Oltre la istituzione crisi e riforma della psichiatria (davide lasagno)

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III – L’ISTITUZIONE SUPERATA: VERSO LA RIFORMA (1971-1978)

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Noi non ci nascondiamo affatto – aveva detto, quasi un anno prima, in relazione al programma di riforme che proprio allora l’amministrazione provinciale si stava apprestando a realizzare – che tutto questo mette in crisi un complesso di situazioni su cui riposa il concreto potere del gruppetto che ha in mano, da sempre, l’istituzione manicomiale e le cui prospettive di prosperità, presente e futura, riposano unicamente sul fatto che l’istituzione rimanga esattamente così com’è, senza modificare le sue funzioni, oppure facendo qualche piccola manovra riformistica tipo gattopardo […]. Pertanto non ci nascondiamo che questo gruppo di potere non resterà passivo, anzi, reagirà nei termini più isterici e in questa reazione cercherà di coinvolgere, strumentalizzandoli, tutti i canali tradizionali che ben conosciamo, non ultimo il personale. Non per niente in questi mesi, ogni volta che abbiamo almeno cercato di mettere un po’ d’ordine nell’Opera pia, prima ancora che ci pervenissero gli atti ufficiali dell’amministrazione, ci arrivavano le prese di posizione del gruppo dirigente dei sindacati che ci segnalava come fosse inopportuno che la Provincia tentasse di mettere il naso nell’orticello del manicomio12.

Nel frattempo era giunto il tanto atteso responso ministeriale. L’11 novembre il senatore Mariotti, forte anche di un parere negativo da parte del Consiglio di Stato, aveva inviato a Borgogno un telegramma dai contenuti inequivocabili: «invitasi sospendere iniziative provincializzazione servizi psichiatrici poiché contrarie prossima riforma sanitaria»13. Una riforma di cui in quel momento non si conoscevano ancora i dettagli ma che – come avrebbe avuto modo di chiarire lo stesso Ministro in un incontro successivo con la Giunta – assegnava agli enti provinciali un ruolo di secondo piano nella gestione del Servizio sanitario nazionale, al cui interno sarebbe dovuto confluire, con modalità che comunque non risultavano ancora del tutto chiarite, anche il comparto dell’assistenza psichiatrica. La notizia fu accolta dai sindacati come una conferma alla legittimità della loro protesta, contribuendo ad irrigidirne oltremodo le posizioni, e obbligò d’altro canto la Provincia a ripiegare su una soluzione di compromesso, che quasi subito si pensò potesse consistere in un accordo da stipularsi direttamente con l’Opera pia. Tale accordo, su cui peraltro la Giunta rifletteva da tempo, proprio nell’eventualità che i suoi programmi iniziali si fossero poi rivelati irrealizzabili, fu oggetto di serrate trattative già nelle ultime settimane del ’71, ma venne sottoscritto dalle parti interessate soltanto a distanza di un anno, nel gennaio del 1973. Esso stabiliva che la Provincia avrebbe gestito autonomamente tutti i presidi delle zone di Torino est e di Torino centro, «compresi i reparti ospeda-

Cfr. AGP TO, VCP, 1970, vol. II, p. 1.184.   Cfr. AGP TO, VCP, 1971, vol. IV, p. 4.702.

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