Oltre la istituzione crisi e riforma della psichiatria (davide lasagno)

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OLTRE L’ISTITUZIONE. CRISI E RIFORMA DELL’ASSISTENZA PSICHIATRICA A TORINO E IN ITALIA

riceve visite […] da parecchio tempo. Nulla di nuovo. Si pensa alla sistemazione in qualche istituto […], non essendo l’ospedale un luogo adatto a lei. I parenti non la vogliono. Da sola non è in grado di vivere. Dimissione in casa di riposo per anziani28.

Dalla cartella clinica n. 69. Ritorna dal lavoro abbastanza stanca; tuttavia resiste bene, non ha mai avuto un momento di sconforto […]. Ci si domanda che senso abbia tenere un caso simile in ospedale psichiatrico; ma dove mandarla? All’esterno non c’è nessuno che si interessi di lei. Da sola non è in grado di resistere e neppure lei se la sentirebbe; non c’è un istituto adatto; è abbastanza legata all’ospedale o, se vogliamo, all’équipe del reparto 5 […]. A. è crollata: si mette a letto, compaiono crisi isteriche e violente, somatizzazioni ad ogni livello. Atteggiamento invariato. In un certo senso A. è una delle protagoniste negative del reparto […]. La crisi va gradatamente migliorando […]. Ripresa dell’attività lavorativa esterna. Condizioni fisiche ottime. Psichicamente è tornata in equilibrio al punto da riprendere la vita che conduceva prima della crisi […]. Continua ad andare al lavoro, programma di uscire dall’O.P. e cerca un’adeguata sistemazione. Si discute in assemblea il caso di A. Si arriva alla soluzione, lei d’accordo, di sistemarla in Vicolo…, in compagnia di A. E., ex degente […]. Dimissione in data odierna […]. A. viene in reparto. L’umore appare sempre buono. Pur tra qualche difficoltà, è evidente la gioia di essere fuori»29.

Ciò che salta agli occhi, nell’esaminare anche solo superficialmente le cartelle cliniche di alcune delle ricoverate prese in carico dalla comunità terapeutica del reparto 5, è la meticolosità con cui vi vengono descritti taluni aspetti prima del tutto trascurati: se per il periodo anteriore al 1969, infatti, quelle cartelle riportano più che altro annotazioni sintetiche, quasi sempre relative alle terapie o alle vaccinazioni di volta in volta somministrate, dopo si fanno sempre più assidui e circostanziati i riferimenti ai desideri e alle aspettative delle degenti, alla loro situazione familiare, alle prospettive di reinserimento lavorativo di ciascuna di esse, ad un insieme eterogeneo di elementi, insomma, che denotano da parte dell’équipe curante un approccio al problema psichico di tipo non esclusivamente medico-clinico. Approccio che però non rappresentava soltanto il frutto di una precisa scelta teorica, di una maggiore sensibilità, cioè, ai condizionamenti sociali quali fattori eziologici della malattia mentale, ma che indicava piuttosto l’esistenza di un nuovo   Ivi, p. 59.   G. Petrone, Reinserimento sociale di degenti psichiatrici istituzionalizzati: analisi di un’esperienza cit., pp. 121-122. 28 29


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