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OFFICINA MECCANICA BASI E RIFLESSIONI

di Giuseppe Leone

Con un titolo che introduce il lettore alle principali lavorazioni di un’officina meccanica; e un sottotitolo, che ne amplia le sue funzioni, trasformandola da ambiente di lavoro e di progettazione a luogo di emancipazione e istruzione, dove si può imparare anche a leggere parole come “utensili”, nella veste, ora di sostantivi, ora di aggettivi, Luca Negri, già autore di Il ritorno del Guerin Meschino. Appunti per comprendere il nuovo medioevo (Lindau, 2013), Storie di uomini intraprendenti e di situazioni critiche (Eris, 2018), ha pubblicato nel luglio 2022, Officina meccanica, edito dalla Sandit libri di Bergamo. Un intelligente, proteiforme saggio, pronto ad assumere sotto gli occhi meravigliati del lettore, man mano che si sfogliano le sue pagine, le sembianze di un saggio pedagogico.

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Da breve manuale sull’officina, come sede del lavoro umano, a eccellente trattato sulla sua scuola di vita e di pensiero, con sullo sfondo una storia che parte da Aristotele e le sue famose quattro cause in relazione a un tavolo: causa materiale (il legno), causa formale (la struttura), causa efficiente (la carpenteria), causa finale (la cena).

Non si fa ancora in tempo a scorrere le sue prime pagine, che già, nell’introduzione, lo scrittore ci informa di che pasta è fatto il suo saggio: innanzitutto, che non è un libro eso- terico, cioè un testo destinato a circolare all’interno degli addetti ai lavori, ma che si tratta di un libro essoterico, comprensibile, che può essere letto da tutti, anche da chi non è mai entrato in un’officina meccanica. Le ragioni? Eccole presto dette: l’officina gli ha insegnato sì “a saldare a elettrodo, a tracciare, a forare e a filettare”, ma soprattutto a pensare, gli ha fatto vedere un modo di porsi di fronte al lavoro e alla vita di tutti i giorni (5).

Una scoperta che lascia a bocca aperta, prima che il lettore, l’autore stesso, per aver finito di individuare nel proprio mestiere il precettore della propria educazione, colui che l’ha iniziato a riconoscersi e a riconoscere una nuova figura di Maestro, non più reclutato all’esterno del proprio ambiente, ma nel suo stesso lavoro, all’interno del quale soggetto e oggetto cooperano per lo stesso fine.

Tanto che Negri esemplifica il tutto ricorrendo a una similitudine: le cose, gli oggetti, per chi lavora dentro l’officina, sono come la ghianda per Hillman (6), e proprio come una ghianda, che custodisce al suo interno una figura precisa, anche gli uomini e le donne nascono con una determinata vocazione ad aggiustare le cose, a farle, a modificarle, a migliorarle con le proprie mani: per tentativi ed errori.

Le mani come storia, manifestazione e testimonianza, il cui merito sarebbe stato pari al cervello nell’evoluzione della civiltà fino a orientarlo a pensare in loro funzione più che viceversa, mi rimandano “alla lunga teoria di mani” dell’artista Sandro Mapelli sul muretto di cinta della Scuola Elementare di Acquate a Lecco; a quel percorso educativo sulla libertà: quella individuale, quale si evince osservando le impronte da sinistra a destra, come ricerca del sé, della propria essenza, della spiritualità; quella collettiva, nell’accezione diritti-doveri, riconoscendo a chi è diverso le stesse prerogative; e quella di pensiero, infine, da come emerge dagli ultimi calchi disposti nella forma di una spirale.

Quello che colpisce, allora, è come un sem- plice manuale sull’officina meccanica, le sue tecniche di lavorazione, i suoi strumenti, nato – si diceva – per imparare “a saldare a elettrodo, a tracciare,, a forare e a filettare”, diventi, a un tempo, anche un testo per imparare a pensare, e non solo di fronte al lavoro di tutti i giorni, ma di fronte alla vita. Un libro, come un mare pescoso, che accoglie nelle sue 112 pagine un’infinità di risorse utili al nostro benessere materiale e spirituale, che va dalle più elementari necessità per sopravvivere, all’eccellenza della metafora come strumento di conoscenza; dall’approfondimento del tema del disegno, alla messa in atto degli strumenti per realizzarlo; dalla non facile e complessa progettazione della carpenteria, alla scelta cruciale del materiale da usare (87).

Il tutto in un testo necessario e puntuale a un tempo, che nasce, nel posto giusto e nel momento giusto, per difendere un’idea del lavoro come mestiere e maestro, come pensiero e azione, per dirla con Mazzini, come ispirazione a fare e a pensare; nonché i suoi diritti e, più in generale, la millenaria civiltà occidentale e la sua letteratura, anch’essa, pensata nel segno della necessità del lavoro, prima con Esiodo, iniziatore con Omero della civiltà ellenica, e poi con Virgilio, cantore dell’età romana, entrambi sognando che il labor improbus avrebbe favorito un giorno il ritorno dell’età dell’oro sulla terra. Libro bello e interessante, allora, questa Officina meccanica di Luca Negri, una risposta coraggiosa e ineccepibile a difesa delle Costituzioni repubblicane e democratiche che hanno fondato i loro ordinamenti civili, politici e sociali proprio sul lavoro, preso oggi più che mai di mira da chi ritiene che princìpi, diritti e doveri che lo riguardano sono noiosi perditempo per chi ha voglia, non di fare, ma a fare (certe cose), da cui poi nasce la parola affare. Si legga questo libro anche contro costoro, ma senza perdere di vista che v’è ancora dell’altro nelle intenzioni e negli scopi dell’autore: v’è il debito di bellezza e armonia che egli deve alla materia che viene lavorata, dentro l’officina, perché questa materia che viene poi usata da scultori e architetti va ad occupare degli spazi vuoti; e lui, che deve rispettare gli equilibri, si sente responsabile, perché sa che “sbalzi, aggetti, pieni e vuoti devono essere perfettamente bilanciati, perché ogni cosa può essere considerata una leva: più precisamente, qualsiasi volume può comportarsi come una leva: e tale dinamica va (pre)vista (90).

Allo stesso modo di chi scrive un libro come questo, e che, ideato per inseguire una metafora, lo conclude ancora in quest’ottica: la letteratura come l’officina meccanica e l’officina meccanica come la letteratura, entrambe impegnate a onorare, progettare, scavare, rifinire, ciascuna nel proprio ambito, ciascuna con i propri utensìli.

Luca Negri

Officina meccanica: Basi e riflessioni, Sandit libri, Bergamo 2022, € 11,90, pp.112

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