Lettera di Natale 2017

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di mons. Giuseppe Giudice


"Ci sono in cielo tutte le stelle" Natale nel ricordo dei nonni LETTERA DI NATALE 2017

di mons. Giuseppe Giudice illustrazione in copertina di Giovanni Alfano


Se m’inginocchio davanti al presepio, di nascosto, che nessuno mi veda, davanti agli occhi mi riappare mia madre che sta in ginocchio davanti alla mia culla (Ernst Wiechert)


Carissimi, viene a tutti, prima o poi, la tentazione di frugare nei ricordi. A Natale, per un attimo dinanzi alla grotta, diventa perfino una necessità, e ci troviamo – senza sapere come – a sorridere o a piangere per un alberello, una letterina, una vecchia statua di gesso; ci sentiamo trasportati indietro nel tempo dalle note di un canto o dal suono di una zampogna. So bene che Natale non è un dolce ricordo, non è un tornare indietro a ripensare a come eravamo. Natale è un oggi, adesso, qui; l’Eterno entra nel tempo ed è sempre e di nuovo Natale perché il Betlemmita è nostro contemporaneo.


Ma dinanzi ad un Natale solo comprato, made in China, può essere salutare esercitare la memoria, RICORDARE, avere una memoria buona per invitare ad andare avanti con pensieri e propositi positivi. Ricordare, a Natale, vuol dire vivere con una ricchezza dentro, ridisegnare nel presepe i volti delle persone care, andare alla sostanza del dono natalizio, evitando così le cianfrusaglie e la paccottiglia, ingombri per l’esistenza. Ricordare, a Natale, diventa un esercizio del cuore per sentire ancora il fascino della notte santa, per riallacciare i fili della tradizione, per impastare i giorni nella speranza e accorgersi che Betlemme non è poi tanto lontana. Betlemme è qui se, accogliendoLo, sappiamo farci piccoli e accogliere. Per vivere un Natale semplice, vero, ricco di memoria, quest’anno ho voluto intervistare i nonni, archivi di saggezza e dispense di racconti autentici. Con i nonni voglio aprire lo scatolone della memoria e, attraverso i loro racconti, imparare la bellezza e lo stupore del Natale, gustandolo ancora. Così, riannodando i fili del tempo, si può continuare a sperare, a vivere nella luce di quella notte santa e a camminare portando nel cuore la luce natalizia, dono urgente da offrire ai tanti pellegrini sulla via della vita, sitibondi verso quella grotta. 6

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CI SONO IN CIELO TUTTE LE STELLE


Lettera di Natale 2017

Nonna, com’era il tuo Natale? Figlio mio, la parola Natale io la associo alla festa, alla famiglia, al sapore di casa, alla fraternità . Il Natale coincideva con il freddo, la neve, lo schioppettare del fuoco nel camino, il suono delle ciaramelle, la famiglia riunita per la tombola. Udii tra il sonno le ciaramelle, ho udito un suono di ninne nanne. Ci sono in cielo tutte le stelle, ci sono i lumi nelle capanne (G. Pascoli). Nonno, da dove venivano le ciaramelle? Venivano dai paesi vicini, dai luoghi di montagna e durante la novena di Natale scendevano a suonare nelle chiese, lungo le strade e nelle case le nenie natalizie. Essi cosÏ ci preparavano a quel tempo magico e stupendo della festa natalizia. Sono venute dai monti oscuri le ciaramelle senza dir niente; hanno destata nei suoi tuguri tutta la buona povera gente. CI SONO IN CIELO TUTTE LE STELLE

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Nonna, come vi preparavate al Natale? Il mese di dicembre prendeva il nome di Natale - Dicembre il mese della santa festa che ha fatto cristiane anche le nevi (C. Angelini) e la natura stessa era una preparazione alla grande festa, con scenari stupendi dipinti dalla neve e dall’inverno. Due erano i luoghi della preparazione alla festa: la Chiesa e la casa, e poi la scuola. Ma tutto avveniva nella naturalezza, con azioni semplici e belle preghiere, sgorgate dal cuore di persone natalizie, cioè sante. I grandi preparavano la legna, il ceppo per la notte di Natale e le donne già mettevano da parte la frutta secca, gli alimenti per il cenone natalizio e il vino per la festa. E il presepe? In Chiesa veniva allestito il grande presepe, mentre in famiglia il presepe era più piccolo, ma era un rito costruirlo insieme. Andavamo a raccogliere il muschio, il vischio, il pungitopo; prendevamo in cucina un po’ di farina e ovatta per la neve e poi le statuine che, conservate o acquistate di anno in anno, popolavano le scene del presepe.

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Lettera di Natale 2017

Nonna, quali canti ricordi di Natale? Il canto più bello, senza il quale non era e non è Natale, è Tu scendi dalle stelle, scritta e musicata da sant’Alfonso Maria de Liguori, un grande santo, il cui corpo riposa a Pagani, nella Basilica che porta il suo nome. Che significa: Tu scendi dalle stelle? Significa che per amore il Signore, Dio, lascia il cielo, le stelle, cioè il mondo divino, e si fa bambino, carne, e viene in mezzo a noi, al freddo e al gelo, ad abitare le stanze della nostra terra, in una stalla. Nonna, ma Dio può avere freddo? Sì, figlio mio, perché Dio per amarci veramente, per starci accanto, si è fatto ninno, bambino, e come ogni bambino ha bisogno di tutto, perciò cantiamo… quanto ti costò l’avermi amato. L’amore costa, ti fa spendere la vita, ti consuma però rendendoti felice. Cioè, nonno? Figlio mio, crescendo imparerai che amare vuol dire anche soffrire. Dio non ci ama a distanza, dal cielo, ma viene accanto a noi, gli mancano panni e fuoco, ed è un amore che si innamora e m’innamora. È l’amore a trasportare Gesù su un po’ di fieno e Dio patisce con noi e CI SONO IN CIELO TUTTE LE STELLE

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per noi, nella culla e sulla croce. A Natale il cielo scende in terra e vi mette radici e noi dalle stalle possiamo ritornare alle stelle. Nonna, perché piange Gesù? Gesù piange come ogni bambino perché ha freddo, ha fame, vuole la sua mamma. Gesù piange tutte le volte che tu piangi o lo offendi con il peccato. Ma sant’Alfonso ci spiega che Gesù piange per amore: tu piangi non per duol, ma per amore. Nonno, spiegami meglio… Sì, caro mio, quando si è nel mistero del Natale, si piange più per amore che per dolore. Chi ama piange perché vuole rendere felice l’altro e quando non riesce si addolora. Come ha pianto tua mamma quando tu sei nato… per amore e solo per amore. Il Natale di Gesù è un canto alla vita, Vita vera che viene ad asciugare le nostre lacrime facendole diventare perle e diamanti. Nonna, è bello questo canto di Natale? Sì, è il più bello, il più conosciuto, tradotto e cantato in tutte le lingue e, senza di esso, non è Natale come ha detto Giuseppe Verdi, grande musicista. 10

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Nonno, conosci altri canti di Natale? Carissimo, è tutto vero quello che ti ha raccontato la nonna sul canto Tu scendi dalle stelle, ma noi poveri ne cantavamo anche un altro, che era il ritornello delle nostre feste. Quale? Faceva così, ma è conosciuto con tante variazioni… Mo’ vene Natale nun tengo denare me leggio ‘o giornale e me vaco a cuccà… a mezzanotte ca sparan e’ botte me mett ‘o cazone e vaco a verè (R. Carosone) Sì, carissimo, i poveri ci sono sempre stati e ci saranno sempre, perché il primo povero è Gesù che, lasciando le vesti regali del cielo, si è vestito con i panni grezzi della nostra umanità. Durante le feste natalizie le povertà e le solitudini si accentuano e perciò dobbiamo vivere a Natale una carità più vera e generosa. Gesù, nei poveri, ha ancora freddo e fame e noi come i pastori e i Magi, come Maria e Giuseppe, dobbiamo scaldarlo e sfamarlo. Lo dobbiamo fare soprattutto amando e restituire l’amore che Lui ci dà. Così è sempre Natale. CI SONO IN CIELO TUTTE LE STELLE

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Nonna, che ricordi ancora del tuo Natale? Le letterine scritte dai bambini e lette al pranzo di Natale, le poesie recitate. Venivano nascoste sotto i piatti o i tovaglioli dei papà e dei nonni e, una volta scoperte, venivano lette e, mentre tutti si commuovevano, i piccoli erano contenti perché ricevevano qualche monetina. Quante promesse in quelle lettere, non sempre mantenute! Ma anche così si accendevano le luci della festa e la famiglia cresceva insieme in un sereno rapporto tra le generazioni, di Natale in Natale. Raccontami ancora… altri ricordi? Ricordo il nostro albero di Natale con le mele, le noci, i mandarini, piccoli dolci, cioccolate e regalini che venivano sorteggiati la sera dell’Epifania, mentre quella notte la Befana scendeva dal camino e lasciava i doni vicino al letto o al caminetto. Era bello, nonna? Sì, perché anche nella semplicità, la famiglia stava insieme, si apriva al vicinato, e sentiva fortemente il Natale, la festa, la gioia e anche le sofferenze e i lutti si addolcivano accanto al presepe.

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E la notte di Natale? Dopo la cena, con un menù tradizionale, tutti insieme, o quasi tutti, si recavano alla messa di mezzanotte: c’era un silenzio come di attesa lungo la strada che andava alla chiesa; e fredda l’aria di notte, in quell’ombra là solitaria. C’eran le stelle nel cielo invernale e un verginale candore di neve, ma rado e lieve. C’era una siepe nera e stecchita, parea fiorita di biancospino. E mi teneva - oh, mio sogno lontano mia madre per mano. E nella tepida chiesa, che incanto! Fra lumi e un denso profumo d’incenso e suono d’organo e voci di canto, ecco il Presepe con te, Bambino… (P. Mastri)

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Era il nostro Natale, e al centro c’era GesÚ Bambino, accolto dalle braccia di Maria e Giuseppe, e si vivevano i giorni della festa nello stupore e nella tradizione. Ma quando facevo il pastore allora ero certo del tuo Natale. I campi bianchi di brina, i campi rotti dal gracidio dei corvi nel mio Friuli sotto la montagna, erano il giusto spazio alla calata delle genti favolose. I tronchi degli alberi parevano creature piene di ferite; mia madre era parente della Vergine, tutta in faccende, finalmente serena. Io portavo le pecore fino al sagrato e sapevo d’essere uomo vero del tuo regale presepio. (D. M. Turoldo)

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Lettera di Natale 2017

Sì, ancora oggi, ci sono in cielo tutte le stelle: Nel cielo azzurro tutte le stelle paion restare come in attesa; ed ecco alzare le ciaramelle il loro dolce suono di chiesa; suono di chiesa, suono di chiostro, suono di casa, suono di culla, suono di mamma, suono del nostro dolce e passato pianger di nulla. (G. Pascoli) Vogliamo ascoltarlo ancora questo suono natalizio: viene da lontano, da Betlemme, dal cielo e prende le strade del nostro cuore, della nostra vita, della nostra storia. È un canto nella notte, è il canto di Natale, perché spunti il giorno della nascita e della rinascita per ognuno di noi, e le stelle brillino ancora. Santo Natale 2017 Vi benedico † Giuseppe, Vescovo



Editing Antonietta Abete Progetto grafico Salvatore Alfano

Š 2017 EDIZIONI INSIEME via Vescovado, 4 84014 Nocera Inferiore (Sa) Telefono 081 517 04 66 insieme@diocesinocerasarno.it vescovo@diocesinocerasarno.it www.diocesinocerasarno.it


Finito di stampare nel mese di dicembre 2017 presso C.G.M. s.r.l.


Mons. Giuseppe Giudice è nato a Sala Consilina il 10 settembre 1956 ed è stato ordinato Presbitero il 27 settembre 1986. Il 24 marzo del 2011 è stato chiamato dallo Spirito ad una nuova avventura: il 13 maggio ha ricevuto la consacrazione episcopale dal cardinale Agostino Vallini. Dal 4 giugno 2011 è il Pastore della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno. Nel 2011 ha scritto la prima Lettera di Natale, un appuntamento che si è ripetuto negli anni fino a divenire una tradizione per comunicare a grandi e piccini il mistero di un Dio che si fa carne.

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