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Lo IESA a Zwiefalten all'epoca del Nazionalsocialismo
Eisenhut R.*
1Abstract
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Lo IESAa Zwiefalten, comune tedesco situato nella regione del Baden Württenberg, è presente sin dalla fine dell'800.Aseguito della Prima Guerra Mondiale l'Inserimento Eterofamiliare diventa una pratica largamente utilizzata, nell'ambito dell'assistenza psichiatrica, come alternativa all'inserimento in clinica.
Storicamente a Zwiefalten era presente un ospedale psichiatrico dove molti abitanti del luogo lavoravano in qualità di operatori. La sensibilità alla realtà psichiatrica, divenuta negli anni elemento di tradizione, ha consentito il consolidamento della pratica dello IESAtra i cittadini. Questo modello, fondato su una forte condivisione sociale e culturale, ha permesso nell'epoca del Nazionalsocialismo di offrire una valida soluzione complementare all'inserimento in clinica, assolvendo alle numerose richieste di presa in carico.
Il rafforzamento della pratica IESA ha svolto un ruolo centrale in un periodo storico segnato da importanti accadimenti politici e sociali e ha consentito il riconoscimento di questo modello come utile strumento di assistenza e pratica efficace, capace anche di limitare i costi di spesa nell'ambito della salute mentale.
Lo IESA a Zwiefalten contribuì alla tutela dei pazienti ricoverati riducendo il rischio di deportazione nei campi di sterminio.
Parole chiave: IESA, Zwiefalten, Nazionalsocialismo, psichiatria, Psychiatrische Familienpflege BWF, Betreute Wohnen in Familien
AZwiefalten lo IESA in ambito psichiatrico gode di una lunga tradizione. Il pri- mo inserimento di un paziente in una famiglia ospitante risale infatti al 1896.
L'inserimento eterofamiliare supportato subisce un rapido incremento e vive un primo periodo di espansione a cavallo tra Ottocento e Novecento. Questa esperienza rimane poi marginale fino alla fine della Prima Guerra Mondiale, ma successivamente giungerà a conquistarsi una stabile collocazione nell'ambito dell'assistenza ai pazienti psichiatrici. di Achalm, ai quali succedettero i Conti di Württemberg. Nel 1812 divenne un ospedale psichiatrico. Nel 2012 la clinica psichiatrica di Zwiefalten ha festeggiato i 200 anni dalla sua fondazione. in qualità di infermieri, disponendo così di strumenti professionali nel rapporto con gli ospiti.
*Pedagogista Sociale, Presidente Associazione per la diffusione della Psichiatria Sociale (VSP) Reutlingen, Presidente del Comitato Tecnico della Società Tedesca di Psichiatria Sociale (DGSP) area IESA.
1Traduzione a cura di Francesca Masin, Gianfranco Aluffi. Questo resoconto si basa su un saggio intitolato: “Lo sviluppo dello IESA presso il manicomio di Zwiefalten (relazione sugli anni 1919-1947)” di un autore sconosciuto. Senza l'ausilio di questa documentazione ricca di dati numerici, il presente contributo non sarebbe stato realizzabile.

Questa pratica, contrariamente a quanto accaduto nella maggior parte degli istituti manicomiali tedeschi, qui si mantiene attiva fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Soltanto in seguito il suo utilizzo subisce un netto declino. Nel 1988 si assiste ad un nuovo rilancio. Dal 1933 al 1939 non si rilevano cambiamenti significativi nei numeri dello IESA. La media annuale di pazienti ospitati in famiglie era di circa 15, di cui un terzo costituito da donne e due terzi da uomini. Complessivamente ogni anno 10 persone venivano inserite in famiglie e altrettanti progetti venivano chiusi. Più della metà di coloro che terminavano le convivenze tornava a casa, mentre i restanti facevano ritorno in clinica. Questi dati relativi alla media annuale degli anni venti del novecento, mostrano come il ricorso allo IESA rappresentasse un punto fermo per gli psichiatri locali, in controcorrente rispetto all'aria di rassegna2 zione che si respirava in tutto il Paese.
-Vennero a crearsi gruppi di famiglie presso le quali si consolidò l'abitudine di ospitare persone bisognose di assistenza che consentì loro di acquisire una discreta familiarità nel rapportarsi con queste ultime.
-La domanda di IESA a Zwiefalten, in qualità di opzione complementare alla cura nei reparti, era anche influenzata positivamente dalle conseguenze di un crescente ricorso alla clinica locale per la presa in carico dei pazienti.
Le famiglie erano vincolate per contratto a prendersi cura degli ospiti dando il meglio delle proprie capacità e possibilità. Erano tenute a provvedere al vestiario dell'inquilino e a fornirgli del denaro per le piccole spese personali, percependo un'indennità giornaliera compresa tra 0,6 e 1 3 RM. L'ospite, seppur inserito in famiglia, rimaneva un paziente del manicomio e continuava ad essere sottoposto ai trattamenti disposti dai suoi medici. La presa in carico continuava quindi ad essere fornita dal personale della clinica attraverso visite domiciliari effettuate ad intervalli regolari. La maggior parte delle famiglie ospitanti viveva nei paraggi del manicomio, in paesi limitrofi situati ad una distanza massima di 15 chilometri da esso. Con l'inizio della guerra nel 1939, venne interrotta l'erogazione del denaro alle famiglie.Aseguito di questo provvedimento, tuttavia, il fenomeno dello IESA non subì alcun decremento.
Le ragioni per cui lo IESA a Zwiefalten ha assunto questa posizione controcorrente potrebbero essere riassunte nei seguenti punti:
-A Zwiefalten regnava da sempre un forte senso della tradizione e i cittadini si attenevano a modelli di comportamento consolidati e legati alle tradizioni.
-Una parte significativa dei componenti delle famiglie ospitanti lavorava in manicomio
Furono diversi i fattori che ne assicurarono la continuità. Si assisteva innanzitutto, con sempre maggiore evidenza, alla progressiva carenza di forza lavoro nelle piccole aziende agricole intorno a Zwiefalten, causata dalla mancanza di uomini al tempo impegnati sul fronte. Questo fatto minacciava la sopravvivenza stessa di molte fattorie. Pertanto molte famiglie non potevano permettersi di rinunciare alla manodopera fornita dai propri ospiti. Ciò portò ad un aumento della domanda da parte delle famiglie di poter accogliere pazienti all'interno delle proprie case. Nel frattempo Zwiefalten divenne anche un centro di transito per pazienti in attesa di essere deportati al campo di sterminio di Grafeneck. 2
In Germania infatti, a seguito di campagne di regime che ascrivevano la malattia mentale nell'ambito dei disturbi su base genetica, veniva esaltata l'eutanasia come unica risposta possibile al disagio psichico, stigmatizzato come socialmente costoso e malattia inguaribile. mentali, o psichica, cioè delle cosiddette “vite indegne di essere vissute”. Nei sei centri destinati a tale scopo, furono uccise oltre 70.000 persone. Quando le proteste delle chiese e il turbamento nella popolazione si fecero più forti, il programma terminò sul territorio tedesco. Le uccisioni di massa, tuttavia, furono eseguite già dall'inizio della guerra anche in zone occupate e lì sono proseguite anche dopo il 1941 con la privazione del cibo e il sovradosaggio dei farmaci. Si stima che l'attuazione del programma T4 abbia portato in totale all'uccisione di più di 300.000 persone.
3 Reichsmark ovvero la denominazione dell'unità monetaria in corso in Germania dal 1924 al 1948 quando, in seguito a una drastica svalutazione, venne sostituita (sia nella Repubblica Federale sia in quella Democratica di Germania) dal Deutsche Mark (DM).
L'immediata conseguenza di tale nuova funzione per il manicomio di Zwiefalten fu un rapido e crescente sovraffollamento. Una della possibilità per decongestionare il manicomio risiedeva nello IESA. Le considerazioni di natura finanziaria e sanitaria arrivarono ad assumere un ruolo rilevante: collocando i pazienti all'interno delle famiglie ospitanti era possibile tagliare i costi assistenziali, evitando ai manicomi di farsi carico di ulteriori spese. Un altro fattore importante era costituito dal fatto che sempre un maggior numero di dipendenti del manicomio, parallelamente al resto della popolazione locale, diveniva consapevole delle atrocità che si verificavano nelle immediate vicinanze di casa propria. Per questi motivi nel 1940 lo IESA assume improvvisamente un significato del tutto nuovo: attraverso questa pratica un certo numero di persone che a Grafeneck sarebbe andata incontro alla morte, poté salvarsi. Nel 1940 le persone che si trovavano inserite presso le famiglie ospitanti erano 41, quasi il doppio rispetto ai progetti effettuati nella norma. La tesi che si trattasse di un tentativo consapevole di salvare la vita a degli esseri umani è supportata anche da un secondo fatto. Se normalmente ogni anno circa il 15% degli ospiti
IESAfaceva ritorno in clinica, nel 1940 ciò si verificò solamente nel caso di una persona. Accadde invece che 28 ospiti inseriti in famiglie ospitanti fecero ritorno alla propria famiglia di origine. Per molti lo IESA rappresentò la possibilità di mettere in salvo i propri parenti che altrimenti sarebbero andati incontro a morte certa nei campi di sterminio.
Cessate le esecuzioni di massa a Grafeneck, la clinica di Zwiefalten tornò ad essere percepita come un luogo sicuro e gli ospiti delle famiglie IESA ricominciarono a farvi normalmente ritorno. Fino al 1945 lo IESA venne gestito secondo le modalità consuete anche se il numero di convivenze subì un certo calo. Ciò si spiega soprattutto con il fatto che lo stesso manicomio si trovava ad avere un crescente bisogno di pazienti in grado di lavorare per sopperire alla temporanea carenza di personale.
Riassumendo si può constatare come lo IESA a Zwiefalten negli anni dal 1933 al 1945, venne portato avanti in maniera continuativa e controcorrente rispetto agli sviluppi politici e sociali riguardanti il resto della Germania. Nel corso dei decenni lo IESAa Zwiefalten si dimostrò una valida e naturale alternativa al ricovero in manicomio, riuscendo a non essere nemmeno troppo influenzato dalle teorie nazionalsocialiste. Al contrario, attraverso l'accoglienza silenziosa, tenace e sovversiva da parte di alcuni singoli e di alcune famiglie, un numero considerevole di pazienti venne salvato dalla sicura morte nei campi di sterminio.

Fig.3: Nel 1990 a Grafeneck viene inaugurato un monumento in memoria delle vittime del cosiddetto “programma eutanasia”. Il tetto della cappella poggia su cinque colonne che rappresentano metaforicamente il quinto comandamento: “Non uccidere”. Sopra la soglia della cappella sono riportati i nomi dei luoghi dai quali le persone vennero deportate a Grafeneck. In questo centro di sterminio persero la vita 10.654 persone portatrici di handicap e malattie mentali.
