La bottega dei fiorentini

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L’affresco con San Rocco, staccato dell’edicola orientale, restaurato ed ora conservato nel locale Municipio, confrontato con la pala di Calceranica, appare abbastanza diverso, molto più vicino allo stile paterno che non alle figure e ai modi pittorici dell’opera autografa, caratterizzata da contorni netti, pennellate meno sciolte e figure un tantino rigide. Dipinti con queste caratteristiche sono presenti in valle un po’ ovunque; si cita per esempio la pala con Sant’ Antonio di Padova col Bambino, datata 1645, sull’omonimo altare della chiesa dei Francescani a Borgo Valsugana; la tela con San Francesco conservata nel monastero di San Damiano a Borgo Valsugana, molto vicina iconograficamente all’omonima figura del santo della pala di Calceranica, e la bella Annunciazione della Parrocchiale di Roncegno, catalogata dal Servizio beni culturali della P. A. T. come opera di anonimo del XVII secolo. Partendo da un’indicazione del Rasmo, potrebbero essere attribuiti ai fratelli Fiorentini – Giacomo e Francesco – gli interessanti affreschi neo-medievali della chiesa di Loreto di Strigno, attualmente inglobata nel cimitero. L’insolito edificio, costruito nel 1645, volle essere nell’intenzione del committente, il pievano don Gaspare de Castelrotto, una perfetta riproduzione, all’esterno come all’interno, della Santa Casa di Loreto, tanto da far pensare che gli sconosciuti artefici siano andati di proposito a Loreto a copiare nei minimi particolari il monumento da riprodurre30. Di questa singolare costruzione si può trovare un altro esempio in Trentino nella Santa Casa costruita a Madruzzo nel 164531 quando era principe vescovo di Trento Carlo Emanuele Madruzzo.

30 F. Romagna, Il Pievado di Strigno, Strigno, 1981, pp. 145-147. Scrive a tal proposito il Rasmo: “Nella imitazione della Santa Casa di Loreto si arrivò fino alle estreme minuzie facendo fare esatti rilievi delle pareti interne e riproducendole con tutti i particolari delle murature, delle crepe, delle pitture affrescatevi, anche se frammentarie, in modo da darci dell’originale una testimonianza preziosa e forse unica; è quindi un monumento fra i più singolari del barocco trentino. Noi possiamo datare gli affreschi imitati qui, in vari periodi che vanno fra l’inizio e la fine del Trecento e constatare che furono opera di vari artisti. Dell’autore di questa singolare abilissima imitazione non sappiamo nulla, ma non ci sembra inverosimile supporre che sia da ricercare fra gli affrescatori della chiesa di Onea presso Borgo, cioè fra i pittori Fiorentini; certo gli autori dell’imitazione dovettero andare di persona a Loreto per fare le rilevazioni necessarie sul posto” (N. Rasmo, Affreschi e sculture, cit., p. 93). 31 La coincidenza della data nella costruzione delle due sante case di Loreto – a Strigno e a Madruzzo – non è casuale ma corrisponde ad una intensificazione del culto e della devozione verso la Madonna Lauretana, in linea con quanto avveniva nei paesi cattolici d’Oltralpe (L. Dal Prà, Per una lettura dell’arte sacra tra tardo Rinascimento e Barocco nel principato vescovile, in L. Dal Prà (a cura di) I Madruzzo, cit., p. 219).

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