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Raccolta fondi “acqua granda” e Covid

CRONACHE ASSOCIATIVE

Raccolta fondi “acqua granda” e Covid

Generatori e pompe idrauliche per la Protezione civile di Pellestrina e Burano. Materiale per la Protezione civile di Chioggia. Sono i frutti della raccolta fondi “Acqua granda” attivata da Avis regionale Veneto con Avis comunale Venezia, per aiutare il capoluogo, le sue isole e il litorale veneziano, colpiti dal fenomeno dell’acqua alta il 12 novembre scorso. Un dramma che ha messo in ginocchio famiglie e attività ed ha evidenziato la necessità di avere sempre a disposizione un certo numero di attrezzature d’emergenza. I fondi sono stati consegnati a maggio e non appena si è potuto superare il blocco Covid in sicurezza, c’è stata la consegna a luglio del materiale acquistato. Avis comunale di Venezia ha così potuto, assieme ai fondi raccolti da Avis regionale, donare un totale di 15 pompe di drenaggio e 3 gruppi elettrogeni alla Protezione civile delle isole di Pellestrina e Burano, così come l’Avis comunale di Chioggia ha donato attrezzature alla Protezione civile locale. La collaborazione tra Avis e Protezione civile non è nuova in Veneto e sempre più spesso si concretizzano azioni comuni. L’augurio è che, anche sulla base dell’accordo sottoscritto tra Avis nazionale e Protezione civile, questo rapporto cresca. “Siamo tutti volontari, le nostre realtà sono capillarmente presenti sul territorio, è quasi naturale che ci si muova insieme per il bene della comunità” è stato detto durante la consegna del materiale. A llo scoppio della pandemia Covid 19, invece, tutte le Avis provinciali del Veneto e Abvs, con Avis regionale, si sono fatte promotrici della raccolta fondi “Distanti, ma Uniti” per l’acquisto di materiale sanitario per i Centri trasfusionali delle strutture sanitarie venete. Una bella unione di idee e forze nata dall’Avis provinciale di Rovigo per sostenere, tutti insieme, la battaglia contro il Covid 19 che ha stravolto la vita delle persone, e resa necessaria una riorganizzazione della donazione e dell’intero sistema trasfusionale. Al momento di andare in stampa, informata la Regione di quanto raccolto, la destinazione sembra orientata sull’acquisto di un tot di frigoriferi per la conservazione del plasma. Ve ne renderemo conto nel prossimo numero e tramite i canali social Avis.

Torna dal 30 ottobre “Radio fa buon sangue”, a tutta ...Avis

Il 30 ottobre 2020, dalle ore 18, partirà la terza stagione in diretta di “Radio Fa Buon sangue”, trasmissione di musica e sensibilizzazione alla donazione del sangue. Sarà a cadenza settimanale, tutti i venerdì, della durata di 120 minuti.

Ospiti saranno ad ogni puntata comici di Riso Fa Buon Sangue, presidenti Avis, gruppi Avis, giovani avisini, artisti. Previsti collegamenti live dalle città in cui le Avis locali festeggiano il proprio anniversario, con ospiti musicali e cantanti dei talent Tv come Amici, X Factor, The voice, Io canto.

Attraverso Radio RCS e i social di Riso Fa Buon Sangue (www. radiorcs.it e www.risofabuonsangue.it) viene trasmesso settimanalmente il format radiofonico, ascoltabile live con player web in tutto il territorio nazionale e riascoltabile in streaming in ogni momento. https://www.mixcloud.com/radiofabuonsangue/ (zona Verona) FM 98.6 - 91.5 radiovisione 783 digitale terrestre (Veneto). Ai microfoni Enrico Cibotto e Filippo Cagalli.

Nonostante tutto, resistiamo!

TREVISO. Quattrocento soci all’assemblea dell’Avis provinciale di Treviso, al Palaverde di Villorba. Un evento associativo a lungo atteso, posticipato a causa del lockdown, e finalmente realizzato il 25 luglio. Il dono come atto di vicinanza verso chi soffre è stato il filo conduttore dell’assemblea, che ha messo in luce l’attività passata e futura. Il 2019 ci mette sulla buona strada: sono aumentate le donazioni e i nuovi giovani soci, arrivati a mille sotto i 25 anni.

“Oggi più che mai dobbiamo essere capaci di dare continuità alla donazione per garantire l’autosufficienza - ha esordito la presidente provinciale Vanda Pradal - Grazie all’impegno dei nostri 33.873 soci stiamo dimostrando di saper andare al di là dell’emergenza Covid con gesti concreti e mirati al sostegno dell’attività ospedaliera. In questi mesi, che hanno messo in discussione le nostre certezze, la risposta dei donatori è stata encomiabile, garantendo l’autosufficienza del Dimt (Dipartimento interaziendale di medicina trasfusionale) e l’impegno datoci dal Crat (Coordinamento regionale per le attività trasfusionali) verso le altre province”.

La Provinciale di Treviso ha quindi centrato l’obiettivo 2019 registrando un incremento delle donazioni pari all’1,07% con una raccolta complessiva di 48.592 sacche di sangue (pari a + 514 sacche rispetto alle 48.078 del 2018). Nel dettaglio: 38.981 unità di sangue intero, 7.656 di plasmaferesi (con un incremento rispetto al 2018 del 1,93%) e 955 di piastrine. Positivo anche il dato relativo alla raccolta associativa: 13.593 unità con un incremento dell’1,96%.

“In un contesto sempre più sfidante sotto il profilo del fabbisogno di sangue per garantire le strutture sanitarie del territorio, il ricambio generazionale costituisce un apporto fondamentale per la prosperità di Avis - ha ribadito la Pradal - rinnoviamo il nostro appello alle giovani leve, invitandole a farsi avanti e a partecipare alla rete solidale avisina, con un segnale di maturità e umanità verso il prossimo”.

Accolto con grande favore il dato relativo ai nuovi iscritti del 2019, che sono stati 2.369. Sono diventati donatori 974 giovani tra i 18 e i 25 anni, 548 tra i 26 e i 35 anni, 444 tra i 36 e i 45 anni, 328 tra i 46 e i 55 anni e 75 di età compresa tra i 56 e i 65 anni. Nominate a questo proposito alcune iniziative mirate, che possono attirare i giovani, quali il servizio civile e il concorso dei “Volti del dono”. Al 31 dicembre 2019 i donatori attivi totali erano 31.082. Avis è attiva anche sul fronte della ricerca, con la partecipazione al progetto che riunisce Tes, Università di Padova, Ulss 2 e Avis provinciale di Treviso. La Provinciale ha sostenuto l’acquisto dei reagenti del macchinario Raphsody che consentono a questa moderna tecnologia di indagare il rapporto tra Covid-19 e sistema immunitario dei pazienti.

“Costruire una comunità fatta di cittadini attenti al dono, significa investire in salute, educazione e rispetto nei confronti del prossimo, valori preziosi e imprescindibili - prosegue Pradal - auspichiamo che ci siano sempre vicinanza e attenzione da parte dell’apparato politico, chiamato a rispondere alle istanze dei cittadini e a impegnarsi per mantenere l’efficienza dei Centri trasfusionali, garantendo servizi e orari adeguati per andare incontro alle richieste dei donatori. Siamo volontari per scelta, ma la considerazione di chi ci amministra è per noi indispensabile”.

Si è sbloccata la situazione di Agordo e Pieve di Cadore

/ Gina Bortot / presidente ABVS provinciale Belluno

BELLUNO. Un primo “raggio di sole”. Dopo mesi di chiusura e disagi, con i donatori costretti a macinare centinaia di chilometri per donare, finalmente riaprono il 6 ottobre il Centro di Agordo e il 7 quello di Pieve di Cadore. La notizia è arrivata dalla dottoressa Ersilia Angela Barbone, da luglio direttore facente funzioni del Servizio immuno-trasfusionale di Belluno, dopo il pensionamento del dott. Stefano Capelli che ringraziamo per i tanti anni di proficua collaborazione con la nostra Associazione.

“Data l’importanza cruciale delle donazioni nella nostra provincia anche per il mantenimento dell’autosufficienza regionale nelle more dell’espletamento delle procedure aziendali avviate per l’acquisizione di risorse mediche esterne per la selezione del donatore e la raccolta sangue – ci ha scritto la dottoressa Barbone - da ottobre riprenderemo con modalità ordinaria, con i soli medici del Trasfusionale attualmente in servizio, l’attività di raccolta nelle Articolazioni organizzative di Pieve di Cadore e Agordo, con la precedente cadenza, settimanale a Pieve e quindicinale ad Agordo”.

Per i nostri donatori delle vallate, quindi, è un ritorno alla normalità e alla donazione, su prenotazione, vicino a casa. Un interessamento in prima persona che ci fa enormemente piacere, quello della dott.ssa Barbone, che sta letteralmente cercando a uno a uno i medici che servono, motivando nel contempo la sua squadra di collaboratori. Regione Veneto e Ulss 1 hanno risposto solo con il silenzio o risposte di circostanza alle nostre proteste, ai dubbi e ai timori, esternati sulla stampa, sui canali di informazione, oltre che sulle pagine di “Dono&Vita”.

La nuova dirigente, invece, ha dimostrato da subito una notevole sensibilità nei confronti dei donatori e delle associazioni, mettendo mano a una riorganizzazione a monte del sistema e coinvolgendo i medici (anche di base) nel corso online per l’accreditamento e quindi per il loro eventuale supporto esterno alle strutture per i prelievi.

Sappiamo che reperire risorse umane, di questi tempi, è difficile. Non ci sono abbastanza me-

dici e ci vorranno anni, anche se ne uscissero di più dalle università, per entrare a regime.

È un problema che riguarda il nostro settore trasfusionale come tutti gli altri settori della sanità veneta e italiana. Ma intanto si parte, ci si organizza, si cercano medici di supporto tra quelli che già ci sono. Noi dirigenti ci siamo, i donatori pure e continueremo a fare il massimo perché i malati possano essere curati e guariti, nei nostri ospedali come in quelli che aiutiamo, a Padova, Vicenza, Cagliari…

Nessuno di noi ha intenzione di tirarsi indietro! Al momento il calendario dei prelievi ad Agordo e Pieve di Cadore arriva fino a fine anno, ma ci auguriamo che venga mantenuto, secondo la programmazione del Crat (Centro regionale attività trasfusionale).

Superiamo i nostri limiti mentali

di / Giovanni Vantin / presidente Avis provinciale Vicenza

VICENZA. Osare, andare oltre, superare il concetto di Avis quale sinonimo di sola donazione. All’assemblea provinciale di Vicenza, ospitata il 25 luglio a Malo, l’obiettivo principe nella nostra realtà territoriale è stato molto chiaro: per crescere, dobbiamo superare gli schemi tradizionali. Gli ultimi anni, e l’emergenza Covid in particolare, ci hanno dimostrato e ci dimostrano che i binari entro cui opera da sempre la nostra associazione non possono più essere gli stessi. Avis e volontariato del dono, ma anche la stessa promozione della donazione, oggi, devono parlare un linguaggio nuovo, veloce, al passo con i tempi e camminare con la promozione del valore del dono, della solidarietà, dell’integrazione… Nei modi e nei luoghi in cui questa promozione possa seminare buoni frutti. Come la scuola, in cui Avis provinciale e comunali devono entrare ancora di più con attività dedicate, non appena sarà possibile tornare, in sicurezza, tra i ragazzi. Un assaggio-dimostrazione di attività alternative alla lezione frontale sulla donazione è stato dato proprio durante l’assemblea, con alcuni operatori che hanno messo in scena uno sketch teatrale, mol-

to apprezzato dai delegati. La promozione nelle scuole va sicuramente sostenuta e incoraggiata, quindi, così come i progetti di sensibilizzazione al dono ideati dalle singole Comunali. Le idee vanno incoraggiate e diffuse, anche condivise quando possono esser utili ad altri. Sia che siano idee di Avis che delle altre associazioni di donatori di sangue della provincia vicentina, con le quali riteniamo prezioso continuare a collaborare. Ma per diffondere le idee, far conoscere la donazione, i valori e la mission dell’associazione, oggi più che mai, occorre “essere social”. Qualcuno potrà non essere d’accordo, ma il “si è sempre fatto così” non può continuare a guidare le azioni di Avis. Per questo, a breve, anche la nostra Provinciale di Vicenza sarà online, con un suo sito che darà voce a tutte le Avis comunali e alle loro iniziative, e sarà di supporto informativo sia ai donatori sia agli aspiranti tali. Siamo certi che, mettendo in campo una tale sinergia, e magari creando un piccolo gruppo di lavoro tra volontari, cresceremo come associazione e saremo molto più visibili all’esterno. Già la presenza su questo periodico delle nostre iniziative allarga ad ogni numero i confini della sensibilizzazione e ci fa interagire. Comunicare quello che facciamo è fondamentale, come ad esempio i corsi di pratiche di primo soccorso tenuti dall’infermiera Dolores Volpato, che vogliamo riproporre con tema l’uso dei defibrillatori. I tempi sono maturi per un cambiamento, che deve riguardare anche i dirigenti e il loro ruolo. Mettersi in gioco dev’essere un osare, un vivere il proprio impegno a tutto tondo e non solo un’etichetta o una targa. Lo dobbiamo ai nostri soci e ai malati. E lo abbiamo ribadito all’assemblea, alla quale hanno partecipato anche il consigliere di Avis regionale Luigi Piva, il direttore del Dimt dott. Francesco Fiorin, il nostro direttore sanitario dott. Corrado Sardella, oltre ai rappresentanti dell’amministrazione comunale di Malo.

La gravissima carenza di medici mette in ginocchio il nostro dono

di / Michela Maggiolo / presidente Avis provinciale Verona

VERONA. Tutto il mondo trasfusionale è stato interessato dall’emergenza Covid-19. Ha evidenziato problemi già noti, ma pure aspetti positivi. Tra questi l’accoglienza di donatori e aspiranti nei Centri trasfusionali (Ct) da parte dei volontari Avis, Fidas e Fratres della nostra provincia. L’accoglienza si integra con altri momenti di contatto con il donatore: attività di promozione - ora per lo più limitate ai social e chiamata. I volontari sono raccordo tra donatore e operatori sanitari.

Molti sono stati presenti e attivi anche durante i mesi difficili dell’emergenza. I donatori, superati gli iniziali disorientamenti, hanno continuato a garantire il proprio dono accanto al personale sanitario. Tutti i Ct sono rimasti aperti, tranne uno chiuso per un paio di mesi, perché in un ospedale Covid. La prenotazione della donazione ha evitato assembramenti e assicurato il distanziamento. Sempre raccomandata per ovviare a esuberi e carenze, la prenotazione si effettua tramite l’Ufficio di prenotazione unico. Voluto e attivato dalle associazioni/federazioni della provincia, in accordo con l’Azienda ospedaliera veronese, vi operano tre dipendenti e alcuni volontari. Essenziale per il Sistema trasfusionale è il dialogo/confronto tra associazioni/federazioni e Dipartimento. Da noi non manca, con incontri, telefonate e videoconferenze. Da alcuni anni, come già denunciato più volte, c’è una forte carenza di medici e infermieri, con conseguente riduzione di aperture dei Ct e disagi per i donatori, specie di alcune zone. Ci si chiede quindi se gli sforzi per trovare nuovi donatori o aumentare le donazioni non siano vani, se poi nei Ct non si riesce a garantire un servizio adeguato.

È il momento che chi di competenza trovi soluzioni e risorse, e non solo per il breve termine, perché senza sangue si ferma tutto. Concetto ribadito all’assemblea dell’Avis provinciale di Verona, il 1° agosto in videoconferenza, con sei gruppi dislocati a Bussolengo, Cavaion Veronese, Concamarise, Soave, Santa Maria di Zevio e Verona, in rispetto alle normative Covid-19. Si è detto subito che il 2019 ha visto un notevole calo di donazioni 1094 unità), in particolare di plasma e la chiusura, da marzo, delle Unità di raccolta di Isola della Scala, Caprino Veronese, Villafranca e Malcesine con una diminuzione di 134 aperture. Ridotti anche i posti prenotabili al Ct di Bussolengo ed eliminate 103 aperture a Nogara, Zevio, Cologna Veneta e Tregnago. È stata la conseguenza della carenza di medici trasfusionisti nella nostra provincia, con grandi sforzi dei pochi rimasti per tenere aperto il Ct di Bussolengo. Le donazioni raccolte nel Dipartimento Interaziendale di Medicina Trasfusionale nel 2019 sono state 63.827: il 57,85%, pari a 36.928, da donatori Avis. Il trasfuso è stato di 67.735 unità e le emazie richieste ad altri Dimt del Veneto sono state 5.963 unità.

L’Azienda ospedaliera ha stipulato contratti libero-professionali per coprire parzialmente le carenze, in attesa di un concorso regionale per dirigenti medici trasfusionisti per 18 posti in tutto il Veneto: 4 per l’Aoui di Verona e 3 per l’Ulss 9 Scaligera. I donatori Avis in provincia di Verona attivi al 31 dicembre 2019 erano 20.961, dei quali 1.818 nuovi donatori e riattivati. Notevole è stata la mole di lavoro dell’ufficio di chiamata, che nel 2019 ha effettuato 72.431 chiamate, ben 1.798 in più del 2018. Nel 2021 ci sarà il rinnovo delle cariche.

È stato sottolineato che la scelta dei nuovi dirigenti dovrà essere preceduta da dibattiti e confronti, dovrà tener conto delle capacità, della disponibilità e della passione dei candidati, ma soprattutto della necessità di un rinnovamento che favorisca una maggiore integrazione. Avis provinciale sta organizzando per novembre un corso di formazione per consentire ai giovani e a coloro che sono già inseriti in realtà associative comunali e provinciale, di acquisire competenze nel campo dell’associazionismo, dell’etica e sanitario e di imparare a fare “bene il bene”, cioè ad adottare le logiche organizzative più efficienti per essere utili agli altri. Infine, Avis provinciale continua ad essere presente su Facebook, con la pagina, il gruppo e su Instagram. Tutti i social promuovono il dono e forniscono informazioni. Il sito internet è molto visitato, con una media mensile di 454 utenti.

Dall’assemblea online l’ennesimo allarme:

L’assemblea 2020 si è svolta “a distanza”. Ma la vera distanza è fra i ripetuti allarmi Avis che si susseguono da 3 anni e i fatti concreti dei responsabili pubblici.

I donatori, i dirigenti associativi e tutti i volontari hanno dimostrato di esserci sempre, anche nei momenti più critici dando dimostrazione di grande generosità. Per questo li ringrazio ancora una volta, di cuore.

Il Polesine che resiste: numeri e idee in assemblea provinciale

di / Barbara Garbellini / presidente Avis provinciale Rovigo

ROVIGO. Nel rispetto delle regole di sicurezza covid, si è tenuta il 1° agosto al Cen.Ser. di Rovigo l’assemblea Avis provinciale. Un pensiero è stato rivolto ai soci che sono venuti a mancare, in particolare ad Aldo Romagnoli, ex presidente provinciale e grande interprete del volontariato, tra i fondatori dell’Avis in Polesine e regionale, oltre che dell’Aido in provincia (vedi articolo accanto).

Per quanto riguarda i numeri, a fine 2019 la Provinciale di Rovigo contava 10.629 soci, di cui 10.297 donatori effettivi e 332 soci collaboratori; 556 sono stati i nuovi iscritti. 16.737 le donazioni effettuate: 14.674 di sangue intero e 2.063 plasmaferesi. Questi numeri hanno permesso al Polesine di rimanere tra le province che registrano un margine operativo positivo, garantendo l’autosufficienza provinciale e contribuendo al supporto alle altre province venete, in particolare ai Dimt di Padova e Verona ed extra regionale a favore della Sardegna, con il regolare invio settimanale di sacche a Cagliari.

Nonostante il calo delle donazioni, Rovigo rimane la provincia che ha il più alto numero di donazioni per mille abitanti e i donatori hanno il più alto indice di donazione in Veneto. Forte è l’attività promozionale sul territorio e molto attivo

l’Ufficio unico di chiamata, che si relaziona con il Centro trasfusionale per soddisfare le richieste necessarie e per coordinare al meglio le scorte per garantire l’autosufficienza locale e il supporto intraregionale ed extra regionale.

Questi risultati sono il frutto del ruolo di coordinamento di Avis provinciale, del suo mantenere buone relazioni istituzionali a vari livelli, anche con il Dimt di riferimento, convinta che sia fondamentale operare in rete e in sinergia.

Nel 2019 è stata posta molta attenzione alla formazione, alla promozione sul territorio e alla collaborazione con le Avis comunali/equiparate che negli ultimi anni, in più occasioni, hanno creato iniziative di collaborazione anche fra loro. L’attività nelle scuole è continuata anche se, per motivi organizzativi, con un numero di interventi ridotti rispetto al 2018. Il Gruppo Giovani ha operato nelle scuole del primo ciclo di istruzione, mentre nelle secondarie sono intervenuti anche operatori scuola di Avis regionale.

Grazie alla coprogettazione sociale Area Giovani, promossa dal Csv Rovigo nell’ambito del Piano offerta del volontariato, è stato realizzato il libro di racconti e filastrocche “Quando le storie diventano doni” con testi di Sandra Trambaioli e illustrazioni di Sofia Boccato. È uno strumento adatto ai bambini di età prescolare e scuola primaria per testimoniare la meravigliosa esperienza del donare, della solidarietà e del volontariato, ma anche di amicizia, amore, equità, gentilezza, gratitudine, lealtà e rispetto.

In campo istituzionale, Provinciale e Comunali hanno approvato il nuovo Statuto associativo adeguato alla normativa del Terzo settore. Il direttivo provinciale, inoltre, ha optato per una gestione di bilancio redatto secondo il principio per competenza, anziché per cassa. Non è mancata, inoltre, la partecipazione al Comitato Buon Uso Sangue e, a livello regionale, all’analisi del nuovo regolamento Avis nazionale. Abbiamo, infine, indicato due ambiti in cui l’Avis provinciale vuole impegnarsi particolarmente: la formazione di volontari “professionisti”, preparati, propositivi, che conoscano bene il volontariato solidale e sappiano trasmettere l’importanza di fare rete

nel territorio e la comunicazione, per evitare la diffusione di notizie incomplete o errate.

Il Covid che ha colto tutti di sorpresa, costringendo a diverse riorganizzazioni per la donazione, sia per il bene dell’ammalato che per la tutela dei donatori, grazie alla stretta collaborazione col Dimt e al lavoro dell’ufficio di chiamata. Un grazie è stato rivolto a tutti i donatori per la straordinaria risposta.

La tesoriera provinciale Sara Scarabello ha presentato il bilancio consuntivo 2019 e il preventivo 2020, seguita dal presidente dei revisori dei conti, Massimo Finotti. Mauro Favret, segretario Avis regionale Veneto, ha affermato che l’ottenimento della personalità giuridica per Avis

/ Redazione Rovigo /

sciato, all’età di novant’anni, il pioniere e uno dei padri fondatori dell’AVIS in Polesine. Così si può definire Aldo Romagnoli che dal 1953 ha dato avvio all’AVIS Comunale di Rovigo, un sasso che, lanciato con lungimiranza e soprattutto per trasmettere l’importanza del dono del sangue, ha portato alla nascita di altre comunali e gruppi nel territorio polesano. Un percorso che lo ha visto transitare le strade della provincia di Rovigo per incontrare, spronare, incoraggiare le persone affinchè si averasse il suo desiderio: “Dove c’è un campanile vi sia presente un’AVIS”. Un’attività svolta in stretta collaborazione con i medici dell’ospedale di Rovigo che si sono susseguiti, a partire dal dott. Antonio Borghero, poi con Riccardo Morsica e con l’indimenticabile Ettore Cicchella col quale a bordo dell’autoemoteca fece tappa in tutti i comuni e frazioni del Polesine. La firma di Aldino è presente nella maggior parte degli atti costitutivi degli allora gruppi e delle comunali, per questo l’attuale presidente AVIS Provinciale di Rovigo, Barbara Garbellini, ha affermato che tutte le AVIS polesane sono grate a Romagnoli per essere stato la voce e l’esempio che “Donare è tutto quel che serve a chi ha bisogno e che l’amore è l’unica cosa che riesce a riempire la vita anche nei momenti di maggior sconforto”. Il suo nome è presente fra i fondatori del primo comitato dell’AVIS del Veneto nel 1968. Il suo impegno nel volontariato nei confronti provinciale Rovigo è strategico e lungimirante per il bene dell’associazione e che il “fare rete” è da sostenere come valorizzazione delle buone pratiche.

Matteo Celeghin e Lorenzo Malin, referente e vice del Gruppo Giovani provinciale, hanno ricordato l’iniziativa ideata per la Giornata mondiale del dono del sangue e altre iniziative promozionali nelle spiagge polesane. Un bel gruppo di “ragazzi pensanti con buone capacità”, li ha definiti la Garbellini. Tra i delegati, Paola Cattuzzo, presidente di Avis Porto Viro, ha sottolineato infine che il prossimo anno vi sarà il rinnovo delle cariche associative e che la provincia di Rovigo merita più attenzione e

L’ultimo saluto a uno storico presidente

ROVIGO. Lunedì 25 maggio ci ha lariconoscimento a livello regionale e nazionale.

dell’ammalato è stato a 360 gradi, visto che si dedicò alla nascita dell’AIDO che ha guidato fino ad oltre gli ottant’anni d’età, cioè fino a quando le forze glielo hanno permesso. Persona affabile, della parola buona, che faceva sentire ognuno al centro della sua attenzione; con questa modalità è riuscito mettere insieme vari gruppi di persone che sono diventati i dirigenti associativi di AVIS e di AIDO. Purtroppo le indicazioni anti Covid non hanno permesso di attribuire ad Aldo il giusto merito delle AVIS e AIDO polesane durante il rito funebre, ma la notizia della sua morte ha fatto rifiorire in tantissime persone molti ricordi e sentimenti di riconoscenza.

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