NaturaSì Magazine | MAGGIO 2016 | NUMERO 7

Page 25

perché ho scelto bio

in Patagonia con l’Happy Family

Negli scorsi mesi vi avevamo raccontato dell’Happy Family, pronta per il suo viaggio in Sud America. In questo numero, pubblichiamo volentieri questa lettera dalla Patagonia in cui Sebastien, Alberta e le piccole Angela e Anna raccontano come sta andando la loro avventura. Ciao carissimi, qualche mese fa, quand’è uscito l’articolo del magazine che presentava il nostro progetto di scoperta del biologico e della sostenibilità in Sud America, si trattava solo di un sogno per il quale stavamo investendo tutte le nostre forze e speranze. Ora, quasi magicamente, ci troviamo seduti al tavolo di un campeggio di El Chalten, di fronte a noi l’imponente Fitz Roy, una delle vette più battute dagli alpinisti di tutto il mondo, a raccontarvi di quello che è stato il nostro viaggio fino a questo punto. Siamo a oltre 1400 km di distanza da Ushuaia, la città che ci siamo lasciati alle spalle il 20 gennaio, carichi di un bagaglio di aspettative e illusioni. Le emozioni accumulate lungo questi chilometri sono tante, s’intrecciano tra loro e tra noi. L’attraversamento della parte bassa della Patagonia, che ci ha impegnato fino ad ora, è stato dedicato più alla famiglia e a trovare un ritmo tra noi quattro e nel viaggio. Si tratta di una zona prevalentemente semidesertica e battuta dai venti che, senza sosta, prendono la rincorsa

attraversando il territorio da nord-ovest a sud-est… praticamente ce li troviamo sempre contro! Sapevamo fin dell’inizio che sarebbe stato così. Quando si è preparati psicologicamente, affrontare le difficoltà dovrebbe essere più semplice, ma quando le raffiche arrivano a 80/100km/h, l’umore ne risente inevitabilmente e, nelle infinite e monotone distese di pampa, alle volte è veramente duro tenere alto l’entusiasmo. La scelta di partire così a sud non è stata casuale: i dislivelli e le alture sono più clementi e si tratta di aree sotto vari aspetti più sicure di altre. In questi spazi sconfinati non si vede molto altro che estancias, immense tenute terriere con pascoli di pecore, selvaggi guanachi e arbusti di calafate (bacche simili ai mirtilli), che spesso abbiamo raccolto. L’agricoltura è praticamente assente, tranne qualche sporadica serra: il clima rigido non permette la coltivazione a pieno campo che delle patate, comunque non comuni da vedere. Distanze infinite separano una città o un paese dall’altro. Il problema principale dell’attraversata in bicicletta di queste lunghe distese è proprio la reperibilità di cibo e acqua: ogni goccia diventa preziosa e il cibo non si spreca! Fortunatamente l’ospitalità rende tutto più dolce. I chilometri che ti separano da casa si accorciano ogni volta che una persona ti apre le porte della sua: a Ushuaia siamo stati ospitati da Roberto e Mabel, una

splendida coppia che ci ha preparato una cena calda coccolandoci come fossimo figli o nipoti; lo stesso è successo a Rio Grande, dove Valeria e Guillermo, con le loro due figlie, hanno condiviso con noi tre giorni delle loro vacanze estive, facendoci assaggiare piatti tipici della Patagonia e raccontandoci curiosità dei luoghi. A Punta Arenas, in Cile, abbiamo avuto l’occasione di visitare con Pancho la scuola di agricoltura e una piccola azienda a ortofrutta biologica coltivata solo in serra. In generale i prodotti biologici qui sono molto rari e si trovano solo in negozi specializzati. Ma non mancano le risorse naturali: nella Terra del Fuoco, che il governo argentino sovvenziona per incentivarne lo sviluppo, vengono estratti gas e petrolio. Nel nostro piccolo stiamo cercando di essere autosufficienti: le biciclette sono fornite di dinamo e per ricaricare i nostri dispositivi elettronici ci siamo dotati di due pannelli solari; viaggiamo sempre con almeno 10 litri di acqua, disponiamo di una pompetta fi ltrante e ci regoliamo in base alle risorse idriche della zona da percorrere. A Puerto Natales, siamo andati in cerca del “Turismo el campesino”, una struttura che si occupa di ricettività sostenibile, iscritto alla rete di Couchsurfing e WWOOF Chile e perciò tra i primi punti che avevamo in programma di visitare: con nostra grande sorpresa, Gloria, la padrona di casa, aveva già sentito parlare di noi, come altre persone che abbiamo incontrato lungo la strada ed è stata contenta di ospitarci in casa sua, dove abbiamo condiviso spazio, tempo e storie con altri giovani viaggiatori di tutto il mondo. Insomma, il nostro equipaggiamento colorato, originale e ingombrante non sta passando inosservato! Non è comunque raro trovare persone che viaggino in bicicletta in queste aree desolate, sole, in coppia o con amici, ma non siamo gli unici a viaggiare con i bambini: pochi giorni fa abbiamo incrociato lungo strada una coppia di ciclisti tedeschi con due bambine di 6 anni e 11 mesi, tutti con il sorriso sulle labbra e una serenità profonda nell’animo. Ora ci stiamo preparando per uno dei tratti più difficili che riattraversa il confine tra Argentina e Cile; il tratto è particolarmente duro per la salita sterrata, ma soprattutto perché per 6 km corre in un canale scavato dall’acqua, impraticabile per le nostre biciclette cariche: dovremo fare un passamano con i bagagli o procedere con le biciclette in spalla. Superato il tratto difficoltoso arriveremo a Villa O’Higgins, da dove risaliremo la mitica Carretera Austral, per poi traghettare fino all’Isola di Chiloè, dove ci aspettano paesaggi meravigliosi e le prime grandi aziende biologiche che andremo a visitare. A presto, l’Happy Family! 25


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.