Lettere di Natale 2018

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Una visita a Betlemme

di mons. Giuseppe Giudice



Carissimi,

ecco un breve e semplice racconto per augurare ad ognuno di voi, nel tempo della Visita Pastorale, un Santo Natale. †Giuseppe, Vescovo



Una visita a Betlemme Lettera di Natale 2018

di mons. Giuseppe Giudice


Alla vigila di Natale Oggi siamo seduti, alla vigilia di Natale, noi, gente misera, in una gelida stanzetta, il vento corre di fuori, il vento entra. Vieni, buon Signore GesĂš, da noi, volgi lo sguardo: perchĂŠ Tu ci sei davvero necessario. (Bertolt Brecht)


Lettera di Natale 2018

Racconto natalizio Oh, come nevica! Oggi fa molto freddo e per tutta la giornata fiocchi di neve e gocce d’acqua vestite da spose hanno danzato nell’aria gelida e, posandosi con movenze leggere, hanno ricamato uno stupendo scenario natalizio. Sì, fa freddo, ma per noi che abitiamo in alto sui monti è una temperatura normale, d’altronde siamo nella stagione invernale che fa cristiane anche le nevi e i nostri paesi, spolverati di bianco, sembrano antichi e suggestivi presepi. È una giornata particolare: è il 24 dicembre, vigilia di Natale, e domani sarà la grande festa della Vita e dell’incipit di ogni vita. Nascerà il Bambino, il Figlio di Dio e ogni creatura visitata da Lui riprenderà a cantare. Com’è bello questo tempo denso di attesa durante il quale, quasi per magia, diventiamo più buoni, ritorniamo bambini e gli occhi, anche se levigati dal tempo e dalle lacrime, riprendono a brillare. Prisco, Alfonso e Chiara, tre ragazzi del borgo antico, amici d’infanzia che condividono anche l’esperienza di ministrante in parrocchia, vogliono vivere bene la vigilia e prepararsi ad accogliere Gesù Bambino con un gesto speciale. Sono cristiani credenti, anche se provengono da famiglie diverse e hanno succhiato il dono della fede con il latte materno. Hanno UNA VISITA A BETLEMME

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studiato dalle suore e in parrocchia hanno sempre trovato un ambiente accogliente, capace di insegnare loro che la vita è un dono, un sogno, un impegno. Valori antichi, sempre nuovi e da riscoprire, che essi hanno appreso soprattutto dai nonni. Oggi, vigilia di Natale, hanno deciso di andare fino a Betlemme. No, non in Terra Santa. Betlemme è il nome di una struttura, presente da anni sul territorio che accoglie fanciulli e ragazzi diversamente abili che ci insegnano che la disabilità è solo negli occhi di chi guarda. Così, oggi, mossi dalla carità, hanno deciso di spingersi insieme fino a Betlemme per pregustare, nel dono e nel servizio, la gioia natalizia. Betlemme, lo hanno imparato al catechismo, vuol dire CASA DEL PANE, e il nome – hanno spiegato loro – è stato scelto da un vecchio e santo sacerdote per dire che quella struttura, che ospita bambini friabili come il pane e le ostie, deve avere sempre il profumo della casa e della madia, cioè un profumo buono, come quello che ci raggiunge quando si passa davanti a un forno. Andiamo fino a Betlemme, vediamo questo avvenimento che il Signore ci ha fatto conoscere (Lc 2, 15), sembrano ripetere i nostri tre fanciulli come fecero quella notte i pastori. La neve continua a fioccare ma fa meno freddo e i nostri tre pastorelli, caldo il cuore, avanzano senza paura perché vogliono 8

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raggiungere Betlemme. Hanno raccolto alcuni regali con gli amici e i vicini per consegnare dei doni agli ospiti della casa. Sono contenti e orgogliosi di compiere un’opera buona; hanno rinunciato ad altri inviti per la giornata e mentre avanzano e giocano con la neve ricordano le parole della catechista, le parole di Gesù: Ogni volta che avete fatto queste cose ad uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me (Mt 25, 40). E rammentano che anche il parroco ha spiegato loro che i piccoli non sono solo i bambini e che santa Teresa di Calcutta amava salutare mostrando le cinque dita della mano per dire “LO AVETE FATTO A ME”, perché ogni piccolo è l’indirizzo del volto del Signore, casa natalizia. Mentre camminano insieme verso Betlemme, il cuore si allarga nel vedere le tante luci di Natale che addobbano le strade e le case da cui arrivano già i profumi della festa. Dalle finestre fanno capolino gli alberi natalizi, che si accendono e si spengono; e tanti presepi, che attendono Gesù, riempiono il cuore e gli occhi di gioia natalizia. Che stupore, che belli i presepi, e quanta arte e poesia! Sembra distante oggi Betlemme, perché nel freddo e nelle folate UNA VISITA A BETLEMME

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di vento che comincia ad alzarsi devono attraversare quasi tutto il paese per raggiungere la casa betlemita. E pensano al disagio di Maria e Giuseppe in quella notte santa in cui non c’era posto per loro nell’albergo (Lc 2, 7). E si chiedono se c’è posto, oggi, per Gesù nell’albergo caotico del mondo. Nella notte in cui si aprono i cieli e, spesso, si chiudono tante porte, quale capanna, quale luogo, quale grotta sceglierebbe oggi per nascere? Come ragazzi, improvvisano tante risposte e ridendo sotto la neve quasi come in un gioco, convengono nel dire che Dio Padre sceglie sempre per suo Figlio un albergo a mille stelle. Colui che tutto ha creato sceglie per casa il mondo che ama, questo mondo, sempre amato da Dio. Essi hanno imparato al catechismo e nelle associazioni che hanno frequentato che Natale è sempre un Oggi, perché Colui che è nato una volta a Betlemme, rinasce ogni volta che è accolto sinceramente nel cuore di una persona. E il cuore si fa culla, greppia, presepio, stalla, dove il Figlio di Dio è adagiato come fece in quella notte di stelle Maria: lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia (Lc 2, 7).

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E camminando, mentre ridono e scherzano, si paragonano ai tre magi che chiedono: Dov’è il re dei Giudei che è nato? Abbiamo visto sorgere la sua stella, e siamo venuti per adorarlo (Mt 2, 2). E cammina, cammina, incuranti della neve e del gelo, si ricordano dell’antica parola profetica: E tu Betlemme, terra di Giuda non sei davvero il più piccolo capoluogo di Giuda: da te uscirà infatti un capo che pascerà il mio popolo Israele (Mt 2, 6). E gioiosi, Natale nel cuore, proseguono il loro cammino, mentre la stella della fede li guida e una pace nuova abita il loro animo: Al vedere la stella, essi provarono una grandissima gioia (Mt 2, 10). Ecco, Betlemme è quasi vicina; sono trafelati, stanchi, ricoperti di neve ma fradici di gioia. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, e prostratisi lo adorarono (Mt 2, 11). Ogni piccolo è sempre con sua madre (mamma-Maria-Chiesa) ed essi sono affascinati nel vedere che il volto di Dio ha diversi colori e lineamenti, mentre è sempre unico il cuore nell’amore. Sono venuti a Betlemme, sono venuti a visitare il Signore (ParolaPane-Piccolo) che si è fatto ancora più piccolo nei bambini disabili che mamma, papà, nonni e volontari guardano e piangono. E ogni lacrima riluce come una luce di Natale. UNA VISITA A BETLEMME

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Dio veste i nostri poveri panni; prende gli accenti, le cadenze e le pause della nostra fragilità. Egli trasforma anche le parole dei nostri silenzi e si fa pane per sfamare la fame dei piccoli che vanno o ritornano a Betlemme. Betlemme, casa del pane: che fragranza, che odore, che bello, che festa! È Natale! E come sono tristi le case in cui per egoismo non c’è posto per le culle. Stanze senza culle, stanze senza futuro, mentre ogni piccolo ripete: qui a Betlemme è di nuovo Natale! Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra (Mt 2, 11). Oro è un sorriso complice; incenso è una carezza amica; mirra è una mano che si apre, dona, sostiene e solleva. E poi sciarpe, cappelli, caramelle, giocattoli, dolci e il miracolo della gioia natalizia si rinnova e si ripete ad ogni visita a Betlemme, perché da sempre e per sempre Dio ha visitato il suo popolo. E Dio non è un vecchio ritornello che nessuno canta più. Dio è Natale! Dio è Oggi a casa tua! Avvertiti poi in sogno di non tornare da Erode, per un’altra strada fecero ritorno al loro paese (Mt 2, 12). 16

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Quando si va fino a Betlemme e si incontra Gesù, la strada percorsa diventa un’altra strada perché si cammina nella fede, nella speranza e nella carità. E Lui ricostruisce le nostre strade dissestate aprendo vie anche nel deserto. E si ritorna al proprio paese, come Prisco, Alfonso e Chiara, portando il sapore del pane e del dono, grazia di Dio. Gustate e vedete come è buono il Signore! (Salmo 34, 9). Ed è sempre un sapore natalizio, condito di pace, perché a Natale è il cielo che visita la terra e la fa presepe, casa abitata da Dio, stupore sempre nuovo in una mollica di pane. Vi benedico † Giuseppe, Vescovo

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Il disegno in copertina e quelli all’interno della pubblicazione sono stati realizzati dai bambini utenti del Polo Sanitario La Filanda e dai ragazzi ospiti della Residenza Socio Assistenziale Lars di Sarno (SA).


Editing Antonietta Abete Progetto grafico Salvatore Alfano

Š 2018 EDIZIONI INSIEME via Vescovado, 4 84014 Nocera Inferiore (Sa) Telefono 081 517 04 66 insieme@diocesinocerasarno.it vescovo@diocesinocerasarno.it www.diocesinocerasarno.it


Finito di stampare nel mese di novembre 2018. Stampato su carta riciclata Cyclus Print. Per una scelta ecosostenibile



Mons. Giuseppe Giudice è nato a Sala Consilina il 10 settembre 1956 ed è stato ordinato Presbitero il 27 settembre 1986. Il 24 marzo del 2011 è stato chiamato dallo Spirito ad una nuova avventura: il 13 maggio ha ricevuto la consacrazione episcopale dal cardinale Agostino Vallini. Dal 4 giugno 2011 è il Pastore della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno. Nel 2011 ha scritto la prima Lettera di Natale, un appuntamento che si è ripetuto negli anni fino a divenire una tradizione per comunicare a grandi e piccini il mistero di un Dio che si fa carne.

€ 1,00

ISBN 9788899690038


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