Il superamento del Corruption Perception Index come obiettivo della rule of law globale
3. Lo stato del dibattito scientifico e delle iniziative sul piano internazionale. I difetti di un indice percettivo come quello paradigmatico di TI definito Corruption Perception Index sono facilmente enucleabili da innumerevoli pubblicazioni scientifiche italiane e straniere. Rinviando, ancora una volta, alla citata ed evocata ricerca, riporto qui i principali punti di criticità sollevati dagli studiosi del settore sugli indici percettivi: - la difficoltà di misurare il fenomeno della corruzione a causa di problematiche definitorie; - il fatto che gli indici sono fondati sulla percezione e non sull’esperienza diretta; - il dato che le stesse organizzazioni che ne promuovono lo sviluppo abbiano tentato più volte di correggere il problema dell’affidabilità degli indicatori aggregando informazioni di interviste e opinioni p rovenienti da fonti multiple per ciascun paese; - l’affidabilità degli indici potrebbe deteriorarsi nel tempo; - il fatto che il significato di corruzione è soggettivo e può variare sostanzialmente da un paese ad un altro e da un anno all’altro; - il fatto che i dati non possono essere comparati da un anno all’altro perché la metodologia e i campioni utilizzati a volte cambiano; - i dati possono variare in maniera considerevole a seconda della percezione soggettiva del fenomeno in ciascun paese, della completezza delle interviste e del campione, della metodologia usata; - i tipi di pratiche corruttive potrebbero essere sostanzialmente differenti in ciascun paese rendendo le analisi comparative particolarmente complesse; - il ruolo determinante dei media influenza le scelte e gli atteggiamenti individuali. - le percezioni sono spesso influenzate da crisi, tendenze a lungo termine, o altri fattori; - l’interpretazione delle domande nelle indagini è specifica per ogni contesto e cultura e questo dimostra come l’indipendenza delle fonti è molto più ridotta del previsto. L’elenco potrebbe continuare. Va ora dettagliato il riferimento al dato che le posizioni sin qui espresse non costituiscono un dato isolato sia a livello nazionale, sia - per quel che qui più rileva - sul piano internazionale. Sia l’Agenzia delle Nazioni Unite, deputata all’attuazione (tra l’altro) della Convenzione di Merida sul contrasto alla Corruzione (UNCAC), sia l’OCSE, che ha generato la Convenzione per il contrasto alla corruzione dei pubblici ufficiali stranieri nelle transazioni economiche internazionali (Foreign Bribery) sostengono la necessità di un superamento dell’approccio percettivo. Un simile ontologico assunto si rinviene anche nell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, con specifico riferimento all’obiettivo 16, in alcune delle sue declinazioni più importanti ed oggetto di implementazione (16.4 e 16.5). Nei piani di azione e nelle iniziative dei Fora multilaterali globali (G7 e G20), il passaggio ad una nuova generazione di indicatori di misurazione del fenomeno corruttivo costituisce una priorità condivisa. Ecco, per sommi capi enumerate le ragioni per le quali riteniamo che l’approccio di Transparency International in tema di misurazione della corruzione sia ormai superato ed il Corruption Perception Index non sia più suscettibile di una considerazione simile a quella attribuitagli in passato. In ordine alle policy, difatti, negli ultimi anni l’Italia, a dispetto delle posizioni attribuitegli dal citato rating, ha svolto un ruolo guida, propositivo e profilato, nei fori multilaterali, favorita dalla validità dei suoi istituti giuridici, delle prassi e dei modelli che si caratterizzano per forza ed efficienza originali e che assurgono a punto di riferimento sul piano globale. 5