L'odore delle pecore

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P. Modesto Paris Agostiniano Scalzo

L'odore delle pecore Ricordi e testimonianze, ma anche sogni e progetti. Trent’anni di attività con il saio e con i giovani del Movimento Rangers.

Edizioni “Mosaico” 1


A mia Mamma.

“Siate pastori con l’odore delle pecore” (Papa Francesco)

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Indice: Pag. 4 - Un po’ di storia: ecco chi sono i Rangers. Pag. 6 - Introduzione. Pag. 9 - Premessa. Pag.10 - Spoleto: la prima parrocchia dopo Sestri P. Pag.12 - Collegno: non più parroco e priore. Pag.17 - Il ritorno a Genova, alla Madonnetta. Pag.20 - Un calcio per la pace. Pag.21 - Il Gruppo Ragazzi Trentino – GrT. Pag.22 - Le feste. Pag.26 - Camerun e Filippine. Pag.29 - La settimana comunitaria alla Madonnetta. Pag.31 - La nostra casa a Rumo. Pag.41 - La nostra casa in Val Berlino Pag.42 - Casa Speranza Pag.44 - Noi e gli altri Pag.48 - Conclusioni Pag.52 - Dediche

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Un po’ di storia. Ecco chi sono i Rangers Nel 1983, l’autore del libro, Fra Modesto Paris dell’ordine degli agostiniani Scalzi, viene ordinato sacerdote da papa Giovanni Paolo II. Nel 1984 insieme a cinque giovani decide di aprire a Genova il gruppo Rangers: una associazione per bambini e ragazzi del quartiere. Cominciano con una sede, tanta buona volontà e molta fede. Nel 2014 il gruppo compie 30 anni, è diventato un Movimento nazionale (www.movimentorangers.com) e continua a essere innovativo, unico e diverso da tutte le altre proposte rivolte ai giovani. In questi 30 anni migliaia di persone hanno indossato al collo il fazzoletto promessa simbolo di appartenenza al gruppo e partecipato a riunioni, gite, bivacchi, campeggi estivi e invernali. Ma anche a recite, spettacoli e musical. Persone che hanno vissuto e appreso lo spirito infuso dal Vangelo e dal fondatore Padre Modesto Paris trasformando il gruppo in una «famiglia allargata» unita da una fede viva aperta e gioiosa. L’odore delle pecore è la continuazione di Chiamati a trasformare il mondo un libro che 4


Padre Modesto Paris scrisse per raccontare i primi 18 anni di gruppo e per aiutare tanti giovani sacerdoti a costruire «un gruppo targato futuro». L’odore delle pecore racconta i 12 anni successivi, le persone incontrate, i progetti e i sogni. Un testo fondamentale per chi il gruppo lo conosce e lo ha vissuto, ma al tempo stesso un manuale di vita utile a tutti gli educatori che si impegnano in associazioni di volontariato. Il libro racconta anche di Millemani per gli altri (www.millemani.org) un altro movimento nazionale fondato da Padre Modesto formato da associazioni di adulti di ogni età che si riuniscono e organizzano attività con un obiettivo comune: aiutare il prossimo. L’odore delle pecore è quindi molto di più di un viaggio nella storia del Movimento Rangers, un gruppo che compie 30 anni proprio nel 2014 l’anno della santificazione di Giovanni Paolo II. Quel Papa che ordinò Padre Modesto sacerdote. Un caso? Chi lo segue nella sua missione per gli altri pensa di no. Leggere per credere. Guido Castellano – Panorama

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Introduzione. 12 anni fa, in occasione del 18° anno del Movimento Ranger, P. Modesto e i ragazzi del Movimento Rangers scrissero “Chiamati a trasformare il mondo”, ristampato, successivamente, nel 2008 quando lo stesso P. Modesto festeggiava il suo 25° di sacerdozio. ”Chiamati” spiegava il significato di far parte di un gruppo: quali sono le sue regole, quali gli ideali di base che lo sorreggono e quali gli obiettivi che ne motivano le scelte. Si trattava di una sorta di “istruzioni per l’uso” per chi volesse intraprendere la strada dell’educatore, “istruzioni” dettate e nate dall’esperienza vissuta che, alla fine, offre sempre gli insegnamenti migliori. Sono proprio i ricordi di vita uniti agli episodi salienti, che hanno segnato il percorso apostolico di P. Modesto, a scandire la lettura di “L’odore delle pecore”: nostalgia per gli anni trascorsi, per le persone incontrate, per le strade calpestate anche solo per pochi anni, ma anche una grande consapevolezza del fatto che ogni momento, ogni luogo, ogni persona, ogni difficoltà ha contribuito ad arricchire il bagaglio di vita personale del sacerdote e del gruppo. Attraverso le righe di questo libro si intuisce il grande desiderio di P. Modesto di lavorare “con” i giovani e “per” i giovani, compito che la professione di insegnante di religione al Liceo Scientifico S. Nicola non assolveva appieno. Non era sufficiente incontrare i ragazzi in un’aula scolastica o di catechismo per aiutarli nella loro crescita formandoli su ideali sani, veri e forti, serviva qualcosa di più incisivo, occorreva, soprattutto l’aiuto di altri giovani convinti e con la giusta “dose di fede” che parlassero ai loro coetanei usando il loro stesso linguaggio per trascinarli in “quel recinto di amicizia” e di “solidarietà” che mette d’accordo tutti anche chi è un po’ sordo al richiamo della fede. Ed ecco che P. Modesto, al di là dei suoi racconti, talvolta simpa6


tici ed ironici, vuol far capire che i Rangers, Millemani e i gruppi che potrebbero nascere nei prossimi trent’anni hanno prima di tutto la funzione di costituire una “cassa di risonanza” che permetta a chi decida di farne parte di vivere e sperimentare esperienze che non si imparano tra i banchi di scuola, né sul posto di lavoro perché la fede non si improvvisa né si coltiva solo con le preghiere ma anche attraverso esperienze forti che aiutino a maturare in una certa direzione. Ed è proprio quello che è accaduto in questi trent’anni. Il vissuto di P. Modesto e il suo percorso sacerdotale è parte della vita dei Rangers e i Rangers non possono prescindere dal loro fondatore, ma in questi anni sono cresciuti gli uni e gli altri, e, come in una grande famiglia, hanno smussato gli spigoli laddove fosse stato necessario, correggendosi a vicenda e traendo insegnamento dagli sbagli commessi ma senza perdere mai di vista la consapevolezza di essere “una matita nelle mani del Signore”. P. Modesto dedica questo libro a sua mamma per sottolineare la fondamentale importanza che la famiglia di origine ricopre nella sua vita in particolare per gli insegnamenti che ha ricevuto, ereditandone la grande forza di carattere, la determinazione, la capacità di non arrendersi mai, proprio come sua mamma che, rimasta vedova giovane, ha tirato su sei figli da sola, incoraggiando ciascuno di essi nelle proprie scelte personali, quella stessa forza che appartiene ai Rangers e a Millemani, quella forza che talvolta va a discapito della ricercatezza delle forme!!!!!! Ma anche altri sono i volti che riempiono le pagine di questo libro: volti e sorrisi di persone che hanno dato tanto al gruppo e tanto ne hanno ricevuto in cambio, ma ancora di più sono i visi rimasti nell’ombra di coloro che non sono stati citati perché se i loro nomi fossero stati scritti di seguito, uno accanto all’altro, avrebbero formato essi stessi un libro, anzi un’intera enciclopedia. 7


“L’odore delle pecore” è rivolto al Movimento Rangers, che festeggia i suoi 30 anni di attività, e a tutti coloro che gravitano attorno a questo mondo, a partire dagli adulti di Millemani per finire al mondo degli Agostiniani Scalzi che ha rappresentato la prima famiglia in cui P. Modesto è approdato dopo quella “delle cassette” quando a Rumo costruiva cassette di legno con i suoi genitori e zii. E per ogni gruppo fondato nelle varie città cita ora episodi significativi legati alle attività svolte , ora conquiste raggiunte in termini di progetti portati a termine e persone conquistate, ma descrive anche le delusioni dolorose, dovute a persone che, talvolta, non hanno capito lo spirito del gruppo preferendo scegliere altre strade, dedicando la giusta e doverosa importanza a tutti, comprese le “new entry” del Camerun e della Romania, a testimoniare un’apertura di orizzonti e una voglia di mettersi in gioco per gli altri mai paga. P. Modesto sottolinea anche la sferzata di aria nuova, fresca e pulita arrivata a tutti grazie a Papa Francesco che predica ciò che lui vive, come sacerdote e guida di un gruppo, da anni incarnando un tipo di chiesa vicino alla gente, ai lontani, ai più bisognosi e rappresentando, al tempo stesso, un modo di vivere il Vangelo in maniera semplice, ma efficace, in cui i fatti contano più delle parole e in cui la carità compensa le preghiere! E guardandosi indietro si accorge che i semi gettati sono veramente tanti e questi 30 anni rappresentano un secondo raccolto, dopo quel primo bilancio nel 2002, un raccolto che, rispetto a dove ci eravamo lasciati 12 anni fa, si è arricchito della casa di Rumo, dei bambini della missione di Bafut in Camerun, di “Casa Speranza” in Romania e di tante mani e cuori che sicuramente, grazie al ricambio generazionale, continueranno a battere queste strade per altri 30 anni e forse anche più. Ce lo auguriamo tutti! Daniela Lombardo 8


Premessa. “Siate pastori con l’odore delle pecore”: è stata la frase con cui Papa Francesco ha parlato ai sacerdoti nella mattinata di giovedì Santo, durante la Messa Crismale. Queste parole mi hanno dato il coraggio di rimettermi a scrivere per raccontare quello che è successo dopo quel lontano 2002 quando, per la ricorrenza del 18° anno dalla fondazione dei Rangers, era uscito il libro “Chiamati a trasformare il mondo”, allora mi trovavo a Spoleto, dove sono rimasto per soli tre anni e pochi mesi: l’avevo messo insieme nei pochi attimi liberi tra una benedizione e un collegamento radio per la Diocesi. Ha avuto un modesto successo, tanto che nel 2008, per il mio 25° anniversario di sacerdozio, c’è stata, addirittura, una ristampa. Adesso siamo nel 2014, il 30° anno di attività dei Rangers, ed è anche per questo che mi sono rimesso a narrare questi ultimi 12 anni.

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-1Spoleto: la prima parrocchia dopo Sestri P. Il racconto di questi ultimi 12 anni comincia da Spoleto. Grazie al Vescovo Riccardo Fontana, che mi aveva dato fiducia, la parrocchia andava bene: tanta gente in chiesa e tanti Sa giovani. nta Rita C’era anche qualche opposizione alla quale non davo peso, anche perché, la ”Festa del Volontariato”, il “Un Nat@le che siaTale”, il “carneVALE” e il “Prim par fest” con le altre parrocchie locali mi ricompensavano di tutto. Ricordo ancora il gemellaggio con S. Rita a Philadelphia e la tessera da giornalista ricevuta per alcune collaborazioni editoriali. La gente rispondeva, forse anche troppo! In quel periodo viaggiavo tantissimo e con il mitico ducato andavo spesso a Genova per assistere agli spettacoli e alle altre grandi iniziative, poi a luglio Rumo ci riuniva tutti: Sestri, Madonnetta e Spoleto. Quanti viaggi in Trentino sulla E 45 con il camion, i pulmini e i carrelli. Mi trovavo bene perché mi sentivo spoletino. Eleonora, assunta come segretaria, era una garanzia di continuità e di presenza. Relativi a quel periodo ricordo i 500 € dati, nel lontano 2005, da alcuni papà di InSIemeVola, davanti all’Hotel Margherita per la

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stipula del compromesso per l’acquisto del prato sul quale poi sarà costruita la casa. Quel gesto mi ha dato il coraggio di sognare un prato tutto nostro. Così subito dopo siamo partiti con “l’operazione zolle” per la raccolta dei fondo necessari, e il 22 febbraio del 2007 abbiamo potuto mettere la firma sul documento d’acquisto: il prato era il nostro! Oltre ai Rangers quelli sono stati gli anni in cui sono “nati” anche Mosaico e InSiemeVOLa.

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-2Collegno: non più parroco e priore. Nel settembre 2004 mi viene chiesto di andare a Collegno. Forte e decisa è stata la reazione della gente e dei giornali che volevano che continuassi in Umbria il mio apostolato, almeno per qualche anno ancora. Madonna dei Poveri Non si è capito il motivo della decisione dei superiori, e non l’ho capito neppure io, perché 3 anni e pochi mesi sono veramente pochi per portare a compimento le molte iniziative intraprese. Il voto di obbedienza costa, forse più di altri, ma alla fine, impacchettate le mie cose, sono partito per Collegno, verso la parrocchia Madonna dei Poveri. Ma, decisamente, ancora una volta il Signore supera di una spanna i nostri sogni. L’ambientamento non è stato facile: strade larghe, giardini enormi, freddo d’inverno, tutte situazioni alle quali non ero più abituato. Comunque: ancora un viaggio con un pullman a due piani a Spoleto per un saluto a P. Adelmo, prima parroco a Madonna dei Poveri, e poi inizio. Lasciare Spoleto, così presto, non è stato facile, ma ho obbedito, anche se con le lacrime agli occhi e tanta paura nel cuore: paura di non farcela a ricominciare, ancora una volta, a Collegno con P. Eugenio.

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Dopo Spoleto, non ero più parroco nè priore e la paura era anche quella di lasciare i Rangers di Spoleto e inSiemeVola, ancora troppo piccoli, e la distanza Collegno–Spoleto: ma il Signore ancora una volta mi ha dato la forza per rimettermi in gioco. A Madonna dei Poveri, la mia nuova parrocchia, ho trovato il “Gruppo Ragazzi Madonna dei Poveri”, fondato da P. Salesio e da P. Airton, anche loro con la promessa al collo, il “cerchio” durante la riunione e qualche campo a Rumo. Ho chiesto loro di entrare a far parte del Movimento Rangers, ma non tutti hanno accettato: si trattava di uscire dalla parrocchia, per confrontarsi con altri gruppi di altre parrocchie agostiniane. Alla fine il parto è avvenuto, e quel “Gruppo Ragazzi” da quel momento si è chiamato “Rangers Gruppo Ragazzi Madonna dei Poveri”. In tre hanno dato tutto: sono Giorgia, Sara e Francesca. A Collegno non sono stato capito da tutti, anzi sono stato contrastato ma, nonostante una grande sofferenza, il Signore non mi ha abbandonato dandomi la forza di guardare avanti. Così, una sera, durante una riunione con P. Eugenio e i giovani, dico che ogni padre fa i figli come crede e che io voglio fare nascere i Rangers anche a Collegno: subito cala il silenzio ma poi si inizia a lavorare, per dare vita al gruppo Rangers e anche a Millemani InSiemeXcon:. Subito trovo Maurilia che, insieme ad altri, parte in quarta: così, accanto ai Rangers “GRMP”, è nata anche l’associazione di adulti “Millemani inSIemeXcon:”. A questo punto molti lasciano, ma chi rimane è convinto fino in fondo della strada intrapresa. Anche qui a Collegno vengono proposte le tradizionali manifestazioni: la ”Festa del Volontariato”, ”Un Nat@le che sia Tale”, i campi a Rumo e i campi famiglia con Mosaico e InSieme VOLA. In seguito, sono nominato vice parroco, ma la situazione non è serena, e P. Eugenio, parroco e priore, lascia la parrocchia dopo 13


soli due anni per andare ad Acquaviva Picena insieme a Fra Alessandro. A Collegno arrivano P. Francesco, come priore, e P. Edisir parroco ma anche loro restano solo per due anni: il primo torna a Palermo mentre il secondo in Brasile! Nonostante tutto il gruppo Rangers prende vigore con spettacoli, riunioni e, perfino, con il Carnevale. Nel 2005 a Collegno é organizzato un grande campo di primavera, con i Rangers di tutta Italia. In un primo tempo i ragazzi dovevano essere ospitati nei saloni parrocchiali, ma ciò non è stato possibile e, per fortuna, la Sindaco di Collegno, Silvana Accossato, ci ha concesso la palestra della scuola media “Anna Frank”. E’ stato un successo enorme e ora Spoleto, Genova, Collegno, S. Omobono e Rumo sono tutte molto legate tra loro. Tra le varie iniziative comuni, la ”operazione zolle” per acquistare il prato a Rumo con 5€ a “zolla”, consistente in un pezzetto di moquette verde. Tutti i gruppi hanno accettato l’iniziativa e quel prato, pian piano, è diventato sempre più verde e sempre più nostro, sotto la vigilanza attenta del sito www.millemani.org che ha seguito in tempo reale la vendita! Molto buono è stato il rapporto con la Sindaco e con tutta l’amministrazione comunale di Collegno che ci ha sempre seguiti. A questo proposito ricordo la storica la “Festa del Volontariato” a Savonera piazza non facile da ottenere. Durante il primo “Un Nat@le che sia TALE” organizzato presso i giardini vicino a Madonna di Poveri c’è stata una prova di coraggio eroico con un freddo polare che ghiacciava anche l’olio nelle padelle! Sicuramente quelli che ci vedevano montare la struttura dei gazebo da 6x6 metri sotto la neve ci avranno presi per pazzi, ma poi si avvicinavano per un bicchiere di vin brulé e per scambiare due chiacchiere. Tante sono le associazioni che hanno condiviso questo nostro modo di far gruppo, di far comunità e di far 14


chiesa. Un grosso aiuto per i Rangers Collegno è stato dato dai gruppi di Genova e Spoleto con telefonate e incontri, anche a metà strada, come ad esempio a Prato, e poi, nel mese di luglio, tutti insieme a Rumo per un appuntamento che è diventato una ricarica umana e spirituale anche grazie alle Messe quotidiane capaci di trasmettere quella forza che solo una fede viva aperta e gioiosa può dare. A Collegno capisco che “non sono i posti a fare le persone, ma le persone a fare i posti”. Sono frasi che si leggono spesso sui libri, ma che si capiscono veramente solo quando le sperimenti in prima persona, e quando questo accade, è come se scoprissi una verità nuova, un segreto da custodire gelosamente dentro di sé. I quattro anni trascorsi a Collegno mi hanno fatto capire che il Signore pesa le difficoltà, misurando le spalle di ognuno, o, forse, prima ci dona la grazia e poi carica la nostra schiena. Quanto peso hanno le persone che ci stanno vicino, possono fare miracoli o danni! Ricordo ancora, era un 8 marzo, una discussione, con tre anziani e il P. Parroco, per decidere sul campo di primavera a Collegno. Mi ha tanto demoralizzato che ho vagato per Torino tutta la notte in cerca di pace. “Sono le difficoltà che ci fanno crescere”: anche questa è frase che si legge tante volte, ma quando ne esci vivo, te la tieni stretta. Tanti sono i ricordi di quel periodo, come la conferenza stampa nella Sala Consigliare del Comune, o la volta che si è staccato uno dei tre carri in Corso Francia mentre, da solo, li portavo a Rivoli per la sfilata di carnevale: mi veniva da piangere, eppure era carnevale! E ancora altri ricordi, ma peggiori, come quando i vigili mi hanno chiesto il collaudo di un carro di legno! In quell’occasione trovai, grazie a una soffiata, un ingegnere che mi compilò il foglio di autorizzazione: alla domanda: “I freni?”, risposi: “A posto!”. “E le gomme?”, “Buone!”. Di corsa consegnai il foglio del collaudo ai vigili, ne 15


feci una fotocopia da pinzare sul carro e, finalmente, la notizia: il carro poteva sfilare a Rivoli! Con le ruote di legno! Ora il gruppo Rangers Madonna dei Poveri è una realtà forte e convinta. Ci sono i nuovi responsabili tirati su dalle tre “caravelle” Sara, Giorgia e Francesca. La sinergia fra i gruppi è la loro forza ma anche quella di tutti gli altri. Millemani InSiemeXcon: va avanti con costanza e impegno, e il settimanale “Paradiso” è un forte aiuto per comunicare all’esterno le nostre attività. Il Gruppo Ragazzi Madonna dei Poveri si è stabilizzato con la sua riunione settimanale e le due grandi iniziative, la “Festa del Volontariato” e “Un Nat@le che sia TALE” , e da due anni, con la distribuzione delle rose di S. Rita, distribuite il 22 maggio presso il Santuario di Torino per raccogliere fondi a favore della casa di Rumo. Anche a Collegno come negli altri gruppi di Millemani, alcuni hanno lasciato il gruppo per motivi vari, a volte difficili da capire e, molti si avvicinano solo per le grandi manifestazioni, ma va bene anche così. In questi ultimi anni sono cresciuti in tutti i gruppi il rispetto e la comprensione reciproca, frutto anche del campo famiglie e di tanti altri incontri, tra i quali gli ultimi alla Madonnetta.

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-3Il ritorno a Genova, alla Madonnetta.

La Madonnetta

A settembre del 2008 arriva il nuovo “capitolo”, dopo il quale mi dicono di fare gli scatoloni e di andare a Genova, alla Madonnetta. Ormai conosco il gioco e soffro meno. So che porta bene obbedire. Se non fossi andato a Sestri, se avessi detto no a Spoleto, se avessi trovato scuse per Collegno, se a 12 anni, alle 7 di mattina, fossi tornato a letto anziché prendere la corriera per Genova, cosa

sarebbe potuto accadere? Qualsiasi cosa, ma sicuramente oggi non mi sentirei così libero, da essere a mio agio in ogni posto in cui mi reco, dove ho ragazzi, giovani e famiglie che mi aspettano e mi chiamano Padre Modesto. Dopo Spoleto non ho più una parrocchia mia, ma il Signore mi ha dato una parrocchia molto più grande i cui confini ora arrivano in Romania e in Camerun. Ora sono qui, alla Madonnetta con P. Eugenio, e senza Fra Alessandro che nel frattempo ha fatto ritorno a casa, in Corso Francia a Torino. Andiamo d’accordo anche perché la mia libertà dagli impegni di parroco e priore mi offre la possibilità di compiere tanti viaggi con la massima serenità e mi permette, al tempo stesso, di poter seguire i bivacchi e le riunioni delle direzioni. In macchina porto sempre la valigia per la S. Messa. Avverto nell’aria una maggiore serenità e comprensione anche verso il la17


voro che da 30 anni porto avanti con tanti giovani e adulti di Millemani. Una conferma è stata quando, andato a Fermo per ritirare il materiale raccolto per l’ultimo viaggio a Bafut: la comunità mi ha accolto e il priore mi ha consegnato una busta con su scritto: “Per Il chiodo. La comunità di Fermo”. Che gioia! Penso, tra me e me, che si sia appena verificato un miracolo!! Alla Madonnetta ho portato tutto in piccole scatole con scritto cosa c’era dentro e le ho messe sopra agli armadi, senza sfasciarle, così sono pronte per il prossimo viaggio. Il ritorno alla Madonnetta non è stato traumatico, anzi, è stato un ritorno a casa, a quelle salite che, con il passare degli anni mi spaventano un pò, alla mitica sede che compie 30 anni! Subito mi sistemo in una camera con bagno, e con una splendida vista su Genova! Qui ritrovo a tempo pieno il GRM e tanti giovani, ora cresciuti e diventati papà e mamme. I superiori mi chiedono di andare a celebrare la Messa al Righi, accetto con la consapevolezza che l’obbedienza fa miracoli! Ora va tutto meglio: posso raggiungere Torino in due ore, Rumo in quattro, Spoleto in 4 o 5 e, Sestri in 14 minuti con la Yamaha 250. Ritrovo anche il magazzino, il camion, i pulmini, il posteggio, ma soprattutto riabbraccio i grandi del GRM con i quali “sono nato” ma dei quali non posso far nomi perché sono troppi. E’ stato un ritorno alla Madonnetta che mi ha ricaricato sia per la casa a Rumo sia per la missione OAD in Camerum. Fondo anche l’associazione di adulti, Millemani Madonnetta, così si possono realizzare le due iniziative, il “Un Nat@le che sia TALE” e la “Festa del volontariato”, che qui in centro a Genova 18


si chiama “Questa è la mia casa”, per aiutare casa Speranza in Romania e il Camerun. Non tutti sono fatti per vivere in comunità, la mia vita religiosa mi ha fatto capire anche questo e, anche questa conquista me la tengo stretta. Ma chi ci prova, ci riesce, chi lavora per unire, trova nelle associazioni Millemani e Rangers una forza speciale o, come dicono in molti, magica, che serve poi in famiglia, o al lavoro e, per i ragazzi, anche a scuola. L’associazione é una palestra, una scuola di vita nella quale i caratteri possono cambiare in meglio, e la conoscenza reciproca aiuta a comprendere i limiti vicendevoli. E’ un gioco pulito, se fatto con il cuore e gli occhi puliti. Stare al freddo a montare i gazebo, accettare l’idea dell’altro e farla propria, rubare alla TV o a internet due ore per una riunione, mettere degli euro propri per iniziative a favore di altri, sono esercizi che fanno diventare uomini, donne, cristiani. Ma è sempre più faticoso e non si arriva mai in cima.

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-4Un calcio per la pace. Un grosso capitolo, relativo ai 12 anni, è stato il torneo “Un calcio per la pace”. Tutto é iniziato con un viaggio a Rumo insieme al Vescovo, Mons. Riccardo, con la Lybra nera che mi aveva permesso di guidare. E’ rimasto talmente entusiasta della località che, riuniti nella casa di mia mamma, abbiamo deciso di portare in Val di Non i ragazzi delle parrocchie di Spoleto. Così, arrivata l’estate, da Spoleto sono arrivati a Rumo due pullman di ragazzi per il torneo, giocato su vari campi in erba fra cui anche quello di Cles. Abbiamo mangiato e dormito gratuitamente in un grande albergo a Coredo grazie all’interessamento del dottor Franco Panizza, allora Assessore della Provincia Autonoma di Trento. Un grosso aiuto è stato dato da Antonietta di InSIemeVola, così, grazie a lei e ad altri, il torneo è stato ripetuto per altri 5 anni. E’ stato un toccasana per il progetto della casa nel “Campo Rangers” che stava prendendo luce! Un solo rammarico: i Rangers, stanchi per i campi estivi, hanno creduto poco a un “Calcio per la pace”, ma spero di poterlo riprendere con rinnovate motivazioni una volta finita la casa. Infatti, sia l’approvazione del progetto sia la delibera del finanziamento per la casa da parte della Provincia di Trento, devono molto a questo “Un calcio per la pace”, faticoso ma esaltante.

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-5Il Gruppo Ragazzi Trentino – G.R.T. Altro grande desiderio, ormai consolidato e forte, è stato il gruppo Rangers Trentino, ma la casa di Rumo ha bisogno anche di un gruppo di adulti “Millemani Trentino” per custodirla per dodici mesi. Luigi, mio nipote, sta lavorando bene da qualche anno per portare al campo estivo a Rumo alcuni ragazzi e giovani trentini, ma è ancora molto solo. L’augurio è che la casa finita e pronta da poter essere abitata anche nei mesi freddi, possa dare una forte spinta a questo gruppo Trentino. Per dare stabilità e continuità al gruppo è decisiva la partecipazione degli adulti in associazione, pronti anche a realizzare qualche iniziativa durante l’anno magari a Pergine o a Rumo. L’avventura in Camerun di tre trentini nel febbraio di quest’anno fa ben sperare. Enrica si è presa l’impegno di continuare con Bafut e coi villaggi cercando anche di offrire le borse fatte dalla sartoria del convento africano per aiutare queste ragazze madri che lavorano per dare un futuro ai loro figli. Per portare avanti questo sogno di Millemani Trentino, Enrica diventa decisiva.

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-6Le feste. A distanza di molti anni da quando si è iniziato, ora è sempre più difficile trovare il tempo per programmare le varie feste in modo tale da non penalizzare nessun gruppo territoriale. A " Sestri è la Corderia la Un Nat@le che sia TALE" piazza per i gazebo, a Spoleto è Villa Redenta, a Collegno si punta su Piazza Pertini, a Genova sui Giardini Pellizzari, dove, nel lontano 1980, con Chiarella e i Rangers GRM, era nato il Mercatino di S. Nicola, che poi, con mio grande rammarico, ha scelto altre strade e preso da altre mani! Ora si ricomincia con Mille Maddo e GRM: stessi giardini di trent’anni fa, due volte all’anno, a Natale e a maggio, ma questa volta le feste non saranno prese da altri. Il freddo rende sempre più complicato realizzare “Un Nat@le che sia Tale”, anche questa iniziativa organizzata nelle 4 città. Per questa ragione Collegno ha fatto la scelta di utilizzare i saloni della parrocchia Madonna dei Poveri, anche se sulla piazza davanti alla chiesa si monta sempre qualche struttura, come lo scorso Nat@le quando è stata costruita una casetta di legno stile mercatino di Trento, per la quale, tra l’altro, ci si é dimenticati di chiedere il permesso di “occupazione suolo pubblico” al Comune, così, al taglio del nastro, anziché parlare del Nat@le, la cosa più importante è diventata la richiesta all’Assessore. Durante le feste 22


ci sono state disavventure anche di altro tipo: a Sestri l’ultimo giorno di “Un N@tale che sia TALE” 2013, è volato letteralmente tutto: gazebo, tavoli e pentole, a causa di una tromba d’aria che domenica mattina alle sette è arrivata in Piazza dei Micone facendo il disastro. Subito sono partite le telefonate e il giro di messaggi, e tutti a correre in Piazza per vedere che cosa era successo. Sembrava che il vento si fosse calmato e così si è deciso di rimontare quello che restava dei gazebo, ma, a metà mattinata un’altra folata di vento forte ha rifatto volare tutto, e anche Alberto che appeso ad un gazebo cercava di tenerlo fisso a terra, così, con la massima serenità, si è fatta terminare la festa un giorno prima e, alle 12, finito lo smontaggio ci siamo ritrovati a bere un caffè nel bar vicino e a raccontare, ridendo, “che ci è andata ancora bene”. A Spoleto, dopo 10 edizioni di “Un Nat@le che sia TALE” si è trovato il posto giusto e adatto a noi: i giardini di Viale Trento e Trieste, mentre nella Piazzetta al Borgo di Spoleto si erano incontrate grandi difficoltà per lo spazio limitato, per i negozianti che facevano i difficili se coprivamo anche solo un piccolo angolo della loro vetrina, per non dire del fumo del generatore o per il posteggio del camion! Ora nei giardini vicino a S. Rita, la nostra parrocchia di Spoleto, sembra tutto più facile. Alla Madonnetta, invece, siamo passati dai 20 centimetri di neve, durante uno dei primi anni, a domeniche con 18 gradi di temperatura, tali da consentire il pranzo all’aperto con i tavoli nei giardini, come lo scorso Nat@le quando eravamo seduti in 200 e la polenta con sugo e salsiccia era per soli 120! L’esperienza dei campi estivi ha risolto egregiamente il problema: i Rangers hanno mangiato i panini al posto della polenta! La crisi ha portato a prestare più attenzione alle strutture e ai mezzi. Sono diminuiti, ad esempio, gli spostamenti di materiale: i 23


4 gazebo 6x6 metri rimangono a Spoleto, mentre a Genova e a Collegno ci accontentiamo dei 2 da 7 x4 metri e dei 5 da 3x3. Anche per quanto riguarda l’amplificazione si cerca di rendere autonomi i vari gruppi territoriali almeno per i piccoli spettacoli. Da anni si prova a proporre di tenere un solo camion anziché due, ma, per ora, le cose non cambiano perché a Spoleto è decisivo per molte iniziative, mentre quello di Genova è stato rimesso a posto pertanto dispiace svenderlo. “Suoni&colori”, poi, che ha sede alla Madonnetta, soffre ancora come quei diesel di una volta che andavano riscaldati prima di partire: con questa situazione o riparte seriamente oppure ogni gruppo dovrà organizzarsi con le proprie forze, soluzioni che vanno entrambe bene. E qui tocco una nota dolente che può aiutare a capire anche chi si avvicina alle nostre feste del volontariato e ai vari Nat@li. La festa del volontariato è nata alla Madonnetta nel decimo anno Rangers, con il nome di Rangerfest. Poi, dopo il mio trasferimento a Sestri, ho chiesto ai madonnettari di darmi una mano per rifare la festa sul piazzale della Chiesa di S. Nicola di Sestri, ed è stato un successo, tanto che, dopo solo tre anni, ci siamo spostati in Corderia perché il piazzale della chiesa era diventato troppo piccolo. Per anni la Festa del Volontariato nell’ex Corderia è stata organizzata da Mosaico, Grs e GRM insieme: era una forza meravigliosa e, forse anche grazie a questa sinergia, la festa riusciva molto bene. Ma con il mio spostamento a Spoleto prima, a Collegno dopo, e infine, alla Madonnetta, le feste del volontariato sono quadruplicate e risultava complicato il ruolo del GRM, tanto che, in una riunione storica, svoltasi a Prato, si è deciso di renderle “territoriali” così pure i quattro “Nat@li”.

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Pertanto ora ogni gruppo, si organizza come preferisce decidendo sia le finalità sia il programma della manifestazione. Durante l’incontro di due giorni che ogni anno a ottobre si svolge alla Madonnetta, vengono stabilite insieme le date di tutte le manifestazioni, in modo tale da non sovrapporre niente, sempre se si può e se si riesce. Laddove sembri impossibile accontentare tutti, ad esempio per quanto riguarda le date di “Un N@tale....”, che nessuno vuole anticipare né a novembre né spostare troppo vicino a Natale, si ricorre a qualche compromesso ma alla fine si trova sempre la soluzione: una volta cede un gruppo, una volta un altro.

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-7Camerun e Filippine. Alla Madonnetta, o Maddo, come dicono i giovani del GRM, è partita alla grande l’operazione “Camerun-Bafut e villaggi”. Già tre sono stati i viaggi fatti portando come bagaglio valigie piene di maPadre Luigi apre il container teriale di cancelleria per i ragazzi delle scuole di Bafut e dei villaggi. Il primo nel febbraio 2012 con mio fratello Lucio e Michele di Rumo e con Marco di inSieme Xcon: e, proprio perché è stato il primo, si è rivelato tutto una sorpresa e ricco di tante emozioni. Eravamo felici di portare penne e colori nelle scuole ma con un rammarico, perché non avevamo abbastanza matite da regalare ai bambini quando andavamo nei villaggi e ci accorgevamo che in queste scuole manca tutto e i bambini scrivono su tavolette di legno. Durante il giro dei villaggi insieme a P. Renato abbiamo scoperto tanta povertà ma anche tanta serenità. I bambini sembrano tutti felici, e fanno dei sorrisi e degli abbracci il loro mezzo di comunicazione preferito per stabilire un contatto immediato con noi: in questa maniera ci si conosce e ci si capisce al volo. Ma cadiamo nella tentazione di mangiare e bere quello che ci offrono e, al ritorno a Genova, ne raccogliamo le conseguenze! Subito prendiamo la decisione di ritornare, ma questa volta con più valigie e più persone, sempre nel mese di febbraio perché fa molto caldo e le zanzare non ci sono ancora. Riparto, sempre con la compagnia aerea “Ethiopian Airlines” e con tre sestresi: Federico e Michela del GRS e Massimo di Mosaico. Portiamo anche il 26


libro dei Rangers tradotto in inglese. Altro giro dei villaggi, ma questa volta decliniamo gli inviti a pranzo o a cena, provvedendo noi ai vari pasti, data la precedente esperienza. Si parla molto di Rangers e di fondare un gruppo a Bafut, i Padri sono d’accordo. Nonostante sia aumentato il quantitativo di materiale di cancelleria, alcune scuole, le più lontane, rimangono senza niente, le valigie non bastano per tutti! A febbraio 2014 partiamo in 9, con 18 valigie da 25 Kg ciascuna: tre trentini, fra cui mia nipote Enrica, ritorna anche Massimo di Mosaico, per la prima volta Pescetto del Righi e Ramona della Maddo, missionaria appena tornata dalle Filippine e dal Kenya. Partono con noi anche Padre Renato, missionario a Bafut, e suo fratello, arrivati direttamente dal Brasile. Questa volta il materiale è tanto ed è sufficiente per tutte le scuole sparse nei villaggi. Sul manifesto per la raccolta, affisso nelle parrocchie e nelle scuole, spicca la frase di Papa Francesco: “Preferisco una Chiesa accidentata, ferita e sporca per essere uscita per le strade, piuttosto che una Chiesa malata per la chiusura e la B comodità di aggrapparsi alle ambini della Missione OAD in proprie sicurezze”. Un viaggio Camerun che segna il giro di boa con tante emozioni: il freddo notturno ad Allori, lo scoppio della gomma sul pullman che di notte ci trasportava da Bamenda a Duala ma, per fortuna, abbiamo trovato una comunità di frati e seminaristi molto accogliente. Durante la permanenza a Bafut ci diamo da fare preparando, qualche volta, la cena per tutti a base di spaghetti aglio, olio e peperoncino, mentre Ramona tenta di cucinare le focacce. Ma ciò che più ci gratifica e ci rende felici è 27


vedere la gioia stampata sui volti dei bambini delle scuole per l’astuccio ricevuto, è una contentezza che non ha prezzo. Alla fine tutti siamo stanchi ma felici e con tanta voglia di ritornare. Ancora due parole doverose sulla mobilitazione da metà gennaio a metà febbraio per l’operazione “18 valigie per il Camerun”. Mille Maddo ha fatto il botto, ma bene anche Collegno, con gli astucci fatti dalle nonne, e Sestri con astucci e i disegni per i gemellaggi tra i bambini camerunensi e quelli italiani. Il tifone nelle Filippine ha mobilitato tutto dicembre e gennaio per l’urgenza di spedire subito quanto raccolto, ma il container per Cebu City è partito anche quest’anno. E’ stata dura, ma ci siamo riusciti. La sinergia costruita in questi 30 anni fra tutti i gruppi delle varie parrocchie e conventi agostiniani fa compiere questi miracoli che si chiamano “Container per le Filippine”, “Casa Speranza” in Romania, e “Valigie per Bafut”. In questi giorni la notizia bomba: un container anche per il Camerun, a Bafut e Mille Maddo è già al lavoro.

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-8La settimana comunitaria alla Madonnetta. Il titolo del libro parla dello “odore delle pecore” che non riguarda solo i sacerdoti o i vescovi ma anche chi fa parte di associazioni di volontariato come le nostre. Il Papa ha anche usato un termine ancora più incisivo: “sporcarsi le mani”. P. Eugenio citerebbe la frase evangelica di “perdere la vita”. Mi permetto, invece, di usare una mia battuta: “le vertigini di fare il bene”. Celebrare il 30° del gruppo per raccontarci come è andata è tempo perso, l’album delle foto mi ha sempre messo tristezza. Papa Francesco ci ha aperto e spianato la strada, togliendoci le paure, i freni, anche le scuse. Tutte queste scelte forti, alcune le ho anche anticipate, porteranno alla “Scelta” con la “S” maiuscola. La settimana comunitaria trascorsa alla Madonnetta è stato il primo passo, il secondo potrebbe essere la scelta della vita religiosa da parte di qualche giovane che bazzica nei nostri gruppi, cosa possibile se diamo spazio al “Disegno”, con la “d” maiuscola, che il Signore ci sta facendo intravvedere. L’esperienza di una vita conventuale, magari anche solo per un weekend al mese, per qualche famiglia potrebbe essere utile in tal senso. D’altronde già ai campi estivi, specialmente con le famiglie, si condividono 10 giorni intensi, ma non è giusto riservare questo “momento comunitario” a dieci giorni l’anno solamente, come fosse una cosa rara. Non so se l’ho già scritto, ma qui lo ripeto, P. Carlo ha salvato il nostro convento del centro di Ferrara dandolo in gestione ad un’associazione di volontariato fondata da un prete. Una volta, in ogni convento e parrocchia di Agostiniani Scalzi era presente il gruppo dei Terziari, laici che vivevano all’ombra del campanile, tanto da condividere la spiritualità di S. Agostino al punto da fare praticamente parte del nostro Ordine OAD. Noi forse abbiamo 29


sbagliato il nome, ma nessuno pensava a quanto esso sarebbe stato decisivo. Nei fatti siamo “terziari”, magari anche solo di serie B. Quasi tutti i gruppi vivono all’ombra dei nostri conventi Agostiniani Scalzi e abbiamo anche lo stesso “odore” visto le ore della settimana che molti passano nelle sedi. Altro sogno da affidare a S. Rita, la Santa dei casi difficili e disperati, è quello di passare dalla serie B o C alla serie A. Il lavoro e il logorio di questi anni, almeno per alcuni gruppi, è stato premiato da alcuni risultati importanti, da risposte positive e chiare, ma occorre lavorare ancora duramente pregando e sperando in tutti gruppi. I tempi per far emergere il bene sono sempre più lunghi e faticosi. Ho anche notato che in ogni gruppo ci sono giovani e adulti che hanno a cuore questa serie A. La nostra onestà e costanza nel perseguire questi sogni, quasi tutti agostiniani, daranno senz’altro una mano alla nostra cara S. Rita.

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-9La nostra casa a Rumo. Apro ora uno dei capitoli più emozionanti: il sogno della Casa a Rumo. A Collegno, come già detto, ha preso il via la ”operazione zolle” per l’acquisto del prato di Rumo dove ogni volta avviene Ru la magia: ci si sente un mo: la casa quasi pronta. gruppo unico e passano in secondo piano anche le discussioni, talvolta animate, come quelle organizzative durante la “due giorni” di ottobre. Le motivazioni messe sul piatto della bilancia da parte dei vari gruppi sono tutte convincenti e valide, come possono essere gli esami di maturità o le vacanze dei genitori, ma alla fine prevale sempre il buon senso e gli abbinamenti vengono fatti con cognizione di causa: i cassieri, ad esempio, stanno attenti a come risparmiare sugli spostamenti dei pullman sfruttandoli il più possibile, magari facendoli passare prima a Collegno e poi a Genova. C’è poi chi pensa al numero dei partecipanti per fare in modo che non sia troppo numeroso in base ai responsabili maggiorenni che gestiranno i vari turni. Non è mai facile trovare la soluzione giusta per tutti e qualcuno ne esce sempre scontento, ma poi ci si sente, ci si conta e ci si incoraggia. Come per fissare le camere all’Hotel Margherita o prenotare gli appartamenti dalla Giannina: quante telefonate! Occorre prestare attenzione alle problematiche di tutti: dalle esigenze delle persone anziane che vogliono la camera sin31


gola, a quelle delle famiglia in difficoltà, a quelle dei più giovani che si prestano a mettersi al servizio degli altri. Il “poco a tutti” è la strategia che vince in ogni campo estivo sia di ragazzi sia delle famiglie. Spesso mi imitano, per prendermi in giro, con il “dai dai”. Confesso che lo uso spesso specialmente quando mi trovo davanti uomini e giovani forzuti che fanno i “fighetti” invece di darsi una mossa. Ricordo alcuni “campi lavoro” che, oserei chiamare, “forzati”, nel senso che vi erano giovani pieni di tanta voglia di fare che in 4 o 5 giorni si costruiva tutto il campo compresa la “struttura” per salone dove pranzare, fatta in un primo tempo con scorzi di legno, poi con tubi innocenti. Subito dopo si realizzavano l’impianto dell’acqua, i servizi, gli scarichi e la cucina. Tutto funzionava e, anche se saltava la luce, ci si arrangiava con il generatore e quando si tappavano i servizi (sempre delle femmine) partiva una squadra in grado di risolvere il problema in pochi minuti. Ma erano tempi diversi, ed era sufficiente invitare alla “cena delle autorità” i rappresentanti del Comune di Rumo, dei Carabinieri e della Forestale perché tutto andasse bene. Anche a Rumo, però, è cambiato qualche cosa, così come per noi. Oggi nei “campi lavoro” mi trovo spesso in difficoltà e il mio “dai dai” va spesso a vuoto. La casa permette di affrontare dei campi lavoro, non forzati, perché restano da montare solo le tende. In questo ambito le ragazze sono fortissime e precise. Altre “normalità” al campo sono la Messa di tutti i giorni, e l’introduzione, durante il Padre Nostro e il Ti Ringrazio cantato, della frase “liberaci dai cellulari” anziché dal “male”. Il mondo virtuale è uno dei pericoli peggiori in agguato per molti giovani, il cellulare è una scorciatoia, come il “tanto a pochi”: un modo per non parlare con i vicini di tavolo, o di tenda, o di gioco. Per fortuna, durante i campi estivi e le riunioni settimanali i cellulari vengono raccolti e sistemati in una scatola, spero spenti! I momenti attorno ai “fuochi” la sera 32


sanno molto di “liberaci dal cellulare” e quasi tutte le scenette, recitate per l’occasione, sono una clonazione dei programmi televisivi, anche se per chi come me non guarda la TV, non riesce a capire che cosa ci sia tanto da ridere. Noto che tutti stanno attenti eccome. Per l’organizzazione funzionano ancora le catene telefoniche inventate tanti anni fa quando ancora non c’erano i cellulari: i responsabili chiamano un “capo catena” che dà le notizie e queste passano via cavo fino all’ultimo della lista. Una volta mettevano sul foglio anche il numero di telefono di mia mamma, perchè “prendeva” sempre. Ricordo una telefonata arrivata a mia mamma un giorno alle 21 e 30 da Genova da parte di una mamma che chiedeva notizie sul tempo e mia mamma che rispondeva che “c’era il sole”, anche se era quasi notte! Aveva l’ordine di dire sempre che il tempo era bello. Non è stato facile neanche far passare l’idea della costruzione della casa a Rumo. Alcuni avevano paura di perdere la magia del prato verde e delle tende. Ma ora, a casa finita, tutti hanno compreso che il prato è rimasto, le tende pure, e che la casa regala una certa tranquillità anche ai responsabili, specialmente nelle giornate di pioggia o nelle serate fresche. La casa tutta in legno non disturba il paesaggio, anzi dà proprio quel calore che riescono a trasmetterne l’abete o il larice. Ora in gioco, ma anche in questo caso per alcuni non è una priorità, vi è l’acquisto del prato vicino a quello già nostro, dove vengono montate le tende delle ragazze. La proprietaria è disposta a vendercelo ad un buon prezzo ma prima è fondamentale terminare i lavori alla casa. Spero che questo libro, che verrà stampato in occasione della festa alla Madonnetta, i primi giorni di maggio, smuova i cuori e i portafogli di qualcuno che può darci una mano sia per completare le modifiche previste dalla variante che per l’acquisto del “prato 33


sottostante”. Il Signore e tanti ragazzi Rangers ringrazieranno, compreso chi sta scrivendo. Le stiamo provando tutte: cene, sottoscrizioni a premi, torte davanti alle chiese, rose di S. Rita, lettere, 5 per mille, richieste ad enti vari. La prima idea di casa era quella di una semplice cucina con servizi igienici e una dispensa, ma ora ci troviamo una casa di 300 metri quadri tutta soppalcata, con finestre sul tetto aperte sul cielo stellato. Ormai siamo sul palco e dobbiamo ballare! Una volta presa la decisione di realizzare la casa sopra al prato, sono iniziati tempi duri, innanzitutto perché il torrente Lavazè rappresentava per i Bacini Montani un ostacolo alla costruzione della stessa, così il progetto è cambiato, rispetto al disegno iniziale, con lo spostamento della costruzione più vicino alla strada, e più lontana dal torrente. Ma neanche questa volta andava bene, così abbiamo intensificato i viaggi in Provincia, a Trento, per capire meglio quello che ci chiedevano. Il progetto, alla fine, è stato elaborato con successo nel 2006 dal geometra Vender che ci ha ascoltato con pazienza e ha disegnato la casa in base alle nostre necessità. Non appena viene presentato per l’approvazione, inizia la via crucis Genova-Trento, presso la Provincia. Decisivo è stato l’incontro con l’Assessore all’Urbanistica della Provincia di Trento, Dott. Mauro Gilmozzi, che, in un primo momento, mi ha contrastato per la paura di trovarsi di fronte il solito prete che, prima, chiede, poi ottiene, e, infine, vende tutto ai privati. Ma non mi sono scomposto e, dopo il mio racconto, con cifre alla mano, della storia dei miei 25 anni di campi a Rumo, dei problemi con i Carabinieri e con la Forestale ogni anno per via delle fogne e non solo, è stato lui a chiedermi che cosa mi serviva, dandomi anche dei suggerimenti su come sistemare e organizzare la casa.

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Un ruolo, altrettanto decisivo lo ha avuto l’allora Assessore all’Artigianato e allo Sviluppo Economico, Dott. Franco Panizza, ora a Roma come senatore. Passavano i mesi ma, nonostante i viaggi e le telefonate, non si smuoveva nulla. La pratica è lunga, e oltre alla Provincia deve passare anche il vaglio del Comune di Rumo: così ancora domande, lettere e tanti euro. Nessuno immaginava che fosse così difficile costruire una casa in legno nella Valle del Lavazzè. Ma, alla fine, è arrivata la tanto attesa notizia: i lavori potevano finalmente iniziare. La notizia ha fatto subito il giro dei siti internet e di facebook. Correva l’anno 2012. Per la garanzia di serietà e per la maggiore economicità abbiamo scelto la ditta dei F.lli Borghesi di Cles e, in pochi mesi, la casa era montata con tanto di tetto e pareti. Non sembrava vero! Aveva proprio tutto: impianto luce, impianto idrico per i bagni e la cucina “Matilde”, regalata da Guido della Maddo in ricordo della mamma che tanto amava Rumo e quel prato. Racconto per prime le notizie belle. Genova si mobilita. Grazie a tanti benefattori arrivano: le tegole per il tetto, le piastrelle per bagni e cucina, il porfido, cavi, neon e lampadine, docce, lavandini e servizi igienici compreso la vasca Imhoff. Grande artefice di questo miracolo è stato mio fratello Lucio che di professione fa il muratore ed è stato il vero e concreto regista e costruttore del nostro sogno. Determinante è stata la presenza dell’amministrazione comunale di Rumo prima con il Sindaco Vito Fedrigoni, che ci ha dato le prime “soffiate” suggerendoci anche l’acquisto del prato e, attualmente, con la Sindaco di Rumo, Michela Noletti, che ci ha sempre incoraggiato durante le sue visite al campo senza risparmiarsi né parole di elogio sincero né “autorizzazioni” fondamentali alla riuscita dell’impresa, per noi, “ciclopica”. Decisivo, inoltre, è stato anche l’incontro con il Presidente della Ditta “Cementi Tassullo”, Friedrich Pattis, e con 35


l’Amministratore Generale, Stefano Odorizzi. Ricordo bene quel giorno, erano le 15 ed ero partito da Rumo con Daniela e Alberto di Mosaico, dopo aver pranzato da mia mamma assieme a Lucio che ci aveva richiesto tanti quintali di massetto per poter fissare le piastrelle. Facendo due conti al volo, la cifra era molto alta ma il massetto era decisivo per evitare che le piastrelle si rompessero con il freddo. Il grappino finale di mia manna mi ha caricato nel giusto modo e in macchina, parlando, è venuta fuori l’idea di fermarci a chiedere un aiuto a “Cementi Tassullo”. Siamo entrati con soggezione nella reception e abbiamo chiesto di parlare con il direttore o con uno che contasse qualcosa all’interno della Ditta e, dopo pochi minuti di attesa, è arrivato il direttore accompagnato dal presidente che si è presentato raccontandoci di aver assistito al Concilio Vaticano II. Meglio di così non poteva andare! Ho spiegato tutta la nostra storia e, alla fine, le sue parole: “Mandate una mail con quello che vi serve e ci pensiamo noi”. La segretaria della Ditta, Manuela Caset, ha fatto il resto. Mille grazie! Commossi, siamo risaliti in macchina e abbiamo tirato un respiro di sollievo… di quintali e… di cemento, e poi abbiamo telefonato a Lucio per dargli la bella notizia: poteva procedere con la posa delle piastrelle! Ora la seconda via crucis perché, a questo punto dei lavori, sono iniziate ad arrivare le telefonate dei fornitori che volevano che pagassimo le fatture con tanti, troppi zero. Il dottor Panizza ci aveva parlato di un contributo da parte della Provincia di Trento. Di ritorno dal Camerun nel 2012, ho ricevuto la telefonata del segretario dell’allora Presidente Lorenzo Dallai, Malacarne, che mi informava che la Provincia intendeva darci un contributo. Siamo partiti, come al solito alle 5 di mattina, e intorno alle 9 ci trovavamo davanti al segretario che ci suggeriva di presentare una domanda per il contributo. Noi, ingenuamente, abbiamo preso carta e penna, senza calamaio, credendo di risolvere 36


il tutto in un’oretta. Ma non è andata proprio così. La domanda è stata un’avventura con tanto di corsa ad ostacoli. Più documenti riuscivamo a portare, più ne servivano: firme e pareri di notai, geometri, avvocati, commercialisti, ecc. Tante pratiche: dalla donazione del terreno da parte del GRS al Gruppo Rangers Trentino del terreno, alla fondazione del GRT, al riconoscimento giuridico. E poi ancora bilanci, verbali, capitolati, interminabili viaggi Genova-Trento. Poi c’è stato il cambio di Presidente, e Dallai ha lasciato il posto ad Alberto Pacher con il suo nuovo segretario, Bontempelli. Alla fine di tutta questa trafila è arrivata la bella notizia: la domanda era stata accettata! Altro giro di mail e di messaggi. Ma non era ancora del tutto finita! La giunta doveva ancora approvare il finanziamento, sembrava una cosa semplice e veloce, in realtà è passato ancora tanto tempo ma dalla Provincia non arrivava nessuna telefonata. Un giorno sono partito da solo alle solite 5 del mattino, sono arrivato a Trento e da Spoleto mi hanno avvisato che l’assessore Panizza sarebbe stato a Trento per le 10. Ho posteggiato la macchina alle 9 e ho aspettato in Piazza Dante che passasse l’onorevole. Quando l’ho visto arrivare con tutto il suo seguito l’ho attaccato a modo mio: “Ma come, la domanda è ancora ferma, fra le carte, sono stufo e vendo tutto”. Ricordo che mi disse di seguirlo in Provincia, tutto di corsa, e, strada facendo, gli racconto la storia della domanda, poi incontro Pacher e ne parlo anche con lui. Terminata la conversazione scendo a spostare il disco orario sulla macchina. Decido di rimanere a Trento per tornare all’attacco nel caso in cui non arrivasse nessuna chiamata positiva. Arrivano le 12 e 30, vado a mangiare un piatto di pasta, ma continuo a fissare fiducioso il telefono. A metà pasta al sugo arriva la telefonata del segretario Bontempelli: Pacher ha accolto la domanda, ci siamo! Sono solo, sono felice, non so chi chiamare per primo. Finisco la pasta, ordino il caffè e riparto subito per 37


Genova per raccontare la bella notizia. Alcuni giorni dopo ricevo la telefonata di mia mamma che mi dice che il giornale “Adige” riportava la notizia della delibera di ben 85 mila euro stanziati dalla Provincia a favore della casa dei Rangers a Rumo. Ora la casa è bella, è nostra, accogliente, calda e vera. Grazie a questa delibera, la Banca Prossima ci ha anticipato una bella cifra che ci ha permesso di saldare le prime fatture. E’ entrata a far parte di questo mondo un'altra persona decisiva: Fabrizio Repetto della Maddo. Per motivi professionali, le domande sono il suo “pane quotidiano”. Quando vedo la casa, mi rendo conto che deve rimanere aperta tutto l’anno. Cerco di trovare una soluzione, ne misuro l’altezza e intuisco che è tale da permettere di ricavare un soppalco, per scaldare più velocemente la parte sottostante durante gli inverni. Inoltre sia io che gli altri ci convinciamo della necessità di chiudere le pareti perimetrali del grande salone. E’ necessario, pertanto, richiedere una variante al progetto. Si ricomincia con le domande e i progetti presentati al Comune di Rumo. Dopo pochi mesi la variante è approvata, molti ancora non ci credono. Passano le settimane, i mesi, ma i soldi che la Provincia ha stanziato per noi non arrivano. “Sono solo tempi tecnici”, ripete Fabrizio. Ma la Provincia ci chiede ancora degli accertamenti, per esempio, di verificare quanti anelli abbiamo messo sul tetto al posto di una corda in acciaio per la sicurezza. Passano le settimane, ma la segretaria che segue la pratica mi promette che prima di S. Lucia arriverà la fatidica telefonata. Santa Lucia cade il 13 dicembre 2013, a questo punto mi rivolgo direttamente alla Santa e le chiedo un regalo, ossia che il contributo tanto atteso venga versato dalla Provincia sul conto corrente della casa, e, per rincarare la dose, riporto questa frase anche su un articolo de ”Il Chiodo”. Lei mi ascolta ed esaudisce il mio desiderio. Altri giri di telefonate, mail e la notizia pubblicata anche su face book. Anche se era38


vamo ancora in tempo di Avvento, il Natale per me e per tanti altri, era già arrivato, eccome! In questo sogno vanno ricordati tutti i gruppi Rangers e Millemani. Ognuno ha dato e molto con le cene alla Maddo, le serate di dimostrazioni di materassi a Sestri, le rose di S. Rita a Collegno, il “sogno a rate” di Spoleto, le torte distribuite nelle scuole a S. Omobono. Grande il lavoro del Gruppo Rangers Trentino che ha dato una grossa mano, durante i weekend, a Lucio, Silvano e Andrea, quest’ultimi due rispettivamente mio cognato e l’altro mio fratello. Ma anche il GRM è stato determinante, primo tra tutti Isacco, poi Guido, Roberto, Luca, Francesco e tanti altri. Un incontro storico e indimenticabile è stato quello del 19 e 20 ottobre 2013 alla Maddo durante il quale Fabrizio ci ha spiegato, con cifre alla mano, la storia della casa di Rumo in termini di valore raggiunto grazie a tutti gli investimenti fatti e ciò ci ha indotto a decidere di finirla entro l’estate del 2014, variante compresa. Ogni gruppo si è impegnato a versare per 7 anni una certa cifra, stabilita insieme, sul conto corrente con Iban IT 37 C 08282 35380 0000 11326051 intestato a Rangers Gruppo Ragazzi Trentino. Mancano ancora 14.000 euro per terminare i lavori già iniziati, e altri 35 mila per quelli pianificati nella variante. Il Sig. Hotellier ha voluto donare un contributo per ricordare il figlio Stefano anche a Rumo, come già aveva fatto per il campetto alla Madonnetta. Rimane sempre aperta la strada che porta a presentare una nuova richiesta di contributi alla Provincia di Trento e, in questo senso, ci stiamo già attivando. Sono partite anche altre richieste, come quella all’Arcivescovo di Trento che ha già versato sul famoso IBAN, di cui sopra, 2 mila € grazie all’8 per mille. Permettetemi ancora di aprire una piccola parentesi per ricordare quando, salutate le famiglie di Millemani per accogliere il primo turno di campo rangers, Mons Bressan e l’allora presidente Pacher hanno trascorso un pomeriggio con tutti i ra39


gazzi. Prima la S. Messa, poi le domande dei giovani e le parole di Mons Bressan che raccontava quando, da giovane ,faceva anche lui i campi estivi dormendo sulla paglia! Tante le persone della Val di Non accorse a curiosare e TelePace a riprendere il tutto! Vorrei citare anche la disponibilità dei quotidiani locali, “L’Adige” e “Il Trentino” che hanno dato ampio spazio all’inaugurazione del campo rangers sulle loro pagine! Poi una lettera un pò particolare è stata spedita all’ASUC di Mocenigo e Lanza per vedere se ci possono regalare abeti o larici per un valore di 5.000 € ma la risposta è stata, ahimè, negativa in quanto dovrebbero disboscare almeno 100 m cubi di bosco!!!! Proveremo a richiedere loro un semplice contributo in denaro, in questo senso ci hanno dato più speranze!!!! Ma, al di là dei contributi ricevuti, in Val di Non sono tante le persone e gli enti che ci hanno dimostrato amicizia vera e sostegno in tutti questi anni, a partire dal Coro Maddalene, per arrivare al “Mondo Melinda”, finendo con Don Ruggero, parroco di Rumo: tutti, in un modo o nell’altro, ci hanno dato attestati di stima e solidarietà! La crisi si sente e, a quanto pare, è arrivata anche in Trentino. Ho spedito anche molte lettere, insieme ai calendari del 2014, chiedendo “Per chi può, anche poco”. Speriamo!!

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-10La nostra casa in Val Berlino. Sempre restando in ambito di “case”, è stato riaperto anche un altro capitolo, chiuso da un pò di anni, riguardante la casa S. Monica, in Val Berlino, a Rossiglione. All’epoca ero parroco a Sestri e il giorno di S. Monica, il La casa In val Berlino 27 agosto, dopo la Messa delle 18, sono andato, con tre giovani del GRS, a Rossiglione. Ci siamo fermati a comprare un pò di focaccia e, nel frattempo, ho chiesto al panettiere se poteva indicarmi una casetta in vendita nella zona. La sua risposta decisa è stata: “Ne ho io una per voi, vi accompagno subito a vederla”. Meglio di così non poteva andare: a prima vista abbiamo subito capito che si trattava della nostra casa! Accanto ad essa scorreva un piccolo torrente, il Lavazzè, proprio come quello che costeggia la nostra casa a Rumo. Ci accordammo poi sul prezzo di 40 milioni delle vecchie lire e, pian piano, riempimmo un pannello con 1500 mattoni da 25.000 £ ciascuno. Ricordo che la Marconi ne “comprò” un numero equivalente a 5 milioni di lire in tre anni, ma si diedero da fare anche tanti amici, famiglie e nonni. Nel corso degli anni questa casa è stata poco sfruttata, se non per qualche pranzo e bivacco, e i lavori da fare sono tanti, primo tra tutti, portarvi l’acqua corrente e renderla più agibile e attrezzata per bivacchi Rangers e Scout. P. Carlo, il nostro amministratore delegato, ci ha suggerito di gestire la casa S. Monica come Rangers, pertanto il Convento di S. Nicola farà una donazione al GRS per 30 anni. 41


-11Casa Speranza. Passiamo adesso a un’altra

casa. Ero ancora a Collegno, quando sentivo parlare i giovani della Madonnetta di “Casa Speranza”, un orfanotrofio in Romania con circa 50 ragazzi di varie età. I Rangers, inizialmente, si recavano in La S. Messa a Casa Speranza quel paese alla fine di agosto, poi anche durante le vacanze di Pasqua ma, da tre anni a questa parte, c’è una novità: una decina di ragazzi di Casa Speranza, gestiti da Suor Marisa, trascorrono il mese di luglio a Rumo, partecipando ai campi estivi dei Rangers. Il ricavato della festa “Questa è la mia casa” presso i giardini Pellizzari alla Madonnetta, serve a pagare il viaggio in aereo di questi ragazzi, da Bucarest a Bergamo: naturalmente é nato anche il “Gruppo Rangers Campina”! La presenza ai campi estivi dei ragazzi di Casa Speranza è un dono per quelli dei nostri gruppi, la loro carica di entusiasmo, il loro affetto, la loro capacità di fare amicizia sono di grande esempio per tutti. Non è un caso se questo capitolo lo scrivo proprio da Casa Speranza dove domani, mercoledì Santo, arriveranno tanti Rangers sia da Genova, sia da Sestri, sia da Spoleto e Collegno. Ho parlato a lungo con Suor Marisa che gestisce con altre consorelle questa meravigliosa avventura con cinquanta bambini e ragazzini bisognosi di affetto e di famiglia: Suor Marisa ringrazia per il lavoro svolto, per le varie visite dei Rangers durante l’anno e per le giornate tra42


scorse e condivise con i “rangerini” di Casa Speranza. Con lei, ci siamo raccontati le avventure dei campi estivi con le emozioni e le crisi vissute dai bambini di “Casa Speranza” durante i cambi di turno dei Rangers italiani, poiché i Rangers Campina fanno sempre due campi, uno di seguito all’altro, e per loro è difficile dimenticare i volti dei cento ragazzi con cui hanno vissuto per dieci giorni, e poi ricominciare subito con altri ottanta. Ma ora il sogno si allarga. I Rangers quest’anno festeggiano il 30° e questo particolare momento ci deve dare la forza di volare alto: volare fino a Campina cercando famiglie nei nostri gruppi di Millemani in grado di trascorrere qualche giorno a “Casa Speranza” e poi pensare all’affidamento, anche solo per alcuni mesi, di qualche dodicenne che ha bisogno di un papà e di una mamma normali, è quello di cui ho parlato con Suor Marisa. Questo libro per il 30° deve far decollare anche altri sogni. Eravamo solo in sei quando nell’aprile del 1984 abbiamo sognato di fare un gruppo alla Madonnetta. E ci siamo riusciti. Poi è accaduto a Sestri dove il gruppo Rangers è stato affiancato dalle famiglie di Mosaico e altri gruppi di famiglie sono nati a Spoleto, Collegno e Genova. Insieme ci siamo allenati per tanti anni, ora siamo chiamati a questa scelta forte che può dare senso a il lavoro di questi vent’anni. Se in ogni gruppo di Millemani, per iniziare, si facesse avanti una famiglia disposta a condividere questo sogno, questa famiglia non sarebbe sola nella responsabilità ma tutto il gruppo potrebbe far da supporto concreto: questo potrebbe essere il sogno di Millemani per il 30°. Nel prossimo viaggio a Campina spero di essere accompagnato da tre o quattro famiglie.

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-12Noi e gli altri. Ricapitolando, il nostro aiuto extra territoriale, cioè verso gli altri, si può così riassumere: per le Filippine un container all’anno da 18 anni, per il Camerun la ”operazione valigie” da 3 anni, e in Romania da 6 anni. E poi ci sono tutte le altre iniziative locali: “Maddo” e “Paradiso” sono i settimanali della Madonnetta e di Collegno, il sottogruppo “Suoni e colori” che si occupa del servizio audio-luci durante le feste e gli spettacoli da noi organizzati, la “due giorni” alla Madonnetta, in cui Rangers e Millemani progettano il “loro futuro con un senso”, il “Tam Tam” ossia il settimanale on line spedito ad oltre diecimila indirizzi mail, “Il Chiodo” il nostro mensile, giunto al numero 297, stampato e spedito dal 1996, la taverna “Mody”, il magazzino che, con un pò di fantasia si trasforma in taverna, lo ”ufficietto”, termine coniato da Padre Carlo, ossia il mio ufficio, accanto alla sede del GRM, dove si è seduto anche il direttore de “La Stampa”, Mario Calabrese, per intervistare alcuni nostri Rangers che si erano prestati a togliere il fango durante l’alluvione di Genova nel novembre 2011. E poi ancora il glorioso e storico sito www.millemani.org, mai andato in crisi e sempre aggiornato dal 2005, con tutte le attività corredate di foto e con il pensiero Agostiniano di P. Luigi dalle Filippine il cui artefice costante e paziente è Nino, di Mosaico, che cura anche il “Tam Tam del volontariato”. Due parole doverose su “Il Chiodo” che, dovendo fare i conti con la crisi, viene spedito solo a chi si abbona con la cifra simbolica di 5€, ma spedito gratuitamente nei nostri conventi e a chi ne facesse comunque richiesta.

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E so che viene letto da tanti e anche dai miei superiori. Il direttore è Alberto che ha ideato “la giornata Chiodo”, l’ultimo weekend di ottobre, al fine di offrire la possibilità di rinnovare gli abbonamenti e farne di nuovi e, grazie anche a quest’operazione, la redazione de “Il Chiodo” è riuscita ad acquistare una nuova macchina per stampare, anche a colori. E’ il giornale ufficiale di Millemani ma si sta arricchendo anche degli articoli dei Rangers: non è mai facile trovare in tutti i gruppi Rangers e Millemani chi scriva pezzi, ma con tatto e pazienza Alberto riesce in questa ardua impresa. Alla Madonnetta, poi, in questi ultimi tre anni, grazie al coraggio e alla preparazione di Padre Eugenio, è nato il sito www.santuariomadonnetta.org con brani tratti da S. Agostino, tradotti in ben sette lingue fra cui il cinese, il russo, l’inglese, l’arabo e presto anche il genovese. Un’altra iniziativa, che porta sempre la firma di P. Eugenio e che è finita sui quotidiani genovesi e sulla RAI, è stata la veglia organizzata alle 5 del mattino il giorno della festa dell’Assunta, il 15 agosto. Non a caso il fondatore del Santuario aveva predetto che ogni 15 agosto la Madonna sarebbe stata presente alla Madonnetta in particolare alle 5 del mattino, infatti la chiesa era piena e c’era pure Rai 3 a fare le riprese! E’ stata cambiata, anche attraverso questo gesto, la decisione secondo cui il Santuario della Madonnetta sarebbe stato chiuso, o meglio, sarebbe stata data alle Suore. Ora mi trovo alla Madonnetta da ben sei anni, anni decisivi per la casa a Rumo e per il Camerun. Il prossimo capitolo sarà nell’estate del 2015 e dovrà gestire una situazione non facile, quale è quella che vivono le nostre comunità di Agostiniani Scalzi.

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Infatti in Italia i sacerdoti sono pochi, e molti in età avanzata, va meglio in Brasile, nelle Filippine e anche in Camerun grazie al nuovo seminario in costruzione. Il motivo della crisi vocazionale in Italia è chiaro, è tutto “in crisi”, la politica, la scuola, la famiglia, il lavoro e i giovani! Per fortuna è arrivato Papa Francesco che ha dato un bella svegliata a tutti, riportando la chiesa verso una povertà e una semplicità che, forse, aveva perso. Il più grande peccato, ha ripetuto Papa Francesco ad Assisi, è la “mondanità spirituale”. Ai superiori maggiori il Papa ha detto di “formare il cuore” nei seminari per non creare dei “piccoli mostri” e ancora ha ricordato come “ipocrisia e clericalismo possono minare la vita religiosa già dagli anni del noviziato”. “L'ipocrisia, frutto del clericalismo, è uno dei mali più terribili (...), non si risolvono i problemi semplicemente proibendo di fare questo o quello, serve tanto dialogo, tanto confronto”. E ancora: “Il carisma è uno, ma, come diceva Sant'Ignazio, bisogna viverlo secondo i luoghi, i tempi e le persone. Il carisma non è una bottiglia di acqua distillata. Bisogna viverlo con energia, rileggendolo anche culturalmente”. “Ma così - ha aggiunto il Papa - c'è il rischio di sbagliare, direte, di commettere errori. È rischioso. Certo, certo: faremo sempre degli errori, non ci sono dubbi. Ma questo non deve frenarci, perché c'è il rischio di fare errori maggiori”. Infatti, ha sottolineato Francesco, “dobbiamo sempre chiedere perdono e guardare con molta vergogna agli insuccessi apostolici che sono stati causati dalla mancanza di coraggio”. Queste parole sono fonte di gioia per il mio cuore! Queste mie righe scritte in fretta dopo le sue, non hanno nessuna pretesa di insegnare o di far vedere cosa abbiamo fatto in questi 30 anni. Nessun giornalista, scrittore o regista cinematografico 46


potrebbe rappresentare né riassumere questa storia vissuta attraverso migliaia di riunioni, bivacchi, campi estivi, feste del volontariato, “Un Nat@le che sia TALE” in ben 4 piazze di tre città due volte all’anno, o i tanti ragazzi, giovani e famiglie che, grazie a questa sinergia si conoscono, si cercano e si stimano. Questa è chiesa. Avevo paura di rimanere senza parrocchia quando, dopo Spoleto, mi hanno “liberato” da parroco e priore: subito ho sofferto, perché non capivo, poi ho capito di avere trovato una parrocchia molto più grande che arriva fino nei villaggi di Bafut in Camerun, passando per Campina in Romania, per Spoleto, Collegno, Trentino e Sestri toccando anche Bergamo. La mia “camera ufficiale” è alla Madonnetta, ma mi sento “poco a tutti e non tutto a pochi”, ovvero sono qui ma sia di spirito sia fisicamente sono un po’ ovunque ci sia un nostro gruppo!

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-13Conclusioni. Ora la domanda che mi sento spesso rivolgere: “Ma dopo di te tutto finirà?” Penso che anche Don Bosco, l’avvocato Agnelli, quello della Fiat, o mio papà Luigi avranno sentito almeno una volta questa domanda. Non so che cosa avranno pensato o risposto. Non ho mai avuto la pretesa, tanto meno oggi, di mettere la braghe al mondo, ma di cambiarne un pezzettino, o, almeno, una piastrella, questo sì. E’ difficile fermare il fiume, o meglio, il torrente che scorre da trent’anni. Se in questi periodi difficili siamo andati avanti lo stesso, c’è qualche cosa che va oltre la nostra forza o inventiva del momento. E questo “qualche cosa” è il motore di tutto: dalle riunioni, ai campi estivi, dalle feste del volontariato al Camerun, alle Filippine e alla Romania. Ogni volta che ho lasciato un gruppo per recarmi in un’altra città non ho mai avuto il dubbio che tutto sarebbe finito. Anzi, dopo un pò di sbandamento, tutto riprendeva con maggior vigore: grazia di Dio, Spirito Santo, fede, chiesa? Non siamo mai stati attenti alle forme, alle apparenze, all’immagine, si poteva fare tutto a poco prezzo, ma ci siamo sempre preoccupati della sostanza, dell’arrosto, dei rapporti personali, della carità concreta. Fatti non parole, accompagnati da una fede viva, aperta e gioiosa. La data 1984 potrebbe essere incisa, come risposta alla domanda e alle domande, sulle porte sgangherate delle nostri sedi, sui gazebo delle feste e anche sui nostri pulmini o camion. Incisa a caratteri cubitali, come in certe insegne che si trovano sui negozi con su scritto “…dal 1984”! Dopo il 30° tutto continuerà con più grazia di Dio. Le rose sono fiorite insieme alle spine, che fanno la bellezza di una rosa. Ritornando alla domanda sul dopo, io sono anche sereno sul prima e su questi anni che mi rimangono. A Padre Carlo Giacinto, fondatore della Madonnetta, avevano fatto una cameretta tutta per lui proprio vicino all’altare per dire la Messa. La camera è visitabile tutt’oggi. I ragazzi, quelli che mi conoscono da anni, hanno pensato a una cameretta sopra la cucina, tutta per me, nella nostra casa a Rumo, con tanto di letto, comodino e abbai-

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no. Questo mi farà dormire sonni tranquilli, magari anche dopo pranzo, nel mese e mezzo che trascorro in Val di Non. Per il “dopo” non mi preoccupo perché, se è vera quella storia di “se il chicco di grano che caduto in terra, muore, produce molto frutto”, forse la domanda da porci tutti è: “Che odore abbiamo? Che mani abbiamo?” Se abbiamo solo il nostro odore, anche se di pulito, se le mani sono pulite, unghie comprese, allora la domanda potrebbe metterci in crisi. Non possiamo non vedere un “Disegno”, sempre con la “D” maiuscola, nella presenza della nuova generazione dei Rangers, quelli che non erano ancora nati quando già si sognava “Rangers”, quelli che mi hanno dato una mano a lavare i piedi dei bambini di “Casa Speranza” durante la S. Messa del giovedì santo. Ci tenevo a chiudere questa piccola parentesi sul 30° proprio da una camera di Casa Speranza, ho compreso meglio la mia fortuna di aver auto una famiglia, santa, a Mione di Rumo e di aver avuto tante altre famiglie, compresa quella dei conventi dove ho vissuto, le famiglie con le quali condivido gioie e dolori, magari anche solo con il telefono o con un MSM! Scrivere, sapendo che nelle camere al piano di sotto e di fianco dormono bambini e ragazzi che hanno come madre e padre cinque Suore mi dà la carica per continuare questi progetti, con la certezza che il Signore ci darà ancora tanta forza per portare avanti questi Sogni, o meglio ancora, questi “Disegni”. Rispetto a quel fatidico “1984” non siamo solo sei, ma molti di più. Abbiamo anche visto e vissuto i miracoli che la mostra del 2, 3 e 4 maggio cercherà di ricordare, e, giunti a questo punto, diventa anche difficile dire dei no. Sembra che il Signore si diverta a sorprenderci, a stupirci, come solo Lui riesce a fare. Ho citato la frase del “chicco di frumento”, ora vorrei ricordare quella “pecora perduta e le 99 nel recinto”. Anche il Cardinale Bagnasco, il nostro Arcivescovo di Genova, nell’incontro con i giovani alla vigilia delle Palme, ci ha invitato ad uscire per le strade per incontrare i giovani e proporre con l’esempio la bellezza della fede. Ha proposto nel 2016 le missioni dei giovani per i giovani. “Non chiamiamo nessun predicatore” ha detto, ma “sarete voi i missionari ad andare per strade e piazze a portare il messaggio di una fede viva, aperta e gioiosa”. E’ stata stampata e distribuita una maglietta con la

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scritta “Genova 2016”, ed anche noi siamo pronti per le piazze e le strade: le conosciamo bene, tombini e pali compresi, sappiamo fin dove possiamo osare e quali permessi occorrono! Nel corso degli anni siamo riusciti a creare un pò di giro, e, se non altro, ci facciamo sentire molto lontano grazie alle nostre casse e ora anche grazie a facebook. Bagnasco potrà contare anche su di noi per il 2016. Dico e ripeto spesso: “Un poco a tutti non tutto a pochi”, e non è facile neanche per me. La tentazione di fidarsi di chi si conosce meglio, senza sforzarsi di allacciare nuove conoscenze e quindi nuovi rapporti di stima reciproca, è sempre in agguato. E questa tentazione è uno dei pericoli più presenti sia nei Rangers che in Millemani. Il “tutto a pochi” è la strada più facile, ma non porta lontano. I gruppetti chiusi in se stessi sono la cellula che impazzisce e, in medicina, questa situazione è chiamata tumore. Si formano maggioranze per avere appoggio, come se fossimo al parlamento, poi si continua con le uscite “in pochi”, sempre quelli o quelle, e gli altri stanno a guardare aspettando. Quando, però, qualcuno cede e lascia, allora si ritorna al “poco a tutti”. Il Signore semina in ogni gruppo persone giovani o adulte che hanno il dono di saper ascoltare e mediare: se ne conoscono nomi, cognomi e numero di telefono. Sono disponibili e quindi cercate, sono i parafulmini dei gruppi e sono un dono grande, un carisma che, se coltivato, porta molto in alto il gruppo stesso. Sono coloro che si sentono e collaborano sia con gli appartenenti al proprio gruppo che con gli altri. Un altro pericolo forte nelle associazioni, anche nelle nostre, è quello di dimenticarsi della “moltiplicazione dei pani e dei pesci” poiché qualcuno crede che tutto dipenda da lui, dalla sua capacità di organizzazione e di pianificazione, ma è sufficiente un pò di mal di pancia, o di tempo brutto per far saltare tutti i progetti. Partire in sei, tutti molto giovani e senza esperienza, per fondare un gruppo senza il miracolo dei “cinque pani e due pesci”, non ci avrebbe portato molto lontano, anzi avremmo finito la settimana successiva finendo per litigare su chi faceva le torte per raccogliere un pò di vecchie lire per mettere a posto la sede. Questo miracolo vale anche nel rapporto tra le varie generazioni di ragazzi: solo chi si ricorda dei “pani e pesci” riesce ad accettare ed avere fiducia

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dei nuovi responsabili, credendo anzi che riescano ancora meglio. E’ sbagliato comportarsi come se tutto dipendesse solo da noi, prima, durante e dopo. E questa aria si respira anche nei conventi. Ma la storia fa il suo corso e ci riserva molte sorprese anche su questo. Chi solo un anno fa pensava a un Papa Francesco? Chi nel gruppo sognava una casa a Rumo nostra? Chi osava pensare a una Pasqua in Romania da quattro città con tre aerei differenti? Anche se Luca, il meccanico ce la mette sempre tutta, chi osava pensare che la Golf superasse i 450 mila Km? Il Signore ci chiede sempre poco, perché sa che soffriamo anche per quel poco, e sa che poi Lui si divertirà a compiere il miracolo. La nostra storia dei 30 anni la dobbiamo leggere, per essere onesti, in base a questa pagina del Vangelo (Lc. 9, 10-17)

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-14Dediche. Vorrei dedicare questo “modesto” libro, o che dir si voglia, a mia mamma che il 12 marzo, mentre scrivevo queste righe, ha compiuto gli anni. M A chi mi chiede l’età di mia amma Annetta mamma rispondo che ha la mia età, perché è diventata mia mamma quando sono nato io. In effetti è ancora in gamba e, quando si parla della casa dei Rangers a Rumo, ripete spesso: “Perchè mai non l’abbiamo fatta prima!”. Quando vado a Rumo per il pranzo da lei, dopo le faccende burocratiche sbrigate a Trento, siamo sempre in tre o quattro, ma lei, senza farsi prendere dal panico, prepara il pranzo temendo che il cibo non basti mai, in realtà è sempre in abbondanza e non manca mai la torta di patate e la grappa finale. E’ la mamma di tutti i Rangers e di Millemani. Tutti sono passati più volte a casa mia, da mia mamma. Il 21 giugno abbiamo il matrimonio di mia nipote con la S. Messa nella chiesa di Mocenigo e la cena nella nostra casa al campo Rangers. Lo dedico a mia mamma che mi ha incoraggiato quando avevo 12 anni ad andare da casa mia al Bar Lanterna dove alle 7 e 10 di una mattina di settembre del 70 ho preso la corriera che mi ha portato prima a Cles, poi a Verona, a Milano e infine a Genova. Quella è stata la vera partenza, quella che mi ritorna in mente ogni volta che mi chiedono di far le valigie o gli scatoloni.

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Avrebbe potuto fermarmi o scoraggiarmi, avrei potuto tornare a casa e dormire ancora per un’ora. Invece sono ancora sacerdote, ancora Agostiniano Scalzo, ancora P. Modesto. Lo devo anche a tutti i Rangers e alle famiglie di Millemani che, nei momenti difficili, mi hanno sempre sostenuto e incoraggiato con la loro presenza, ed è, anche grazie a loro, se non ho mai pensato di lasciare l’ordine, nonostante “qualcuno” abbia parlato di esclautrazione. Tante le “parabole” che ho vissuto con i fatti: i “cinque pani e i due pesci”, la “pecora smarrita”, oppure quella di “chi è senza peccato scagli la prima pietra” sono state la mie guide come Padre. E poi ancora la parabola del “figliol prodigo” che ho sperimentato e continuo tutt’ora a constatare in molti giovani, anche dei Rangers. Mi succede spesso di incontrare a Genova, a Spoleto o a Collegno persone che hanno partecipato, anche solo per due o tre anni alle varie attività, come le riunioni e i campi estivi, e mi sorprendo non tanto perché mi ricordano con affetto ma perché raccontano di quegli anni con dovizie di particolari, di fatti e di parole. Mi accorgo che un campo a Rumo rimane inciso nel cuore come un segno indelebile, e per molti è un punto di riferimento importante, quasi fosse la bussola della loro vita. Tutto questo mi dà forza e coraggio, come ripeto spesso ai responsabili dei vari gruppi. Quando nel 1984 abbiamo fondato il Gruppo Rangers, la situazione giovanile era molto diversa. Era più facile far gruppo, anche perché le famiglie erano più vicine, condividendo e appoggiando il nostro lavoro fatto con i ragazzi. Negli ultimi anni la situazione è cambiata, ed è molto più difficile far gruppo. Internet e facebook hanno dato la mazzata finale, altro che la TV!

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Restano i punti fissi, come la riunione di direzione del lunedì sera, sempre più decisiva, per intercettare le aspettative dei ragazzi e dei giovani dei vari sottogruppi. Tutto cambia molto più velocemente, anche le stesse riuRu mo: un doppio arcobaleno nioni, le tematiche e il modo di proporle. Il lavoro per i responsabili è duro, basta osservare i cerchi attorno al fuoco la sera ai campi Rangers. Ogni anno si nota il taglio diverso, le canzoni differenti, le scenette nelle quali tutti sono coinvolti, esaltandosi e divertendosi. E noi “grandi”, non scrivo ancora “vecchi”, rimaniamo stupiti. Succede anche durante la liturgia della Messa ai campi, in cui si scatena la loro fantasia nel momento dell’atto penitenziale o dell’offertorio. Naturalmente c’è sempre il grande lavoro nel mese precedente in sede per trovare i vangeli appropriati alle tematiche del giorno, i canti e gli oggetti concreti che “parlino” più di tante prediche, poi tutti in fila con il microfono in mano a raccontare il loro cammino e i loro propositi. Ed è così che la Messa arriva anche a durare più di due ore, perché, come ripetiamo sempre per battuta “al campo è sempre domenica”. Nei due turni di campi la tematica è sempre la stessa, con gli stessi segni e gli stessi racconti ma è curioso vedere come i vari gruppi li sviluppino in modo differente, per me ogni giorno è sempre una nuova scoperta. I trentini e i bergamaschi, poi, battono tutti per la fantasia! 54


Ma, a superare ogni aspettativa, sono gli arcobaleni che spesso accompagnano la Messa e scompaiono proprio al canto finale, una vera e propria emozione per tutti, ma soprattutto per i chierichetti!!!! Ogni attività ha un suo libretto, un suo ricordino da appendere alla promessa, di solito i ragazzi scelgono i cartoncini plastificati con la frase guida dell’attività. Per il trentesimo metteremo anche una fetta di castagno della Val Berlino con il timbro del logo dei Rangers e ripeteremo anche i fuochi artificiali sul terrazzo del Santuario, proprio come durante il Gemellaggio fra Cascia e Genova in onore di S. Rita, nell’aprile e maggio 2010. Una serata passata alla storia quando eravamo tutti sul campo da pallone della Madonnetta ad assistere allo spettacolo dei Rangers su di un palco montato per l’occasione, e in prima fila c’era anche l’arcivescovo di Spoleto, Mons. Renato Boccardo seduto vicino al nostro Padre Generale, P. Pingelli. Ad un certo punto dalla terrazza sono partiti i fuochi, era quasi notte: colpi, luci, e piccole scie luminose che scendevano dal cielo, sembrava non finissero mai. Eravamo tutti divertiti, stupiti e spaventati. Sono stati gli unici nella storia della Madonnetta. Ricordo che alla fine l’arrivo dei Vigili e della Polizia, ma tutto si è sistemato con due pacche sulle spalle. Confesso di aver organizzato una lotteria solo per l’acquisto dei fuochi, e alla fine siamo rimasti tutti affascinati da quei giochi di luci e colori. Quando sono entrato in seminario, venivo da un'altra comunità: la segheria dove ho lavorato dall’età dell’asilo fino a 12 anni, alla mattina, prima di andare a scuola, e tutto il pomeriggio fino a sera. Lavoro duro, faticoso e spesso pericoloso: allora credevo che tutti i bambini vivessero così, facendo cassette. Da questa comunità fatta di legno e segatura sono passato a quella della Madonnetta con un bel numero di sacerdoti come P. Eugenio, P. Angelo, P . Aldo, P. Giuseppe, P. Fedele, P. Pietro, poi noi, una decina di seminaristi e i due aiutanti: il vec55


chietto e Amanzio. Avevamo l’orto, le galline e i conigli. P. Aldo era il nostro maestro, P. Giuseppe, il nostro datore di lavoro. Poi gli studi, prima a S. Nicola, poi in Seminario, andavo avanti, più che grazie ai libri, grazie alla mia capacità di parlare, la cosiddetta “parlantina”, che mi arrivava dalla voglia matta di diventare sacerdote. Anni che ricordo con gioia, anni in cui le difficoltà mi facevano sorridere, perché non erano niente rispetto alla mia prima comunità di “cassette”. Diventato sacerdote nel giungo del 1983 sono rimasto alla Madonnetta per 10 anni. Pregavamo tutti insieme nella chiesetta interna al convento, mangiavamo nel refettorio, per 4 anni sono stato maestro dei chierici, e ho insegnato per 8 anni al Liceo di S. Nicola, ma il mio sogno erano i Rangers GRM. La comunità mi lasciava sognare. Ogni giorno c’era una novità. P. Angelo era attento a tutto, si informava su quello che combinavamo ma ci lasciava fare. P. Pietro si accontentava di un mugugno alla genovese. Pensavo che sarei rimasto sempre alla Madonnetta, lì mi trovavo bene. Poi arrivò il 1994 e venni mandato come parroco e priore a Sestri presso la Parrocchia S. Nicola: un’altra comunità. Con me c’erano P. Domenico Rossi, un’enciclopedia vivente, P. Alipio, il pittore e P. Cristoforo, il nostalgico di S. Massimo di Collegno. Non è stato facile: 3 anziani e un giovane che voleva mettere le “braghe” alla parrocchia. Ripensavo spesso alla tranquillità della Madonnetta, ma, per fortuna, avevo vissuto in prima persona la scuola delle cassette. Sono stati 6 anni difficili che mi hanno portato anche alla depressione, ma pieni, al tempo stesso, di buoni risultati raggiunti. Quando finalmente, dopo sei anni, andava tutto per il meglio, mi è arrivata la telefonata che mi spediva a Spoleto, a S. Rita, in un’altra comunità, insieme ad altri frati, P. Luigi Sperduti, P. Antioco, e la cuoca. Sono rimasto solo per 4 anni molto sereni, era facile fare il parroco anche perché l’allora Vescovo mi voleva bene. Pensavo 56


di aver dato il massimo, e che ci sarei rimasto ancora, anche perché al capitolo si era votato per lasciare i parroci almeno 8 anni nella stessa comunità. Ma per me non è stato così, e a settembre del 2004 ho ricevuto il famoso messaggio: “A Collegno con P. Eugenio”. Ma come? Proprio ora che avevo trovato la serenità, che conoscevo la città, le persone e tutto andava per il meglio, mi spedivano a Collegno, a Madonna dei Poveri? Furono anni difficili, quasi ancora più faticosi di quelli della “segatura”! Non capivo, spesso piangevo. Faceva freddo e non solo d’inverno. Quattro anni burrascosi. Ma la fede si è rinforzata e la voglia di comunità anche. Ora capisco le famiglie che non vanno d’accordo. Comprendo la sofferenza dei figli quando i genitori fanno i fratelli maggiori. Non conservo nessun rancore, anzi un grazie al Signore per avermi fatto superare serenamente queste prove. Tornato alla Madonnetta, ho ritrovato P. Carlo, P. Pietro e P. Fedele e ho ripreso la vita quasi come 18 anni fa quando ero un giovane sacerdote che pensava di rimanere sempre alla Madonnetta. Nessuna difficoltà di ambientamento: con P. Carlo le cose vanno bene da subito, con P. Pietro i mugugni continuavano ma sottovoce. P. Fedele era felice di vedermi. Arriva un altro capitolo e i miei superiori mi confermano alla Madonnetta con P. Eugenio e Fra Alessandro. In questi anni ci hanno lasciato P. Pietro e, quasi subito dopo, P. Fedele e la Madonnetta avverte il loro vuoto. Anche i chierici si trasferiscono a Roma in Via del Corso, ma la Madonnetta riprende vita grazie a P. Eugenio che “ci crede”, mentre a S. Nicola di Genova P. Carlo e P. Giuseppe sono affiancati da P. Alberto che arriva direttamente da Sestri. La serenità che respiro oggi alla Madonnetta, forse, è frutto anche della mia capacità di obbedire a tutto quello che mi è stato chiesto. Sono ancora Agostiniano Scalzo, anche se da anni non porto la tonaca. Noto, in generale, che nell’ordine c’è una 57


maggior serenità, sono finiti gli attacchi nei miei confronti con accuse che non capivo. Nei consigli pastorali si respira un‘aria nuova, almeno in qualche parrocchia è così. “Il Chiodo” ha fatto un grande lavoro. Forse anche i miei viaggi in Camerun sono serviti. Anche la mia salute ha tratto giovamento dalla serenità che vivo alla Maddo. Non ho mai detto “no”, anche perché, vista l’età e il valzer degli spostamenti, ora non mi spaventa più nulla. Non devo dimostrare nient’altro a me stesso perché quello che vedo girandomi indietro è tanto, sembrano quelle “dieci sporte avanzate”. Faccio anche due conti. Mio padre è mancato a 49 anni, ed era un papà santo. Io, che non sono santo, sto vivendo più a lungo, e, ogni anno che passa, ringrazio il Signore per questo. Questa serenità è stata rinforzata anche dalle parole di Papa Francesco, quando afferma che “il sacerdote deve avere l’odore delle pecore” perché mi ha fatto rileggere e rivivere tutta la mia vita sacerdotale assieme a quelle pecore, che sono i Rangers e Millemani, e i parrocchiani di Sestri e di Spoleto e Collegno. Ricordo quando sono stato chiamato a Roma dal Consiglio Provinciale degli Agostiniani per dare giustificazioni sul prato a Rumo. Ho risposto che non mi sono sposato, e mi sono fatto Padre proprio per poter rischiare un pò di più. Poi, dopo pochi anni, ancora Papa Francesco con : “preferisco un chiesa accidentata, ferita, sporca”. Avevo anche un sogno quello di girare con i due camion tutti i nostri conventi da Collegno a Palermo con una proposta forte vocazionale, missionaria e laicale. Ne avevo anche parlato al nostro Padre Generale a S. Maria Nova, ma per ora è ancora troppo presto, e tutto tace. Il prossimo capitolo sarà nell’estate del 2015 con altri cambiamenti o magari con altre conferme. Non ricevo quasi mai nessun voto per entrare nei capitoli in cui decidono il futuro delle varie comunità, e l’ultimo è stato fatto alla Madonnetta! Le 58


“olive migliori rimangono sull’albero”, mi diceva l’arcivescovo Fontana, ed anche Gesù parla della ”pietra scartata”. Io penso semplicemente che mi è andata di lusso. Questa libertà da parroco e da priore mi ha permesso di sognare in grande: casa a Rumo, Camerun, Romania. In due alla Madonnetta siamo troppo pochi. Ma anche negli altri conventi i numeri non ci sono più. Nessuno vuole chiudere il convento e dare la parrocchia al Vescovo. Si era provato a S. Nicola di Sestri e alla Madonnetta. A Sestri i sacerdoti filippini hanno salvato la situazione, le vocazione italiane non ci sono più. A Ferrara il convento è stato dato ad una associazione di volontariato. Parlavo prima di serenità, penso che questa sia solo l’inizio di una speranza nuova anche per le nostre comunità. Questo capitolo sui confratelli e sulle comunità non ha la pretesa di essere completo con date e nomi, né questo libro ha simili mire. L’ho scritto perché il sogno Rangers e Millemani ha senso se è figlio naturale degli Agostiniani Scalzi. E come ogni figlio non sempre riesce come mamma e papà lo sognano. Ma un figlio è sempre un figlio, anche quando cresce e arriva ai 30 anni. Durante i primi anni di attività nessuno dei Rangers avrebbe mai pensato di dover dimostrare con il DNA di far parte della stessa comunità degli Agostiniani, tutto era naturale, sia alla Madonnetta, che a Sestri che a Spoleto. Solo dopo ci siamo accorti di essere in casa, più come ospiti che come figli. Da qui tutto il lavoro snervante per ritrovare quella serenità che ci consentisse di vivere in comunità non come pesci ma come fratelli in Sant’Agostino, nella stessa chiesa, sotto la stessa croce. E qui ringrazio tanti che mi hanno sostenuto in tutti i gruppi, con molte delusioni, ma anche con tanti risultati positivi. Penso al lavoro fatto a Spoleto per il mio ritorno, all’aiuto forte e deciso da parte dell’attuale Arcivescovo di Spoleto, Mons. Renato Boccar59


do, ai Rangers di Spoleto, e al lavoro certosino di Eleonora e Simona al consiglio pastorale. E i risultati hanno premiato chi ha sognato il ritorno dei Rangers a S. Rita. A Sestri il musical “Se lo vuoi tutto è possibile” dedicato alla Parrocchia di S. Nicola di Sestri, in procinto di passare alla Diocesi, rappresentato davanti al P. Provinciale, P. Vincenzo Consiglio, il quale, forse anche per quelle scene, si è convito a lasciare la parrocchia ai frati agostiniani. A Sestri, dovendo fare qualche nome, citerei Daniela, Alberto, Vincenzo per Mosaico e Michela, Margherita, Patto e Fede per i Rangers, a Collegno grande lavoro da parte di Filippo, Maurilia, Patrizia, Sabrina, Francesca e la direzione del GRMP. Alla Madonnetta Marco e Francesca, coi quali ho fondato i Rangers nel 1984, per quanto riguarda Millemani e i Rangers, difficile nominarne qualcuno, posso solo dire che hanno sempre fatto da ponte con tutti i frati passati da qui, infatti tutti, o quasi, indossano la promessa azzurra. Per gli altri gruppi del Trentino, di Bergamo e di Campina, i discorsi sono altri, perché sono solo all’inizio ma già bene inseriti in questo contesto e se poi Papa Francesco continua su questa linea sarà normale respirare quello “odore delle pecore” nei conventi, nelle parrocchie e nei gruppi e non più come eccezione che fa scandalo. Basta dire che per la quaresima ha suggerito “non un digiuno ipocrita, ma carezze”. E questa frase continua a girare su facebook come la quaresima di Papa Francesco. Penso alle carezze che tanti Rangers hanno portato ai bambini di Casa Speranza a Pasqua. Quando ero a Spoleto grazie al mio vescovo, Riccardo Fontana, sono diventato giornalista pubblicista nell’ordine di Perugia, ora trasferito a quello dei giornalisti di Genova. Ne vado orgoglioso perchè quello ”asino”, così mi apostrofavano alle elementari, è diventato Padre Modesto. E quando mi chiedo60


no per quale testata scrivo, con altrettanto orgoglio, rispondo per “Il Chiodo”! Questo è il terzo libro che scrivo, il primo scritto con altri quando ero a Spoleto per il 18° anno del gruppo, con una seconda edizione e ristampa in occasione del mio 25° di sacerdozio. Poi un libro per il 10° anno della Festa del Volontariato di Sestri stampato, grazie anche alla collaborazione de “Il Celivo”, e anche in questo caso vi è stata la seconda ristampa. Sono piccole soddisfazioni! A settembre andiamo a Roma per incontrare Papa Francesco, il mio sogno è quello di regalargli una copia di questo libro che porta, come titolo, una Sua frase. Ora lo spedisco a Daniela di Mosaico che mi assegnerà un primo voto, dando anche qualche “aggiustatina” laddove stenta, poi passerà sotto le “forche caudine” di Alberto che lo dividerà in capitoli e troverà le foto da inserire qua e là, infine dovrà sostenere l’esame globale di Guido Castellano del GRM e giornalista di Panorama! Finalmente andrà in stampa, grazie alla nostra “copy printer” a Mosaico. Ne pubblicheremo poche copie, così potremo fare anche di questo la ristampa!

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Dove siamo: ecco i nostri indirizzi 1) Movimento Rangers Fossato S. Nicolò, 4 - 16136 (Ge) 2) Rangers Gruppo Ragazzi Madonnetta Fossato S. Nicolò, 4 - 16136 (Ge) 3) Rangers Gruppo Ragazzi Sestri Sal. Campasso S. Nicola, 5 - 16153 Sestri P.te (Ge) 4) Gruppo Rangers G.R.SP. Spoleto Via II giugno n. 24 - 06049 Spoleto (Pg) 5) Rangers Gruppo Ragazzi Madonna dei Poveri Via Vespucc1, 17 - 10093 Collegno (To) 6) Rangers Gruppo Ragazzi Trentino Località Stefani, 2 – 38050 Sant’Orsola Terme (Tn) 7) Ranger Gruppo Ragazzi Sant’Omobono Imagna 24038 Sant’Omobono Imagna – (Bg) 8) Gruppo Ragazzi Campina Casa Speranza – Campina – Romania 9) Mosaico onlus Sal. Campasso S. Nicola, 3/3 - 16153 (Ge) 10) inSIemeVOLA onlus Sede legale: via XVII settembre, 12 - 06049 Spoleto (Pg) 11) Millemani “InSIeme X con: Via Vespucci, 17 - 10093 Collegno (To) 12) Millemani Madonnetta Santuario della Madonnetta Fossato San Nicolò, 4 16136 (Ge)

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Per chi ci vuole sostenere con il 5 per mille 95062100102 per “Mosaico” - Sestri P.te (Ge) 95041760109 per “Rangers Sestri” 95580060010 per "Ranger GRMP"- Collegno (To) 93015310548 per "InsiemeVOLA" - Spoleto (Pg)

Per chi ci vuole fare un’offerta a «Il Chiodo» Conto post. C.C.P.62728571 Intestato a: Mosaico onlus S. Campasso S.Nicola, 3/3 - 16153 - Sestri P.te (Ge)

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