato la polpa modellata come principale materiale strutturale, testando composizioni come carta, amido di mais e riso per trovare l’equilibrio ottimale tra formabilità e tempo di asciugatura: “Abbiamo realizzato in 3D stampi in PLA per modellare i componenti della polpa e testato tolleranze, assemblaggio e sigillatura. Parallelamente ai prototipi fisici, abbiamo progettato l’app Halia Sync, sviluppando un flusso di onboarding e un’interfaccia utente su misura per diversi profili”. I test hanno contribuito a perfezionare l’ergonomia, il sistema di conteggio delle boccate e il tutorial sulla respirazione. Sono poi state ottimizzate le funzionalità di accessibilità e convalidata la possibilità di sanificazione domestica dei componenti riutilizzabili. Il risultato è un sistema olistico di prodotti e servizi che unisce cura dell’ambiente, supporto terapeutico e progettazione inclusiva.

Progetti futuri per l’assistenza sanitaria

Ma la startup non intende certo fermarsi qui. Certo, a novembre c’è la fase internazionale dell’Award, con 36mila euro in palio (il team se ne è già aggiudicati 6mila per la qualificazione italiana). Ma questo non è che il trampolino di lancio. “I piani futuri – svelano i designer – includono lo sviluppo di accessori integrati, come distanziatori e bocchini personalizzati, e l’adattamento del packaging in polpa modellata ad altri prodotti farmaceutici. Puntiamo a espandere l’app Halia Sync in un ecosistema connesso che supporti l’aderenza terapeutica tra diversi trattamenti, consentendo la comunicazione tra più dispositivi e servizi sanitari. Questa evoluzione trasformerebbe Halia in una piattaforma scalabile che promuove un’assistenza sanitaria sostenibile e incentrata sul paziente”.

SCABBIA IN OSPEDALE: riconoscere e gestire l’infestazione da Sarcoptes scabiei

SUn parassita antico ma molto attuale: l’acaro della scabbia può trasformarsi in una minaccia per pazienti fragili e strutture sanitarie, rendendo essenziali diagnosi rapide, terapie mirate e misure di contenimento.

Cos’è e ciclo biologico

S. scabiei è un acaro parassita che condivide con l’uomo una lunga storia, tanto che è stato ritrovato anche all’interno di mummie di età egizia, ma è stato identificato come agente patogeno solo nel 1680. È l’agente eziologico della scabbia nell’uomo (var. hominis) o della rogna in vari animali (var. canis, equi, leonis, ecc..). Esistono diverse varietà di questo acaro (alcuni autori le riconoscono come sottospecie, altri come specie distinte), varietà che non si discostano molto dal punto di vista morfologico le une dalle altre. Nonostante i nomi li indichino come parassiti di diversi animali questi acari non hanno una specificità assoluta, tanto che alcune varietà, come la var. canis, può completare il suo ciclo sia sul cane che sul maiale e arrecare danni importanti anche all’uomo. Questo parassita ha il corpo di forma ovoidale e di colore rossiccio. I maschi, dalle dimensioni di 150-200 micron, sono più piccoli delle femmine (circa 400 micron). Le zampe, 8 nell’adulto, corte e robuste, sono visibili solo ventralmente. Questo acaro è privo di occhi e trachee. È un parassita obbligato e il suo ciclo vitale inizia con una femmina fecondata con le uova quasi a maturazione

che inizia l’infestazione di un nuovo ospite scavando delle gallerie tortuose nello strato epidermico, nutrendosi di cellule di desquamazione e fluidi interstiziali. Nell’uomo di solito l’infestazione parte dagli spazi interdigitali di mani o piedi, nelle aree flessorie di braccia o gambe, all’inguine. Le gallerie possono arrivare a misurare 3 cm e la femmina vi depone 2-3 uova al giorno per circa un mese (in un cunicolo possono trovarsi 50-60 uova) dopo di ché muore. Le uova schiudono in 3-4 giorni e le larve (esapode) trovano rifugio nei follicoli piliferi formando nidi comunitari dove si nutrono e compiono una seconda muta (circa 3-8 giorni dopo la schiusa) diventando ninfe ottopodi ed una terza nel giro di pochi giorni. Trascorsi 10-15 giorni dalla schiusa diventano pienamente adulti e si accoppiano. I maschi muoiono da lì a poco mentre le femmine fecondate vagano sulla cute o restano nelle sacche d’incubazione. All’inizio della terza settimana dalla schiusa le femmine iniziano lo scavo delle nuove gallerie. Come si evince dal ciclo biologico questi acari sono parassiti obbligati e la loro capacità di resistere all’esterno dell’ospite è molto bassa, stimabile in poche ore. I contagi avvengono attraverso un

Fig.1: Adulto e uovo di Sarcoptes scabiei: A) femmina adulta che mostra il quarto paio di zampe; B) uovo appena deposto; C) uovo contenente una larva in procinto di schiudersi.

(fonte: Ventura-Flores R., Sarcoptes scabiei: Ectoparasite of scabies. Rev Chilena Infectol. 2021 Apr;38(2):279-280.)

contatto molto stretto con persone infestate (contatto diretto) o tramite abiti, biancheria od oggetti (contatto indiretto). Da letteratura esistono 3 diversi tipi di scabbia: scabbia misconosciuta (con modesta presenza di prurito e manifestazioni cutanee), la scabbia classica (con intenso prurito e gallerie visibili sulla pelle, con papule eritematose e noduli pruriginosi) e la scabbia crostosa o norvegese (con placche ipercheratosiche diffuse e croste spesse, accompagnate da prurito intenso).

Un caso clinico reale di scabbia crostosa

Uno studio pubblicato nel 2019 sul British Journal of Dermatology ha descritto un episodio raro ma significativo: un focolaio nosocomiale di scabbia crostosa in pazienti immunodepressi, causato non dalla classica varietà hominis, ma da S. scabiei var. canis, normalmente responsabile della rogna canina. Un paziente ematologico, sottoposto a trapianto di midollo osseo, ha sviluppato lesioni cutanee diffuse, crostose e fortemente pruriginose. L’indagine parassitologica ha confermato la presenza di S. scabiei var. canis, probabilmente trasmesso dal cane di famiglia precedentemente malato. Nel giro di poche settimane, altri cinque pazienti della stessa sezione di ematologia — tutti immunodepressi — hanno sviluppato scabbia crostosa, senza avere contatti diretti con il primo caso. Dopo accurate indagini si è scoperto che la trasmissione è avvenuta attraverso contaminazione ambientale: uova e acari sono stati rinvenuti nelle polveri delle stanze di degenza.

Un rischio per i pazienti fragili

La scabbia crostosa rappresenta una forma grave, caratterizzata da una proliferazione incontrollata dell’acaro. In questo caso, l’adattamento di S. scabiei var. canis all’uomo è stato probabilmente facilitato proprio dalle condizioni cliniche dei pazienti. Il prurito provocato dalla scabbia induce le persone a grattarsi e a provocarsi delle escoriazioni che facilitano l’ingresso di batteri patogeni con il rischio di infezioni secondarie che, in pazienti immunodepressi, possono essere di non facile risoluzione. È importante sottolineare che i familiari immunocompetenti del primo paziente hanno sviluppato soltanto forme transitorie e autolimitanti di pseudoscabbia sarcoptica.

Gestione e contenimento

In ambito ospedaliero, ma anche in cliniche, case di riposo e carceri, è determinante agire con tempestività seguendo le linee guida per la gestione della scabbia. Questo consente di gestire i casi di scabbia classica ma anche di

Fig. 2: Lesioni eritematose diffuse, crostose e ipercheratosiche della (a) testa e del collo, (b) del tronco e (c) degli arti inferiori.

(Fonte: Stingeni L, Tramontana M, Principato M, Moretta I, Principato S, Bianchi L, Hansel K. Nosocomial outbreak of crusted scabies in immunosuppressed patients caused by Sarcoptes scabiei var. canis. Br J Dermatol. 2020 Feb;182(2):498-500)

fare fronte a casi insoliti, come quello riportato nel case report descritto sopra. I pilastri su cui si basano le linee guida sono: • Riconoscimento precoce e diagnosi rapida: questo consente di avviare tempestivamente tutte le attività necessarie (dal trattamento dei pazienti alla bonifica ambientale) dato che il ciclo vitale degli acari è abbastanza veloce. • Isolamento e cohorting: immediato isolamento del paziente (o di più pazienti raggruppati) e degli abiti per prevenire il contatto con altri pazienti o con il personale. Si devono evitare tutti i contatti pelle-pelle e pelle-indumenti, anche con i familiari. Una

Fig 3: schematizzazione del trattamento farmacologico in caso di scabbia.

buona pratica è quella dell’impiego di guanti e camici monouso.

• Trattamento farmacologico: esistono diverse terapie in base al tipo di scabbia e alle condizioni del paziente. Le più comuni sono gli unguenti a base di permetrina nel caso della terapia topica, l’invermectina nel caso di terapia sistemica o il loro uso combinato. Sono segnalate ad oggi resistenze alla permetrina e, raramente, anche all’invermectina.

• Trattamento simultaneo dei contatti stretti e contact tracing: i contatti stretti vanno

trattati, indipendentemente dalla presenza di sintomi o meno. Il contact tracing condotto nel report case ha messo in relazione la scabbia crostosa del primo paziente con la rogna del proprio animale domestico, un cane. La ricostruzione degli spostamenti di tutti i pazienti ha messo in luce qual è stata la loro relazione (visto che non hanno avuto contatti diretti): la stanza di degenza.

• Misure di decontaminazione ambientale: lavaggio di vestiti, lenzuola, biancheria a temperature superiori ai 50°C e sigillare in sacchi di nylon per almeno 4 giorni (possibil-

mente al sole) quello che non è possibile lavare. I materassi possono essere trattati con vapore secco, meglio se con vaporelle dotate di un secondo riscaldatore sull’erogatore: questo garantisce la fuoriuscita di vapore ad alte temperature. Anche le pulizie degli ambienti sono fondamentali, devono essere approfondite ed accurate. La disinfestazione degli ambienti con piretroidi liquidi o nebulizzati non gioca un ruolo fondamentale dato che gli acari adulti muoiono nel giro di poche ore e non agisce significativamente sulle uova. Può essere presa in considerazione (ed eventualmente effettuata, come nel report case) in caso di scabbia crostosa, immediatamente dopo la diagnosi.

• Sorveglianza a lungo termine: per escludere recidive o nuovi casi.

Conclusione

La scabbia, classica o crostosa, non è solo un problema clinico individuale, ma una sfida di sanità pubblica. Non si tratta infatti di casi isolati o rari: negli ospedali e nelle case di cura italiane si verificano con frequenza diagnosi di scabbia nei pazienti e/o degenti. Per arginare efficacemente questo fenomeno occorre fare fronte comune e mettere in pratica risposte rapide, efficaci e coordinate, integrando le competenze di medici, direzioni sanitarie, professionisti delle pulizie e dell’Integrated Pest Management (IPM).

Fonti consultate

Stingeni L, Tramontana M, Principato M, Moretta I, Principato S, Bianchi L, Hansel K. Nosocomial outbreak of crusted scabies in immunosuppressed patients caused by Sarcoptes scabiei var. canis. Br J Dermatol. 2020 Feb;182(2):498-500. doi: 10.1111/bjd.18539. Epub 2019 Oct 15. PMID: 31535362. Tavoletti G, Avallone G, Sechi A, Cinotti E, Veraldi S, Micali G, Lacarrubba F, Marzano AV, Nazzaro G. Scabies: An updated review from epidemiology to current controversies and future perspectives. Travel Med Infect Dis. 2025 Aug 3;67:102878. doi: 10.1016/j. tmaid.2025.102878. Epub ahead of print. PMID: 40754226.

Ventura-Flores R., Sarcoptes scabiei: Ectoparasite of scabies. Rev Chilena Infectol. 2021 Apr;38(2):279-280.)

CASSAZIONE: L’EPIDEMIA COLPOSA PUÒ DERIVARE ANCHE DA OMISSIONI

S Affrontiamo un interessante pronunciamento della Corte di CassazioneSezioni unite Penali, rubricato con il n. 27515 del 10 aprile 2025 su un’epidemia nosocomiale.

Un tema importante

Si parla di un tema che molto spesso abbiamo trattato, vale a dire la qualità igienica degli ambienti indoor e le relative responsabilità, anche molto serie, in capo a chi è tenuto a preservarne la salubrità (vale a dire datore di lavoro e Rspp). I giudici di piazza Cavour hanno infatti stabilito che “il delitto di epidemia colposa possa essere integrato anche da una condotta omissiva” (cod. pen. 40).

Epidemia nosocomiale

La vicenda ha origine in un importante ospedale italiano, dove durante la prima ondata di Covid, nella primavera del 2020, si era diffusa una grave epidemia. All’imputato, ricoprente una posizione di garanzia, era contestato di non aver fornito ai lavoratori i necessari dispositivi di protezione individuale in numero idoneo, né assicurato un’adeguata e sufficiente formazione e adottato le misure collettive e individuali di protezione dal rischio biologico.

Epidemia colposa anche “per omissione”

Mentre il giudice di prime cure aveva escluso che il reato di “epidemia colposa” possa realizzarsi anche “per omissione”, la Cassazione ha ripreso quanto statuito dall’art. 40 del Codice Penale, vale a dire “non impedire un evento, che si ha l’obbligo giuridico di impedire, equivale a cagionarlo”, leggendolo in combinato disposto con il successivo art. 438, che fissa le pene per “chiunque cagioni un’epidemia mediante la diffusione di germi patogeni”. Per gli Ermellini, insomma, anche la condotta omissiva - e non

solo commissiva - può configurare il reato di epidemia colposa: è una colpa anche il non aver fatto, soprattutto quando in gioco c’è la salute di molti pazienti.

Una casistica sterminata

Ma al di là del caso di specie, bisogna dire che qui si apre un “mondo”. Infatti, se questo è il principio generale, quanto affermato dalla sentenza può riguardare una casistica piuttosto ampia nella quale può rientrare anche la condotta di chi, avendone l’obbligo, non si occupi di gestire lo stato igienico degli impianti idraulici o aeraulici, da cui sono poi diffusi germi patogeni (il caso più noto è la legionella, ma parliamo di moltissime patologie veicolate in tal modo).

Datori e Rspp, attenzione: opportuno rivolgersi a professionisti

Per questo la sentenza in commento è destinata a “fare scuola”. Attenzione, dunque, perché chi ha responsabilità nella gestione degli impianti idrici e aeraulici non può più permettersi di sottovalutare i propri obblighi di controllo e manutenzione: ed è innegabile che il datore di lavoro, stante la vigente normativa sulla salute e sicurezza, abbia insieme al Rspp l’obbligo giuridico di prevenire i rischi, e dimostrare di averlo fatto. Il nostro suggerimento è quello di rivolgersi a professionisti che possano intervenire con competenza e rilasciare opportune certificazioni e attestazioni di avvenuta sanificazione, anche in un’ottica di tutela preventiva (oltre che, naturalmente, di benessere e sicurezza della collettività).

Link Cassazione sent. 27515/25: https://www.cortedicassazione.it/resources/cms/documents/27515_07_2025_pen_ oscuramento_noindex.pdf https://www.italgiure.giustizia.it/xway/application/nif/clean/ hc.dll?verbo=attach&db=snpen&id=./20250801/snpen@sU0@a2025@n27515@tS@ oY.clean.pdf

L’ACQUA

OZONIZZATA STABILIZZATA (AOS)

PER LA DISINFEZIONE

DELLE SUPERFICI OSPEDALIERE

SLa sanificazione delle superfici in ambito ospedaliero è fondamentale per la prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza (ICA).

e linee guida internazionali (OMS, ECDC, CDC) raccomandano procedure rigorose di pulizia e disinfezione ambientale, basate solitamente mediante impiego di agenti chimici come cloro (ipoclorito di sodio), alcoli o perossido di idrogeno, da applicare dopo un’adeguata detersione. Tali disinfettanti presentano però limiti noti: ad esempio, l’ipoclorito di sodio è altamente efficace ma può essere corrosivo e produce sottoprodotti potenzialmente nocivi; gli alcoli evaporano rapidamente e perdono efficacia in presenza di materiale organico; i perossidi concentrati (come il perossido di idrogeno) risultano irritanti e per concentrazioni superiori a 1 ppm devono essere utilizzati in assenza di persone. Vi è dunque un interesse crescente verso tecnologie di disinfezione alternative che garantiscano elevata efficacia microbici-

da riducendo al contempo gli inconvenienti per la sicurezza e per l’ambiente.

Ozono in campo sanitario

L’ozono (O3) è da tempo noto per il suo potere ossidante e disinfettante ad ampio spettro, impiegato ad esempio nella potabilizzazione delle acque e in ambito alimentare. In campo sanitario, l’ozono è stato studiato sia in fase gassosa (per la decontaminazione di ambienti e dispositivi) sia in fase acquosa, dimostrando capacità di inattivare batteri gram-positivi e gram-negativi, funghi, virus e spore grazie a molteplici meccanismi d’azione (ossidazione diretta di componenti cellulari e generazione di radicali liberi nell’acqua). L’ozono in acqua causa danni irreversibili alle membrane e agli acidi nucleici dei microrganismi, portando rapidamente alla perdita di vitalità cellulare.

Acqua ozonizzata stabilizzata (AOS), L’applicazione dell’ozono in forma acquosa (acqua ozonizzata) consente di sfruttarne il potere disinfettante evitando la dispersione aerea; tuttavia, la rapida decomposizione in soluzione ne riduce la persistenza d’azione. Per ovviare a questo limite sono stati sviluppati sistemi di generazione in situ di acqua ozonizzata stabilizzata (AOS), in cui l’ozono è prodotto e mantenuto in soluzione mediante accorgimenti tecnici specifici. L’AOS così prodotta conserva una concentrazione di ozono attivo per un periodo utile più esteso (tipicamente alcune ore) rispetto all’acqua ozonizzata non stabilizzata, rendendo possibile il suo utilizzo come un normale disinfettante pronto all’uso. Nell’ultimo decennio (2015–2025), l’impiego dell’AOS per la sanificazione di superfici ospedaliere è stato oggetto di crescente interesse scientifico. In Europa, l’ozono generato in situ è stato formalmente approvato ( Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del 5 giugno 2023 – Regolamento di Esecuzione (UE) 2023/1078 della Commissione ) come principio attivo ai fini del suo uso nei biocidi per i TP 2, 4, 5 e 11 a norma del regolamento (UE) n. 528/2012.

Applicazioni negli ambienti ospedalieri

L’utilizzo dell’AOS è stato esplorato in vari contesti ospedalieri, con l’obiettivo sia di migliorare l’igiene ambientale sia di ridurre l’uso di disinfettanti chimici tradizionali (e i relativi problemi di impatto ambientale e sicurezza sul lavoro). Di seguito si illustrano alcune applicazioni pratiche principali: Sale operatorie: In queste aree critiche, la disinfezione ambientale tra un intervento e l’altro è essenziale. L’AOS è stata testata per la sanificazione di pavimenti, tavoli operatori e altre superfici ad alto rischio. De Oliveira e Coll.,in uno studio effettuato in un blocco operatorio, hanno dimostrato che l’uso di AOS dopo la pulizia abbassa la contaminazione microbica residua a livelli inferiori rispetto all’alcol 70%. Questo risultato è attribuibile al duplice effetto dell’acqua ozonizzata, che disinfetta e deterge allo stesso tempo: l’ozono ossida e rimuove anche residui organici e biofilm invisibili, cosa che l’alcol non può fare (anzi tende a fissare le proteine sul substrato). Di conseguenza, le superfici

trattate con AOS risultano più pulite e prive di microrganismi vitali residui.Ciò suggerisce che l’AOS possa essere impiegata come fase finale di disinfezione delle superfici tra interventi chirurgici. Un ulteriore vantaggio riportato è l’assenza di odori sgradevoli o residui scivolosi, infatti, l’acqua ozonizzata evapora lasciando solo ossigeno e acqua, senza residui.

Aree di triage e pronto soccorso: Come è noto questi ambienti si caratterizzano per un flusso elevato di pazienti, con superfici (barelle, letti, sedie, strumenti) frequente-

mente contaminate da liquidi organici. L’AOS è stata sperimentata per la rapida sanificazione di barelle e sedute tra un paziente e l’altro, si lascia agire per pochi minuti e asciugare all’aria, senza bisogno di risciacquo, ottenendo così un turnover più veloce e sicuro di queste attrezzature. In pratica, in pronto soccorso l’AOS può essere utilizzato come sanificante dopo la rimozione di materiale organico visibile.

Reparti di degenza ordinaria: l’impiego dell’AOS è stato valutato per le pulizie giornaliere e periodiche di stanze e aree comu-

ni, nell’ottica di programmi di “green cleaning”. Ad esempio, alcune strutture hanno introdotto sistemi a ozono stabilizzato per la pulizia routinaria dei pavimenti e delle superfici, ottenendo una drastica riduzione nell’uso di detergenti chimici tradizionali. In due ospedali canadesi, l’implementazione dell’AOS nelle pulizie ordinarie ha portato a diminuire di ~90% il consumo di detergenti per pavimenti e vetri, con conseguenti risparmi economici e logistici. Dal punto di vista microbiologico l’utilizzo quotidiano di AOS può contribuire a mantenere bassa la carica microbica ambientale, riducendo la circolazione di patogeni opportunisti. In generale, le esperienze operative finora riportate indicano esiti positivi in termini di efficacia e accettazione dell’AOS. Questa, in sintesi, soddisfa gli stringenti criteri di

performance richiesti a un disinfettante ospedaliero sul piano dell’efficacia: diversi studi mostrano come siano raggiungibili abbattimenti ≥5 log_10 di batteri e ≥4 log_10 di virus in condizioni sperimentali controllate. Tali risultati sperimentali supportano il potenziale dell’AOS come valida alternativa ai disinfettanti chimici tradizionali, almeno in termini di potere biocida intrinseco. È da segnalare che in alcuni ospedali sono state implementate macchine lava-pavimenti a ozono stabilizzato nelle sale chirurgiche, con il beneficio aggiuntivo di una maggiore conservazione dei materiali: l’ozono infatti non è corrosivo per pavimenti in PVC o linoleum alle concentrazioni d’uso, al contrario di alcuni detergenti chimici aggressivi che a lungo andare degradano i rivestimenti.

Conclusioni

L’acqua ozonizzata stabilizzata (AOS) si configura come una soluzione innovativa e promettente per la sanificazione e la disinfezione delle superfici in ambito ospedaliero, caratterizzata da un elevato profilo di efficacia e da numerosi vantaggi operativi. La revisione delle evidenze degli ultimi anni ed i recenti report effettuati utilizzando acqua ozonizzata prodotta da tecnologie di ultima generazione mostra che l’AOS possiede un’ampia attività biocida nei confronti di batteri, virus e funghi, inclusi patogeni nosocomiali multiresistenti, nonché in determinate condizioni un’interessante attività sporicida.Il principale elemento distintivo dell’AOS è infatti la mancanza di residui tossici sulle superfici trattate: dopo l’uso rimangono solo ossigeno e acqua, caratteristica che migliora la compatibilità sia con ambienti sensibili (terapie intensive, neonatologia, reparti con pazienti allergici) sia con i materiali medicali delicati. Inoltre, l’adozione dell’AOS si allinea con le strategie di sostenibilità ambientale, riducendo la dipendenza da disinfettanti chimici tradizionali che hanno un importante e significativo impatto ecologico. L’acqua ozonizzata stabilizzata offre un approccio efficace, sicuro ed eco-compatibile per la disinfezione ospedaliera. Gli studi disponibili ne confermano il potenziale e ne delineano gli ambiti di applicazione ottimali (su superfici ad ampio raggio non macroscopicamente contaminate da materiale organico, per una decontaminazione rapida tra pazienti, interventi mirati su biofilm resistenti). Tuttavia, è ancora necessario, prima di una diffusione capillare dell’AOS in ambito sanitario come disinfettante, effettuare ulteriori ricerche ad esempio effettuando studi clinici controllati sull’impatto dell’introduzione dell’AOS nei reparti in termini di riduzione delle infezioni correlate all’assistenza, nel frattempo, gli ospedali interessati all’innovazione potrebbero eseguire delle esperienze con l’AOS su aspetti prontamente valutabili. Se ben implementata e integrata con le procedure esistenti, l’AOS potrebbe diventare un tassello importante dei programmi di prevenzione delle infezioni, arricchendo i protocolli di igiene di un’opzione efficace, sostenibile e orientata alla sicurezza per l’ospedale moderno.

La versione estesa dell’articolo e la bibliografia è pubblicata su L’Ospedale 3, 2025.

E LO CHIAMANO “BASSO RISCHIO”...

SLa correlazione fra la qualità dell’igiene ospedaliera e l’incidenza delle infezioni nosocomiali è ormai un dato scientifico incontrovertibile: e non si parla solo di aree ad alto rischio, ma di sale d’attesa, hall, corridoi e altri spazi comuni ad elevata frequentazione. Proprio a questi ultimi è dedicato l’approfondimento di questo mese.

Puoi chiamarle ICA, vale a dire “Infezioni correlate all’assistenza”, che è l’acronimo meglio noto. Si possono anche definire, forse più appropriatamente, “infezioni ambientali”, in ossequio alla loro natura contestuale, legata cioè non solo all’aspetto assistenziale dello stare in ospedale, ma a un più articolato insieme di fattori, ambientali appunto.

Un vero “allarme rosso”

Fatto sta che, purtroppo, il risultato cambia poco: comunque si scelga di identificarle, queste infezioni provocate da agenti patogeni multiresistenti continuano a mietere ogni anno un numero esorbitante di vittime in tutto il mondo (le stime più recenti, e prudenti, parlano di 5 milioni): in Italia - dati 2024 - si contano quasi 600mila nuovi casi l’anno e oltre 11mila morti, un totale che non ci fa onore perché fotografa una delle peggiori performance su scala europea. In termini economici e sociali le ICA hanno un impatto enorme sul Sistema sanitario nazionale, con 2,7 milioni di posti letto l’anno occupati. Il conto economico contempla costi che ammontano a circa 2 miliardi e mezzo di euro/ anno, per limitarci a quelli diretti.

Quella maledetta

percentuale…

Ma a preoccupare è soprattutto un altro dato, quella “maledetta percentuale” che da anni si attesta intorno al 7-8% dei pazienti ricoverati: tanti sono quelli che immancabilmente finiscono per contrarre un’infezione di questo tipo, e sembra che il dato non accenni a calare. In questo scenario da vero “bollettino di guerra”, qualcosa si può e si deve fare. A partire dalla cura della qualità igienica.

all’assistenza è ormai un’evidenza incontrovertibile, riconosciuta da tutta la comunità scientifica, senza eccezioni in letteratura. Fra le ricerche più recenti c’è “Le infezioni correlate all’assistenza: studio eziologico dei patogeni e delle sepsi, loro distribuzione territoriale, valutazione dei fattori e dei costi correlati”, promossa dall’Organismo Nazionale Bilaterale Servizi Integrati (ONBSI) e presentata meno di due anni fa con dovizia di dettagli e statistiche. Tutto ciò ha evidenti ripercussioni anche sul piano economico, facendo dell’igiene un presupposto irrinunciabile per il contenimento delle infezioni nosocomiali in tutte le aree delle strutture ospedaliere.

Obiettivo: massima igiene ovunque

Una relazione indiscutibile

In ospedale, infatti, la relazione tra quest’ultima e l’incidenza delle infezioni correlate

E qui veniamo al punto: le aziende sanitarie, come è noto, identificano le loro zone interne in aree a basso, medio e alto - in alcuni casi altissimo - rischio. Ora, se da un lato è evidente che le aree dove il rischio è più elevato devono essere oggetto di particolari e peculiari procedure, non bisogna dimenticare l’importanza, in termini di qualità igienica, di ogni area ospedaliera, anche di quelle apparentemente meno critiche. Naturalmente le procedure di esecuzione del servizio di pulizia, pur avendo come obiettivo la massima igiene possibile, dovranno essere modulate considerando i diversi livelli di rischio e at-

tuate con macchine, prodotti ed attrezzature adatti, oltre che con frequenze dedicate.

Anche negli spazi comuni e più frequentati

Corridoi, sale d’attesa, hall ed altri spazi comuni sono comunque luoghi di passaggio ad

alta frequentazione da cui transitano anche innumerevoli potenziali vettori di agenti patogeni che poi, una volta entrati in ospedale, possono dare luogo a pericolose infezioni. I piani e le frequenze di pulizia devono essere ben studiati e programmati, i materiali e i prodotti devono essere testati e ben calibrati a seconda delle aree di impiego: ogni zona dell’ospedale, infatti, presenta esigenze specifiche, senza che ciò tuttavia giustifichi un “calo d’attenzione” da nessuna parte.

La lezione della pandemia

Lo abbiamo visto e vissuto nostro malgrado durante l’epidemia da Covid-19: se da un lato le aree critiche e ad alto-altissimo rischio, come blocchi operatori e terapie intensive, necessitano di una sanificazione profonda, dall’altro anche gli spazi comuni devono essere mantenuti puliti e igienizzati con cura per evitare la diffusione di agenti patogeni, anche trasmessi per mezzo del personale o dei visitatori provenienti dall’esterno. Senza tralasciare ogni minimo dettaglio, compresi gli angoli “ciechi” e i punti più difficili da raggiungere.

La parola al mercato

A questo proposito non resta che rivolgersi ai professionisti: il mercato offre prodotti,

sistemi, macchine, attrezzature e detergenti utili alla pulizia manuale e meccanizzata e al lavaggio dei pavimenti in aree libere a basso rischio per ogni tipo di intervento di pulizia, da quelli ordinari e routinari a quelli periodici, fino a quelli meno frequenti e straordinari.

Alcune caratteristiche

Tra i comuni denominatori di queste soluzioni, pur nella loro eterogeneità e ricchezza di contenuti originali e innovativi, vanno annoverati l’affidabilità, perché in ospedale con l’igiene non si scherza; la sostenibilità ambientale, caratteristica ormai fondamentale per lavorare con la Pubblica amministrazione (e anche con i privati più lungimiranti); la capacità di assicurare performance all’altezza e di ridurre quanto più possibile i potenziali patogeni. Se si tratta di macchine o attrezzature, è indispensabile la facilità di utilizzo da parte degli operatori, oltre alla maneggevolezza e alla facile pulibilità, perché a volte sono gli stessi strumenti di pulizia, oltre alle strumentazioni medico-sanitarie, a trasportare lo sporco. Ma adesso, parola ai produttori!

ALCA CHEMICAL

SANI 90 di ALCA Chemical è un detergente disinfettante concentrato battericida e fungicida in base acquosa, ideale per la pulizia frequente di tutte le superfici lavabili in ambito ospedaliero. A base di sali di ammonio quaternario, rimuove efficacemente batteri e muffe senza abrasivi. Sicuro su acciaio, vetro, plastica, ceramica e superfici a contatto con alimenti (H.A.C.C.P.). Pulisce e disinfetta in un’unica operazione. Il prodotto è registrato come PMC Reg. n. 20934. Disinfettante con attività battericida e fungicida secondo le norme EN13697, EN1276 e EN1650. www.alcachemical.it

ALLEGRINI

Allegrini, riferimento nella produzione di detergenti professionali, con la gamma a marchio Ecolabel offre prodotti altamente performanti a ridotto impatto ambientale, formulati con l’obiettivo di ridurre l’uso di sostanze dannose per l’ambiente. Ecolabel Pavimenti è un detergente liquido a schiuma controllata per la pulizia e lo sgrassaggio di pavimentazioni, che svolge la sua azione pulente in modo ottimale se usato con macchine lavapavimenti a spazzole rotanti. L’azione meccanica delle spazzole, unita all’alto potere emulsionante del prodotto, assicura risultati ottimali anche in presenza di sporco ostinato. www.allegrinitopclean.com

COMAC

Versa è la lavasciuga pavimenti operatore a terra Comac performante e potente, ideale per aumentare la produttività e ridurre i costi delle operazioni di pulizia. Dotata di tec-

nologie di ultima generazione come Comac Antibacterial Tanks che grazie ad uno speciale additivo inserito in fase di stampaggio dei serbatoi, permette di mantenere una carica batterica mediamente più bassa rispetto ai serbatoi standard. Batterie al litio, per garantire il massimo livello operativo durante ogni utilizzo. Versa rappresenta la scelta ideale per la pulizia di ambienti che richiedono elevati livelli di igiene come ospedali, case di cura, cliniche e aziende sanitarie. www.comac.it

COPMA

Anche negli ambienti a basso rischio, come corridoi, hall e sale d’attesa, la qualità igienica resta un presupposto essenziale per la sicurezza complessiva delle strutture sanitarie e per la tutela di chi le vive ogni giorno. Con

il sistema PCHS®, COPMA assicura superfici pulite e protette più a lungo grazie all’azione dei microrganismi probiotici. Il sistema integra prodotti Ecolabel UE, attrezzature, microfibre Ecolabel UE, formazione e controlli microbiologici certificati, garantendo risultati misurabili e sostenibili nel tempo. www.pchs.it

DIANOS

Dianos propone una linea di detergenti a base cloro specifici per l’igiene di ospedali, cliniche e case di cura: IGIENCLORO HOSPITAL. Il sodio ipoclorito offre un ampio spettro d’azione e un elevato potere battericida ed è stato approvato come principio attivo biocida. DIACTIVE HOSPITAL è il detergente igienizzante alcalino clorattivo non schiumogeno, indicato per la pulizia di pavimenti, pareti e superfici. Specificatamente consigliato per il settore ospedaliero e le case di cura. Indicato per il lavaggio meccanico di pavimenti e superfici, oltre che per uso manuale. In ottemperanza al regolamento 528/2012 (Biocidal Product Regulation) Dianos ha presentato, entro i termini previsti, il dossier per i prodotti biocidi a base di sodio ipoclorito. www.dianos.net

FULCRON

Anche nelle aree a basso rischio è fondamentale mantenere igiene costante. Fulcron propone un Disinfettante Multisuperfici con formula professionale a base di sali quaternari d’ammonio, efficace nell’eliminare il 99,9% di virus, funghi e batteri e registrato come Presidio Medico Chirurgico. Inodore e adatto a tutte le superfici lavabili, è particolarmente indicato nell’ambito dei piani HACCP, dall’Ho.Re.Ca. al settore sanitario e alimentare, dove assicura standard di pulizia elevati e costanti. La formula è disponibile in due formati, 750ml e 5L, per rispondere alle diverse esigenze di utilizzo, dal quotidiano al professionale. www.fulcron.it

GHIBLI

Rexa 50 è la lavasciuga uomo a terra ideale per la pulizia di aree a basso rischio di strutture sanitarie e ambienti sensibili grazie alle specifiche tecniche di alto livello e alle funzionalità Silent Mode, per ridurre la rumorosità della macchina, e Chemical Mixing System, per dosare la quantità di detergente erogata durante il lavoro. Disponibile in quattro differenti modelli con piste di lavaggio da 53 cm e 60 cm, pista di aspirazione da 75 cm e serbatoio soluzione da 50 litri, Rexa 50 raggiunge fino a 3050 m2/h di produttività rispondendo in modo efficace alle esigenze dei professionisti del cleaning. www.ghibli.com

I.C.E.FOR

ICEFLOOR AS NEUTRO è il detergente neutro ideale per la pulizia e manutenzione quotidiana di tutti i pavimenti, anche trattati con cere, piombati o cristallizzati. La sua formula bilanciata elimina lo sporco senza intaccare i trattamenti di base, non lascia aloni e dona brillantezza alle superfici. Profumato e sicuro, contiene Bitrex, sostanza amara che scoraggia l’ingestione accidentale. Proposto in tanica da 5 L e in flacone da 1 L con tappo dosatore, è la soluzione professionale per una efficace pulizia e igiene professionale. Maggiori info su www.icefor.com

ITALCHIMICA

Per l’ambito ospedaliero Sanitec propone Sanimed, disinfettante concentrato non profumato certificato

PRESIDIO MEDICO

CHIRURGICO (Registrazione del Ministero della Salute n°20047) adatto alla pulizia e disinfezione di superfici e attrezzature presenti in ospedali, case di cura, laboratori e ambulatori. La sua formula con principio attivo antibatterico è efficace per l’eliminazione del 99,9% di funghi, batteri e virus, sia incapsulati che non, ad una bassa concentrazione di utilizzo. La certificazione PMC e l’assenza di profumazione rendono Sanimed particolarmente adatto per l’utilizzo in ambito sanitario. www.italchimica.it

KLARECO

Nei corridoi ospedalieri la pulizia deve essere rapida, silenziosa ed efficace: la 430 compactBULL risponde a tutte queste esigenze. Con telaio in acciaio verniciato e serbatoi in polietilene igienizzabili, garantisce igiene e robustezza. Il caricabatterie a bordo e la versione a litio permettono ricariche veloci. Facile da usare e manutenere, offre ergonomia, pannello intuitivo, motore di aspirazione silenzioso con modalità eco e regolazione della velocità. L’acqua pulita è sotto controllo grazie al tubo trasparente e all’elettrovalvola di comando. www.ommlavapavimenti.com

RCM

Daily Super è il nuovo PMC prodotto da Klareco dedicato al settore medicale. Conforme alle principali norme del settore, compresa la recente EN 17387, è efficace in condizioni di sporco tenace su virus, batteri, funghi e lieviti. Daily Super coniuga l’elevata forza pulente dei suoi attivi sgrassanti al potere disinfettante del cloro (diluito all’1% sviluppa 600 ppm di cloro attivo). L’assenza di componenti schiumogene favorisce la sua diluizione tramite diluitori automatici o dispensatori a pressione. Affidati alla qualità Klareco: sicurezza, efficacia, sostenibilità. www.klareco.com

Le lavapavimenti ad ozono di RCM sono la soluzione per la pulizia e la sanificazione delle superfici. Grazie alla tecnologia brevettata ECO3SANITIZING, l’ozono viene utilizzato per abbattere fino al 97% della carica batterica, eliminando anche virus, funghi e muffe. Questo sistema non richiede l’uso di disinfettanti chimici, rendendo la sanificazione più sicura per l’ambiente e per l’operatore. Queste lavapavimenti sono ideali per ambienti sanitari, farmaceutici e industriali, dove è richiesta una sanificazione profonda e senza residui chimici. L’ozono non solo garantisce l’eliminazione della carica batterica, ma aiuta anche a ridurre gli odori indesiderati, offrendo una pulizia efficace e duratura. www.rcm.it

SOCHIL

SOQUAT è un detergente disinfettante deodorante, Presidio Medico Chirurgico (Reg. Min. Salute n. 13292), recentemente allineato al Regolamento Biocidi. Assicura detersione e disinfezione in un unico passaggio, con elevata compatibilità su tutte le superfici lavabili. Indicato per pavimenti, sanitari, hall, scale, spogliatoi, bagni, palestre e piscine. Diluizione consigliata: 3%.

Formati: flacone 1L, tanica 5L, blister monodose 30 ml. Ideale per ambienti ad alta frequentazione che necessitano in un unico passaggio di pulizia profonda, disinfezione e azione deodorante. www.sochilchimica.it

SUTTER PROFESSIONAL

Tutte le certificazioni ottenute fanno di Sutter

Professional il partner ideale nel mondo delle pulizie ospedaliere: il passaggio ai nuovi disinfettanti a base di quaternari di quinta generazione si è completato con l’arrivo dei nuovi lavamani in crema e schiuma Antibac Plus (PMC n. 21363 e 21364) con norma virucida. In evidenza Ondaklor (PMC n. 19651), certificazione CFP Italy – ISO 14067, conforme CAM, 40.000 ppm di cloro, imballaggio Primario 81% in plastica riciclata, certificazione Plastica Seconda Vita, imballaggio secondario certificato FSC, battericida, fungicida e virucida anche in Campo Medico (EN13727-EN13624EN14476) e test di efficacia secondo la EN 13697 contro Clostridium difficile. www.sutterprofessional.it

I robot di pulizia VHIT Robotics CC1, stanno trasformando la gestione dell’igiene in strutture sanitarie e commerciali. Lavaggio e sanificazione vengono gestiti separatamente, con dosaggio automatico dei prodotti, garantendo interventi precisi e sicuri. Ogni attività è tracciata digitalmente, offrendo controllo e trasparenza. Grazie a tecnologie VSLAM e sensori di ultima generazione, i robot si muovono anche in spazi stretti, con ricarica automatica e autonomia fino a 24 ore, assicurando elevati standard di pulizia, riducendo i rischi di contaminazione e liberando il personale per attività a maggior valore.

www.vhitrobotics.com

WERNER & MERTZ

PROFESSIONAL

La storica formulazione di TANET SR 13 è stata rivista in chiave ecologica per rispettare i requisiti Green Care Professional. Grazie all’ottimizzazione del dosaggio, TANET SR 13 risponde alle richieste delle gare d’appalto del settore pubblico e si distingue per la sua convenienza nell’uso quotidiano. La combinazione equilibrata di tensioattivi e alcol assicura una distribuzione ottimale della soluzione, asciugatura rapida senza aloni e mantenimento della brillantezza, rendendolo ideale per pavimenti e superfici negli ambienti ospedalieri. Con la sua fragranza fresca e in flacone in plastica riciclata al 100%, TANET SR 13 conferma l’impegno di Werner & Mertz Professional per un cleaning professionale più responsabile. www.wmprof.com/it/

PER LA PULIZIA

PROFESSIONALE

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Limop: pulizia certificata e conforme ai CAM

LIMOP è il sistema integrato di noleggio, ricondizionamento e tracciabilità di mops e panni tecnici proposto da LIM in tutta Italia. Avvalersi di LIMOP significa:

• Rispettare il Decreto del 29 Gennaio 2021, istitutivo dei Criteri Ambientali Minimi per l’affidamento dei servizi di pulizia di edifici e ambienti sia ad uso civile che sanitario.

• Rispettare il Decreto del 9 Dicembre 2020, istitutivo dei CAM per l’affidamento dei servizi di lavanolo del materiale tessile.

• Disporre delle informazioni e delle certificazioni ormai richieste di prassi dalla magistratura nelle indagini sulla responsabilità della contrazione di infezione durante un intervento chirurgico o ricovero presso un ospedale o casa di cura.

• Disporre delle informazioni necessarie al

controllo di gestione analitico per commessa o cantiere e per la redazione del bilancio ambientale.

Mops e panni vengono forniti al Cliente:

• in quantità e con una frequenza concordate

• asciutti e pronti all’uso, pre-impregnati a secco col principio attivo detergente, da riattivare mediante immersione in acqua prima dell’utilizzo

• veicolati con attrezzature, uomini ed automezzi di LIM

• sempre tracciati e rendicontati per quantità ricevute e per prodotti consumati in fase di ricondizionamento ed impatto ambientale.

Con LIMOP, il personale dell’impresa di pulizia dedica la propria attenzione soltanto alla pulizia delle superfici e a riporre i dispositivi tessili usati in un sacco, garantendo a sé stessi, agli operatori ospedalieri ed ai pazienti ambienti puliti a regola d’arte. Limop: io sono ambiente e anticipo il domani. www.limlavanderia.it

Superfici protette, pazienti più sicuri con Sochil

L’igiene è un elemento chiave per la prevenzione delle infezioni, attraverso la riduzione del rischio di contaminazione. La pulizia delle superfici ad alta frequenza di contatto (come letti ospedalieri, maniglie, carrelli e dispositivi medici) è oggi considerata un fattore determinante nella prevenzione delle infezioni correlate all’assistenza. L’utilizzo di disinfettanti ad ampio spettro, combinato con protocolli rigorosi e sistemi di controllo qualità, è essenziale per garantire la sicurezza dei pazienti e degli operatori. In questo contesto, Sochil agisce su più fronti: la pulizia e la disinfezione di ambienti e superfici attraverso la gamma MEDCleaning e in parallelo le proposte dedicate alla cura della biancheria attraverso i programmi a basse temperature SafeLaundry, con l’obiettivo di rispondere alle esigenze del mercato con soluzioni certificate e performanti, destinate ad incrementarsi con il tempo. Il portafoglio dei disinfettanti MEDCleaning include attualmente i seguenti P.M.C. e Biocidi:

• SOQUAT [P.M.C.]: P.M.C. deter-disinfettante con Sali quaternari, deodorante concentrato, raccomandato per pavimenti e superfici lavabili (Imprese/sanitario).

• LD AMMONIO [P.M.C.]: P.M.C. disinfettante con Sali quaternari, super-concentrato, raccomandato per la disinfezione di superfici lavabili, attrezzature e utensili (alimentare/sanitario).

• IGIESAN [P.M.C. Biocida]: P.M.C. Biocida deter-disinfettante con Sali quaternari, inodore concentrato raccomandato per pavimenti e superfici lavabili (imprese/alimentare/sanitario).

• IGIESAN RTU [P.M.C. Biocida]: P.M.C. Biocida deter-disinfettante con Sali quaternari, inodore concentrato per superfici lavabili (Imprese/ alimentare/ sanitario).

• ALCOVIR [P.M.C.]: disinfettante a base alcolica pronto all’uso per superfici lavabili (alimentare/sanitario).

• ALCOVIR GEL [P.M.C.]: disinfettante a base alcolica per la disinfezione delle mani.

• KLINOX/05 [in fase di approvazione Biocida]: disinfettante candeggiante a base di acido peracetico per la disinfezione della biancheria (lavanderia).

www.sochilchimica.it

Carrelli per la sanità: igiene, resistenza e sostenibilità

Ogni giorno negli ospedali e nelle strutture sanitarie la pulizia non è solo un requisito, ma una garanzia di sicurezza per pazienti e operatori. Per questo i carrelli VDM sono progettati per offrire il massimo in termini di igiene,

Gruppo Consoli diventa Società

Benefit: un nuovo passo nel

Facility Management integrato

Gruppo Consoli, da anni punto di riferimento nel settore del cleaning, in particolare in ambito sanitario, evolve la propria identità e diventa Società Benefit rafforzando così il proprio impegno verso un modello di impresa sostenibile, innovativo e orientato al valore condiviso. Questo cambio di denominazione sociale è il riflesso di una trasformazione strategica che vede il Facility Management al centro della mission aziendale. Oggi, Gruppo Consoli è una realtà solida e strutturata nel panorama nazionale, capace di

funzionalità e durata. Grazie alla tecnologia antibatterica integrata direttamente nei materiali, questi prodotti offrono una protezione costante contro la proliferazione dei batteri, contribuendo a ridurre i rischi di contaminazione nelle aree più sensibili. Alla sicurezza si abbina la robustezza: la struttura dei carrelli è studiata per resistere a utilizzi intensivi e prolungati, garantendo prestazioni affidabili con un vantaggio economico e ambientale. Infine, i carrelli sono realizzati con plastica riciclata e sono riciclabili a fine vita. Un impegno concreto verso un ciclo produttivo più responsabile e sostenibile. Coniugando igiene, resistenza e attenzione all’ambiente, i prodotti VDM rappresentano la soluzione ideale per chi cerca qualità e affidabilità nella pulizia professionale in ambito sanitario. www.vdm.it

offrire soluzioni integrate e su misura per la gestione, la manutenzione e l’efficientamento di edifici, impianti utili ad accrescere il comfort degli ambienti di lavoro. Oltre alla sua storica expertise nel cleaning sanitario, l’azienda ha esteso la propria offerta con servizi di soft e tech facility, offrendo soluzioni per ogni aspetto della cura e della gestione degli spazi, con particolare attenzione al comparto sanitario, dove precisione, igiene e continuità operativa sono requisiti imprescindibili. Con una visione orientata all’innovazione e alla responsabilità sociale, Gruppo Consoli si propone oggi come partner strategico per enti pubblici, strutture sanitarie e imprese, offrendo un servizio completo, sostenibile e ad alto valore aggiunto. www.consoli.it

Werner

& Mertz

lancia SOFT fresh CF protect: innovazione

sostenibile nella cura dei tessuti

Un bucato morbido e profumato è da sempre sinonimo di qualità e igiene nel settore professionale. Con la sua gamma di ammorbidenti il brand Green Care Professional ha garantito fino a oggi freschezza duratura e comfort dopo ogni lavaggio. Oggi l’azienda di Mainz compie un ulteriore passo avanti presentando SOFT fresh CF protect, dove alle caratteristiche di profumo e morbidezza si aggiungono la protezione delle fibre naturali e la rivitalizzazione dei colori. La nuova formula, con una funzione anti-pilling e un “effetto rigenerante”, preserva la qualità di tessuti come il cotone, mantiene l’intensità cromatica e prolunga sensibilmente la vita utile dei capi. Ne beneficiano operatori e strutture professionali: minori costi di sostituzione, maggiore resa economica grazie all’efficacia a basse concentrazioni e tempi ridotti nella stiratura, resa più rapida dall’azione antistatica. Il prodotto è vegan, dermatologicamente testato, privo di CLP e formulato con tensioattivi di origine vegetale, prevalentemente da colture europee. Tutti gli ingredienti sono completamente biodegradabili, a conferma di un approccio realmente sostenibile. Disponibile nella confezione da 15 e 200 litri, SOFT fresh CF protect dimostra ancora una volta che economia e sostenibilità non si escludono, ma possono integrarsi in soluzioni concrete per la sanità e le comunità. www.wmprof.com

Infallibili contro i microrganismi

La pulizia professionale richiede attrezzature adeguate per assicurare la massima igiene e creare così le condizioni per un ambiente sicuro. TTS offre un’ampia gamma di microfibre progettate per pulire in profondità, senza limitarsi allo sporco visibile. Tra queste si distinguono i ricambi Microblue, Microred e Microsafe e il panno semi-monouso Exon, la cui efficacia è comprovata scientificamente: l’analisi dell’azione meccanica condotta da un laboratorio esterno ha mostrato risultati eccellenti nella rimozione dei microrganismi. Più precisamente, rimuovono il 99,99% dei batteri Staphylococcus aureus ATCC 6538, Enterococcus hirae ATCC 10541 e Pseudomonas aeruginosa ATCC 15442 e del fungo Candida albicans ATCC 10231, senza l’utilizzo di detergenti. Ulteriori test di laboratorio hanno dimostrato che il solo passaggio delle microfibre TTS è altamente efficace anche contro il Coronavirus

229E, con una riduzione del 99,9% per Microblue e Microred e del 99% per Exon. L’efficacia nella raccolta riduce la necessità di utilizzare detergenti aggressivi e disinfettanti, generando di conseguenza un notevole risparmio di acqua e chimico e minimizzando contestualmente i rischi correlati alla creazione di batteri resistenti ai disinfettanti. www.ttsystem.com

UNIJ-K: carrelli multifunzionali veloci, versatili e sostenibili

Taxon, ha sviluppato in collaborazione con PL Cleaning Innovation srl, una nuova linea di carrelli multifunzione, certificati CAM, pensata specificamente per le esigenze moderne: la linea UNIJ-K, dei veri e propri eco-carrelli multifunzione progettati per rendere il lavoro di pulizia più semplice e veloce, offrendo strumenti flessibili, sicuri, rispettosi dell’ambiente e personalizzabili. Sviluppati per offrire ai clienti finali il miglior rapporto qualità/prezzo, combinando innovazione, sostenibilità e praticità d’uso. Velocissimi da montare, in soli 4 minuti dall’apertura della scatola, sono pronti all’uso. Questa caratteristica permette di ottimizzare i tempi operativi e iniziare subito i lavori di pulizie industriali, un aspetto cruciale per la gestione efficiente del personale e dei cantieri. Semplicissimi nell’utilizzo quotidiano. La loro struttura compatta è pensata per soddisfare le diverse modalità operative, garantendo che tutto il materiale necessario sia sempre a portata di mano durante il percorso di pulizia, riducendo la fatica degli operatori e aumentando l’efficienza delle operazioni di pulizia. La linea Unij-K offre una grande ampia scelta per adattarsi a qualsiasi necessità specifica delle imprese di pulizia. Sono disponibili 5 serie diverse per un totale di 10 modelli standard. Questa varietà è ulteriormente ampliata dalla possibilità di aggiungere numerose combinazioni di accessori pensati per adattarsi a tutte le modalità operative tipiche del settore. www.taxon.it

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