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PIERPAOLO SILERI
from Economy Marzo 2022
by Economy
MENO BARRIERE, PIÙ COLLABORAZIONE
Costruire piattaforme comuni per superare la pandemia e fare da booster alla salute pubblica: Novartis lancia un appello che invita alla collaborazione tutti gli stakeholder per innovare insieme. E fa il primo passo
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di Giorgio Vizioli
«LA PANDEMIA CI HA INSEGNATO CHE DA SOLI NON SI VINCE. DI FRONTE A SFIDE DI QUESTA PORTATA OCCORRE METTERE IN CAMPO LE MIGLIORI ENERGIE E LE MIGLIORI IDEE. Una delle grandi lezioni del Covid è proprio questa: il valore della collaborazione». Gianluca Ansalone, responsabile Public Affairs & Sustainability di Novartis, ne è convinto: «Soprattutto quando si parla di salute pubblica, le barriere alla collaborazione non sono solo un limite alle opportunità di crescita ma anche un freno alla capacità di generare innovazione, di ricercare le cure e soprattutto di farle giungere in maniera tempestiva al paziente». «Spesso, spiega Ansalone, vi sono patologie che non arretrano, anzi che corrono veloci. Il paziente non ha tempo a disposizione e richiede la medesima capacità di risposta da parte di chi fa ricerca e di chi può autorizzare e disciplinare le modalità di impatto dei risultati. Nel rispetto dei ruoli, dobbiamo rilanciare il concetto di partnership tra pubblico e privato. La nuova grande sfida è la riorganizzazione delle cure in Italia. Prima ancora che nella capacità di spendere i soldi del Pnrr, è necessario dare vita a una nuova cultura della gestione delle priorità. E, tra queste, la salute è, e resterà a lungo, al primo posto».
In quali termini il privato si può relazionare con un sistema sanitario fortemente regionalizzato?
Il sistema sanitario italiano è del tutto peculiare: abbiamo un contesto nel quale le risorse sono stanziate centralmente e poi ripartite tra le Regioni. Questa doppia matrice sarà ancora
più evidente con il Pnrr. Per questo, Novartis ha di recente deciso di riorganizzare profondamente la propria governance interna, spostando il baricentro sulla prossimità e sulla vicinanza alle Regioni, per costruire piattaforme strategiche condivise e dare concretezza ai piani degli enti locali nella riorganizzazione delle cure, garantendo al sistema sanitario una migliore organizzazione e ai pazienti soluzioni più efficaci NEL RISPETTO DEI RECIPROCI RUOLI VA RILANCIATO e tempestive. Il Pnrr IL CONCETTO DI COLLABORAZIONE è lo strumento ideTRA PUBBLICO E PRIVATO ale per ragionare su questi parametri, con un orizzonte realistico di un quinquennio. Il tutto deve avvenire nel rispetto dei ruoli, con il settore pubblico che è sempre più chiamato a definire piani ambiziosi e riforme concrete e il privato che mette a disposizione il proprio patrimonio di competenze, innovazione, capacità di realizzazione. Contiamo molto su questa formula e ci auguriamo che i partenariati diventino con il tempo lo standard di una collaborazione efficace.
Come giudica il Pnrr?
Il Piano ha il grande pregio di disegnare in maniera chiara la traiettoria di sviluppo e modernizzazione del nostro Sistema sanitario nei prossimi anni. Più personale, cure più vicine al paziente per superare l’impostazione che pone l’ospedale al centro del sistema, spazio a i nuovi strumenti digitali. Oggi, cittadini, imprese e amministrazioni pubbliche hanno un orizzonte chiaro e definito sulle priorità condivise. Il difficile però inizia adesso, con la fase di attuazione del Pnrr: ritengo che le migliori opportunità possano derivare dal guardare il Piano nel suo insieme.
Quale ruolo vede per Novartis?
Dopo la pandemia, la salute sarà al centro di tutte le politiche pubbliche, dall’inclusione sociale alla ricerca, dalla transizione energetica e digitale alla ricerca. Novartis si sente parte di questo disegno nel suo complesso, vuole contribuire da protagonista alla definizione di politiche pubbliche larghe e moderne, ov-
viamente con un’attenzione specifica al tema della salute ma non limitata ai soli aspetti, pur rilevanti, di gestione. Dobbiamo entrare nell’ottica della salute intesa come politica strategica. Dopo quanto è accaduto (e sta ancora accadendo) c’è in gioco molto di più della pur necessaria disponibilità di farmaci e nuove terapie: c’è una vera e propria competizione globale per ridefinire le politiche industriali in settori come le scienze della vita e la ricerca.
In quali termini si concretizza questa competizione?
Il caso della produzione di vaccini contro il Covid-19 è un valido esempio. Nel mondo ci sono circa dieci trilioni di dollari di nuovi investimenti in ricerca sulle biotecnologie e la farmaceutica pronti ad atterrare dove le condizioni di contesto saranno più favorevoli. Se l’Italia fosse in grado di garantirsi anche solo una percentuale minima di questi investimenti, le ricadute sul nostro tessuto produttivo, occupazionale, oltre che di competitività generale sarebbero enormi. Si tratta di una partita epocale, che dobbiamo giocare tutti insieme, ribadendo che ciascuno ha una propria natura e una propria missione da rispettare ma che unendo le forze possiamo fare la differenza. È già accaduto in passato, purtroppo di fronte al trauma altrettanto epocale degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001. Da allora la sicurezza è diventata una priorità assoluta di governi, imprese e cittadini. Dopo la pandemia lo stesso ruolo spetterà alla salute e noi dobbiamo trovare risposte adeguate, la principale delle quali è la definizione di una politica industriale che faccia leva sui grandi successi della farmaceutica italiana, campione in Europa per valore delle esportazioni, superiore perfino alla Germania, ma che allarghi l’orizzonte alla definizione di piani strategici di medio e lungo termine.
Quali sono gli ostacoli da affrontare?
Uno dei problemi principali è quello culturale: abbattere le barriere e costruire piattaforme comuni è un obiettivo che deve avere alla base un patto di fiducia reciproca. Di certo, come sempre accade in questi casi, non c’è una sola parte nella ragione e una solo nel torto. Per certi aspetti, la pandemia ha lacerato il già fragile rapporto di fiducia tra istituzioni, cittadini e scienza. Compito di tutti gli attori, oggi, è ricucire questa relazione. Espressioni antiscientifiche, diffusione di fake news, demonizzazione dell’industria farmaceutica e discredito nei confronti della politica sono tutti sintomi della stessa, preoccupante, patologia: la sostanziale mancanza di fiducia. Purtroppo, si tratta di una tendenza che accomuna soprat-
DOPO L'11 SETTEMBRE LA SICUREZZA È DIVENTATA UNA PRIORITÀ ASSOLUTA. DOPO LA PANDEMIA LO STESSO RUOLO SPETTA ALLA SALUTE
tutto le democrazie, scosse da una serie enorme di cambiamenti negli ultimi anni ma che hanno bisogno di rifondare il patto sul quale si reggono. E se guardo in particolare al tema della scienza o meglio del metodo scientifico, abbiamo bisogno di rafforzare quella che gli anglosassoni chiamano science literacy. Secondo la Commissione europea una adeguata alfabetizzazione scientifica è il prerequisito per una piena e consapevole partecipazione alla vita pubblica di un Paese. Ovviamente, non si tratta di spingere 60 milioni di italiani a diventare scienziati, ma di fornire a tutti gli strumenti per riconoscere il valore assoluto del metodo scientifico, dei suoi successi ma anche dei suoi fallimenti. Solo così, investen-

GIANLUCA ANSALONE do in particolare sulle giovani generazioni, ci si potrà preparare a ogni futura eventuale crisi sistemica, sia essa una nuova pandemia o gli effetti catastrofici del cambiamento climatico. Negazionismo e superstizione sono gli effetti di una comprensibile paura per l’ignoto e la reazione a una forte instabilità. Ma sono nemici mortali da combattere con i lumi della ragione e del rigore che solo la scienza può garantire. Questa è davvero una missione che va molto oltre i piani, le organizzazioni, gli organigrammi.
Che cosa sta facendo Novartis?
Da parte nostra, abbiamo voluto fare il primo passo, provando a coinvolgere soprattutto i più giovani, attraverso i nuovi linguaggi anche digitali, nel percorso di una ritrovata passione per la scienza. Il cortometraggio “ReImagine”, diffuso su molte piattaforme e presente al Giffoni film festival e alla scorsa Mostra internazionale del cinema di Venezia, è un primo esempio. Così come l’inaugurazione, lo scorso autunno, del primo Museo digitale della storia del metodo scientifico in medicina (MuDiMed), in collaborazione con il Ministero della Cultura e con il Ministero dell’Università e della Ricerca, che accompagna in una sala virtuale il visitatore nella storia affascinante del metodo della scienza raffigurato attraverso le opere d’arte. Un viaggio che ha molte suggestioni nel passato ma che ha le sue frontiere più interessanti nel futuro.