Not aprile 2016

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ANNO V, n.47 Aprile 2016

La forza della Pasqua che alimenta la speranza «Viviamo in un mondo senza speranza, ma pieno di persone che sperano» è la frase pronunciata da Xavier Dolan in un'intervista rilasciata durante la presentazione del suo film “Mommy” in Italia. Non è facile, infatti, vivere la speranza nel nostro tempo. Ungaretti nella poesia “La pietà” addirittura scrive: “Forse l’uomo è anche indegno di sperare”. Certo i segnali non sono incoraggianti. Se pensiamo all’Italia, un indice allarmante è il vistoso calo demografico. Gian Carlo Blangiardo, docente di demografia all'Università di Milano Bicocca, ha stimato che nel 2015 sono spariti gli abitanti di una città pari a circa 150mila persone in meno. Per la prima volta dal 1861, cioè dall’unità d’Italia, siamo abbondantemente scesi sotto le cinquecentomila culle annuali, mentre i morti aumentano in una percentuale che non era prevista. Eppure, anche il nostro mondo, attraversato da una crisi economica, politica ed etica, è pieno di persone che non smettono di sperare. In ognuno di loro, credenti e non credenti, in modo consapevole o inconsapevole, agisce la forza misteriosa della Pasqua di Cristo. Questo avvenimento non è solo un segno distintivo della fede cristiana, ma è anche un simbolo universale perché risponde a questioni cruciali che toccano ogni uomo: il valore della sofferenza e del dolore, il significato delle sconfitte e delle ingiustizie, il rapporto tra la vita e la morte. Considerata sul piano teologico, la Pasqua annuncia la morte come preludio alla risurrezione. Nella filosofia moderna, invece, la morte di Dio ha assunto un significato differente. In uno dei suoi più celebri aforismi, il numero 125 della Gaia Scienza, meglio noto come “aforisma dell’uomo folle”, Nietzsche annuncia la morte di Dio come esito finale di un lungo processo culturale. Il detto è stato sottoposto a una molteplicità di interpretazioni. Di certo, esso anticipa la pervasività del nihilismo del tempo moderno che miete vittime soprattutto tra i giovani. A questo fenomeno ha prestato attenzione il filosofo italiano Umberto Galimberti nel suo libro “L’ospite inquietante”. In esso, egli ha preso in esame alcuni fenomeni tipici del nihilismo giovanile, ad esempio il suicidio, il bullismo, la droga, e ha proposto un’etica del viandante come modello di riferimento in un periodo di cambiamenti epocali. 

Articolo apparso sul “Quotidiano di Lecce”, 27 marzo 2016, p. 1 e 12.

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Un recente film americano ha ripreso e capovolto il detto di Nietzsche. “God’s not dead” (“Dio non è morto”) è il titolo del film nel quale viene raccontata la storia di uno studente universitario che si scontra con il docente di filosofia sul tema della morte di Dio. Il giovane accetta la sfida e si impegna a dimostrare davanti all’intera classe che Dio esiste. Il film, nel quale si intrecciano fede e dubbio, rappresenta un coraggioso invito a interrogarsi sul senso della vita e spinge a considerare la solidità delle proprie convinzioni e dei valori di riferimento. Da una valenza teologica e filosofica, il tema della Pasqua si allarga a risvolti esistenziali e sociali. Senza l’annuncio della risurrezione la speranza si dilegua. La morte di Dio postula la morte dell’uomo e della società. Woddy Allen ha coniato il famoso detto: “Dio è morto, Marx è morto, e io mi sento poco bene”. In una sua poesia, Giorgio Caproni sintetizza la questione con un verso lapidario: “Morto Dio, / morto io”. Al contrario, l’annuncio della risurrezione, senza annullare lo scandalo del male e della morte, orienta lo sguardo oltre ogni oscurità. I problemi personali e sociali non sono anestetizzati o annullati, ma sono considerati da una diversa angolazione: il principio speranza. Anche i temi fortemente dibattuti nel nostro tempo riguardanti l’ambiente, le migrazioni, le diverse forme di povertà possono essere considerati a partire da questo principio. In modo particolare, si può guardare anche a un fenomeno che genera paura e sgomento come il terrorismo internazionale che da diverso tempo imperversa sulla scena mondiale. Il terrorismo è un problema di enorme portata che bisognerebbe considerare sul piano culturale e non solo su quello militare, politico, economico e religioso. Senza trascurare queste connessioni, bisognerebbe domandarsi se il terrorismo non sia alimentato dal funesto intreccio tra nihilismo occidentale e fondamentalismo musulmano. Ciò che è avvenuto a Parigi e a Bruxelles è opera di giovani della seconda generazione di musulmani che sono nati e vivono in Europa. Essi, dopo aver assorbito il “nulla” della cultura occidentale, lo hanno saldato con la predicazione fondamentalista islamica. Lo stesso discorso vale per la presenza di combattenti stranieri (spesso definiti come volontari stranieri o foreign fighters) tra le file dei miliziani ribelli. Si tratta di giovani occidentali che si invaghiscono della proposta terroristica e volontariamente accettano di fare parte delle formazioni più estremiste del gihadismo takfirista, con la prospettiva di diventare “martiri”, facendosi esplodere per dare la morte ad altri. Un esperto di geopolitica, come Alberto Negri, nei suoi articoli sul Sole 24 Ore , sostiene sia necessario attuare una politica di “incontro di civiltà” per la quale non servono slogan o l’annullamento delle differenze a beneficio di un anonimo melting pot. Ciò che occorre è che l’Europa riscopra se stessa, “smettendo di rifugiarsi nel relativismo culturale che divide e non aiuta a creare ponti”. L’appello di Negri è ad “intavolare un dialogo tra pari, nella convinzione dei meriti dei rispettivi patrimoni culturali”. Al nostri giorni, occorre realizzare una “coraggiosa rivoluzione culturale” (Laudato si’, 114) che non esalti la morte, e faccia risplendere nuovamente la bellezza della vita, pur dentro tutte contraddizioni della storia. L’alternativa è tra il Cristo risorto e l’illusione della vita, che Leopardi alla fine della poesia “A se stesso” definisce “il brutto / poter che, ascoso, a comun danno impera, / e l’infinita vanità del tutto”. Il cantautore Francesco Guccini, nella sua famosa canzone “Dio è morto”, dopo aver constatato i molteplici problemi sociali nei quali esplodono le conseguenze negative della morte di Dio, canta il rinascere della speranza perché “se / Dio muore per tre giorni e poi risorge, / in ciò che noi crediamo Dio è risorto, / in ciò che noi vogliamo Dio è risorto, / nel mondo che faremo Dio è risorto”. + Vito Angiuli Vescovo di Ugento- S. Maria di Leuca

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La voce della Chiesa si leva per un’ecologia integrale  Manca meno di un mese al cosiddetto referendum sulle trivelle. Il 17 aprile gli italiani saranno chiamati a votare sull’abrogazione della norma che concede, agli impianti già esistenti e distanti 22 chilometri dalla costa, l’estrazione di gas e petrolio fino all’esaurimento del giacimento. La proposta referendaria è giunta da nove Regioni. Il dibattito ha iniziato ad accendersi solo negli ultimi giorni, coinvolgendo anche la Chiesa cattolica. Tra i più esposti mons. Vito Angiuli, vescovo di Ugento-Santa Maria di Leuca, nel Salento, uno dei territori interessati alla questione. Il presule si è unito al fronte di quanti sono perplessi dinanzi all’eventualità che si proseguano le estrazioni, adducendo possibili ricadute sull’ambiente. Intervistato da ZENIT, mons. Angiuli spiega le sue ragioni. *** Eccellenza, il segretario della Cei, mons. Galantino, ha affermato che “non c’è un sì o un no dei vescovi al referendum” sulle trivelle. Parole che sconfessano la posizione di netta contrarietà sua e degli altri vescovi del Sud Salento? Bisogna innanzitutto considerare che l’istituto del referendum è uno strumento di partecipazione democratica nel senso che offre ai cittadini una possibilità, ma non impone un obbligo di manifestare la propria opinione. Pertanto la partecipazione può essere espressa in diversi modi. Da questo punto di vista, mons. Galantino, raccogliendo quanto emerso nel Consiglio permanente della Cei, ha invitato le comunità cristiane a riflettere tenendo conto dell’enciclica Laudato si’, lasciando aperta la possibilità a una differente valutazione circa i modi di partecipazione al referendum. La questione delle trivelle, invece, non tocca solo l’aspetto indicato dal quesito referendario, ma riguarda un tema più in generale che bisognerà affrontare anche dopo il referendum, qualunque sia il suo esito. A questo referendum si è giunti a seguito di un mancato confronto tra alcune Regioni e il governo nazionale. In seguito, bisognerà riprendere il dialogo Stato-Regioni, non senza tener conto della volontà popolare. Le 

Intervista pubblicata il 21 marzo 2016 in https://it.zenit.org/articles/trivelle-mons-angiuli-la-voce-della-chiesa-si-leva-perunecologia-integrale/

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scelte che riguardano il bene comune debbono essere affrontate attraverso un incontro e una discussione tra organismi istituzionali e, dove è necessario, anche attraverso un passaggio parlamentare. Quali ritiene siano i rischi collegati alle trivelle? I pronunciamenti da parte dei tecnici del settore sugli eventuali rischi collegati alle prospezioni nel mare sono molteplici e discordanti tra di loro. Non tocca, certo, a un vescovo entrare nei dettagli tecnici e dirimere le differenti valutazioni sulle quali bisogna ammettere, in tutta umiltà, di non avere le giuste competenze. Tuttavia, quando la scienza non dà risposte certe, ai non addetti ai lavori non rimane che affidarsi al buon senso ed accogliere le tesi che sembrano più plausibili. Per questo mi sembra del tutto inverosimile ritenere che la tecnica dell’airgun utilizzata nelle prospezioni dei fondali marini non procuri uno sconvolgimento dell’ecosistema marino. Il tema delle fonti energetiche ha una sua complessità. Per questo sono necessarie scelte oculate non soggette alle oscillazioni della politica. A titolo esemplificativo può essere utile prendere in considerazione il quadro della politica ambientale americana. A cosa fa riferimento? Riassumo la questione perché disegna un paradigma che invita a pensare. La campagna presidenziale del 2000 tra George W. Bush e Al Gore fu vinta dal primo. Al Gore si era fatto paladino della questione ambientale. Forse per questo non vinse le elezioni. Tuttavia, nel 2007, gli fu assegnato il premio Nobel insieme al “Comitato intergovernativo per i mutamenti climatici” dell’Onu. Bush concesse le autorizzazioni alle trivellazioni. Queste furono confermate da Obama, nell’agosto del 2015. Nello stesso mese, Hillary Clinton ha spiegato che le perforazioni nell’Artico per cercare petrolio sono “una catastrofe potenziale” da evitare. In precedenza la Clinton, nella sua qualità di Segretario di Stato della prima “Amministrazione Obama”, aveva condiviso le scelte del Presidente. Si deve anche tenere presente che le dichiarazioni della Clinton sono state fatte in campagna elettorale. Non siamo sicuri che ella le attuerà nel caso diventi Presidente degli Stati Uniti. Nel frattempo, Obama, ormai alla fine del suo mandato, il 15 marzo 2016, ha deciso di ritirare il suo piano di aprire ai sondaggi sismici e alle trivelle in Virginia, North Carolina, South Carolina e Georgia. Come si vede, le decisioni sono cambiate secondo un criterio di opportunità politica. La salvaguardia dell’ambiente, invece, è un tema così delicato che dovrebbe essere trattato indipendentemente dagli interessi di parte. Il “tutto è superiore alla parte” è il principio indicato da Papa Francesco in Evangelii gaudium e Laudato si’. D’altro canto, nei grandi raduni internazionali sul clima e le questioni ambientali viene continuamente ribadita la necessità di un cambio di paradigma nell’approvvigionamento delle risorse energetiche. Purtroppo si constata che i comportamenti non sono sempre coerenti con le dichiarazioni di principio. Si deve poi sottolineare che l’ecologia ambientale deve coniugarsi con l’ecologia sociale, economica, culturale e umana. In altri termini, deve essere – parafrasando la Laudato Si’ – un’ecologia integrale. L’interconnessione tra queste forme di ecologia non è sempre presente nei dibattiti e nelle discussioni. Ed è per questo che si leva la voce della Chiesa e dei suoi pastori. Tuttavia le trivelle avvengono nei mari confinanti al nostro. Il rischio ambientale è dunque già presente… Che il rischio ambientale sia presente non è una novità e non riguarda solo la questione delle trivelle. Per evitare disastri ambientali è necessario che gli orientamenti di politica energetica vengano discussi a livello nazionale e, per certi versi,

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europeo e mondiale tenendo conto della volontà della società civile, perché è evidente che non si possono fare scelte differenti su una realtà comune. La responsabilità della “casa comune” richiede che non si facciano guerre di posizione, ma si arrivi a una convergenza di intenti e di orientamenti. Conseguentemente chi ha la responsabilità delle scelte deve operare per salvaguardare un bene che appartiene a tutti. È dell’avviso che quanti hanno rilasciato le autorizzazioni a trivellare, cioè i ministeri competenti, lo abbiano fatto perché non hanno approfondito la tematica? O crede forse che ci siano dietro altre ragioni? Le confesso candidamente che non mi appassiono a inseguire le dietrologie, né a fare da maestro ad altri mettendo voti in pagella. Molto spesso si ragiona su aspetti del tutto secondari, rispetto al contenuto delle questioni prese in esame. Quando si toccano questioni vitali, non ci si deve attardare a discutere in “politichese” alimentando le polemiche senza risolvere i problemi. Occorre, invece, rispettare tutti e, insieme, cercare il bene di tutti. Ma il blocco delle trivelle potrebbe provocare anche un danno occupazionale? Ogni volta che si attua un cambiamento del modello economico si creano problemi di tipo occupazionale. Le innovazioni tecnologiche creano nuove possibilità, ma richiedono un diverso modo di organizzare il lavoro. Pertanto, la tutela dell’ambiente e della salute va affrontata insieme alla questione dell’occupazione e del lavoro. Lo scorso anno fu organizzata nella sua diocesi una “Via Crucis” per gli ulivi salentini colpiti dal virus xylella. Si avvicina il Venerdì santo; possibile un’iniziativa simile per il benessere del mare e contro le trivelle? Ritiene ci sia un legame tra xylella e trivelle? La Via Crucis organizzata lo scorso anno fu originata dalla questione della xylella, ma si espresse come un grande momento di unità di tutte le Diocesi, le istituzioni civili e la gente del Salento attorno all’intera questione ambientale e sociale. Sotto questo profilo, è evidente che esiste un legame non solo tra il tema delle prospezioni nel mare e quello riguardante gli ulivi, ma anche tra queste due questioni e gli altri problemi richiamati nel messaggio pasquale emanato lo scorso anno dai Vescovi salentini. Devo, poi, far presente che la Chiesa di Ugento-S. Maria di Leuca vive ogni anno, nella notte tra il 13 e 14 agosto, un pellegrinaggio da Alessano (paese natale e luogo dove è sepolto don Tonino Bello) al santuario mariano di Leuca. Il percorso si snoda lungo lo stesso itinerario della Via Crucis. Essa, pertanto, non è stata una manifestazione occasionale, ma si è inserita in una pastorale organica e integrata. A questo pellegrinaggio notturno sono invitati tutti coloro che hanno a cuore il bene personale, sociale e ambientale. + Vito Angiuli

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Ma l’Occidente, oggi, vuole essere ancora cristiano? Come non ringraziare il Direttore della Gazzetta del Mezzogiorno, Giuseppe De Tomaso, per il suo coraggio nell’affrontare, da par suo, il tema delle stragi dei cristiani nel mondo, mentre su una questione, così rilevante, si ode un silenzio assordante da parte della cultura dominante? Piaccia o non piaccia, e contra factum non valet argumentum, i cristiani sono oggi la comunità religiosa più perseguitata al mondo. Eppure il “mondo che conta”, quello che proclama a gran voce i diritti di libertà e di tolleranza rimane cauto, discreto, silente. Salvo a mobilitarsi, quando le stragi avvengono in casa propria. Allora, ma solo allora, tutti ritornano ad essere paladini di libertà e di uguaglianza. Se le stragi accadono in zone remote e non colpiscono occidentali, tutto è avvolto in un superficiale perbenismo. Presentato troppo spesso con il volto del “potere”, il cristianesimo in molte parti del mondo appare sempre più come una comunità umile, sofferente, povera. D’altra parte, è lo stesso Papa Francesco a risvegliare nella Chiesa lo “spirito francescano”. Di certo, l’esperienza del martirio è attualissima. I cosiddetti "crociati" sono diventati “carne da macello”. Il “secolo breve”, segnato dai totalitarismi, ha lasciato dietro di sé una lunga scia di sangue cristiano. Il terzo millennio si è aperto ancora nel segno del martirio: un martirio che conosce molteplici volti e appare sempre più come un’esperienza “globale”. Per questo non si può non condividere quanto ha scritto il Direttore della Gazzetta: “L’offensiva contro i cristiani sta toccando livelli pazzeschi, degni di un genocidio o di un etnocidio. Sono loro, i cristiani, i nuovi martiri del ventunesimo secolo”. Considerando la questione dal punto di vista cristiano, si deve dire che il martirio è parte integrante della fede cristiana. Pertanto, chi si professa cristiano non può meravigliarsi di quanto accade perché ricorda le parole di Gesù: «Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me. Se foste del mondo, il mondo amerebbe ciò che è suo; poiché invece non siete del mondo, ma io vi ho scelti dal mondo, per questo il mondo vi odia. Ricordatevi della parola che vi ho detto: Un servo non è più grande del suo padrone. Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra. Ma tutto questo vi faranno a causa del mio nome» (Gv 15, 18-21). In “quanto cristiani” non bisogna meravigliarsi del martirio, ma in “quanto cittadini” rimangono gli interrogativi circa le ricorrenti stragi. Giuseppe De Tomaso ha ragione nel ritenere che “la battaglia contro il radicalismo islamico dev’essere di natura culturale, non militare”. Ma l’Occidente vuole veramente combattere questa battaglia? E, allora, perché non chiede il rispetto dei diritti umani non solo in Occidente, ma anche in quei paesi islamici con i quali intrattiene accordi di tipo politico-militare? Il confronto culturale esige che mondi culturalmente differenti vogliano veramente dialogare. Per questo bisognerebbe domandarsi: come mai l’Occidente, difensore della “libertà religiosa”, si mostra così pigro, fiacco e negligente di fronte alle stragi di gente inerte, di donne e bambini barbaramente massacrati solo per la professione della propria fede? Inoltre, come giustamente scrive il Direttore della Gazzetta, bisognerebbe chiedersi: come mai, pur colpito nei suoi valori fondamentali di modernità, di tolleranza, di libertà di distinzione tra Stato e Chiesa, l’Occidente si mostra diviso e tenta di risolvere il problema con una strategia prevalentemente di tipo militare? Su una questione, non mi sento in piena sintonia con il Direttore. Egli identifica, sic et simpliciter, l’Occidente con il cristianesimo. Per questo usa l’espressione “Occidente cristiano” e conclude che libertà, modernità, tolleranza, Stato di diritto sono “tutti principi che ci ha insegnato e tramandato il cristianesimo”. Concordo con il Direttore nel ritenere che il cristianesimo ha dato un’anima all’Occidente. Segnalo, però, che non tutti condividono questa tesi e che, su questo punto, il dibattito è piuttosto controverso. Lo dimostra il fatto che l’Europa non ha voluto inserire nei suoi documenti alcun riferimento alla sua radice ebraico-cristiana. D’altra parte, va detto che, per sé, il cristianesimo non si identifica con nessuna cultura. Perciò è, nello stesso tempo, occidentale e orientale. Dialoga con tutti, mantenendo viva la sua identità e la sua differenza perché è un fenomeno «nel mondo, ma non del mondo» (Gv 17,14). In conclusione: l’islam radicale vuole distruggere l’Occidente cristiano. Ma l’Occidente, oggi, vuole essere ancora cristiano? 

Intervento pubblicato sulla Gazzetta del Mezzogiorno il 30 marzo 2016, p. 1 e 17.

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AUGURI PASQUALI DELLA CHIESA UGENTINA Al SUO PASTORE MONS. VITO ANGIULI Messa del S. Crisma – Ugento 23 marzo 2016 E’ giusto e doveroso esprimere con Vostra Eccellenza, da parte di questa assemblea liturgica, un commosso fraterno e orante ricordo per le 34 vittime e per i circa 250 feriti nel duplice attentato terroristico di ieri mattina a Bruxelles. Un attacco al cuore dell’Europa! Accogliamo l’appello di papa Francesco – rivolto oggi ai fedeli e pellegrini nella consueta udienza di unirci nella unanime condanna di questi crudeli abomini che stanno causando solo morte, terrore e orrore. Il Signore misericordioso conforti i cuori afflitti e converta i cuori dei terroristi islamici accecati da un fondamentalismo crudele. A conclusione di questa solenne liturgia del mercoledì santo, a nome di tutta la Chiesa Diocesana, dei presenti e degli assenti - dell’arcivescovo Mons. Cassati e dei sacerdoti assenti per motivi di salute o per altri impegni - comunque uniti a noi in spirituale e fraterna letizia, desidero rivolgere a Vostra Eccellenza, segno di Cristo ”pastore e custode” delle nostre anime, fervidi, filiali e oranti auguri pasquali, perché anche attraverso il suo ministero santo e santificatore, il Padre Onnipotente ci riveli il volto sereno e il caldo abbraccio della sua misericordia. La celebrazione odierna ci ha ricordato che noi siamo figli di quel santo crisma che con l’unzione dello Spirito ci ha resi più somiglianti a Cristo, facendo

splendere di gioia il nostro volto. La Pasqua del Signore, ormai alle porte, rallegri il cuore di questa Chiesa , perché rinnovi, insieme con Lei Eccellenza l’impegno di uscire dal suo recinto, di annunciare il lieto messaggio al mondo e di abitare l’umanità per educare e trasfigurare la sua vita, in piena conformità ai sentimenti del Cristo. In questa memoria annuale del giorno in cui il Signore Gesù comunicò agli Apostoli il suo sacerdozio, noi presbiteri, dal profondo del cuore esprimiamo la grande riconoscenza a Dio per essere stati da lui eletti ,senza alcun nostro merito, per prolungare l’opera salvifica del suo Unigenito Figlio. Vogliamo fare della gratitudine il paradigma del nostro pensare e del nostro agire, tenendoci lontano da ogni forma di subdolo dominio sui fedeli e soprattutto facendoci servi premurosi di tutti coloro che ci sono stati affidati e solleciti delle loro necessità. Vogliamo diventare sempre di più come desidera Papa Francesco “uomini spirituali e pastori misericordiosi, interiormente unificati dall’amore del Signore e capaci di diffondere la gioia del Vangelo nella semplicità della vita”. Le nostre mani unte di santo crisma nel giorno dell’ordinazione si levino al cielo pure e caste, dedicandoci assiduamente alla preghiera, sempre pronte a riversare gioiosamente nel cuore dei nostri fratelli e sorelle il dono della riconciliazione e della misericordia divina. Ma vogliamo altresì ricordarci l’impegno che fa di ciascuno di noi un unico presbiterio nell’esercizio costante di vivere e realizzare la mistica della comunione, contro ogni frantumazione individualistica nella conduzione pastorale. Siamo convinti, ma vorremmo meglio dimostrarlo che l’unità dei pastori forma, edifica e fa gioire i fedeli. Anche voi fedeli laici, siete invitati a considerare doverosamente il vostro ruolo di corresponsabilità. In una Chiesa tutta ministeriale, ciascun battezzato è chiamato a vivere la propria vocazione superando ogni forma di autoreferenzialità e conservando la propria laicità. Non basta essere collaboratori con tanta generosità e dedizione, più ancora siete chiamati ad essere corresponsabili all’interno della Chiesa: e questo per la vostra nativa dignità battesimale, crismale e coniugale. Insieme a Lei Eccellenza, che si prepara alla sua prima Visita pastorale, “per consolidare la comunione fraterna e risvegliare in tutti il fuoco della passione per l’annuncio del Vangelo”, noi: presbiteri ,diaconi, consacrati, fedeli laici, popolo di Dio desideriamo crismare il mondo in cui viviamo, profumandolo del buon profumo di Cristo, ben consci che non siamo cristiani solo per noi stessi, ma per tutti! Ciò dovrà immetterci sulle

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medesime strade percorse dal Signore Gesù accogliendo l’incarico da lui affidatoci secondo la specifica vocazione; un compito che investe soprattutto le famiglie, così come è stato vissuto nell’esperienza del primo cristianesimo in cui “le famiglie divenute credenti erano piccole isole di vita cristiana in un mondo incredulo” (CCC 1655). I Vescovi italiani nel Messaggio per la giornata della vita, dello scorso 7 febbraio, hanno ribadito che: “Una società cresce forte, cresce buona, cresce bella e cresce sana se si edifica sulla base della famiglia”. È la cura dell’altro – nella famiglia come nella parrocchia e nella scuola –, attraverso relazioni calde dove scorre il vangelo, che offre un orizzonte di senso alla vita e fa crescere una società pienamente umana. San Giovanni Paolo II non diceva diversamente quando affermava che: ”il futuro della società passa attraverso la famiglia”, e che “la famiglia è la principale via di evangelizzazione della Chiesa”. Anche Papa Francesco ci chiede con forza di non indugiare più sulle questioni interne alle nostre comunità cristiane, per non correre il rischio di diventare insignificanti quanto alle attese delle persone e con il pericolo di venir meno a quel Vangelo della misericordia che costituisce il cuore del cristianesimo

un pregevole libretto che offre una sintesi puntuale, illuminante e ricca di prospettive pastorali, delle tante suggestioni bibliche, teologiche, patristiche ed esperienziali sull’identità e la missione della famiglia, oggetto della nostra riflessione nell’ interessante e partecipata Settimana Teologica incentrata quest’anno sul tema “La famiglia chiesa domestica”. La sinodalità che ci viene richiesta dal Pontefice, e che con faticoso impegno e grande soddisfazione stiamo imparando alla scuola del nostro Vescovo, ispiri la ferma volontà di metterci in cammino insieme sulle strade dell’uomo contemporaneo, per dare voce a tutti e soprattutto agli umili e ai “feriti” e cogliere nella bellezza del messaggio evangelico la via più autentica per rispondere alle attese e ai bisogni di ogni famiglia. Auguriamoci che la salutare grazia della Pasqua e il reciproco sostegno di una esemplare vita evangelica, frutto di una permanente conversione pastorale, ci facciano sperimentare la liberazione dall’unico grande male, il peccato. Fidiamoci e affidiamoci all’amore misericordioso di Gesù, per cancellare i segni di morte, disegnati da noi stessi sul nostro volto, per rivestirci, invece, di nuova luce, quella vera, la luce del Cristo Risorto! Mons. Beniamino Nuzzo Vicario generale

A tal proposito, desidero ringraziare il nostro Vescovo per il dono pasquale che questa sera attraverso i parroci consegnerà a tutte le comunità. Si tratta della Lettera alle Famiglie: La famiglia custodisce la Chiesa, la Chiesa custodisce la famiglia” ;

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L’ ULTIMA OMELIA Di Mons. BELLO

(18 aprile 1993)

Breve, molto breve, fu l’omelia che don Tonino pronunciò durante l’Eucarestia del 18 aprile 1993, ad otto giorni dalla sua Pasqua, due giorni prima di concludere il suo cammino terreno. Non fu come quell’arrivederci appassionato dell’omelia del giovedì santo (8 aprile) e del saluto conclusivo di quella celebrazione; a tutti parve il congedo della Chiesa che aveva servito con amore. E Neppure come le parole ancor cariche di primaverile entusiasmo e incoraggianti alla libertà e alla pace, che egli rivolse ai giovani beneauguranti al suo 58° compleanno, la sera del 18 marzo. Quella del 18 aprile fu breve, stentata quasi, tra gli indicibili dolori che il “drago” gli procurava con i terrificanti assalti al suo corpo atletico e forte. Tutti noi che con affetto e premura gli fummo vicini, eravamo consapevoli che si era, davvero, all’ultimo tornate della salita. Al mattino, infatti, destinò i beneficiari di quel poco che gli era rimasto; poi si mise a dare raccomandazioni, fraterne e paterne insieme, a Trifone e Marcello e alle loro spose. Nel primo pomeriggio giunsero i quattro nipoti insieme a don Gigi, chiamati a correre da Alessano. Alle 15, eravamo tutti insieme: riuniti nella sua camera da letto, i familiari, suor Piera, don Giovanni ed altri pochi celebrammo l’Eucarestia.

discepolo divenuto credente. Don Tonino si riprese e con le poche energie che gli rimanevano, lentamente mi disse:

Era la seconda volta domenica di Pasqua e al Vangelo ascoltammo l’incontro con Gesù risorto, con Tommaso detto Gemello, come lo riferisce l’apostolo Giovanni. Don Tonino seguiva dal suo letto, concentrato nella preghiera e assorbito dai dolori che non concedevano tregua. Gli chiesi una parola, un pensiero su Tommaso che dichiarava la sua fede vedendo e toccando le cicatrici gloriose di Gesù. Con uno sguardo mi fece capire che provava fatica . Gli suggeri, allora, le parole trepidanti del

Fu questa l’ultima omelia: la conclusione del suo cammino e affascinante servizio alla Parola di Dio. La sintesi della sua vita!

“Mio Signore e mio Dio! Anch’io voglio vedere il Signore risorto ed essere fonte di speranza e di gioia per tutti: Mio Signore e mio Dio!”

Ho riascoltato con trepidazione e con rinnovata commozione la sua voce, giorni or sono, dalla registrazione che Suor Piera ha custodito con cura. Dopo due anni, ho deciso finalmente a pubblicarla. Don Tonino, come fu pastore in terra, continua ad essere intercessore in cielo. Salvatore Palese

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il giubileo straordinario della misericordia meditazioni

di don Stefano Ancora

Varcare la soglia “Io sono la porta: se uno entra attraverso di me, sarà salvo; entrerà e uscirà e troverà pascolo” (Gv 10, 9). “Rianimando i discepoli ed esortandoli a restare saldi nella fede poiché, dicevano, è necessario attraversare molte tribolazioni per entrare nel regno di Dio”(At 14,22). Eccoci giunti, carissimi fratelli e sorelle, a considerare l’aspetto più determinante del simbolo della porta santa, della misericordia, della fede, della vita: varcare la soglia.

Il significato della soglia Il varcare la soglia ha diversi significati: 1. è un atto fisico del corpo che si spinge ad oltrepassare il limite rappresentato dalla porta per cui da un luogo si trasferisce ad un altro luogo; 2. è una decisione dell’animo umano per cui si decide di compiere, con fiducia o con titubanza, il passaggio da una situazione nota e ben delineata verso una situazione misteriosa e indefinita; 3. è un atto della libertà umana con cui responsabilmente si acconsente di oltrepassare il limite per scoprire nuovi spazi e orizzonti del pensiero, dell’agire, del vivere. Nelle diverse culture l’atto del “varcare una soglia” ha il significato di riunirsi ad un mondo nuovo e la porta rappresenta la separazione o la comunicazione tra i due ambiti, non solo come identificazione dello spazio fisico che delimita l’esterno dall’interno o viceversa, ma anche come passaggio tra due livelli: il noto e l’ignoto, il profano e il sacro.

Gli atteggiamenti con cui si varca la soglia Consideriamo quali sono gli atteggiamenti dell’animo umano con cui ci si appresta a varcare la soglia o a non oltrepassarla mai.

La certezza del già conosciuto Generalmente, nell’esperienza della vita, si è portati ad acquisire delle certezze fisiche, materiali, morali, culturali e persino spirituali per avere una maggiore sicurezza e dimestichezza con il nostro modo di essere che diventa anche il nostro mondo abituale. Crediamo di conoscere già abbastanza i luoghi, gli oggetti, le cose, le persone, i sentimenti, i ragionamenti, le idee, il mondo stesso e con molta facilità ci sbrighiamo in ogni nostro affare senza il bisogno di chiedersi più di tanto il perché, il come, il quando e il dove è necessario oltrepassare quella soglia oppure fermarsi prima, piuttosto che pentirsene dopo. E’ il mondo delle nostre quotidiane abitudini con cui tutto diventa un oggetto nelle nostre mani. E’ l’atteggiamento di chi agisce solo per abitudine e le sue azioni vengono prodotte da quella forza d’inerzia che elimina ogni forma di vera consapevolezza. E’ l’atteggiamento del tradizionalista che si accontenta del già conosciuto e odia ogni forma di novità per paura di mettersi in gioco continuamente. E’ l’atteggiamento del perbenista che fa dell’apparire la sua legge di vita e si comporta in modo ipocrita e conformista.

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Scompare così la dimensione del mistero della vita. E’ cancellata dal cuore umano la meraviglia e lo stupore che sono la finestra per cui il mondo entra in noi e tutto rivive nuovamente per quella luce che ci fa percepire l’essenza di ogni cosa.

Il coraggio di osare Volentieri spinti dalla curiosità, dal desiderio, dall’inquietudine, dalla ricerca della verità ci inoltriamo in percorsi nuovi di vita e attraversiamo la soglia del mistero per dare una maggiore ragione al nostro essere e al nostro vivere. Continuamente varchiamo soglie di vita per giungere finalmente a quella stabilità affettiva, emozionale, razionale, etica e spirituale richiesta dalla nostra condizione di viandanti dell’essere. E’ l’atteggiamento di chi è aperto e disponibile ad accogliere l’altro per quello che è, non per come se lo è immaginato o con la pretesa di cambiarlo per identificarlo con se stesso. E’ l’atteggiamento di chi è onesto intellettualmente e moralmente perché non condiziona la realtà alle sue esigenze, ma riconosce in ogni esperienza nuova il germe di bene, che se coltivato con pazienza e umiltà, porterà sempre il frutto desiderato. E’ l’atteggiamento di chi ama con libertà perché ha uno spirito puro e una mente bella che sa scoprire in ogni cosa creata l’impronta stessa di Dio Creatore, ed è capace di riconoscere in ogni dimensione della vita e della storia dell’umanità la presenza provvidente del Signore.

La fiducia amorevole Quando si intraprende un viaggio e si giunge al luogo desiderato si varca la soglia con fiducia e amore. La fiducia apre ogni porta e l’amore fa varcare ogni soglia. Anzitutto fiducia in se stessi, perché siamo stati creati ad immagine e somiglianza di Dio. Non siamo solo un ammasso di cellule in noi c’è uno spirito che è vita. Non siamo solo regolati da un istinto di sopravvivenza, ma siamo la ragione della vita. Non siamo solo destinati a morire, ma a risorgere perché siamo stati redenti da Gesù Cristo il Figlio del Dio vivente. Chi non ha fiducia in se stesso non avrà abbastanza coraggio per varcare la soglia della vita e non scoprirà mai quanto meravigliosa sia la vita stessa. Poi fiducia negli altri. Certo non sempre gli altri, vicini o lontani, si mostrano veri amici, disponibili al dialogo, sinceri nel parlare, leali nell’agire, comprensivi e compassionevoli nel bisogno, solleciti e premurosi nell’aiuto fraterno. L’altro non è il mio nemico deve diventare il mio amico. L’altro non l’estraneo ma il mio fratello. Perché tutti siamo fatti di terra e creati dallo stesso Dio. Non può essere la diversità del colore della pelle, o della condizione sociale, o della distinzione sessuale, o della appartenenza politica, o del credo religioso che deve contrapporci gli uni agli altri. La diversità non può essere mai un ostacolo al dialogo e all’incontro, anzi è una ricchezza che, mentre riconosce l’identità propria di ciascuno, salda la comunione tra tutti. Chi non ha fiducia negli altri non avrà mai il coraggio di varcare la soglia dell’amore e non scoprirà mai la gioia del vivere insieme e quanto sia meraviglioso costruire una famiglia, comunità d’amore. Infine, fiducia in Dio. E’ vero che molte volte incolpiamo Dio stesso per tutte le nostre negatività. Diciamo con facilità: Signore dov’eri quando avevo bisogno di te? Perché mi hai lasciato solo a penare? Perché proprio a me questa delusione, quest’incomprensione, questa amarezza, questa malattia? Dov’eri quando la bizzarria della natura ha scatenato i terremoti o le alluvioni? Dov’eri quando l’incuranza degli uomini hanno scatenare frane disastrose o tragedie immani? Dov’eri quando gli uomini accecati dall’egoismo e dall’odio hanno compiuto stragi di innocenti? Perché non c’eri nei campi di sterminio nazisti o nei gulag sovietici? Perché non hai fermato la mano assassina dei terroristi di oggi come quelli di ieri? Perché permetti che anche nella tua Chiesa i furfanti e gli immorali infanghino il tuo nome santo e il sacrificio di tanti tuoi servi buoni? Di certo tu protesti domandarci: dov’eri tu o uomo quando, con bontà e sapienza, ho creato il cielo e la terra? Dov’eri quando ho fatto uscire, con braccio teso e mano potente, il mio popolo dalla schiavitù dell’Egitto? Dov’eri quando sul monte Sion ti ho dato una Legge di vita? Dov’eri quando ti ho mandato i miei profeti a rimproverarti dei tuoi misfatti e ad annunciarti l’avvento della mia misericordia? Dov’eri quando nell’umile e povera capanna di Betlemme ho fatto

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nascere dal grembo di una vergine Madre il mio Figlio divino? Dov’eri quando sul Golgota il mio Figlio Unigenito è stato immolato sulla croce? Dov’eri quando i cristiani di ieri e di oggi sono stati sbranati dai leoni, lapidati, crocefissi, torturati e uccisi solo perché fedeli al mio amore? Per primo o Signore hai chiesto ad Adamo, dopo il peccato, dove sei? Adamo rispose: mi sono nascosto perché sono nudo e ho avuto vergogna. Il peccato ci impedisce di avere fiducia in Te o Signore, il peccato ci fa nascondere e non siamo capaci di riconoscerti, la vergogna del nostro peccato ci acceca e ti consideriamo assente. Ma proprio allora tu sei presente più che mai con la tua misericordia. Papa Francesco così si è espresso nella catechesi del mercoledì dello scorso 18 novembre: “La porta è generosamente aperta, ci vuole un po’ di coraggio da parte nostra per varcare la soglia. Ognuno di noi ha dentro di sé cose che pesano. Tutti siamo peccatori! Approfittiamo di questo momento che viene e varchiamo la soglia di questa misericordia di Dio che mai si stanca di perdonare, mai si stanca di aspettarci! Ci guarda, è sempre accanto a noi. Coraggio! Entriamo per questa porta!”.

Radici nel territorio, testa nel mondo "Laudato Sì: quale cura della casa comune? Dalla realtà all'azione". Questo il tema del seminario di studio sulla Custodia del Creato promosso a Roma il 18 marzo dall'Ufficio Nazionale per i Problemi Sociali e il Lavoro in collaborazione con Coldiretti. Un incontro che ha voluto dare continuità all'interesse crescente mostrato dalla Chiesa Italiana sulla tematica della custodia del Creato e al quale ha preso parte anche una delegazione dell’equipe di Pastorale Sociale e Custodia del Creato della nostra diocesi. Estremamente importanti si sono rivelati gli stimoli provenienti dall’ultima enciclica di Papa Francesco “Laudato Sì” e dal “Convegno Ecclesiale di Firenze”, passaggi fondamentali per porre attenzione al Creato come orizzonte delle azioni pastorali di ogni Chiesa Locale. Le analisi di best practice svolte durante la giornata sono risultate come riferimenti lontani dal dare risposte ma che intendono offrire e promuovere uno "stile": l'‹‹ecologia integrale›› in grado di valorizzare le capacità e le risorse valoriali che abbiamo a disposizione, in un percorso che può essere solo il frutto di un cammino inclusivo, partecipativo e coinvolgente. Non c'è ecologia integrale senza dialogo interdisciplinare, presenza di reti comunitarie e di una visione integrale e integrata. ‹‹La figura che meglio rappresenta il concetto di ecologia integrale è infatti, quella del poliedro›› ha spiegato Giacomo Costa-Direttore di “Aggiornamenti Sociali”, invitando a non schiacciare le diverse parti del sistema ma a favorirne piuttosto la loro articolazione; un metodo inclusivo che favorisce percorsi in grado di concretizzarsi in esperienze di conversione ecologica integrale e di promuovere progetti sostenibili. La vera sfida infatti, ha sottolineato la scienziata Catia Bastioli, ‹‹è quella di passare da un'economia dello scarto ad un'economia circolare nella quale ricopre un ruolo decisivo la creatività imprenditoriale e la differenziazione produttiva per la sostenibilità››. Vivere in accordo con la natura significa difatti superare i nostri limiti, superando gli egoismi e le azioni sedimentarie tipiche del nostro vivere. Infine il dott. Pierluigi Sassi (Presidente onorario di Earth Day Italia) ha illustrato 5 punti dai quali non possono prescindere le azioni dei cristiani di oggi: 1) Pensa locale

2) Rispetta la natura

3) Apri la porta del cambiamento

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4) Condividi e collabora con tutti

5) Crea opportunità per tutti

1. Il Poliedro come rappresentazione del concetto di ecologia integrale.

Nel contesto del Seminario la nostra delegazione diocesana ha condiviso le proprie esperienze locali con un gruppo di lavoro dell’Università Cattolica di Brescia e da tale confronto si spera in future preziose collaborazioni nel campo della custodia del Creato e della promozione del territorio. Emanuele G. Rizzello

La Santa Messa verrà trasmessa in diretta su TELE ONDA canale 90 Visibile in tutta la Regione

Su streaming : www.Teleonda.it Visibile in tutto il mondo

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“Vie Nuove per Abitare il Sociale” Seminario nazionale di Pastorale Sociale 2-5 febbraio 2016 - Abano Terme (PD) Sulle orme del Convegno Ecclesiale Nazionale tenutosi lo scorso novembre a Firenze,l’Ufficio della Pastorale Sociale e del lavoro, Custodia del Creato, Giustizia e Pace ha promosso dal 2 al 5 febbraio ad Abano Terme (PD) il seminario nazionale intitolato “Vie Nuove per Abitare il Sociale”. Durante le sessioni dei lavori si è approfondita la via dell’Abitare, una delle cinque “Vie di Firenze”, in chiave prettamente sociale e sui temi del lavoro, Custodia del Creato, comunicazione, giovani, politica e legalità. I lavori si sono aperti con l’intervento di S.E. Mons. Nunzio Galantino (Segretario CEI) che ha focalizzato la situazione della “Chiesa Italiana dopo Firenze, nella Via dell’Abitare”. I giorni seguenti hanno visto i partecipanti coinvolti in sessioni in plenaria condotte da importanti figure quali P. Francesco Occhetta, prof. Giovanni Grandi, dott. Ettore Rossi, Mons. Paolo Doni, i coniugi prof. Mauro Magatti e Chiara Giaccardi, Prof. Luca Grion, don Walter Magnoni e naturalmente Mons. Fabio Longoni (direttore Ufficio Nazionale PSL-Pastorale Sociale e del Lavoro) che ha tratto le conclusioni. Significativi sono stati i momenti della suddivisione in tavoli di lavoro, sullo stile sinodale del Convegno di Firenze, in cui sono stati approfonditi i temi scaturiti dai partecipanti tramite dinamiche di partecipazione- e che hanno visto come attori gli stessi iscritti al seminario; dalla sintesi del lavoro dei tavoli è stato redatto un report contenente gli orientamenti che la PSL dovrà seguire nel prossimo biennio e le azioni utili alla concretizzazione dei contenuti espressi negli orientamenti definiti. Il materiale è reperibile sul portale nazionale dell’Ufficio di Pastorale Sociale e sarà promosso nelle sedi e nei tempi opportuni. I quattro giorni di Abano Terme hanno avuto una caratterizzazione social molto forte con la costante presenza su twitter dell’hashtag #abitareilsociale (tra i più twittati in Italia) e con momenti di video tutorial e di formazione su come iscriversi ed abitare cristianamente questi nuovi spazi del terzo millennio. Dominante, nel senso bello della parola, è stata la presenza al Seminario degli Animatori di Comunità (AdC) del Progetto Policoro, progetto che rappresenta la best practice dell’abitare il sociale. Circa 15 giovani animatori hanno presenziato e condotto i tavoli di lavoro, proseguendo lo stile di Firenze, rendendosi portatori di proposte e iniziative innovative nel campo dell’orientamento al lavoro delle nuove generazioni e della Custodia del Creato. Non è un caso se i temi messi sul piatto dagli AdC si sono trasformati in linee guida per gli orientamenti futuri della PSL: il Progetto Policoro concretizza da 20 anni gesti nel sociale, sodalità tra i diversi livelli, Pastorale integrata e nuovi stili di vita radicati nell’essenzialità del Vangelo, per “stare nel Mondo con Amore”. Progetto Policoro Ugento – S. Maria di Leuca

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Minoranze Profetiche

"Non sapevano che era impossibile, allora l'hanno fatto"

Il Progetto Policoro è innanzitutto un sistema di relazioni, un incontro tra pazzi giovani incastonati tra sogni e realtà….. Una bella testimonianza ci viene offerta dall’equipe del Progetto Policoro della diocesi di Termoli-Larino: “Qualcuno li chiama rivoluzionari, altri visionari e altri ancora sognatori. In realtà si tratta di giovani normalissimi, che ogni giorno investono tempo ed energie nella valorizzazione delle persone e del territorio che abitano. Creano imprese da zero, sfidano la crisi e la trasformano in opportunità, combattono la burocrazia pretendendo i loro diritti piuttosto che chiedendo favori, promuovono nuovi stili di vita affascinando altri giovani! Come nelle vere battaglie, occorre mettere in campo, in questo tempo di crisi, strategie efficaci <<investendo nel cuore e nell’intelligenza delle persone>>, come amava dire Don Mario Operti, fondatore del Progetto Policoro. Strategie che partono proprio dagli esseri umani e che il prof. Stefano Zamagni, durante l’ultimo corso nazionale di formazione degli Animatori di Comunità del Progetto Policoro tenutosi a dicembre in Assisi, ha definito “minoranze profetiche". Le minoranze profetiche sono persone che vanno controcorrente perché affrontano ogni giorno le difficoltà con dignità e amore. I loro piccoli gesti rivoluzionari hanno il potere di trasformare una minoranza in maggioranza, e questo è possibile se si verificano due condizioni: <<la prima è non scoraggiarsi e la seconda è mostrare che seguendo una certa strategia avviene un miglioramento perché le persone hanno bisogno di toccare con mano azioni concrete. Bisogna creare aggregazioni per dimostrare i miglioramenti, ma occorre anche mettersi in "Contempl-Azione" ovvero riflessione, ascolto e poi azione>>. Per lungo tempo le forze sociali e politiche si sono concentrate sul “problema della disoccupazione” cercando formule magiche per trovare lavoro e favorendo la crescita di quelli che vengono definiti scarti umani. Se è vero, infatti, che “si impara facendo” è pur vero che si “disimpara non facendo”, quindi tenere fuori per lungo tempo le persone dal mondo del lavoro, provoca anche la perdita delle loro competenze e capacità specifiche. È necessario ed urgente uscire dalle condizioni di disagio senza assistenzialismo, generando un circolo virtuoso che si basa sul <<dare senza perdere e prendere senza togliere>>: una reciprocità che realizza una sorta di miracolo poiché ha alla base il "dono" inteso come relazione interpersonale ed unico fattore in grado di generare il vero cambiamento”.

Equipe Progetto Policoro Ugento-S. Maria di Leuca

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Mercoledì 9 marzo il nostro vescovo, Mons. Vito Angiuli, ha incontrato i cresimandi delle Parrocchie Cristo Re di Leuca e San Michele Arcangelo di Castrignano del Capo. Presso l’Oratorio degli Arcangeli di Castrignano, oltre ai 28 ragazzi, i parroci e le catechiste, erano presenti i genitori e buona parte dei padrini e madrine, che accompagneranno i cresimandi il giorno della cresima, rispettivamente il 3 e il 9 aprile prossimi. Il Vescovo ha introdotto l'incontro con un momento di preghiera, durante il quale abbiamo invocato insieme lo Spirito Santo e riflettuto sulla Sua manifestazione, a Gerusalemme, il giorno di Pentecoste (At. 2,1-11). I ragazzi si erano preparati a questo incontro scrivendo al Vescovo dei messaggi in cui avevano evidenziato il loro stato d'animo alla vigilia della celebrazione del sacramento. In queste brevi lettere, che il Vescovo ha partecipato a tutti i presenti, i ragazzi avevano inoltre manifestato i loro timori, i loro dubbi e le loro ansie di fronte alle difficoltà della vita, esprimendo anche il desiderio di confermare con maturità la scelta di essere cristiani che i loro genitori avevano fatto il giorno del battesimo. Il Vescovo ha poi sollecitato i padrini e le madrine a prendere coscienza della responsabilità che richiede il loro ruolo, che non si deve limitare alla presenza il giorno della festa, ma deve accompagnare i ragazzi in tutte le circostanze della vita, pregando per loro e dando testimonianza della propria fede in Cristo Gesù. L'incontro, molto partecipato, è stato per tutti i presenti un bel momento di fraternità e di condivisione; un'occasione in cui i ragazzi hanno potuto familiarizzare con il Vescovo e vedere in lui il Pastore buono che cerca di radunare il suo gregge condividendo con ciascuno gioie e sofferenze. Lina Rosafio, catechista

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  della Parrocchia Natività di Tricase

 della Parrocchia S. Sofia di Corsano Cattedrale di Ugento 31 Marzo 2016

Diocesi Ugento - S. Maria di Leuca AGENDA del VESCOVO

APRILE 2016 1 Aprile - Venerdì

2 Aprile - Sabato 3 Aprile- Domenica

4 Aprile 5 Aprile 6 Aprile 7 Aprile -

Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì

8 Aprile - Venerdì 9 Aprile - Sabato

10.00 15,30 19.00 16,00 10,30 17,30 19,30 7,30 10.00 10.00 9,30- 13,00 16,00-18,00 9,30 18,30 17,00

Acquarica Dott. Angelo D’Onghia, Sott. alla Pubblica Istruzione Tricase – Liceo “Comi” Incontri culturali Leuca: Via lucis religiose Conversano (BA) – Incontro regionale dei giovani Leuca Cristo Re – Cresime Ruggiano – Cresime con le comunità parrocchiali di Ruggiano – Barbarano e Giuliano Ugento cattedrale - Concerto Ugento – S. Messa e rinnovamento voti delle Figlie di carità Incontro Dirigente dell’ENEL Incontro Molfetta CEP Molfetta CRAL – Molfetta Leuca – Ritiro Clero Cavallino – conferenza prof. Vincenzo Barone Castellaneta – Ordinazione Episcopale Mons. Giuseppe Favale

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10 Aprile- Domenica 11 Aprile- lunedì 12 Aprile- martedì 13 Aprile- mercoledì 14 Aprile- giovedi

15 Aprile- venerdì 16 Aprile- sabato 17 Aprile- Domenica 18 Aprile- Lunedì 19 Aprile- Martedì 20 Aprile- Mercoledì 21 Aprile- Giovedì 22 Aprile- Venerdì 23 Aprile- Sabato 24 Aprile- Domenica

25 Aprile- Lunedì

26 Aprile- Martedì 27 Aprile- Mercoledì 28 Aprile- Giovedì 29 Aprile- Venerdì 30 Aprile- Sabato

16,00 19,00

Roma – Seminario Romano – Conferimento ministeri seminaristi Taurisano – Parr. S. Maria Goretti e S. Giovanni B. –S. Messa per il 5° anniv. della traslazione della Serva di Dio Mirella Solidoro

18,30 20,00

9,30- 20.00 9,30 - 12,00 20,00 18,00 20,00 10,00 18,30 20,00 10,00 18,00 20.00

Presicce Presentazione libro Patù – Chiesa S. Giovanni – Convegno sulla Chiesa di san Giovanni e cento pietre Leuca: Assemblea Clero Basilica di Leuca – Convegno Diocesano dei Ministranti – Saluto Ruffano – Natività Cresime (1° turno) Ugento S. Giovanni Bosco – Cresime Ruffano – Natività Cresime (2° turno) Arigliano – Oratorio – Incontro con i cresimandi Auditorium – Incontro Sindaci Martina Franca – Presentazione libro di Don Tonino Bello Alessano cimitero – 23° Dies Natalis del Servo di Dio Don Tonino Bello S. Messa presieduta da Mons. Paolo Gualtieri Formazione Preti giovani Formazione Preti giovani Leuca – Giubileo dei ragazzi Taurisano – Ausiliatrice – Cresime Specchia- Comune – Presentazione libro del Prof. Luigi De Mitri Tricase – Natività – Cresime Taurisano – SS. Apostoli – Cresime Ruffano –Arconfr. Mad. del Carmine – Benedizione e concerto organo Tricase – S. Antonio – Cresime Leuca- Basilica S. Messa Presicce – visita cappella restaurata

18,30

Parrocchia S. Giovanni Bosco- S. Messa Festa s. Vincenzo e S. Luisa

8,30

Roma Roma- Convegno Azione Cattolica Italiana

9,30 16,30 18,00 10,30 18,00 19,00 20.00 18,30 18,00

REDAZIONE Diocesi di Ugento – S. Maria di Leuca P.zza San Vincezo – 73059 UGENTO - Lecce www.diocesiugento.org Ufficio Episcopale per la Pastorale Vicario Sac. Stefano Ancora tel. 339 7354561 Ufficio Informatico – Diac. Luigi Bonalana tel. 338 9458545

ufficioinformatico@diocesiugento.org luigi.bonalana@alice.it segreteria@diocesiugento.org

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