Frutti dimenticati e biodiversità recuperata. Casi studio: Calabria e Trentino Alto Adige

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Circa l’origine di questi gruppi sappiamo con certezza che appia e calamana sono romane; mantovani, rosmarini e musetti sono autoctone; mentre provengono dal nord (Impero austro-ungarico) i massanzeri e zigolani. Circa i dall’olio o dalle coste, biancheri, del ferro, ruggini neri, se le ipotesi prima avanzate sono corrette, anch’essi proverrebbero dall’area dell’Impero asburgico, mentre i seslaroi dal Veneto. Sull’origine delle altre varietà nulla si può dire. Circa la presenza di altre varietà, tuttora esistenti, i limonzini potrebbero essere quei pomi che si potevano cogliere solo dopo il giorno di San Bartolomeo (24 agosto), stante la Carta di Regola di Cles (Valle di Non) del 1641. Nella metà dell’Ottocento si incominciarono a introdurre nei brolii quelle varietà che decretarono il successo commerciale delle mele trentine e in particolare la fama della Valle di Non. Si tratta di Renetta dei Carmelitani, Parmein Dorata, Calvilla Rossa d’Inverno, Renetta Ananas, Gravenstein, Renetta d’Orleans e Renetta Canada che, accanto a Napoleoni, Mantovani, Limonzini, Massanzeri, Rosmarini, Spitzlederer e Rosso Nobile, venivano spediti a Vienna a mezzo ferrovia confezionati in barili da 50 e 100 kg. Nell’ultimo quarto dell’Ottocento furono introdotte anche la famosa Calvilla Bianca d’Inverno, la Jonathan e successivamente, ai primi del Novecento, la Renetta Champagne e il Belfiore Giallo; nell’intervallo fra le due guerre si è aggiunta la Bella di Boskoop. Queste cultivar, di origine francese, olandese, tedesca e americana, sono oggi tutte abbandonate, a eccezione della Renetta Canada, e sopravvivono in rari esemplari quasi tutti oltre la quota della coltivazione intensiva ovvero oltre 850 metri. Comunque si tratta di varietà ampiamente descritte nelle pomologie, che negli ultimi anni si è ripreso a coltivare a livello amatoriale per il desiderio di riscoprire profumi e sapori perduti. Le varietà coltivate un tempo si distinguevano in base all’utilizzo: da mensa e da cuocere; quest’ultima tipologia è stata del tutto abbandonata, salvo la recente rivalutazione in tal senso della Renetta Canada. Le varietà più utilizzate per cuocere erano Gravenstein, Napoleoni, Renetta d’Orleans, Renetta Champagne, Bella di Boskoop. Pero La storia della coltivazione del pero in Trentino è pressoché analoga e concomitante a quella del melo fino agli anni Settanta del ‘900. Da allora questa coltivazione fu abbandonata a livello commerciale. Fino alla Prima Guerra Mondiale il pero godeva dei maggiori favori rispetto a qualsiasi altra specie frutticola. Pertanto si era fatta, soprattutto dalla fine del Seicento a tutto il Settecento, un’ampia azione di selezione e ricerca in Francia, Belgio, Inghilterra e Germania, ottenendo centinaia di nuove

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