Strigno. Appunti di cronaca locale

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A Strigno, sul principio si ebbe qualche freddezza, anzi i Capi del Comune mostrarono opposizione, ma in seguito nacque nel popolo una specie di entusiasmo e cominciarono a far preparativi, cosicché anche i Capi del Comune, vedendosi isolati, abbracciarono il partito di prender parte alla festa. Il possesso riuscì oltremodo splendido, sfarzoso e tutto andò con ordine. Fu immesso nel possesso della Parrocchia dal Rev.mo mons. Simone Baldessari Decano del Capitolo colla presenza anche del Capitano distrettuale, il quale però non si fermò a pranzo. Al banchetto siedevano tutti i Curatori d’Anime e Capi-Comune del Distretto, oltre gli amici di Castello; il sig. Decano di Borgo e parenti del novello Decano. Il nuovo Decano in quest’occasione distribuì 5 quintali di farina, e diede 10 marenghi per l’Asilo infantile. Poche volte si vide un inverno così buono come quello del 1892-93. Solamente alla metà di gennaio vi furono alcuni giorni di gran freddo; del resto appena 3 volte cadde un poco di neve, che dopo pochi giorni sparì. Si ebbe per conseguenza penuria d’acqua. Nell’Ensegua appena tanta da muovere i mulini. Verso la metà d’aprile in molti luoghi e anche qui si fecero preghiere per la pioggia, e verso la fine si fece anche una processione alla Cappella di Loreto. Ai 28 aprile si ebbe una piccola pioggia appena capace di bagnar la polvere. Gli alberi e le vigne trionfarono, una fioritura che non si vide mai la più bella, ma soffrirono grandemente i prati. Nei boschi e nei prati privi d’acqua non si vedeva nulla di verde. Continuando la siccità, i contadini fecero istanze perché si trasportasse processionalmente l’immagine della Madonna di Loreto alla Parrocchia. Il Municipio accondiscese e la mattina dei 19 ad ore 6 con concorso di una gran folla di popolo di tutti i paesi della Parrocchia si fece il trasporto, recitando la corona nell’andar a Loreto, e cantando le litanie nel ritorno. Oltre le 6 candele della Chiesa, ardevano davanti all’Immagine molte altre candele offerte dai devoti. Il Signore per l’intercessione di Maria SS.ma mandò ben presto una piccola pioggia, alla quale pochi giorni dopo se ne aggiunse a sufficenza. Perciò ai 28 maggio, giorno della SS. Trinità, dopo il vespro, si trasportò solennemente la statua a Loreto, percorrendo il paese per la contrada delle Cavàe, indi all’Ospitale e alla piazza cantando le litanie, e nel ritorno il Te Deum, e in fine in Chiesa il Magnificat. Quest’anno 1893 fu veramente propizio agli alberi. Pel gran caldo specialmente nel mese di agosto, che presso di noi arrivò ai 25°, le viti fecero prodigi; uva in abbondanza. Fu necessaria però la zolforazione e l’irrigazione anche per 3 volte a cagion della malattia. Frutti in gran quantità d’ogni sorta, anche prugne ed armellini, che fallano quasi sempre; anzi a ricordo d’uomo non ne furono mai veduti tanti, e non trovandosi compratori, all’autunno se ne vedevano caduti a terra a marcire in grande quantità. Il giorno 19 settembre si formò una nube nera affatto isolata nella direzione del Maso verso le 5 di sera; verso Borgo era quasi sereno, e così lungo il Brenta e verso Tesino; si udì un leggero tuono, e subito dopo cadde una tempesta che devastò i vigneti da Spera a Telve e fu necessario vendemmiare l’uva nella maggior parte dei vigneti al Collo e nelle Soggiane. In soli 15 giorni l’uva si sarebbe pienamente maturata. Ad immemorabili questa Canonica avea l’obbligo di celebrare una S. Messa in Bieno una volta in settimana, dal mese di maggio a ottobre inclusive; ma però in qualunque giorno della settimana e in qualunque ora fosse piaciuto. Donde abbia avuto origine quest’onere non si sa; ma probabilmente da quel tempo in cui non c’era in Bieno una stabile cura d’anime. Il parroco andava a celebrare in Bieno e in quell’occasione visitare e comunicare ammalati e udire le confessioni dei vecchi e impotenti di venire alla parrocchia; uso che continuò anche quando ebbero i Bienati un Curato stabile. Ultimamente questa Messa non portava ai Bienati utilità di sorta, perché non sapendo né il giorno né l’ora non interveniva che il solo sagrestano, richiamato dai campi. Non era che un inutile peso per questa canonica. Alla venuta in parrocchia del parroco Zanollo nel 1856 si venne ad una convenzione personale, nella quale don Zanollo finché sarebbe parroco di Strigno si obbligava di dare 6 Messe all’anno in giorno di dominica, e precisamente 3 nel mese di maggio e 3 nel mese di ottobre. Per don Zanollo non riuscì tanto gravoso, perché a quei tempi, essendovi qualche sacerdote vacante dalla cura 36


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