Bilancio sociale 2011 Co&So Firenze

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quanto la cultura della differenza faccia fatica ad affermarsi in Italia...

È un tema molto ampio, un percorso che negli anni ha subito una progressiva evoluzione. All’inizio degli anni Novanta l’italiano ha visto la “differenza” con tantissima curiosità, ha aperto le porte ma non è stato in grado di gestire un’ondata che nessuno aspettava in quelle dimensioni. Proprio questa incapacità ha portato purtroppo molte difficoltà e discriminazioni. Per anni ovunque ci siamo sentiti ripetere la famosa frase ‘non sono razzista ma...’ che nasconde in realtà una forma di razzismo tutt’altro che latente. Poi le cose lentamente sono cambiate e oggi sono molti coloro che convivono con la “diversità” in maniera positiva, anche se ovviamente non manca chi continua a vivere nel proprio recinto. Adesso c’è una forma di razzismo più sottile: quella che porta tante persone a suggerirmi di non dire che sono albanese perché... non lo sembro.

L’inserimento lavorativo e’ un po’ la chiave di volta nel processo di integrazione... Il lavoro è lo strumento base per l’integrazione insieme alla scuola. In questo senso il fatto che in molte comunità il ruolo della donna sia quello di stare in casa non aiuta affatto l’integrazione

che, non dimentichiamolo, è un processo biunivoco che spesso si scontra anche con il rifiuto da parte dell’immigrato di interagire con la cultura del Paese che lo ha accolto. Comunque sia il lavoro era e resta una delle cose più importanti per l’integrazione perché oltre all’indipendenza economica dà dignità e permette lo scambio di idee.

Il dibattito sui modelli di integrazione e’ sempre molto acceso... Non credo esistano modelli o formule esatte quando si parla di integrazione e forse il bello sta proprio in questo. Le nuove generazioni portano con sé una nuova cultura che costituisce una straordinaria ricchezza anche per l’Italia sebbene purtroppo non si faccia abbastanza per mantenere le lingue dei Paesi di origine che hanno una ricchezza anche letteraria enorme. Se la mia è senz’altro una generazione ponte che ha subito il cambiamento, le nuove generazioni possono invece esserne protagoniste. Le contaminazioni tra storie e culture diverse da sempre sono il vero motore del rinnovamento delle nostre civiltà e in questo senso proprio la diversità non può che essere vista come una grandissima risorsa per il nostro futuro.

Il lavoro era e resta una delle cose più importanti per l’integrazione perché oltre all’indipendenza economica dà dignità e permette lo scambio di idee

In questi anni ha vissuto in prima persona

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