Ecoscienza 3/2018

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ECOSCIENZA Numero 3 • Anno 2018

LE ASSOCIAZIONE AMBIENTALISTE DI FRONTE ALLA SEN Riportiamo di seguito gli interventi di commento alla Strategia energetica nazionale da parte di Wwf, Legambiente e Greenpeace, tra le principali associazioni ambientaliste attive nel nostro paese.

L’investimento sulle rinnovabili è un investimento nel futuro

Obiettivi ambiziosi e lungimiranti, ora serve un cambio di rotta

Mariagrazia Midulla

Katiuscia Eroe

Responsabile Clima ed energia, Wwf Italia

Responsabile energia Legambiente

La grande novità della Strategia energetica nazionale (Sen) è stata senz’altro la formalizzazione dell’obiettivo di uscire dal carbone nella produzione di energia elettrica entro il 2025: solo un anno fa, sarebbe stato impensabile. Questo è un passo importante nella lotta contro il cambiamento climatico, che ha premiato la campagna del Wwf, di molte associazioni e di gruppi di cittadini nazionali e locali. Positivo anche che la Strategia parta dall’obiettivo che l’Italia possa superare gli obiettivi europei di riduzione delle emissioni al 2030. Ci auguriamo che questo sia il segno che il nostro paese si sia reso conto che “resistere” alla rivoluzione energetica in corso è controproducente. Certo, non sono tutte rose e fiori, nel documento varato dai ministri Calenda e Galletti; forte è il rischio che succeda come per la Sen precedente, che cioè si perseguano soprattutto le parti che favoriscono lobby forti e influenti, portando all’aumento a dismisura delle infrastrutture del gas, per esempio, nonostante con il Ref-E abbiamo dimostrato che questo non è affatto necessario né nel breve, né nel medio termine (tantomeno nel lungo, ovviamente)1, anzi rischia di costituire una vera e propria zavorra, in un prossimo futuro. Nei mesi successivi al varo della Sen, anche per la campagna elettorale e l’incertezza che è seguita alle votazioni, non ci sono stati provvedimenti attuativi, né passi per rendere concreta l’uscita dal carbone. Anzi, sono già cominciate le manovre per differire o cancellare questo impegno, vale a dire rinviarlo al 2030, blaterando di costi enormi: omettendo, come al solito, di quantificare i benefici, a partire da quelli per la salute e la spesa sanitaria. Oltretutto, ogni centesimo investito nelle energie rinnovabili e nel risparmio ed efficienza energetica è un investimento nel futuro; ogni minuto di ritardo a vantaggio dei combustibili fossili è una pesante ipoteca sul futuro energetico

e produttivo, nonché una perdita (anche economica) per la collettività, in termini di costi esternalizzati. Sono ancora timidi i segnali di cambiamento da parte dei giganti dell’energia, soprattutto quelli che hanno nei combustibili fossili il proprio core business. Eppure, sia Enel che Eni sanno bene che la transizione sta accelerando, nonostante il contesto internazionale, e occorre accelerare anche la propria trasformazione. È importante che nella Sen si dica di puntare su fonti rinnovabili ed efficienza per ridurre la dipendenza dall’estero, e conseguentemente sia stato aumentato l’obiettivo al 55% del settore elettrico entro il 2030 per le energie rinnovabili. Questo porterà un vantaggio economico anche nella riduzione del fabbisogno di altri combustibili, in primis il gas. Le importazioni di combustibili sono destinate a calare del 12%. Proprio sul gas ci sono le maggiori incognite: anche se si è rinunciato a nuovi rigassificatori, si insiste su nuove infrastrutture e, soprattutto, si mette sullo stesso piano mobilità elettrica (il futuro) e mobilità a gas (una peculiarità italiana ormai sorpassata, che non dà alcuna prospettiva competitiva al sistema Italia). Quel che ancora manca è l’ambizione di lungo periodo, l’obiettivo carbonio zero, si ha l’impressione che lo scenario 2050 si sia adattato alle stime 2030 e non il contrario. Eppure, con un pizzico di coraggio in più, potremmo finalmente essere un paese leader in Europa, non più un ostacolo che guarda al passato. Un banco di prova sarà costituito dai prossimi passi, la strategia di lungo termine che la Ue deve esaminare a inizio del prossimo anno, e il Piano Clima ed energia che il governo dovrà varare, presumibilmente, entro quest’anno. NOTE

www.ref-e.com/it/downloads/otherspublications/phase-out-del-carbone-al-2025

1

Sono diversi gli elementi positivi contenuti nella Strategia energetica nazionale presentata dal governo, a partire dagli obiettivi di raggiungimento di sviluppo delle fonti rinnovabili, di efficienza e riduzione dei gas serra. Obiettivi importanti che si accompagnano alle dichiarazioni del nuovo governo italiano in Europa, che finalmente dopo tanti anni torna a far dell’Italia un paese in grado di stimolare e spingere l’Europa verso obiettivi ambiziosi e lungimiranti. Anche l’uscita dal carbone al 2025 rappresenta una buona notizia, e soprattutto un passo importante verso l’obiettivo di decarbonizzazione al 2050. Tutti obiettivi che dovranno essere confermati e migliorati nel Piano Energia e clima che l’Italia dovrà recepire entro aprile 2019. Due i principali elementi negativi del documento, da una parte il ruolo ancora da protagonista del gas, che seppur rappresenti una fonte importante ai fini della transizione, risulta avere un peso troppo elevato che mette a rischio gli obiettivi di uscita dalle fonti fossili per il nostro paese. Dall’altra, seppure gli obiettivi per le fonti rinnovabili siano da considerarsi positivi, questi risultano improbabili da raggiungere stando ai numeri della Sen e alle analisi fatte da Legambiente ed Elemens nello studio Roadmap di decarbonizzazione al 2030 e oltre. Per raggiungere i target previsti dalla Sen al 2030, infatti, il documento punta sull’eolico– che dovrà raddoppiare la sua potenza installata – e sul solare fotovoltaico – che dovrà invece triplicarla – dimenticando il forte contributo che le altre fonti potrebbero dare, soprattutto in ottica di generazione distribuita e di valorizzazione delle risorse disponibili nei diversi territori. Non solo, ma senza chiari segnali di cambi di rotta sulle politiche di sviluppo delle nuove tecnologie in

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