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Se il Mediterraneo ritrova la sua vocazione
from Economy64 marzo 2023
by Economy
Crocevia di culture e di religioni, il bacino sul quale si affacciano Europa, Africa e Medio Oriente ha un'occasione unica per ricreare un contesto di mediazione e di interlocuzione
di Mario Abis
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Il Mediterraneo è un enigma. Da anni si discute come viverlo e come raccontarlo.Il cuore delle civiltà e dei popoli , delle religioni e delle guerre, dà il senso profondo delle nostre identità e delle nostre culture. E da anni si parla di rappresentanze mediterranee intese come entità politiche, e da anni si parla (anche qui in Italia) di mostre sul Mediterraneo, di convegni fondamentali sul Mediterraneo e sul suo futuro. Di fatto è stato fatto poco o nulla rispetto agli infinti giacimenti archeologici, estetici e politici culturali. Sembra difficile decifrare, al di là delle assunzioni generiche e simboliche, il senso dell’unico e della profonda complessità. Il Mediterraneo è fluido e anche un po’ ambiguo. A cominciare dalle ricostruzioni delle sue antiche origini nei popoli e nelle lingue che lo abitavano. Per esempio le recenti scoperte archeologiche in Sardegna (l’ormai famoso Mont'e Prama) spostano addirittura di mille anni, nel neolitico, la genesi del tutto e le configurazioni diverse della natura dei popoli: pastori che sono invece navigatori, schiavi che sono invece dominatori.
L’ambiguità della storia mediterranea sta nel fatto che ”la storia“ è costantemente contemporanea e la contemporaneità mette in discussione il fatto che gli archetipi sono fragili e il modo costantemente evolutivo di raccontare popoli e civiltà indebolisce la capacità di sintesi e di costruzione simbolica forte. Così il Mediterraneo sono Fenici, Greci, Romani… cristiani e islamici, terroristi e pacificatori, coste e città, isole e porti, corridoi di merci e conflitti, arte e scienza , da Venezia a Tunisi ad Atene a Siracusa, da Algeri ad Istanbul… In sostanza un contesto non del passato ma in costante movimen- to...fino alla drammatica situazione geopolitica attuale. Alla vigilia di una possibile guerra totale fra Oriente ed Occidente il Mediterraneo è (quasi) nelle mani dei cinesi che lo portano a dialogare con il loro controllo africano e i corridoi che si aprono verso nord… e sente il peso russo attraverso i Balcani e la Turchia. In questa ridistribuzione dei poteri e degli attori il Mediterraneo avrebbe un’occasione unica per creare un contesto di mediazione e di interlocuzione: che è quello della cultura e delle storie millenarie che dialogono con l’anima dei popoli. È quello che chiedono i cinesi e anche i russi (basta leggere l’ultimo discorso di Putin). E l’Italia potrebbe essere il grande protagonista di centralità culturale come linguaggio comune che possa portare a nuove visioni. Ma noi no! Ottimi schiavi dell’atlantismo d’antan, parliamo con un’Europa che non c’è, alimentiamo acriticamente la Nato che schierandosi in Europa circonda di missili la Russia, e armiamo un’Ucraina che non si capisce cosa sia al di là delle solite cronache ignoranti dei media.
Peccato: si perde una grande occasione di cultura che potrebbe dare speranze e idee di nuovi equilibri di pace. Dimentichiamo il Mediterraneo, ridiventiamo, perdendo questa occasione, servi di una sottocultura debole; e scordiamo che alla fine per il Mediterraneo una sintesi c’è: quella di creare, pur fra conflitti e contraddizioni, la condizione per la crescita della civiltà.

La vocazione verso il Meditterraneo “civile“ può riflettere la stessa natura multiforme e per centralità differenziate: quella che raggruppa le isole (un’idea del già presidente della Regione Sardegna Antonello Cabras) mai compiutamente realizzata, i movimenti politici autonomi di molte nostre isole e regioni verso il Nordafrica magrebino, le relazioni fra fondazioni scientifico cultuali che si muovono in rete dalla Spagna al Marocco alla Grecia alla stessa Italia. E soprattutto il ruolo proattivo della Chiesa che dalla conferenza di Firenze promuove e sviluppa piani di cooperazione e iniziative politiche fra le città del Mediterraneo, grandi e piccole … da Istanbul ad Acireale da Tunisi a Malts ... e tutte di cultura e religione diverse … Una sorta di possibile alleanza che concentra nel confronto e nella cooperazione culturale ed economica uno sforzo anche politico.
Una proposta dal ”basso” e plurale. Il mondo orizzontale del Mediterraneo che diventa attore politico e diplomatico: un potere “altro” che può contrapporsi a quello vecchio delle politiche ottuse della finta Europa che ci porta sicuramente nel rischio e probabilmente verso un “final du parti”.