Uomini e fatti del "Gherlenda". La Resistenza nella Valsugana orientale e nel Bellunese

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Dopo circa un mese Angelo Peruzzo e Manlio Silvestri furono tradotti al carcere di via Dante a Bolzano e il 25 luglio furono condannati a morte con Armando Bortolotti e altri dal Tribunale Speciale germanico. La moglie di Peruzzo si recò ben due volte a Bolzano da Franz Hofer per scongiurarlo di graziare il marito. Aveva ottenuto le due udienze, fatto rarissimo, tramite il farmacista Giulio Bettanini di Borgo, amico della segretaria del Commissario Supremo. Hofer fu però irremovibile. Prima che fosse emessa la sentenza anche il vescovo ausiliare di Trento, monsignor Oreste Rauzi, aveva ottenuto un colloquio, tramite il cappellano del carcere don Giovanni Nicolli, con il dottor Schnitzel del Tribunale Speciale, per chiedere clemenza per i dieci condannati a morte di quella tornata, senza alcun risultato. Gli fu rinfacciato che “non si trattava di buoni cittadini ma semplicemente di briganti, che infestavano le montagne, depredavano malghe, portavano via bestiame, commettevano rapine”.6 Bortolotti, Peruzzo e Silvestri furono trasportati a Sappada (Belluno): la Resistenza bellunese aveva catturato tre ufficiali tedeschi e ci si accordò per uno scambio con i tre partigiani condannati a morte. Durante la notte però gli ufficiali, datisi alla fuga, furono inseguiti e uccisi. Bortolotti, Peruzzo e Silvestri7 furono allora impiccati il 29 luglio sulla pubblica piazza, quale ammonimento per la popolazione. Per lo storico Renzo Francescotti, Peruzzo, anziché impiccato a Sappada, sarebbe stato fucilato a Fonzaso.8 Dolores seppe della morte del padre da un detenuto originario di Sappada, dipendente di un albergo che dava sulla piazza, che aveva visto lo svolgersi della raccapricciante scena dal finestrino della cantina. Aveva saputo i nomi dagli stessi tre condannati che erano stati fatti sostare in una stanza dell’albergo durante le ore in cui veniva preparato il capestro. 6

G. NICOLLI, op. cit., p. 64.

Manlio Silvestri fu una delle figure più eroiche della resistenza veneta secondo lo storico Aldo Sirena. A “Monteforte” fu intitolata una brigata operante nelle Valli di Non e di Sole, il cui comandante era Mario Carrozzini. 7

8 R. FRANCESCOTTI, “Ora e Veglia”: la resistenza nel Lagorai, in F. DE BATTAGLIA, Lagorai, Bologna, Zanichelli, 1989, p. 135. Anche in Sotto il sole di Spagna, Trento, Ed. Innocenti, 1977, p. 157, per Francescotti, Angelo Peruzzo sarebbe stato fucilato a Fonzaso nell’agosto del 1944.

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