Insieme - Marzo 2017

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MARZO 2017 N. 3 ANNO XII € 1,00

sieme MENSILE DI ATTUALITÀ E CULTURA DELL’AGRO

RESTITUIRE LA LIBERTÀ A SALERNO LA DOMUS MISERICORDIAE ACCOGLIE DETENUTI SOGGETTI A PENE ALTERNATIVE AL CARCERE

MUSICA Intervista agli Audio 2


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MARZO 2017 INSIEME

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Foto di copertina Salvatore Alfano

MARZO 2017 N. 3 ANNO XII € 1,00

sieme MENSILE DI ATTUALITÀ E CULTURA DELL’AGRO

RESTITUIRE LA LIBERTÀ

MUSICA Intervista agli Audio 2

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EDITORIALE Il disagio nascosto di Silvio Longobardi

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LETTERE IN REDAZIONE a cura di Antonietta Abete

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Carceri bomba di Salvatore D’Angelo

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“Ho incontrato un’umanità bisognosa di una carezza” di Antonietta Abete

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Il Progetto Carcere di Antonietta Abete

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34. Paolo Falciani, impegnato nel Servizio Civile all’estero

60. Cultura: i nostri consigli

Sommario

L'APPROFONDIMENTO Restituire la libertà di Silvio Longobardi

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22. Riparte la radioterapia al Centro D’Agosto

VITA NELL’AGRO a cura di Salvatore D’Angelo “Sono le venti? No, venticinque!” Speciale Audio 2 SCUOLA&UNIVERSITÀ di Martina Nacchio No al bullismo a caratteri cubitali Il ricordo rende liberi Il concorso scolastico dedicato a Sant’Alfonso Maria Fusco

VITA ECCLESIALE 30 Messaggio per la Quaresima 31 Sentieri liturgici di don Carmine Cialdini 32 Intervista al professore Andrea Grillo di Mariarosaria Petti 39 È ancora tempo di Santità di Fabio Senatore NEWS PARROCCHIE 44 Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti

in punta di matita...

A SALERNO LA DOMUS MISERICORDIAE ACCOGLIE DETENUTI SOGGETTI A PENE ALTERNATIVE AL CARCERE

IN PARROCCHIA 48 Pagine parrocchiali a cura di Antonietta Abete

RUBRICHE 58 Le suore francescane di Sant’Antonio di p. Paolo Saturno 59 In versi di mons. Giuseppe Giudice 60 Cultura 62 Miseria e nobiltà di Peppe Iannicelli


EDITORIALE di Silvio Longobardi

Il disagio nascosto

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e notizie volano e si perdono nell’etere, tutto si consuma in fretta, anche i drammi. Agli inizi di febbraio Michele, 30 anni, ha scelto di togliersi la vita perché era “stufo di dover rispondere alle aspettative di tutti senza aver mai visto soddisfatte le mie”. Ha bussato a tante porte con il suo diploma di grafico ma è rimasto sempre a piedi. Alla fine, si è stancato di aspettare il suo turno ed ha deciso di togliere il disturbo. Un gesto sproporzionato, senza dubbio. Ma come si arriva a tanto? Qual è il disagio nascosto che ad un certo punto esplode in una forma così drammatica? Qualche giorno dopo, in Liguria, un altro dramma, il protagonista ha solo sedici anni. Alle spalle una storia difficile, una mamma adottiva che non è riuscita a contenerlo, voleva staccarlo da quello spinello in cui troppi giovani ripongono fragili speranze. È stata lei stessa a chiamare le forze dell’ordine, pensava di richiamarlo alla ragione ed invece ha suscitato una reazione sproporzionata e irragionevole. Il ragazzo si è sentito accerchiato ed ha deciso di chiudere i conti con la vita. Fatti come questi impongono il silenzio ma chiedono anche una riflessione. Non possiamo archiviarli come episodi isolati, lasciano intravedere un disagio ampio e radicato, un disagio nascosto che rischia di minare il futuro delle giovani generazioni. Che cosa accade a questi giovani? Che cosa cercano e non trovano? Quali e quante promesse illusorie hanno ricevuto? Chi vende loro cibo avvelenato? Chi fa loro credere che con una canna possono dimenticare le brut-

ture della vita? Che cosa rende questi giovani oggettivamente più fragili? Perché si sentono incompresi e tendono chiudersi, non cercando e rifiutando l’aiuto degli adulti? I genitori appaiono sempre più spesso confusi e impotenti e, dinanzi a questi eventi di cronaca, anche più impauriti. Invece di dare e promettere cose, dovrebbero impegnarsi a restare accanto ai loro figli, a volte solo per ascoltare e incoraggiare. So bene che tanti cercano di farlo ma incontrano porte chiuse, una specie di diffidenza innaturale. “Mia madre mi odia”, mi disse una ragazza sulla soglia dell’adolescenza. In fondo non ci credeva nemmeno lei, era solo un modo per proclamare che sentiva un disagio che non sapeva spiegare né contenere. Ma sono questi i nostri giovani e se non riusciamo ad entrare nel loro mondo, si allontaneranno sempre di più. Rischiamo di perderli. La scuola ha grandi potenzialità e grandi responsabilità. Ma è un tema troppo ampio per affrontarlo in poche parole. C’è una responsabilità collettiva che pesa sulle spalle degli adulti. Abbiamo il dovere di ascoltare il disagio. Non speculando sulla morte di un ragazzo e invocando droga per tutti. Ma dando risposte serie alle domande inespresse, quelle che riguardano la vita e la morte, l’amore e il dolore. Quelle che sono capaci di dare un senso ai fragili giorni del nostro vivere. Un dovere di tutti, anche di quei politici che oggi appaiono affaccendati in tutt’altre cose, ai loro occhi più interessanti di due giovani che se ne vanno sbattendo la porta. MARZO 2017 INSIEME

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LETTERE IN REDAZIONE a cura di Antonietta Abete

Il Papa abbraccia Lucia, dietro la transenna i suoi genitori

UNA FAMIGLIA DAL PAPA

«F

orse Dio si darà pensiero di noi e non periremo», queste parole del profeta Giona, al centro della catechesi di papa Francesco lo scorso 18 gennaio, mi hanno ricordato che pregare e sperare in Lui non è inutile, anzi. È uno dei flash che ricordo maggiormente di quella giornata, tra le più belle e importanti per la mia famiglia. Carissimi amici di Insieme, mi chiamo Annarita e scrivo anche a nome di mio marito Prisco e di mia figlia Lucia, che ha otto anni. Voglio condividere con voi lo straordinario e inatteso incontro con il Santo Padre. Vedevo la partecipazione all’udienza generale del mercoledì solo con gli occhi della fatica. Ci eravamo stati qualche anno fa, in piazza San Pietro, per il Giubileo delle Misericordie d’Italia, di cui facciamo parte. Una giornata stancante. Il pontefice lo avevamo visto da lontano e di sfuggita sulla papamobile. Ero preoccupata che la bambina non ce la facesse, ma Prisco ha insistito: «Questa volta sarà diverso». Non aveva torto! Alle 6.30, insieme a una coppia di amici, eravamo in fila per entrare. Abbiamo preso posto nell’aula Paolo VI e atteso il papa, chiacchierando con le persone sedute vicino. Quante storie e quante esperienze. Sarebbero bastate da sole a dare senso alla giornata. Alle 9.30 è entrato il Papa. Lucia ha cominciato a piangere, emozionatissima. Con attenzione abbiamo ascoltato la catechesi. «La preghiera ti porta avanti nella speranza e quando le cose diventano buie, occorre più preghiera! E ci sarà più speranza», che incoraggiamento!

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Di lì a pochi minuti la nostra giornata avrebbe preso una piega inaspettata. Francesco si è avviato verso l’uscita e, come fa di solito, si è avvicinato alla transenna. Quando ha visto Lucia piangere è venuto ad abbracciarla. L’ha stretta forte. Che intensità. Vederla stretta tra le sue braccia ha fatto scendere copiose lacrime di gioia sul mio volto e quello di Prisco. Un’emozione suggellata da un bacio del Papa sulla fronte di Lucia e da una frase: «Tranquilla, stai tranquilla». Nelle settimane precedenti la nostra principessa era stata giù di morale, anche per un piccolo problema di salute. Abbiamo letto quelle parole come una rassicurazione. Un padre, il Santo Padre, ci diceva di stare tranquilli. E poi Lucia che ci diceva, con l’innocenza dei bimbi: «Mamma, mi sento liberata». Probabilmente dalle tensioni dell’ultimo periodo, che lei ha percepito molto. Resterà una giornata indimenticabile. Ho conservato il maglioncino che indossava Lucia in una bustina, perché ricordi per sempre questo momento di grazia. Ho scritto a voi perché questa esperienza serva a tutte le famiglie affinché non si perda mai la speranza. Annarita, Prisco e Lucia Fortino

“Tu sai cosa desideri, ma Dio solo sa che cosa ti giova” (Sant’Agostino). Grazie, amici, per questa bella testimonianza, un invito a rimanere aggrappati alla preghiera senza smarrire il sorriso. Neppure quando la vita ci chiede di percorrere qualche tratto in salita.


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L'APPROFONDIMENTO a cura della redazione

Restituire la libertà “R

Foto Salvatore Alfano

icordatevi dei carcerati” (Eb 13,3). Questa esortazione biblica è stata accolta e vissuta fedelmente dalla comunità cristiana, trovando risposte diverse lungo i secoli. Per restare alla nostra terra, basta pensare all’opera del beato Bartolo Longo a favore dei figli dei carcerati. Lo scopo immediato del carcere è quello di arrestare il male e mettere colui che lo compie in condizione di non nuocere. Ma se questo fosse l’unico obiettivo, sarebbe ben poca cosa. Una sconfitta per tutti. In realtà, la detenzione è soltanto la premessa della riabilitazione morale. Non possiamo accontentarci di rimettere in libertà una persona, al termine della pena prevista dalla legge. Dobbiamo fare molto di più, dobbiamo restituire alla persona la sua libertà, restituire l’uomo a se stesso, fargli riscoprire la sua dignità. È la storia che raccontiamo in questo dossier. Non viviamo sulla luna. Sappiamo che tante volte (il più delle volte, dicono i pessimisti) il carcere, invece di innescare un processo di effettiva liberazione, favorisce una maggiore radicalizzazione, non solo non estirpa la volontà del male ma la rende ancora più acuta. Lo sappiamo ma non per questo ci rassegniamo. La presenza di un cappellano nelle carceri è segno di una Chiesa che condanna

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il male ma tende la mano a colui che lo ha commesso. Una Chiesa che vuole offrire a tutti e sempre la possibilità di aprire un capitolo nuovo. Don Rosario Petrone ha compreso che l’attività che svolgeva in carcere non era sufficiente, bisognava fare qualcosa per quelli che, uscendo dal carcere, non hanno una casa né una famiglia che li attende. E rischiano così di ricadere nel vuoto. Nasce così la Domus Misericordiae. Una bella esperienza, da conoscere e far conoscere, uno dei tanti e nascosti frammenti di solidarietà che mostrano la perenne fecondità del Vangelo. Parlando ai giovani universitari di Roma Tre, Papa Francesco ha ricordato che il volontariato sociale è una risposta doverosa per vestire di umanità la nostra società: “Tante urgenze sociali e tante situazioni di disagio e di povertà ci interpellano: pensiamo alle persone che vivono per strada, ai migranti, a quanti necessitano non solo di cibo e vestiti, ma di un inserimento nella società, come ad esempio coloro che escono dal carcere” (17 febbraio 2017). Un invito da prendere sul serio se non vogliamo rimanere chiusi in una visione egoistica in cui la paura soffoca ogni speranza. Silvio Longobardi


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L'APPROFONDIMENTO

CARCERI BOMBA L a situazione delle carceri campane non è diversa da quella registrata a livello nazionale. Dei quindici istituti di pena distribuiti sul territorio regionale, appena tre scontano una presenza di detenuti nei limiti previsti dalla legge. I dati del Ministero della Giustizia aggiornati al 31 gennaio 2017 sono eloquenti. I reclusi sono 7066, rispetto a una capienza regolamentare fissata a 6114 posti. C’è, dunque, un esubero di 952 persone. Si salvano solo le case di reclusione di Aversa, ex Ospedale psichiatrico giudiziario, il primo d’Italia fondato nel 1876 e dal quale evase in maniera clamorosa Raffaele Cutolo, il carcere di Carinola e quello di Eboli. Per il resto i numeri sono spaventosi. A guidare la lista sono i penitenziari di Napoli. A Poggioreale ci sono 2.090 persone a fronte dei 1.611 previsti. Non va meglio a Secondigliano: 1.353 persone a fronte di 1.029 posti. Seguono il carcere di Santa Maria Capua Vetere, 973 detenuti di cui 102 donne a fronte degli 833 posti previsti, Benevento, 369 detenuti a fronte di 254 posti regolari, e Salerno: a Fuorni ci sono 475 detenuti, di cui 48 donne, rispetto ai 367 fissati. Sfora di poco Avellino, dove ci sono 513 detenuti, dodici in più della norma. Al 31 gennaio gli stranieri detenuti nei penitenziari campani, di cui 292 solo a Poggioreale, erano 906. Secondo il rapporto 2016 dell’associazione Antigone, la Campania ha un tasso di affollamento superiore al 100 per cento, per la precisione del 113,1 per cento. Qualcosa è migliorato rispetto al

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Immagine di repertorio

I penitenziari campani ospitano circa mille detenuti in più della capienza regolare. Situazione al limite a Salerno. Rating positivo per il Tribunale di Nocera Inferiore, dove i processi definiti superano quelli iscritti


dicembre 2009, quando Antigone registrava un sovraffollamento del 143 per cento. Dato negativo che accomunava tutte le venti regioni italiane, mentre a giugno 2016 in sette sono andate sotto il 100 per cento. A determinare l’inversione di rotta è stata la legge 199 del 2010, che consente di scontare l’ultimo anno di pena (alzato poi a un anno e mezzo nel 2010) in detenzione domiciliare. Secondo il rapporto, sono 19.812 i detenuti che devono scontare una pena residua inferiore ai tre anni e dunque potrebbero accedere alle misure alternative, con un rischio recidiva bassissimo. Nel 2015 lo 0,79 per cento delle persone che scontava una misura alternativa ha commesso un nuovo reato. È stato lo 0,76 per cento nel 2014 e lo 0,92 per cento nell’anno precedente. «Percentuali irrisorie», per l’associazione. Per questo da Antigone si chiede di destinare entro il 2020 il 20 per cento del bilancio del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria in misure alternative. In crescita i dati dello strumento della messa alla prova, che dal 2014 è stato esteso anche agli adulti mentre prima era applicabile solo per i minorenni. L’aumento della popolazione penitenziaria riguarda essenzialmente la quota dei detenuti in custodia cautelare. «I numeri salgono a legislazione invariata – si legge nell’ultimo rapporto – e nonostante non crescano i numeri delle denunce pervenute all’autorità giudiziaria. Aumentano i presun-

ti innocenti. I detenuti in custodia cautelare sono complessivamente cresciuti di 1.078 unità, ovvero la quasi totalità dei 1.318 detenuti in più nell’ultimo anno». Intanto, per quanto riguarda i dati della giustizia penale del circondario di Nocera Inferiore si registra un lieve miglioramento della percentuale tra processi iscritti e quelli definiti. Anche se di poco, sembra ridursi il cumulo di giudizi arretrati. Secondo i dati diffusi dal Ministero della Giustizia, rilevazione al 30 settembre 2016, al Tribunale di Nocera Inferiore le cose sono andate meglio del 2015. Il rating di 1,08 assegnato dall’analisi ministeriale certifica l’impegno a ridurre il contenzioso. Infatti, i giudizi definiti, 7.745 per il penale, hanno superato quelli iscritti, ovvero 7.178. Insomma, si è riusciti a erodere anche un po’ di cause vecchie. Un risultato che tiene conto dell’ampliamento del circondario a causa della riforma della geografia giudiziaria. I giudici nocerini hanno competenza sui comuni di Angri, Corbara, Nocera Inferiore, Nocera Superiore, Pagani, Roccapiemonte, San Marzano sul Sarno, San Valentino Torio, Sant’Egidio del Monte Albino, Sarno, Scafati, Mercato San Severino, Cava de' Tirreni, Baronissi, Bracigliano, Calvanico, Fisciano, Siano, Castel San Giorgio. Salvatore D’Angelo

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Inaugurata lo scorso 9 novembre a Salerno, la Domus Misericordiae è centro di accoglienza per detenuti soggetti a misure alternative alla pena detentiva. Anima e promotore del progetto è don Rosario Petrone, dal 2011 cappellano del carcere di Fuorni In foto don Rosario Petrone durante l’intervista. Alle spalle, la chiesa Sant’Eustachio martire, nella frazione di Brignano Inferiore nel comune di Salerno

«T

ra poco riavrò la mia libertà, ma non so dove andare». Le parole di Jean Claude, detenuto nella Casa Circondariale di Salerno, trapassano l’animo di don Rosario Petrone. Classe 1974, è stato ordinato sacerdote il 28 giugno del 2008 da mons. Gerardo Pierro, arcivescovo metropolita di Salerno-Campagna-Acerno che gli affida la responsabilità dell’Ufficio Migrantes. Il servizio agli immigrati è affascinante e impegnativo. «A Salerno – racconta – ci sono 12 etnie diverse sul territorio. Insieme ai giovani del laicato saveriano abbiamo fatto un buon lavoro». Nel 2010, alla guida dell’Arcidiocesi arriva mons. Luigi Moretti. Il 7 gennaio del 2011 nomina il giovane sacerdote cappellano del carcere di Fuorni. Dopo 44 anni di servizio, padre Riccardo Sommella, vincenziano, andava in pensione. «Non lo avevo mai visto in diocesi, poi ho capito il perché. Il lavoro con i detenuti non conosce sosta». È l’inizio di una nuova ed esaltante sfida. «Non sapevo che in carcere vi fosse un cappellano – confessa – e questo fa emergere una criticità nella formazione. Sapevamo che il Vescovo in occasione della festa di San Matteo andava in carcere a celebrare la Messa, ma noi seminaristi non eravamo coinvolti». Ricorda con precisione la prima volta che ha messo piede in carcere. «I poliziotti mi accompagnarono al secondo piano dell’alta sicurezza, una delle sezioni del penitenziario, per celebrare una Messa in socialità. Non avevo mai visto una cella né un carcerato. Entro in un ambiente spoglio di tutto, al centro un tavolo da ping pong. Poggio la mia valigetta e preparo per la celebrazione eucaristica. Entrano 40 detenuti, tutti in piedi e spalle al muro. Accompagnata dal rumore della porta sbattuta e della chiave che girava nella serratura è iniziata la mia prima Messa in carcere».

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“HO INCONTRATO UN’UMANITÀ BISOGNOSA DI UNA CAREZZA”

di Antonietta Abete fotografie Salvatore Alfano


Sei anni di servizio in un penitenziario sono un condensato di incontri, confidenze, paure, sfoghi: «Ho incontrato un’umanità bisognosa di una carezza. Anche Gesù si fermava lungo le strade con gli ultimi». Qui tocca con mano la sofferenza ogni giorno. E le storie al limite, quelle degli invisibili, gli si attaccano addosso. «Gli italiani senza fissa dimora e gli immigrati mi hanno toccato il cuore: non hanno nessun riferimento, né sociale né familiare. Molti detenuti affrontano il fine pena con una grande paura, senza prospettiva». Anche per Jean Claude era così. «Tra poco riavrò la mia libertà, ma non so dove andare». Una silenziosa richiesta di aiuto. In quei mesi, il sacerdote stava ristrutturando la parrocchia Sant’Eustachio Martire, nella frazione di Brignano Inferiore nel comune di Salerno. Dal piazzale antistante la chiesa si scorge il mare. Una pozza di azzurro che quasi si confonde con il cielo: “Accoglietevi gli uni gli altri come anche Cristo ha accolto voi, per la gloria di Dio” (Rm 15,7). Don Rosario fa dormire Jean Claude in un container nel giardino della parrocchia. Inizia a bussare a tutte le porte, prima a quelle del Comune, poi a quella del sindaco fino a quando ottiene una struttura a pochi passi dalla comunità parrocchiale. I locali diventano la Domus Misericordiae, un centro che offre accoglienza cristiana e un reinserimento sociale ai detenuti soggetti a misure alternative alla pena detentiva, con un’attenzione speciale per gli immigrati, le persone senza fissa dimora o in grave situazione di disagio.

“Avete conosciuto la forza del dolore e del peccato; non dimenticate che avete a disposizione anche la forza della resurrezione e la forza della misericordia che fa nuove tutte le cose” Papa Francesco

«Non pensiamo di essere bravi, nonostante le mille difficoltà ci sforziamo di rimanere accanto a chi vive l’abbandono. Il Ministero della Giustizia, nel presentare le misure alternative alla pena, precisa che se i detenuti sono inseriti in un contesto sociale adatto, si riducono le recidive. In altre parole, lo Stato ci sta dicendo che il carcere non serve a nulla se non si mette in moto una macchina che recuperi la persona. Noi cerchiamo di offrire un ambiente diverso dal carcere, ci impegniamo a dare un senso di famiglia. Il Vescovo ad esempio, lontano da ogni clamore e dai riflettori, ha condiviso con noi il pranzo di Natale». La casa ha accolto i primi detenuti a maggio del 2016, il 9 novembre è stato siglato il protocollo d’intesa con la Diocesi di Salerno, il Comune di Salerno, la Casa Circondariale di Salerno, il U.E.P.E. (Ufficio per l’esecuzione penale esterna) e il Tribunale di Sorveglianza. «Cerchiamo di opporci ai sistemi di razzismo che ci vengono imposti. Io non capisco perché chi lascia la propria terra alla ricerca di un futuro migliore ed è senza documenti, debba essere arrestato», racconta. Gli ricordo che oggi vi è una grande paura del terrorismo. «Se dovessi pensare alla paura, non avrei aperto questa casa. I cristiani non hanno paura perché sanno che Cristo cammina con loro. Così si cambia il mondo», risponde. MARZO 2017 INSIEME

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L'APPROFONDIMENTO

La Domus Misericordiae

Una delle stanze della struttura

La struttura. La domus, accogliente e luminosa, è stata tinteggiata e messa a posto dagli stessi detenuti. Qualche dato: nel carcere di Salerno, per 500 detenuti vi sono 4 educatori, qui per 6 detenuti ve ne sono 2. «Non abbiamo nessuna pretesa – racconta don Rosario – se riusciamo ad aiutare una sola persona, abbiamo fatto molto. Tanto». La casa è a pochi passi dalla parrocchia: «Ho rassicurato la mia comunità. I detenuti non arrivano così, sono io a dare la disponibilità ad accoglierli dopo averli conosciuti di persona. È chiaro che bisogna mettere in conto qualche delusione, fa parte del pacchetto» dice mentre sediamo al tavolo della luminosa cucina e ci viene offerto un caffè. Il suo sguardo si posa sui ragazzi presenti in casa quel sabato mattina e che ascoltano con attenzione ogni parola. L’azione educativa qui è senza sosta. Insieme a don Rosario c’è Oriana, la giovane ha iniziato un percorso di consacrazione laicale nell’Ordo virginum ed è la responsabile della struttura, affiancata da uno psicologo, operatori qualificati e ragazzi del Servizio Civile. Sei i detenuti accolti, con programmi personalizzati cuciti su misura per loro. Vi è Azzedine, algerino, che ha concluso la sua pena e vive qui in attesa di ottenere il permesso di soggiorno, altrimenti sarà espulso. Odin è giamaicano, è arrivato da poco e parla solo l’inglese. È in attesa di processo, agli arresti domiciliari. Ionut, rumeno, è un semidetenuto, va solo a dormire in carcere. Durante la giornata, la Domus Misericordiae è la sua casa. Poi ci sono Fità e Giuseppe che ci raccontano la loro storia.

I VOLTI

Oriana, la responsabile della casa. Alle sue spalle, Abdul Fita

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Abdul Fita è stato in carcere per cinque anni. Occhi scuri e profondi, ascolta ogni cosa con attenzione. È arrivato in Italia nel ’99, solcando con un barcone il mare che separa l’Italia, il Paese dei sogni di riscatto, dal Marocco. Resta in Spagna tre mesi, poi va a Torino, a Milano ed infine arriva a Salerno. «La zona di Battipaglia ti ha rovinato!», gli dice sorridendo don Rosario. Nel suo sguardo c’è attenzione, incoraggiamento, un’iniezione di fiducia. Sembra dirgli: “Forza, ce la puoi fare, non ti arrendere” mentre lo invita a continuare il racconto. Nella pianura a sud di Salerno, Abdul lavora nei campi. «Ho fatto il bracciante per otto anni, con regolare permesso di soggiorno. Guadagnavo 30 euro al giorno, avevo anche una busta paga». Poi è accaduto quello che capita a molti: cattive amicizia, un paio di rapine e per lui si sono aperte le porte del carcere. Qui, dopo un periodo iniziale, il giovane inizia a stare male. Soffre di depressione e attacchi di panico. Che cosa accade quando la porta ti si chiude alle spalle, privandoti della libertà, in un Paese dove non hai nessuno? Abdul non ha retto. Qualcosa nel suo animo si è graffiato. «Ho cercato di tirarlo fuori, racconta il sacerdote, perché la sua depressione era incompatibile con la detenzione. Era stato condannato a 7 anni, ne ha scontati 5. Quando la pena residua è inferiore ai tre anni è possibile chiedere una misura alternativa al carcere».


Giuseppe

È seguito da un punto di vista medico e legale, può uscire due ore al giorno, realizza piccoli lavori di manutenzione per la struttura. «Se la relazione stilata dalla struttura sarà positiva, il giudice gli potrà concedere qualche ora in più di libertà». Quando alle spalle vi è tanto dolore, solo i sogni possono donare la forza per continuare a vivere. Senza ricommettere gli errori del passato. E Abdul di sogni nel cuore ne ha ancora tanti: desidera tornare in Marocco per riabbracciare la sua mamma, vuole sposarsi. «Ringraziamo Dio e il “Signore di don Rosario” che mi ha aiutato», conclude. Il sacerdote sorride. Abdul è musulmano, ma in questa casa la misericordia non indossa nessun vestito. È cucita sull’uomo. Giuseppe 60 anni, capelli bianchi e sguardo intenso. La prima sensazione è che non c’entri nulla con questo contesto. Giuseppe è originario di Santa Maria di Castellabate, nel cuore del Cilento. Aveva un distributore di benzina e una grande passione per la pesca sportiva. Nelle acque blu cobalto, insegnava alle persone ad avere un rapporto con la natura. «Bisogna avere qualche elemento di biologia e conoscere le alte e basse maree», spiega. «Tra fidanzamento e matrimonio, ho passato più di 25 anni insieme a mia moglie», aggiunge. Due figli che non vede da un po’ sono il frutto di quell’amore che 10 anni fa si è sfilacciato, segnando un difficile cambio di passo nella sua vita. Quando il matrimonio entra in crisi, Giuseppe si ritrova senza casa e perde anche il lavoro. Chiede aiuto al Comune, vuole un’abitazione per superare quel brutto momento. Non riceve risposta dalle istituzioni e così occupa uno stabile sequestrato alla camorra e non utilizzato. «Per necessità ho guidato l’auto sottoposta

a sequestro». Due scelte dettate dalla necessità che gli costeranno care. È arrivato alla Domus Misericordiae a Natale direttamente da Firenze dove si era trasferito alla ricerca di un lavoro stabile. «Siamo stati contattati dall’Ufficio per l’esecuzione esterna della pena – racconta don Rosario –. Mi hanno detto che era un peccato mandarlo in carcere, solo perché non aveva nessuno che potesse offrirgli una detenzione familiare». Passa le sue giornate leggendo libri e dando una mano per le pulizie. «Nella vita si incontra tanta gente che ti accoglie con il sorriso. Cui non segue nessun aiuto. Nessun gesto concreto. La concretezza è questo posto». Giuseppe non è mai entrato in carcere perché per lui si sono aperte le porte di questa struttura. Se in Italia le politiche sociali funzionassero davvero, la vita di Giuseppe avrebbe preso una piega completamente diversa.

Mentre stiamo per andare in stampa, Abdul Fita viola la libertà vigilata e torna in carcere. In redazione siamo pervasi da un pizzico di amarezza e delusione. Don Rosario, invece, è sereno. Il sacerdote ha messo in conto che la strada per giungere al pieno reinserimento sociale è costellata da mille cadute e numerose prove. E che ogni mattina è necessario rimboccarsi le maniche e affidare ogni cosa nelle mani di Dio. Da parte nostra ci impegniamo a continuare a tenere i riflettori accesi su un progetto che può fare solo bene alla città di Salerno e al nostro territorio.

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Foto Salvatore Alfano

IL PROGETTO CARCERE

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n Italia, 50.000 detenuti scontano la pena in carcere, 30.000 agli arresti domiciliari. Un dato inquietante. «Di queste persone non sappiamo nulla. Non sappiamo se stanno bene né se hanno bisogno di aiuto e supporto», spiega don Rosario Petrone, cappellano del carcere di Fuorni. Nell’immaginario comune, quando parliamo di arresti domiciliari, pensiamo che vi sia una famiglia che accudisce il detenuto. Spesso invece non c’è nessuno. E gesti semplici, come pagare le bollette e fare le spese, in assenza di amici o volontari si tramutano in difficoltà enormi. Dinanzi a tutto questo, molti preferiscono ritornare in carcere. Il Ministero della Giustizia, in collaborazione con Caritas Italiana e la Conferenza Episcopale Italiana, ha promosso il Progetto Carcere. Alla stesura del bando ha partecipato anche don Rosario che è membro del comitato di valutazione. «La Provvidenza ha voluto che io partecipassi alla stesura del bando, insieme ad al-

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tri esponenti della Caritas nazionale, come unico cappellano d’Italia». 84 le Caritas che hanno aderito al progetto che prevede azioni di sensibilizzazione della comunità civile e religiosa, l’housing sociale – ovvero la formazione e l’accompagnamento dei detenuti – e la detenzione domiciliare. «Noi agiamo su tutti e tre gli ambiti», spiega. La Caritas di Salerno, insieme all’associazione Migranti Senza Frontiere, seguirà 20 detenzioni domiciliari, 10 nella diocesi di Salerno e 10 nella nostra Diocesi, coinvolgendo la Caritas. «Un segno di continuità – spiega mons. Giuseppe Giudice –. Quest’anno, in tutte le parrocchie, la notte di Pasqua sarà illuminata da ceri preparati dai fratelli detenuti. Come al Tempo di Pasqua segue quello ordinario, così la scelta di aderire a questo progetto è fatta nel solco di una continuità che deve avvolgere la vita della Chiesa e di ciascuno di noi». In questo modo la luce della misericordia potrà rimanere sempre accesa. Antonietta Abete

Odin, ragazzo giaimaicano accolto nella Domus in attesa del processo

Il Ministero della Giustizia, in collaborazione con Caritas Italiana e la Conferenza Episcopale Italiana, ha promosso il Progetto Carcere. Nella nostra diocesi, attraverso l’impegno della Caritas, saranno seguite dieci detenzioni familiari


VITA NELL'AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

GLI AUDIO 2. MINA, I TALENT, LA MUSICA NAPOLETANA E I PROGETTI FUTURI

SONO LE VENTI? NO, VENTICINQUE!

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ozze d’argento musicali per gli Audio 2. Giovanni Donzelli e Vincenzo Leomporro si sono raccontati e hanno raccontato la loro storia musicale durante un forum con la redazione di Insieme. Il duo ha firmato i più grandi successi recenti di Mina. Un colloquio in esclusiva durante il quale hanno annunciato l’uscita di un nuovo disco di inediti. In principio fu una partita di pallone, poi è stato molto di più. Giovanni Donzelli e Vincenzo Leomporro si sono conosciuti negli anni Settanta, su un campo di calcio improvvisato, quello realizzato nel vicolo di Napoli che separava i palazzi dove abitavano. «Non conoscevo il suo nome – ha spiegato Giovanni – sentivo solamente che Enzo mi chiamava “Donnarumma”. Non sapevo fosse un cognome, tant’è che dopo l’ennesimo richiamo stavo per reagire male. Pensavo mi volesse insultare. Fortunatamente Enzo si spiegò: credeva mi chiamassi così». Da una rissa mancata è nata un’amicizia personale e professionale che dura da decenni. Quei due compagni di calcetto, amanti della musica, si ritrovarono dopo qualche anno nel gruppo Chiari di luna. A

metà anni Settanta i complessi si formavano e si scioglievano di continuo. Così fu pure per loro. Dopo un anno e mezzo gli altri due componenti del gruppo scelsero altre strade. Enzo e Gianni restarono insieme dando vita, qualche tempo dopo, agli Audio 2. «Furono anni di provini e audizioni – ha detto Enzo – ma la passione per la musica e per la scrittura musicale ci teneva uniti, fino al debutto davanti al grande pubblico».

L’INCONTRO CON LA VOCE

E che pubblico! Era quello di Mina, che scelse la loro Neve per lanciare l’album Sorelle Lumière. Si trattava del primo atto di una lunga collaborazione, mai esauritasi, con la più grande interprete musicale italiana: la voce, così la definiscono Enzo e Gianni. Un rapporto duraturo nel tempo, basta ricordare che Acqua e sale, cantata da Mina e Adriano Celentano, poi tradotta in tutto il mondo, porta sempre la firma degli Audio 2. Così come un altro “bottino” di brani che la Tigre di Cremona dovrebbe incidere: «Abbiamo dato dodici brani a Mina – ha rivelato Leomporro –, sperando facciano parte del suo prossimo disco personale». MARZO 2017 INSIEME

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Il Vescovo consegna il giornale agli Audio 2

Canzoni che non sono state realizzate su misura. Né quelle di oggi, né quelle di ieri, tranne qualche rara eccezione. Un esempio è Raso. Un merito della “voce”: «Mina ha una capacità di adattamento incredibile – ha confermato Gianni –. Quando le piace un pezzo, lo canta. Lei può cantare tutto. Sceglie non in base allo stile, alla struttura, ma in base al gusto che prova nel cantare quella canzone. E non cambia idea. Se per lei un pezzo è bello, lo fa». Enzo ha confessato anche il metodo di selezione utilizzato da Mina: «Per lei c’è il brano bello, quello brutto e quello carino. Quando utilizza quest’ultimo termine vuol dire che il pezzo non va, che lo ha “carinamente” scartato. Fa così perché ha sempre rispetto massimo di chi ha difronte».

VENTICINQUE ANNI INSIEME

DAL NAPOLETANO AL NEOMELODICO

Nella chiacchierata si è parlato di musica napoletana, quella vera. «Oggi quello che viene spacciato per musica napoletana è solo cafonaggine»: ha detto Gianni. Si riferiva ai neomelodici. «Prima del Festival di Sanremo – ha continuato –, la musica italiana era quella napoletana. Rappresentava l’Italia melodica. Poi ci siamo fatti scippare l’istituzione del festival di Napoli, portata a Sanremo». «Molti – ha aggiunto Enzo – non cantano napoletano, ma un simil italiano con forte cadenza partenopea. Chi davvero canta la musica napoletana, non i neomelodici, viene considerato di nicchia». Accade pure se si vende tanto, come ad esempio Enzo Gragnaniello o Mina, quando incise l’album Napoli secondo estratto che conteneva come unico inedito Cu ‘e ‘mmane sempre degli Audio 2.

In attesa del disco della Mazzini, Gianni ed Enzo si preparano alle loro “nozze d’argento” musicali. Il sogno nel cassetto di Gianni è un doppio cd, con almeno venti canzoni, per omaggiare Lucio Battisti. Nell’immediato, invece, ci sono degli inediti. «Per i nostri venticinque anni di musica – ha raccontato Enzo – pubblicheremo un disco di nuove canzoni, arricchito da qualche reinterpretazione dei nostri brani storici in collaborazione con qualche nostro collega. Ci sono un po’ di cose che bollono in pentola». Tra i brani riproposti sicuramente ci saranno Acqua e sale, Rotola la vita, Alle venti, Io ho te. «Canzoni storiche e rappresentative», ha aggiunto Donzelli.

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Foto ricordo con la redazione di Insieme

INSIEME MARZO 2017


TALENT NON È TALENTO Nota dolente è stata quella dei talent. Programmi ostaggio delle case discografiche: «Chi detiene il potere contrattuale li sovvenziona perché fanno tendenza». Gianni ha un’idea chiara: «Mancano i talent scout di un tempo, i programmi televisivi non svolgono questa funzione. Non ci sono più gli scopritori di talenti, che in passato hanno contribuito a scovare i più grandi. Le case discografiche non danno fiducia». Secondo Gianni Donzelli: «Le major finanziano i talent, investono su queste strutture perché fanno da setaccio. Uno alla fine pure uscirà e nel frattempo avrà già migliaia di ragazzine ad attenderlo. Non vuol dire investire su un artista, ma aspettare alla finestra che emerga un vincitore. È solo profitto a discapito dei più giovani. Un oltraggio alla cultura musicale». A proposito di cultura, Enzo ha dato un consiglio alle nuove leve della canzone italiana: «Ci sono giovani che non conoscono i Queen, i Pink Floyd, i Genesis. Prima di dire voglio fare, faccio l’artista, l’autore, è necessario sentire la musica, questa musica. Non bisogna rapportarsi solo con la discografia degli ultimi dieci anni». Salvatore D’Angelo

Mina

UN PO’ DI AUDIO 2

Giovanni Donzelli ed Enzo Leomporro

Gli Audio 2, al secolo Giovanni Donzelli e Vincenzo Leomporro, debuttano nel 1993 con il loro primo disco, dopo anni di brani firmati per i più celebri artisti italiani. Grazie a Massimiliano Pani, figlio e produttore di Mina, si presentano con il cd omonimo Audio 2. Nel 1994 vincono il Telegatto come miglior gruppo rivelazione dell’anno. Il 1995 è l’anno della definitiva consacrazione grazie all’uscita del secondo album E=MC2. Il singolo di lancio, Alle venti…, diventa un tormentone. Nello stesso anno firmano la colonna sonora de I Laureati di Leonardo Pieraccioni, con il quale collaboreranno anche in occasione del film Il Ciclone. Nel 1996 esce il terzo disco, Senza Riserve. Nel 1997 vincono il premio Rino Gaetano come miglior autori. Nel 1998 fanno il colpaccio con Acqua e sale, primo singolo del cd evento Mina e Celentano. Nel 2000 esce il disco di inediti Mila. Nel 2002 è la volta dell’album Sorrisi e Canzoni. Nel 2006 esce Acquatiche Trasparenze. Nel 2008 nasce una collaborazione con Mogol che porterà alla pubblicazione dell’album MogolAudio2. Nel 2015 vincono il premio Pino Daniele Bonne soirèe.

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QUI REGIONE CAMBIANO LE REGOLE, MA I PROBLEMI, A PARTIRE DAL PERSONALE, RISCHIANO DI ESSERE GLI STESSI

POLITICA AMBIENTALE N ascono gli Ato per la gestione dei rifiuti in Campania. Ed anche la provincia di Salerno, di recente, ha eletto i suoi organismi per la composizione degli enti d’ambito che raggrupperanno ora tutto il ciclo dei rifiuti. Consorzi, società partecipate ed enti, dovranno confluire, praticamente, sotto il controllo di un unico gestore che dovrà fare i conti, però, anche con la razionalizzazione del personale. Quest’ultimo, infatti, è l’aspetto più spinoso della vicenda che, tra l’altro, è seguita anche costantemente dalla Prefettura di Salerno che vaglia sul trasferimento, elenchi alla mano, di tutti i dipendenti coinvolti

nel ciclo dei rifiuti in provincia. Politicamente le elezioni hanno ribadito l’accordo tra i deluchiani e parte del centrodestra, sempre più vicino alle posizioni del governatore della Campania Vincenzo De Luca. Un accordo che ha radici proprio nell’A gro nocerino sarnese. Manlio Torquato, primo cittadino di Nocera Inferiore, e Salvatore Bottone, fascia tricolore di Pagani, saranno membri dell’Ente d’ambito in quota “Insieme ambiente”, la lista d’ispirazione deluchiana che ha eletto la quasi totalità dei suoi componenti, ad eccezione di due che provengono da “Campania pulita”, ideata da parte del centrodestra che sogna un nuovo

di Andrea Pellegrino

percorso politico. I due seggi “dell’opposizione” sono andati a Nunzio Carpentieri e Giampiero Nuzzo. Dietro la lista c’è un nuovo progetto, fanno sapere i promotori. Si tratta di Roberto Celano, Michele Cuozzo e Michele De Lucia. Ma anche di Giovanni Romano, ex assessore regionale all’ambiente, e di Alberico Gambino, consigliere regionale dei Fratelli d’Italia che ha sponsorizzato l’impresa. Quanto ai risultati complessivi, eletti tutti i componenti della fascia A della lista “Insieme ambiente”, unica che si è proposta. I due del centro destra sono stati eletti, invece, uno in fascia B e uno in fascia C.

NUOVE DINAMICHE La nuova legge regionale sui rifiuti si ispira al principio dell’economia circolare per la progettazione e la produzione di beni riutilizzabili. I principali obiettivi da raggiungere entro il 2020 sono: la raccolta differenziata al 65% per ciascuna frazione differenziata e il 70% di materia effettivamente recuperata. La Regione assicurerà incentivi economici e misure premiali sulla tariffa per i comuni che fanno registrare i migliori risultati. Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti urbani, sono previsti gli Ambiti Territoriali Ottimali (ATO): tre per la Città Metropolitana di Napoli e uno per ciascuna delle province campane. Ciascun ATO può essere articolato in aree omogenee denominate Sub Ambiti Distrettuali (SAD). I comuni dovranno aderire all’Ente dell’Ambito Territoriale in cui ricade il rispettivo territorio per l’esercizio in forma associata delle funzioni in materia di gestione del ciclo dei rifiuti. Il Piano d’ambito territoriale costituisce lo strumento per il governo delle attività di gestione per lo svolgimento del servizio di gestione integrata dei rifiuti, in attuazione del Piano Regionale di gestione del ciclo integrato dei rifiuti solidi urbani.

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IL DOTTORE DEI BAMBINI di Salvatore Guercio Nuzio

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L’OBESITÀ IN ETÀ PEDIATRICA: UNA VERA E PROPRIA EPIDEMIA

L’ITALIA a prevalenza di bambini italiani in sovrappeso o obesi è molto più elevata che nel resto SEMPRE d’Europa: 1 bambino su 3 è sovrappeso ed 1 su 10 è obeso, con una tendenza pericoloPIÙ VICINA samente vicina a quella degli Stati Uniti, dove vive il maggior numero di persone obese al AGLI STATI mondo. La Campania – Salerno in testa – ha il primato negativo con 1 bambino su 2 in soUNITI. PRIMATO vrappeso. È necessario sensibilizzare maggiormente le famiglie sull’importanza della preNEGATIVO PER venzione come unico mezzo efficace per combattere l’epidemia di obesità. In particoLA CAMPANIA E lare, già nei bambini in età pre-scolare è dimostrato scientificamente come un corSALERNO: 1 BAMBINO retto stile di vita e un’alimentazione sana contribuiscano a prevenire la comparsa, SU 2 È IN SOVRAPPESO. negli anni successivi, dell’obesità e delle sue temibili complicanze. È importanÈ NECESSARIO ADOTTARE te non far saltare mai i pasti al bambino (soprattutto la colazione!) e consuUNO STILE DI VITA marli insieme a tutta la famiglia. Alcuni recenti studi hanno dimostrato, iFAMILIARE CORRETTO, noltre, l’esistenza di nuovi fattori di rischio associati all’obesità in età peUNA SANA ALIMENTAZIONE ED diatrica: una ridotta durata e qualità del sonno notturno, il consumo di UNA COSTANTE ATTIVITÀ FISICA cibi contaminati da bisfenolo A (sostanza chimica utilizzata dall’inNato a Sarno, sposato e padre di due bambini si è specializzato in Pediatria presso l’Università del Piemonte Orientale di Novara, lavora presso l’Unità Operativa di Pediatria dell’ospedale di Battipaglia. Se desideri sottoporre una domanda al dr Nuzio o chiedere un consiglio, scrivi a insieme@diocesinocerasarno.it

dustria per la produzione di plastiche e resine ad uso alimentare, presente in biberon, bottiglie, stoviglie, contenitori per alimenti) e le alterazioni a carico del cosiddetto microbiota intestinale, la popolazione di batteri che vive all’interno del nostro intestino. Quest’ultima quando va incontro ad alterazioni di tipo qualitativo e quantitativo contribuisce a danneggiare le cellule intestinali, provocando un maggior numero di calorie assorbite dopo i pasti e quindi un aumento del peso corporeo. Questi aspetti, oltre che confermare la complessità della problematica relativa all’obesità infantile, dimostrano quanto siano necessari ulteriori sforzi da parte della ricerca per trovare strategie terapeutiche innovative da affiancare ad uno stile di vita familiare corretto, una sana alimentazione ed una costante attività fisica.

Immagine di repertorio

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Amelia D’Agosto, direttore sanitario dell’istituto polidiagnostico D’Agosto & Marino

Di nuovo la radioterapia I MALATI ONCOLOGICI DELL’AGRO POTRANNO CURARSI A NOCERA INFERIORE

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inalmente possiamo di nuovo dedicarci alla cura dei pazienti oncologici». Così Amelia D’Agosto, direttore sanitario dell’istituto polidiagnostico D’Agosto & Marino di Nocera Inferiore, ha commentato la notizia del via libera dato dalla Regione Campania al centro di radioterapia. Dopo quattro anni di attese, collaudi, burocrazia, sacrifici il territorio dell’Agro nocerino sarnese si riappropria di un settore fondamentale della medicina fondamentale. «Con la passione e l’energia di sempre – ha continuato la dottoressa D’Agosto – metteremo in campo tutte le strategie e le esperienze in nostro possesso al servizio del paziente oncologico. Offriremo un approccio terapeutico, oltre che diagnostico, sensibile ai bisogni e al diritto alla salute dei cittadini e sempre più adeguato agli attuali standard di efficienza e qualità». La ripresa dell’attività dell’unità di radioterapia con acce-

leratore lineare permetterà agli ammalati di evitare lunghe e difficoltose trasferte per curarsi. Ma non è l’unica novità. Da alcune settimane è entrata in funzione una nuova apparecchiatura per la risonanza magnetica. «Si tratta – ha spiegato Costabile D’Agosto, responsabile dell’unità di diagnostica per immagini – di un sistema innovativo da 1,5 tesla capace di fornire immagini di elevata qualità con tecnica multiparametrica di organi come la prostata, osservazione della mammella, un programma dedicato allo studio del cuore». D’Agosto & Marino ha varato anche altri progetti, come quello della cura e prevenzione dell’obesità: «Si tratta – ha spiegato Amelia D’Agosto – di un vero e proprio percorso di educazione alimentare rivolto a tutti e in particolare ai giovani». Per l’Organizzazione mondiale della Sanità questi ultimi rappresentano i maggiori problemi di salute del secolo.

Finanziamenti per gli oratori

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ei milioni di euro per gli oratori della Campania. C’è tempo fino al 30 marzo per chiedere di accedere al finanziamento regionale, dopo la pubblicazione del bando per la concessione di contributi a favore delle realtà finalizzate alla promozione, l’attivazione e la realizzazione di oratori e di spazi parrocchiali. L’avviso è rivolto a parrocchie ed enti ecclesiastici. È possibile chiedere un contributo massimo di 50 mila euro a progetto, di cui il 50 per cento per spese di investimento. Può essere finanziato: manutenzione ordinaria e straordinaria degli immobili utilizzati come luogo di incontro per i minori; miglioramento dell’accessibilità e fruibilità delle strutture mediante l’abbattimento delle barriere architettoniche e la messa a norma degli impianti; allestimento di spazi dedicati ad at-

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tività sportive dilettantistiche, sociali, assistenziali, culturali, turistiche, ricreative e di formazione extra-scolastica della persona; realizzazione delle attività oratoriali; acquisto di beni e servizi direttamente imputabili al progetto. L’immobile o gli immobili oggetto di intervento devono essere, pena l’esclusione, nella proprietà o nella totale, esclusiva e documentabile disponibilità del proponente per almeno cinque anni a decorrere dalla data di pubblicazione dell’avviso. Il progetto dovrà essere accompagnato anche da una lettera di gradimento dell’amministrazione comunale di riferimento. I sei milioni di euro saranno ripartiti in base al territorio provinciale. Alla provincia di Salerno andrà 1.550.000 euro. Per informazioni è possibile consultare il sito della Regione Campania.

La Regione ha pubblicato un bando rivolto in particolare a parrocchie ed enti ecclesiastici


LAVORO GIOVANILE Le Chiese del Mezzogiorno riunite a Napoli per analisi e proposte

«È

un delitto che le energie dei ragazzi stiano lì a morire o a patire con il cappello in mano davanti al politico di turno», ha affermato monsignor Nunzio Galantino durante la due giorni “Chiesa e lavoro. Quale futuro per i giovani nel sud”. Il convegno alla Stazione Marittima di Napoli ha visto protagonista anche la Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, con una delegazione composta da padre Natalino Rauti e Antonio Francese. L’Animatore di comunità senior del Progetto Policoro ha risposto ad alcune domande. Proposte concrete. Questo l’obiettivo indicato dal cardinale Sepe. È stato così?

Analisi e proposte si sono alternate. Di iniziative concrete ce ne sono state anche e soprattutto per la nostra Campania. Due giorni per mostrare anche il buono del sud e ripartire da lì?

Le relazioni del primo giorno hanno contribuito ad aprire una prospettiva sulle “buone prassi” e sulle opere che sono nate in questi ultimi anni e che hanno dato la speranza di un futuro più dignitoso per i giovani della nostra terra. I giovani del Mezzogiorno possono continuare a sperare?

Credo di sì, nella misura in cui Chiesa e Istituzioni si im-

sieme MENSILE DI ATTUALITÀ E CULTURA DELL’AGRO

Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale della Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006 e n. 1529/2014 del 11 agosto 2014. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Priscus Società Cooperativa Direttore Responsabile Andrea Annunziata Direttore Editoriale Silvio Longobardi Vicedirettore Antonietta Abete

Redazione Salvatore D’Angelo, Mariarosaria Petti, Martina Nacchio e Donatella Salvati Segreteria di redazione e marketing Sofia Russo, Maria Luisa Franco Hanno collaborato Mons. Giuseppe Giudice, Andrea Pellegrino, Marina Longobardi, Anna Petrosino, Fabio Senatore, Salvatore Guerriero, Giuseppe Barbato, Andrea Cocchi, suor Alessandra Colagiovanni, Peppe Iannicelli, padre Paolo Saturno, Federica Pepe, Michele Lanzetta, Livia Rossi, Antonio Vitiello, Nello Caliendo, Erasmo Capriglione, Danilo Sorrentino, Immacolata De Prisco, don Carmine Cialdini, Salvatore Guercio Nuzio, Vincenzo Senatore, Annarita, Prisco e Lucia Fortino Amministrazione Via Vescovado, 4 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466

Il tavolo di presidenza

pegnino a star loro accanto sul serio. In un tempo in cui la fiducia sta scemando sempre più, c’è bisogno di recuperare credibilità con una vicinanza concreta ed operosa. Azioni concrete: cosa è emerso?

La capacità dei giovani di non arrendersi, nonostante tutto e l’indispensabilità di rivalutare luoghi, immobili, mestieri e risorse troppe volte sperperate per incapacità o malaffare. Si è aperta una strada dopo il faccia a faccia politico?

Sembrerebbe di sì, soprattutto nella possibilità di avere sostegno tecnico ed economico per la nascita di start-up. A partire dal documento finale, cosa si può fare nei territori?

In Campania, attraverso la sinergia tra la Chiesa e le Istituzioni, è possibile rivalutare beni in disuso e terreni agricoli per creare storie nuove di dignità e di riscatto, attraverso una progettualità seria che sappia spianare l’irta strada del mondo del lavoro. Prendere un bene della Chiesa “abbandonato”, rivalutarlo attraverso il supporto di bandi pubblici a cui partecipare è l’impegno serio di prossimità ai tanti giovani che cercano un’occupazione. Sa. D’An. Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano

Tiratura: 3.100 copie

Abbonamenti € 5,00 digitale € 10,00 ordinario con ritiro in parrocchia € 15,00 ordinario in spedizione postale € 25,00 contributo sostenitore € 50,00 contributo benefattore

Questo numero è stato chiuso in redazione mercoledì 22 febbraio 2017

€ 35,00 rivista + messalino UNICREDIT BANCA IBAN: IT 88 B 02008 76271 000103952691 Intestato a: PRISCUS SOCIETÀ COOPERATIVA Causale: Contributo annuale INSIEME Conto corrente postale n. 11278843 Intestato a: DIOCESI NOCERA INFERIORE-SARNO Causale: Contributo annuale Insieme Aggiungere l’indirizzo o la parrocchia a cui inviare la rivista Servizio diffusione Per informazioni: tel/fax 081 517 04 66 segreteriainsieme@diocesinocerasarno.it

Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: «Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione». La pubblicazione degli scritti è subordinata al­l’in­sin­da­cabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Redazione Via Vescovado, c/o Palazzo Vescovile 84014 Nocera Inferiore (SA) insieme@diocesinocerasarno.it tel/fax 081 517 04 66


Fernando Muraca

IN PUNTA DI MATITA

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eggere e interpretare l’attualità, i disservizi dell’Agro, ma anche le potenzialità del quotidiano italiano con il tratto di matita di Venoki – Vincenzo Senatore e l’ironia di Martina Nacchio. Debutta questo mese “In punta di matita”. L’idea della vignetta è stata sviluppata grazie alla collaborazione con l’associazione NOCOM Nocera Comix, fondata nel 2013, che raggruppa i disegnatori professionisti e amatoriali del comprensorio, coordinati da Carmine Contursi. L’associazione, insieme all’amministrazione comunale di Roccapiemonte, promuove per il prossimo 1 e 2 aprile la prima edizione di “Un Premio per Di…Sogna-

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DAL CIAK ALLA PENNA

tori”, per celebrare gli autori affermati e le nuove leve del fumetto. Per partecipare gli elaborati possono essere inviati entro il 16 marzo consultando la pagina Facebook NOCERACOMIX. L’ironia di Martina nasce sui social e dall’esperienza quotidiana di giornalista. Le sue riflessioni quotidiane sono diventate il materiale per Vincenzo Tortora, che ha creato Fitz e John. Il fumetto

è sempre stato una sua passione, da grande sogna di pubblicare una storia scritta e disegnata da lui. Vincenzo si è formato all’Accademia di Belle Arti di Napoli, dove ha studiato Grafica d’arte per l’illustrazione e poi, con la specialistica, Nuove tecnologie dell’arte. Oggi, dopo un master all’Ilas Designers School, lavora al servizio della comunicazione come graphic designer.

“La strada cammina con me”, il 30 marzo, a Nocera Inferiore, l’incontro con il regista e scrittore Fernando Muraca. Il Centro Igino Giordani e l’associazione Giovani d’Oggi hanno organizzato l’appuntamento alle 18.30 alla libreria Mondadori di via Matteotti. Muraca ha diretto fiction popolari come Don Matteo e il Commissario Rex. Il suo ultimo lungometraggio è La terra dei santi, che scava a fondo nelle radici della ‘ndrangheta.


INSIEME SI LO VOGLIO

"IO ACCOLGO TE"

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no di fronte all’altro, occhi negli occhi, gli sposi sono pronti a manifestare il consenso. Subito dopo l’omelia e dopo qualche minuto di silenzio, i nubendi, i testimoni e l’assemblea si alzano in piedi e il sacerdote (o diacono) procede alle interrogazioni sulla libertà, fedeltà, accoglienza ed educazione dei figli lasciando che gli sposi rispondano personalmente. Una seconda forma prevede che i fidanzati dichiarino insieme le loro intenzioni. A questo punto, gli sposi si dispongo-

no l’uno di fronte all’altro per esprimere il consenso in una delle tre forme previste dal rito. Dandosi la mano destra (secondo una delle tre formule previste), ciascuno dice all’altro: «Io accolgo te, come mia sposa. Con la grazia di Cristo prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita». Il sacerdote stendendo la sua mano sulle mani unite degli sposi accoglie e benedice il loro consenso.

SUBITO DOPO L’OMELIA, IL PRESBITERO INTERROGA GLI SPOSI PRIMA DELLA MANIFESTAZIONE DEL CONSENSO. SCOPRIAMO LE FORME PREVISTE DAL RITO DEL MATRIMONIO Marzia e Angelo

Mariarosaria Petti

Gli sposi dichiarano le loro intenzioni

Un’emozione indescrivibile

I nubendi possono dichiarare insieme le loro intenzioni, prima della manifestazione del consenso, con questa formula prevista dal rito del matrimonio: «Compiuto il cammino del fidanzamento, illuminati dallo Spirito Santo e accompagnati dalla comunità cristiana, siamo venuti in piena libertà nella casa del Padre perché il nostro amore riceva il sigillo di consacrazione. Consapevoli della nostra decisione, siamo disposti, con la grazia di Dio, ad amarci e sostenerci l’un l’altro per tutti i giorni della vita. Ci impegniamo ad accogliere con amore i figli che Dio vorrà donarci e a educarli secondo la Parola di Cristo e l’insegnamento della Chiesa. Chiediamo a voi, fratelli e sorelle, di pregare con noi e per noi perché la nostra famiglia diffonda nel mondo luce, pace e gioia».

Marzia e Angelo si sono sposati lo scorso 14 settembre a Vico Equense. La giovane moglie, dopo un lungo fidanzamento, racconta la gioia provata al momento della manifestazione del consenso. «L’intera celebrazione eucaristica è stata per noi importante, ma il momento della manifestazione del consenso è stato molto ma molto emozionante. Angelo ha iniziato a parlare e a me sono scese le prime lacrime. Avere di fronte la persona che ami dalla metà della tua età e sentire pronunciare quelle parole così cariche di significato è una gioia immensa. Una felicità indescrivibile, che ancora oggi ci accompagna. Non si è mai preparati ad emozioni così forti».

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Per info e contatti: tel. 0815136548-3281679976, info@albergosantarita.it Per essere sempre aggiornati sulle attività visitate il sito www.albergosantarita.it REDAZIONALE A CURA DELLA CASA ALBERGO PER ANZIANI SANTA RITA

IL TG CHE NON TI ASPETTI

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i chiama “Tele Giovani” ed è l’ultima trovata dell’Albergo per Anziani Santa Rita. Un vero e proprio telegiornale satirico, divertente e innovativo, così come innovativa la piattaforma scelta per la diffusione, ovvero i social network. Un particolare di non poco conto sta nella conduzione, così come nella realizzazione dei servizi. I protagonisti infatti sono proprio gli ospiti del Santa Rita. Una vera e propria “Terza Gioventù” che, oltre a raccontare le attività quotidianamente svolte dalla struttura di via Isonzo, riesce anche ad uscire fuori dagli schemi. Non ultime le interviste fatte a Sarno in occasione della festa degli innamorati, immagini e contributi utili alla realizzazione di un vero e proprio servizio giornalistico audio video. Da qui alla veterana rubrica Senior Chef che, almeno riguardo alla fruibilità web, appare notevolmente ringiovanita. Infatti ogni edizione del “Tele Giovani”, oltre al servizio sorpresa, insomma l’apertura, ha sempre la rubrica dedicata all’arte culinaria. Ricette tipiche, a volte di-

menticate, descritte nei minimi particolari e soprattutto in tutti i procedimenti. Da qui alla simpatica conduzione, le simpatiche gag dei protagonisti, oltre che il lancio di servizi informativi. Non manca l’attenzione all’ambito storico-culturale che ha visto e vedrà protagonisti gli speciali giornalisti del Santa Rita. Il “Tele Giovani” si chiude sempre con il detto della settimana, una trovata per valorizzare la tradizione e soprattutto il dialetto. Il progetto viene realizzato grazie allo staff dell’Albergo per anziani Santa Rita di Sarno che, anche in questo caso, ha lanciato un’idea unica, innovativa e divertente. Tutte le edizioni del “Tele Giovani” potranno essere seguite sulla pagina Facebook Albergo per Anziani Santa Rita. Le edizioni del TG hanno cadenza quindicinale. Positivi i primi riscontri, molti infatti i like e gli apprezzamenti che appaiono dai commenti. Insomma, zaino in spalla, microfono alla mano e… via! Tele Giovani è pronto a stupire, ma soprattutto donare un sorriso sincero, vero e genuino.

Un anziano intervistato

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GLI OSPITI DELL’ALBERGO PER ANZIANI SANTA RITA GIORNALISTI PER UN GIORNO AL “TELE GIOVANI”, UN MODO PER INFORMARE E DIVERTIRSI

I conduttori del “Tele Giovani”


SCUOLA & UNIVERSITÀ di Martina Nacchio Immagine di repertorio

IL 7 FEBBRAIO SI È CELEBRATA LA PRIMA GIORNATA NAZIONALE CONTRO IL BULLISMO A SCUOLA. UN’OCCASIONE PER COMBATTERE LA VIOLENZA TRA I BANCHI DI SCUOLA

Un “NO” al bullismo a caratteri cubitali

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uoghi di incontro di storie, menti, affettività, ma anche spazi di scontro di personalità, vite, difficoltà. Sono le scuole, giardini di fioriture e campi di battaglia quotidiani. Gli ostacoli con cui gli insegnanti di ogni ordine e grado si rapportano ogni giorno sono molteplici. Tra tutte le problematicità, quelle che attengono alla sfera emozionale sono forse le più difficili da risolvere. Richieste di aiuto soffocate dalla rabbia, scaturita da situazioni familiari complesse o disagi sociali ed economici, che spesso sfociano in violenza. Con il dilagare dei social network anche tra i giovanissimi, poi, ad avanzare sono anche i casi di cyberbullismo, un fenomeno di cui gli stessi protagonisti della violenza non sono pienamente consapevoli.

le contro il bullismo a scuola. Un’occasione per focalizzare l’attenzione su un fenomeno cresciuto negli anni. Su direttiva ministeriale tutte le scuole hanno organizzato manifestazioni, lavori di gruppo, momenti di riflessione per sensibilizzare gli alunni su questa problematica. Moltissimi gli istituti dell’Agro aderenti. Tra questi la scuola secondaria di primo grado “A. Criscuolo” di Pagani. Durante la mattinata sono stati esposti striscioni all’esterno della scuola di via Ferrante. Tutte le classi hanno partecipato alla giornata, con cartelloni sul tema, con cui ogni gruppo ha espresso la sua idea di bullismo. Un messaggio forte quello che ancora si legge passeggiando oltre le mura dell’istituto, un “no” alla violenza scritto in rosso, a caratteri cubitali.

Buona la prima. Il 7 febbraio scorso si è avuta la prima Giornata naziona-

Dalle parole ai fatti. «L’intento è quello di sensibilizzare i ragazzi su

questo fenomeno. Non possiamo dire di essere un istituto con numerosi casi di bullismo, ma stiamo sempre all’erta. Inoltre dedichiamo molta attenzione agli alunni provenienti da realtà familiari complicate o con situazioni difficili alle spalle. Molto spesso l’emotività che non sanno esprimere si trasforma in rabbia». A raccontare la sua esperienza Giancarla Pitocchi, vicepreside della scuola media Criscuolo. Ogni giorno a contatto con un tessuto sociale complesso, l’istituto di via Ferrante ha messo in atto un laboratorio dedicato proprio agli alunni difficili. «Si tratta di un laboratorio di ri-motivazione, in cui i ragazzi durante l’orario scolastico si dedicano ad attività diverse dalla semplice lezione scolastica, come il bricolage». Un modo per tirare fuori le parole non dette, per tendere una mano a quei ragazzini che chiedono aiuto a modo loro. MARZO 2017 INSIEME

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SCUOLA & UNIVERSITÀ

IL RICORDO rende liberi

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ll’ingresso la scritta “Arbeit macht” sovrasta le teste degli spettatori. Il binario è in legno e i deportati sono alti poco più di un metro. Siamo nell’istituto comprensivo “Eduardo De Filippo” a Poggiomarino. La memoria è messa in scena. Dalla materna alle medie, gli alunni sono stati protagonisti, il 7 e 9 febbraio, di rappresentazioni teatrali e musicali, mostre e momenti di riflessione. “In volo nei ricordi… per non dimenticare” il titolo della due giorni a cavallo tra le giornate in memoria delle vittime della Shoah e delle Foibe. «Queste tragedie non hanno né vinti né vincitori. Sono sempre i deboli di entrambi le parti a pagare» il messaggio della diri-

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gente scolastica Marianna Massaro. Tra gli ospiti illustri che hanno preso parte alla manifestazione anche il prof. Ciro Raia, membro dell’Istituto campano per la storia della Resistenza. “Il ricordo è la nostra forza” è stato il leitmotiv anche dell’incontro tenutosi il 27 gennaio scorso all’istituto comprensivo “Giovanni Paolo II- Anna Frank” coordinato dalla dirigente Emma Tortora. Tra gli ospiti del convegno i docenti di storia e filosofia Antonella Gallo e Ernesto Forcellino. «Come Primo Levi diceva nel suo capolavoro, non c’è un perché a questi eventi tragici» è stato ricordato ai piccoli alunni, che hanno ascoltato anche la storia di una sopravvissuta dell’A gro.


LA RIVISTA INSIEME E L’UFFICIO PER LE COMUNICAZIONI SOCIALI DELLA DIOCESI DI NOCERA INFERIORE-SARNO, IN COLLABORAZIONE CON LA CONGREGAZIONE DELLE SUORE DI SAN GIOVANNI BATTISTA, PROMUOVONO IL CONCORSO “IO COMUNICO” DEDICATO A SANT’ALFONSO MARIA FUSCO E APERTO ALLE SCUOLE PRIMARIE

IO COMUNICO

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a nostra Chiesa diocesana ha vissuto la gioia della beatificazione di Alfonso Maria Fusco, sacerdote angrese elevato agli onori degli altari il 16 ottobre del 2016 da papa Francesco. Il primo santo della nostra terra, fondatore della Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista, ha avuto un amore privilegiato per i bambini, in particolare per quelli più poveri e disagiati. L’obiettivo del concorso “Io comunico” è far conoscere ai bambini la figura di questo santo educatore attraverso la realizzazione di un elaborato che possa raccontare, secondo le diverse sensibilità, un tratto della vita e delle opere di sant’Alfonso Maria Fusco. I destinatari. Il concorso è aperto a tutte le classi delle Scuole primarie della Campania. È possibile l’iscrizione di un’intera classe o di un gruppo di bambini, per favorire il lavoro di gruppo e la condivisione del progetto. Gli elaborati. Il bando prevede la realizzazione di tre diversi tipi di elaborati: te-

sto scritto (articolo, poesia, racconto, riflessione, disegno), immagini (realizzazione di una foto o una fotonotizia,) elaborato multimediale che prevede la realizzazione di un video con macchina fotografica digitale, un cellulare, un tablet, della durata massima di due minuti. Gli elaborati vanno consegnati entro il 20 aprile presso la segreteria di Insieme, via Vescovado, c/o palazzo Vescovile, Nocera Inferiore oppure inviati via mail al seguente indirizzo ioscrivo.insieme@gmail.com. Il costo di iscrizione al concorso per classe o gruppo di lavoro è di 10,00 €. Premiazione. I lavori saranno valutati da una commissione costituita ad hoc. Saranno consegnati tre premi, uno per ogni categoria di elaborati. Tutti i bambini parteciperanno ad una mattinata di festa organizzata nei locali della Curia della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno. Nel corso della mattinata, potranno visitare il Museo diocesano. La data, prevista per il mese di maggio, sarà comunicata successivamente. Antonietta Abete

PER MAGGIORI INFORMAZIONI E PER RICEVERE IL BANDO DEL CONCORSO scrivi a ioscrivo.insieme@gmail.com oppure chiama al 329 5858061

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VITA ECCLESIALE a cura della redazione

Se ti accusi, Dio ti scusa Il messaggio per la Quaresima del vescovo Giuseppe: un itinerario per accompagnare la comunità diocesana a vivere la gioia pasquale con il vestito della grazia

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n passaggio da un mattino d’inverno ad un mattino di primavera, dal peccato alla grazia, dalle tenebre alla luce. È questa la definizione che il vescovo Giuseppe utilizza per indicare il tempo che serve a preparare il cuore alla Pasqua. Nel messaggio indirizzato alla comunità diocesana per la Quaresima 2017, mons. Giudice sceglie due bozzetti, due passaggi per accompagnare il cammino di ciascuno. Il peccato è un dito puntato verso Dio e i fratelli. Meditando con attenzione il 3° capitolo della Genesi, ognuno può prendere coscienza della gravità del peccato. Accusando Dio, diveniamo accusatori l’uno dell’altro, condannati a vivere nell’inferno delle relazioni. Scrive il Vescovo: «Alla brezza del giorno Dio scende nel giardino per passeggiare e, al rumore dei suoi passi, l’uomo comincia a giocare a nascondino; un gioco che, da allora, non ha ancora smesso. Nonostante il peccato, Dio lo chiama e gli pone la prima domanda della Bibbia: Dove sei?». Una domanda di senso che investe tutta l’esistenza. Come stai vivendo? In che modo stai custodendo il dono della vita? L’uomo, abitato dalla paura, si nasconde: «Sedotto dal demonio, si fa di Dio un’immagine sbagliata e distorta che, se non rivista, si porterà sempre dietro, sbagliando su tutto e con tutti. Ed inizia ad accusare, cominciando proprio da Dio: la donna che tu mi hai messo accanto, che non è più ossa dalle mie ossa e carne dalla mia carne. Si interrompe così il canto nuziale dell’amoris laetitia». Ma Dio, sottolinea il Vescovo, è più grande di ogni errore e da ottimo sarto cuce i vestiti all’uomo e alla donna, lascian-

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do cadere le foglie di fico, segno di una misericordia che fascia e attraversa tutta la storia sacra e ricuce le trame sfilacciate dal peccato. Il secondo bozzetto. La Pasqua ci riporta all’inizio della Celebrazione eucaristica. Qui la scena cambia e l’indice accusatore non è più rivolto verso Dio e i fratelli, ma verso se stessi. È l’inizio della conversione e genesi della vita nuova: Confesso a Dio onnipotente e a voi fratelli che ho molto peccato, in pensieri, parole, opere e omissioni per mia colpa, mia colpa, mia grandissima colpa. E supplico la beata sempre Vergine Maria, gli angeli, i santi e voi fratelli di pregare per me il Signore Dio nostro. «L’itinerario quaresimale parte dal Battesimo e ci riporta alla scoperta del dono battesimale dove, figli nel Figlio, siamo rivestiti di Cristo, non più con stoffa grezza o con foglie destinate a seccare, ma con l’abito elegante confezionato con la trama del comandamento nuovo, dono della Pasqua, che ci restituisce all’armonia: poiché quanti siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo». Con il vestito nuovo ed elegante della grazia, possiamo partecipare tutti insieme alla festa pasquale ed eucaristica. Antonietta Abete

È possibile scaricare il testo completo del messaggio per la Quaresima 2017 dal sito www.diocesinocerasarno.it


SENTIERI LITURGICI IL TEMPO QUARESIMALE È UN INVITO ALLA CONVERSIONE. È LA STRADA MAESTRA CHE COMINCIA CON LA CENERE SUL CAPO E SI ARRICCHISCE DI PREGHIERA, DIGIUNO E OPERE DI CARITÀ PER RISCOPRIRE CHE LA NOSTRA VITA È NELLE MANI DI DIO

LA QUARESIMA

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l cristiano durante tutta la vita è chiamato a esercitare la virtù di penitenza attraverso innumerevoli possibilità. Il tempo quaresimale, che va dal mercoledì delle ceneri al pomeriggio del giovedì santo, è una di esse. Il cammino verso il triduo pasquale è un arco di quaranta giorni penitenziali durante i quali la Chiesa invita i credenti alla conversione. È la strada maestra che comincia con la cenere sul capo e si arricchisce di preghiera, digiuno e opere di carità, terminando col celebrare la nostra inclusione battesimale nel mistero di morte e risurrezione di Cristo. Come Gesù ha vissuto quaranta giorni nel deserto, così siamo esortati a vivere il deserto quaresimale per entrare nella consapevolezza che tutta la nostra esistenza – le relazioni, la storia, la vita – dipendono da Dio.

Questi passi ci accompagneranno nella riscoperta del Battesimo che è vittoria sul male, possibilità di vivere una vita trasfigurata, incontro salvifico con il Signore, illuminazione e vita eterna. Il colore liturgico che caratterizzerà le nostre celebrazioni è il viola, un colore che il cielo ci mostra all’orizzonte quando la notte sta per finire e l’alba si avvicina. Lasceremo la notte dell’inverno per giungere a contemplare non solo la rinascita della natura da una morte apparente, ma il Signore che è passato attraverso la vera morte, per donare a noi la vita eterna attraverso le acque del Battesimo. Buon cammino penitenziale nella speranza gioiosa. Don Carmine Cialdini

Le domeniche di Quaresima. Anticamente la Quaresima era il tempo che la Chiesa dedicava alla preparazione prossima al Battesimo, e soprattutto le domeniche della Quaresima di quest’anno hanno un carattere battesimale nella selezione dei brani evangelici che ascolteremo: le tentazioni di Gesù nel deserto, la Trasfigurazione sul Tabor, l’incontro con la Samaritana, la guarigione del cieco nato e la risurrezione di Lazzaro.

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VITA ECCLESIALE Il professore Andrea Grillo

Per un nuovo slancio al tempo festivo

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ell’attesa della domenica senza tramonto” è il titolo degli Orientamenti Pastorali che il vescovo Giuseppe ha donato alla Chiesa di Nocera Inferiore-Sarno. Un anno per riscoprire la bellezza dell’Anno Liturgico e il valore della domenica. In questo solco si colloca il colloquio con Andrea Grillo, docente di Teologia dei sacramenti e Filosofia della Religione a Roma, presso il Pontificio Ateneo S. Anselmo e Liturgia a Padova, presso l’Abbazia di Santa Giustina, intervenuto a Nocera Inferiore per il ritiro del clero dello scorso 14 febbraio.

Professore, l’Anno Liturgico è l’Abc di un cristiano. Se ne abbiamo smarrito le coordinate, rischiamo di perdere il fondamento della nostra fede. Come recuperarne la centralità?

«Oggi siamo in una fase in cui la recezione della riforma liturgica ha bisogno di un salto di qualità. Ci aspettiamo di ritrovare la forza del tempo festivo, anzitutto domenicale ma anche delle pieghe festive del tempo feriale per non permettere alla nostra esistenza di essere ricompresa solo nei termini del lavoro o del tempo libero. Si tratta di nobili azioni ma da sole non possono darci l’identità cristiana».

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A colloquio con il professore Andrea Grillo, docente di Teologia dei sacramenti e Liturgia, per riscoprire la centralità della domenica e la bellezza dell’Anno Liturgico


Come traduce un liturgista – che studia il rito come una consuetudine che rimane fedele a se stessa – il concetto di modernità?

«Modernità vuol dire tante cose. Io mi riferisco alla tarda modernità come esperienza, almeno per l’Europa, di società aperta. Una realtà nuova e traumatizzante soprattutto per la Chiesa cattolica, che fin dall’inizio ha ravvisato in essa una perdita di riferimenti. Dentro le trame della società aperta è possibile riscoprire paradossalmente alcuni grandi valori senza tempo della fede cristiana. La società aperta tende ad appiattire il tempo soltanto sul livello del lavoro e del tempo libero, mettendo a tacere completamente l’aspirazione al tempo festivo, cioè al “tempo vero”. In realtà, si aprono spazi nei quali la tradizione cristiana può recuperare in termini di comunitarietà e di linguaggi simbolici, come non succedeva quando la società era chiusa. Dunque quel modello che abbiamo demonizzato diventa l’occasione per riscoprire la grande tradizione liturgica. L’azione rituale non è impossibile nella società aperta, anzi per certi versi si carica di nuovo senso».

oggettiva di sostituire il discernimento necessario. Amoris Laetitia non è innovativa, è una realizzazione conciliare, che entra nella materia viva della vita dei soggetti. La Chiesa non si è disinteressata delle questioni familiari ma si era abituata – forse un po’ viziata – a pensare che si potesse risolvere tutto nei Tribunali ecclesiastici. Con Amoris Laetitia è finito il monopolio giuridico delle questioni matrimoniali. Questo è l’effetto che fa male a una parte della Chiesa». All’inizio di ogni anno accademico cosa la stupisce – in negativo e in positivo – degli studenti che incontra?

Lei è convinto sostenitore di un’interpretazione estensiva dell’Amoris Laetitia. Come giudica la posizione più conservatrice di parte della Chiesa?

«In positivo, mi colpisce la molteplicità delle esperienze pastorali e intellettuali che gli studenti portano a Roma con loro, da tutto il mondo. In negativo, mi preoccupa un certo tipo di formazione teologica di base di un pensiero teologico che sembrerebbe poter rinunciare all’audacia. Se pensiamo alle parole che Bergoglio ha dedicato agli scrittori di Civiltà Cattolica – inquietudine, incompletezza e immaginazione – mi stupisco di fronte a formazioni totalmente prive di incompletezza, che pretendono di dire la completezza sul matrimonio, sull’Eucarestia, sul ministero. Il mondo cambia continuamente e questo è un segno dello Spirito».

«Come dice papa Francesco ogni idealizzazione è un’a ggressione. Dobbiamo accompagnare le persone nelle famiglie felici e in quelle infelici dando sempre ai soggetti la possibilità di realizzarsi e non chiedendo ad una legge

Con l’augurio di poter essere una Chiesa locale inquieta, incompleta e capace di immaginare. Mariarosaria Petti

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VITA ECCLESIALE

Sarajevo

“IL MIO POSTO È LÌ”

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anni, scout, una laurea in Giurisprudenza e una passione grande per una terra lontana, oltre i confini nazionali. Paolo Falciani, originario di Sarno, è un giovane impegnato nel Servizio Civile nazionale all’estero. «Nel 2011 ho partecipato ad un campo estivo in Croazia, conoscendo una fondazione di volontariato internazionale e da quel momento non ho più smesso di tornarci» spiega il servizio civilista. Dopo le esperienze estive e la tesi in Tutela internazionale dei diritti umani, Paolo decide di partecipare ad un bando, candidandosi per il progetto “Caschi bianchi in Europa” e dal 19 ottobre 2016 è in servizio a Sarajevo. Il mondo della scuola in Bosnia. «Il sistema scolastico bosniaco non è inclusivo come quello italiano» prosegue. In Italia, ogni bambino con handicap è affidato ad un insegnante di sostegno ed è inserito in classi

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con compagni senza disabilità. Normodotati e handicappati imparano a convivere insieme, nutrendosi della bellezza della diversità. In Bosnia ed Erzegovina, i ragazzi con disabilità intellettive sono relegati in altre scuole: «Il motivo principale è economico. Ad essere retribuito non è un insegnante per ogni alunno disabile, ma uno per ogni classe di disabili». Al mattino, Paolo assiste gli insegnanti delle classi speciali: «I gruppi sono fin troppo eterogenei. Vengono ricompresi anche studenti iperattivi, dunque pronti all’apprendimento e che – se adeguatamente seguiti – idonei a inserirsi nella società». All’uscita di scuola, il volontario segue le attività di progettazione europea negli uffici. I suoi studi, le sue passioni ed esperienze indicano una rotta ben precisa per il futuro: la cooperazione internazionale. L’amore per Sarajevo. Porta d’oriente, Gerusalemme d’Europa: Sarajevo

PAOLO FALCIANI È UN GIOVANE ORIGINARIO DI SARNO, IMPEGNATO NEL SERVIZIO CIVILE ALL’ESTERO. A SARAJEVO SI OCCUPA DEL PROGETTO “CASCHI BIANCHI IN EUROPA”, AFFIANCANDO GLI INSEGNANTI DI SCUOLE IN CUI SONO RELEGATI GLI ALUNNI DIVERSAMENTE ABILI


Paolo Falciani

è punto d’incontro tra la cultura europea e quella araba. «È come trovare Vienna e Istanbul nella stessa città» racconta pieno di stupore. «Sarajevo ha vissuto la dominazione ottomana e poi quella austro-ungarica, la parte viennese s’intreccia con quella turcheggiante. Le periferie con i grandi palazzoni sono nate con il Comunismo» continua. La città è stata assediata per quattro anni, la guerra è finita nel 1995 ma le ferite sono ancora vivide: «Con i segni dei proiettili nelle case e nella mentalità della popolazione». Rassegnata e perennemente divisa in gruppi etnici: «Il problema principale che ha generato la guerra è stata la divisione etnico-religiosa del popolo bosniaco. Da un lato i croato-cattolici, dall’altro i serbo-ortodossi e i bosniacomusulmani». E a prevalere non è lo spirito di appartenenza allo Stato ma all’una o all’altra etnia. Paolo presenta così la situazione politico-amministrativa: «Lo Stato bo-

sniaco ha due amministrazioni e la carica presidenziale è affidata a tre persone diverse appartenenti alle tre principali etnie maggioritarie. Ogni 8 mesi ruotano fra di loro. Gli altri due hanno diritto di veto. In questo Paese c’è un livello di corruzione altissimo». Il senso del volontariato. I continui viaggi all’estero e il Servizio Civile per un intero anno in Bosnia ed Erzegovina non affaticano l’impegno di Paolo e il suo desiderio di raccontare quei modelli sociali che l’Italia ha conquistato e di cui deve andare fiera. La nostra chiacchierata volge al termine, gli chiedo cosa lo spinga ad una forma così totalizzante di impegno per gli altri. «Noi siamo di passaggio, siamo un punto su una linea lunghissima. Se vogliamo lasciare qualcosa, che non sia un nome scritto su una targhetta, questa è la strada: dedicare il proprio tempo a chi ne ha bisogno». E tu, caro Paolo, ne hai donato già tanto. Mariarosaria Petti

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Un momento della celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Giuseppe. La talare di don Enrico Smaldone posta ai piedi dell’altare

“HO VOLUTO PIÙ BENE A VOI CHE A DIO”

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Foto Salvatore Alfano

La Chiesa diocesana ha celebrato il cinquantesimo anniversario della morte di don Enrico Smaldone, fondatore della Città dei Ragazzi di Angri

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on Enrico, stasera, potrebbe ripeterci la parola rivolta ai ragazzi nel testamento da don Lorenzo Milani, un altro grande prete educatore: Ho voluto più bene a voi che a Dio, ma ho speranza che lui non sia attento a queste sottigliezze e abbia scritto tutto nel suo conto. Un abbraccio, vostro Lorenzo. Potremmo controfirmare: un abbraccio, vostro don Enrico». Così lo scorso 29 gennaio, mons. Giuseppe Giudice ha ricordato don Enrico Smaldone che nel 1949 fondò ad Angri la Città dei Ragazzi, nel cinquantesimo anniversario della morte. Ai numerosi fedeli che gremivano la parrocchia della Santissima Annunziata il vescovo ha detto: «Oggi lo custodiamo e contempliamo nel cielo del cuore; in attesa, se Dio lo vorrà e rispettando i tempi canonici, di contemplarlo poi nel cielo della Chiesa». Martedì 31 gennaio, il ritiro mensile del clero è stato dedicato al sacerdote. Antonietta Abete, che ha ricostruito la vita della Città dei Ragazzi attraverso una rubrica curata su questa rivista, ha tratteggiato l’indole appassionata del prete attraverso dieci parole. L’incontro si è svolto presso la Cittadella della Carità "don Enrico Smaldone", affidata alla Fraternità di Emmaus che continua il servizio alle famiglie e ai minori con forme e metodologie adeguate al nuovo contesto sociale. Anna Pisacane e Salvatore Caracciolo, gli sposi responsabili della struttura, hanno ricordato che oggi il disagio si nasconde tra le mura domestiche. Il Vescovo, durante la celebrazione eucaristica del 29 gennaio, ha pronunciato parole nette contro ogni

sterile contrapposizione tra passato e presente: «Perché, suggerisce ancora don Enrico, dovete sapere che in Paradiso non c’è la confusione e gli steccati che avete costruito voi sulla terra. Qui, al centro, c’è Gesù, l’Amore, come deve esserci nel cuore della Chiesa». Ed ha aggiunto: «Sì, il mio sogno è stato la Città dei Ragazzi, dove ho speso e consumato la mia vita, perché i piccoli, i poveri sono il sogno di Dio, lo stupore di Dio. Ma la città che io ho sognato (…) non è la città della memoria, è fatta di pietre vive, cioè di persone che credendo in Gesù amano e accolgono ogni vita. Ieri, oggi e sempre, mentre altri discutono, criticano e perdono tempo, noi abbiamo bisogno di santi che costruiscano nella città degli uomini la città di Dio. Pietre vive oggi continuano ad esserci nella Cittadella, casa della carità e della vita, casa eucaristica, locanda di Emmaus. Ed io, potrebbe ripetere don Enrico stasera, sono contento, beato, perché il sogno continua e gioco con la piccola Teresa e con i suoi genitori e così, nel canto delle beatitudini, accogliamo ancora e insieme ogni frammento di vita, ogni naufrago e povero, ogni uomo e donna feriti, ogni famiglia in difficoltà», ha concluso. Questi due appuntamenti sono stati preceduti da un’adorazione eucaristica nella parrocchia Santa Maria del Carmine, un incontro sulla vita del sacerdote presso la Cittadella della Carità, un omaggio a don Enrico presso la Congrega di Santa Caterina e un concerto eseguito dalla banda musicale della parrocchia della SS. Annunziata.


I GIOVANI nel mondo di oggi

Immagine di repertorio

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Continua il cammino verso il Sinodo dei Vescovi su “I giovani, la fede e il discernimento vocazionale”. Il primo capitolo del documento preparatorio fotografa la condizione attuale delle nuove generazioni

l primo capitolo del documento preparatorio al Sinodo tiene presente alcuni risultati delle ricerche effettuate in ambito sociale, utili per affrontare il tema del discernimento vocazionale. Viene fuori «una pluralità di mondi giovanili». Una combinazione che rende un contesto inedito: fluido e incerto. «La crescita dell’incertezza – si legge – incide sulla condizione di vulnerabilità, cioè la combinazione di malessere sociale e difficoltà economica, e sui vissuti di insicurezza di larghe fasce della popolazione». Non va trascurato poi il fatto che molte società sono sempre più multiculturali e multireligiose. Le nuove generazioni sono alle prese con tempi e luoghi diversi da quelli animati dai propri genitori ed educatori: trasformazioni economiche e sociali, desideri, bisogni, sensibilità, relazioni. Il documento analizza anche che sono «troppi coloro che passano direttamente dall’infanzia all’età adulta e a un carico di responsabilità che non hanno potuto scegliere». Nonostante il quadro poco confortante, viene fuori che i giovani non si percepiscono come categoria protetta, ma «desiderano essere parte attiva dei processi di cambiamento del presente». Si sente pure il bisogno di «figure di riferimento vicine, credibili, coerenti e oneste, oltre che di luoghi e occasioni in cui mettere alla prova la capacità di relazione e le dinamiche affettive». Generazioni sempre più «senza Dio» e sempre più iper connesse. «In questo quadro – si chiude il primo capitolo – risulta particolarmente urgente promuovere le capacità personali mettendole al servizio di un solido progetto di crescita comune. L’innovazione sociale esprime un protagonismo positivo che ribalta la condizione delle nuove generazioni. Se nella società o nella comunità cristiana vogliamo far succedere qualcosa di nuovo, dobbiamo lasciare spazio perché persone nuove possano agire.

PAROLA AL CENTRO Ogni anno, ogni prima settimana di Quaresima, la comunità diocesana di Nocera Inferiore-Sarno presterà un’attenzione particolare alla dimensione della Parola. Rac-

cogliendo il sollecito di papa Francesco, monsignor Giuseppe Giudice ha istituzionalizzato la Settimana della Parola. A partire da quest’anno sarà proposto un sussidio per gui-

dare le parrocchie ad approfondire questo aspetto attraverso incontri di gruppo, Lectio e momenti di preghiera. Il sussidio è stato preparato da monsignor Carmine Citarella.

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VITA ECCLESIALE

INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI IN RICORDO

Il 4 marzo, alle 18.30, il Vescovo presiede la Santa Messa nella parrocchia San Michele Arcangelo di Nocera Superiore in suffragio di monsignor Mario Vassalluzzo.

IN PREGHIERA

Dal 6 al 10 marzo monsignor Giuseppe Giudice partecipa agli Esercizi spirituali per i Vescovi della Campania.

APPUNTAMENTI DIOCESANI

Il 22 marzo, alle 19.00, c’è la Via Crucis nel parco della casa di cura Villa dei fiori a Nocera Inferiore. Il 24, alle 16.00, il Vescovo presiede in Cattedrale l’apertura delle 24 ore per il Signore. Il 25, alle 12.00, incontro con i familiari del clero nella parrocchia della Santissima Annunziata ad Angri. Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

NELLE OMUNITÀ Il 26 marzo, alle ore 18.00, il Vescovo presiede l’ammissione agli Ordini del seminarista Giuseppe Villani nella parrocchia San Bartolomeo Apostolo di Nocera Superiore. Il 2 aprile, alle 19.00, presiede la Santa Messa a conclusione delle Sante Quaranta Ore nella parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore.

Il tavolo dei relatori

VICINO AI SOFFERENTI Dopo le Via Crucis foraniali dello scorso anno, l’appuntamento ritorna a essere diocesano. Ad ospitare il momento di preghiera, il 22 marzo dalle ore 19.00, sarà un luogo simbolico: il parco della casa di cura Villa dei Fiori di Nocera Inferiore. Il vescovo, monsignor Giuseppe Giudice, ha scelto questo luogo per favorire l’incontro tra la comunità diocesana, in particolare i giovani della Pastorale giovanile che coordineranno la serata, e il mondo della sofferenza. Una Via Crucis di preghiera vissuta.

24 ORE PER IL SIGNORE

COMUNICATORI SOCIAL Lo psichiatra Tonino Cantelmi è stato relatore del seminario organizzato per la festa di san Francesco di Sales, lo scorso 28 gennaio. Un momento promosso dalla Diocesi per offrire contenuti formativi ai comunicatori sociali. Insieme all’avvocato Mario Ianulardo, Cantelmi ha parlato dell’approccio con i social media e social network.

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Ritornano anche quest’anno le 24 ore per il Signore, un momento da dedicare alla confessione e all’Adorazione Eucaristica. L’iniziativa è in programma il 24 e 25 marzo. Rispetto agli anni precedenti ci saranno molte più opportunità per i fedeli. Dopo il momento di apertura diocesano in Cattedrale, alle 16.00 del 24 marzo, il programma diventerà foraniale con varie iniziative organizzate nelle parrocchie della Diocesi.


Un momento della Celebrazione eucaristica presieduta da mons. Giuseppe Giudice. Nella foto, l’urna con le spoglie di sant’Alfonso Maria Fusco

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ono passati pochi mesi dal 16 ottobre 2016, quando in piazza San Pietro papa Francesco ha annoverato tra i Santi della Chiesa Universale Alfonso Maria Fusco. Nei cuori dei fedeli della nostra Diocesi e in quelli di coloro che, sparsi per il mondo, hanno conosciuto sant’Alfonso grazie all’opera che da lui ha avuto inizio e ancora oggi continua, è grande la gioia e la gratitudine per questa grazia tanto attesa e desiderata. Questa immensa gioia è stata nuovamente alimentata dalla prima festa liturgica di sant’Alfonso Maria Fusco, celebrata lo scorso 7 febbraio, in un clima di grande preghiera, senza fasti e grandi eventi ma con sincera e sentita partecipazione da parte dei tantissimi fedeli che in quel giorno e nei giorni del solenne triduo hanno affollato la chiesa della SS. Annunziata in Angri dove per l’occasione è stato traslato il corpo del Santo, proprio per permettere a tutti di venerarne le spoglie. Il giorno 7 febbraio, nella chiesa gremita di fedeli, il nostro vescovo mons. Giuseppe Giudice ha presieduto la S. Messa solenne concelebrata da tutti i parroci della Diocesi ai quali, al termine della celebrazione, è stata consegnata una reliquia del Santo per la venerazione pubblica in tutte le comunità.

Sì, perché sant’Alfonso è davvero il “nostro Santo”, come ormai lo si sente chiamare per le strade di tutta la Diocesi dove in queste settimane continua a peregrinare di parrocchia in parrocchia. Ha scritto il nostro vescovo Giuseppe: «I passi della sua vita di sacerdote santo risuonino ancora nelle case delle sue Figlie, le Battistine, sparse per il mondo; nei cortili e nelle abitazioni della sua Angri e per le strade e i vicoli della sua Diocesi per indicare a tutti, in primis ai sacerdoti e consacrati, la santità quale misura della vita cristiana». Questa festa verrà ogni anno a ricordarci che la santità è passata anche per le strade delle nostre città, ha calpestato il suolo di questa nostra terra così martoriata e così benedetta; da san Prisco a sant’Alfonso Maria de Liguori, dal beato Tommaso Maria Fusco alla venerabile suor Maria Consiglia dello Spirito Santo e alla serva di Dio Filomena Giovanna Genovese. Ogni anno allora questo giorno verrà a ricordarci che la santità è una meta possibile per tutti e ci porrà difronte alla domanda: “Ed io, a che punto sono nel mio cammino verso la santità?”. Sì, perché, oggi come ieri, è sempre e ancora tempo di Santità, anche per te! Sem. Fabio Senatore

È ancora tempo di SANTITÀ Celebrata lo scorso 7 febbraio la prima festa liturgica di sant’Alfonso Maria Fusco

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LE PAROLE DELLA FEDE di Silvio Longobardi

LA FEDE SI ESPRIME ATTRAVERSO LE PAROLE. ALCUNE SONO CADUTE IN DISUSO, ALTRE SONO COPERTE DI POLVERE, ALTRE SONO ORMAI INCOMPRENSIBILI. LA RUBRICA SI PROPONE DI RILEGGERE IL PATRIMONIO DELLA FEDE ATTRAVERSO ALCUNE PAROLE ESSENZIALI

L’origine della vita La comunità scientifica è unanime nel riconoscere che tutto è nato dal Big Bang, una sorta di esplosione primordiale da cui è scaturito tutto il resto. La Bibbia offre una risposta semplice e chiara: “In principio Dio creò il cielo e la terra”

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a prima domanda che l’uomo ragionevole si pone è questa: da dove vengo? Qual è l’origine della vita? La scienza afferma che in un tempo assai remoto una minuscola particella di materia ha cominciato ad esistere. Questa risposta non è esaustiva. La ragione incalza: come è apparsa questa materia infinitesimale? Questa domanda ha sempre appassionato la storia del pensiero, anzi è la domanda da cui è nata la filosofia. La materia è stata creata oppure è eterna? Tertium non datur, dicevano gli antichi. Se esiste da sempre significa che resta per sempre. Se non è eterna, vuol dire che anche la materia è stata creata. Dobbiamo allora

domandarci da Chi e perché. Insomma, chi è all’origine della vita?

In principio

La domanda sull’origine del mondo non interpella solo la scienza, come spesso viene divulgato nelle aule scolastiche. In realtà tutte le discipline dell’umana sapienza possono e devono contribuire a decifrare il mistero. Gli studi e le conclusioni degli scienziati non sono univoci né possono pretendere di rispondere ad una domanda che, almeno in parte, esula dall’orizzonte scientifico. Anche la filosofia e la teologia dunque partecipano a questa comune ricerca sulle origini della vita.

“Le stelle, i pianeti, l’universo intero non sono governati da una forza cieca, non obbediscono alle dinamiche della sola materia. […] in tutto e al di sopra di tutto vi è una volontà personale, lo Spirito di Dio” (Benedetto XVI, 6 gennaio 2009)

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La Bibbia offre una risposta semplice e chiara: “In principio Dio creò il cielo e la terra” (Gen 1,1). Queste parole, che possiamo considerare come la porta d’ingresso della Scrittura, annunciano che in principio c’è Dio! È Lui che ha creato l’universo. Diversamente dai miti orientali, che Israele ben conosce, nel racconto genesiaco non vi è alcun accenno ad altre divinità né la creazione appare come una lotta. Al contrario Dio appare come l’Onnipotente che crea senza alcuna fatica. Il testo biblico suggerisce l’idea che Dio è la fonte nascosta di ogni cosa creata e di ogni essere; ed è anche il mistero che tutto illumina. Tra le pagine bibliche quella della creazione è certamente una delle più conosciute e, forse, in assoluto quella che ha avuto un maggior influsso nella storia della cultura occidentale. Questo testo è stato spesso utilizzato in chiave polemica come un chiaro indizio dell’inevitabile contrasto tra scienza e fede, la narrazione biblica della creazione infatti sembra opporsi radicalmente alle acquisizioni scientifiche. Se viene letto solo in questa chiave il primo capitolo della Genesi risulta abbastanza impoverito, appare come il residuo di una


concezione arcaica che nulla può dire all’uomo di oggi. La Scrittura non intende sostituirsi alla scienza, essa non vuole rispondere all’interrogativo sul come ma a quello circa il perché, non vuole dirci cosa è successo agli inizi del tempo ma chi ha dato origine alle cose. Una distinzione che Galileo aveva ben compreso quando difendendo la sua posizione astronomica diceva che la Bibbia non vuole affatto dirci come va il cielo ma come si va in cielo.

Il Big Bang

La comunità scientifica è unanime nel riconoscere che tutto è nato dal Big Bang, una sorta di esplosione primordiale da cui è poi scaturito tutto il resto. Zichichi avverte che vi sono almeno tre Big Bangs: “il primo, segnò il passaggio dal vuoto all’universo, il secondo, dalla materia inanimata a quella vivente, il terzo, portò all’apparire di quella forma di vita dotata di ragione che è l’essere umano. Questo terzo Big Bang è all’origine della storia”. Tutto questo non elimina, anzi rafforza la domanda di partenza: chi ha posto in essere quella scintilla da cui tutto è nato? Qual è la Causa prima?

Può essere la materia stessa se, come sappiamo, essa non è eterna? Oppure dobbiamo mettere in conto l’esistenza di un Essere che viene prima e resta al di là delle cose create? La scienza non può esprimersi su questo punto, l’esistenza di Dio non è oggetto del suo studio perché essa si occupa della materia, di ciò che si vede e può essere misurato. Questo è il suo ambito di competenza ma anche il suo limite oggettivo. Pretendere di escludere a priori quello su cui la scienza non può dire nulla, è del tutto irragionevole. La scienza non è l’oggettivo fondamento dell’ateismo né può essere usata come piccone per mostrare l’inconsistenza razionale della fede. La verità scientifica non è la verità tout court ma è solo un tassello di un più ampio mosaico. “La verità – ha detto Jean Sulivan, uno scrittore francese morto nel 1980 è come un’immensa vetrata caduta a terra in mille pezzi”. Ogni frammento ne racconta una parte, solo mettendo insieme i diversi pezzi saremo capaci di far risplendere la verità.

L’origine divina

La Bibbia afferma che tutto ha avuto origine da Dio. All’inizio, dun-

que, non c’è un anonimo Caos ma una Persona, un Essere intelligente e buono che governa con sapienza e amore. Questa visione del mondo è il fondamento della libertà e della speranza. Se il mondo è stato creato e dipende da Dio, vuol dire che possiamo continuare a sperare, nonostante il male che accompagna la storia. Occorre anche aggiungere che nella teologia cattolica la creazione è un gesto totalmente libero e gratuito di Dio, cioè non necessitato da niente e nessuno se non dall’amore che appartiene per natura all’essere stesso di Dio. Un elemento non secondario, anzi decisivo. Se tutto ciò che esiste nascesse per uno scopo, sarebbe asservito a questo scopo. Se invece Dio crea con amore e per amore, vuol dire che chiama tutti all’amore. Solo nell’amore l’uomo trova la sua origine e la sua meta. Non è forse questo che ciascuno di noi percepisce in se stesso, sia pure in modo confuso? Non è forse questo il desiderio più radicato che resiste ad ogni tempesta e che risorge dopo ogni crisi? Ritrovare le origini della vita significa trovare anche la strada che conduce al suo autentico sviluppo e al suo pieno compimento. MARZO 2017 INSIEME

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REDAZIONALE A CURA DELLA PIA UNIONE AMMALATI CRISTO SALVEZZA E DEI PICCOLI DISCEPOLI DELLA CROCE

La gioia declinata con le coordinate della condivisione Si è svolto a Pagani, lo scorso 29 gennaio, nella sede della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza, un incontro sul tema della gioia. La testimonianza di Immacolata

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omenica 29 gennaio, alle ore 7.30 è suonata la sveglia. Mi sarebbe piaciuto dormire ancora, ma c’era chi mi aspettava e non potevo tardare. Mi sono recata ad Angri, ad attendermi alcuni dei miei amici “ammalati”. Il tempo di salire in macchina ed eccomi, contagiata dal loro entusiasmo, a conversare e ascoltare i loro racconti intrisi di genuinità, di purezza ma anche di struggente tristezza. Arriviamo alla Purità e, come noi, tante altre macchine e altri amici dislocati in varie zone dell’A gro. Ovunque riecheggiano voci e risate. Ci siamo quasi tutti e c’è voglia di far festa.

Padre Stefano ci accoglie con il saluto iniziale e ci invita a riflettere sul tema della gioia. Due domande come spunto di riflessione per questo nostro incontro. “Che cos’è per me la gioia?” e “Como posso essere io gioia per gli altri?”. Non ho bisogno di pensarci tanto. Posso e voglio rispondere dicendo che cos’è per me la gioia oggi, in questa domenica di fine gennaio. La gioia per me è in questo incontro, fatto di sorrisi, amicizia condivisa e colloqui semplici e profondi. La gioia è ascoltare Massimo che mi racconta il suo Natale, vedere la felicità

di Alfonso mentre canta la sua canzone preferita ed emozionarmi così tanto da non riuscire a trattenere le lacrime. La gioia è vedere Maria ballare o Giovanni ridere nel pronunciare una parola che lo diverte molto. La gioia è ascoltare i loro progetti, vedere i preparativi in vista di una recita al centro o confortare e coinvolgere chi, per motivi familiari, non esce molto di casa. La gioia è vedere i volti sorridenti di tutti noi, tornare a casa sentendomi “sazia”, pensando a cosa mi sarei persa se avessi continuato a dormire. Immacolata De Prisco

Due momenti della giornata guidata da padre Stefano

INSIEME MARZO 2017


LA BACHECA DEGLI AUGURI a cura della redazione

AUGURI DI BUON COMPLEANNO

Mons. Giuseppe Lanzetta compie 89 anni, il 5 marzo; don Guy Stéphane Adjitin festeggia 39 anni, il 13 marDon Ciro Zarra Don Guy Stéphane zo; don Ciro ZarAdjitin ra (San Sebastiano, Sarno) spegne 29 candeline, il 17 marzo; don Alessandro Cirillo (San Giacomo Maggiore Apostolo, San Valentino Torio) compie 44 anni, il 27 marzo. La luce della Provvidenza illumini sempre il vostro cammino. Auguri dalla redazione di Insieme!

DIOCESI IN FESTA

Il 19 marzo, mons. Giuseppe Giudice, Vescovo della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, festeggia l’onomastico. Come il santo di cui porta il nome, il nostro Pastore sia sempre padre dei fedeli della Chiesa locale e infaticabile lavoratore nella vigna del Signore. Auguri!

BUON ANNIVERSARIO DI ORDINAZIONE PRESBITERALE A:

don Michele Fusco (San Giovanni Battista, Striano), il 19 marzo; don Vincenzo Ruggiero, il 29 marzo. I vostri ministeri sono un dono per la nostra comunità ecclesiale.

LE EDICOLE PARTNER IN CUI È POSSIBILE TROVARE INSIEME

BUON COMPLEANNO AI REFERENTI

Danilo Sorrentino (Gesù Risorto, Pagani) spegne 24 candeline, il 16 marzo; Massimo Ferrara (San Matteo Apostolo, Nocera Inferiore) compie 46 anni, il 24 marzo. Auguri a voi, testimoni della Buona Notizia. La fiaccola della fede faccia brillare sempre la vostra vita.

Danilo Sorrentino

REDAZIONE IN FESTA

Antonietta Abete, vice direttore del mensile diocesano, festeggia il compleanno il 22 marzo. Sofia Russo, responsabile dell’ufficio di segreteria e marketing di Insieme, spegne le candeline il 26 marzo. Passione e pazienza animano il vostro prezioso operato: sia sempre generoso e abbondante di frutti come oggi. Auguri!

IL NOSTRO CORDOGLIO

La redazione di Insieme si stringe a don Alessandro Cirillo e alla sua famiglia per la perdita del caro papà Giuseppe, ritornato alla Casa del Padre lo scorso 8 febbraio. Dopo il tempo della croce vissuto con la malattia, si spalanchino le porte del Paradiso e gli donino la pace eterna.

Edicola Amato Giornali Via dei Goti 11 Angri Cartolibreria Edicola Nasta Via Giudici 46 Angri Cartolibreria Corinto Via Loria 31 Nocera Inferiore Edicola Civale Teresa Via G.B. Vico 3 Nocera Inferiore Centro Edicola Via San Clemente Nocera Superiore Edicola Mercurio Antonio C.so Ettore Padovano 43 Pagani Sardo Art Via Cesarano Pagani Edicola D’Andria Giuseppe Via Gramsci S. Marzano S/Sarno Edicola Il Giornale Via Tortora 79 Sarno Cartofantasy Via Turati 280 Poggiomarino Cartolibreria Archimede di Vincenzo Palmieri, Via Dante Alighieri 37 Poggiomarino Edicola Laperuta Amerigo, Via Roma, Poggiomarino

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Mensile Insieme


NEWSDALLEPARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

San Michele Arcangelo Nocera Superiore

San Teodoro Martire Sarno

NUOVO PUNTO RISTORO PER L’ORATORIO

I VESCOVI ANGERAMI, GIUDICE E D’ERCOLE IN PARROCCHIA

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ambia locazione il punto ristoro della parrocchia San Michele Arcangelo a Nocera Superiore guidata dal parroco don Giuseppe Perano. Il nuovo luogo di aggregazione è stato spostato e ridefinito in un ambiente più spazioso e comunicante rispetto al salone presso il quale spesso e volentieri si tengono eventi artistici e culturali di vario genere. Domenica 5 febbraio si è svolta l’inaugurazione e molti fedeli hanno partecipato all’evento entusiasti per questo nuovo progetto, sinonimo di emergenti opportunità aggregative. Un mezzo educativo grazie al quale il sacerdote riesce a trasmettere ai giovani i valori della responsabilità, della collaborazione e della passione. Sono i ragazzi, infatti, a gestirne il funzionamento. Federica Pepe

Il nuovo punto ristoro

Mons. Giovanni D’Ercole, don Antonio Agovino, don Giuseppe Perano e i ministranti della parrocchia.

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al 4 al 7 febbraio 2017 la chiesa San Teodoro Martire di Sarno ha vissuto quattro intensi giorni di preghiera in memoria del Santo Patrono della parrocchia. Introdotti nella serata d’apertura dalla Santa Messa e dalla veglia di preghiera guidata da don Antonio Agovino, gli appuntamenti successivi hanno visto la partecipazione di tre importanti messaggeri di Cristo, i vescovi: Salvatore Angerami, vescovo Ausiliare di Napoli; Giuseppe Giudice, Pastore della nostra Diocesi; Giovanni D’Ercole, presule di Ascoli Piceno. Particolarmente toccante il messaggio lanciato alla comunità parrocchiale ed all’intera città di Sarno da mons. D’Ercole, stretto collaboratore di san Giovanni Paolo II: «Oggi essere cristiani non è facile. Richiede il coraggio di lasciarsi abbracciare da Dio e di mettere Lui al primo posto nella nostra vita. Le tentazioni sono tante, le confusioni sono enormi dentro e fuori la Chiesa e noi tutti abbiamo bisogno di una stella che ci guida, di un punto di riferimento certo. Dobbiamo guardare fisso a Gesù e renderci conto che la Chiesa, con i suoi limiti, le sue debolezze, è l’unico luogo in cui possiamo riconoscerci fratelli e dove possiamo sperimentare la potenza dello Spirito Santo, che sa trasformare le nostre fragilità in meravigliose opere di grandezza per il bene dell’umanità». Michele Lanzetta


Un momento di gioco

Santa Maria Maddalena in Armillis Sant’Egidio del Monte Albino

IN PREGHIERA CON SANT’ALFONSO MARIA FUSCO

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n occasione dei festeggiamenti per il novello Santo di Angri, i fedeli della comunità parrocchiale sono stati coinvolti al Triduo di preghiera. Venerdì 3 febbraio “Una notte con i giovani sui luoghi del Santo” ha trascinato tantissimi gruppi parrocchiali ad animare la serata con la Parola di Dio e con testimonianze di fede ed agape. Sabato 4, è stata poi la volta dei bambini accompagnati dai genitori presso la Casa Madre delle Suore Battistine dove attività e momenti di festa hanno concluso il primo giorno del solenne triduo. Domenica 5, ancora, la corale Millennium con la corale di S. G. Battista e Magnificat hanno formato il “coro unito” per inneggiare “Tu sarai profeta” e “Inni di grazie” per sant’Alfonso Maria Fusco. Tre giorni per animare la Chiesa che il Signore Dio desidera: unita e santa. Livia Rossi

Santa Maria dei Bagni Scafati

UNA MANO PER UN SORRISO

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ono ormai diversi anni che, nei mesi di gennaio e luglio, unendoci ad un’iniziativa della Gi.Fra. regionale di Campania e Basilicata, noi giovani della Gioventù Francescana, insieme agli adulti dell’Ordine Francescano Secolare, contribuiamo alla realizzazione del progetto vacanza “Una mano per un sorriso”. Un’esperienza rivolta principalmente a bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni, che vivono particolari situazioni di disagio sociale o economico. I due appuntamenti annuali sono solo il culmine di un’attività di sostegno continua: i bambini vengono, infatti, seguiti durante tutto l’anno dalle fraternità locali, che li aiutano nei loro bisogni quotidiani. Una grande ricchezza, per noi che vi contribuiamo, osservare come questi bambini, pur non avendo nulla, riescano sempre a donare amore alle persone che sono loro accanto, arricchendole immensamente. È la vacanza che dona sorrisi al cuore. Antonio Vitiello

FOTONOTIZIA

«Chiamo dalla redazione del programma “Bel tempo si spera” di TV2000, vorremmo raccontare il vostro Santuario». Inizia così un’altra arricchente esperienza vissuta dalla nostra parrocchia Santa Maria dei Bagni. Passato e presente ornano questa testimonianza, che si è svolta grazie al viversi come famiglia, curando a nome di una comunità intera un piccolo spazio televisivo, durante il quale abbiamo raccontato le tante storie di vita che si intrecciano sotto un unico Nome. Segui anche tu il nostro racconto usando il QR code.

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NEWS DALLE PARROCCHIE I ragazzi dell’Anspi con don Vincenzo Buono

Sant’Alfredo Sarno

PADRE PIETRO LOMBARDI: 50 ANNI DI SACERDOZIO

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anni trascorsi nella vigna del Signore, come umile contadino, che ha piantato semi di speranza nella nostra Chiesa locale: il prossimo 2 giugno, padre Pietro Lombardi, già parroco di Sant’Alfredo, festeggerà l’importante anniversario di ordinazione presbiterale. La comunità parrocchiale desidera condividere la gioia di padre Pietro partecipando alla celebrazione eucaristica, che si svolgerà a Brescia. È prevista la partenza in autobus alle 2.00 di giovedì primo giugno, con sosta a Milano. La quota di partecipazione è di 200,00 euro ed è comprensiva delle spese per il viaggio e per l’alloggio. Le iscrizioni devono pervenire entro il 12 marzo, con il versamento di un acconto di 100,00 euro. M. P.

La brochure con le note tecniche

San Bartolomeo Apostolo Corbara

ORATORIO IN FESTA

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oi siete il sale della terra...voi siete la luce del mondo”. È questo il cuore del messaggio di Gesù che abbiamo ascoltato nella quinta domenica del tempo ordinario, lo scorso 5 febbraio, con gli auguri di don Vincenzo Buono ai ragazzi, ai giovani, e alla comunità intera: «Lasciate, lasciamo cadere il sale del Vangelo nella nostra vita: viviamola con Lui per renderla luminosa e saporita». Un bel momento di fede vissuto con i piccoli, i ragazzi e i giovani dell’oratorio parrocchiale dedicato a Chiara Luce Badano. La gioia di vivere, l’entusiasmo per le piccole cose, la contemplazione del Creato, la felicità di godere dell’amicizia sono state il nutrimento delle giornate della giovane focolarina ed è questo l’augurio che noi animatori vogliamo fare a tutti gli anspini. Erasmo Capriglione

Santa Maria Maggiore Nocera Superiore

SULLE ORME DEL SANTO DEI FANCIULLI

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a comunità di Santa Maria Maggiore ha accolto le spoglie di sant’A lfonso Maria Fusco, illustre figlio della nostra Chiesa diocesana, dal 19 al 26 febbraio. È stata una settimana intensa di riflessione e preghiera. Per l’occasione è stato programmato un calendario con un’attenzione particolare ai ragazzi e ai fanciulli, ai quali il nostro caro Santo ha dedicato la sua vita e il suo ministero Nello Caliendo

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San Sebastiano Sarno

LA FESTA PER IL PATRONO La Santa Messa con la benedizione delle famiglie

Gesù Risorto Pagani

LA MISSIONE PARROCCHIALE DEI REDENTORISTI

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n momento di forte grazia per le due comunità di Gesù Risorto e Madonna di Fatima. Lo scorso mese, dall’11 al 26 febbraio, le due parrocchie di Pagani hanno vissuto la missione parrocchiale dei padri redentoristi, dal titolo “Da Cristo una comunità che: risorge, evangelizza, ama e si dona”. Per due settimane i padri hanno visitato le famiglie delle comunità e tenuto i Centri della Parola nei vari quartieri della zona periferica di Pagani, sul territorio parrocchiale. Inoltre, non sono mancati momenti di incontro e confronto dedicati ai ragazzi, ai giovani e agli adulti. Momento centrale della missione è stata la “Festa della Famiglia”, che si è svolta domenica 19 con la benedizione delle famiglie e il rinnovo delle promesse matrimoniali, alla presenza di padre Serafino Fiore, superiore provinciale dei redentoristi. A seguire il pranzo condiviso e la testimonianza di una coppia di sposi. La missione si è conclusa con la consegna del mandato missionario alle comunità. Danilo Sorrentino

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nche quest’anno la nostra comunità si è apprestata a vivere la festa del Santo titolare, san Sebastiano. Non appena terminate le festività natalizie, ci siamo immersi nel clima della festa del patrono, meditando e approfondendone la biografia. Da sempre, come comunità, siamo impegnati a vivere momenti di fede e di preghiera, come quelli delle Lodi ogni mattina e dell’Adorazione Eucaristica. Domenica 8 gennaio abbiamo dato ufficialmente inizio ai festeggiamenti, con l’alzata del quadro, per poi arrivare al triduo solenne, che ci ha preparato scrupolosamente alla solennità del 20 gennaio. Vari gli spunti emersi durante la tre giorni: san Sebastiano come modello di vita secondo il Vangelo e per la Chiesa dei nostri giorni, il santo e il confronto con la nostra vocazione battesimale. Il 20 gennaio, solennità liturgica del Santo, è stato vissuto all’insegna dell’Eucarestia e della condivisione, registrando un notevole afflusso sia alle Sante Messe del mattino che della sera, quest’anno con l’a ggiunta di una celebrazione anche in tarda mattinata per i Carabinieri (san Sebastiano è anche loro patrono). A conclusione, un’a gape fraterna nel salone sottostante, dove ogni famiglia ha preparato qualcosa per tutti. Il modo migliore per crescere come famiglia di famiglie. La comunità parrocchiale

FOTONOTIZIA

Il coro della parrocchia Sant’Antonio di Padova di Orta Loreto ha partecipato alla rassegna polifonica in onore di sant’Alfonso Maria Fusco, domenica 5 febbraio nella chiesa dell’Annunziata, ad Angri.

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IN PARROCCHIA a cura di Antonietta Abete La ricca presenza di bambini e animatori

Uno degli stand allestiti nelle piazze

“SÌ ALLA VITA” Il 4 febbraio 2017, si è snodata per le vie di Poggiomarino una carovana di bambini, allegri e spensierati, provenienti da tutti i paesi della Forania di San Valentino Torio

POGGIOMARINO IN “MARCIA PER LA PACE”

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gni anno, l’Azione Cattolica affronta il tema della pace perché crede fortemente che sia “un dono di Dio” e “un’opera da costruire” insieme. “Costruiamo la pace” è stato lo slogan che ha unito la Diocesi di Nocera-Sarno che ha deciso di vivere la festa a livello foraniale, per consolidare i legami nati tra i responsabili e gli educatori Acr. L’evento, iniziato con un momento di preghiera presso la chiesa di Sant’Antonio di Padova, guidato dal parroco padre Aldo D’Andria, è poi continuato per le vie della città con canti e urla gioiose. Durante il percorso, in sintonia con il tema annuale “CIRCOndati di gioia”, alcuni protagonisti del circo hanno lanciato delle provocazioni ai ragazzi e donato loro dei pezzi di un puzzle su cui erano riportati degli stralci del Vangelo delle Beati-

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tudini. Molti cittadini incuriositi si sono lasciati coinvolgere e “circondare di gioia”. L’arrivo poi, ai Santi Sposi, dove i ragazzi, divisi per settore, hanno cercato di comprendere a pieno il ruolo che sono chiamati ad avere come costruttori di pace. Al termine della giornata, gli “acierrini” hanno assemblato il puzzle scoprendo di essere riusciti a tirar su una “casa” che possa accogliere tutti. Si sono messi così alla ricerca dei sentieri delle beatitudini perché, dove nel mondo c’è ingiustizia, come abili trampolieri possono guardare dall’alto tutte le situazioni difficili e portare aiuto; come bravi equilibristi possono sostenere le realtà di povertà; come agili trapezisti si rendono conto che la sofferenza si può “sollevare” se si tende una mano a chi è in difficoltà. Azione Cattolica “Rosa Velardo”

A POGGIOMARINO 24 ORE PER LA VITA NASCENTE: DALLA VEGLIA ALL’EVANGELIZZAZIONE

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nche quest’anno, in occasione della Giornata nazionale per la vita nascente, il popolo della vita si è attivato per sensibilizzare sui temi della vita nascente e contrastare il dilagante fenomeno dell’aborto. Fulcro degli incontri è stata la parrocchia Sant’Antonio di Padova che grazie alla sensibilità di padre Aldo ha messo a disposizione i locali per gli eventi in programma. Il primo incontro si è tenuto il venerdì sera: con catechesi, video e testimonianze abbiamo incontrato quasi tutti i gruppi parrocchiali. A partire dalle nove del sabato, invece, ha avuto inizio la grande veglia di preghiera notturna che ha ritmato l’intera notte fino all’alba della domenica, cuore pulsante dell’intera iniziativa. Oltre alle celebrazioni eucaristiche ricche di testimonianze, la Giornata si è svolta soprattutto nelle piazze dove sono stati allestiti stand e gazebo per raggiungere le persone lontane dalla fede e accendere in loro il desiderio della conoscenza. Su questo tema sono molti, anzi troppi gli aspetti ancora bui: dal bambino che muore urlando in silenzio, alla madre che subisce il trauma del post aborto, entrambi vittime di un sistema che trae ricchezza dal dolore e dallo sfruttamento delle persone. Un’opera di informazione e sensibilizzazione che continua per tutto l’anno. Giuseppe Barbato Presidente di Progetto Famiglia Vita Poggiomarino


PAGINE A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA - POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Tutti in caNTo per la parrocchia

L’angolo della poesia

‘A CASALINGA Stongo int’ ‘a casa d’a matina a’ sera; cucino, lavo, stiro e po’ arricetto; nun trovo pace; e quanno po’ m’assetto io nun m' è ssento queste estremità. Eppure ce sta chi resta cunvinto c’ ‘a casalinga è nu lavoro ‘e niente. Ma che fatica a ffa quatte servizie ‘e pulizzia? Nun ‘è dicimme chiesti fesserie!... Lavoro è tutto ciò che dà guadagno pecchè senza denare non se magna! È overo, ce vo’ ‘o sord pe’ mangià: ma ce vo’ pure chi t’o sape fà! prof. Andrea Cocchi

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Il mal d’Africa esiste

Celebrazione eucaristica con i bambini della “Casa di Rose”

Il gruppo missionario

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n nuovo viaggio in Burkina Faso, dal 7 al 20 gennaio scorso, per la parrocchia San Giovanni Battista di Nocera Inferiore, guidato da don Andrea Annunziata insieme al gruppo missionario – costituito dal parroco nel 2013 – ad altri volontari provenienti da San Marzano, Cava de’ Tirreni, Ravello, Terzigno e con Francesco De Maria, presidente dell’associazione Progetto Famiglia Cooperazione, realtà già operante in Africa da anni. Anche questa nuova esperienza missionaria si inserisce in quel progetto di cooperazione e sviluppo per le popolazioni locali, ormai iniziato nel lontano 2005. Grazie alle donazioni della parrocchia di S. Lorenzo Martire di Cava de’ Tirreni e di un privato cittadino di Torre Annunziata, in memoria della moglie scomparsa prematuramente, sono stati realizzati due nuovi pozzi per l’acqua potabile in due villaggi che ne erano privi. La nostra parrocchia di San Giovanni Battista ha restaurato un pozzo già donato anni fa ma che aveva bisogno di riparazioni urgenti per continuare a svolgere la sua importante funzione. Casa di Rose. È stata inaugurata presso l’Oasi Santa Teresa – la “nostra” casa africana di Koupela, gestita da suor Caterina Paladino (Fraternità di Emmaus) – la casa per l’infanzia Casa di Rose, realizzata grazie alla sensibilità della signora Rosa Ciancio, insegnante delle scuole materne ormai in pensione. Con la sua

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DAL 7 AL 20 GENNAIO IL GRUPPO MISSIONARIO INSIEME AD ALTRI VOLONTARI HA VISSUTO UNA NUOVA ESPERIENZA IN BURKINA FASO, GUIDATI DAL PARROCO, DON ANDREA ANNUNZIATA

donazione, oggi già 31 bambini sono stati sottratti alla strada: per circa cinque ore al giorno sono seguiti da un educatore, giocano come tutti i bambini del mondo e ricevono un pasto nutriente. Due partecipanti a questa missione hanno deciso di migliorare l’asilo donando banchi e sedie, tra i quali, entro la fine dell’anno siederanno fino a 60 bambini. È stato ampliato e rafforzato il “progetto sostenuti”, grazie al quale, per soli 20 euro al mese, a molti ragazzi di famiglie poco abbienti verrà garantito il diritto allo studio. Micro credito a sostegno dell’imprenditoria locale. Inoltre sono stati avviati progetti di micro credito per favorire iniziative imprenditoriali locali. Abbiamo infatti potuto constatare con soddisfazione che con un piccolo finanziamento iniziale, uomini di buona volontà, hanno creato allevamenti di montoni, di suini, coltivazioni intensive di mais e patate, allevamenti di pesce di acqua dolce, dando lavoro a se stessi ma, soprattutto, a tante persone dei propri villaggi. L’aiuto sanitario. Ci siamo poi occupati di sanità, fornendo medicinali e presìdi medici grazie alla sensibilità di una farmacista di Corbara, Lucia De Simone, e alla raccolta volontaria e generosa da parte di privati e dei reparti di Rianimazione, Urologia ed Oculistica dell’ospedale di Polla. È stato realizzato un ambulatorio dove numerose persone sono state visitate e curate

L’inaugurazione della Casa di Rose

Il dottore visita i ragazzi dell’Oasi


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA - CICALESI COORDINATORE DI REDAZIONE FRANCESCO COPPOLA

QUATTRO NUOVI MINISTRANTI Domenica 5 febbraio, durante la celebrazione delle 19.00, 4 ragazzi sono stati nominati ministranti della nostra parrocchia: Francesco, Luca, Bernardo e Vincenzo. Anche a loro va il nostro grazie per il servizio che hanno scelto di offrire al Signore e l’augurio di continuare a vivere secondo i suoi insegnamenti anche lontano dall’altare.

L’inaugurazione del pozzo

gratuitamente. Sono state anche effettuate visite domiciliari, nelle capanne e nelle casupole dentro e intorno a Koupela su indicazione di suor Caterina e, nel poco tempo disponibile, abbiamo anche dato una mano all’ambulatorio per i bambini malnutriti dell’ospedale delle suore camilliane, prestato servizio nella sala operatoria di ginecologia e ostetricia. Abbiamo allargato e potenziato un progetto già in essere da un anno dove, con una donazione mensile di 75 euro, si riesce a salvare la vita di un bimbo malnutrito. Inoltre, stiamo pensando di sviluppare un fondo assicurativo per la sanità, per garantire alle giovani che vivono nella Casa delle studentesse dell’Oasi Santa Teresa la possibilità di effettuare in caso di necessità analisi, esami radiografici, cure mediche. Sono stai realizzati miglioramenti all’interno dell’Oasi, come l’impianto di illuminazione e la consegna di lavagne nuove, per consentire ai giovani burkinabè di venire a studiare, leggere e fare esercizi dopo la scuola. Questo e tanto altro si realizza in Burkina Faso, grazie al buon cuore di consacrati e laici, che credono fermamente nella solidarietà e nella fraternità tra esseri umani. Ogni volta che andiamo in Africa, partiamo per donare ma riceviamo molto di più in termini di amore e affetto. Tra i più poveri del mondo, ci liberiamo delle nostre sovrastrutture e torniamo ad essere semplicemente noi stessi, sostanza e non apparenza. Il mal d’Africa esiste. Sono i bambini e le persone semplici e pure che abbiamo conosciuto. È la consapevolezza di lasciare lì la parte migliore di noi. Salvatore Guerriero

DICIOTTO NUOVI CHIERICHETTI Domenica 5 febbraio, durante la celebrazione delle 11.00, ben 18 ragazzi – Francesco, Giovanni, Luca, Gerardo, Rosita, Antonia, Martina, Rosaria, Marianna, Claudia, Adriana, Michela, Alessandra, Leonardo, Jacopo, Gabriele, Luisa e Gianluca – hanno ricevuto la vestizione ufficiale di nuovi chierichetti della nostra parrocchia. A loro va il nostro grazie e un augurio affinché possano sempre servire il Signore con la gioia dei loro cuori.

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ella settimana da 12 al 19 febbraio è stato accolto da tutta comunità parrocchiale il corpo di sant’Alfonso Maria Fusco. Tutto è iniziato con l’accoglienza del Santo al confine della nostra parrocchia per accompagnarlo tra coriandoli, fiori e fuochi artificiali fino in Chiesa. L’intera serata di domenica è stata animata dal gruppo Scout Agesci Nocera Superiore 1, sia durante la Santa Messa, che durante la veglia e l’Adorazione Eucaristica. L’alternanza dei vari gruppi e delle varie realtà parrocchiali in queste serate ha fatto in modo da non rimanere mai vuota la Chiesa. Tutte le mattine il nostro parroco ha incontrato le scuole della nostra parrocchia, divise per classi, per far conoscere la sua vita e per spiegare ai bambini che la santità non è un qualcosa di astratto, ci appartiene, è una meta a cui tutti possono e devono aspirare. I bambini in segno di devozione hanno tutti portato un fiore da offrire al Santo. Tutte le sere invece le varie realtà parrocchiali si sono immerse in profonde veglie di preghiera dopo la messa vespertina. Per iniziare il lunedì con il gruppo giovanissimi di Azione Cattolica e il gruppo 12/14 ACR, accompagnati dal Movimento Giovanile Costruire e dai Giovani del Corso di Catechesi in preparazione alla Cresima. Il martedì si sono uniti in veglia tutti i Ministranti, i

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Lettori e il Coro, e il giorno successivo la veglia è stata animata dal Gruppo di Preghiera “Maria SS. della Medaglia Miracolosa”. Giorno più intenso è stato il giovedì, perché la veglia ha coinvolto il gruppo Giovani-Adulti e Adulti di Azione Cattolica insieme alle coppie del Corso pre-matrimoniale. L’ultima veglia di preghiera è stata animata venerdì dai Portatori, dagli Addetti al Decoro, dai Sacristi e dai Custodi, e dagli Animatori di quartiere e dall’A ssociazione socio-culturale Nova Sociale. Il sabato, in mattinata il parroco ha incontrato tutti gli universitari della parrocchia e nel pomeriggio tutti i bambini del catechismo insieme ai loro genitori. Per concludere in allegria e fede la settimana, sabato sera è stato possibile assistere al concerto di don Giosy Cento che ha proposto il suo nuovo disco “Ho fatto un sogno”. Domenica il corpo del Santo è stato accompagnato in processione da tutta la comunità fino alla sua nuova parrocchia di destinazione, dopo i vespri solenni. Sant’Alfonso se n’è andato, ma ha lasciato un segno: il segno della sua santità, la testimonianza che la Santità è una cosa che ci appartiene, e il desiderio di fare il bene. “Vorrei che anche la mia anima potesse fare del bene”, ripeteva spesso. Giovanni Giordano

“VORREI CHE ANCHE LA MIA ANIMA POTESSE FARE DEL BENE” Dal 12 al 19 febbraio, la nostra comunità parrocchiale ha accolto il corpo di sant’Alfonso Maria Fusco ed ha vissuto un’intensa settimana di fede e preghiera


Le immagini più belle della settimana

CREDI PER COMPRENDERE, COMPRENDI PER CREDERE INCONTRO CON GLI STUDENTI UNIVERSITARI DELLA PARROCCHIA

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abato 18 febbraio, in occasione della peregrinatio del corpo di sant’Alfonso Maria Fusco, il nostro parroco don Roberto, sempre attento ai giovani e alla loro formazione spirituale, ha organizzato un incontro con gli studenti universitari della parrocchia. Un incontro di preghiera ma soprattutto di riflessione. Partendo infatti dalla lettura di alcuni estratti del discorso di papa Francesco all’università degli Studi Roma Tre e da alcuni scritti di sant’Alfonso Maria Fusco, i ragazzi sono stati capaci di realizzare un intenso e proficuo dibattito esprimendo le proprie idee e ascoltando e accettando anche punti di vista diversi dai propri. Essi hanno poi cercato di capire insieme, anche con l’aiuto del parroco, cosa poter fare per migliorare in prima persona questa società che purtroppo li rende schiavi dell’ingiustizia e che tende ad amalgamarli tutti. L’incontro è così giunto al termine con il proposito da parte di ciascun ragazzo presente di impegnarsi, consapevole delle difficoltà ma anche fiducioso nell’unione e nel sostegno reciproco, partendo dai piccoli ambienti quotidiani quali la famiglia, il gruppetto di amici, la parrocchia. Elisa Califano

BEATA L’ANIMA CHE SPESSO PENSA CHE HA DIO NEL CUORE!

Giovedì 16 febbraio, don Roberto Farruggio ha organizzato una veglia di preghiera con i giovani, i giovani adulti dell’Azione Cattolica e le coppie del corso prematrimoniale. “Non puoi essere mezzo di Gesù e mezzo del mondo, praticando la devozione e la vanità, frequentando i Sacramenti e i divertimenti, e volendo piacere a Dio e piacere agli uomini” è stata questa la provocazione, tratta dagli scritti del santo, lanciata ai ragazzi che spesso faticano a conciliare Dio e la loro vita. Ad ogni giovane presente è stato proposto di prendere due impegni con se stessi e con Dio: uno per la propria vita Spirituale e uno di carità. La veglia si è conclusa con un momento di Adorazione e con la benedizione eucaristica. Anna Apicella

VEGLIA DI PREGHIERA PER I GRUPPI DELL’AREA LITURGICA

Durante una settimana così speciale nella parrocchia i gruppi dell’area liturgica si sono riuniti in un momento di preghiera davanti al corpo di sant’Alfonso Maria Fusco. Un momento di preghiera intenso e travolgente durante il quale tutti i ministranti, il coro e i lettori, ripercorrendo la vita di questo Santo così speciale, si sono interrogati sulla chiamata di Dio e sulla loro risposta. Si sono soffermati anche sul donarsi agli altri da parte del Santo, infatti ha aperto una scuola per i poveri, ha fondato l’ordine delle Suore di San Giovanni Battista, gli artigianelli, un donarsi che è possibile solo se si ama profondamente Dio e il prossimo! Marina Massa

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI - NOCERA SUPERIORE IN REDAZIONE GIOVANNI GIORDANO ED ELISA CALIFANO

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - PAGANI La statua del beato Tommaso Maria Fusco

“PER SALVARE UN’ANIMA SAREI DISPOSTO A VERSARE TUTTO IL MIO SANGUE” TRIDUO DI PREGHIERA, DAL 21 AL 24 FEBBRAIO, PER RICORDARE TOMMASO MARIA FUSCO, IL SACERDOTE DI PAGANI PROCLAMATO BEATO NEL 2001 DA PAPA GIOVANNI POALO II

“P

er salvare un’anima sarei disposto a versare tutto il mio sangue”, diceva spesso don Tommaso Maria Fusco, il sacerdote di Pagani vissuto tra il 1831 ed il 1891 e proclamato beato da papa Giovanni Paolo II, nel 2001. Per ricordare questa splendida figura, la nostra parrocchia ha celebrato un triduo di preghiera, dal 21 al 23 febbraio, durante il quale diversi parroci si sono avvicendati a celebrare l’Eucaristia, cercando di mettere in evidenza i tratti caratteristici della vita e dell’opera del beato, pieno di zelo per la cura delle anime, di ansia e inquietudine per la loro salvezza. I Missionari Nocerini. Il tema scelto quest’anno per approfondire la sua vita è stato l’impegno profuso all’interno della Congregazione dei Missionari Nocerini, nella quale il giovane don Tommaso entrò nel 1857. Infatti, in occasione del 160° anniversario dell’ammissione del Beato all’interno della Congregazione, il cuore dei festeggiamenti è stata la nostra chiesa parrocchiale, sede storica della Congregazione come testimoniano diversi documenti rinvenuti e gli scritti storici. La Congregazione era già sorta a Pagani intorno al 1700, ed era costituita da un insieme di sacerdoti che, sull’esempio di san Vincenzo de’ Paoli, si occupavano della missione alle persone più povere e abbandonate e a quelle frange sociali più deboli. Una

missione di cui si conservano ancora oggi le tracce anche nella nostra chiesa parrocchiale, come testimonia l’antica statua di san Vincenzo de’ Paoli, custodita nella sacrestia. Una carità ardente. L’impegno all’interno di questa Congregazione portò il giovane don Tommaso a percorre le strade di molti paesi lontani, a volte anche più isolati del Cilento e dell’Irpinia. Una carità ardente che non è mai rimasta inoperosa e che lo spinse durante tutta la sua vita a realizzare opere per il sostegno delle orfane, dei poveri e dei più bisognosi, ai quali dedicò tutta la sua vita e la sua missione. I festeggiamenti hanno avuto inizio sabato 18 febbraio con l’arrivo della Statua con la reliquia del Beato nella nostra parrocchia e si sono protratti nei giorni successivi. A concludere, il 24 febbraio, giorno della memoria del Beato, si è tenuta una solenne celebrazione eucaristica, presieduta dal nostro Vescovo diocesano, mons. Giuseppe Giudice. In quest’occasione è stato presentato un opuscolo che racconta la storia della Congregazione dei missionari Nocerini e le iniziative promosse, al suo interno, dal beato Tommaso Maria Fusco. È stata un’occasione speciale per tutti, che ci ha permesso di vivere un particolare tempo di grazia e di conoscere ancora meglio questa figura così importante per l’intera città. Anna Petrosino MARZO 2017 INSIEME

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - SS. ANNUNZIATA - ANGRI Un momento della celebrazione eucaristica del 7 febbraio, presieduta da mons. Giuseppe Giudice

IL SANTO EDUCATORE

È

stato un sacerdote semplice e buono, umile e fiducioso. Don Alfonso ha saputo cogliere i segni dei tempi, le urgenze del popolo, le sfide del contesto socio-politico. La prova più grande del suo amore verso Dio è stata la fondazione della Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista, oggi presente in tutto il mondo. I festeggiamenti in suo onore sono iniziati con l’iniziativa “Notte per i giovani sui luoghi del Santo”. Numerosa l’affluenza di ragazzi desiderosi di scoprire la vita, il sogno e il progetto di quest’uomo di Dio. Protagonisti della festa sono stati anche i bambini, il “cuore” di don Alfonso con una giornata interamente dedicata a loro. In mattinata c’è stata la manifestazione organizzata dagli alunni della scuola paritaria Alfonso M. Fusco insieme ai genitori; nel pomeriggio i locali di Casa Madre non riuscivano a contenere i bambini e i ragazzi venuti dalle varie parrocchie. Hanno portato una ventata di primavera, spargendo ovunque sorrisi e grida di gioia, quella gioia di cui ognuno di noi è assetato, quella gioia che possiamo trovare, come don Alfonso, nel dono di noi stessi agli altri. Al termine delle varie attività i piccoli insieme ai genitori si sono recati in parrocchia per la benedizione e l’affidamento a sant’Alfonso. Il parroco don Antonio Mancuso, molto vicino all’Istituto, ha desiderato la presenza dell’Urna con le sue spoglie mortali nella

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parrocchia della SS. Annunziata nella quale è stato organizzato un Triduo di preghiera e riflessione. Il convegno. Lunedì 6 febbraio, in serata, nella sala teatro della Casa Madre, c’è stato il convegno “Turismo e territorio in onore di Sant’Alfonso”, un’occasione per puntare l’attenzione sul turismo religioso nell’Agro nocerino–sarnese. La festa liturgica. Il 7 febbraio, giorno della festa liturgica di sant’Alfonso, già nella mattinata si respirava aria di festa. La Messa delle ore 11.00 è stata presieduta dal vescovo, Sua Ecc.za mons. Giuseppe Giudice, e concelebrata da molti sacerdoti della diocesi ai quali è stata donata una reliquia del Santo, affinché in ogni parrocchia della diocesi ci sia la sua presenza. Al termine della Messa vespertina, presieduta da don Antonio Mancuso, l’urna contenente il corpo di sant’Alfonso, prima di tornare nella cappellina della Casa Madre, è stata portata in piazza, tra acclamazioni, grida di gioia e sguardi rivolti verso il cielo illuminato dai fuochi d’artificio. Il saluto. Suor Lina Pantano, la madre provinciale, ha dichiarato: «Don Alfonso ha camminato per queste vie amando e beneficando tutti. La sua santità è una gioia immensa per noi, sue figlie spirituali, per il popolo di Angri, per la diocesi e per il mondo intero. Dal cielo, sant’Alfonso continua a pregare per noi». Suor Alessandra Colagiovanni

DAL 3 AL 7 FEBBRAIO 2017, SI SONO CELEBRATI AD ANGRI I SOLENNI FESTEGGIAMENTI IN ONORE DI SANT’ALFONSO MARIA FUSCO, FONDATORE DELLA CONGREGAZIONE DELLE SUORE DI SAN GIOVANNI BATTISTA


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI DI SAN VALENTINO TORIO

Il nuovo consiglio parrocchiale

NEL SOLCO DELLA SINODALITÀ PERMANENTE

N

ella tappa ecclesiale di febbraio 2016 e durante la sosta ecclesiale di giugno, convocati da monsignor Giuseppe Giudice, i Consigli pastorali parrocchiali si sono ritrovati per stilare il nuovo statuto. A partire da questo importante documento, i sacerdoti sono stati invitati a nominare i nuovi Consigli che rimarranno in carica tre anni. Il ruolo. Il Consiglio ha il compito di dettare gli orientamenti pastorali della parrocchia e fissare il calendario degli appuntamenti da vivere insieme alla comunità. È espressione di tutte le realtà che operano in parrocchia, fulcro per la programmazione dell’intero anno liturgico. All’inizio del nuovo anno, anche nella nostra comunità si è insediato il nuovo Consiglio pastorale parrocchiale. Seguendo le direttive del nuovo statuto – il Consiglio è un organo consultivo che ha nel parroco il suo pastore – don Gaetano Ferraioli ha provveduto al suo rinnovo. La composizione. Lo statuto prevede membri di diritto e membri scelti dal parroco. Tra i primi vi sono il parroco, il vicario, eventuali presbiteri o diaconi, un rappresentante dei diversi ambiti dell’attività pastorale (catechesi, collaboratori liturgici, operatori impegnati nel mondo della sanità, nella pastorale della famiglia, organismi Caritas, un rappresentante del consiglio pastorale affari economici, un rappresentante di ciascuna aggregazione laicale che opera in parrocchia). Inoltre, il parroco sceglie tre membri, fino ad un massimo

di cinque, espressione delle diverse componenti e forze che operano sul territorio. Il Consiglio della nostra parrocchia è composto da 14 membri che hanno accettato l’incarico con entusiasmo. Così formato, su convocazione del parroco, il neo eletto consiglio si è insediato per programmare e attuare l’attività pastorale parrocchiale. I consiglieri si sono messi subito all’opera con la preparazione della Festa della famiglia, convegno annuale che si svolgerà il 5 marzo, e per l’accoglienza del Corpo di sant’Alfonso Maria Fusco, dal 18 al 22 marzo. All’orizzonte un anno intenso per il consiglio e la comunità a cui auguriamo buon lavoro. Marina Longobardi

ELETTO ALL’INIZIO DELL’ANNO SECONDO LE INDICAZIONI TRACCIATE DAL NUOVO STATUTO DIOCESANO, IL NUOVO CONSIGLIO PASTORALE DELLA COMUNITÀ SANTA MARIA DELLE GRAZIE DI CASATORI È GIÀ AL LAVORO

PEREGRINATIO SANT’ALFONSO MARIA FUSCO Dal 18 al 22 marzo, la comunità Santa Maria delle Grazie accoglierà le spoglie mortali di sant’Alfonso Maria Fusco, elevato agli onori dell’altare lo scorso 16 ottobre da papa Francesco. “Vorrei che anche la mia ombra potesse fare del bene” ripeteva spesso il fondatore della Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista. Il Santo, la cui festa liturgica si celebra il 7 febbraio, non farà mancare la sua protezione a quanti, in quei giorni, si affideranno alla sua intercessione con cuore sincero.

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LE SUORE FRANCESCANE DI SANT’ANTONIO: LA STORIA di p. Paolo Saturno

Madre Rita Fiore

Il governo di madre Rita Fiore L’undicesimo consiglio generale porta la data del 15 luglio 1951 e delibera su importanti punti all’ordine del giorno. L’organo si riunisce di nuovo il 4 novembre

L’

undicesima seduta del Consiglio generalizio di madre Rita Fiore si svolge il 15 luglio 1951 e delibera su diversi punti all’ordine del giorno. La segretaria, madre Alfonsina Tucci, riceve l’incarico di chiedere alla Curia Arcivescovile di Napoli la documentazione necessaria per modificare la denominazione dell’Istituto da “Solitarie Alcantarine” in “Suore Terziarie Francescane di S. Antonio ai Monti”: gli uffici pubblici e l’esattoria comunale continuano ad usare la vecchia denominazione per le bollette. Il notaio Giuseppe D’Alessandro, di Castellammare, è invitato a compilare l’atto notorio da cui emerga che il convento di Sant’Antonio ai Monti è di proprietà delle suore. Durante gli eventi bellici, insieme ad altri documenti, tra cui quello del riconoscimento giuridico dell’Istituto, è stato smarrito anche quello con cui il re Francesco I di Napoli aveva donato la struttura a suor Maria Luigia del Cuore di Gesù, il 29 settembre del 1830. Passaggio necessario per ottenere il certificato storico catastale, richiesto dal Ministero delle Opere Pubbliche per riparare i danni bellici subiti dallo stabile. Si decise di accettare la maggiorazione di prezzo – non inferiore a £. 560.000 – del terreno del beneficio parrocchiale di San Matteo in Quisisana di Castellammare, secondo la valutazione proposta dall’Ufficio erariale della città e imposta il 12 luglio dal Ministero dell’Interno, sentito il parere della Direzione Generale del Fondo per il Culto. Viene anche stabilito di restituire a suor M. Clementina De Nigri la somma di £.

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300.000 che il 18 maggio 1948 aveva prestato a madre Chiara Luciano per l’acquisto della casa di Nocera Inferiore. La cifra ora è prestata alla Cassa Generalizia che deve anticipare £. 500.000 all’impresa Di Somma, di Castellammare, per i lavori di riparazione dei soffitti delle aule scolastiche di Casa Madre. Nella stessa seduta si ammettono alla vestizione religiosa le postulanti Elisa Fabozzi, Filomena Mele, Rosa Esposito e Giulia Ruggiero; e alla professione suor Liliana Duilio, la cui miopia è migliorata come riportato nella relazione dell’oculista Pietro Vito. 4 novembre 1951. Il dodicesimo consiglio porta la data del 4 novembre 1951. Ammette al postulandato Michelina Pagano di Frignano Maggiore, grazie alle ottime referenze fornite da madre Tarcisia Vernavà, superiora della casa di quella città. Rinvia invece di un anno l’ammissione alla professione perpetua delle suore Bernardina Lalli e M. Vittoria Rega per perplessità sulla loro condotta. Si decide di inviare a Roma madre Vernavà e madre Josephine De Marco presso l’autorevole commendatore Pasquale Bova, zio di quest’ultima, per sollecitare il Sacro Concilio ad autorizzare la donazione all’istituto della casa di Frignano da parte del Vescovo di Aversa. È inviato a tutte le case religiose il quesito per stilare il resoconto morale, religioso ed economico. Si decide, infine, di acquistare con risorse delle case di Pagani e Nocera una striscia di terreno per consentire l’accesso dei mezzi di trasporto alla casa di Nocera.


IN VERSI di mons. Giuseppe Giudice

POESIA DELLA SERA Poesia della sera quando il giorno se ne va a dormire e l’ora vespertina si consegna al buio della notte. Tempo magico e sospeso quando il cuore tesse già i ricordi del giorno e, nuda, l’anima si affida al silenzio della notte.

(Foto Salvatore Alfano)

Poesia della sera che canta il tempo già andato e si accontenta del magro bilancio esistenziale. Poesia della sera custode di sogni inespressi e scrigno di nuove armonie. Un silenzio nuovo ti fascia e, nella sera, il cuore sa solo pregare.

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CULTURA ARTE... RISCHI

di don Natalino Gentile

APPUNTAMENTI CULTURALI a cura di Martina Nacchio

PORTE APERTE DEI MUSEI, PASSEGGIATE E POESIA, UN TRIBUTO A PINO DANIELE: TUTTE LE DATE DA SEGNARE IN AGENDA

Di lettere e di fiori

P

er tradizione marzo è dedicato a san Giuseppe, sposo casto di Maria e padre putativo di Gesù. Parrocchie e santuari, cappelle ed edicole non mancano, nemmeno nella nostra Diocesi, e la sua iconografia, sia pure nei pochi episodi evangelici, è quanto mai vasta.

Lo vediamo nella grotta, nella capanna, nella fuga in Egitto, nella bottega di Nazareth alle prese con i suoi arnesi di falegname. E sempre, come suo distintivo, il bastone fiorito. Il riferimento biblico alla verga di Aronne fiorita nell’arca dell’allezanza è chiaro. Le icone bizantine della Natività lo relegano in secondo piano, in disparte e distante dalla scena principale. È stata, allora, una bella sorpresa vedere questo Santo, umile e semplice, silenzioso ed obbediente, iustus come lo definisce il Vangelo, assorto nella lettura di un libricino aperto tra le mani (il richiamo alla Parola di Dio è evidente). È un delizioso tondo, olio su tela, che orna, tra gli altri, la piccola cappella di Episcopio del palazzo vescovile. Non è di grande valore artistico, ma decisamente devozionale, anche se posto di fianco ad un san Michele di Paolo De Maio (il pittore amico di sant'Alfonso). Potremmo dubitarne, ma quei fiori sul bastone non ci lasciano dubbi: l’operaio e la cultura, davvero un esempio suggestivo.

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Domenica al museo. Per tutta la giornata di oggi 5 marzo i siti statali aprono gratis le porte ai visitatori. L’iniziativa promossa dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, è giunta alla terza giornata dell’anno. Tra i siti gratuiti in Campania ricordiamo gli Scavi di Pompei, la Reggia di Caserta, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, l’area archeologica di Paestum. Aspettando Primavera. Salute e poesia si intrecciano in questo inizio di primavera a Nocera Inferiore. Il 10, 17 e 24 marzo sarà possibile passeggiare lungo il percorso della salute ascoltando letture poetiche di grandi autori del ‘900. Partenza prevista alle ore 15.00 da via Origlia. Le tre giornate sono promosse da Gli amici della Biblioteca comunale di Nocera Inferiore. Il mito. Sarà proiettato il 20, 21 e 22 marzo il docu-film “Pino Daniele. Il tempo resterà”. Prodotto da Sudovest con Rai Cinema e distribuito da Nexo Digital, il lavoro cinematografico è un viaggio attraverso la musica, i concerti e la vita del grande artista partenopeo. Il film sarà presentato in anteprima il 19 marzo al Teatro San Carlo.


L'ANGOLO DELLE RECENSIONI a cura di Mariarosaria Petti

Come far nascere un gruppo famiglia in parrocchia Autore: Silvio Longobardi Editrice Punto Famiglia Prezzo: € 20.00 Una pubblicazione destinata al parroco o all’animatore del gruppo famiglia, con appunti pastorali e suggerimenti metodologici su come avviare e far crescere un gruppo famiglia alla luce dell’Amoris laetitia di papa Francesco.

di Salvatore Alfano

I TESORI DEL MUSEO DIOCESANO Calice in argento del XVIII sec. proveniente dalla Congrega Nome di Dio, nella chiesa di San Bartolomeo Apostolo a Pareti di Nocera Superiore. Il museo è aperto al pubblico ogni lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 9.30 alle 12.30.

Il sogno di un venditore di accendini Autore: Francesca Fialdini Editore: Città Nuova Prezzo: € 12.00 Una straordinaria storia di integrazione e successo. Il protagonista è Youssou, fuggito dal Senegal in cerca di fortuna in Europa, raccontato dalla penna di Francesca Fialdini, conduttrice di Unomattina (Rai 1) e con un saggio introduttivo di mons. Gian Carlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes.

di Salvatore Alfano

Diario di una kemionauta Autore: Maura Messina Editore: Homo Scrivens Prezzo: € 15.00

Foto Salvatore Alfano

A 26 anni, Maura, figlia della Terra dei fuochi, scopre di avere un tumore. Con parole e immagini nasce il diario di una kemionauta, fatto di delicatezza, sensibilità ed un tocco d’ironia. Il testo è introdotto da don Aniello Manganiello, prete di frontiera, e dall’inviato speciale di Avvenire, Pino Ciociola. MARZO 2017 INSIEME

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di Peppe Iannicelli

MISERIA E NOBILTÀ

LE GRANDI AZIENDE DOLCIARIE IPNOTIZZANO I CONSUMATORI E LI CONVINCONO AD ACQUISTARE UOVA INFIOCCHETTATE DI CIOCCOLATO CHE ARRIVANO A COSTARE ANCHE DUECENTO EURO AL CHILO. MA È MAI POSSIBILE ESSER COSÌ STOLTI?

N

ROMPERE… LE UOVA NEL PANIERE

ell’imminenza di Pasqua, voglio fondare un comitato per rompere le uova nel paniere. Invoco una mobilitazione popolare per rompere le uova di cioccolato. In Italia nascono comitati come funghi. Basta che qualcuno abbia l’idea di realizzare una strada, un ponte, una centrale elettrica e in pochi secondi si levano i difensori strenui di un muro diroccato, di una siepe marcita, di un rigagnolo d’acqua putrida. No, no e no! Questa è la parola d’ordine più ricorrente. Questo l’imperativo categorico che ha fatto la fortuna di più di un politico sulla pelle dei territori e della gente, funestati dall’assenza di scelte, impianti e strutture. Ovviamente i più tenaci nel proclamare i loro “no” sono anche i più assidui consumatori e fruitori di quei beni e/o servizi prodotti in virtù di quegli impianti così vituperati. Stiano tranquilli, i miei affezionati lettori. Il mio comitato intende rompere le uova nel paniere nel vero e proprio senso della parola. Ma non le uova di gallina, bensì quelle pasquali di cioc-

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colato che vengono vendute ad una cifra esorbitante. In tutta Europa si coltiva la bella tradizione di scambiarsi uova colorate a Pasqua tra amici, parenti e vicini. Sono uova sode dipinte a mano in casa o a scuola. Costano poche lire e tanta fantasia cordiale. In Italia, questa bella tradizione è stata soffocata dalla pigrizia degli insegnanti e dalla propaganda pubblicitaria. Le grandi aziende dolciarie ipnotizzano i consumatori e li convincono ad acquistare uova infiocchettate di cioccolato che arrivano a costare anche duecento euro al chilo. Ma è mai possibile esser così stolti? Basta una carta argentata ed una sorpresina di plastica cinese per farci impazzire. Io queste uova non le compro e non le voglio ricevere in regalo. Se proprio ne ho voglia, acquisto una barretta di cioccolato e me la mangio – con tanti auguri di Santa Pasqua – alla salute di chi ha tentato di vendermi quello stesso cioccolato ad un prezzo maggiorato del mille per cento.



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