Economy speciale "Pmi, come ripartono i campioni del Pil"

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EDIZIONE SPECIALE / Il calo dei consumi, l’arrivo delle provvidenze, l’imperativo di ricominciare a spendere

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IL VERDE CHE RENDE Una piantagione, il bambù gigante, e una sfida industriale innovativa: è la storia di Forever Bambù, all’insegna della sostenibilità e delle nuove opportunità d’investimento. Perché chi riesce ad intercettare i nuovi trend si prepara a riemergere prima e meglio dalla crisi. E i successi dei migliori lo dimostrano.

Allegato al numero odierno de Il Sole 24Ore

, Ma la crescita a medio lungo MODELLI

OPPORTUNITÀ

SOLUZIONI

• ELIOR / Ristorazione tailor made

• NOIENERGIA / La scossa dell’affiliazione

• DELOITTE / Le 10 regole per crescere

• AUTHENTIC LEADER / Formare le Pmi

• IMPREFOCUS / Così ti allevo l’impresa

• RISTORI & C. / Come fare per averli

• DEEP SPEED / La rivoluzione nautica

• LABORPLAY / Il gaming risolve problemi

• FRANCHISING / Perché è resiliente

• THE LONGEVITY SUITE / Antiage che cresce • JCGREI / Mattone negli Usa per tutti

• ACCELERA HUB / Far volare le aziende

• PROGETTO IMPRESA / Missione finanza • MARKEDONZIA / Marketing per dentisti

• WINELIVERY / 750 mila clienti in 50 città


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EDITORIALE dell’ospite

NORMALITÀ, «WHATEVER IT TAKES»

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on lo possiamo dire con sicurezdipendenti dei settori Ma adesso basta: non è I miliardi europei za per mancanza di dati ufficiali, più quella fase! I vaccini non basteranno, se cresciuti grazie al ma per trovare un anno peggiore funzionano, anche non aggiungeremo Covid – che potrebbero. del 2020, sotto il profilo economico, bisocontro le principali la nostra capacità e Come se tesaurizzare gna risalire più o meno al 1944. Lo scorvarianti del virus, per voglia di spenderli. prevenisse il virus. In ora. E il mondo intero E di spendere anche questo numero speciale so anno, causa pandemia, i consumi sono sta caricando la molla di noi, privati cittadini, i di Economy diffuso con crollati di 120 miliardi rispetto al 2019, una ripresa incipiente, tanti, troppi soldi che Il Sole spieghiamo come qualcosa come 2.000 euro a testa se conche esploderà. invece continuiamo ad e perché chi può deve sideriamo anche i mancati acquisti degli E dunque, consumiamo. ricominciare a spendere. accantonare. stranieri in Italia. Chi ne ha, li investa. La crisi di fiducia Deve: diciamo dovrebbe, Ma lo fanno in pochi che il Covid-19 ci ha per educazione. Ma non Altri nostri partner europei hanno patito perfino tra quei gruppi scaraventato addosso farlo è miopia civica. perdite analoghe, ma non è possibile fare di garantiti – tutto il è innanzitutto paura P.S.: un grazie di cuore al raffronti. C’è, infatti, una differenza che pubblico impiego e i del futuro, e induce a presidente Sangalli per spesso dimentichiamo, simile a quella che pensionati abbienti o i tesaurizzazioni morbose. questo suo editoriale. (s.l.) distingue gli effetti di una malattia che colpisce un organismo forte rispetto alla stessa patologia che attacca un senzialmente da tre cause: convivialità e cultura, alberghi, bar, ristoranti e viaggi. organismo debole. L’Italia è ripetuti lockdown, di cui uno E vengo al “capitolo” turismo. La forza della quello debole, visto che negli totale di tre mesi, riduzione filiera turistica ha sostenuto sempre più il ultimi venti anni il nostro Pil di reddito disponibile e aumento del risparmio precaunostro Pil, anche attraverso la voce “servipro capite reale si è ridotto, zi” della bilancia dei pagamenti. È arrivata zionale delle famiglie per una mentre nell’eurozona è cresciuto a ritmi sostenuti. E non l’ora – non più rinviabile - di preparare un sempre maggiore incertezza è solo un problema di “numeampio piano strategico sul turismo in vista economica. DI CARLO SANGALLI * ri”, perché dietro queste abisdel ritorno alla normalità. Perché, se è vero Dato che questa catastrofe a sali distanze ci sono milioni di cittadini, che la manifattura ha contribuito ad evitalivello globale è stata provocata dalla panre un calo a doppia cifra del Pil nel 2020, demia ci si aspetta che, non appena sarà soprattutto giovani, in difficoltà e incerti il terziario di mercato, e il turismo in partifinita, gli italiani torneranno a spendere sul proprio futuro. colare, possono e devono essere i protagoanche quell’eccesso di risparmio cui ho C’è poi il drammatico crollo dei consumi, nisti della ripresa e di una crescita robusta appena accennato, così come ci auguriamo -10,8% l’anno scorso, determinato ese duratura. un massiccio ritorno di turisti nel nostro Intanto il 2021 si è aperto peggio delle Paese. aspettative, con un primo trimestre ancora Detto questo, è evidente che oggi le priorità debole. Poi, molto dipenderà dalla capacità sono due. Il contrasto al Covid-19, e il Presidente Draghi appare deciso ad accelerare il di cominciare a riformare la nostra economia con l’accompagnamento dei necessari piano di vaccinazione. E la difesa del tessuto produttivo che deve resistere fino al moinvestimenti. Voglio ricordare che sarà difficile raggiungere l’obiettivo del 6% di crescimento della ripartenza, anche se, in alcuni ta che aveva previsto il precedente governo. casi, i danni della pandemia potrebbero essere purtroppo irreversibili. Ci aspetta, dunque, una ripresa tutta in salita che va costruita con coraggio e deterPer questo, una delle prime misure da minazione. Sono, dunque, indispensabili mettere in campo al più presto è un vero le riforme mai realizzate, a cominciare da e grande piano di indennizzi rapportati quella del sistema tributario per ridurre e alle perdite subite dalle imprese nell’intero 2020. Intervento, questo, indispensabile semplificare le tasse. E poi più investimenti per superare uno dei maggiori ostacoli alla per rilanciare la crescita e più Europa. Perché l’opportunità che abbiamo di programripresa nell’anno in corso e cioè la concenmare un futuro diverso è proprio quella di trazione della caduta verticale dei consumi usare al meglio i fondi della Next Generaper alcuni importanti settori: commercio tion Eu. Non dimentichiamolo. non alimentare, in particolare vestiario e * presidente della Confcommercio calzature, trasporti, ricreazione, spettacoli,

PONIAMOCI COME PRIORITÀ LA DIFESA DEL TESSUTO PRODUTTIVO FINO ALLA RIPARTENZA

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SOMMARIO

COVERSTORY

09 RIAVVIAMO IL PIL

50 GENESI LIFE

Andiamo a consumare

Il bambù rende ed è detraibile

12 AIUTI ALLE IMPRESE

28 ELIOR

52 LONGEVITY SUITE

Un bastimento carico di provvidenze

La pausa pranzo tailor made

14 CONSULENZA

30 AUTHENTIC LEADER

I 10 comandamenti della crescita

Il nuovo leader è consapevole

33 CHINA WI

55 INTERNAZIONALIZZAZIONE Il baricentro si sposta a Est

60 LABORPLAY

OPPORTUNITÀ

MODELLI

SOLUZIONI

Affiliamoci... alla Cina

Quanto rende l’eterna giovinezza

Il recruitment diventa un gioco

37 COMUNICAZIONE

63 UNIMPRESAINTELLIGENTE

L’affiliazione buca il video

Se è l’azienda a lavorare per noi

40 ASSOFRANCHISING

64 PROGETTO IMPRESA

Intervista ad Alberto Cogliati

Così si finanzia l’innovazione

17 STOREDEN

42 IMPREFOCUS

66 ET MEMBERS

Toh, chi si rive(n)de

Il commercialista divergente

Rinnovarsi... con le rinnovabili

20 SEALENCE

44 REAL ESTATE

68 INTERFLORA

La reazione che rivoluziona la nautica

Far rendere il mattone

Regalare emozioni? Basta un click

24 WINELIVERY

46 CBD LOGITICS

72 MARKEDONZIA

Sboccia la startup

Il business della canapa light

Il marketing sotto i ferri del dentista

26 FOREVER BAMBÙ

48 NOI ENERGIA

74 IGI INVESTIMENTI GROUP

Il rendimento mette radici

La rete dà la scossa agli affari

Gli angeli custodi delle startup

Supplemento al numero di Marzo di Economy Direttore responsabile Sergio Luciano In redazione Marina Marinetti (caporedattore) Maddalena Bonaccorso, Marco Scotti, Riccardo Venturi Partnership editoriali Aifi; Aiti; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Carlo Cattaneo Liuc; HRCommunity; ilsussidiario.net; 6 Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro

Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori Segreteria di redazione Monia Manzoni Comitato scientifico Franco Tatò, Marco Gay, Anna Gervasoni, Federico Pirro, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Per la pubblicità su questa rivista Oyster s.r.l. Concessionaria esclusiva

Amministratore unico Domenico Marasco

Direttore editoriale Alfonso Ruffo

Economy Group s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777

Distribuzione Pressdi - Via Mondadori, 1 Segrate Tel. 02 7542097

Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano

Stampa Tiber Spa, Via della Volta, 179 - 25124 Brescia Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017 Numero iscrizione ROC: 29993


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COVERSTORY

ANDIAMO A CONSUMARE lI dati parlano chiaro: il reddito disponibile delle famiglie non è crollato e il risparmio privato è addirittura aumentato. È ora di tornare a spendere per ridare ossigeno all’economia reale

COMMERCIO AL DETTAGLIO PER FORMA DISTRIBUTIVA E SETTORE MERCEOLOGICO Dicembre 2020, variazioni percentuali tendenziali su dati in valore (base 2015=100) (a)

FONTE: ISTAT

di Franco Oppedisano

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enz’acqua la papera non galcettori del reddito di cittadinanza. Ci leggia. Se le persone non sono, poi, 7,6 milioni di studenti sotto i spendono i loro soldi, i com15 anni che devono, o meglio, dovevano mercianti non vendono, si riempiono i andare a scuola e un terzo abbondanmagazzini e i conti delle imprese vanno te della popolazione in età da lavoro è in rosso. E le imprese, poi, licenziano e inattiva (13,4 milioni di persone). Tra chiudono. Questo paradigma è ancora quest’ultimi, quasi novecentomila tra più vero al netto della pandemia, anche disoccupati e lavoratori in nero hanno se in questo caso ricevuto nel 2020 RISPETTO ALL’ULTIMO TRIMESTRE interpretare i il reddito d’emerDEL 2019, IL CALO COMPLESSIVO numeri diventa genza, mentre alDEL REDDITO È STATO DELLO 0,23% più complicato, tri possono aver MA I CONSUMI SONO CROLLATI meno lineare, subito solo delle perché non tutti hanno pagato lo stesso conseguenze indirette dalla pandemia, prezzo per i lockdown e per la coloracome un ritardo o la mancanza di un zione varia delle zone. A partire da chi pagamento di una rendita. Insomma, dovrebbe spendere. tenendo conto dei pensionati che lavoUna larga fetta della popolazione, inrano ancora, solo poco più di 20 milioni fatti, non ha subìto cali di reddito: 16 di italiani, più o meno uno su tre, posmilioni di pensionati, 3,5 milioni di sono aver avuto problemi di reddito. lavoratori pubblici e 3,5 milioni di perMolti hanno continuato a lavorare in

12 AIUTI ALLE IMPRESE È IN ARRIVO UN BASTIMENTO CARICO DI... PROVVIDENZE

14 CONSULENZA I 10 COMANDAMENTI PER FAR CRESCERE L’IMPRESA

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COVERSTORY

smartworking o in fabbrica. Altri hanno online. Invece, commenta l’Istat, «nel avuto varie forme di aiuti: 7 milioni di complesso del 2020 le vendite al dettalavoratori hanno usufruito della cassa glio sono state fortemente influenzate integrazione, i bonus sono arrivati a dall’emergenza sanitaria, che ha deterquasi 6 milioni di lavoratori autonomi, minato una flessione annua del 5,4%, dipendenti a tempo determinato dell’acon una forte eterogeneità dei risultati gricoltura, lavoratori dello spettacolo e sia per settore merceologico, sia per a quasi mezzo milione di professionisti. forma distributiva». E gli analisti dell’iAnche se bonus e cassa integrazione stituto mettono fila le percentuali. Da non possono essere paragonati, in ogni una parte chi ha dovuto chiudere e ha caso, ai redditi percepiti nel 2019, non pagato dazio come i commercianti di c’è stata una caduta verticale delle enabbigliamento e pellicceria (-23,4%) o trate. Lo certifica anche l’Istat: secondo di calzature, articoli in cuoio e da viagl’Istituto di statistica, nel primo trimegio (-14,6%). Dall’altra chi ha potuto stre del 2020 il reddito delle famiglie tenere le saracinesche alzate non si può consumatrici è diminuito dell’1,6%, nel lamentare, anzi cresce, come le dotaziosecondo del 5,8% ed è aumentata del ni per l’informatica, telecomunicazioni, 6,4% nel terzo trimestre. telefonia (+15,3%) o l’utensileria per Facendo due calcoli, rispetto all’ultimo la casa e ferramenta (+2,3%) o mobili, trimestre del 2019, il calo complessivo articoli tessili e arredamento (+0,5%). si riduce allo 0,23%. Poco, molto poco. Complessivamente, le vendite di beni La spesa per i consumi, invece, è scesa alimentari sono cresciute sia in valore del 6,4% tra gennaio e marzo 2020, si è (+6,6%) che in volume (+5,7%), menridotta dell’11,5% nei tre mesi succestre quelle dei beni non alimentari sono sivi, quelli del lockdown più rigido, ed è crollate in volume del -9,4% in valore e cresciuta del 12,1% solo durante i mesi del -9,5% in volume. Una debacle che di luglio, agosto e settembre, quando nessun ristoro sta ristorando. sembrava che la pandemia fosse alle noLa Cgia di Mestre ha calcolato che gli stre spalle. Comunque, non si è ancora aiuti diretti erogati fino ad ora dal Gotornati a fare la spesa come nel 2019. verno alle attività economiche coinvolte Questo calo non dalla crisi pandeA SOFFRIRE DI PIÙ SONO LE VENDITE dipende, o solo mica «sono stati AL DETTAGLIO CON VENDITE CALATE in minima pardel tutto insuffiDEL 10,1% E PICCHI DEL -14,4% te, dalle entrate cienti» a lenire le PER GLI ESERCIZI NON ALIMENTARI delle famiglie, difficoltà subite ma nessuno è ancora in grado di dire dagli imprenditori, quasi esclusivamenquanto sia dovuta a una precisa volontà te legati al commercio e al turismo. Dal di risparmiare degli italiani, quanto alla Decreto Ristori sono arrivati solo 29 michiusura dei negozi e quanto dai forzati liardi di euro, a fronte di perdite di fattucambiamenti di abitudine degli italiani. rato 2020 che sfiorano i 423 miliardi di Le limitazioni, infatti, hanno oggettivaeuro. Il tasso di copertura, dunque, non mente ridotto i bisogni delle persone e supera il 7%: «un’incidenza risibile», sedi conseguenza i loro acquisti. Perché condo la Cgia. volere un vestito nuovo se non si esce A soffrire di più sono i piccoli: «I dati da casa? O comprare una nuova tuta da sulle vendite al dettaglio del 2020 disci se non si può sciare? O acquistare mostrano come l’emergenza sanitaria un’auto nuova se non si può andare da abbia impattato sulle abitudini di acquinessuna parte? sto dei consumatori, modificando forteIn questa situazione, poi, i commercianmente i loro comportamenti: nell’anno ti non soffrono tutti nello stesso modo: segnato dalla pandemia e dai lockdown, il comparto alimentare va molto bene si registra un boom per l’e-commerce, (nei primi undici mesi del 2020, seconche cresce del +34,6% rispetto al 2019» do Coldiretti, le vendite sono cresciute sottolinea Carlo Rienzi, presidente di del 3,3%) almeno quanto il commercio Codacons. «A fare le spese di tale situa-

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RACCOLTA DEPOSITI E OBBLIGAZIONI DA CLIENTELA DELLE BANCHE IN ITALIA MLD €

VAR. % A/A

dic-15 dic-16 dic-17 dic-18

1.736,5 1.728,0 1.728,0 1.731,8

-0,2 -0,5 0,0 0,2

dic-19 gen-20 feb-20 mar-20 apr-20 mag-20 giu-20 lug-20 ago-20 set-20 ott-20 nov-20 dic-20

1.813,3 1.800,8 1.820,5 1.834,7 1.851,4 1.867,8 1.861,5 1.885,6 1.897,8 1.909,4 1.942,7 1.929,1 1954,9

4,7 4,4 5,3 4,3 5,2 5,8 4,4 5,6 5,2 6,1 7,5 5,7 7,8

FONTE: ABI

zione i piccoli negozi, per i quali il 2020 è stato l’anno nero, con le vendite calate del 10,1% su base annua e picchi del -14,4% per gli esercizi non alimentari». Neanche i saldi iniziati negli ultimi mesi hanno mutato le cose. Secondo il Centro studi retail di Confimprese anche uno sconto medio del 34% sta spingendo le persone ad acquistare e si una registra contrazione media delle vendite in store del -32,8% rispetto allo stesso periodo 2019. «Il crollo maggiore» spiega Mario Resca, presidente Confimprese «si registra nel beauty, a -45%, seguito dall’abbigliamento, a -42,8%. I saldi non riescono a controbilanciare l’andamento negativo dei consumi. La speranza di recuperare nel periodo natalizio parte delle vendite perse a causa del primo lockdown, garantendo così la sopravvivenza delle nostre imprese e dei posti di lavoro, non si è purtroppo concretizzata. I saldi invernali non potranno ricompensare la perdita di 15 miliardi di ricavi nei mesi di novembre e dicembre. I magazzini sono pieni di merce che rischia di rimanere invenduta».


RIAVVIARE IL PIL

Si ingolfano i magazzini mentre i conti correnti negli istituti di credito si gonfiano. Perché, qualsiasi sia la motivazione, la propensione al risparmio delle famiglie italiane, ovvero la quota parte di reddito che viene messo da parte, è sempre aumentata nell’ultimo anno: nell’ultimo trimestre del 2019 era dell’8,9%, si è passati al 12,5% nel primo trimestre del 2020, all’11,5% del secondo e al 14,6% del terzo. La pandemia, insomma, ha fatto esplodere il risparmio precauzionale, ovvero quello più liquido. Secondo il bollettino mensile dell’Associazione bancaria italiana, i depositi (in conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) sono aumentati, a dicembre 2020, di oltre 162 miliardi di euro rispetto a un Insomma, il denaro c’è. Quello che mananno prima (variazione pari a +10,3% ca ancora è un sentiment positivo delsu base annuale) arrivando alla cifra le famiglie verso il futuro, le occasioni record di 1.736,9 miliardi di euro che d’acquisto e il ritorno a una vita normadiventano 1904 se si contano anche i le che implichi un depositi postali. Senza conside- TRA DENARO, CERTIFICATI DI DEPOSITO, aumento dei bisoPRONTI CONTRO TERMINE E DEPOSITI gni. Non è poco, rare il denaro POSTALI IL RISPARMIO PRIVATO HA ma è necessario. liquido tenuto TOCCATO QUOTA 1904 MILIARDI DI EURO «La pandemia» si sotto il materaslegge in una indagine realizzata sul riso o quello depositato nelle 3,4 milioni sparmio da Intesa SanPaolo e dal Centro di cassette di sicurezza che si trovano Einaudi «ha congelato i piani di acquisto nelle filiali delle banche italiane. Nese di investimento dei privati, aumentansuno sa quanto sia ed è certamente sbado la liquidità, ma il processo di accegliato pensare che questo denaro siano lerazione del risparmio precauzionale, solo di provenienza illecita.

pur comprensibile, non dovrebbe durare troppo a lungo perché Il suo impatto macroeconomico è recessivo. Si tratta di riserve che eccedono il normale tasso di risparmio, che negli ultimi quindici anni è già passato dal 7,3% all’11,8% del reddito (pre-pandemia), in coerenza con l’aumento delle ragioni razionali per risparmiare. Se nel 2021 i due terzi di questa riserva supplementare fossero rimessi in gioco, potrebbero triplicare la capacità di attivazione della ripresa innescata dal primo anno del Recovery Fund e potrebbero rendere realistica la prospettiva di una ripresa».

Torniamo a spendere, prima che torni l’inflazione

U

no dei motivi che dovrebbe spingere gli italiani ad acquistare dovrebbe essere uno spauracchio degli Anni Settanta che ormai non considera più nessuno: l’inflazione. Lo scorso anno non solo non ha mai fatto rumore, ma addirittura è andata sottozero, ovvero i prezzi sono scesi dell’0,2% contro l’aumento dello 0,6% registrato nel 2019. Numeri da prefisso telefonico provocati prima da una crescita asfittica del Pil e poi dalla crisi economica legata alla pandemia, ma che potrebbero cambiare in fretta una volta terminata la paura del virus. Una ripresa econo-

mica sostenuta, normalmente genera inflazione, ma ci sono altri motivi che fanno pensare gli analisti a una possibile rialzo dei prezzi. Il primo è che le banche potrebbero decidere di trasformare in crediti alle imprese e alle famiglie l’enorme base monetaria prodotta dalle banche centrali che finora è stata tenuta a riserva. L’aumento della moneta circolante, di norma, genera inflazione. Il secondo motivo è legato all’aumento delle disponibilità di reddito delle famiglie spinte da politiche fiscali accomodanti per uscire dalla crisi economica. Il terzo motivo è geopoli-

tico: l’emergenza sanitaria e gli attriti tra Usa e Cina hanno convinto molti a fare un passo indietro sulle scelte di globalizzazione e ciò rischia di far aumentare i prezzi delle produzioni e, di conseguenza, quelli al consumo. Per ora a gennaio l’inflazione in Italia ha rialzato la testa e, dopo otto mesi , è tornata positiva a quota +0,5%. Colpa, soprattutto, del petrolio che ha riconquistato la quota di 60 dollari al barile. Ma, visto il rialzo dei prezzi delle altre materie prime e dei costi di noleggio delle navi mercantili che portano la merce in giro per il mondo, potrebbe essere solo l’inizio.

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COVERSTORY

È in arrivo un bastimento carico di... provvidenze Non è facile districarsi nel mare magnum di bandi, sovvenzioni, finanziamenti garantiti e agevolazioni fiscali previste per le imprese. Ma per chi lo fa di mestiere è ordinaria amministrazione

on si sa se sia più difficile ottenere il denaro o districarsi dentro le misure decise nei vari decreti a favore delle aziende grandi e piccole. Già nel marzo 2019 Luigi Di Maio, allora ministro dello Sviluppo economico, aveva dato alle stampe un corposo libro di 112 pagine che cercava di spiegare gli incentivi statali previsti per le aziende. Poi con la pandemia si sono aperte le cateratte del cielo. Nella pagina istituzionale del Mef che le elenca, ora, ce ne sono oltre una cinquantina, alle quali vanno aggiunti le sovvenzioni regionali e i bandi delle società controllate dal ministero. Un mare magnum di provvedimenti che fanno andare in soffitta la locuzione “a pioggia” per diventare, restando nel meteorologico, una “bomba d’acqua”. Anche perché molte volte dietro al titolo si “celano” diversi provvedimenti, vari incentivi, molte deduzioni fiscali su differenti elementi di spesa. Insomma, è facile perdersi, non solo d’animo. E invece: nel 2020 sono nate 292mila nuove imprese in Italia, che hanno largamente compensato le 273mila chiusure di battenti, facendo anzi crescere il totale delle imprese in attività Italia fino a superare i 6 milioni. Certo, sono imprese che, in questo momento, hanno più domande che risposte, anche perché a fronte di provvedimenti sbandierati mancano ancora all’appello 547 decreti attuativi senza i quali le norme approvate restano mere

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dichiarazioni d’intenti. Questi ritardi rischiano da una parte di compromettere le riforme economiche varate dai due Governi presieduti da Giuseppe Conte e dall’altra far perdere solo tempo agli imprenditori. Il che non significa certo che a sovvenzioni, crediti d’imposta, bandi e quant’altro non si riesca ad accedere. Per riuscire a galleggiare in questo mare di norme, il consiglio è informarsi sui giornali specializzati, ma soprattutto rivolgersi a chi segue da vicino la produzione legislativa come le associazioni e i consulenti. I fondi sono stati allocati, le opportunità ci sono e gli aiuti potrebbero ancora arI FONDI SONO STATI ALLOCATI E LE OPPORTUNITÀ NON MANCANO MA È MEGLIO FARSI ASSISTERE DA SOCIETÀ SPECIALIZZATE

rivare, basta individuare quelli a cui si ha diritto, badando bene ai particolari perché è nei dettagli che si nasconde il “diavolo”. E facendosi consigliare, per non trovarsi di fronte a circolari dell’Agenzia delle Entrate che recitano esattamente così: «L’aiuto non può essere concesso a imprese che si trovavano già in difficoltà (ai sensi del regolamento generale di esenzione per categoria) il 31 dicembre 2019 in base alla definizione di cui all’articolo 2, punto 18, del regolamento (Ue) n. 651/2014 della Commissione, del 17 giugno 2014, che dichiara alcune categorie di aiuti compatibili con il mer-

cato interno in applicazione degli articoli 107 e 108 del trattato (Gu L 187 del 26.6.2014, pag. 1). Qualsiasi riferimento nel quadro temporaneo alla definizione di “impresa in difficoltà” di cui all’articolo 2, punto 18, del regolamento (Ue) n. 651/2014 deve essere inteso come riferimento alle definizioni contenute rispettivamente nell’articolo 2, punto 14, del regolamento (Ue) n. 702/2014 e nell’articolo 3, punto 5, del regolamento (Ce) n.1388/2014». Capito? Beati voi. «Non c’è soltanto un problema di comprensione delle norme» spiega Rocco Abbondanza, managing partner di Rsm, società specializzata in revisione e organizzazione contabile, consulenza societaria e finanziaria. «Bisogna sapere che esistono e come presentare la domanda in modo che venga accolta o come partecipare a un bando correttamente. Spesso, poi, le aziende, specie quelle più piccole, non sanno neanche che possono ottenere dei contributi pubblici. Il supporto dei consulenti diventa importante anche quando riescono a mettere insieme più imprese, di solito anche concorrenti tra loro, per ottenere fondi con un contratto di rete o un consorzio».


RIAVVIARE IL PIL

Sono, invece, tutto sommato, più facili i bandi e gli incentivi messi in palio, è il caso di dire, dalle varie emanazioni del ministero dell’Economia e delle Finanze come Invitalia, dagli istituti pubblici come l’Inail o dalle Regioni. Sono meno numerosi e più chiari di quelli che fanno riferimento a decreti legislativi zeppi di rimandi ad altre leggi. Ma in questi casi bisogna fare molta attenzione al tempo. Bisogna venirne a conoscenza il prima possibile per riuscire a metter insieme le carte per partecipare e bisogna essere veloci con il mouse. Per la maggior parte di questi bandi, infatti, i fondi sono sempre limitati e, per non far torto a nessuno, l’amministrazione erogante ha deciso di non scegliere e lasciare tutto nelle mani di chi vuole il denaro, letteralmente. Come in un duello del Far West vince il più veloce. Sono i famigerati click day resi ormai famosi da quando l’ha usato l’Inps per ottenere i bonus per le partite iva. Il record, non ufficiale, in questa competizione sembra spettare a un bando di Invitalia del maggio scorso per il rimborso di dispositivi di protezione per i dipendenti della propria azienda: c’era 50 milioni di euro a disposizione e si

sono esauriti in un secondo e mezzo, deve essere sottoposta al vaglio della 3.150 le aziende ammesse, 191.025 Commissione. Dai suoi resoconti si quelle escluse. evince che il Governo italiano finora Questa modalità di assegnazione dei ha chiesto e ottenuto l’autorizzazione fondi sta prendendo così tanto piede per 9 miliardi di euro destinati agli inche esiste già - potete anche non creterventi delle amministrazioni locali, derci ma è vero, 44 miliardi per le IL GOVERNO ITALIANO FINORA una nuova attività, imprese di grandi HA CHIESTO E OTTENUTO - quella del cliccadimensioni, 25 per DA BRUXELLES 107,5 MILIARDI tore, che può far per quelle fino a DI EURO PER LE IMPRESE guadagnare fino 500 dipendenti, a 800 euro. Esistono persino siti che 6,2 per le Pmi e gli autonomi, 18 per offrono il servizio di cliccaggio a patutte le aziende, 1,7 miliardi per agrigamento evidenziando record vicino coltura e allevamenti, 1,5 miliardi solo ai 2 secondi o addirittura il servizio di per le imprese che operano all’estero, allenamento per il proprio addetto al 800 milioni per il turismo, 500 per mouse. gli operatori nelle città storiche, 370 Anche se si è molto veloci, però, non milioni per le aziende fieristiche e i è facile capire quanti soldi siano in loro fornitori, 272 milioni per Alitalia ballo, complessivamente, tra garanzie, e 130 milioni per le compagnie aeree. bonus, rimborsi, ristori, agevolazioni In totale l’Italia ha chiesto di spendere fiscali dirette e indirette. per sostenere le aziende una cifra viCi si avvicina andando fino a Bruxelcino agli 107,5 miliardi. Che diventano les, perché ogni forma di aiuto alle 307,5 miliardi se si tiene conto anche imprese, nel regime transitorio pardelle garanzie statali a sostegno dei tito con la pandemia, è permessa, ma prestiti che tutti sperano rimangano solo sula carta. Neanche la Commissione europea, però, è in grado di scrivere quanto è stato speso finora. Gli ultimi dati in questo campo risalgono alla fine di giugno dello scorso anno e li ha rivelati il quotidiano spagnolo El Pais. Alla fine del primo lockdown, per esempio, la Francia era il Paese che aveva speso più risorse nel sistema, con 144 miliardi di aiuti, il 14,1% della somma autorizzata. Seguivano la Germania con 96 miliardi (52,7%), la Spagna con 69 miliardi (5%), e l’Italia con 27,6 miliardi (15,2%). Miliardi già spesi e miliardi che spettano alle imprese. Di diritto. Rocco Abbondanza, managing partner di Rsm Italia. In alto, un capannone industriale in piena attività

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COVERSTORY

Dieci comandamenti per far crescere l’impresa Strategia, competenze e innovazione, sostenibilità: per Ernesto Lanzillo, Leader di Deloitte Private in Italia, sono questi i pilastri che rendono un’impresa di successo e che dimostrano l’importanza di un approccio strategico integrato di fronte a mercati sempre più competitivi e a eventi critici

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e è vero che tutti i grandi sono stati piccoli, non è sempre vero il contrario. Non tutte le piccole imprese riescono a fare il salto di qualità che le porta al successo e a diventare “grandi”. Per riuscirci, può essere utile ascoltare i consigli di chi ce l’ha fatta. Ne è convinto Ernesto Lanzillo, Leader di Deloitte Private in Italia, che di aziende ne conosce tante e al loro successo, spesso, ha contribuito con la sua esperienza da consulente. Insieme a Altis Università Cattolica, Elite di Borsa Italiana e Confindustria, Deloitte Private è tra i promotori del Best Managed Company Award (Bmc), un premio che accompagna le imprese italiane in percorsi di crescita virtuosa e premia quelli che si distinguono per risultati eccellenti. «Anche nel 2020 il Bmc è andato avanti e abbiamo premiato 59 imprese: queste aziende sono ottimi esempi di imprenditoria virtuosa. Per l’edizione 2021, ancora caratterizzata dalla presenza della pandemia, prevediamo oltre 100 partecipanti», spiega Lanzillo. «Le imprese che vinceranno, si distingueranno grazie a queste caratteristiche».

STRATEGIA

COMPETENZE

comunicare con efficacia per rassicurare tutti gli stakeholder».

INNOVAZIONE

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«A spingere questa trasformazione rapida e significativa sono i processi di innovazione, una frontiera che si muove in fretta e che nessuno può più ignorare. Intelligenza artificiale, IoT, machine Learning, robotica: la rivoluzione industriale 4.0 è già iniziata, anche in risposta al crescente bisogno di gestire la produzione in via remota o con ridotta presenza di personale per obblighi di distanziamento. Tutte le aziende devono prepararsi a questi cambiamenti ed adottarli a proprio vantaggio. L’alternativa è rimanere indietro».

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«Il mondo del lavoro si sta trasformando e con esso le competenze per il futuro: per questo è importante, da un lato, prestare massima attenzione al capitale umano in fase di recruiting e, dall’altro, abbracciare una nuova mentalità organizzativa, tale per cui tutta la forza lavoro sia più flessibile e disponibile a un costante aggiornamento. Anche l’imprenditore deve intraprendere percorsi di formazione verso nuovi stili di gestione, sempre più influenzati dalla pervasività delle interazioni digitali e dalla necessità di

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«Nessuna impresa può sopravvivere senza una strategia. Sembra una cosa scontata da dire e, invece, non lo è: molte micro e piccole imprese avreb-

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bero un interessante potenziale di crescita, ma invece di porsi ambizioni e obiettivi chiari si accontentano di “sopravvivere”. Un atteggiamento sbagliato in un contesto come il nostro, in cui la crescente integrazione dei mercati porta in alto l’asticella della competizione. Perciò la strategia è il primo elemento di successo: limitarsi a risposte tattiche senza avere una visione di lungo respiro è miope. E la pandemia in corso lo ha dimostrato. Le aziende più resilienti sono state quelle che erano già attrezzate a gestire situazioni di crisi grazie a una strategia articolata. Le altre sono state penalizzate dalla pandemia e potrebbero non risollevarsi».

DIGITALIZZAZIONE

«Tra tutti i processi innovativi, quello che più ha peso è la digitalizzazione. Lo abbiamo visto durante il lockdown e sarà così anche a fine pandemia: il mondo si è profondamente digitalizzato e le imprese devono muoversi di conseguenza. Secondo Istat il grado di maturità digitale delle nostre imprese è ancora basso: c’è molta strada da fare, dunque, ma le imprese digitalmente mature hanno dimostrato


RIAVVIARE IL PIL

NESSUNA IMPRESA, NEPPURE LA PIÙ PICCOLA, PUÒ SOPRAVVIVERE SENZA UNA STRATEGIA durante la pandemia che il vantaggio competitivo maturato grazie alla digitalizzazione porta i suoi frutti. Ora che la direzione è tracciata, tutte le imprese che vogliono crescere devono investire su questo fronte cruciale senza esitazione».

SOSTENIBILITÀ

pandemia che, rendendo impossibile il movimento di merci, prodotti e persone, ha reso evidente l’importanza di una presenza digitale in paesi stranieri con attività di e-commerce. Questo è un passaggio fondamentale se le imprese di piccole dimensioni vogliono internazionalizzarsi e reggere la concorrenza. Lo dimostrano, appunto, le Best Managed Companies, che generano all’estero circa la metà del proprio fatturato – un dato in linea con il trend nazionale, secondo cui l’export delle Pmi tra il 2014 e il 2018 è aumentato del +2,5%, arrivando a toccare volumi di più di 200 miliardi».

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passaggio generazionale, quindi, è di fondamentale importanza».

CULTURA AZIENDALE

«Lo sviluppo dei dipendenti è una priorità strategica, che si può attuare con varie iniziative come training, sistemi di compensazione e rewarding dedicati al benessere del dipendente: un nuovo approccio che prescinde dagli schemi classici di remunerazione e abbraccia politiche di welfare aziendale e di wellbeing. Un importante cambio di mentalità della cultura aziendale che non può essere ignorato dalle aziende che vogliono crescere».

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«Oggi la sostenibilità è un must per le imprese di successo. Un trend che si è affermato negli ultimi anni e che, di sicuro, continuerà a crescere. Ma oltre all’attenzione per il tema ambientale e il cambiamento climatico, si deve prestare attenzione alla responsabilità sociale in senso più ampio: dai membri della propria organizzazione agli stakeholder della comunità in cui operano, le imprese oggi sono chiamate a una nuova forma di responsabilità sociale e civismo che sarà distintiva agli occhi dei consumatori e della collettività. E dunque decisiva per il successo».

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INTERNAZIONALIZZAZIONE

«I modelli vincenti delle passate edizioni del BMC dimostrano che bisogna puntare sul Made in Italy sfruttando il digitale e le nuove tecnologie per conquistare i nuovi mercati emergenti. Una lezione appresa anche con la

PASSAGGIO GENERAZIONALE

«Le aziende a conduzione familiare sono tipiche in Italia: secondo Istat, sono il 75,2% delle unità produttive con almeno 3 addetti e il 63,7% di quelle con 10 addetti e oltre, con presenza marcata di leadership familiare ultra settantenne e l’aspettativa di passaggio generazionale entro 5 anni. La pandemia ha rappresentato per queste aziende un nuovo spunto per riaffermare l’importanza della continuità generazionale e le sue implicazioni sulla strategia aziendale. Già nel report di Deloitte Private Global Family Business Survey 2019 emergeva come la maggior parte (77%) dei leader di aziende familiari non avesse sviluppato una direzione per la propria realtà oltre i 5 anni, riferendo inoltre di adottare un approccio reattivo agli eventi, dunque non congeniale a sostenere il raggiungimento di visione di lungo periodo o ad affrontare shock improvvisi. Questo approccio deve cambiare: disperdere il patrimonio di queste aziende sarebbe una grave perdita per l’Italia e gestirne al meglio il

MISURAZIONE DELLE PERFORMANCE

«Il percorso per la ripresa potrebbe non essere lineare e le aziende sono chiamate a porre in essere un mix di azioni tattiche finalizzate al raggiungimento della strategia. Le variabili in gioco sono numerose e decisamente meno note rispetto ai modelli pre Covid. Per riuscire in questa sfida può essere cruciale la definizione di indicatori di performance che considerino le mutate condizioni e che consentano di monitorare la tempestività dell’avanzamento e la progressione verso i risultati pianificati».

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ADATTABILITÀ

«Affinché le organizzazioni non si facciano trovare impreparate nel prossimo futuro e possano continuare a prosperare, dovranno fare tesoro delle loro esperienze passate e, in parallelo, sviluppare un nuovo dna che consenta loro di guardare al futuro».

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MODELLI

TOH, CHI SI RIVE(N)DE Il catalogo che ha educato gli italiani agli acquisti a distanza torna in forma digitale. Dietro il ritorno di Postalmarket c’è Storeden, tech company veneta che già detiene il 4% del mercato dell’e-commerce di Marco Scotti

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hi non ricorda il mitologico catalogo di Postalmarket, che ha saputo unire gli interessi di diverse generazioni di italiani? Da una parte c’era chi riceveva la rivista per avere qualche idea in più su abbigliamento, lenzuola, stoviglie e altri accessori per la casa. Dall’altra c’erano i più giovani che usavano il Postalmarket soprattutto per le pagine centrali, quelle in cui le “modelle” mostravano qualche centimetro di pelle in più. E nell’epoca pre-internet era già una grande conquista. Il sistema di vendita per corrispondenza venne nel 1959 ad Anna Bonomi Bolchini la quale decide di usare questo catalogo estremamente voluminoso (anche 600 pagine) per raggiungere gli italiani direttamente a casa loro. Il picco viene raggiunto nel 1987 con 1,25 milioni di spedizioni e un fatturato vicino ai 400 miliardi di lire. Poi il lento ma inesorabile declino. Oggi però Postalmarket è pronto a tornare sfuttando l’enorme diffusione dell’e-commerce. D’altronde i vari Amazon o Ebay non sono anch’essi degli enormi cataloghi da sfogliare per poi acquistare e farsi mandare le merci a casa? Partendo da questo assunto, e concedendo un’anticipazione con la copertina su cui campeggia Diletta Leotta, l’azienda è pronta a una seconda giovinezza. Ad agevolare il ritorno del catalogo è Storeden, un’azienda con sede a Villorba – provincia di Treviso – che ha una storia che vale la pena raccontare. «Nasciamo nel 2008 – ci racconta il fondatore Marco Orseoli – come web agency. Da lì la crescita è stata costante: abbiamo poi iniziato a sviluppare gli e-commerce per i nostri clienti impiegando le tecnologie più diffuse. Ci siamo prontamente accorti che la richiesta era di essere semplici e personalizzabili, per venire incontro alle soluzioni e alle esigenze di aziende di dimensioni, settori e specificità estremamente differenti. Da questo percorso è nato quindi Storeden, una soluzione cloud che permette a chiunque di creare i propri canali di vendita, sia tramite social network, sia tramite marketplace, sia nei punti cassa dei negozi fisici: una strategia omnicanale. Con noi le aziende possono in pochi minuti realizzare un ecommerce professionale sincronizzato con i migliori marketplace, la piattaforma è infatti integrata con Amazon, Ebay, Facebook e Instagram, solo per citare alcune delle realtà più note». Una realtà che si sviluppa anche grazie ad una rete di oltre 250 agenzie web tra le migliori in Italia, che hanno scelto di proporre la piattaforma ai propri clienti per supportare chi decide di utilizzare la soluzione con il marketing, ma anche con sviluppi personalizzati, in modo da soddisfare le esigenze di clienti in modo specifico. La soluzione è piaciuta al mercato, tanto che si è già aperta anche al mercato

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SEALENCE

WINELIVERY

LA NUOVA REAZIONE RIVOLUZIONERÀ LA NAUTICA

INSIEME ALLA BOTTIGLIA SBOCCIA LA STARTUP

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FOREVER BAMBÙ

ELIOR

IL RENDIMENTO GERMOGLIA SULLE RADICI DEL MOSO

LA PAUSA PRANZO AI TEMPI DEL COVID

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AUTHENTIC LEADER

CHINA WI

LA NUOVA LEADERSHIP DIVENTA CONSAPEVOLE

E ORA AFFILIAMOCI ALLA CINA

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COVERSTORY MODELLI

europeo. L’anno della pandemia, d’altronde, ha accelerato il processo di espansione: il volume delle vendite on line sulle piattaforme del gruppo è cresciuto del 234%. Già prima dell’emergenza Covid circa il 4% dei siti e-commerce italiani si muoveva su piattaforma Storeden (secondo il rapporto 2020 di Casaleggio Associati). Significa un “piede”, anzi un “piedone” in un mercato che lo scorso anno valeva circa 58,6 miliardi se si contano digital retail ed e-commerce. E la formula sembra essere efficace: ad oggi sono oltre 3.000 le imprese che utilizzano il software dell’azienda veneta; ciò ha portato a visitare i siti costruiti con il loro codice milioni di volte. Ma il 2020 in Storeden non sarà ricordato solo per i record di fatturato e la crescita aziendale. L’azienda ha infatti acquisito un nuovo stabile, che manterrà anche la formula cartacea – da nel corso del 2021 diventerà headquarter vedere modalità e destinatari, visto che unico, una sorta di cittadella dell’ecomla carta costa e internet ha fatto tabula merce con tanto di centro benessere. rasa di tutti i cataloghi – o se si punterà «Per il 2021 – aggiunge Orseoli – abbiamo solo sull’online. Il ruolo di Storeden dunin programma di incrementare la presenque sarà quello di creare l’infrastruttura za all’estero. Stiamo diventando a tutti gli su cui poggerà il rilancio dell’azienda. effetti una piattaforma internazionale con Una missione complicata, ma i nomi che clienti in Usa, Svizzera, Francia, Spagna. già oggi collaborano con la realtà veneta Siamo già operativi in sette lingue e absono diversi: nel food&beverage ci sono biamo una rete di partner che ci consente Nardini e Melinda, nel calzaturiero Scardi coinvolgere i professionisti del web dei pa, Garmont e Pellizzari; nel beauty Star, vari paesi per creare un network di collaEuphidra e Capello Point. E poi c’è anche borazioni». il Bologna Calcio, L’OBIETTIVO È DI CONQUISTARE Ma torniamo a oltre ai centri comIN CINQUE ANNI LO 0,5% DEL MARKET Po s t a l m a r k e t . SHARE COMPLESSIVO, PER UN VALORE merciali SupermeCome detto, la tedia. Un altro dei DI UN PAIO DI MILIARDI DI EURO stimonial del pritemi caldi di quemo numero sarà Diletta Leotta. L’idea è di sto nuovo scenario entro cui si muovono creare una sorta di e-commerce del Made le vendite (online e “offline”) è quello rapin Italy con un obiettivo ambizioso: arripresentato dall’integrazione nei processi vare in cinque anni a conquistare lo 0,5% di vendita delle nuove tecnologie. Così, del market share complessivo, ovvero un chi compra online potrà avvalersi della paio di miliardi di euro a valori costanti. realtà aumentata per vedere come calzi Una missione estremamente ambiziosa un cappotto o se il divano rischia di fare – basti pensare che Amazon ha una sea pugni con il colore delle pareti. E chi inzione dedicata alle produzioni nostrane vece si reca nel punto vendita tradizionale che ha lanciato ormai due anni fa – ma fornirà una grande mole di dati e potrà riche potrebbe perfino andare in porto se si cevere offerte profilate sul singolo utente. ricreasse il legame affettivo tra il catalogo Un aiuto arriverà anche dalla nuova veloe gli italiani. Come altri prodotti iconici cità di connessione 5G, che permetterà di andati in soffitta per diversi motivi, anche gestire circa un milione di dispositivi per Postalmarket è rimasto nell’immaginachilometro quadrato, almeno dieci volte rio del nostro Paese. Il lancio è previsto tanto rispetto alla capacità dell’attuale nei prossimi mesi, rimane da capire se si rete. Non basta: la moda, abituata alle

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passerelle e agli appuntamenti dedicati alla presentazione delle nuove collezioni ora deve fare i conti con il distanziamento. Per questo le piattaforme online possono sopperire a questa mancanza, creando una sorta di showroom virtuale.Quasi a fare da contraltare, un altro effetto della pandemia è l’accorciamento della catena produttiva e distributiva, con il risultato che l’interesse per il “local” è tornato a livelli elevati. «Abbiamo lavorato con trevisonow.it – ci racconta Orseoli – un progetto che raggruppa le attività della provincia e offre la possibilità di vendere i prodotti in un sito che crea una sorta di vetrina locale, avendo però collegati tutti i servizi di pagamento e di logistica collegati. E questo è un modello esportabile in tutta Italia. Altro trend è quello della ristorazione: con la pandemia la richiesta di cibo a domicilio è aumentata a dismisura, noi garantiamo un sistema efficace sia per le consegne che per i pagamenti». Infine, ancora un accenno alla pandemia. «A marzo dell’anno scorso – conclude Orseoli – abbiamo registrato un’impennata di richieste, già dai primi giorni del Covid. Per questo abbiamo offerto la nostra piattaforma con 60 giorni di utilizzo gratuito. Un’iniziativa che è stata apprezzata, visto che abbiamo avuto un incremento delle registrazioni nell’ordine del 400%. I due mesi di prova “free” sono rimasti anche adesso che pure l’emergenza sembra lievemente scemata».


...Noi vogliamo continuare a crederci!

Conuna una superficie di appena lo 0,50 dell’intero pianeta, pianeta, Con superficie di appena lo%0,50% dell’intero DETIENE IL 70 % DEL PATRIMONIO ARTISTICO DETIENE IL 70% DEL PATRIMONIO ARTISTICO DEL DEL MONDO MONDO.


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LA REAZIONE CHE RIVOLUZIONERÀ LA NAUTICA Nella sua Sealence di Buccinasco William Gobbo ha inventato un propulsore che cambierà i paradigmi dello shipping: un idrogetto fuoribordo lineare, sommerso, silenzioso, elettrico, veloce e sostenibile di Sergio Luciano

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uccinasco non somiglia a Menlo Park. E questa fabbrica di brevetti tecnologici avanzatissimi chiamata Sealence non è il garage di Thomas Alva Edison: ma si inventa anche qui, e tanto. Sealence è un grande, pulitissimo capannone dove a piano terra si lavora e nell’ammezzato alcune delle “teste d’uovo” che stanno facendo l’impresa vivono in una confortevole foresteria. Qui si sta reinventando il motore, quello nautico per la precisione. Nautico e subacqueo: e così ci viene in mente anche il capitano Nemo, altro grandissimo inventore. In fondo, il motore prodotto da Sealence si chiama DeepSpeed. “Profondità veloce”. Come il Nautilus. Sealence produce un motore nautico straordinario, elettrico, potentissimo, WILLIAM GOBBO, A SINISTRA, ED ERNESTO BENINI CON UN MODELLINO DI MOTOSCAFO ATTREZZATO CON IL DEEPSPEED subaqueo. Un idrogetto di nuova conceFca. Impegnato su progetti supervisiozione, fuoribordo, silenzioso. Rivoluzionomi e dei marchi. nati direttamente da Sergio Marchionne, nario: con una resa energetica superiore «Mi hanno aiutato a strutturare la finanper esempio l’ottimizzazione dei flussi del 30% ai migliori idrogetti tradizioza aziendale, poi tra la fine del 2018 e la di tesoreria. Da sempre, con l’hobby, anzi nali, che sono tutti entrobordo. Un’idea primavera 2019 abbiamo vinto i bandi la passione, per la nautica. geniale che sarà per la navigazione – non Smart and Start di Invitalia, Intraprendo «Dunque l’idea di base è del 2007. Ma “potrà essere”: sicuramente sarà – quel di Regione Lombardia, un finanziamento per anni non c’è stato abbastanza temche il common-rail è stato per il motore Horizon Sme Fase 1 e altri quattro banpo, non abbastanza denaro. Comunque, diesel: un salto quantico. di nazionali», racconta William. «Fino a incomiciai. Con «Nel 2007 si guaquel momento, il team aveva lavorato IL PRODOTTO HA GIÀ OTTENUTO i primissimi colstò il motore del nell’ombra, la segretezza era la prima LE NECESSARIE COPERTURE laboratori arrimio motoscafo», forma di difesa. Poi abbiamo ottenuto BREVETTUALI E IN POCHI ANNI L’AZIENDA racconta William È STATA VALUTATA 33,5 MILIONI DI EURO vammo a fare i tutte le necessarie tutele brevettuali… in primi prototipi. Gobbo, l’imprenEuropa, in Australia, stiamo finalizzando Il settimo funzionava bene. Era il 2017. ditore-inventore, un signore garbato e i brevetti mondiali. E così nel luglio del Fu allora che decisi di tentare il salto di cordiale, originario di Bova Marina (Reg2019 abbiamo fatto coming-out con un qualità: raccogliere fondi. Presentai il gio Calabria, contrada di mare) e nato a crowdfunding. Abbiamo tirato su 500 prototipo al professor Ernesto Benini, Milano, informatico, caratterialmente mila euro con una prima campagna su dell’Università di Padova. Uno dei masquasi timido, ma determinato, lucido e Crowdfundme. Abbiamo aggregato in simi esperti al mondo di fluidodinamica. tenace come pochi. «Quel motore beveva pochi giorni 126 investitori grazie all’inGlielo mostrai in funzione. Si entusia600 euro all’ora di benzina. Non ricordo teresse suscitato dalla forza della nostra smò, all’istante». più quanto sarebbe costato ripararlo. innovazione. A fine 2020 abbiamo deliNel 2018 arrivarono i primi finanzia‘Me ne faccio uno nuovo’, mi dissi: ‘Eletberato un “Round A” da 7 milioni, di cui menti, da due angel-investors: la famitrico!’ L’idea mi venne così». circa la metà sono stati raccolti in meno glia de Brabant e Maurizio Nicolis di RoPer la sua “prima vita” da superdirigendi 17 giorni con un secondo crowdfunbilant, a capo di una delle più importanti te industriale, William ha lavorato come ding che ha fissato nuovi record Italiani agenzie di branding europea, autrice dei project manager. Dal Banco Bpm alla e non solo. Insomma, il gioco è diven-

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tato grande. Stiamo semplicemente sviluppando la propulsione navale più efficiente che sia mai stata concepita. Il sistema industriale l’ha capito. Spenderemo meno per arrivare prima e l’acqua sarà l’unica impronta che lasceremo dietro di noi». Il vantaggio competitivo di quest’invenzione assoluta risiede nelle innovazioni fluidodinamiche che William e i suoi hanno apportato a una propulsione tecnologicamente matura, appunto l’idrogetto classico: l’idea chiave che fa fare al DeepSpeed un salto tecnologico quantico è che nell’idrogetto classico l’acqua per entrare nel motore deve superare un gomito, risucchiata da una pompa, e viene poi espulsa dalla turbina. In DeepSpeed, invece, l’acqua entra ed esce, creando la spinta propulsiva, senza curve viziose, in un flusso assolutamente lineare. Questo è il cuore dell’innovazione, che garantisce un risparmio di energia tra il 30 e il 50% rispetto a un idrogetto classico. A parità di forza propulsiva si risparmia il 50%. Se si spinge di più, si scende al 30% ma si superano di molto i limiti di velocità degli idrogetti classici e delle eliche. «Tutto qui – dice William, con semplicità – Ma da noi sono già passati quasi tutti i grandi marchi della motoristica navale del mondo, dalla Wartsila a Zf. La nostra innovazione è dirompente, l’hanno capito tutti». La start-up innovativa Sealence oggi conta su 3 professori, 11 progettisti e 5 designer/creativi, tutti organizzati come solo un project manager sa fare, sono

IL DISEGNO IN SEZIONE DI UN SUPERYACHT ATTREZZATO CON DUE PROPULSORI DEEPSPEED DELLA SEALENCE

pochi ma sembrano strutturati come in ma per la diportistica, poi i grandi yacht, una grande azienda efficiente. Ed è tutpoi lo shipping commerciale oceanico. to – sono tutti! - necessari per gli ulte«Questo motore non è un idrogetto clasriori passi di perfezionamento di un’insico – spiega William Gobbo, e quando venzione che però già fa materialmente illustra la sua creatura gli brillano gli ocmostra di sé spingendo a velocità folle chi – è un jet fuoribordo di ispirazione un motoscafo da aeronautica, che IL MOTORE È UN JET FUORIBORDO competizione viene collocato DI ISPIRAZIONE AERONAUTICA CHE sulle acque del sotto la linea di OTTIMIZZA LA FLUIDODINAMICA laghetto di Buccigalleggiamento, PER NON DISPERDERE POTENZA nasco, a due passi quindi immerso dalla fabbrica, e un off-shore smontato e nell’acqua sotto la barca, centralmente riconfigurato ad hoc. Il direttore tecnico o, se doppio, sui due lati della chiglia. Il è un mago dei motori e della velocità, motore elettrico anulare e il sistema di Marco Cassinelli, ex direttore tecnico in pale che gira nell’acqua sono integrati MV Agusta, con un passato in Alfa Ronella gondola, questo guscio a forma di meo, Lamborghini, Audi e Maserati. E baccello, con le pareti spesse circa tre così Sealence conta tra circa un anno di centimetri. Le pale interne, girando vorpassare alla commercializzazione. Priticosamente, espellono l’acqua verso la poppa e spingono avanti l’imbarcazione. Questo prototipo ha una potenza di 280 cavalli». «Non voglio essere troppo tecnico – precisa William, mentendo – ma bisogna capire un passaggio. La quantità di acqua che la pompa dell’idrogetto classico riesce ad aspirare non riesce a superare un limite dato dalla struttura dei condotti, che diventa una specie di freno: gli ingegneri lo chiamano inlet statico. Il nostro motore non subisce questo tipo di freno, ed anzi la quantità di acqua che vi entra aumenta con l’aumentare della velocità. Inoltre, il nostro motore non ha un perno centrale, l’idrogetto classico e l’elica

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COVERSTORY MODELLI

WILLIAM AL LAVORO COL TEAM DI SEALENCE. IN BASSO, DUE ANGOLAZIONI DEL MOTORE DEEPSPEED

sì. Non esisteva nulla del genere, prima, nella nautica». Naturalmente, DeepSpeed è un motore bagnato, cioè strutturato per non aver bisogno di tenuta stagna per funzionare, né il sale dell’acqua marina lo impensierisce: «Tutti i materiali sono avanzatissimi», sottolinea William, orgogliosamente. Però attenzione: per i ragazzi di Buccinasco, inventare non è più soltanto un hobby. Un piacere, sì: ma è diventato un business. Il loro obiettivo è ambiziosissimo: invadere il mercato. Producendo in proprio i motori più piccoli – si fa per dire - per la diportistica: imbarcazioni dai 12 ai 24 metri di lunghezza. E procedendo con partnership industriali per

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i motori grandi, quelli dei superyacht, e per quelli grandissimi, destinati alle navi da carico transoceaniche. Incrementando le velocità medie e quelle di punta, e riducendo i consumi. Rigorosamente elettrici. Al Salone di Genova dello scorso anno, lo stand di Sealence aveva la coda di ingegneri nautici di tutti i migliori cantieri che volevano vedere da vicino la novità. Ed oggi, alle porte di Sealence, c’è un’altra coda, quella degli investitori pretendenti al soglio: un prestigioso fondo di private equity americano; un altro cinese; un potente gruppo italiano, che Gobbo & C. preferirebbero, un po’ di sano nazionalismo non guasta. La piccola start-up che nel 2017 era stata valutata 300 mila euro, oggi secondo gli

analisti ne vale già i 33,5 milioni. Il suo patrimonio netto sfiora già i 14 milioni. E non ha ancora iniziato a far sul serio. Intanto, guarda al mondo: non astrattamente, in concreto. Con contatti in Nord e Sud America, Europa e Medio Oriente, Australia, Cina. «Sì, siamo un’azienda, ormai», commenta William Gobbo, guadandosi attorno nel suo bianco capannone, col prototipo del motoscafo da gara parcheggiato su un affusto, là in fondo: «Un’azienda che racconta cose nuove per la nautica, ma anche per la finanza. Un’azienda italiana, che vorrebbe tanto rimanere italiana. Noi siamo qui e ci mettiamo la faccia: aspettiamo altri che come noi ci mettano i soldi. Stranieri che ce ne offrono, ne abbiamo: e di prima classe. Preferiremmo accogliere anche investitori italiani, grandi e non. Il nostro “Round A” è tuttora in corso con trattative one-to-one con investitori privati ed Istituzionali». Nel 2022 è programmato l’avvio della produzione commerciale, e Sealence ha già opzionato le soluzioni più avanzate sul fronte delle batterie, un prodotto che sta a sua volta evolvendo la propria tecnologia con una rapidità vorticosa, indotta dal boom di tutta la mobilità elettrica. Ma è chiaro fin d’ora che l’autonomia delle batterie non sarà un vincolo per la diffusione di DeepSpeed, perché un’alimentazione ibrida, con generatori termici per produrre l’energia elettrica necessaria al motore, è già a portata di mano.



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50 città coperte (che però aumentano letteralmente di giorno in giorno), 750mila persone che hanno già installato l’app sul proprio cellulare e più di un milione di bottiglie vendute: «Inoltre» continua Magro, «abbiamo chiuso diversi round di funding, con i quali siamo riusciti a raccogliere quasi 7 milioni di euro e abbiamo accolto nella grande avventura di Winelivery qualcosa come 590 investitori: non solo privati, ci sono anche alcuni fondi. Siamo una specie di public company ad azionariato diffuso, non listata in Borsa. Abbiamo chiuso l’ultimo round di investimento pochi mesi fa, raccogliendo 2 milioni e mezzo di euro. Come numeri, siamo sempre cresciuti con percentuali in tripla cifra, cioè ogni anno cresciamo in media del 300% raggiungendo nel 2020 una crescita del 600%. Sono dati che ci collocano tra le migliori start up italiane come metriche». E se per l’Italia l’idea dei tre founder era, nel 2016, una assoluta novità, all’estero c’erano già esempi virtuosi, ai quali Magro e soci non fanno mistero di essersi ispirati: «Andrea, proprio nei mesi in cui la nostra idea prendeIniziata quasi per gioco, Winelivery oggi ha più di 750mila va forma» spiega Magro «si era recata clienti in 50 città diverse. E ora si appresta a sbarcare anche per lavoro negli Usa, e aveva potuto nei piccoli centri, stringendo partnership con gli esercenti locali constatare il fatto che lì le “App per bere” erano già diffuse e sembravano di Maddalena Bonaccorso anche funzionare benissimo. Ma per l’Italia (e in parte anche per l’Euroutto è iniziato con una cena, co-founder, siamo subito partiti con pa) noi siamo stati i primi. All’inizio, durante la quale è finito il grande entusiasmo pur avendo in quel non avendo infrastrutture logistiche, vino. L’idea di Winelivery, momento tutti e tre ottimi lavori in alil deposito era casa mia: i vini bianchi startup innovativa che si occupa di tri ambiti e pur venendo letteralmente occupavano tutto il mio frigo, i rossi consegnare a domicilio vino, birra e additati come pazzi da parenti e amici: stavano in salotto, anzi letteralmente alcolici “già a temperatura di consuanche perché nel 2015, quando ablo riempivano. Sotto casa avevamo un mo”, nata a Milano nel 2016, ha origibiamo iniziato a rider che, man L’AZIENDA SI POTREBBE DEFINIRE ne proprio così, da una necessità: «Ero sviluppare l’idea mano che arria cena a Milano, a casa mia, con amici» che poi sarebbe UNA PUBLIC COMPANY AD AZIONARIATO vavano gli ordiDIFFUSO NON QUOTATA: SULL’APP spiega Francesco Magro, co-founder e diventata realtà ni, partiva per HANNO PUNTATO 590 INVESTITORI ceo della società «e a un certo punto ci l’anno seguente, consegnare le siamo trovati senza più vino. In quel stava appena cominciando il fenomebottiglie». momento abbiamo realizzato che non no del food delivery, ben lungi dall’esNaturalmente, con la crescita dei esisteva in Italia un servizio che ti persere importante come lo è adesso. A clienti e quindi delle attività, l’orgamettesse di ricevere al domicilio una o distanza di pochi anni, possiamo dire nizzazione casalinga non poteva più più bottiglie e da lì è partita l’idea deldi aver fatto la scelta giusta». bastare: Magro, Antinori e Roberto, la nostra “App per bere”. Con Andrea Già, perché Winelivery conta al mograzie anche alla vincente attività di Antinori e Giovanni Roberto, gli altri mento 60 magazzini in Italia, più di crowdfunding, hanno quindi iniziato

Insieme alla bottiglia si “sboccia” la startup

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ad organizzare i magazzini e la rete di rider, oltre a implementare l’app che con un algoritmo elaborato appositamente “guida” gli utenti alla scelta del vino: anche perché la caratteristica di Winelivery è quella di fare arrivare nelle case dei clienti la bottiglia entro 30 minuti, alla temperatura giusta per essere servito in tavola: «Proprio per questo motivo» spiega il ceo «la nostra app mostra ai clienti solo le bottiglie che sono presenti nel magazzino più vicino all’abitazione, la location quindi che permette di tener fede all’impegno di velocità nella consegna. Inoltre, oltre alle bottiglie, abbiamo iniziato a consegnare anche ghiaccio, nella quantità di circa un centinaio di chili al giorno, e snack per chi vuole prepararsi l’aperitivo: diciamo che il cliente può ottenere un pacchetto “chiavi in mano” che gli permetta di ricevere gli amici ricevendo in casa nel giro di mezz’ora tutto l’occorrente per i cocktail». Naturalmente, con l’avvento della pandemia da Covid-19, che ha portato tantissime persone a scoprire il delivery, anche l’app di Magro e soci ha incrementato in maniera esponenziale la propria attività, tanto da far decidere ai founder di iniziare a guardare anche alla provincia: «Al momento siamo presenti in tutte le grandi città» con-

tinua Francesco Magro «ma vogliamo cominciare ad aggredire anche i mercati più piccoli, come appunto le città di provincia. Utilizzeremo una strategia diversa, con un format pensato su misura che si chiama Winelivery pop, con wine bar che faranno anche (e non solo) consegna a domicilio. Dopodiché vorremmo provare a rivolgerci anche al mercato estero: inizieremo dalla Francia, cercando di adattarci alle diverse abitudini dei cugini d’Oltralpe». In verità l’apertura all’estero era già PER IL 2021 È STATA PIANIFICATA L’APERTURA ALL’ESTERO E SBARCHERÀ IN FRANCIA, DOVE IL MERCATO È SIMILE AL NOSTRO

stata pianificata per il 2020, poi ovviamente la pandemia ha cambiato le carte in tavola: se da un lato infatti il lockdown ha aiutato Winelivery ad acquisire clienti, dall’altro gli enormi problemi di spostamento tra i vari Paesi (e anche tra le regioni) non ha facilitato il compito dei tre imprenditori. Ma, espansione a parte, il lavoro comunque non manca, anche perché il settore di ricerca e sviluppo interno deve continuare a lavorare a pieno ritmo per tenere il passo; la consegna rigorosamente in 30 minuti e a temperatura, man mano che i volumi crescono, deve essere assicurata con una

performance da implementare in continuazione: «Mi piace dire che siamo più una tech company che una wine company alle cui spalle, oltre a un grande lavoro logistico c’è anche un notevole investimento tecnologico» continua Magro. «Facciamo talmente tante consegne che i nostri algoritmi devono essere in grado di ottimizzare il lavoro in modo da aumentare la velocità e la redditività. Il nostro team quindi lavora incessantemente per far sì che la tecnologia sia in grado di supportare sempre di più il business migliorando nel contempo la soddisfazione dei clienti». Soddisfazione che non manca, se è vero come è vero che Winelivery “apre” in quasi una nuova città a settimana e che ha reclutato ormai centinaia di rider: si può ordinare tutto il beverage, anche l’acqua. I prodotti più amati vedono in testa alla classifica il prosecco, ma quasi alla pari con vino rosso e vino bianco, ovviamente a seconda della stagionalità: «D’inverno vendiamo tantissimo rosso, in estate il bianco, invece le bollicine sono costanti per tutto l’anno. Il rosato è ancora residuale, nonostante sia tornato di moda negli ultimi anni dopo un periodo molto lungo di oblio. E poi ovviamente vendiamo tanta birra, ma anche superalcolici, con in testa il gin». L’idea è quindi più che vincente, cosa che viene confermata (casomai ce ne fosse bisogno) anche dal fatto che uno dei principali servizi di consegna a domicilio di vini e liquori negli Usa, cioè Drizly, che copre 1.400 città tra Stati Uniti e Canada, è stato comprato proprio poche settimane fa da Uber, per la cifra monstre di 1,1 miliardi di dollari. Ma Magro, almeno al momento, non è interessato all’argomento: «Noi vogliamo crescere, espanderci, dimostrare che la nostra idea di un lustro fa è stata la scelta giusta. Abbiamo davanti una strada ancora molto lunga, vogliamo raddoppiare nel 2021 quanto fatto nel 2020 e il team è focalizzato su obiettivi operativi: la finanza, in questo caso, può aspettare».

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Il rendimento cresce sulle radici del bambù Sostenibile ed ecologico, il bambù gigante è uno dei vegetali più performanti dal punto di vista produttivo. Per questo Forever Bambù ha creato una rete di quasi 900 soci e punta alla Borsa di Angelo Curiosi

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e non è ancora considerata unanimemente una “asset class” poco ci manca. Già, perchè la coltivazione del bambù gigante – una specie botanica dalle prerogative preziosissime – sta affermandosi su molti mercati, Italia compresa, come una vera “perla” di investimento paziente, sostenibile come nessun altro, redditizio nel tempo, stabile e benefico per il territorio. «Da ragazzo ho creato un’azienda di integratori alimentari per sportivi» racconta a Investire Emanuele Rissone, fondatore e presidente di Forever Bambù, primo operatore italiano del settore (non più unico: molti hanno imitato) ma senz’altro il leader: «Poi nel 2013 l’ho venduta alla Enervit e mi sono preso del tempo per me e per la mia famiglia. Quel che mi ha spinto a rimettermi in gioco è stato il desiderio di fare qualcosa che avesse almeno due caratteristiche, la prima quella di lavorare nel mondo green, cioè di fare qualcosa che aiutasse il pianeta, e la seconda che fosse un qualcosa destinato a durare nel tempo, dopo di me». “Il metodo di coltivazione esclusivo creato da Forever Bambù, che combina le più avanzate tecniche agricole (biologica, biodinamica ed elettrocoltura), sfrutta le peculiarità del bambù gigante, una pianta colossale con maxi-canne che arrivano ad 15-20 metri di altezza, e consente di produrre ossigeno ed eliminare

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dall’atmosfera una quantità di anidride carbonica 36 volte superiore rispetto ad un albero, a parità di massa”; e poi le piante, una volta arrivate a maturazione, possono essere tagliate quasi alla base e nel giro di un anno ricrescono, con una produttività ignota a quasi ogni altra specie vegetale. Ora, attenzione: non solo queste coltivazioni, con la loro prerogativa biochimica, possono rientrare virtuosamente nel mercato dei certificati bianchi, ma intanto producono una quantità strepitosa di materia prima a basso costo per l’industria del mobile (il legno di bambù è estremamente verIL PATRIMONIO FONDIARIO DI FOREVER BAMBÙ STA PER RAGGIUNGERE I 188 ETTARI DI ESTENSIONE COMPLESSIVA

satile nelle applicazioni classiche) e per quella chimica, perchè le bioplastiche da bambà sono tra le più qualitative, per non parlare della carta da cellulosa di bambù e delle fibre tessili. Oltre che dei germogli di bambù, sempre più richiesti dall’industria alimentare “bio”. Dunque, una vera e propria filiera di impieghi industriali per una materia prima ultraecologica e totalmente rinnovabile. Su queste radici, Forever Bambù ha iniziato la sua storia sette anni fa, nel 2104. Dalla costituzione al 2019, l’azienda ha promosso la costituzione di 28 società agricole con un capitale sociale di 12,5

milioni che hanno piantumato 76.400 piante in 85 ettari con la partecipazione di 839 soci provenienti da 7 paesi. Nel 2017 è stata costituita la Forever Bambù Holding Srl che partecipa tutte le 28 società agricole create in questi anni per lo sviluppo del progetto e ne armonizza l’intera attività industriale e commerciale. Alle 28 società, suddivise attualmente in cinque comparti tra Piemonte e Toscana, si aggiungerà un sesto comparto di ben 42 ettari, che sarà piantumato nella primavera 2021: il più grande mai realizzato che coincide con le start-up innovative Forever Bambù 27 e 28 e che si colloca all’interno di un piano industriale pluriennale che porterà all’acquisizione di 103 ettari in Toscana, con un investimento di due milioni di euro. L’intera operazione porterà il patrimonio fondiario della Forever Bambù Maxi e della futura Spa a 188 ettari. E qui le sorti del bambù gigante s’incrociano con quelle del mercato dei capitali. Ognuna di questi “giacimenti verdi” può ben sostenere l’ingresso dei nuovi soci nel business attraverso la cessione di parte dell’equity. In questo modo l’opportunità per i nuovi soci di far parte del mondo Forever Bambù si sposa con il finanziamento dell’espansione del business, in un circolo virtuoso. I fondi derivanti dalla cessione dell’equity vengono utilizzati per l’acquisto degli asset: terreni e piante madri, mentre una parte


viene utilizzata per la gestione della società, le lavorazioni e il funzionamento del sistema. E il meccanismo funziona, se si pensa che in un anno difficile, il 2020, i soci sono passati da 368 a 839. Due campagne di equity crowdfunding sono già state lanciate e concluse con grande successo proposte da Forever Bambù nel 2018 e 2019. Niente, però, a paragone con quel che è accaduto nel 2020. Vediamo i numeri, ma prima è interessante capire perchè Rissone punta sul crowdfunding. Lui ricorda che nei primi quattro anni di attività, i soci investivano in media nelle Srl del gruppo tra i 25.000 e i 50.000 euro, ciascuno: con meno soldi, non si poteva entrare. Col crowdfunding la soglia d’accesso è scesa sotto I 10 mila euro, ed è nata una community vera e propria di soci, uniti da una visione ideale comune e non banale, quella della sostenibilità di un business redditizio ma davvero ecologico, E dunque nel 2018 e 2019 Forever Bambù ha concluso con grande successo due campagne di equity crowdfunding sulle piattaforme Back to Work 24 (spinoff de Il Sole 24 Ore) e Opstart, che hanno generato capitali complessivi pari a 305.185 euro contribuiti da 78 investitori in 9 mesi di lavoro. Nel 2020 abbiamo lanciato due altre campagne: Forever Bambù 27 nel mese di settembre e Forever Bambù 28 nel mese di dicembre 2020 hanno raccolto in soli 3 mesi e mezzo ben 5.850.000€ contribuiti da 435 nuovi soci. Per l’anno 2021 è in partenza una raccolta limitata nel tempo e nelle somme, riservata a soli investitori professionali, mentre la raccolta retail continuerà per tutto il 2021 per un totale che sfiorerà i 5 milioni di euro e servirà a completare il progetto Castiglione della Pescaia e procedere con alcune acquisizioni strategiche. Attualmente è aperta la campagna di Forever Bambù 28, già completa al 70%. Infatti tra dicembre 2020 e i primi tren-

ta giorni del 2021 ha già raccolto oltre 2.120.000 euro; manca poco al traguardo dei 2.850.000. Al termine di questa campagna, previsto per marzo, si aprirà una campagna di aumento capitale di Forever Bambù 27 per altri 2.850.000 da raccogliere entro maggio 2021. Il Cda della società Forever Bambù 28 ha già deliberato un ultimo aumento di capitale fino a dicembre 2021 con un goal di 3 milioni. E poi? Ancora crescita, naturalmente:

L’AZIENDA HA GIÀ EFFETTUATO CON SUCCESSO QUATTRO RACCOLTE IN CROWDFUNDING E IL 2021 SI PROFILA COME L’ANNO DEL BOOM

«Voglio far diventare questo gruppo il riferimento per il bambù gigante in Europa. Il prossimo passo sarà quello di fondere e riunire tutte le varie società che abbiamo creato in questi anni sotto il nome di Forever Bambù in una grande Spa. A quel punto passeremo alla quotazione in borsa, sempre per continua-

re a crescere”, confida Rissone: “Stiamo attualmente valutando diverse opzioni seguiti dai professionisti di AC Finance e Deloitte. La quotazione in borsa - prevista nel biennio 2021/22 - fornirà al progetto ulteriore lustro e visibilità». E il territorio? «Al centro, confermeremo sempre l’Italia: è perfetta per la nostra coltivazione dalla Lombardia al Veneto e giù fino al Lazio. La temperatura giusta è quella che abbiamo in Emilia Romagna e Piemonte, ma bisogna stare attenti perché nei primi 3/4 anni il bambù gigante va molto curato e ha bisogno dell’acqua giusta, soprattutto nei mesi estivi», rassicura Emanuele Rissone: «Poi però ci espanderemo anche all’estero: in Bulgaria, in ex Jugoslavia, Spagna e Francia». E ancora: l’industrializzazione? Forever Bambù intende svilupparla per linee interne o limitarsi a fornire a terzi la materia prima? «Per il momento abbiamo una contrattualistica con il Consorzio Bambù Italia», risponde Rissone, «quindi venderemo i germogli al consorzio che ha già creato una linea di prodotti in distribuzione negli ipermercati e così anche per il legno. Noi però siamo in fase di acquisizione di alcune aziende che hanno una distribuzione nazionale e internazionale di prodotti alimentari: quindi con tutta probabilità andremo nel mondo anche con prodotti a base di germoglio direttamente realizzati da noi. E l’altra mossa cui pensiamo è l’acquisizione di una società che analizzi e studi le bioplastiche da bambù al fine di chiudere la filiera». Roba da investimenti pluridecennali sicuri? «Posso solo dirle che qualche fondo pensione ci ha già contattati». www.foreverbambu.com

Nella pagina di sinistra e qui a fianco Emanuele Rissone, l’imprenditore di Forerever Bambù che aveva lanciato e poi ben ceduto nel 2013 la sua prima azienda, Sport Vitaminic

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La pausa pranzo diventa tailor made Distanziare e sanificare, personalizzare e offrire alle imprese un servizio ad hoc anche per chi è in smart working: sono questi i nuovi paradigmi della ristorazione, che Elior ha già implementato di Paola Belli

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l settore della ristorazione rappresenta senza dubbio uno di quelli maggiormente coinvolti dalla pandemia, un avvenimento che ha cambiato profondamente la vita delle persone che oggi passano molto più tempo a casa rispetto al passato. Anche la pausa pranzo, momento di svago e relax passato alla mensa aziendale, al bar o al ristorante, è cambiata in maniera radicale con la maggiore pervasività dello smart working e di formule di lavoro sempre più flessibili. In questo contesto, interpretare le dinamiche di un mondo che cambia abitudini e modalità di organizzazione della giornata lavorativa e saper innovare i propri servizi nella giusta direzione è un must per tutte le aziende che operano nell’out of home. Elior, leader della ristorazione con oltre 95 milioni di pasti l’anno preparati in oltre 2.400 ristoranti e punti vendita, ha affrontato l’anno di pandemia appena trascorso puntando su un nuovo approccio per garantire ai propri clienti soluzioni in linea con le proprie necessità. «Partiamo da un punto fondamentale: la ristorazione aziendale è un servizio che definirei essenziale per i dipendenti, in quanto la nutrizione rappresenta uno strumento di salute e benessere che in nessun modo deve subire un arretramento a causa dei nuovi modelli di lavoro. Per questo già da diversi

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anni in Elior ci stavamo interrogando su come approcciare la crescente flessibilità in azienda e la crescita dello smart working», sottolinea Rosario Ambrosino, Amministratore Delegato di Elior. Una tendenza che ha trovato una forte accelerazione con la pandemia, che ha portato improvvisamente milioni di italiani a lavorare da casa. Un elemento che probabilmente è destinato a diventare strutturale nei modelli organizzativi e che introduce la necessità di ripensare a nuovi modelli di welfare, in primis per la pausa pranzo. Una recente ricerca condotta da Teleperformance per Elior rileva che per il 50% degli italiani alimentarsi in smart

ROSARIO AMBROSINO, A.D. DI ELIOR

working è più complicato rispetto al pranzo in ufficio. Di questi, il 39% ritiene che sia più complesso mantenere un menu vario e bilanciato, il 42% percepisce il momento della pausa come meno rilassante con l’impossibilità di staccare davvero dal lavoro, mentre il 49% denuncia una minore possibilità di fare movimento e il 30% pensa di avere meno tempo per sé. Queste evidenze non possono non essere prese in considerazione dalle aziende e dai loro partner: «La ristorazione da elemento di welfare dato quasi per scontato è diventato invece un punto di forte distinzione per le imprese che vogliono prendersi cura dei propri collaboratori. Il servizio

DA PURO WELFARE, LA RISTORAZIONE È DIVENTATA UN ELEMENTO DI DISTINZIONE PER LE IMPRESE


di ricette, oltre 400, caratterizzate da qualità delle materie prime, proposte bilanciate a livello nutrizionale, sicurezza e sostenibilità. Grazie a queste caratteristiche, oltre all’impiego dell’Atp che consente la conservazione dei cibi in frigorifero, offriamo il servizio iColti a Casa, che raggiunge tutti i lavoratori in smart working garantendo una pausa pranzo buona, sana e genuina». La sostenibilità è un tema che sta tornando prepotentemente nell’agenda di Paesi e imprese come elemento per assicurare la crescita nei prossimi anni. Come si inserisce la ristorazione collettiva in questo contesto? «Sono convinto che questo aspetto rappresenti un fattore determinante per il nostro futuro e che non dobbiamo arretrare sugli impegni in sostenibilità in questo connesso alla pausa pranzo infatti si particolare momento storico ma anzi, lega ad importanti valori come la cura approfittarne per ripensare e ridefinire del benessere, la migliore gestione del i nostri modelli di business in chiave più work life balance e la volontà di garanresponsabile. Come attori della ristoratire un legame costante anche con chi zione ci troviamo in un punto cruciale lavora da casa o chi frequenta l’ufficio delle filiere alimentari. In Elior abbracsolo qualche giorno a settimana». ciamo la strategia europea from Farm to Una esigenza a cui il settore della ristoFork con l’obiettivo di contribuire all’erazione può fare fronte solo attraverso voluzione dei sistemi di approvvigionauna profonda innovazione dei propri mento e consumo di cibo sostenibile, in servizi: «Credo che in futuro per noi grado di garantire la difesa della biodisarà sempre più importante riuscire ad versità, della natura e in ultima istanza offrire ai nostri clienti soluzioni altadella salute. Anche la lotta allo spreco mente diversificate, in grado di accomdi cibo costituipagnarli passo ELIOR È LEADER DEL SETTORE CON sce un pilastro di passo nella riOLTRE 95 MILIONI DI PASTI questo nostro apdefinizione dei L’ANNO PREPARATI IN OLTRE 2.400 proccio responpropri modelli di RISTORANTI E PUNTI VENDITA sabile: lavoriamo organizzazione per migliorare i processi nelle nostre interna. Dal ristorante aziendale, che cucine, inoltre le nuove soluzioni di ricomunque non abbandoneremo ma su storazione come iColti in Tavola, grazie cui anzi investiremo per far evolvere alla possibilità di conservare per più i nostri concept in chiave innovativa giorni i piatti e programmare dunque e sostenibile, agli smart locker come l’approvvigionamento, rapprensentano Food360 che permettono una gestione un’occasione unica di agire in questo della ristorazione flessibile in termisenso». ni di tempo e spazio, fino al welfare@ Al fianco della flessibilità e della sostehome che, sfruttando le nuove tecnonibilità, quali sono le altre parole chiave logie, ci permette di garantire un serper la ristorazione di domani? «Sicuravizio di consegna settimanale dei pasti mente la personalizzazione del servizio a casa del singolo dipendente». Come ed un approccio alla nutrizione in grado funziona questa nuova modalità? «Abdi assicurare salute e benessere. Oggi biamo lanciato nel 2020 la nuova linea più che mai ci rendiamo conto di come di piatti pronti iColti in Tavola che metognuno di noi abbia esigenze diverse te a disposizione una grande varietà

quando si parla di cibo e ritengo che il compito del futuro della ristorazione sarà quello di assumersi pienamente e consapevolmente questa responsabilità: in Elior stiamo affrontando questo percorso nel nostro centro di innovazione e formazione Food Academy, che grazie al digitale è sempre aggiornato da un punto di vista scientifico, attraverso l’attivazione di partnership con realtà impegnate nella promozione di corretti approcci dietetici come Aic, per lo sviluppo di una offerta dedicata a chi soffre di celiachia, o Asand (Associazione Tecnico Scientifica Alimentazione Nutrizione Dietetica) che, con il proprio network di dietisti promuove un approccio nuovo e più attento alla nutrizione e al benessere psicofisico della persona».

CON MYDIET L’ORA DEL BREAK SI PUÒ PERSONALIZZARE Elior ha lanciato ad inizio anno un nuovo progetto in partnership con Asand, Associazione tecnico Scientifica dell’Alimentazione, Nutrizione e Dietetica. Si tratta di MyDiet, una nuova soluzione di welfare aziendale basata sull’innovativa linea iColti in Tavola di Elior che permette di costruire e seguire facilmente un piano alimentare anche in un contesto di ristorazione collettiva. I dipendenti delle aziende che scelgono di attivare il servizio hanno accesso, tramite l’app JoyFood, al supporto dei dietisti Asand, presenti su tutto il territorio italiano, con cui poter fissare un appuntamento dedicato alla definizione di un percorso alimentare che tenga conto delle specifiche esigenze personali. I Dietisti Asand, grazie ad una piattaforma che comprende tutte le ricette della linea iColti in Tavola, possono fornire al cliente che richiede la consulenza specifica, un piano alimentare personalizzato per tutta la giornata che include la pausa pranzo, gli spuntini e la cena. Un ulteriore passo avanti nella promozione di un’alimentazione corretta e bilanciata, calibrata sulle esigenze di ciascuno.

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LA NUOVA FILOSOFIA DEL LEADER CONSAPEVOLE Portare innovazione nel mondo delle Pmi e fornire nuovi strumenti agli imprenditori affinché possano esprimere tutto il loro potenziale: è la mission dei mastermind di #Authenticleader di Marina Marinetti

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ici mastermind e pensi al gioco di crittoanalisi. E invece, il mastermind è una modalità di seminario esperienziale. L’analisi c’è, eccome, ma è intima e allo stesso tempo condivisa. Un format, se così si può definire, portato in Italia da Giovanna Carucci, una laurea in Bocconi e decenni in posizioni dirigenziali nel mondo della moda e del lusso, prima di scoprire - «grazie a un aereo in ritardo», racconta - il mondo della programmazione neurolinguistica di Richard Bandler e del generative coaching di Robert Dilts e Stephen Gilligan e certificarsi in entrambe le discipline. «Sono un manager redento», ironizza. C’è lei dietro ad #Authenticleader, che ogni mese raduna gli imprenditori in Lomellina, a Cascina GIOVANNA CARUCCI, FOUNDER DI #AUTHENTICLEADER, CON TYLER MICOCCI, TRAINER Erbatici (una struttura appartenente al circuito Chateauform), una cascina ruemotivo che non viene mai considerarale a 5 stelle, per una full immersion to», sottolinea: «pensano all’azienda e in un percorso di business e leadership raramente a se stessi. Eppure le aziende consapevole che, spiega Carucci, «attiva sono persone che fanno cose per altre intelligenze multiple e apre alla creatipersone e l’imprenditore ha un ruolo vità e all’innovazione che sono così imfondamentale quindi deve essere nutriportanti in questo periodo». to e supportato». «I modelli tradizionali non funzionano «Attraverso i mastermind è come se si più», sottolinea Giovanna Carucci: «gli formasse una mente superiore, si apre imprenditori vanno in burnout, spesso la creatività», spiega Giovanna Carucci: si lamenta uno scarso coinvolgimento «attivando le intelligenze multiple si del team e le persone non si sentono forma una quarta ingaggiate. Dall’IlUN PERCORSO entità. Uso sempre luminismo in poi CON UN MANIFESTO la metafora della tutto è stato reso PER UNA NUOVA FILOSOFIA ricetta: il risultato estremamente raDI FARE BUSINESS è molto di più della zionale, ma un’asomma degli ingredienti, parte da essi zienda non è una macchina: è più simima ha una sua vita, una sua anima e trale a un organismo vivente. Togliere la smette altro». Nella ricetta dei masterparte umana al fare impresa ha portamind di #Authenticleader, che dal 2019 to a risultati di sistema deleteri». Così al mondo delle possibilità, dell’innovaha già formato un centinaio di impren#Authenticleader offre percorsi che zione e della creatività», sottolinea Caditori, gli ingredienti sono generative definire solo formativi sarebbe ridutrucci. «Tutto ciò che è razionale è come change, somatic experience, utilizzo tivo - sono esperienziali, di crescita, di un pc senza la connessione a Internet: del corpo, yoga, meditazione e creative condivisione per sostenere gli imprenreplica all’infinito modelli che già conomind: «Un mix che permette l’apertura ditori: «Sono figure che hanno un carico

L’IMPRENDITORE È IL VERO MOTORE DEL CAMBIAMENTO: VA SUPPORTATO NEL SUO PERCORSO DI TRASFORMAZIONE

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sce. Se invece apriamo all’intelligenza emotiva e somatica è come accedere a un grosso cloud, fondendo discipline legate alle persone nel business, per permettere agli imprenditori di lavorare su tutto il loro potenziale come esseri umani. Nella Silicon Valley lo fanno da anni». Più che un percorso formativo, è un percorso trasformativo: non solo insegna nuovi modi di fare impresa ma permette anche di accedere a tutto il potenziale personale. E Carucci snocciola un’altra metafora: «Siamo un po’ come alberi di Natale. Nasciamo con tutte le lucine, solo che alcune le teniamo spente. Con questo percorso, invece, le accendiamo tutte». A ogni mastermind, o seminario esperienziale, partecipa una decina di persone in tempi di Covid, selezionate e distanziate, che diventeranno il doppio una volta che saremo lasciati alle spalle la pandemia. «Ci troviamo a Cascina Erbatici e ci riuniamo per un primo weekend che si chiama Lead with Passion. Questo primo modulo è finalizzato al portare chiarezza e scoprire le nostre potenzialità come imprenditori e leaders», spiega Giovanna Carucci, che guida i mastermind insieme con Tyler Micocci insegnante di Kundalini Yoga e di meditazione da oltre 25 anni, nonché counselor olistico, gestalt e bioenergetico, e Alessandra Satta, changemaker e coach certificata in Generative Change. «Poi si ritorna tutti nelle rispettive aziende per tre settimane, seguiti a distanza attraverso il rilascio di alcune risorse che hanno lo scopo di insegnare a coltivare il proprio potenziale (audio e video legati a bioenergetica, respiro, traccia per il journaling, meditazioni, esercizi, libri). Si chiama seminario non a caso: il semino che piantiamo va coltivato. Dopo tre settimane, appunto, il gruppo torna a riunirsi nel weekend per un secondo modulo, il Lead for Growth, finalizzato a capire come strutturare l’azienda, che ruolo avere, come creare relazioni con team, clienti e fornitori. Il gruppo si ritrova, si crea una relazione molto stretta, dopodiché resta nella community per continuare a scambiare risorse e condividere valori di vita e del

CASCINA ERBATICI, TEATRO DEI MASTERMIND DI #AUTHENTICLEADER

fare impresa». Poi c’è anche la formazione avanzata: «Lavoriamo sulla delega, sulla comunicazione autentica, sul feedback consapevole». La mission è ambiziosa: portare innovazione nel mondo delle Pmi e fornire nuovi strumenti agli imprenditori affinché possano esprimere tutto il loro potenziale. Una filosofia, oltre che una tec-

nica: «Il nostro obiettivo è rimettere al centro la variabile umana, la passione, l’innovazione, il valore del sistema impresa. Il nuovo paradigma del business è quello di vivere la propria passione e dare un contributo facendo profitto». Un vero e proprio manifesto (il cui principio è: “Vogliamo ispirare un mondo al quale gli altri vogliano appartenere”) che gli ambassador di #Authenticleader, imprenditori che hanno partecipato ai mastermind entrando nella community, testimoniano sia come filosofia che come metodo. Sono ambassador, tra gli altri, Gianluca Sinisi di Engel&Voelkers Commercial, Filippo Ganassin di Sorelle Ramonda, Danilo Gasparrini di Bun Burgers, Maura Trainoni di Esperia Print, Maria Lucia Paganelli di Ltm, Carlo Maria Magni di Refeel Group, Pasquale Arria di Realize Networks. «L’imprenditore è il vero motore del cambiamento, quando cambia lui, tutto cambia in azienda. Si aprono le possibilità, si ritrova energia, il team si sente più coinvolto e responsabilizzato, il potenziale si rilascia ad ogni livello: questo è quello di cui fanno esperienza i nostri leaders e che ha mosso gli ambasciatori a farsi promotori di #Authenticleader. Le nostre Pmi hanno una tradizione di cuore, passione, intuizione e innovazione, il futuro dovrebbe ripartire da qui». www.authenticleader.it

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AFFILIAMOCI... ALLA CINA Avviare un’attività commerciale con l’Asia producendo e distribuendo i propri prodotti a marchio senza rinunciare alla qualità: è l’offerta del nuovo programma di affiliazione avviato da China-Wi di Alessandro Faldoni

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anca mondiale e Fondo monetario internazionale concordano su un dato: 7,9%. È la crescita prevista per l’economia cinese nel 2021. Una crescita che trainerà anche chi, nel resto del mondo, riuscirà ad agganciarla stringendo partnership strategiche. E affiliandosi a chi lo fa con successo da vent’anni, lavorando con i più importanti marchi, gestendo l’intera catena di fornitura, dalla ricerca alla produzione e certificazione, sino alla creazione del packaging e a tutti i problemi legati alla logistica. È il caso di China-Wi, leader in Asia per la ricerca, il design e lo sviluppo di prodotti a marchio e di licenza. «Abbiamo deciso di crescere aprendo all’ingresso di nuovi partner, facendo diventare quella che oggi è una realtà unica sul mercato una grande rete ricca di opportunità», spiega a Economy Roberto Del Monaco (a destra nella foto), ceo di China-Wi. «Sfruttando la nostra esperienza nel settore e le nostre strutture, è possibile aprire virtualmente un’attività di trading internazionale in Cina». China-Wi conta su due team (i cui membri parlano fluentemente italiano, cinese e inglese) e altrettante sedi operative: una a Roma e l’altra a Shanghai. Offrono ai propri partner commerciali un servizio “chiavi in mano”, che parte dal disegno del prodotto e arriva alla consegna in Italia: «I nostri competitor si limitano a trovare prodotti già esistenti in Cina e offrirli ai clienti, noi no», sottolinea Del Monaco. «China-Wi con il suo know-how, è un franchising innovativo ed unico nel suo genere», continua Del Monaco. «Il format prevede la fornitura di un sistema gestionale con un’anagrafica di circa 120mila prodotti già trattati e certificati e con prezzi costantemente aggiornati. Inoltre, è previsto l’utilizzo dei nostri uffici in Italia (con tutto il team dei product manager, l’ufficio logistico e amministra-

tivo, l’ufficio marketing e l’ufficio creativo e di design) ed in Cina (Shanghai) con il team di merchandiser, il controllo di qualità e l’ufficio legale». «Abbiamo il grande vantaggio di aver creato, fin dal nostro primo giorno di attività, un gestionale su misura al quale possono accedere i nostri clienti, e da oggi i nostri

franchisee», aggiunge Gianluigi Di Giorgio (a sinistra nella foto), Partner China-Wi. «Ci rivolgiamo a imprenditori e giovani che non hanno voglia di investire grandi cifre - il fee di ingresso è di appena 14.500 euro - nell’andare in Cina per avviare una propria struttura e iniziare a fare trading internazionale. Offriamo un corso di for-

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COVERSTORY MODELLI

mazione presso i nostri uffici su tutte le tecniche del trading internazionale e su tutti i flussi da gestire, nonché l’utilizzo del marchio, conosciuto a livello nazionale, con conseguente beneficio delle numerose attività web e social a supporto. E gli affiliati determinano in autonomia i prezzi dei propri prodotti e, di conseguenza, i guadagni». I prodotti inseriti nel gestionale sono tutti “collaudati”, con schede tecniche, prezzi, dimensioni dell’imballo e peso: «È possibile calcolare in tempo reale sia il costo del prodotto che del trasporto zione al fornitore, durante la produzione aereo, via mare o via treno», spiega Di e a prontezza merce», continua Di Giorgio. Giorgio. «E i nostri franchisee hanno a «Il team Italia fornisce al cliente tutte le disposizione tutto il nostro team: supply certificazioni necessarie all’importazione chain, ufficio fatturazione, certificazioni, e la commercializzazione di ogni prodotinterfaccia con agenzie doganali e i nostri to, verificando e informandosi presso le product manager con expertise imporistituzioni doganali italiane e cinesi. Salvo tanti su diverse categorie merceologiche, eccezioni, il business model di China-Wi dall’arredamento all’abbigliamento, dal è basato sul termine di resa Fob (Free on pet all’elettronica». Board – Franco a Bordo). Ciononostante, Catalogo a parte, l’affiliato a China-Wi poChina-Wi tramite terzi supporta il cliente trà sviluppare insieme ai product manager nelle fasi di trasporto (nave, aereo, treno, di riferimento prodotti nuovi ed innovamisto), operazioni doganali e sdoganativi, usufruendo anche dell’ufficio grafico mento, e consegna presso la destinazione interno, per branfinale indicata dal SUPPLY CHAIN, CERTIFICAZIONI, dizzare e persocliente». INTERFACCIA CON LE AGENZIE DOGANALI: nalizzare al meglio Vietato improvviCHINA-WI METTE LA PROPRIA EXPERTISE ogni prodotto o sare: «per l’affiliaA DISPOSIZIONE DEGLI AFFILIATI packaging. Potrà to è un momento spaziare all’interno del proprio gestionale fondamentale per il successo del proper fare offerte, decidendo liberamente i getto», spiega Di Giorgio. «L’affiliato fremargini e le quantità. «Gli affiliati hanno quenterà una formazione presso la sede costantemente a disposizione informazioitaliana di China-Wi, che prevede due fasi ni circa i prodotti best-selling di tutte le ognuna di 5 giorni lavorativi, durante le categorie merceologiche trattate, con tutte quali saranno svelati tutti i “segreti del le specifiche necessarie per poter svilupmestiere”, le procedure e le tecniche di pare le offerte a tutti i loro clienti», sottogestione delle diverse categorie merceolinea Di Giorgio. Il team China-Wi svolgerà logiche. Su richiesta sarà possibile effetl’attività di ricerca fornitori, confrontando tuare un periodo di formazione presso la e valutando le diverse proposte sul mercasede di Shanghai». to interno cinese, selezionando il miglior Il supporto è a 360 gradi: i merchandiser fornitore in termini di qualità/prezzo, in con base operativa primaria in Cina, con termini di affidabilità, di certificazioni ed in la supervisione e la collaborazione dei termini di struttura produttiva. product manager, sono l’interfaccia di tutAltro che “cinesate”: «Il team Cina Wi te le aziende di produzione, seguono cosi occupa personalmente di effettuare i stantemente i cicli produttivi, verificano controlli di qualità in fabbrica in diversi puntualmente il mercato dell’industria momenti: prima di assegnare la produal fine di garantire il miglior rapporto

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di qualità e prezzo, presidiano l’intero territorio asiatico con l’intento di individuare nuovi prodotti o nuove materie prime e assistono nelle problematiche quotidiane legate ai tecnicismi di produzione. L’ufficio Shipping con sede principale in Italia gestisce i flussi delle merci dalla Cina in via aerea e via mare, selezionando il miglior partner logistico a seconda del porto di destino e in funzione dei volumi e del timing richiesto. L’ufficio Account si occupa del flusso finanziario, assiste l’affiliato nelle procedure bancarie, nella gestione dei rapporti in valuta e lo supporta per una corretta gestione del cash flow, ottimizzando i rapporti cliente/affiliato/fornitore. L’ufficio commerciale di China-Wi supporta il franchisee nei rapporti e negli incontri con i propri clienti, nelle prime trattative, e negli approfondimenti prodotti. L’ufficio marketing e comunicazione di China-Wi gestisce le attività social per ottimizzare la visibilità, si occupa di campagne stampa, gestisce il sito internet, e tutta la comunicazione verso terzi. L’ufficio grafico interno a disposizione anche degli affiliati, infine, garantisce velocità ed immediatezza, in termini di personalizzare dei prodotti con il fine di assecondare le richieste dei clienti, propone packaging innovativi e personalizzati mediante loghi e varianti richieste del cliente evitando così di sostenere inutili perdite di tempo e costi. Agli affiliati non viene richiesta alcuna royalty: «I costi fissi sono tutti a nostro carico, visto che già abbiamo gli uffici, i dipendenti, eccetera», conferma il partner China-Wi. «Certo, esistono costi variabili, ma parliamo di cifre irrisorie: per usufruire degli uffici di Roma e Shanghai la fee giornaliera non supera i 200 euro, e ce ne vogliono al massimo 500 per la ricerca di nuove categorie merceologiche o prodotti speciali, mentre il contributo per le campagne social e web marketing è di 150 euro al mese». https://china-wi.co/franchising info@china-wi-net


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L’AFFILIAZIONE CHE BUCA IL VIDEO Con il nuovo format Franchising in Tv, la casa di produzione di Luigi Panzini offre una vetrina istituzionale con una trasmissione televisiva in onda su emittenti televisive primarie e secondarie, e replicata su web e social network, ai brand che vogliono ampliare la loro rete approfondendo tutte le tematiche del settore

di Tullio Valorosi

I

l franchising sta salvando il comcial) esclusivamente dedicata al franchising mercio al dettaglio colpito dalla – sintetizza Panzini - con lo scopo dichiarato di fare informazione e cultura agli italiacrisi, e dunque merita di essere ni su questa formula di business vincente. raccontato bene, come Dio comanda: e questa è la sfida lanciata da Luigi Panzini (nella All’interno delle varie puntate televisive foto), imprenditore e produttore televisivo offriamo un’informazione preziosa e godibile con l’aiuto di professionisti ed esperti da sempre, e da sempre appassionato, positivissimo promoter di business, non solo del settore, delle associazioni e federazioni per se stesso ma per i suoi clienti. Questa di categoria, con testimonianze di franchisor e franchisee, e presentazioni delle più sfida si chiama “Franchising in Tv”, ed è serie opportunità un format lanciato LE PUNTATE DI FRANCHISING IN TV di affiliazione per da Panzini su emitSONO L’ANELLO DI CONGIUNZIONE tenti televisive priautoimpiego e di CHE UNISCE FRANCHISOR E FRANCHISEE marie e seconda- E PERMETTE DI CREARE NUOVE OCCASIONI business da prerie, con l’obiettivo sentare agli italiani di trasformare in un raccondi buona volontà». to avvincente la vita quotiMa Franchising in Tv non diana - fatta di impegni e di nasce per caso: anzi, è il intuizioni, di successi e di punto di arrivo (per ora: fatica - di tanti imprenditori perché col vulcanico Panzini altri approdi ci saranno del franchising. «È la prima in futuro) di un lungo e coe unica trasmissione televisiva (replicata su web e soerente percorso di comuni-

40 ASSOFRANCHISING IL NUOVO CORSO SOTTO LA GUIDA DI ALBERTO COGLIATI

42 IMPREFOCUS IL COMMERCIALISTA-IMPRENDITORE È ANCHE DIVERGENTE

44 REAL ESTATE IL MATTONE DIVENTA UNA RENDITA PASSIVA

46 CDB LOGISTICS ECCO IL BUSINESS DELLA CANAPA LIGHT

48 NOI ENERGIA QUELLA RETE CHE DÀ LA SCOSSA AGLI AFFARI

52 GENESI LIFE IL BAMBÙ GIGANTE RENDE ED È DETRAIBILE

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OPPORTUNITÀ

cazine d’impresa. «La produzione di format nità di affiliazione. Insomma, Franchising televisivi e video è il mio lavoro da sempre, in Tv è il primo programma Televisivo Web certo – racconta Panzini - ma questa sfida e Social esclusivamente dedicato a racconPremessa: cos’è un franchising? tare promuovere e divulgare il franchising, a sostegno delle imprese italiane e oggi del È una forma di collaborazione anello di congiunzione, dove franchisor e franchising per me è come una missione – imprenditoriale, nitidamente contrattualizzata, tra un’azienda franchisee si incontrano, creando nuove racconta Panzini - Dobbiamo e vogliamo fare leader che vuole distribuire i occasioni professionali e d’investimento tutti la nostra parte per la ripresa del Paese, suoi prodotti o servizi a marchio presentando le migliori opportunità di afgiusto? E per farlo dobbiamo supportare le e chiunque voglia avviare una filiazione con video dedicati e mirati. «Il gepiccole e medie imprese, i produttori artigiapropria impresa distributiva. È nali, gli artefici del vero made in Italy». nere del format ricalca quello del talk show un modo sempre più convincente e diffuso per mettersi in proprio Convinto di questo, Panzini ha lanciato or– spiega il produttore – con una conduttrice nei più svariati settori distributivi. mai da tempo una piattaforma multimeche ospita e dialoga in studio con franchiRichiede attitudine imprenditoriale, diale, Eccellenze Italiane in Tv, che è la sor, franchisee e operatori. Attraverso le ma è perfetta per tutti coloro “madre” di Franchising in Tv e che appunloro testimonianze, i loro racconti appasche desiderano un riscatto, che to rende omaggio a questi imprenditori, sionati e la spiegazione delle loro strategie, vogliono stabilità e ricercano soddisfazione e gli utili di un combinando media innovativi e tradizioi telespettatori possono scoprire o approlavoro autonomo.Per dare voce nali, e-commerce, fondire la natura, e visibilità a tutto questo, nasce FRANCHISING IN TV PRESENTA LE PIÙ televisione, radio, le dinamiche e Franchising in Tv. Generato da SERIE OPPORTUNITÀ DI AFFILIAZIONE social network, le potenzialità di una partenership tra eccellenze CON VIDEO DEDICATI, TESTIMONIANZE, con due obiettivi questo modello di italiane in Tv e associazioni di E ALTRI CONTENUTI PROFESSIONALI settore, il format televisivo e social principali: aumenbusiness». Natunetwork Franchising in Tv è il tare da subito il fatturato delle aziende e ralmente sono fondamentali le immagini, primo in Italia che tiene spettatori rafforzarne la visibilità. Sulla base di questo e per questo la scelta del media video è e internauti aggiornati sui nuovi essenziale. I franchisor possono esporre i format – che va avanti e con risultati cretrend di mercato, aiutandoli a scenti da tempo – l’idea, a suo modo rivopropri brand, rafforzarne l’identità e sottoidentificare quello più adatto a tue esigenze e personalità. Grazie alle luzionaria, di focalizzarsi sul franchising, ed lineare per altri futuri franchisee le opportestimonianze di addetti a lavori e tunità di business del momento. Gli affiliati è nata “Franchising in Tv”. Idea semplice e autorità, sarà possibile conoscere possono presentarsi, raccontare com’è stato forte, al punto da aver subito attratto il socostantemente quali sono le attività stegno istituzionale più credibile del settoloro possibile avviare e sviluppare la propria più richieste, remunerative e re, con informazione, consulenza e consigli attività in modo vincente, dando una svolta adatta a ciascuno (e al portafoglio di ciascuno. Grazie a Franchising in da parte dei vertici delle principali associaprofessionale alla propria vita. E in definitiTv si potrà così entrare in contatto zioni e federazioni di categoria, consapevoli va attrarre clienti! con i migliori franchisor nazionali «Insomma – sintetizza Luigi Panzini – abdi quanto sia fondamentale fare cultura sul ed internazionali. È il programma biamo realizzato un programma di servizio, franchising e certi che questa iniziativa meche ci voleva per chiunque sta diatica servirà per fare conoscere sempre utile e forse mi permetto di dire prezioso, cercando di dare una svolta alla propria vita. Per chi vuole di più la formula commerciale del franchiperché coniuga informazione, consulenza e diversificare il suo business. Ma sing in tutte le sue potenzialità». Con reali testimonianze. Franchising in Tv vuole esanche per chi non ha ancora un sere un format unico nel suo genere, capace testimonianze di franchisor e franchisee lavoro. anche di diventare l’anello di congiunzione oltre che presentare le più serie opportudove franchisor e franchisee si incontrano, creando nuove opportunità professionali e LA SCHEDA DEL FORMAT di business». Ed è evidente quanto tutto questo sia GENERE: Talk show IN PALINSESTO: fertile per l’economia del Paese. «Oggi il pomeridiano / serale / mercato del franchising in Italia conta olDURATA: 30 minuti notturno tre 900 aziende per quasi 52 mila negozi, con 200 mila occupati e 24,5 miliardi di EMISSIONE: registrata FREQUENZA DI TRASMISSIONE: fatturato – sottolinea l’imprenditore - cerCONDUZIONE: presentatore / settimanale con repliche tamente ridotto purtroppo dai mesi di presentatrice lockdown ma in forte ripresa nelle riaperTARGET: ture, una base su cui il commercio al detCOLLOCAZIONE: Studio + Rvm Eterogeneo, trasversale, taglio potrà ripartire e diventare più forte (servizi e redazionali realizzati over-20 di prima appena finalmente la situazione esternamente) si normalizzerà»

FRANCHISING IN TV IN SINTESI

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COVERSTORY OPPORTUNITÀ

Tutta la resilienza della rete in franchising Il comparto è quello che sta reggendo meglio. Perché, come sottolinea il nuovo segretario generale di Assofranchising Alberto Cogliati, «è come vivere in una grande famiglia» di Marina Marinetti ALTRO CHE CRISI. NELL’ULTIMO DECENNIO IL FRANCHISING IN ITALIA, È CRESCIUTO, IN MEDIA, DEL 2% OGNI ANNO, CREANDO CIRCA 37.000 NUOVI POSTI DI LAVORO. Ad oggi l’intero sistema occupa

più di 217.000 addetti, che contribuiscono a generare oltre 26 miliardi di fatturato, circa l’1,3% del Pil italiano. Non solo: secondo l’ultimo Rapporto Assofranchising Italia 2020 – Strutture, Tendenze e Scenari, l’imprenditoria femminile rappresenta circa il 35% del sistema franchising, una percentuale che risulta decisamente superiore rispetto al dato nazionale delle attività produttive a conduzione femminile attestata al 22%. Se le più penalizzate durante i momenti di crisi restano sempre le donne (come rivelano anche gli ultimi dati Istat secondo cui lo scorso dicembre ben il 98% è rimasto senza lavoro), va anche detto che, durante la pandemia, il franchising è stato il settore del commercio più resiliente in assoluto. «Il sistema franchising in tempi

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di crisi regge perché si basa sulla condivisione. Che significa anche supportare gli affiliati con una serie di iniziative pratiche e concrete che durante il primo lockdown hanno consentito di fare fronte all’eccezionalità dell’evento», conferma a Economy Alberto Cogliati, da gennaio nuovo segretario generale di Assofranchising (ma nel consiglio direttivo già dal 2016), punto d’approdo di una carriera di oltre 30 anni in aziende nazionali, internazionali e quotate in Borsa. Il nuovo segretario generale proviene dal settore immobiliare, dove ha ricoperto negli ultimi sei anni il ruolo di direttore commerciale per Engel & Völkers Italia. In precedenza, si è occupato dell’avvio, dello sviluppo e della gestione di società di franchising immobiliare tra le quali Pirelli RE Franchising e Tree Real Estate. «Nella mia vita professionale ho sempre lavorato in team e in sistemi di rete al cui interno esistono dinamiche di massa critica, economia di scala e una filosofia di condivisione», dice.

Lei ama dire che abbracciare il franchising è come vivere in una grande famiglia. Sì, e per farlo occorrono entusiasmo e confronto, oltre al senso di appartenenza e riconoscibilità. Il franchising non comporta solo uno scambio tra “fornitore e cliente” ma instaura un perfetto equilibrio tra le due componenti del sistema, azienda e imprenditore. Queste caratteristiche ne confermano l’esempio virtuoso, soprattutto in tempi incerti quali sono quelli che ci troviamo a vivere. L’affiliato deve essere un attore protagonista con l’obiettivo di non smettere mai di crescere - pena la perdita di competitività - e i suoi successi rappresentano il successo di tutta l’azienda.

Nel suo nuovo ruolo di segretario generale di Assofranchising si pone come obiettivo il compito di ampliare e consolidare il network di associati e di definire le linee strategiche dell’associazione in un anno che appare decisamente sfidante. Specie ora, in tempi di Covid. Il franchising si è dimostrato particolarmente. Come sono stati supportati gli affiliati in questo periodo? Fornendo le linee guida per poter usufruire degli ammortizzatori sociali previsti dai diversi Dpcm, creando piattaforme digitali per sopperire alle chiusure degli spazi fisici e proseguire nell’attività di business. Peraltro, queste iniziative hanno riguardato

FARE RETE PERMETTE DI CONFRONTARSI PER SEMPLIFICARE LE PROBLEMATICHE CHE SI PRESENTANO


tutti i settori dove si opera in franchising. Aggiungo anche il fattore umano...

In che senso? I franchisor hanno intensificato la cura delle relazioni dei rapporti umani dando supporto informativo, investendo in pubblicità (altro elemento importantissimo) e incentivando gli affiliati attraverso riunioni di formazione, ovviamente in modalità digitale.

Tra mettersi in proprio e affiliarsi, conviene affiliarsi, insomma. Assolutamente si. In momenti di crisi essere da soli significa assumersi molti rischi. Fare rete, al contrario, permette di confrontarsi in modo più sistematico consentendo di semplificare le nuove problematiche che si presentano. Ma questo vale anche in momenti di normalità, perché l’affiliazione supporta sia a livello L’AFFILIAZIONE COMMERCIALE È UNA VERA FORMA DI IMPRENDITORIALITÀ SEMPRE PIÙ APPREZZATA

B2B – quindi tra franchisor e franchisee – sia B2C, ovvero tra franchisee e cliente. Quest’ultimo è il caso delle piattaforme create ad hoc per permettere di proseguire con la propria attività durante i vari lockdown. Quali settori tirano di più e quali traineranno in futuro? Ad esclusione dei settori oggetto di chiusura da parte dei Dpcm del Governo, le aziende trainanti sono quelle che sono riuscite a reinventarsi durante il 2020. Quelle che sono riuscite ad abbracciare i cambiamenti imposti dalla pandemia, utilizzando la tecnologia per stare vicino ai propri affiliati rafforzandone il rapporto. Questo è un discorso che vale per tutti i settori: certamente alcuni hanno sofferto più di altri però in generale la capacità di “cambiare pelle” ha premiato e premierà anche in futuro. In Italia il franchising ha una storia antica, ma non è sviluppato quando lo è all’estero. Come mai? Questo presuppone che ci sarà un forte crescita nel

futuro? In Italia il franchising sconta una retaggio culturale sbagliato che non ha ancora saputo cogliere del tutto le effettive potenzialità: noi come Associazione – e quest’anno compiamo 50 anni quindi siamo nati quando il franchising ha iniziato a svilupparsi in Italia - puntiamo proprio a sollecitare questo cambio culturale che permetta di guardare all’affiliazione commerciale come a una vera forma di imprenditorialità, peraltro molto apprezzata dalle donne, sempre in posizione debole quando si parla di lavoro come ci ricordano anche i recenti dati Istat di dicembre. Rappresenta una soluzione per stare sul mercato in modo competitivo, confrontandosi all’interno di un team e riuscendo a fare margini.

un’ulteriore opportunità. Validissima per quelle persone che vogliono ricominciare partendo da sé stesse. Che, arrivate a un punto stagnante della loro vita professionale, decidono di rischiare in proprio affidandosi a una rete che li aiuta e sostiene. Il futuro del lavoro è strettamente connesso al franchising e alle sue potenzialità di fare impresa facendo rete. È la soluzione giusta per affrontare una nuova sfida lavorativa e imprenditoriale. E Assofranchising è impegnata in questo 2021 nel promuovere questa cultura (che nel mercato Usa invece è ben presente): è l’unica associazione italiana a rappresentare il franchising del nostro Paese nel mondo, partecipando alla European Franchise Federation, di cui è socio fondatore, e al World Franchise Council, con incontri, scambi di idee e informazioni con gli altri Paesi.

Soprattutto in tempi di crisi diventa

5 Consigli per diventare un imprenditore del franchising 1.

SCEGLI UN SETTORE NEL QUALE TI RICONOSCI E CHE SENTI TUO: VOLER DIVENTARE IMPRENDITORE/IMPRENDITRICE È UN’AVVENTURA, MEGLIO FARSI GUIDARE E SOSTENERE DA UNA FORTE PASSIONE

5.

2.

IL LIFELONG LEARNING È UNO DEI PILASTRI PER GLI IMPRENDITORI E LE IMPRENDITRICI DEL FRANCHISING. UNA FORMAZIONE CONTINUA E COSTANTE COME OPPORTUNITÀ DI CRESCITA

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3.

4.

AFFIDATI AL KNOW-HOW DEL TUO FRANCHISOR PER PORTI DEGLI OBIETTIVI A BREVE, MEDIO E LUNGO TERMINE

VALUTA IL SETTORE NEL QUALE AVVIARE IL TUO PROGETTO ANCHE IN BASE AL CAPITALE CHE PUOI INVESTIRE ALL’INIZIO. I FRANCHISOR POSSONO QUASI SEMPRE AGEVOLARTI E SUPPORTARTI ATTRAVERSO LA LORO RETE DI PARTNERSHIP

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OPPORTUNITÀ

IMPRENDITORE, COMMERCIALISTA E DIVERGENTE Educare, crescere e proteggere gli imprenditori e le loro famiglie con un sistema evoluto sviluppato in oltre trent’anni di carriera: così Francesco Cardone, con la sua Imprefocus, aiuta le aziende a “diventare grandi” di Paola Belli

“EDUCA, CRESCI E PROTEGGI”. QUELLO DI FRANCESCO CARDONE, CLASSE 1964, DA OLTRE TRENT’ANNI NELL’ALBO DEI DOTTORI COMMERCIALISTI, È UN MANTRA CHE GLI IMPRENDITORI DOVREBBERO FAR PROPRIO. LUI L’HA SPERIMENTATO PER PRIMO (e poi ne ha

fatto anche un libro, “Impresa Vincente. Manuale pratico dell’imprenditore contemporaneo”. Cardone ha trasformato il proprio in uno studio di consulenza, specializzato nella crescita della redditività aziendale e nella tutela del patrimonio, radicato da sempre nel mondo aziendale e vicino agli imprenditori. Imprefocus srl nasce dall’idea differenziante del dott. Francesco Cardone, un professionista divergente che ha saputo ascoltare gli imprenditori, capirne i bisogni e le necessità diventando un punto di riferimento per tante imprese nel corso degli anni.

Si definisce un “professionista divergente”. Perché? «Ho fatto uno switch, diventando un commercialista imprenditore. Negli anni, mi accorgevo che il ruolo del commercialista stava cambiando. Capii che lo studio vecchio stile non era più adeguato a un mondo in profonda trasformazione. E sono diventato un commercialista imprenditore. Ho aperto studi, sempre più grandi, e lavorato con centinaia di attività diverse tra loro. Oggi in Imprefocus abbiamo più di 20 collaboratori e seguiamo oltre 400 clienti in tutta Italia», racconta a Economy. Il cambio di mentalità di Cardone nasce dall’idea che, l’imprenditore contemporaneo deve essere affiancato da un commercialista imprenditore divergente, quindi da un partner dell’imprenditore. «Questo è lo switch fondamentale che ho fatto. Ma allo stesso

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FRANCESCO CARDONE, CEO DI IMPREFOCUS

tempo anche l’imprenditore deve avere il coraggio di cambiare. Ma non sempre, gli imprenditori hanno questo coraggio. Ed è qui che entra in gioco la figura del Business Coach di Imprefocus». In che modo il Business Coach risulta essere un valore aggiunto per il cliente? Il Business Coach è un consulente con competenze specifiche che accompagna l’imprenditore in un processo di crescita. «È una figura che segue e consiglia, quasi come fosse un angelo custode, l’imprenditore in tutti gli aspetti aziendali per supportarlo in un percorso costante di crescita per il raggiungimento della serenità imprenditoriale», spiega Cardone. «Il valore aggiunto», continua il dott. Cardone, «consiste nel supporta-

re l’imprenditore nell’aumentare la redditività della sua azienda, proteggere il patrimonio della sua famiglia e migliorare la qualità della sua vita. Questa è la nostra Mission Aziendale».

Come si possono raggiungere tali obiettivi? «Attraverso il Sistema Impresa Vincente» Un metodo ideato per condividere con l’imprenditore una struttura aziendale basata su tre pilastri: Educa, Cresci e Proteggi. Applicando questi tre pilastri l’imprenditore potrà realizzare una Impresa Vincente. «Il primo sistema in Italia che affianca l’imprenditore nello sviluppo aziendale e personale, nella crescita della sua azienda e che si occupa di proteggere il patrimonio della sua famiglia. Come lo facciamo? Studiando nel dettaglio le soluzioni migliori per ridurre al mi-


in collaborazione con

nimo il rischio imprenditoriale e fornendo delle strategie pratiche», spiega Cardone. Partiamo dal primo pilastro: educare. Educare significa formare gli imprenditori, non solo da un punto di vista professionale ma anche personale. Formarsi, entrare in contatto con diverse realtà, può aiutare gli imprenditori a concepire un nuovo modo di fare Impresa. Secondo Cardone, «l’Imprenditore deve investire costantemente energie nella formazione.» Non possiamo pensare, come imprenditori, di “essere già arrivati” perché tale concetto ci porterà quasi sicuramente verso il fallimento. «Devi formarti per garantire continuità alla tua Azienda ed essere sempre il linea con un mercato in continua evoluzione». Il secondo pilastro, forse quello più importante: la crescita. «Penso che l’azienda sia lo specchio dell’imprenditore. Per questo motivo, per far crescere l’azienda è necessaria la crescita dell’imprenditore», ma crescita significa soprattutto redditività dell’azienda. Nessun imprenditore avvierebbe un’attività senza l’obiettivo di un futuro guadagno, altrimenti si chiamerebbe beneficenza. «Quando si fa impresa», spiega Cardone, «il focus deve essere orienta-

to alla redditività. Siamo abituati a pensare che il focus dell’imprenditore sia il fatturato. Non c’è cosa più sbagliata! Il fatturato non è un indice di Redditività: non è infatti importante quanto fatturi, ma quanti soldi hai in banca a fine anno, ovvero il Margine di Contribuzione». Imprefocus, ne rappresenta un esempio in termini di crescita, infatti, «nel 2019 abbiamo avuto incremento del 38% fatturato e nel 2020, l’anno della pandemia, addirittura un +69% con un margine di circa il 60%». È importante quindi per un imprenditore avere sotto controllo i numeri della sua azienda, «quando l’uomo delle parole incontra l’uomo dei numeri, alias il sottoscritto, l’uomo delle parole è un uomo morto». Frase molto forte quella del dott. Cardone che però chiarisce al meglio il concetto dell’importanza, per un imprenditore, di controllare costantemente il bilancio e i numeri della sua azienda.

Imprefocus pone l’attenzione sulla tutela del patrimonio della famiglia dell’omprenditore, che semplificando significa saper utilizzare gli strumenti più idonei sotto il profilo fiscale e legislativo». Innanzitutto, «dobbiamo ricordare che il miglior amico dell’imprenditore è il risparmio», per cui per proteggere il proprio patrimonio è consigliabile per l’imprenditore scindere quello personale da quello aziendale. Questo step consente di accantonare, come una formichina, una parte del proprio patrimonio personale, in modo da poter generare delle rendite automatiche. Robert Kiyosaki in “Padre ricco, padre povero” li definisce “gli intoccabili”: il padre povero lavora per guadagnare soldi, il padre ricco fa lavorare i soldi per guadagnarne altri. Solo in questo modo sarà possibile avere un miglioramento della qualità della vita dell’imprenditore, che potrà aiutarlo anche nel passaggio generazionale.

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Arriviamo all’ultimo pilastro, non per questo meno importante: Proteggi. Ogni attività imprenditoriale ha un rischio di Impresa che va limitato. Ed è per questo motivo che risulta essere fondamentale gestire la propria azienda con la giusta consapevolezza dei numeri. «Anche io sono imprenditore e capisco che non sia semplice tutelare il proprio patrimonio. Per questo motivo

Come è possibile migliorare la vita di un imprenditore? «In diversi modi. Per esempio, noi utilizziamo molto le holding patrimoniali, nelle quali facciamo confluire gli immobili di famiglia e separare, dunque, il patrimonio personale da quello aziendale. Mi spiego meglio: occorre de-patrimonializzare le aziende». Attraverso la protezione del patrimonio, il sistema Impresa Vincente fa sì che oltre a far fronte ai costi aziendali, la redditività venga utilizzata in un’ottica futura in modo da accrescere la solidità dell’impresa e rendere l’imprenditore sereno. Infatti, conclude Cardone «sono un professionista che non ha paura di cambiare, sempre pronto all’innovazione e alla ricerca di nuovi servizi da offrire ai propri clienti. Il mio modo di esercitare la professione da imprenditore, mi fa sentire pienamente realizzato, ma la maggior soddisfazione è quella di vedere i miei clienti “sereni”».

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COVERSTORY OPPORTUNITÀ

Mattone dopo mattone costruisci la tua rendita Giuseppe Cicorella è un self made man, che Oltreoceano acquista dalle banche, ristruttura e affitta immobili, ottenendo un ritorno di oltre il 23% con il progetto JCGREI. Un’opportunità aperta a chi vuole investire nel real estate made in USA stando in Italia

“TI RACCONTO COME UN BAMBINO, PARTITO DA ZERO, HA REALIZZATO IL SUO SOGNO CON IL REAL ESTATE IN AMERICA E COME PUOI FARLO ANCHE TU”: c’è tutto Giuseppe,

in questa frase, c’è tutto Giuseppe Cicorella come si racconta nel suo libro, “Il bambino che sognava di cambiare il mondo (una monetina alla volta)”. È un vero self-made-men, è nato a Conversano – località magica alle porte di Bari, la preromana Norba, poi capoluogo aragonese – e a 17 anni è emigrato a Milano per poi ri-emigrare, vent’anni più tardi, negli Stati Uniti. Ed oggi, a Cleveland, nell’Ohio, controlla un insieme di attività immobiliari il cui valore supera i 25 milioni di dollari e un gruppo di alcune centinaia di investitori che puntano sul suo fiuto degli affari. Ma andiamo per ordine, partendo dalla

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fine. Chi è Giuseppe Cicorella, oggi? È un business man che ha scelto di lavorare negli USA – prendendosi il rischio di allontanarsi dal piccolo impero di 12 agenzie immobiliari classiche che aveva aperto in Italia – per pensare più in grande. Offrendo opportunità d’investimento ambiziose, non per tutte le tasche, ma in grado di generare ritorni importanti su una “asset class” (tradotto: un tipo di investimento) che sul medio termine non ha mai tradito: l’immobiliare residenziale negli Stati Uniti. Ha iniziato a lavorare in America nel 2006, restando ancora con i piedi piantati in Italia. Poi il grande salto, la decisione di stabilirsi negli USA, un investimento importante – l’acquisto di un ristorante – per poter ottenere il Visto E2 e e i primi corsi americani per diventare investitore USA a stelle

e strisce a tempo pieno. “Un incontro importante fu quello con il leader del real estate americano, Grant Cardone, che mi ha insegnato tanto, tutto il necessario”, racconta Cicorella. “E poi un fondamentale incontro di business, col colosso bancario J.P. Morgan. Mi avrebbero assunto, ma il mio visto non lo permetteva. Mi riproposi come partner d’affari: selezionavo immobili, glieli proponevo per i loro fondi, conservando una prelazione. Fu la svolta”. Già, perché in quel modo Cicorella iniziò a costruire il proprio patrimonio. Con un’idea anticonformista. Nella quale ha negli anni coinvolto decine di investitori che hanno scommesso su di lui, evidentemente trovandosi bene. Di che si trattò? “L’idea del mio progetto, che si chiama JCGREI BRRRR, sta tutta in queste iniziali dopo la sigla, che significano: buy, acquista; rehab, ristruttura; rent, affitta; refinance, rifinanzia; repeat, ripeti. Chiaro? Ora mi spiego”. E Cicorella si spiega, che poi è il suo forte, perché sa farsi capire e sa convincere. Un’operazione “delle sue” consiste nell’acquistare un appartamento residenziale in condizioni subottimali (che costa in media il 30% in meno del valore di mercato degli immobili comparabili ma in buone condizioni), ristrutturarlo per valorizzarlo e riaffittarlo a un buon canone. A questo punto farsi finanziare i costi sostenuti da una banca e con il margine generato dai canoni mensili che arrivano, fare una nuova operazione, analoga. In questo momento, JCGREI gestisce ben 300 appartamenti del valore di oltre 25 milioni di dollari e incas-


che affliggono il real estate italiano. Dunque, il progetto JCGREI prevede che l’investitore acquisti l’immobile costituendo una società LLC della quale la holding di Cicorella diventa partner al 25%.Già l’acquisto al prezzo d’occasione è il primo presupposto del business, e nasce dalla capacità di selezione di JCGREI. La gestione è gratuita: per tutta la durata del contratto, infatti, la società proprietaria non paga nulla alla società di property management, diversamente da quel che avrebbe dovuto fare se non avesse avuto JCGREI come socio. Ad esempio negli USA l’intermediario che trova l’inquilino di solito intasca, per questo, una mensilità all’anno, che con JCGREI non deve essere invece pagata. Schematizzando: su un affitto mensile lordo di 1.000 dollari, l’investitore ne incassa 750, ma così paga il management, la manutenzione, la gestione degli inquilini e tutto il resto. “Il ROI – return on investment – nel nostro track record è stato finora mediamente del 23%”, assicura Cicorella, “contro una media del mercato del 5%. Per fare un esempio: se il prezzo d’acquisto di un appartamento in Italia è di 100mila euro, un ROI del 5% significa che si incassa dall’inquilino 5mila euro all’anno. Questo accade

anche in molte località americane, dove semmai si incassa poco di più. Con il nostro metodo, invece, a Cleveland noi – ripeto - otteniamo ritorni sugli investimenti che superano mediamente il 23%!”. Certo, bisogna fidarsi e affidarsi: ma del resto chi, senza essere del mestiere e senza vivere in loco, potrebbe investire negli Stati Uniti a simili rendimenti, facendo da sé? Invece, con questa partnership si può e senza nessuna seccatura burocratica: l’investitore finanziario non deve occuparsi praticamente di nulla, né della creazione della società né dell’apertura del conto corrente, della scelta degli immobili, la selezione dell’inquilino, l’ eventuale sfratto eccetera. “La forma societaria scelta per il tuo investimento è la Llc (limited liability company) che è paragonabile ad una S.r.l. italiana – spiega Cicorella - Questa società garantisce la massima tutela del patrimonio societario ed una netta separazione di quest’ultimo da quello personale”. Ma che sicurezza si ha della destinazione del proprio denaro? La massima possibile in America, perché i soldi non vanno a JCGREI bensì, al momento dell’acquisizione, ad un notaio che, oltre a ricevere il denaro dando in cambio il titolo di proprietà dell’immobile, effettua tutte le ricerche necessarie a validare l’atto, sincerandosi che il bene sia pulito e non abbia ipoteche: ricerche che un agente immobiliare non sarebbe in grado di effettuare. Ma dove vuole arrivare, Cicorella? Be’, il sogno ce l’ha grande, e lo afferma senza falsa modestia: “Sviluppo del mercato in Ohio a Columbus ed a Cincinnati; ampliamento delle attività in Florida, e precisamente a Sarasota , Tampa, Orlando e Jupiter; crowdfunding in Italia; quotazione in Borsa; sviluppo del real estate commerciale con catene alberghiere e multioffice!”. Da Conversano al mondo. giuseppecicorella.com

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A CURA DELLA DIREZIONE MARKETING

sa più di 250 mila dollari di affitti al mese. Il guadagno della società di gestione, cioè di Cicorella, è tutto in conto capitale: ovvero il suo compenso per la gestione integrale delle operazioni consiste nell’intestarsi il 25% della proprietà degli immobili, la valorizzazione nel tempo rimborserà ampiamente gli investitori finanziari che non dovranno occuparsi assolutamente di nulla. Cicorella sa che questo schema può sembrare rischioso, se non temerario. Ma la buona riuscita delle operazioni che fa si riverbera direttamente nelle sue tasche, perché il suo guadagno sta nel valore che raggiungono le sue quote del 25% nelle varie proprietà, e per questo – sostiene – chi investe con lui, se lo porta sulla stessa barca: “Per guadagnare noi, bisogna che il nostro cliente guadagni il quadruplo!”, sintetizza. È chiaro che la conoscenza specialistica di un mercato è determinante per la buona riuscita di queste operazioni: e Cleveland oggi è una piazza in boom, con un flusso costante di newyorkesi che vi si trasferiscono lavorando parzialmente in smart-working. Sostiene Cicorella, con forti argomenti, che negli USA l’investimento immobiliare è incentivato, con criteri sideralmente migliori di quelli


COVERSTORY OPPORTUNITÀ

in collaborazione con

Dentro il business della canapa light Entrare in un mercato che cresce a doppia cifra con il supporto di un big player del settore: è l’opportunità offerta da Cbd Logistics, che detiene anche il brand Green Spirits a cura della redazione un mercato in crescita, quello della cannabis light. La consumano i giovani tra i 18 e i 22 anni (ma i maggiori consumatori sono gli over 30) e pure gli ultrasettantenni, con una spesa media, per i consumatori regolari, di 50 euro al mese. A livello mondiale, si parla di qualcosa come 25,4 miliardi di dollari, che diventeranno 26,6 entro la fine del 2026. In Italia la filiera coinvolge più di 10mila occupati, per un giro d’affari che supera i 150 milioni di euro (dai 40 milioni di quattro anni fa). Per entrare nel business senza impegnarsi in una società agricola, ci sono due strade: diventare rivenditori o affiliarsi a un brand. A offrire entrambe le opportunità è Cbd Logistics, la società svizzera nata a gennaio 2017 che ha dato l’impulso al mercato e che detiene i marchi (registrati all’ufficio della proprietà intellettuale di Berna) Cbd Logistcs e Green Spirits, che contraddistingue inflorescenze

È

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certificate, semenze certificate, cloni certificati, oli sublinguali certificati, estrazioni certificate e accessori legati al mondo della Canapa: circa 100 prodotti all’ingrosso disponibili su www. cbdlogistics.ch e circa 700 prodotti al dettaglio disponibili su www.greenspirits.ch. I prodotti Green Spirits sono approvati in una prospettiva socio-giuridica sia in Svizzera che in molti altri Paesi del mondo. Cresciuti grazie alla passione e all’impegno di fondatori e collaboratori, in Cbd Logistics si dicono orgogliosi della loro storia aziendale in cui ogni collaboratore ha sempre svolto un ruolo decisivo. Con sede in Svizzera, Cbd Logistics sviluppa e distribuisce B2B all’ingrosso sui mercati svizzeri e internazionali infiorescenze femminili di canapa legale e surrogati selezionati con cura e passione, ad alto contenuto di Cbd/Cbg e con un contenuto di Thc rispettoso della legge. Green Spirits

si occupa della distribuzione B2C e rivendita. Si tratta di prodotti approvati in una prospettiva socio-giuridica sia in Svizzera che in molti Paesi del mondo, Italia compresa. «La passione e la curiosità di andare oltre sono il motore del nostro lavoro», spiegano dall’head quarter di Cbd Logistics, «ma anche allo spirito di squadra, alla coerenza e all’autonomia: nel tempo abbiamo costruito insieme una realtà ben strutturata ed indipendente. E l’attenzione all’ambiente, il nostro green friendly approach, è uno stile di vita riconoscibile in ogni nostro gesto. È nella quotidianità che Cbd Logistics rispecchia i propri valori fondanti, nei piccoli grandi gesti di ogni giorno». Le risorse interne godono di un programma di formazione continua: «in un contesto socio-economico caratterizzato da cicli di cambiamento sempre più complessi il valore umano per Cbd Logistics acquista sempre più importanza». E poi c’è la rete: «Siamo partner di riferimento per clienti produttori, grossisti, investers, distributori e rivenditori nel mercato della canapa legale. E pionieri in un cambiamento sociale: contribuiamo quotidianamente all’evoluzione della percezione della prospettiva nei confronti della canapa ed i sui benefici utilizzi. Ai nostri partner offriamo mezzi per sviluppare una costante capacità di adeguamento al mercato, grazie al rapporto qualità/prezzo e tramite la costante acquisizione di informazioni e competenze». Diventare un partner Cbd Logistics diventa così l’occasione per inserirsi in un mercato fresco, innovativo e in crescita, entrando a far parte di un network consolidato che garantisce qualità, continuità e capacità gestionali oltre che le informazioni utili per iniziare e organizzare al meglio la propria attività nel settore della canapa legale in Svizzera e all’estero. www.cbdlogistics.ch info@cbdlogistics.ch www.greenspirits.ch shop@greenspirits.ch Tel. +41918301114



OPPORTUNITÀ

La rete che dà la scossa (anche) agli affari È un mercato in fermento, quello delle forniture energetiche, nel quale NoiEnergia si posiziona come player ad alto potenziale, con un modello di franchising che consente ritorni sull’investimento in soli dieci mesi a cura della direzione marketing

N

oiEnergia è un’azienda di fornitura energetica, nata a Molfetta (Ba) nel gennaio del 2014 e ufficialmente operativa come fornitore diretto di energia da novembre 2016. Nata da quattro imprenditori molfettesi, nel corso degli anni l’azienda è diventata il punto di riferimento nel settore della fornitura energetica per un pubblico sempre più numeroso, arrivando ad accogliere nel proprio portafoglio oltre 10mila clienti, mediante la costruzione di un rapporto basato sulla fiducia e sulla relazione umana. “Noi” ed “Energia”. Il senso sta tutto qui. La dimensione collettiva, che rende il cliente realmente parte di una grande famiglia, e il settore di riferimento, nel quale viene trasportato entusiasmo, competenza e professionalità. La scelta di sviluppare il franchising Il mercato dell’energia è in fermento, soprattutto grazie alle possibilità offerte dall’EcoBonus e dalle Lec, che sono il futuro dell’economia italiana, energetica e non. L’azienda crede fermamente nella formula del franchising, «perché crediamo nella forza del territorio e nella relazione con chi lo abita; non vogliamo che NoiEnergia venga percepita come una realtà lontana, vogliamo che venga identificata con persone vicine ai clienti, persone in cui si possano riconoscere

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e che siano in sintonia con i valori della nostra azienda», spiega Saverio Bufi, direttore commerciale e marketing dell’azienda, che prosegue: «Abbiamo diverse trattative in fase molto avanzata per NOIENERGIA PUNTA SULL’APERTURA DI SEDI FISICHE SUL TERRITORIO PER ANNULLARE LA DISTANZA TRA UTENTE E FORNITORE

aperture in diversi punti della Puglia; la prossima apertura prevista è quella di Santeramo in Colle, in provincia di Bari, mentre al momento abbiamo due punti vendita gestiti direttamente da noi, due uffici in franchising in Puglia e tre uffici in franchising in Sicilia, a Biancavilla,

Adrano e a Paternò. L’ufficio di Biancavilla, il nostro primo affiliato, nel tempo è diventato addirittura reseller di energia, evolvendo il proprio business. Questo è uno dei nostri grandi punti di forza del nostro progetto: la possibilità di diventare reseller in proprio». L’amore nei confronti del territorio in cui si lavora è la prima caratteristica che si ricerca in un potenziale affiliato di NoiEnergia, che non è un semplice intermediario tra l’azienda madre e il cliente, ma il vero e proprio fornitore diretto di luce e gas della propria città e del proprio territorio. Torniamo a far parlare Saverio Bufi, che ci spiega più nel dettaglio il profilo di un ideale candidato ad aprire un uffi-


A sinistra e nella pagina a fianco, gli uffici di NoiEnergia di Terlizzi. Sotto, gli uffici di Molfetta

passato da punto in franchising a fornitore autonomo di energia. NoiEnergia non cerca solo persone che già lavorano nel settore, ma anche «imprenditori di settori affini interessati a completare il proprio portafoglio, animati dalla curiosità, dalla determinazione e dalla resilienza».

cio in franchising di NoiEnergia: «È una persona sveglia, dinamica e coraggiosa, una persona positiva e proattiva, che è pronta ad abbracciare il cambiamento in atto nel settore energia ed esserne protagonista insieme a noi. Il nostro affiliato tipo è il consulente che già lavora nel settore e vuole crescere ed espandere il suo business diventando imprenditore». Ma non è solo la possibilità di entrare nel mondo della fornitura energetica aprendo un ufficio in franchising l’unica fonte di business a cui si va incontro abbracciando la filosofia del progetto, ma anche quella di diventare fornitore in proprio, e il caso dell’ufficio di Biancavilla lo dimostra; ufficio che è

software di fatturazione, la possibilità di utilizzare l’app NoiCommunity come strumento di marketing, workshop di formazione, tool di marketing automation e il supporto del nostro team marketing, l’operatività del nostro servizio clienti e tanto altro ancora. NoiCommunity, l’app mobile di NoiEnergia, è un’app rivoluzionaria per il settore La formazione del franchisee perché permette di abbinare alla venElemento fondamentale del percorso dita di contratti di luce e gas anche la di chi decide di approcciare il progetto possibilità di avere una vetrina di retail NoiEnergia è quelmarketing per le CRM, APP E TOOL ALL’AVANGUARDIA lo relativo alla formicroattività che SUPPORTANO QUOTIDIANAMENTE mazione. Il fransono clienti di L’AFFILIATO NELLA GESTIONE chisee viene infatti NoiEnergia, forDELLA RELAZIONE CON IL CLIENTE formato online, nendo un enorme su una piattaforma proprietaria nella stimolo all’economia del territorio graquale vengono caricati periodicamente zie alle possibilità offerte dal markevideocorsi formativi e materiale di stuting di prossimità. NoiEnergia offre la dio; contestualmente c’è un percorso di possibilità di utilizzare un marchio coformazione operativa sul campo, con un nosciuto e ben posizionato nel mercato periodo di affiancamento, nel momendell’energia, un marchio che ha già la fito dell’inserimento iniziale con i nostri ducia di oltre 10mila clienti, supporto e tutor, energy advisor veterani attivi sul formazione continuativi e l’accesso agli territorio. Oltre alla formazione online, strumenti e strategie di marketing più poi, i vertici dell’azienda tengono peavanzate. Al franchisee viene chiesto riodicamente workshop formativi che entusiasmo, voglia di fare e di imparare, tengo in prima persona. L’offerta del voglia di mettersi in gioco e migliorare progetto di franchising di NoiEnergia giorno dopo per crescere tutti insieme. include l’uso del Crm commerciale e del Le prospettive di guadagno Un franchisee può raggiungere il break even dell’investimento di solito tra il decimo e il dodicesimo mese di attività; il guadagno del franchisee è variabile, poiché si basa sul numero di clienti in portafoglio. Un’ulteriore fonte di guadagno è rappresentata dalla possibilità di effettuare sia upselling che cross selling, vendendo prodotti extrautilities ma collegati al mondo della fornitura energetica, rateizzandone il pagamento inserendolo direttamente In bolletta. www.noienergia.com franchising@noienergia.com Tel. 080/3387704

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COVERSTORY OPPORTUNITÀ

Puntando sul bambù si incassa lo sgravio Irpef Investire nelle piantagioni di bambù gigante Moso affidando la coltivazione a specialisti e godendo degli sgravi Irpef: è l’offerta di Genesi Life, che assicura un business a lungo termine di Riccardo Venturi

U

na scrupolosa attenzione all’attecchimento e alla crescita delle piante, con una cura agronomica importante specie nei primi tre anni dopo la piantumazione; e la possibilità per i soci, che sono anche proprietari, di visitare le piantagioni quando lo desiderano. È la via al bambù di Genesi Life, azienda che crea società agricole a responsabilità limitata che si occupano di piantumare al proprio interno coltivazioni industriali e commerciali ad alta intensità di bambù gigante Moso. «Tutti i nostri impianti sono visitabili» spiega Ivan Beltrame, cofondatore di Genesi Life con Bader Abdouni e Monica Nota, «anche perché sono in condizioni eccellenti. Se non si attua una cura agronomica molto importante nei primi tre anni, si possono avere delle fallanze, dei mancati attecchimenti. Ci avvaliamo di

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agronomi interni ed esterni, guidati da Abdouni, e utilizziamo impianti di fertilizzazione all’avanguardia». L’idea è nata nel 2014: «Mi sono innamorato del prodotto», racconta Beltrame, «e siccome mi occupavo di reti commerciali di vendita da 20 anni, mi è venuto naturale proporlo. Mi sono accorto di un grosso limite: il bambù era destinato esclusivamente ai produttori agricoli, ci voleva un terreno e chi lo coltivasse. Così abbiamo studiato una formula che permettesse di renderlo accessibile a tutti». È nata così l’idea di creare società di scopo, srl agricole, la prima nel 2016. «Genesi Life entra al 20% in ogni società agricola che costituisce» spiega il cofondatore: «l’80% è dei soci, che hanno il vantaggio di non dover investire tempo e competenze, perché della piantumazione e della ma-

nutenzione ci occupiamo direttamente noi. La maggior parte dei soci non sono imprenditori agricoli, ma beneficiano del business perché sono i reali proprietari e dividono gli utili». Genesi Life costituisce la srl a monte, e poi fa una raccolta di capitale autorizzata, proponendo l’acquisto di quote della società agricola. È in corso la raccolta per Genesi Pegaso, nuova società e nuovo impianto in provincia di Alessandria che sarà piantumato entro la tarda primavera, che dai soci di capitale ha l’obiettivo di raccolta di poco più di 1,5 milioni in quote da 19mila euro o multipli. Il bambuseto precedente è stato piantumato lo scorso mese di maggio 2020: l’attività agricola non si è fermata nemmeno in piena pandemia. Il modello di business ha dimostrato di funzionare: le altre cinque srl già esistenti e finanziate hanno i bambuseti tra la stessa provincia di Alessandria e quelle di Asti e Cuneo; gli ettari complessivi sono circa 70, ma c’è anche un progetto istituzionale da 200 ettari interi, con diversi fondi di investimento interessati e trattative in corso. L’investimento nel bambù gigante nei primi anni non dà reddito, ma una volta che l’impianto è messo a dimora ne produce per almeno 80. Nei primi anni infatti non ci sono raccolti, e inoltre per i primi 5 anni trattandosi di startup innovative l’utile non si distribuisce, per non perdere il beneficio fiscale. A quel punto


I fondatori di Genesi Life: Ivan Beltrame, Monica Nota e Bader Abdouni

però si crea un’entrata automatica che nella realtà campo e società saranno andura nel tempo, e addirittura tra genecora operativi per 80 anni, così andranrazioni, visto che le quote societarie di no agli eredi dei soci». queste srl sono cedibili ed ereditabili. Il La redditività del bambuseto dopo i pribambù gigante infatti ha oltre 1500 apmi anni di crescita è in grado di attrarre plicazioni, dalla bioedilizia agli yacht di anche gli investitori meno ecologisti. lusso, dai mangimi al rivestimento delle «Nel dettagliato business plan che inautomobili. Negli Stati Uniti, per esemviamo a chi è interessato» spiega il copio, la fibra di bambù può sostituire le fondatore di Genesi Life, «ci sono quatarmature d’acciaio nei grattacieli antisitro diverse previsioni di rendimento, da smici. La legge inoltre prevede un benequella più prudenziale a quella più enficio fiscale molto importante: lo sgravio tusiasmante. Questo delta dipende dal Irpef del 50%. fatto che i possibili IL BAMBÙ GIGANTE HA OLTRE 1.500 «Quello con noi è sbocchi sul mercaAMBITI DIVERSI DI APPLICAZIONE un investimento to del bambù sono CHE VANNO DALL’ALIMENTARE di medio termioltre 1500, e finALLE IMBARCAZIONI DI LUSSO ne» afferma Belché l’impianto non trame, «che al decimo anno è ampiaè a regime non si può sapere con certezmente ammortizzato; da allora in poi si za dove si andrà a parare. Se venderemo crea un’entrata automatica aggiuntiva. tutto il bambù per fare yacht di lusso, è Come qualunque investimento agricochiaro che la redditività sarà altissima; lo, richiede qualche anno per diventare se invece ne faremo cippato sostituivo profittevole. Così come per un vitigno dei mangimi più tradizionali, sarà più non è che oggi lo si impianti e il mattino bassa. Anche il germoglio alimentare dopo ci sia il Barolo, anche nel bambù va a ruba, specie tra i cinesi che vivono per avere i primi germogli del raccolto in Italia: lo si vende da 2 euro al chilo primaverile, che sono utilizzati sopratfino ai 5-7 euro del calibro più grosso. tutto nella cosmetica, si deve attendere Tornando al rendimento, si va comundal quarto al quinto anno; per il culmo, que da un minimo del 20 a un massimo la canna, dal settimo all’ottavo anno. Il del 50%». Ciò non toglie che l’appeal business plan va dai 10 ai 20 anni, ma di questo investimento abbia una forte

connotazione green: «Il bambuseto è in perfetta armonia con il pianeta» sottolinea Beltrame, «non usiamo pesticidi, tagliare i bambuseti significa non disboscare le altre foreste; se ne taglia un terzo all’anno e ricresce tutti gli anni. Dal punto di vista ambientale insomma ci sono solo vantaggi: un ettaro di bambù produce ossigeno come 20 ettari di bosco». Il cofondatore ci tiene a precisare che quello in bambù è un investimento non finanziario, ma imprenditoriale. «L’investimento finanziario è immateriale, il bambuseto invece lo si calpesta, si vede se le piante sono in salute, e i nostri soci lo fanno perché amano farlo» rimarca il cofondatore di Genesi Life, «la domenica se vogliono possono fare una gita fuori porta per vedere l’impianto. Chi investe è perché crede in questi valori, se volesse fare un investimento speculativo potrebbe scegliere tra tanti altri. I nostri soci tra l’altro sono soci proprietari a tutti gli effetti, a differenza di quanto avviene in altre realtà, e in quanto tali partecipano alle assemblee dei soci una o due volte all’anno». I soci delle srl agricole di Genesi Life sono oltre un centinaio. «Si va da imprenditori primari nei loro settori» mette in evidenza Beltrame, «che dopo averci analizzato a fondo, spaccando il capello, hanno creduto in questo progetto e in chi lo persegue, e hanno investito con noi 500-600mila euro, con punte oltre il milione di euro, fino a lavoratori dipendenti. L’investimento medio è tra i 50mila e i 100mila euro. Chi manifesta interesse riceve il business plan con tutte le informazioni analitiche, e ha a disposizione anche videochiamate via Zoom nelle quali rispondiamo a tutte le domande». www.genesilife.it Numero Verde: 800.034.509 email: info@genesilife.it

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OPPORTUNITÀ

L’eterna giovinezza? È un investimento redditizio Il network The Longevity Suite cresce a doppia cifra grazie a trattamenti antiage innovativi e al posizionamento in fascia alta. Con un format consolidato facilmente internazionalizzabile di Paola Belli

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e c’è una cosa a cui non si può rinunciare, è la cura della persona. E non si tratta solo di bellezza, ma di vero e proprio benessere. Prova ne è l’espansione, nel corso del 2020, nonostante i mesi di chiusure forzate, del network The Longevity Suite, con i nuovi centri aperti a Prato e a Cortina, e le prossime aperture di Firenze, Bologna, Napoli, Torino Verona e Trieste, che contribuiranno sensibilmente alla crescita del numero di clienti soddisfatti che in tutta Italia oggi sono oltre 6.000. «The Longevity Suite è l’innovativo network di centri antiage con posizionamento luxury in cui anni di ricerca scientifica si integrano con le più innovative tecnologie del mondo della salute e prodotti cosmeceutici d’avanguardia, per ottenere un perfetto equilibrio tra bellezza esteriore e benessere mentale», spiega il ceo Luigi Caterino. «Il metodo Longevity nasce dal lavoro di oltre

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20 anni di ricerca del team del dottor Massimo Gualerzi, cardiologo antiage di fama nazionale e autore di numerosi libri sulla nutrizione, la salute e la longevità. Il nostro obiettivo è quello di creare il più grande brand italiano del mercato antiage attraverso un format consolidato facilmente internazionalizzabile, unico nel mercato retail grazie all’approccio integrato di background medicale, tecnologie estetiche d’avanguardia, trattamenti manuali sinergici, prodotti nutrizionali detox e cosmeceutici high tech, il tutto racchiuso in un rilassante mood luxury-design ideato dal famoso architetto del wellness di lusso Anton Kobrinetz». Freddo e Detox sono il cuore dei programmi antiage dei centri The Longevity Suite. La crioterapia Total Body, in particolare, è uno dei pilastri del metodo Longevity, un trattamento che prevede la permanenza di tutto il corpo in una

camera fredda tra i -85 e -95°C per un intervallo di tempo tra i tre e i cinque minuti e che ha dei benefici straordinari per il corpo, in particolare sulla riduzione dell’invecchiamento da infiammazione (inflammaging). «Il freddo inoltre è alla base di tutti i trattamenti di ringiovanimento viso e di body shaping e ha ispirato anche la creazione della linea cosmeceutica ideata per ridurre l’infiammazione e rallentare significativamente il processo di invecchiamento della pelle», aggiunge Luigi Caterino. Peraltro, proprio l’emergenza sanitaria di questi mesi ha sicuramente spostato l’attenzione delle persone verso un maggiore interesse alla propria salute: «per questo motivo il settore antiage è uno dei settori che ha registrato maggiori tassi di crescita anche dopo la diffusione pandemica del Covid-19, confermando il grande appeal del brand The Longevity Suite», sottolinea il ceo. «Il suo background medicale, unito al suo approccio olistico e al benessere delle persone, è infatti perfettamente coerente con il momento». Oltre ad aver aperto 6 centri di proprietà, a fine 2019 The Longevity Suite ha dato il via al progetto franchising, con l’apertura dei centri di Parma, Treviso, Forte Dei Marmi, Roma Eur e Prato. La formula di affiliazione prevede l’accompagnamento del franchisee in tutte le attività, dalla ricerca delle location alla ristrutturazione, dallo sviluppo di piani di finanziamento personalizzati alla guida nella selezione e formazione del perso-

LUIGI CATERINO, CEO DI THE LONGEVITY SUITE


IL FORMAT Il format, localizzato in centro città e in zone a elevata affluenza, prevede uno spazio minimo di 110 mq con:

nale, dalla realizzazione delle attività di marketing all’assistenza a 360°. L’investimento minimo parte da 200mila euro ed include le tecnologie, gli arredi e la startup di marketing. «Data l’innovazione che il brand ha portato sul mercato, il profilo dell’affiliato ideale è quello di un imprenditore con esperienze di retail, ma che non provenga dal settore dell’estetica e del wellness affinché si lasci guidare dal know how del gruppo», spiega Luigi Caterino: «grazie alla Longevity Academy, The Logevity Suite ha portato expertise medicali e un posizionamento lusso in mondo come quello dell’estetica tendenzialmente povero di competenze e con experience “economiche”». Il fatturato medio del punto vendita è di 400mila euro, con una redditività del 25/30% e un ritorno sull’investimento previsto a 18-24 mesi.

• Cryosuite, la vera crioterapia total body, senza azoto (al contrario delle tradizionali criosaune in commercio), permette di realizzare un trattamento più performante (il coropo è totalmente imemerso nel freddo) e sicuro per il cliente (che non è a contatto con il gas azoto), minori costi/maggiore semplificazione per l’imprenditore. • Crio Total Sculpt, la prima tecnologia di body sculpting che unisce tre trattamenti in uno: criolipolisi (riduzione del grasso localizzato attraverso l’uso del freddo), Ems

(elettrostimolazione profonda) in grado di generare 10mila contrazioni all’ora e micro-correnti pulsate per trattare in profondità le fibre muscolari. • Cryoair, per la “crioterapia localizzata” con emissione di aria fredda a -32 °C per i trattamenti di ringiovanimento viso, stimolare la produzione di collagene ed elastina e ottenere il cosiddetto “frotox” un instant lifting non invasivo grazie al freddo. • Longevity Multisensory, per il “Mind Detox”, è una tecnologia innovativa per effettuare trattamenti di fotobiomodulazione altamente performanti su tutta la superficie di viso e collo grazie alla perfetta sinergia

di: fasci fotonici emessi da un sistema di led ad elevata potenza ed intensità di luce, acustica WiFi per l’ascolto di frequenze musicali che favoriscono le interconnessioni neuronali e aromaterapia inalatoria • Ultra Tone & Muscle, tecnologia per il body shaping basata su Hifem campo magnetico focalizzato ad alta intensità per attivare la muscolatura profonda di addominali, glutei, braccia e gambe con efficacia superiore al lavoro volontario. • Detox Skin Bar. Una linea cosmeceutica sviluppata da professionisti dell’estetica avanzata, integratori naturali, Bio Detox Kit e super food completano l’area longevity.

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SOLUZIONI

SE IL BARICENTRO SI SPOSTA A EST La pandemia non ha fermato l’export. Che anzi per alcuni settori ha iniziato a correre. Quello che cambia è l’assetto geopolitico, con la Cina che diventa sempre più attrattiva

L’EXPORT ITALIANO NEL 2020 Farmaceutici Alimentari, bevande e tabacco Agricoltura, silvicoltura e pesca Computer, apparecchi elettronici e ottici Manifattura nel suo complesso Mobili

Autoveicoli Abbigliamento anche in pelle Articoli in pelle

+3,8% +1,9% +0,7% -3,6% -10% -11,1% -11,8% -18,3% -20,8%

Cina Germania Stati Uniti Russia Regno Unito Francia Medio Oriente Spagna

-0,6% -4,8% -6,7% -9,9% -11,1% -11,7% -13,3% -16,7%

FONTE: ISTAT

di Riccardo Venturi

L’

export italiano ha ricominciato a A livello globale è cresciuta solo la Cina, o crescere, e com’è abituato a fare grande Cina se comprendiamo Hong Kong ormai da anni sta trainando la e Taiwan. Quindi leggo questi numeri con nostra economia verso la ripresa. L’Istat grande ottimismo: l’export si ripresenta ha certificato che il 2020 si è chiuso con come motore della nostra ripresa». un calo inferiore al 10%, un risultato non Le esportazioni stanno crescendo più radisprezzabile considerato lo tsunami del pidamente nei Paesi dove il calo nel 2020 Covid, che incorpora la ripresa del quarè stato meno marcato. Prima di tutto in to trimestre: più 3,3% rispetto a quello Cina, dove l’anno si è chiuso con una flesprecedente, e a sione del nostro IL 2020 SI È CHIUSO CON UN CALO dicembre una export di appena DELL’EXPORT INFERIORE AL 10%: crescita sempre lo 0,6%, la cresciUN RISULTATO NON DISPREZZABILE del 3,3% rispetto CONSIDERATO LO TSUNAMI DEL COVID ta tendenziale a allo stesso mese dicembre ha sudel 2019. «A fine maggio il calo era del perato il 18% e nei tre mesi precedenti 16,9%» dice Carlo Ferro, presidente di ha toccato il 22%. «Da diversi mesi stiamo Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero tutti osservando che uno degli effetti post e l’internazionalizzazione delle imprese pandemia è quello di accelerare lo spoitaliane, «poi è partito un progressivo restamento del baricentro del commercio cupero che ci ha portati a questo -9,7%, mondiale verso oriente» sottolinea Ferro, appena peggio della Germania, un po’ «la Cina è un canale di sbocco dei nostri meglio della Spagna, molto meglio di Reprodotti che è ripartito tra i primi in modo gno Unito, Francia, Stati Uniti e Giappone. sostanzioso; dobbiamo adesso cogliere la

60 LABOR PLAY RECRUITMENT ED ENGAGEMENT DIVENTANO UN GIOCO

63 UNIMPRESAINTELLIGENTE LAVORARE PER L’AZIENDA O FARLA LAVORARE PER NOI?

64 PROGETTO IMPRESA PER FINANZIARE L’INNOVAZIONE SERVE UNA VISIONE

66 ET MEMBERS LA RETE SI RINNOVA CON LE... RINNOVABILI

68 INTERFLORA REGALARE EMOZIONI È SEMPLICE COME UN CLICK

71 MARKEDONZIA IL MARKETING INCISIVO SOTTO I FERRI DEL DENTISTA

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COVERSTORY SOLUZIONI

Da sinistra: il presidente di Ice Carlo Ferro e Maruro Alfonso, a.d. di Simest. Sotto, Gian Domenico Auricchio, presidente di Assocamerestero

possibilità di partecipare a questa ripartenza con la capacità di accrescere la nostra quota di mercato. Anche prima della pandemia infatti l’Italia partecipava per il 2,9% all’export mondiale e solo per l’1% circa all’import cinese, questo gap da recuperare è un’opportunità per le imprese italiane». Un altro Paese nel quale le nostre esportazioni sono calate meno nel corso del 2020 e stanno crescendo ora di più è la Germania, che è anche il mercato più importante dell’export italiano: meno 4,8% nell’anno e più 7,7% tendenziale a dicembre. «Il dato della Germania è molto significativo» rimarca il presidente di Ice, «perché il rapporto commerciale con quel Paese riflette una virtù di integrazione delle reciproche catene del valore, quindi la ripartenza è un segno che alcune di quelle catene europee, per esempio quella dell’automobile, sono ripartite». Buono anche il quadro dell’export verso gli Stati Uniti, con un calo contenuto al 6,7% nel 2020 nonostante i dazi, e un aumento tendenziale del 7,9% a dicembre. I dati continuano a essere negativi invece in Francia, Spagna, Russia, mentre il buon dato dell’export di dicembre nel Regno Unito, un +12,5% che si contrappone al -11,1% annuo, sembra essere legato a logiche di accaparramento pre Brexit (vedi il riquadro nella pagina a lato). Tra i settori, ce ne sono alcuni nei

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quali l’export è riuscito a crescere anche nel 2020. Il primo è la farmaceutica, che ha fatto segnare un +3,8%: non è una sorpresa, un po’ perché la pandemia non ha certo penalizzato il settore come successo ad altri, un po’ perché è il terzo anno di fila che il nostro pharma fa segnare l’aumento più significativo nell’export. Meno scontato che a crescere fosse anche l’agroalimentare, più 1,9% con una crescita del 7,8% a dicembre, anche considerato che il comparto Horeca, leggi bar, ristoranti e hotel, è crollato in tutto il mondo. «L’export nel suo complesso continua nella sua funzione di contribuire a tenere saldo e resiliente il sistema imprenditoriale e a tenere aperto il paese» dice Gian Domenico Auricchio, presidente di Assocamerestero, l’associazione delle Camere di commercio italiane all’estero, «lo indicano i dati congiunturali del quarto trimestre 2020 della Lombardia che ho presentato come presidente di Unioncamere, in crescita anche rispetto allo stesso periodo del 2019». Per quanto riguarda i risultati positivi del comparto alimentare, le motivazioni sono diverse: «Primo, la qualità dei prodotti alimentari italiani è sicuramente elevata» afferma il presidente di Assocamerestero, «esportiamo prodotti eccellenti e versatili con una sicurezza alimentare altissima, e allo stesso tempo un pezzo di stile di vita che connota l’Italia da secoli. Credo anche che in un anno difficile in tutto il mondo come il 2020 la tavola sia stata un rifugio contro la pandemia». Anche Assocamerestero ha fatto la sua parte: le camere di commercio, che già organizzavano show cooking e degustazioni di cibi e vini italiani, hanno continuato a farli da remoto

con format innovativi di organizzazione fisica-digitale e a distanza che sposano la creatività italiana alle possibilità offerte dalla tecnologia: i prodotti vengono spediti ai clienti, dopodiché un esperto o un sommelier in collegamento video illustra il prodotto e risponde alle domande che vengono poste direttamente o attraverso le piattaforme online. «A Singapore, ad esempio, sono state realizzate iniziative che prevedevano l’utilizzo della tecnica all’avanguardia del sound design» spiega Auricchio, «che abbina la preparazione e l’assaggio dei prodotti all’utilizzo di file audio/video per far immergere a 360 gradi i partecipanti nell’esperienza di gusto del Made in Italy». Sul canale digitale di Assocamerestero sono state realizzate nel corso dell’anno circa 2000 iniziative in tutti i settori dell’export. Sono stati costruiti in particolare percorsi di informazione e orientamento al mercato, corsi formativi e informativi fruibili online e attività virtuali di assistenza e consulenza specializzata, promossi e organizzati gli incontri B2B su piattaforme virtuali, e messe a disposizione delle aziende nuove piattaforme di contatto e di vendita online. Uno degli effetti della pandemia sul commercio è stato quello di aumentare le quote dell’ecommerce. Per questo Ice ha avviato un programma dedicato. «Offriamo alle Pmi la possibilità di partecipare a padiglioni del made in Italy virtuali su grandi marketplace nei diversi paesi» spiega Ferro, «il marketplace, Ice e in certi casi un service provider accompagnano le imprese nei diversi step, dalla creazione della vetrina sul portale fino all’incasso della fattura. Il progetto è accompagnato



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da un budget promozionale piuttosto consistente per fare il boosting delle visualizzazioni, per dare cioè visibilità ai prodotti esposti». Ice permette così di accedere a un grande marketplace per il B2B, Alibaba, che opera in 190 paesi; e a 26 marketplace che operano in 28 paesi per il B2C, come Amazon su 5 mercati: Stati Uniti, Regno Unito, Germania, Francia, Spagna; e come Tmall dello stesso Alibaba, Jingdong e Tencent-Wechat in Cina. «Abbiamo creato la possibilità di partecipazione per circa 7mila imprese» aggiunge il presidente di Ice, «l’obiettivo per il 2021 è che arrivino a essere presenti sul mercato e inizino a realizzare delle vendite». Un ruolo importante nel rilancio dell’export è stato giocato anche dai finanziamenti messi a disposizione delle imprese. Con il Patto per l’export lanciato dalla Farnesina, in particolare, sono stati stanziati 1,2 miliardi di euro sui fondi pubblici gestiti da Simest, la società del gruppo Cassa depositi e prestiti che supporta finanziariamente le imprese italiane, soprattutto Pmi, che esportano

o investono all’estero, concedendo finanziamenti agevolati per l’internazionalizzazione. È stato un grande successo: oltre 13.000 le richieste pervenute nel 2020, per più di 4 miliardi di euro complessivi di finanziamenti. Il ribaltamento degli equilibri globali causato dall’epidemia da Covid-19 può anche trasformarsi in un’opportunità: è questa la vision di Simest sull’attuale contesto congiunturale post-pandemico, in cui le imprese italiane dovranno non solo salvaguardare la propria posizione, ma an-

IL RIBALTAMENTO DEGLI EQUILIBRI GLOBALI CAUSATO DALLA PANDEMIA PUÒ ANCHE TRASFORMARSI IN UNA GHIOTTA OPPORTUNITÀ

che crescere internazionalmente tramite acquisizioni, ora particolarmente convenienti grazie alla contrazione dei multipli causata dalla pandemia, o attraverso la costituzione di nuove società all’estero. Per questo alla tradizionale attività di supporto finanziario di lungo periodo, che vede Simest intervenire nell’equity delle

filiali estere, affiancando l’imprenditore italiano fino a 8 anni, la società del gruppo Cdp aggiunge da quest’anno un ulteriore sostegno alle strategie di investimento di lungo termine delle imprese, proponendosi come advisor istituzionale per l’internazionalizzazione. L’obiettivo è quello di aiutare le imprese, soprattutto le Pmi e le aziende familiari, ad accedere ai mercati esteri, assistendole nella selezione dei Paesi in cui investire e affiancandole nella definizione di progetti strategici. «Mettiamo al servizio delle imprese italiane un know how accumulato in 30 anni di attività sui mercati internazionali» dice l’a.d. di Simest Mauro Alfonso, «l’idea è quella di creare una rete di esperti che, in coordinamento con le strutture della Farnesina, ricerchino all’estero in modo proattivo potenziali target di M&A per le imprese italiane sui quali investire congiuntamente, contribuendo a far crescere nel mondo le nostre filiere di eccellenza. È un cambio di passo che vogliamo fare con le nostre imprese, per fronteggiare, insieme, il nuovo paradigma economico internazionale».

Ma tra Covid e Brexit il fronte inglese è sempre più scoperto

U

no dei peggiori nemici del commercio è l’incertezza. La Brexit ne ha prodotta in grande quantità, e le conseguenze cominciano a essere evidenti. Secondo la Road haulage association che riunisce le imprese di autotrasporto britanniche, nel mese di gennaio c’è stato un crollo del 68% della movimentazione portuale di merci verso l’Unione europea. «È difficile credere che i dati in direzione opposta siano molto diversi» dice Gianni Bitetti, Partner in Bernoni Grant Thornton, tra il 2015 ed il 2017 responsabile dell’Italian Desk di Londra, «ma è anche quasi impossibile distinguere gli effetti della Brexit da quelli della pandemi». Dal primo gennaio la circola-

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zione delle merci tra Londra e il resto dell’Europa è regolamentata dall’accordo del 27 dicembre che si applica per il momento in via provvisoria. «Ci sono tutta una serie di fattori legati a diversi settori che si trovano ancora in un limbo» spiega Bitetti, «il che crea incertezza e timori». Tutto l’export italiano ne è colpito, l’agroalimentare ancora di più. «Gli esportatori italiani del settore devono sobbarcarsi tutta una serie di nuovi adempimenti» sottolinea il Partner in Bernoni Grant Thornton, «anche per esser certi che i prodotti destinati al Regno Unito soddisfino i requisiti stabiliti dalle regole di origine previste dall’accordo. Ma anche ciò che è provviso-

rio oggi non è gestito al meglio, come i tempi necessari per la verifica in dogana della cd. “origine preferenziale”». Gli adempimenti burocratici, purtroppo, sembrano in fase di ulteriore moltiplicazione. «In una lista di Faq sul sito dell’Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli ho trovato uno dei tanti esempi che nell’ottica imprenditoriale significa maggiori tempi, maggiori oneri e minori opportunità» rimarca Bitetti, «per esportare nel Regno Unito prodotti di origine animale e vegetale oltre a tutta la documentazione necessaria per le valutazioni su dazi e oneri in dogana è anche previsto che dette “merci” siano soggette a controlli sanitari e fitosanitari ai valichi di fron-

tiera, ove si procederà anche a controlli fisici e prelievo di campioni. Il che allunga ancora di più i tempi dell’immissione nel territorio inglese di queste merci, con oneri importanti sia per l’esportatore che per l’importatore; in più dal punto di vista logistico vanno immaginate strutture ex novo nel territorio inglese per gestire questi controlli».


MB GROUP


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azione”, magari in gruppo, durante una assessment virtuale. «L’utilizzo della testistica ha sempre avuto un ruolo di rilievo all’interno dei processi di selezione. I test, sia tradizionali che basati sul gaming, aiutano a rendere comparativa ed oggettiva la valutazione tra candidati, a parità di titoli di studio, fornendo dei criteri di scelta più solidi su cui basarsi». Mario Magnani, psicologo e socio fondatore di Laborplay ci spiega come nasce l’idea di utilizzare il gioco al posto dei classici test attitudinali. «Quando il target di riferimento sono giovani o neolaureati abituati da anni alle esperienze ad alto coinvolgimento che il mondo del digital propone, dobbiamo pensare primariamente alla user experience. L’esperienza offerta, sia in fase di selezione che nel lavoro quotidiano, deve essere in grado di generare senso di sfida, di fornire dei feedback immediati in risposta alle decisioni, alle azioni o ai risultati raggiunti. È partendo dall’esperienza-utente, infatti, che si possono progettare percorsi di selezione capaci di tirare Laborplay, spinoff dell’Università degli Studi di Firenze, fuori le vere potenzialità dei candidati, sviluppa soluzioni per l’assessment da remoto, utilizzando anche a distanza». le potenzialità del gaming e del digitale. Ecco come Al momento sono disponibili tre esperienze di gioco e un questionario di profilazione, chiamato PLAY, basato di Paola Belli sulle preferenze per le meccaniche di gioco più diffuse. I candidati ricevoi può scoprire di più su una screen o a distanza. no un codice (token) di accesso unico persona in un’ora di gioco che Laborplay sviluppa soluzioni per l’asalla piattaforma, sistema questo che in un anno di conversazione”. sessment da remoto, utilizzando le popermette l’utilizzo in pieno anonimato È proprio citando Platone che i fiorentenzialità del gaming e del digitale. Le del sistema, poiché non raccoglie dati tini di Laborplay, spinoff dell’Università soluzioni offerte supportano i recruiter sensibili e soggetti alle norme di pridegli Studi di Firenze, hanno convinto dalla fase di screening fino alla scelta vacy. Il candidato così potrà mettersi molte aziende ad utilizzare il gioco per dei candidati in possesso delle soft skill alla prova con dei giochi, della durata i propri processi di selezione. Ad oggi i richieste per una specifica posizione. di 20 minuti, e dar testimonianza delle professionisti recruiter si trovano a doEd è proprio utiproprie abilità. UTILIZZANDO IL GIOCO SI POSSONO ver affrontare molti cambiamenti. Nuolizzando il gioco «I giochi richieOTTENERE INFORMAZIONI ve generazioni di lavoratori con culture che si possono dono capacità di SULLE ATTITUDINI E COMPETENZE e abitudini differenti, una moltitudine ottenere inforproblem solving, SUPERANDO I LIMITI DEI CURRICULA di canali per la ricerca dei candidati, mazioni sui candi concentrazioun’importanza sempre maggiore attrididati, sulle loro attitudini e competenne, di velocità e precisione e di organizbuita alle soft skills e alle digital skills, ze, superando, quindi, i limiti offerti dal zazione, tutte skill associate alle GMA fino ad arrivare alle costrizioni attuali solo CV o da un colloquio. ovvero alle General Mental Abilities, dovute al manifestarsi della pandemia, La piattaforma web sviluppata da Laprecursori della prestazione lavoratisono tutti fattori che richiedono di rinborplay consente di mettere alla prova va. I risultati ottenuti sono confrontati novare il processo di reclutamento e i candidati per testarne alcune comcon il data-base e con il campione norselezione con una modalità screen to petenze chiave prima di vederli “in mativo di riferimento, per restituire un

Engagement e recruitment diventano un gioco

“S

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indice di prestazione. Confrontando, quindi, i risultati dei candidati avrò una classifica generale che potrò utilizzare per invitare i candidati alle successive fasi della selezione, necessarie invece per testarne le capacità relazionali e di comunicazione». Il candidato può inoltre scaricare il proprio profilo descrittivo e prendere spunto da questo per riflettere sui propri punti di forza e sulle aree di miglioramento, in modo da presentarsi in modo consapevole e genuino al successivo colloquio. Se da un lato è vero che non esistono competenze universalmente riconosciute come necessarie in tutti gli impieghi, è riconosciuto anche che le soft skill sono allenabili lungo tutto l’arco della vita, professionale e non. «La piattaforma offre anche una modalità training, ovvero senza limiti di tempo, utile per vedere i propri progressi e risultati evolversi nel tempo. Quello che prima poteva essere un esercizio mentale fatto attraverso riviste come “La settimana enigmistica” o il Sudoku, oggi è sostituito da una miriade di giochi disponibili per tutti gli smartphone. Di conseguenza ritagliarsi qualche minuto al giorno in un’attività stimolante e ingaggiante rappresenta un allenamento abituale per le nuove generazioni. Come dice G.B. Shaw “L’uomo non smette di giocare perché invecchia, ma invecchia perché smette di giocare”. Il gioco genera divertimento e fornisce feedback immediati, oltre ad essere un ottimo strumento per incontrare candidati di nuova generazione, nativi digitali abituati sia all’uso della tecnologia che al gaming. Si parla quindi di recruiting gamification o di recruteinment che non è solo un nuovo modo per selezionare candidati, ma anche un mezzo utile alle aziende per lavorare sull’employer branding e attrarre i migliori candidati che rispondono a questa modalità di approccio». Il primo gioco con cui gli utenti di PlayYourSkills si possono cimentare si intitola OhnO e permette agli utenti di mettere in mostra le loro capacità di analisi e problem solving. OhnO è un puzzle game che presen-

ta una matrice di punti di dimensione variabile. Nella matrice ci sono: alcuni punti blu, chiamati punti cardine, con un numero riportato all’interno che indica il numero di punti blu che può “vedere”, e sui quali non è possibile agire; dei punti rossi, inseriti dal gioco e fissi, che “bloccano” la visuale ai punti cardine. Infine, il giocatore trova dei punti grigi che con un tap si colorano di blu e con due tap di rosso. Al giocatore viene richiesto di colorare i punti grigi di blu o di rosso in modo tale che ogni punto cardine “veda” un LE PIATTAFORME DI LABORPLAY OFFRONO ANCHE UNA ODALITÀ TRAINING UTILE PER MONITORARE I PROGRESSI NEL TEMPO

numero di punti blu uguale al valore riportato al suo interno. Ogni matrice ha un’unica soluzione, per cui i giocatori devono analizzare bene il contesto e percorrere le fasi del processo di risoluzione di problemi sempre più complessi. Il secondo dei tre strumenti presenti sulla piattaforma si chiama Hextris. Qui l’abilità nel prendere decisioni rapide e accurate è cruciale per avere successo. Il giocatore ha il compito di far ruotare un esagono posto al centro dello schermo per allineare dei segmenti colorati che cadono parallelamente ai lati dell’esagono. Entra qui in campo la logica del match-three: impilare o allineare tre o più segmenti dello stesso colore li fa scomparire e dà al giocatore dei punti. La difficoltà è crescente, il numero di segmenti che cadono aumentano così come la loro velocità, imponendo al giocatore di migliorare la propria performanfe. L’accuratezza è centrale per riuscire a ruotare con precisione l’esagono evitando che i segmenti si accumulino in maniera disordinata, mentre il decision making permette di organizzare i segmenti colorati in maniera strategica. Infine, per andare a stimolare le capacità di organizzazione e iniziativa degli utenti utilizziamo Orbium. Questo strumento è un gioco 2D ambientato in una mappa nella quale sono presenti delle postazioni rotanti collegate tra loro da dei canali. Nella parte superiore della schermata di gioco è presente un canale principale dal quale arrivano le biglie da posizionare. Lo scopo del gioco è riempire tutte le postazioni rotanti con biglie dello stesso colore. Una volta che la postazione sarà riempita le biglie scompariranno e la postazione sarà completata. L’utente è chiamato a organizzare e far muovere da una postazione all’altra, attraverso i vari canali, le biglie colorate in modo riempire le postazioni. La capacità di trasferire l’organizzazione che si ha in testa al compito che si ha di fronte e di essere proattivo nella gestione delle biglie è fondamentale per non perdere il controllo e risultare efficienti ed efficaci.

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in collaborazione con

Lavorare per l’azienda... ...o farla lavorare per noi La crisi non uccide le aziende, è l’assenza di una sana gestione che le fa chiudere, facendo rischiare inconsapevolmente all’amministratore di una srl tutto il proprio patrimonio personale di Danilo Manni*

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i parla di crisi come se fosse di per sé il problema scatenante, come se fosse il contagio che proviene dall’esterno e che invade l’impresa. In realtà non è così: quello che si prova sulla pelle sono gli effetti della crisi e non le sue cause. La crisi nasce sempre all’interno dell’azienda, rimane in incubazione come una malattia e cresce per l’incapacità dell’imprenditore di evolversi e di rima- nere al passo con i tempi e con la tecnologia. In sintesi non è all’altezza delle esigenze del mercato. Alcuni imprenditori si sentono con “i piedi nel fango”, si dimenano e non sanno come uscirne, altri saprebbero cosa fare, ma sono carenti di strategie veloci ed efficaci, infondo sono troppo presi dal lavoro di tutti i giorni e tralasciano la gestione strategica dell’azienda, ci sono anche quelli che credono inconsapevolmente che vada tutto bene nonostante non conoscano i reali numeri della loro impresa. Gestire l’azienda richiede la conoscenza di tutti i suoi numeri prospettici, e la capacità di saper superare gli ostacoli dietro l’angolo con competenza, impegno e fatica. Dotare l’azienda di un adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile è il primo passo per intercettare i segnali di difficoltà e affrontarli con largo anticipo, oltre che

un obbligo imposto dall’art. 2086 del Codice Civile. Come qualunque sportivo sa cosa deve fare prima di ogni gara, anche l’imprenditore, che vuole sopravvivere ed evolversi, deve necessariamente possedere le 5P per ottenere il meritato successo: PREPARARSI al meglio per essere il migliore nel suo genere, PRE-OCCUPARSI di essere pronto e all’altezza del compito (prevedendo, pianificando e programmando il futuro), PERFORMARE (produrre i risultati voluti), PREVENIRE i rischi a tutela dei risultati acquisiti e PERSEVERSARE in tutto ciò che fa, cercando un costante e continuo miglioramento, ricominciando sempre dal primo punto per innalzare gli standard. Per Un’ImpresaIntelligente ™ la parola d’ordine è: “Se vuoi un business di successo, smetti di lavorare in azienda, è l’azienda che deve lavorare per te... altrimenti hai soltanto un lavoro...”. L’imprenditore deve gestire per portare profitto con azioni misurate con i numeri e non con le emozioni. Deve dotarsi di un adeguato assetto organizzativo, amministrativo e contabile, altrimenti rischia di far pagare all’amministratore, i debiti contratti dalla società, personalmente e con il suo patrimonio, anche se trattasi di una srl. Un’ImpresaIntelligente™ è un meto-

L’AUTORE, DANILO MANNI

do di gestione che permette a tutti gli imprenditori di applicare soluzioni semplici ad esigenze complesse. È un insieme di strategie efficaci su percorsi strutturati che guidano l’azienda in modo semplice, rapido e sicuro per: aumentare il fatturato, generare nuova liquidità dall’azienda, incrementare gli utili di esercizio e conseguire risultati sostenibili nel tempo. È un percorso a tutela della continuità aziendale, che guida passo per passo l’imprenditore a trasformare il proprio modo di gestire e disegnare il successo del suo business. È un percorso molto concreto, dove la teoria si incrocia con la pratica tramite strumenti equilibrati, applicabili fin da subito, e fondati su sano equilibrio economico finanziario, poggiati su processi - procedure, innovazione - formazione, a sostegno della soddisfazione dei clienti. * Dottore Commercialista e Business Partner www.unimpresaintelligente.it/call

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FINANZIARE L’INNOVAZIONE CON UNA... VISIONE Nata nel 2010 per la consulenza finanziaria, Progetto Impresa si è evoluta fino a diventare un polo di innovation management unico sul territorio. Attirando in Puglia start-up anche da fuori regione di Riccardo Venturi

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ggi più che mai, l’innovazione è la chiave per crescere. Ma per poter innovare con successo, oltre a un progetto vincente ci vogliono le risorse per poterlo implementare. Progetto Impresa è specializzata proprio in questo: nel trovare i finanziamenti per le aziende innovative, dopo averle aiutate a migliorare il loro progetto. «Siamo un vero e proprio incubatore di idee» dice il direttore generale di Progetto Impresa Sebastiano Gadaleta, «aiutiamo i nostri clienti-partner a implementare il loro progetto dopo averlo migliorato insieme, analizzando quel che fanno i competitor e la sostenibilità di progetto. Ma soprattutto troviamo tutti i finanziamenti necessari per farlo diventare un successo». Si sono affermati così tanti progetti innovativi, inclusi quelli che prevedono l’utilizzo di HoloLens, il visore per la realtà aumentata di Microsoft, per vedere prodotti o per fare formail 45% dei nostri clienti proviene da zione a distanza. Progetto Impresa fuori regione e si è venuta a instalconosce a fondo tutte le agevolaziolare nella regione anche per approni legate all’innovazione, di finanza fittare dei fondi. Avendo un’idea che ordinaria, straordinaria e agevolata, funziona sul mercato globale dovunda quelle del piano Industria 4.0 ai que ci si trovi, su nostro consiglio si crediti di imposono ubicati qui sta per ricerca PROGETTO IMPRESA OFFRE CONSULENZA perché hanno PER L’INNOVAZIONE SIA DI PROCESSO CHE e sviluppo, dai DI PRODOTTO, INTERNAZIONALIZZAZIONE trovato un conbandi regionali testo favorevole E INSERIMENTO IN RETI DI IMPRESE a quelli europroprio rispetpei; in certi casi aiuta a realizzare to ai finanziamenti». progetti a costo zero, e la sua ubicaSpesso Progetto Impresa diventa zione nel sud del Paese è molto utile partner delle aziende che contriallo scopo. «La Puglia è una regione buisce a innovare. «I progetti hanmolto favorevole rispetto alla possino una minima durata di 24 mesi» bilità di accedere a bandi e risorse sottolinea Gadaleta, «quindi divena fondo perduto» osserva Sebastiano tiamo dei tutor, dei manager a proGadaleta, direttore generale di Progetto. Avendo esperienze in ambito getto Impresa, «posso attestare che finanziario, di export management,

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di marketing, veniamo coinvolti come figure professionali all’interno del flusso del progetto. Molte volte si sono create sinergie tali da poter partecipare alle attività; abbiamo clienti affezionati che si trovano bene con la nostra consulenza, e dopo la prima innovazione ne creano delle altre, finché alla seconda o alla terza spesso ci vogliono coinvolgere come attori principali». Nei suoi primi dieci anni di attività, il team di Progetto Impresa ha compreso che l’innovazione è efficace se è calata in modo corretto nella realtà aziendale e in quella di mercato; e anche i finanziamenti vanno saputi trovare e utilizzare in modo corretto. «A livello nazionale per esempio abbiamo dei programmi di industria


IL DIRETTORE GENERALE DI PROGETTO IMPRESA SEBASTIANO GADALETA (AL CENTRO) CON IL SUO TEAM

4.0» dice Gadaleta, «ma questi programmi spesso hanno visto degli errori in sede di impostazione da parte dei fruitori stessi. Si sono verificati casi in cui gli imprenditori hanno fatto delle innovazioni non necessarie, perché non c’era un mercato a richiederle. Oppure in cui è stato realizzato qualcosa di non applicabile al contesto aziendale di riferimento. Questo perché spesso manca un’attività di design dell’innovazione». Progetto Impresa insomma mette in guardia le aziende: non si deve credere che l’innovazione fine a se stessa possa far crescere il business, il rischio in caso contrario è sprecare risorse ed energie. «Anzitutto devi chiederti quali sono i tuoi bisogni in termini di processo e di prodotto, e poi affidarti a professionisti che possano eseguire insieme a te l’analisi della tua azienda» rimarca il direttore generale di Progetto Impresa, «questa analisi, infatti, ti consente di identificare i segmenti di mercato con cui la tua impresa deve confrontarsi, i prodotti di riferimento allo stato attuale e le evoluzioni aziendali possibili». Un’azienda che produce alimentari, per esempio, è ben diversa da una che fa software. Quest’ultima ha delle dinamiche che tendono già di per sé all’innovazione del prodot-

re verificare quali possono essere i to, mentre quella che fa alimentari miglioramenti più opportuni e funha delle variabilità legate a trend di zionali al business». Dall’esperienza mercato non connesse all’innovaziocome direttore ne. «Dall’anaNEGLI ANNI LE CONSULENZE generale di Prolisi emerge se l ’ i n n o v a z i o n e DI PROGETTO IMPRESA HANNO PERMESSO getto Impresa FINANZIAMENTI PER UN TOTALE Sebastiano Gadeve riguardaDI 64 MILIONI DI EURO daleta ha tratto re il prodotto un volume in fase di pubblicazione, oppure se a necessitare di essere in“Innova senza errori”. «Si tratta di novato è il processo di produzione» un manuale operativo» spiega l’aurileva Gadaleta, «se l’azienda ha un tore, «che racchiude la mia formula mercato in stagnazione occorre veriper gestire con successo l’innovazioficare quali sono le variabili da insene. Un’analisi sugli errori da evitare, rire a livello di prodotto. Se, invece, ricca di citazioni di casi di successo ha già un mercato in crescita, occorinnovativo, in Puglia e non solo». Una parte fondamentale del libro di Gadaleta riguarda il tema dei finanziamenti. «Applicando questo metodo abbiamo sviluppato progetti innovativi insieme ai nostri clienti-partner» puntualizza il dg di Progetto Impresa, «con i quali abbiamo raggiunto un risultato di circa 64 milioni di investimenti innovativi finanziati nella presente programmazione». L’attività procede a pieno ritmo nonostante la pandemia. «Stiamo lavorando tantissimo, per fortuna c’è un’Italia che non si ferma, che nonostante tutto crede nell’introduzione delle tecnologie e nel cambiamento: la stiamo aiutando a innovare» conclude Sebastiano Gadaleta. www.progettoimpresasrl.it www.sebastianogadaleta.it

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La rete si rinnova... con le rinnovabili Dall’esperienza di Energy Tecno, che con la sua rete commerciale opera nel settore delle rinnovabili da oltre 10 anni, nasce ET Members, una piattaforma che mette in contatto le varie professionalità A CURA DELLA DIREZIONE MARKETING

A LECCE C’È UN IMPRENDITORE CON UNA GRAN VOGLIA DI RIMBOCCARSI LE MANICHE ALL’INSEGNA DELLE RINNOVABILI. Si chia-

ma Daniel Taurino e ha iniziato nel 2010 con una Sas con 5 persone, Energy Tecno. Nel 2014 è diventata una SpA, con un capitale versato di 130mila euro e ha esteso sempre più la sua area d’influenza. Inizialmente, infatti, è una società di servizi nel settore, appunto, delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica. Poi, la rapida espansione che l’ha portata a diventare in breve tempo una realtà dinamica e all’avanguardia che da anni offre consulenza su tutto il territorio nazionale. Nel 2019, infine, il capitale sociale raggiunge i 500mila euro. Imprenditore quarantasettenne, Taurino è attivo da oltre 20 anni. I suoi collaboratori lo definiscono uno spirito libero, un visionario che però realizza le sue idee. Uno, sprattutto, con la mente magmatica, in continua evoluzione. La società di Taurino opera in diversi settori, con particolare atten-

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DANIEL TAURINO

ENERGY TECNO CONTA SU UNA RETE COMMERCIALE COMPOSTA DA 2.500 LIBERI PROFESSIONISTI E AGENTI OPERATIVI SU TUTTO IL TERRITORIO

zione all’efficientamento energetico e alle energie rinnovabili, che rappresentano da sempre il core business aziendale. Nella sua attività si avvale di fornitori e professionisti selezionati, al fine di offrire prodotti innovativi e di elevata qualità’ ai propri clienti. La scelta dei mercati sposa la filosofia aziendale improntata sulla diffusione della cultura del

rispetto ambientale, proponendo stili di vita di #plasticfree e #iosonoambiente. Come funziona Energy Tecno? Attraverso una rete commerciale composta da 2.500 liberi professionisti e agenti, che operano su tutto il territorio nazionale attraverso il sistema del network marketing. Si tratta di un modo accessibile a tutti che garantisce al tempo stesso copertura dei mercati e raggiungimento del cliente finale. Insomma, un’opportunità imprenditoriale in un momento storico particolarmente complesso in cui le possibilità di impiego si stavano riducendo drasticamente. Poi, come se non bastasse, è arrivato anche il Coronavirus, che ha paralizzato interi comparti lasciando molti professionisti con il proverbiale “cerino in mano”. Ma Taurino ha trovato una soluzione anche in questo caso, dando un nuovo scenario alla sua azienda. Nasce così ET Members, lanciato a luglio e che ha già raggiunto un fatturato di diverse centinaia di migliaia di


in collaborazione con

euro. L’idea è quella di offrire una piattaforma che ospiti i professionisti delle più diverse professioni che possono trovare “ospitalità” e proporre i propri servizi. «È proprio nel momento di maggiore difficoltà – ci racconta Taurino - che si può cogliere il meglio. ET Members nasce dalla voglia di difendersi da un lockdown imposto, che ci ha colto di sorpresa stravolgendo le nostre vite, per dare speranza di un ritorno alla nostra quotidianità. Nasce per rilanciare il mercato italiano. Nasce per promuovere ovunque un servizio, senza confini geografici. Nasce perché sia infinito come il logo che lo contraddistingue. È la rivoluzione del mercato che ci consentirà di varcare i confini nazionali ed europei». Il concetto alla base, un po’ come già avviene in altre attività della ET, è quello della segnalazione personale: alla domanda “conosci un bravo idraulico?” si tende a rispondere sulla base della propria esperienza diretta. Allo stesso modo funziona ET Members, che mette in contatto la domanda e l’offerta. In questo modo, la platea si estende ben oltre la sola cerchia dei collaboratori storici dell’azienda di Taurino. Anche perché la piattaforma diventa un aggregatore per professionisti che possono rispondere alle più disparate esigenze, comprese le procedure e le incombenze per accedere al bonus del 110%, prorogato almeno per tutto il 2021. L’intero servizio

della galassia ET è composto per l’80% da liberi professionisti in diversi settori e diversi fra loro per provenienza, età, cultura scelti con la consapevolezza che la diversità rappresenta un valore aggiunto: la proposta commerciale riesce ad abbracciare più categorie di professionisti senza andare in conflitto con le loro professionalità acquisite nel tempo. Oltre a ET Members, altre “costole” del gruppo sono Energy Tecno Spa, DANIEL TAURINO HA LANCIATO LA PIATTAFORMA ET MEMBERS PER CONSENTIRE AI PROFESSIONISTI DI RELAZIONARSI EFFICACEMENTE

una società di servizi leader nelle energie rinnovabili che gestisce una fitta rete commerciale di collaboratori distribuita capillarmente su tutto il territorio nazionale; ed Energy Tecno spa luce e gas, il reseller di energia che fornisce luce e gas con molti benefit per i clienti finali. Attiva nel settore dei servizi, Energy Tecno opera attraverso una rete commerciale diffusa in Puglia, Lazio, Campania, Emilia Romagna,

attraverso quattro modalità: affiliazione di studi professionali come segnalatori, (architetti, ingegneri, geometri, idraulici, elettricisti, ecc. ecc.); procacciatori di affari; installatori (idraulici ed elettricisti che installano i prodotti venduti dalla rete commerciale); network marketing: un metodo accessibile a chiunque, che garantisce la copertura dei mercati e il raggiungimento del cliente finale. Per questo motivo ET Members ha avuto la possibilità di partire così rapidamente: perché disponeva già di un’amplissima base qualificata. «Il nostro obiettivo - spiega Daniel Taurino - è assicurare uno stile di vita migliore alle famiglie italiane e alle generazioni future. Investire nelle energie rinnovabili, diffondere tecnologie a basso impatto ambientale e comportamenti ecosostenibili promuovendone l’utilizzo alle famiglie e alle piccole e medie imprese è ciò che ci siamo proposti fin dall’inizio».

https://etmembers.com

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Interflora.it: la semplicità di regalare emozioni in maniera veloce e digitale Rose, tulipani, peonie: per dirlo con un fiore basta un click a cura della redazione

L’

atto di donare fiori viene I benefici del dono floreale universalmente considerato È risaputo che le proprietà dei fiori un vero e proprio rimedio abbiano un’azione positiva sugli stati per cattivo umore, tristezza ed ansia. emozionali negativi, influenzando in Oggi – confermano da Interflora.it - è maniera naturale, l’equilibrio e l’ardiventato ancora più semplice, grazie monia. Il beneficiario del dono fiorito al potenziamennon può che riL’ANTICO “DITELO CON I FIORI” to del digitale cevere il sottile NELLA SUA IMMORTALE SEMPLICITÀ che consente effetto sullo staÈ SEMPRE TERAPEUTICO SIA PER CHI uno sguardo to mentale, che, DONA SIA PER CHI RICEVE L’OMAGGIO panoramico più indirettamente, ampio e rapido sulla piattaforma del finisce per propagarsi sul corpo. SeGruppo, nonché una maggiore facilità condo la psicoanalisi, i fiori riescono di acquisto. ad agire sulla psiche umana, poiché rappresentano la vita che cresce e si Numerosi sono gli studi sugli effetti rinnova. In questo variegato giardidella gratitudine, sentimento spesso dimenticato e sottovalutato. Un modo per manifestarla e riceverne il tocco benefico è, senza dubbio, donare un fiore. L’antico motto “ditelo con i fiori” – nella sua immortale semplicità – è sempre un ottimo comportamento terapeutico sia per chi dona, che per chi riceve l’omaggio floreale. E oggi e più semplice, grazie al sito di Interflora.it. Ai ritmi frenetici di oggi donare un bouquet di fiori colorati, una composizione di profumate rose rosse, una pianta orchidea con foglie verdi o gemme, è un comportamento sano che rientra in quei semplici gesti densi di significato e portatori di benessere.

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no benefico i fiori sono innumerevoli per dimensione, colore, stagionalità, profumo. Il messaggio che si vuole far arrivare muta anche a seconda delle tinte dei fiori scelti: i colori dei fiori, infatti, sono assai indicativi per individuare il sentimento di chi li invia: il rosso si associa all’amore e alla passione, il bianco all’innocenza, il giallo alla gelosia e tutte le gamme del rosa alla delicatezza e alla tenerezza Comunicare con i fiori è per tutti? Sembra che non vi siano contro indicazioni e regole– confermano da In-


terflora.it – Donare fiori non è un gesto a senso unico. Anche a Lui si possono mandare dei messaggi benefici ed emozionali: una pianta aromatica, ad esempio, può rivelarsi un’idea diversa per quegli uomini che amano la cucina; una pianta da frutto, o una grassa, possono essere un dono perfetto per coloro che vantano il loro il pollice verde.

masto bloccato lontano da casa che manda alla mamma una pianta di orchidea per il compleanno. La figlia che invia al padre, il 19 marzo per la Potenziamento festa di San Giuseppe, una rosa stadel servizio online bilizzata custodita in una scatola in in tempi di pandemia plexiglass trasparente con il messagCoraggio. Abbi fiducia. Mai come gio: “Ti voglio bene, caro babbo. Ceradesso Ti sono accanto. Centinaia i ca di uscire il meno possibile da casa”. messaggi di incoraggiamento affidati L’ufficiale sulla ai fiori che ogni I FIORISTI AFFILIATI AL CIRCUITO nave attraccagiorno contiINTERFLORA NON SI SONO MAI ta al porto che nuano ad attraFERMATI: SONO CIRCA 1.500 IN ITALIA invia fiori e un versare le straE 58MILA IN TUTTO IL MONDO profumo alla de del nostro moglie per l’anniversario di nozze. Paese, da Nord a Sud. Soprattutto in C’è chi, infine, chiede di inviare fiori tempi di pandemia, i click sul sito Inalla vicina caserma o struttura ospeterflora.it non si sono mai arrestati, daliera con messaggi colmi di gratituné i contatti diretti al Customer Care. dine e solidarietà. Tanti di quei doni C’è il giovane studente fuori sede riflorali si ritrovano ogni giorno negli scatti pubblicati sui social network da parte di coloro che li ha ricevuti 8 MARZO - FESTA DELLA DONNA 2021 accompagnati da messaggi di comLA MIMOSA, SIMBOLO DI RESILIENZA FEMMINILE mossa gratitudine e hashtag di incoraggiamento. la Mimosa è il fiore Simbolo di resilienza La Mimosa è della lotta per i annoverata tra le dedicata al mondo La Rete di Interflora in un click diritti delle donne e piante più forti e delle donne, la Gli esercizi dei fioristi affiliati al l’affermazione della caparbie poiché Mimosa - pianta parità di genere. è in grado di antichissima ed circuito Interflora - circa 1500 sul rinascere anche inconfondibile per territorio nazionale e dopo gravi catastrofi i morbidi micro58.000 in tutto il moncreate dall’uomo, pompon giallo oro do – non si sono mai come incedi e riuniti in lunghi e fermati. Ci si può affidare disboscamenti. soffici grappoli dal Associata profumo dolce e al servizio online che permette alla donna in delicato - è tra le la consegna grazie corrieri auoccasione prime piante con torizzati, muniti di mascherina e della festa fiori a sbocciare guanti e con il mantenimento rigorodell’8 marzo, a fine Inverno. so della distanza di sicurezza.

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Quel marketing incisivo sotto i ferri del dentista Markedonzia è il sistema che aiuta il dentista a formulare la sua idea differenziante e ad acquisire nuovi pazienti attraverso il marketing a risposta diretta sviluppato da Corrado Lagona. Ecco come funziona di Maddalena Bonaccorso

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e il tuo dentista è differente, e se ti sa proporre dei piani di terapia con lo stesso charme di LeonardoDi Caprio nell’ultima epica scena di The wolf of Wall Street, probabilmente dietro la sua strategia c’è Corrado Lagona (nella foto), con una geniale invenzione che si chiama Markedonzia ed è il sistema che aiuta il dentista a formulare la sua idea differenziante e ad acquisire nuovi pazienti attraverso il marketing a risposta diretta. Ma come si fa a introdurre il concetto di marketing, storicamente distante anni luce dal mondo degli odontoiatri in particolare e dei medici in generale, che adesso –in tempi di grande crisi- può rivelarsi la chiave di volta verso il successo? Studiando e apprendendo tecniche semplici e alla portata di tutti, ma per le quali occorre una guida e tutta una serie di strategie. Lagona, per l’appunto, ne offre di molteplici: «Ho lavorato per anni nel settore dentale hi-tech», spiega il fondatore di Markedonzia, «e quindi conoscevo molto bene il contesto nel quale andavo a operare. Mi sono dedicato poi ad approfondire le conoscenze sul marketing - ha anche scritto tre libri in quattro anni, ndr - e ho quindi avviato il lavoro di consulenza, legato soprattutto al posizionamento di marca, ma anche al mondo dei social media». Correva l’anno 2018 e adesso, tre anni dopo, uno staff di dieci persone è sem-

pre pronto a offrire agli studi dentistici clienti (che crescono esponenzialmente ogni mese) le consulenze sulle varie attività che uno studio deve portare avanti per riuscire non solo ad acquisire nuovi pazienti ad alto budget, ma anche a rendere più redditizi quelli che già sono fidelizzati. Lagona, infatti, durante gli anni di lavoro a contatto con gli studi odontoiatrici, si è accorto che non sempre i dentisti riescono a fare la proposta giusta al cliente giusto: «Premesso che il cliente-tipo di Markedonzia è uno studio di OLTRE ALL’ATTIVITÀ DI MARKETING CORRADO LAGONA ORGANIZZA WEBINAR E PUBBLICA LA RIVISTA “DENTISTA DIFFERENTE”

livello medio-alto, che esegue lavori di implantologia e ortodonzia che vanno dai 3.000 ai 30.000 euro»,, prosegue Lagona «mi accorgo spesso che anche davanti a pazienti che potrebbero spendere di più e ne avrebbero anche la necessità, il dentista non riesce a portare avanti preventivi di giusto importo. Un po’ per la scarsa vocazione commerciale di questi professionisti, un po’ per il timore di vedere il cliente abbandonarlo e rivolgersi alla concorrenza. Tramite la nostra consulenza, la nostra capacità di affiancarci ai dentisti sia nel posizionamento del brand sia nell’acquisizione di nuovi pazienti, sia nell’acquisizione di

nuovi pazienti, i risultati di solito non tardano ad arrivare. A riprova di questo dato, nel 2020, abbiamo avuto l’86% di clienti soddisfatti che ci hanno rinnovato la fiducia. Un dato che ci rende particolarmente orgogliosi». Grazie al passaparola, cresce anche Markedonzia, e non solo i pazienti dei dentisti: un buon 50% dei nuovi studi odontoiatrici che che approdano al cospetto di Lagona proviene dai dentisti stessi che si fanno portavoce delle nuove tecniche: «Anche perché i miei clienti», spiega Lagona, «sono spesso dentisti importanti, che fanno convegni in giro per il mondo, tengono lezioni, sono insomma influencer nel loro campo». Il resto, lo fanno anche i canali social media, curati da Markedonzia con tecniche innovative e accattivanti: il riferimento iniziale a “The wolf of Wall Street” non era casuale, dato che è l’introduzione a uno dei video più cliccati sui canali del brand, con Di Caprio che “vende” un impianto dentale invece che una penna: «Ci piace essere originali, in tutte le attività di marketing. Con il mio staff pubblichiamo anche una rivista che si chiama “Dentista differente”, organizziamo webinar, video testimonianze di pazienti soddisfatti, molti dei quali hanno visto crescere il proprio fatturato fino al 180%». www.markedonzia.com

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Il futuro del business viaggia in chat WhatsApp Business è uno strumento di marketing che poche aziende hanno implementato. Ma offre diversi vantaggi (ed è gratuito). Parola di Mirko Martini, ceo di Comunica col Web di Alessandro Faldoni i ricordate di quando, a inizio 2018, WhatsApp Business sbarcò in Italia? Se non lo ricordate, è perché quei pochi che ne sentirono parlare lo bollarono semplicemente come “la versione a pagamento del celeberrimo WhatsApp, con qualche funzionalità in più, ma niente che possa valere realmente un investimento monetario”. Non è stato così per i ragazzi di Comunica col Web, con a capo Mirko Martini (nella foto), che da sempre amano sperimentare e anticipare la concorrenza con proposte e soluzioni innovative, per soddisfare innanzitutto le esigenze di business dei propri clienti. «A proposito, non c’è nulla da pagare, si tratta di un’app completamente gratuita, esordsisce Mirko Martini. E aggiunge: «Credo che WhatsApp Business sia lo strumento più pratico e innovativo dell’ultimo decennio. Noi lo abbiamo provato sin dal primo giorno, proprio quel 17 gennaio di quasi tre anni fa e oggi, dopo tante nuove implementazioni possiamo affermare che il suo sviluppo è maturo e pronto per farne uno strumento di marketing a 360 gradi. È da sottolineare che anche le nostre abitudini sono cambiate radicalmente, soprattutto in quest’ultimo periodo, e queste mutate esigenze si sposano ancora meglio con WhatsApp Business e le sue potenzialità». «Era inevitabile che un periodo come questo mettesse in luce gli enormi vantaggi derivanti dal passaggio offline alla messaggistica istantanea come strumento di marketing», sottolinea Martini: «questo tipo di comunicazione è immediata, non ha attese né costi accessori, genera empatia deri-

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vante dalla relazione umana, trasmette fiducia e non stravolge le abitudini di chi usa WhatsApp ogni giorno per le proprie comunicazioni private. Come se tutto ciò non bastasse con WhastApp Business si ha la possibilità di caricare online il proprio catalogo prodotti, siano essi beni materiali o immateriali, prodotti fisici o pacchetti di consulenza». I ragazzi di Comunica col Web hanno trovato la loro miniera d’oro. O meglio: la miniera d’oro per le imprese grazie a un sistema accessibile, pratico ed immediato per i clienti. «Cosa si può chiedere di più ad una “semplice” App»? Dai proclami agli esempi il passo è breve: «Posso menzionare due casi studio reali che mi sono capitati negli ultimi mesi, due attività completamente differenti che hanno trovato enormi benefici nella corretta strategia coadiuvata dall’uso di questa app. Il primo cliente ha una pizzeria. Grazie al catalogo di WhatsApp Business, sono stati inseriti tutti i tipi di pizze disponibili nel suo menù, con prezzi e descrizione. Ogni cliente, accedendo al catalogo di WhatsApp Business, può ordinare in maniera automatica. L’ordine fa partire un messaggio verso il telefono del titolare con il prodotto scelto e le quantità desiderate. Ovviamente il pagamento avviene offline, alla consegna. Nella pizzeria invece, sono stati stampati i QRCode (obbligatori in questo bruttissimo periodo di pandemia che stiamo vivendo) generati proprio da WhatsApp Business, che sostituiscono i menù cartacei, così i clienti, inquadrando il codice, accedono al menu completo, per poi scegliere in tempi velocissimi la pro-

pria pizza. Il tutto con un occhio di riguardo per le norme anti Covid». Il secondo caso è ancora più interessante: «si tratta di un negozio di scarpe a cui abbiamo sviluppato anche il sito E-commerce. Abbiamo creato il catalogo di WhatsApp Business, aggiungendo i prodotti più ricercati, inserendo titolo, costo e descrizione: il link rimanda direttamente alla scheda prodotto sul sito. Contestualmente abbiamo sviluppato un modulo aggiuntivo per il loro e-commerce, al cui interno è sempre presente il pulsante di WhatsApp Business. Quando un utente ha bisogno di info oppure di assistenza sfrutta questo collegamento rapido per parlare immediatamente con un addetto al customer care. In questo modo non si rischia di perdere la vendita e si cerca di risolvere subito una richiesta di supporto. WhatsApp Business è inoltre sincronizzato con la pagina Facebook dell’attività, così il numero è validato e risulta come recapito ufficiale e tutti i dati aziendali sono sempre sincronizzati. Ciò consente di aggiungere il pulsante di WhatsApp Business anche sulla propria pagina ed essere contattati anche da Facebook direttamente sul numero WhatsApp Business». Insomma, sfruttando a dovere questa app si crea un ecosistema virtuoso in cui tutti i canali e i riferimenti aziendali, compresi i prodotti o servizi, sono ad un semplice click dal cliente. Il che rende ovviamente tutta la comunicazione più fluida e le vendite, nel caso di e-commerce, molto più semplici. www.comunicacolweb.it


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in collaborazione con accelera I.G.I. INVESTIMENTI GROUP COMPANY

Gli “angeli” che fanno volare le aziende Accelera Hub è l’incubatore di Igi Investimenti Group. È uno dei pochissimi acceleratori a disporre di capitali diretti da investire, ha già erogato 176 milioni di euro di Victor De Crunari

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onosciamo profondamente le dinamiche delle imprese: la nostra struttura è composta da manager internazionali specializzati nelle varie funzioni aziendali». Malgorzata Iwona Dec (nella foto) guida, da Managing Director, incubatore di Igi Investimenti Group, uno dei pochissimi acceleratori a disporre di capitali diretti da investire: ha già erogato 176 milioni di euro e oggi cura lo sviluppo di 312 aziende. Quando si parla di accelerare una start-up, Malgorzata Iwona Dec sa bene come muoversi: «Quando un’impresa entra nel nostro acceleratore viene seguita da un angel investor dedicato che coordina simultaneamente il team di specialisti su assi strategici sensibili delle aziende», spiega. Le direttrici sono tre: «sviluppo del fatturato sia italia che estero», spiega, «apertura di nuovi mercati ed installazione di basi operative sia industriali che commerciali nei Paesi che riteniamo domestic country, quali Polonia, Azerbaijan, Turchia, Usa, Romania, Belgio e Spagna, Paesi dove abbiamo una presenza industriale consolidata con la capogruppo. Infine, servizi di corporate finance avanzata e tax planning». Ma non solo: «Nel 2020, in pieno Covid-19, abbiamo costituito una struttura, all’interno di Accelera Hub, dedicata al microcredito fino a 50mila euro alle piccole imprese per agevolare le nuove startup di persone che hanno perso il lavoro». prosegue Malgorzata Iwona Dec. «Anche questa divisione ci

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sta dando grandi soddisfazioni». Quanto all’accelerazione, sono i numeri a parlare: «Il tasso di crescita dimensionale delle aziende che seguiamo è del 18% Yoy e con soddisfazione posso dire che abbiamo aiutato tutte le nostre imprese a superare in scioltezza gli impatti economici del Covid-19, accompagnandole in un profondo ripensamento dei loro processi interni, dei loro mercati e dei loro servizi con la rielaborazione di business plan di rilancio a prova di Covid. Tutti gli angel investor hanno ricoperto incarichi manageriali su grandi aziende di proprietà di Igi Group e conoscono profondamente i bisogni di un azienda in crescita che oltre di capitali ha bisogno di adeguamenti delle proprie strutture organizzative e manageriali. È per questo che al nostro interno abbiamo specialisti di Head Hunting e di Riorganizzazione industriale e trasfe-

rimento tecnologico». La struttura è composta da 36 professionisti su due basi operative in Italia, Roma e Modena, e nove all’estero: Varsavia, Cracovia, Barcellona, Baku, Istanbul, Miami, Bucarest, Brussels ed Alessandria D’Egitto. «Gli angel investor responsabili delle divisioni di specializzazioni realizzano piani personalizzati di finanza e private equity in un orizzonte di cinque anni sul cliente in modo da programmare per tempo il fabbisogno finanziario cui provvediamo direttamente», spiega la Managing Director di Accelera Hub. «Oggi abbiamo delle eccellenze di servizio che sono lo sviluppo del business dei clienti con gare e appalti internazionali, dove le nostre specialist intermediano circa 800 milioni di euro al mese di gare a rilevanza europea con una percentuale di successo del 65% (dato al dicembre 2020) ed i servizi di private equity research che nell’anno appena concluso hanno realizzato l’obiettivo di 1,280 miliardi di euro di raccolta a favore delle nostre aziende. I nostri startupper ideali sono specialisti che decidono di intraprendere una nuova strada imprenditoriale o aziende ed imprenditori consolidati che coltivano con determinazioni l’ambizione della crescita multinazionale su mercati ad alto tasso di evoluzione dove Accelera Hub è in grado di accompagnare». www.accelerahub.com


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