Insieme - Marzo 2016

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MARZO 2016 N. 3 ANNO XI € 1,00

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

L’APPROFONDIMENTO

RINASCERE DOPO IL COMA

Storie di coraggio e speranza

L'INTERVISTA A colloquio con padre Marko Rupnik

PASQUA Consigli per una buona Confessione



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MARZO 2016 Insieme dicembre 2015 insieme / villaitalianocera

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sieme

L’APPROFONDIMENTO

RINASCE DOPO IL COMA

Storie di coraggio e speranza

Foto di copertina Salvatore Alfano

MARZO 2016 N. 3 ANNO XI € 1,00 MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

L'INTERVISTA A colloquio con padre Marco Rupnik

PASQUA Consigli per una buona Confessione

In copertina Maria Rosaria Vitiello

marzo2016

18.

Un museo d’arte ad inclusione sociale

21. Andare oltre il tumore: lo staff del Pascale

Sommario

EDITORIALE 5 La banda dei falsari di Silvio Longobardi

19 VITA NELL'AGRO “Tarocchi” ma non arance di Salvatore D’Angelo

CRESCIAMO INSIEME 6 Gli ingranaggi del cuore di Donatella Salvati

25 LA BACHECA a cura della redazione

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L'APPROFONDIMENTO Nulla avviene per caso a cura della redazione

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Rinascere dopo il coma di Mariarosaria Petti

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Signore, scelgo te di Martina Nacchio

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L’arma del sorriso di Antonietta Abete

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Cara figlia, ti scrivo di Salvatore Guercio

SCUOLA&UNIVERSITà 17 Viaggi-studio: crescere esplorando di Martina Nacchio

41. In cammino verso la GMG

VITA ECCLESIALE 26 Arte abitata da Dio di Salvatore D’Angelo

RUBRICHE 60 Le suore francescane di sant’Antonio di p. Paolo Saturno CARISSIMI 61 La più bella professione di fede di mons. Giuseppe Giudice

30 Le Opere di Misericordia di Mariarosaria Petti 32 Le parole della fede di Silvio Longobardi 35 Il Pane della Domenica a cura della famiglia Gambardella NEWS PARROCCHIE 44 Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti IN PARROCCHIA 49 Pagine parrocchiali a cura di Antonietta Abete

32. Le parole della fede


EDITORIALE di Silvio Longobardi

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La banda dei falsari

a frode è un reato. Ma le falsificazioni fioccano. Oltre al guadagno facile c’è il gusto dell’imbroglio. Non è facile distinguere il vero dal falso. Anche il Parlamento non scherza. Il Senato sta impegnando le migliori energie per approvare una legge che, di fatto, sigilla l’equiparazione tra il matrimonio, come previsto e sancito dalla Costituzione, e le unioni omo. Sono tutte coppie e hanno tutti gli stessi diritti. Così dicono. A me pare invece una brutta pagina della vita politica che falsifica, senza neppure aver il coraggio di dirlo, il dettato costituzionale. Lo stralcio dell’articolo 5 del DDL Cirinnà, quello che prevede la possibilità di adottare, non cambia la sostanza delle cose, anzi è una grossolana scorciatoia per i gonzi. Si fa finta di cedere, sapendo che non pochi tribunali hanno già dato pieno riconoscimento giuridico all’adozione da parte delle coppie omo. E sapendo che, una volta approvata questa Legge, le istituzioni dell'UE chiederanno di essere coerenti fino in fondo. Tutta la stampa applaude giuliva a questo nuovo passaggio che fa entrare l’Italia nel mondo del progresso. La quasi unanimità della cultura spaventa, a me fa pensare ai tempi e ai luoghi in cui, ancora oggi, c’è qualcuno che pensa per tutti. Mi farebbe piacere sapere cosa scrivevano il Corriere e la Stampa nel 1938, quando venivano approvate le famose leggi razziali. Altri tempi, diranno alcuni. Forse. Ma la mentalità è sempre la stessa, quella di “venire in soccorso del vincitore”, come diceva argutamente Ennio Flaiano. A proposito di mondo,

ogni tanto la grande stampa, cioè quella che ha grandi finanziatori, disegna la mappa dei Paesi che hanno riconosciuto il matrimonio alle coppie omo. E mai che dica che si tratta di 20 Paesi o poco più su 200 rappresentati all’Onu. Ma sì, hanno ragione non dobbiamo contare quelli che già contano poco. Domanda indiscreta: lo sapete che la Slovenia (uno dei Paesi UE) ha bocciato con un referendum la legge su matrimonio e adozioni omo? No, non potete perché la grande stampa non ha dato la notizia. Se è tutto così chiaro perché falsificare le parole? Ad esempio, Repubblica titola: “I figli non sono un diritto di tutti”. Le virgolette si riferiscono al cardinale Bagnasco. In realtà il porporato aveva affermato: “I figli non sono mai un diritto, poiché non sono cose da produrre”. C’è una discreta differenza, come tutti possono notare. E perché scrivere maliziosamente che il Vaticano approva la legge in discussione, come hanno fatto tutti i quotidiani, quando invece, le dichiarazioni fatte dal cardinale Parolin, pur accogliendo con favore lo stralcio del famigerato articolo, chiedeva tutta una serie di condizioni che non sono presenti nell’attuale testo legislativo? La banda dei falsari colpisce ancora. Ma noi, scriveva Giuseppe Prezzolini, siamo iscritti da tempo al “club degli apoti”, quelli che non la bevono perché non seguono le mode. Inutile lamentarsi e gridare allo scandalo. Sono le cose del mondo. Di questo mondo. Spetta a noi, discepoli di Gesù, custodire quella verità che ci fa diventare cuore e anima dell'umanità.

L'aula del Senato

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CRESCIAMO INSIEME Cambia look la nostra rubrica dedicata ai ragazzi che da questo mese dà la parola agli adolescenti per scrutarne i sogni e le attese, le speranze e la fatica di diventare grandi. Se vuoi raccontarci la tua esperienza, manda una mail a insieme@diocesinocerasarno.it

Vincenzo Manzo

Vincenzo Manzo ha 13 anni e fa parte degli Araldini, un frutto della grande famiglia francescana, presso la comunità Santa Maria dei Bagni a Scafati. Ha una grande passione per la tecnologia, lo sport e le periferie, dei cuori e del territorio, da animare con il profumo e gli insegnamenti di San Francesco

Gli ingranaggi del cuore

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a pace, il perdono, la Parola di Dio, la comprensione. Sono queste le armi del poverello d’A ssisi, le stesse che oggi la Gifra (gioventù francescana) si impegna a promuovere militando sul territorio. Come piccoli frutti di questa grande famiglia ecco gli Araldini, freschi come fiori di campo profumati di spensieratezza. Essi rappresentano una parte importante della famiglia francescana. Sono le fondamenta, i mattoni su cui si costruisce la casa, sono il presente e il futuro. Vincenzo Manzo è un membro di questa grande famiglia e il gruppo degli Araldini gli è entrato fin nelle ossa.

Ha 13 anni e frequenta la terza media. La sua materia preferita è tecnologia. Non quella fatta solo di parole però, lui la tecnologia la preferisce pratica, fatta di esperimenti e progetti da realizzare. Ama la musica, si diverte davanti alla tv e adora giocare a calcio. La Sporting Scafati è la sua squadra, ma non perde occasione per metter su una partita insieme agli amici e ai cugini. La sua è una famiglia «favolosa», e lo dice mentre si districa nel racconto del meraviglioso rapporto che ha con i nonni, i genitori e sua sorella. Li mette al primo posto, consapevole dell’amore di cui essi sono portatori. Da grande vuole fare il meccanico, così da poter curare tutti quegli ingranaggi che oggi lo affascinano. Vincenzo è di Scafati e frequenta la parrocchia Santa Maria dei Bagni, passando ore intense nella fraternità di cui

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fa parte. Il giovane Araldino infatti vive da 3 anni la realtà francescana, fatta di esperienze condivise ed insegnamenti di vita alla luce del Vangelo. Mentre parliamo ritorna ai momenti di gioia vissuti con i suoi compagni di viaggio, condividendone con me la felicità che scaturisce dal ricordo. Vincenzo si rivolge ai suoi coetanei, invitandoli ad avvicinarsi a quest’altro braccio della Chiesa, che si muove silenzioso sul territorio, infondendo linfa vitale nelle periferie dei cuori e del paese. Essere Araldino vuol dire domandare al Signore il dono di uno spirito di povertà, che ci sottragga al desiderio delle cose vane del mondo; vuol dire vivere in umiltà e semplicità, amando Colui che è la fonte dell’Amore. Essere Araldino vuol dire semplicemente essere se stessi, ma con una marcia in più. I jeans di Vincenzo infatti sono stracciati e il ciuffo è all’ultima moda. È un ragazzo come tanti, ma il suo cuore no, quello pulsa un sangue nuovo, diverso, sempre vivo! Un sangue ardente di passione e di forza di volontà, arricchito dai preziosi ideali francescani. San Francesco tanti secoli fa ha fatto innamorare il mondo di Cristo. Oggi il suo fascino resta immutato, snobbando la polvere del tempo che passa e spianando le rughe che si formano sui cuori induriti, entrando con una delicatezza prepotente nelle vite dei giovani, cambiandole. Per sempre. Donatella Salvati


L'ANGOLO PSICOLOGICO di Carolina Rossi

IL CORPO CHE CAMBIA In adolescenza le trasformazioni corporee sono così rapide e vistose da influenzare coscienza e comportamento dei ragazzi. Qualche consiglio per i genitori

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genitori di figli adolescenti devono prepararsi ad un tempo di metamorfosi a più livelli. In adolescenza, infatti, le trasformazioni corporee sono così rapide e vistose che non possono non influenzare la coscienza e il comportamento del ragazzo. Il giovane, o la giovane, sente di perdere uno schema di riferimento (il proprio corpo) che era abituato ad avvertire in modo stabile; non sa quando e come la situazione si stabilizzerà. L’altezza, il peso, le dimensioni di certe parti del corpo, le proporzioni fra certe parti del corpo e altre e via di seguito sono gli aspetti di crescita più visibili e influiscono sulla valutazione che l’adolescente può dare di se stesso (autostima, confronto con i coetanei…). La percezione si ferma sulle differenze che si tende, in generale, ad assumere come se fossero definitive. Ad esempio, il rimanere indietro può apparire come indice del costituirsi di una inferiorità permanente. Così, l’adolescente mette su dei meccanismi di difesa: comincia ad operare una valorizzazione del proprio “io”, esaltando la propria autostima e tentando una ricerca di sé sull’onda dell’autoesaltazione. Si isola, utilizzando proibizioni rigorosissime per sbarrare la via ai desideri; intellettualizza, cercando di trasferire il conflitto dal piano delle emozioni a quello del pensiero. Non sarà semplice gestire queste situazioni, ma è fondamentale essere consapevoli dei cambiamenti che investono Un ponte per Terabithia i propri figli per aiutarli di Katherine Paterson nel loro percorso ver2008, Mondatori so la maturazione e l’autonomia. ess Aarons si è allenato tutta l’estate per vincere la gara di corsa della scuola. Non avrebbe mai pensato che a fargli mangiare la polvere sarebbe stata una ragazzina: Leslie Burke, la nuova arrivata, che si veste come un maschio e abita in una casa piena di libri. Jess non avrebbe mai immaginato neanche di essere suo amico, eppure i due diventeranno in poco tempo inseparabili. Jess e Leslie sono entrambi emarginati nella piccola scuola del villaggio, ma saranno Re e Regina nel meraviglioso mondo di Terabithia, un luogo immaginario e segreto nel quale condividono storie e sogni e dove nessuno può fare loro del male. Solo tra gli alberi di quel magico regno, Jess e Leslie riescono a vincere le paure, finché qualcosa di terribile non romperà l’incanto. Una storia che insegna il valore dell’amicizia, della compassione, dell’empatia e della speranza.

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L'APPROFONDIMENTO a cura della redazione

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Nulla avviene per caso P

erché la vita è attraversata dal dolore, a volte così pungente da togliere il respiro? Perché ad una madre che si accorge di custodire in grembo una vita arriva la diagnosi di una malattia? Perché in un giorno qualunque un’auto ti travolge cambiandoti la vita? Non abbiamo una risposta a tutti questi perché, non una parola capace di asciugare le lacrime. L’esistenza umana è in gran parte avvolta dal mistero. Ma una cosa possiamo dirla, una certezza che nasce dalla fede in un Dio che accompagna con amore le vicende della nostra storia. Nulla avviene a caso. Nella vita sociale e giuridica, diritti e doveri s’intrecciano, inutile proclamare un diritto se non prevediamo anche i doveri corrispondenti. Nella sofferenza, scomoda e non richiesta compagna di viaggio, c’è come un silenzioso appello alla carità. Senza amore, il dolore schiaccia e soffoca la speranza, il male fa ancora più male. La sofferenza è una provocazione, chiama in causa la capacità di amare. Le ferite ancora aperte sono come le piaghe di Gesù la sera di Pasqua. «Ognuno di noi ha il suo macigno. Una pietra enorme, messa all’imbocca-

tura dell’anima, che non lascia filtrare l’ossigeno, che opprime in una morsa di gelo, che blocca ogni lama di luce, che impedisce la comunicazione con l’altro. È il macigno della solitudine, della miseria, della malattia, dell’odio, della disperazione, del peccato. Siamo tombe allineate. Ognuna col suo sigillo di morte. Pasqua, allora, sia per tutti il rotolare del macigno, la fine degli incubi, l’inizio della luce, la primavera di rapporti nuovi. E se ognuno di noi, uscito dal suo sepolcro, si adopererà per rimuovere il macigno del sepolcro accanto, si ripeterà finalmente il miracolo del terremoto che contrassegnò la prima Pasqua di Cristo. Pasqua è la festa dei macigni rotolati. È la festa del terremoto» così scriveva don Tonino Bello. In questo dossier abbiamo raccolto alcune storie di “macigni rotolati”, vite in cui la fede ha lottato – e non poco – per sedersi sul trono. Testimonianze che invitano alla speranza perché il nostro Dio si è vestito di umanità, ha posto la sua tenda in mezzo a noi e riempie di vita ogni angolo della nostra esistenza, anche quelli che a noi appaiono oscuri e senza volto. La redazione MARZO 2016 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

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uoi uno specchio?». Le parole rimbombano nella stanza, la gola è arsa, le gambe rigide, distesa su un letto sconosciuto. Le mani toccano la testa, i lunghi capelli biondi non ci sono più. Il capo rasato punge i polpastrelli. «Non c’è bisogno dello specchio», pensa tra lei e prova a biascicare sillabe a sua madre. Dove si trova? Cosa è successo? Perché non riesce a parlare e a muoversi? Questa è la storia di una rinascita, e la protagonista è Maria Rosaria Vitiello, giornalista di Scafati investita il 16 dicembre 2014 dopo aver moderato un convegno sulla sicurezza stradale. Dopo aver pranzato con gli organizzatori dell’incontro, Maria Rosaria accompagna alla macchina l’allora consigliere comunale Brigida Marra. Riattraversando la strada sulle strisce pedonali è travolta da una Toyota Yaris. L’impatto è duplice e violento. La donna batte la testa prima contro l’automobile e poi sull’asfalto. Comincia così il lungo sonno di Maria Rosaria che combatterà per circa un mese tra la vita e morte. L’incidente. Casualmente il tenente della Polizia locale Pasquale Cataldo si trova sul posto, in via Dante Alighieri (ex Statale 18) a Scafati. Due vigilesse poco prima non hanno avuto il coraggio di intervenire. Maria Rosaria è riversa sul suolo, il sangue riga il contorno della sua sagoma. Il tenente interviene con coraggio, pratica il massaggio cardiaco alla giornalista. Prima, senza successo. Al secondo tentativo, il battito cardiaco riprende. Un intervento provvidenziale. Nell’attesa dei soccorsi – che giungeranno dopo circa 20 minuti – la collaboratrice de Il Mattino avrebbe potuto non sopravvivere. La preziosa collaborazione della Polizia locale non finisce qui. I colleghi del tenente con una vera cordata liberano la via che da Scafati conduce all’ospedale di Nocera Inferiore. Il risveglio. Dopo tre settimane in Terapia Intensiva, i medici dell’Umberto I consigliano ai familiari di Maria Rosaria di trasferirla in un Centro di risveglio a Crotone. «Ho qualche vago ricordo, come di un sogno, di quello spostamento in autoambulanza» racconta la donna. È l’8 gennaio, dopo due giorni il risveglio. «La primaria ha intuito subito il mio desiderio di riprendermi – continua la giornalista – ho iniziato la fisioterapia e anche la logopedia, dopo che mia sorella mi disse di non capirmi». Fino al 20 febbraio resta a 440 km di distanza da casa: «Ero devastata, avevo il timore che i miei figli mi vedessero così fragile e indebolita». Ad aspettarla infatti a Scafati, i suoi ragazzi, Francesco e Gaetano, oggi di 20 e 15 anni.

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Rinascere dopo il coma È moglie e madre con una brillante carriera avviata quando Maria Rosaria Vitiello viene travolta da un auto dopo aver moderato un convegno sulla sicurezza stradale. Il racconto della sua rinascita


Foto Luigi Pepe

Da sinistra il tenente della Polizia locale Pasquale Cataldo e Maria Rosaria Vitiello

«Sono stata dimessa a condizione di continuare il percorso di riabilitazione, così ho scelto di andare in un centro specializzato a Castellamare di Stabia» prosegue. Maria Rosaria è una donna forte, che può contare sul sostegno incondizionato di suo marito. Proprio nei mesi cruciali per la ripresa, una nuova ombra all’orizzonte: «Il 20 maggio, a seguito di un dolore fortissimo alla schiena, mi è stata riscontrata un’ernia. Non ho preso bene questo ennesimo incidente di percorso». La ripresa. «A Crotone era difficile cercare di riprendersi vedendo pazienti di ogni età svegliarsi nelle condizioni più diverse – confessa Vitiello –. C’era chi non riusciva più a parlare, chi a muoversi o anche ricordare. Io sono stata fortunata». Chi non conosce Maria Rosaria non potrebbe mai immaginare che ha dovuto imparare di nuovo a parlare. Dopo neanche un anno riesce ad esprimersi perfettamente nonostante il suo incidente. Oltre a scrivere per Il Mattino, la donna si occupa da anni di moderare e presentare eventi. La parola è il suo pane quotidiano. La passione per il lavoro l’ha spinta a migliorare in tempi molto rapidi: «Salvatore Campitiello (presidente dell’A ssostampa Valle del Sarno, ndr) mi ha aiuta-

to a superare la paura di non essere più in grado di comunicare in pubblico, invitandomi a moderare un convegno. Un modo per incoraggiarmi a rimettermi in moto, gliene sono molto grata». Una nuova vita. «Sono sempre stata una donna molto tenace – racconta con le lacrime agli occhi – ma questa esperienza mi ha fatto capire il valore della vita, la sua preziosità». Maria Rosaria sente di avere avuto un angelo custode che ha vegliato su di lei e che continua a farlo: «Ogni giorno donato è un buon motivo per essere gioiosi». Nei giorni in cui la sua esistenza era appesa ad un filo, la notizia dell’incidente è rimbalzata online e sulle pagine di tutti i quotidiani. Dell’incredibile capacità di rialzarsi da una caduta così terribile Google non ne dà traccia. «Se sono viva è anche per raccontare ad altri quanto siano inutili i pesi di cui a volte ci carichiamo. La vita è davvero un regalo straordinario» dice alla fine della nostra chiacchierata. Hai proprio ragione Maria Rosaria. Per Insieme non sei la giornalista investita e in fin di vita. Sei la donna che dopo il coma è rinata. Con le tue forze, sei risorta a vita nuova. Mariarosaria Petti MARZO 2016 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

Michela riceve il Battesimo durante la Veglia pasquale del 2015

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veva il cuore in gola, Michela (è il suo nome di Battesimo) la notte in cui ha aperto definitivamente il suo cuore a Dio. Era il 4 aprile del 2015. Altri catecumeni – tre fratelli – hanno ricevuto insieme a lei il sacramento del Battesimo la notte di Pasqua. La chiesa era gremita di gente. «Ero l’unica donna», ricorda mentre la voce si incrina per l’emozione. Ci incontriamo nella parrocchia in cui ha avuto inizio il suo catecumenato, il percorso di fede che passo dopo passo l’ha condotta al ricevere il sacramento del Battesimo. Tra queste pareti Michela ha incontrato Dio. Insieme a lei, il marito Bruno e la piccola Aurora, tre anni. Michela e Bruno tradiscono un po’ di tensione, Aurora invece è radiosa, in perfetta armonia con il suo nome. Mentre la sua mamma parla, mi guarda con occhi grandi e luminosi. Intuisco che lei è una parte importante di questa storia. La famiglia di origine. La famiglia di origine di Michela è di religione musulmana. Il suo percorso di conversione è un filo di eventi che non è semplice dipanare. Ha quattro anni quando i genitori e i suoi quattro fratelli si trasferiscono dal Kossovo al nord Italia. Nonostante la professione di fede differente, durante l’infanzia la bambina va a scuola dalle suore: «Per comodità – precisa – perché i miei genitori lavoravano tutto il giorno». Il Signore cosparge la nostra strada di opportunità di cui comprendiamo il valore solo al momento giusto. Vivere a contatto con un ambiente cattolico non lascia immutato il cuore. Michela inizia ad andare a Messa quando può, a pregare quando ne sente il bisogno. I suoi genitori non costringono lei e i fratelli a praticare la religione musulmana, ma neppure mettono in dubbio che quello debba essere il credo dei figli. Così Michela matura la sua fede in segreto. Un segreto opprimen-

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Signore, scelgo te Il lungo cammino di conversione che ha portato Michela a ricevere il Battesimo la notte di Pasqua del 2015. Ad accompagnarla, nel percorso di conversione, un sacerdote, il marito Bruno e la piccola Aurora


Battesimo di Cristo, Verrocchio, Leonardo e altri 1478-1478, Firenze

te che persiste ancora oggi. «Non lo accetterebbero mai» dice. Capisco così di quanto dolore e coraggio sia intrisa la sua conversione. L’incontro con Bruno. Otto anni fa conosce Bruno, trasferitosi per lavoro da un paesino della Valle del Sarno al nord. I due giovani si innamorano. Quando Bruno decide di tornare a casa, Michela lo segue lasciando dietro di sé il lavoro di parrucchiera e i suoi silenzi. Mi parlano dell’inizio della loro vita insieme. Sono seduti vicini, Bruno ha la bambina sulle gambe, si guardano l’uno verso l’altro. «Bruno non ha mai forzato la mia conversione – chiarisce – al contrario, mi ha sostenuto in un percorso che ero decisa a intraprendere». La strada però è tutta in salita. Trovare una guida spirituale che sostenga Michela nel suo percorso di conversione non è semplice. I due, per diverso tempo, faticano a trovare il pastore che li guidi. Poi Dio mette sulla loro strada don Vincenzo Di Nardi. Il percorso catecumenale è lungo e impegnativo, ma Michela è determinata. L’attesa di un figlio. Nel frattempo un’altra difficoltà bussa alla loro porta, quella più dolorosa da affrontare in una coppia: un figlio che non arriva. Nonostante i risultati positivi delle analisi cliniche e le numerose visite specialistiche a cui si sottopongono, Michela non riesce portare a termine le gravidanze. Nel giro di pochi anni subisce tre aborti. Questa è senza dubbio la prova più grande a cui Dio la sottopone. Nonostante il dolore, i due giovani non perdono neppure per un istante la speranza e, soprattutto, la fede. «Dissi a Dio che mi sarei rimessa alla sua volontà – confida – ma l’angoscia mi si leggeva in

volto. Un giorno, una cliente del salone di parrucchiere in cui lavoravo mi parlò del santuario di Santa Maria Francesca delle 5 piaghe, nei Quartieri spagnoli a Napoli». In questo convento – meta di numerosi pellegrinaggi di coppie desiderose di avere un figlio – Michela e Bruno mettono il loro desiderio nelle mani di Dio. Dopo poche settimane, nel mese di maggio, Michela rimane incinta. Un’altra gravidanza difficile che, però, questa volta va avanti. Nove mesi più tardi vede la luce Aurora. La grazia sacramentale. Il percorso di conversione di Michela continua, lei e Bruno si sposano civilmente. La bambina riceve il sacramento del Battesimo pochi mesi dopo la nascita. «La nostra guida spirituale ci spiegò che era importante per nostra figlia che la madre completasse il suo percorso di conversione, perché da lei la bambina avrebbe acquisito i valori più importanti, compresa la fede» sottolinea Bruno. Durante la nostra chiacchierata interviene per integrare i ricordi della moglie. Nel descrivere la grazia ricevuta arrossisce di euforia e guarda la sua famiglia con orgoglio. Il cammino che Michela ha intrapreso è visceralmente connesso al consolidamento della sua famiglia. Il Battesimo della figlia, il suo Battesimo, la Cresima di suo marito, tappe di un percorso sacramentale e d’amore che sarà coronato con le promesse di amore eterno pronunciate davanti a Dio. «Ci sposeremo quando la nostra guida spirituale riterrà che siamo pronti. Aurora invece – canzonano la bambina – vuole già fare la Comunione». La piccola ci guarda e annuisce sicura. Martina Nacchio MARZO 2016 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO Ernesto insieme alla moglie Angela

L’a rma del sorriso

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n mal di testa acuto e insopportabile, di quelli che non danno tregua e resistono ad ogni tipo di analgesico. È il gennaio del 2013, l’anno è appena iniziato. Ernesto Benvenuto, classe 1952, inizia una lunga trafila, un doloroso pellegrinaggio da un medico all’altro. L’otorino gli prescrive l’a erosol, un centro specializzato per le cefalee ad Isernia una cura farmacologica. Una risonanza passa di mano in mano, senza che nessuno si prenda la briga di guardare con attenzione le lastre. Ernesto continua ad ingoiare compresse che non tolgono il dolore fino a quando non ce la fa più e ritorna dall’otorino. Il medico, questa volta, intuisce qualcosa e fa ripetere l’esame. Con la seconda risonanza, dopo dieci lunghi mesi, arriva la diagnosi: ha una forma rara di tumore al cervello. Avevamo appuntamento lo scorso 10 febbraio, Mercoledì delle Ceneri. Al telefono la sua voce è stanca e consumata. Confida di aver passato la notte in bianco e si scusa: forse al mio arrivo lo troverò ancora a letto, in quei giorni fa fatica ad alzarsi. Condivido l’ascensore che mi accompagna al sesto piano di una palazzina in via Adriana ad Angri con due ragazzini che vanno al doposcuola. Angela, la donna che ha sposato in seconde nozze il 28 marzo del 1998, ha gli occhi stanchi. Anche lei ha passato la notte in bianco. Appena entro, si scusa perché Ernesto si è appena addormentato. Ringrazio Dio, non poteva darmi notizia più bella. La malattia si è ripresentata sotto forma di un piccolo dentino posto tra le vertebre del collo. Quando tira forte il vento, come in quei giorni, il mal di testa diventa insopportabile. Ernesto deve sottoporsi ad una nuova seduta di radioterapia. Dovrà recarsi ogni mattina ad Agropoli, perché il Polo oncologico di Pagani non ha le attrezzature tecnico scientifiche.

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Insieme MARZO 2016

Ernesto Benvenuto, classe 1952, vive ad Angri e affronta la malattia che lo ha colpito nel 2013 col sorriso sulle labbra e la corona del Rosario tra le mani


Si sveglia mentre sto per andare via, è dispiaciuto. Appena prometto di ritornare il giorno dopo, radioso spunta il sorriso. La sua Quaresima comincia così, senza cenere sul capo. Senza la possibilità di fare programmi che superino l’arco della giornata. Con un’offerta costante e continua della sua vita e della sofferenza con cui convive. Alle tre di pomeriggio del giovedì – l’ora della croce – lo trovo seduto nella poltrona in salone. «Non sei arrabbiato con Dio per quest’ulteriore prova?», gli domando. «Certe esperienze o ti allontanano o ti avvicinano – risponde –. Ho avuto una vita travagliata, mio padre è morto a 35 anni per un incidente sul lavoro, io ne avevo appena 7. Ricordo ancora il volto di mia madre quando le dissero che papà non c’era più». Anche la mamma è mancata in giovane età, non aveva neppure 45 anni. Ernesto e sua sorella restano soli, una zia si prende cura di loro. «Abitavamo a piazza Annunziata, di fronte la chiesa maestosa. Frequentavo l’Azione Cattolica insieme agli amici. Si giocava a biliardino, a ping-pong. Molti, con gli anni sono andati via. Non so perché, ma io sono rimasto». Rileggendo la sua vita, riconosce che è sempre stato “preservato”. «Una volta sono caduto dal primo piano di una casa. Mi sono sentito tirare. A terra, tra il mio braccio e il corpo, c’era una pietra. Avrei potuto finirci con la testa sopra. Tutte le volte che mi mettevo nel peccato o ero determinato a farlo, c’è sempre stato qualcosa che ha deviato il mio percorso». Passano gli anni, Ernesto conserva il cuore gioviale, il sorriso e due grandi passioni: la fotografia e lo scii. Incontra Michela, si innamora e la sposa. Nascono tre figli: Maria, Mimmo e Valentina. Ma le prove non sono finite. Una sera la giovane mamma dice di non sentirsi bene. «Eravamo in questo salone», ricorda. La corsa in ospedale, prima a Scafati e poi a Salerno. Michela muore dopo due giorni, stroncata da un aneurisma cerebrale. Lo shock, il dolore e tre figli da accudire. Ernesto lavorava presso le Manifatture Cotoniere Meridionali. Si rimbocca le maniche e impara a cucinare e a fare il bucato. Qualche anno dopo incontra Angela, si fidanzano e il 28 marzo del 1998 si sposano. Gli ultimi anni lavorativi li passa a Scafati, presso le Manifatture Tessili Vittoria. La vita scorre serena, tra famiglia, lavoro, parrocchia e gite fuori porta, quando arriva quel fastidioso mal di testa. «Su 15 casi come il suo, 8 o 9 li perdiamo», gli dice con schiettezza la dottoressa che lo segue. «Nessun problema – risponde senza perdere la calma – io sono tra gli altri 6». Il primario

che assiste alla conversazione esclama: «Ha già vinto». «Vuoi sapere come ho reagito quel giorno?», domanda. «Ho detto: Signore mio, vedi un po’ tu cosa devi fare». La sua fede semplice e granitica come una roccia riempie di luce i corridoi del reparto. Quando arrivano pazienti nuovi, quando qualcuno non ha la forza per affrontare le cure, i medici chiedono ad Ernesto di parlare con loro. «C’era una ragazza giovane con tre figli. Continuava a piangere. Mi sono avvicinata e le ho detto: pensa a loro e prega!». Una cosa lo rattrista molto, non sempre la salute gli permette di partecipare alla Messa domenicale delle 9.00, celebrata da don Antonio Mancuso, presso la Chiesa di San Benedetto ad Angri dove egli vive il servizio all’altare. Nel 2014, una domenica mattina, il parroco della Chiesa Santa Maria del Carmine dall’altare domanda se vi sono giovani e adulti disposti ad impegnarsi in questo prezioso ministero. In quel periodo la comunità era affidata a don Silvio Longobardi. Ernesto dà immediatamente la sua disponibilità. Fa un corso di preparazione che lo aiuta a penetrare meglio il mistero di Dio che si fa pane. Il giorno della vestizione è la figlia Valentina ad aiutarlo ad indossare l’abito bianco, candido come la sua anima. «Avrei voluto formarmi di più», racconta. Sul tavolino la corona del Rosario e la Liturgia delle Ore. «Sì, mi sarebbe piaciuto diventare Ministro straordinario della santa Comunione». Pazienta gli dico, vedrai che riuscirai a fare il corso. «Mi hanno detto che dopo una certa età non si può più fare». È l’unica volta in cui scorgo nella sua voce una punta di rimpianto. Gli prometto che se dovesse essere così, lo aiuterò a chiedere una dispensa speciale. Antonietta Abete Insieme agli amici della parrocchia Santa Maria del Carmine e SS. Annunziata e al parroco don Antonio Mancuso

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L'APPROFONDIMENTO

Cara figlia, ti scrivo Cara Maria Corinne, voglio raccontarti una favola. È la storia di una piccola e dolce bambina e dei suoi genitori innamorati. È il racconto di una principessa sognata e desiderata, amata e coccolata ancor prima di venire al mondo. Tutto è iniziato sul tavolo di una sala operatoria. Solo due estati fa. La tua mamma, dopo l’inaspettata diagnosi di un carcinoma alla tiroide, è stata costretta a un serio intervento chirurgico, delicatissimo e impegnativo. Settimane di ansia e preoccupazione, speranze e intense preghiere sono trascorse dal giorno della diagnosi a quello dell’intervento. Maria, Madre nostra, ci ha accompagnato in questo intenso cammino. Solo qualche giorno dopo la dimissione dall’ospedale, la tua mamma ha saputo di essere nuovamente in attesa, a poco più di un anno dalla nascita del piccolo Emilio. Già c’eri tu, piccolissima e forte più che mai. Nel grembo materno – durante gli esami pre-operatori, la radiografia, l’anestesia generale – come una piccola eroina capace di imprese impossibili già c’eri tu. E mamma e papà ti amavano già all’infinito. Anche se la tua esistenza poteva risultare incompatibile con il prosieguo delle cure oncologiche. «O la bambina o la salute di sua moglie», il laconico commento di molti luminari. Tanti consulti con i migliori medici specialisti, spesso accomunati da un solo terribile consiglio. La disperazione, il pianto profondo e segreto di lunghe giornate d’attesa. E la preghiera, forte, incessante, pura. Dritta al cuore di Maria, che ascolta e accoglie le gioie e le paure dei propri figli. Finché non è arrivato l’inaspettato esito positivo dell’esame istologico e la bellissima notizia: niente radioterapia, mamma è già guarita. Il carcinoma è stato sconfitto. Controlli, esami, ecografie periodiche durante la gravidanza. Fino al 26 marzo di un anno fa, quando uno scricciolo, di nome Maria Corinne, ha deciso di venire alla luce, regalando la gioia più grande a mamma e papà. 2980 grammi di amore immenso. Al termine di un percorso così travagliato e impervio non possiamo che essere grati a Maria, Madre della vita, per la sua intercessione e per averci donato la gioia di diventare, proprio un anno fa, mamma e papà per la seconda volta, scegliendo con coraggio di proteggere e salvaguardare la vita sin dai suoi albori. Una scelta dettata dall’amore e vissuta nell’amore. Tanti auguri di cuore, Maria Corinne. Buon compleanno. Mamma Bianca e papà Salvatore Guercio

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La piccola Maria Corinne

Mentre in redazione eravamo a lavoro per cucire insieme l’approfondimento di questo numero, scovando nel nostro Agro storie che profumano di resurrezione, è arrivata la lettera di due genitori speciali, che raccontano alla loro bimba la favola straordinaria della sua venuta al mondo


SCUOLA & UNIVERSITà a cura di Martina Nacchio

Federica Ianniello

Marialaura Rosati

Viaggi-studio: crescere esplorando

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ontani da casa, una lingua straniera da masticare per tutto il giorno e occhi sgranati su un mondo tutto nuovo. In un’età delicata come la giovinezza, un viaggio è un’esperienza che modifica e arricchisce inevitabilmente. Trascorrere un periodo di studi all’estero poi – dove alla difficoltà di allontanarti dal tuo ambiente si aggiunge la prova di misurarti con un sistema di istruzione differente – è una sfida ancora più ardua. Che sia uno scambio culturale, una vacanza studio durante l’adolescenza o uno dei programmi culturali come l’Erasmus all’Università, al ritorno lo sguardo sulla realtà cambia. E sono sempre di più gli studenti italiani che, armati di curiosità e coraggio, decidono di intraprendere un percorso di studi all’estero. Giovani come Marialaura Rosati e Federica Ianniello, studentessa in Medicina e Chirurgia l’una, dottoressa il Lingue e Letterature Straniere l’altra. Diari di viaggio. Marialaura di esperienze di studio all’estero durante gli anni liceali ne ha fatte ben due. Prima in Florida, poi a Dublino. Lontano dalla sua Nocera Inferiore non ha imparato solo a dialogare in un’altra lingua, ma anche a guardare il mondo con oc-

chi nuovi. «Vivere lontano da casa ti cambia radicalmente: ti apre la mente. Le mie esperienze mi hanno insegnato non solo ad immedesimarmi negli usi e costumi delle realtà nuove in cui ho vissuto, ma anche a costruire una visione critica del mondo». Anche Federica, giovane santegidiese, oggi alle prese con un tirocinio lavorativo a Milano, pensa che le sue esperienze di studio all’estero siano state determinanti nel forgiare il suo carattere. Due borse di studio vinte, una per l’Inghilterra, l’altra per la Spagna. Il suo amore per la multiculturalità le è valso tanti sacrifici e altrettante soddisfazioni. «Ricordo di aver letto un articolo di uno studente Erasmus che in merito alla sua esperienza all’estero diceva: “E tornerete stanchi, perché vivere stanca e l’Erasmus è vita pura!”. Ho sentito una forte spinta dopo aver letto queste parole, come un’energia nuova dentro di me» racconta. Spiega ancora Federica: «Bisogna saper restare con i piedi per terra. I nuovi amici, le feste, il divertimento, la leggerezza, a volte è tutto troppo bello per essere vero». Ma il vero bagaglio da portare a casa è un altro: «Tutto ciò che ricaverai da questa opportunità dipende solo da te». Martina Nacchio

Trascorrere un periodo di studi all’estero è sempre più comune tra gli studenti italiani. Di quest’esperienza affascinante e complicata parliamo con due giovani della Valle del Sarno

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Gli alunni dell’Istituto comprensivo Sant’Alfonso Maria de Liguori dipingono le pareti della scuola per il progetto “La scuola e le bellezze”

Un museo d’arte ad inclusione sociale L’Istituto comprensivo Sant’Alfonso Maria de Liguori protagonista di un progetto per coinvolgere attraverso l’arte alunni considerati problematici a causa di difficoltà sociali, psicologiche o di apprendimento

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n arco di pietra che dà accesso ad un cancello di ferro attraverso cui in prospettiva si intravede il mare, un campo di papaveri rossi ai piedi di una catena montuosa. Le pareti dell’Istituto comprensivo Sant’Alfonso Maria de Liguori di Pagani, camminando tra i corridoi, sembrano pagine strappate da un gigante libro d’arte moderna, sistemate lì in un tripudio di colori e bellezza. Questa rivoluzione artistica della scuola è merito del progetto “La scuola e le bellezze”, una delle attività avviate grazie al potenziamento dell’organico previsto dalla riforma scolastica. Tre gli ambiti scelti dalla scuola primaria di secondo grado paganese per sviluppare attività al di fuori della programmazione ordinaria, attraverso l’allargamento dell’organico con docenti preposti: l’arte, la musica e le lettere. Primi destinatari delle attività di potenziamento – in particolare quello artistico e musicale – gli alunni considerati problematici a causa di difficoltà sociali, psicologiche o di apprendimento. «L’inclusione è l’obiettivo cardine che il progetto si prefigge – spiega il dirigente scolastico Maurizio Paolillo – motivando, valorizzando e stimolando le attitudini e i talenti proprio nei ragazzi più difficili, attraverso lo svolgimento di attività non convenzio-

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nali». Responsabile del potenziamento artistico è il professore Roberto Barbato, docente di arte con un’esperienza consolidata con ragazzi dai bisogni particolari. «Molto spesso i ragazzi problematici trovano nell’arte un modo per esprimere se stessi, come non riuscirebbero a fare verbalmente, e per responsabilizzarsi allo stesso tempo» afferma orgoglioso. Sono circa 40 gli alunni di tutte le classi coinvolti nel progetto, che entro la fine dell’anno dovranno cimentarsi anche nel raffigurare vicende incentrate sulla figura di Marcello Torre, indimenticato sindaco di Pagani, vittima di camorra, perché dipingere possa essere anche un’opportunità di educazione alla cittadinanza. Fondamentale è poi la valenza estetica del progetto: «Avere una scuola accogliente, induce gli studenti ad essere maggiormente motivati, più disponibili. Essere poi gli artefici di quel miglioramento spinge gli alunni a sentirsi maggiormente integrati nell’ambiente». Il progetto è solo all’inizio, le pareti irradiate d’arte sono ancora poche, ma entro la fine dell’anno – ne siamo sicuri – l’Istituto comprensivo Sant’Alfonso sarà pronto ad aprire ai visitatori le porte di un vero museo d’arte ad inclusione sociale. Martina Nacchio


VITA NELL'AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

“Tarocchi”, ma non arance

La provincia di Salerno è tra i territori con i prodotti agricoli più a rischio contraffazione. Un reato che favorisce lo sviluppo delle “agromafie”

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a Coldiretti lancia un appello: rafforzare i controlli sul territorio a contrasto dei reati agroalimentari. È da anni che l’associazione si batte contro i prodotti agricoli taroccati che invadono soprattutto il mercato estero. Un vero e proprio furto di identità quello subito dal pomodoro San Marzano prodotto negli Stati Uniti e che di vero San Marzano non ha nulla, così come la mozzarella che in Germania diventa “zottarella” o gli spaghetti che in Corea diventano “chapagetti”. Ma l’elenco è molto più lungo e contiene i “tarocchi” di olio extravergine di oliva, vini e pasta. Analizzando il Rapporto sui crimini agroalimentari in Italia c’è da spaventarsi. Per questo Coldiretti Salerno chiede chiarezza e maggiore incisività nel contrastare le agromafie. «Dal Rapporto – commentano dall’associazione dei coltivatori salernitani – emerge una provincia di Salerno al 24esimo posto in Italia per intensità di associazionismo criminale. Ma Salerno risulta anche tra le province più a rischio contraffazione, con i suoi prodotti di eccellenza tra quelli più colpiti dal finto Made in Italy. «Il Rapporto agromafie ci restituisce un quadro piuttosto chiaro di quella che è la situazione del territorio salernitano – ha osservato il presidente di Coldiretti Salerno, Vittorio Sangiorgio – ribadiamo la necessità di promuovere un maggiore coordinamento tra gli organismi deputati al controllo, per una lotta efficace alle illegalità nel sistema agroalimentare. I nostri prodotti vanno tutelati con stringenti misure di rafforzamento dell’attività di controllo dei flussi commerciali e da una

Il presidente di Coldiretti Salerno, Vittorio Sangiorgio

maggiore trasparenza sulla reale origine degli alimenti». L’auspicio di Coldiretti Salerno è che si appronti un sistema punitivo più adeguato, come previsto dalla proposta di riforma delle norme a tutela dei prodotti alimentari. Quello attualmente in vigore risale al 1900 e dai tanti “tarocchi” in giro dimostra tutta la sua inefficacia. Insomma, ben vengano maggiori controlli da parte delle forze dell’ordine, così come già si sta facendo, ma bisognerebbe pure adeguare le pene alla gravità del reato commesso. Il Rapporto agromafie ha evidenziato anche un’altra nota dolente per l’agricoltura salernitana. Si registra una crescita esponenziale di furti ai danni delle aziende agricole e degli allevamenti: «Abbiamo denunciato una crescita di furti nelle campagne che preoccupa – ha detto il direttore di Coldiretti, Enzo Tropiano – perché danneggia le imprese agricole e crea un ulteriore isolamento degli operatori nelle aree rurali». Salvatore D’Angelo

Alcuni prodotti Made in Italy taroccati

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VITA NELL'AGRO L’avvocato Nicola Iannone

Diritti difesi

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il paladino dei consumatori e, allo stesso tempo, l’incubo di gestori telefonici, compagnie aeree e portali di e-commerce. L’avvocato Nicola Iannone di Nocera Superiore, esperto in diritto del consumo, è un campione nel difendere vittime di contratti variati e lunghe attese in sala d’aspetto, ma anche i vessati dai call center con le loro promozioni telefoniche. L’ultimo risultato raggiunto riguarda proprio quest’ultima categoria. Chiamano a ogni ora, sempre con la stessa metodologia: «Pronto. La contatto per farle un’offerta telefonica per conto di…». Quante volte, rispondendo al telefono, si è sentita questa frase. Questa volta è andata male alla Telecom. Un signore di Pagani non ce l’ha fatta più e dopo averle tentate tutte, anche l’iscrizione nel Registro pubblico delle opposizioni, ha deciso di rivolgersi alla magistratura. Assistito dall’avvocato Iannone ha chiesto i danni alla compagnia telefonica e il pronunciamento è stato favorevole. Il Giudice di pace di Nocera Inferiore, dopo aver ascoltato la tesi dell’avvocato Iannone e le controdeduzioni del rappresentante della Telecom, ha accolto il reclamo del ricorrente. Il gestore dovrà pagare 800 euro al consumatore di Pagani per danno morale ed esistenziale. «Il mio assistito – ha spiegato il legale nocerino – è risultato vittima di una pratica commerciale aggressiva. Le telefonate promozionali, reiterate nel tempo, han-

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no comportato stress e turbamento psichico, interferenza nella vita privata e alterazione della serenità». Ma le battaglie di questo genere sono davvero tante. Sempre in materia di telefonia, Iannone è riuscito a far condannare, con sentenze passate in giudicato, Wind, Vodafone, Telecom e Fastweb per variazioni unilaterali di piani tariffari, per sospensione di fornitura, per mancata attivazione della fornitura, per spese di spedizioni di fattura. «Ovviamente – ha ricordato l’avvocato – è importante sapere che il Codice del consumo si applica quando si è in presenza di contratti». Hanno avuto la peggio pure compagnie aeree di primo piano, vedi Alitalia, EasyJet o Ryanair, condannate per ritardi, cancellazione dei voli e mancata assistenza o danni ai bagagli. Restando in tema, anche alcuni tour operator hanno dovuto arrendersi davanti al legale nocerino, esperto nei rimborsi per danno da vacanza rovinata. Sul fronte telematico, Groupon ha alzato le mani perché Iannone ha dimostrato varie inadempienze da parte dei suoi affiliati. Stessa sorte per Amazon, portata dinanzi all’autorità giudiziaria per mancata consegna di prodotti acquistati sul portale. Tutti sono avvisati. Attenti a non tradire le attese e le promesse fatte ai consumatori perché il loro paladino è pronto a difenderli. Salvatore D’Angelo

Bollette pazze, call center insistenti, vacanze rovinate. A Nocera Superiore c’è un paladino dei consumatori. L’avvocato Nicola Iannone è riuscito a far condannare anche la Telecom per pratiche di telemarketing aggressive

INFO nick.ia@hotmail.it 081 517 68 33


Lo staff della SSD Psicologia guidata dal dott. Francesco De Falco

Al “Pascale” un progetto che mette insieme fotografia e focus group. A sostenerlo Telenuova e l’associazione “Parco dell’amicizia”

Andare oltre il tumore

Oltre la malattia L’8 marzo un laboratorio di make-up per donne in trattamento oncologico all’ospedale “Andrea Tortora”

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ella con il cancro” è il laboratorio di trucco organizzato l’8 marzo, in occasione della festa della donna, al polo oncologico di Pagani. L’iniziativa è promossa dall’AIL, con il patrocinio dell’Asl Salerno e la collaborazione di L’Oreal Paris. La celebre industria cosmetica ha donato i kit che saranno distribuiti e utilizzati sulle donne malate di tumore. A coccolare le pazienti del reparto di oncoematologia dell’ospedale “Andrea Tortora” saranno le estetiste del centro Beauty Style di Angri. Al laboratorio di make-up per donne in trattamento oncologico si potrà accedere prenotandosi allo sportello AIL del day hospital di Pagani.

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a lotta ai tumori raccontata attraverso le immagini di chi vive in prima persona la malattia. Telenuova e l’associazione “Parco dell’amicizia” di Scafati in prima linea per sostenere il progetto “Photovoice: l’immagine come voce in oncologia”. L’iniziativa, proposta dal Settore scientifico disciplinare di Psicologia, diretto da Francesco De Falco, in collaborazione con la struttura di chemioterapia e day hospital, diretta da Antonio Avallone, sarà realizzata all’Istituto nazionale tumori “Pascale” di Napoli. Il progetto rientra tra le attività a sostegno della qualità della vita dei pazienti oncologici. L’obbiettivo è dar voce a temi e problemi spesso taciuti, attraverso una combinazione di fotografia e discussioni di gruppo. Le partecipanti a questo “processo di crescita”, così viene definito dai promotori, avranno la possibilità di esprimersi e di imparare a usare le loro risorse per avviare un processo di cambiamento e far sì che la loro situazione possa migliorare. Dodici le pazienti selezionate tra le operate di tumore al seno di età compresa tra i 18 e 65 anni. A tutte loro verrà consegnato un tablet per effettuare, nell’arco di un mese, trenta scatti fotografici che possano dar voce ai vissuti legati alla malattia. Le pazienti verranno invitate, inoltre, a tenere anche un diario in cui appuntare le motivazioni che le hanno portate a scattare le foto e qualsiasi pensiero ritengano voler comunicare ai curanti. Ciascuna paziente sarà rivista a colloquio dallo psicologo e sarà invitata a scegliere cinque foto che presenterà durante un focus group con le altre partecipanti. Il risultato di questo percorso sarà l’allestimento di una mostra fotografica nelle sale della fondazione “Pascale”. MARZO 2016 Insieme

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A Nocera Inferiore un presidio di Libera

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stato inaugurato da qualche settimana il presidio di Libera, Associazioni nomi e numeri contro le mafie a Nocera Inferiore, intitolato alla memoria di Jerry Essan Masslo, un rifugiato arrivato in Italia dal Sudafrica. Fu assassinato appena trentenne a Villa Literno, in provincia di Caserta. La sua vicenda personale emozionò profondamente l’opinione pubblica e la sua fine rappresentò per l’Italia la presa d’atto della necessità di garantire diritti e doveri agli immigrati, inducendo il governo a riconsiderare le norme per la concessione dello status di rifugiato. Jerry fu assassinato la notte del 24 agosto 1989 nel capannone dove dormiva con altri 28 immigrati. Morì per difendere la sua dignità e quella dei suoi compagni durante una rapina. Il referente del presidio nocerino è Francesco Vecchione.

A Roccapiemonte uno sportello contro la violenza sulle donne

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scolto e sostegno per le donne vittime di violenza: è nato a Roccapiemonte, il 29 gennaio scorso, un sportello Antiviolenza nell’ambito del progetto “Protezione Donna”, promosso dal Piano di zona – Ambito S1. L’istituzione dell’ente è finanziata dalla Regione Campania per prevenire e contrastare la violenza di genere, in attuazione della legge regionale 2/2011. Si tratta di una struttura satellite che, insieme allo sportello di Sarno, affiancano l’attività del Centro contro la violenza sulle donne di Angri, nato nel novembre 2015. Ricca la partecipazione per l’inaugurazione, che si è svolta presso la sala convegni del Centro Sociale di Via della Fratellanza, sede del neonato sportello. Sono intervenute Anna Malinconico, coordinatrice del Progetto “Protezione Donna”; Maddalena Di Somma, coordinatrice del Piano di zona Ambito S1; Luisa Trezza, assessore alle politiche sociali del Comune di Roccapiemonte; la senatrice del Pd Angelica Saggese e l’assessore alle pari opportunità della Regione Campania, Chiara Marciani. M.P.

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VITA NELL'AGRO

Commercialisti a confronto A Nocera Superiore un incontro di alta formazione sponsorizzato da Alfa Recupero Crediti

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n forum per approfondire gli aspetti del recupero stragiudiziale e della cessione del credito. L’appuntamento è per il 16 marzo, dalle 14.30, all’hotel Villa Albani di Nocera Superiore. L’evento formativo è promosso dall’Ordine dei commercialisti ed esperti contabili di Nocera Inferiore. L’iniziativa è patrocinata da Confindustria Salerno e gode del sostegno di Alfa Recupero Crediti, società con un’esperienza trentennale in materia di recupero stragiudiziale e cessione del credito. Il seminario è orientato a stimolare l’attenzione dei partecipanti sulle problematiche connesse alla gestione dei crediti in sofferenza. Una corretta credit policy passa da un’adeguata supervisione del processo di gestione del credito, un percorso in cui diventa fondamentale l’apporto della figura del commercialista. Sono previsti gli interventi di Rosario D’Angelo, presidente dell’Ordine dei commercialisti ed esperti contabili, del presidente di Confindustria Salerno, Mauro Maccauro, del sottosegretario Gioacchino Alfano e di Generoso Moccia, direttore finanziario di Alfa Recupero Crediti.

Cin cin

È nata in provincia di Salerno la delegazione FISAR, Federazione Italiana Sommelier Albergatori Ristoratori. A volerla fortemente due giovani di Nocera Inferiore, Daniele D’Angelo e Luca De Angelis, insieme a Augusto Notaroberto. Ad aiutarli Gerardo Perillo, delegato FISAR di Avellino. Tra le prime iniziative promosse in vari punti del territorio salernitano c’è quella di alcuni mini corsi per amanti del vino e aspiranti sommelier. Per informazioni: 320 11 16 225

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale della Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006 e n. 1529/2014 del 11 agosto 2014. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Priscus Società Cooperativa Direttore Responsabile Andrea Annunziata

Redazione Salvatore D’Angelo, Mariarosaria Petti, Martina Nacchio e Donatella Salvati Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Hanno collaborato Salvatore Guercio, Mena e Luciano Gambardella, Luisa Trezza, Lucia Squitieri, Annabella Iannone, Federica Pepe, Erasmo Capriglione, Michele Lanzetta, Livia Rossi, don Natalino Gentile, Dina Grimaldi, Chiara Panella, Danilo Sorrentino, Nello Cipriani, Carmine Giordano, Irene Di Massa, Armando Federico Ascolese, Consiglia Amarante, Francesco Sessa, Rosaria Caldarese, don Enzo Di Nardi, padre Paolo Saturno, mons. Giuseppe Giudice

Amministrazione Direttore Editoriale Via Vescovado, 4 Silvio Longobardi 84014 Nocera Inferiore (SA) Insieme MARZO 2016 Tel/Fax 081 5170466 Vicedirettore Antonietta Abete

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Da sinistra Daniele D’Angelo, Gerardo Perillo, Augusto Notaroberto e Luca De Angelis

Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano

Questo numero è stato chiuso in redazione giovedì 25 febbraio

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LA BACHECA DEGLI AUGURI a cura della redazione

Auguri di buon compleanno

Mons. Giuseppe Lanzetta ha compiuto 88 anni, il 5 marzo; don Ciro Zarra (Santa Maria del Presepe, Nocera Inferiore) festeggia 28 anni, il 17 marzo; don Alessandro Cirillo (San Giacomo Maggiore Apostolo, San Valentino Torio) spegne 43 candeline, il 27 marzo. Le vostre vite brillino sempre per la gioia della fede e la bellezza del Vangelo che annunciate. Auguri dalla redazione di Insieme!

Diocesi in festa

Il 19 marzo, mons. Giuseppe Giudice festeggia l’onomastico. Il 24 marzo del 2011, il presbitero di Sala Consilina fu nominato Vescovo della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno da Benedetto XVI. Al Padre e Pastore che ci guida da cinque anni con sguardo profetico sui sentieri del nostro tempo l’augurio sincero di tutti i fedeli della sua Chiesa locale.

Buon anniversario di ordinazione presbiterale a:

don Michele Fusco (San Giovanni Battista, Striano) il 19 marzo; don Vincenzo Ruggiero (San Bartolomeo Apostolo, Nocera Inferiore) il 29 marzo. Auguri di vero cuore, che il Maestro guidi sempre i vostri ministeri.

Redazione in festa

Antonietta Abete, vice direttore di Insieme, festeggia il compleanno il 22 marzo. Sofia Russo, responsabile del marketing, spegne le candeline il 26 marzo. 10 anni di lavoro insieme, tanta passione ed entusiasmo a servizio dell’informazione e comunicazione locale. A voi l’augurio più caro e la nostra gratitudine per il vostro esempio di umiltà e dedizione al lavoro.

Buon compleanno ai referenti

Danilo Sorrentino (Gesù Risorto, Pagani) spegne 23 candeline, il 16 marzo; Massimo Ferrara (San Matteo Apostolo, Nocera Inferiore) compie 45 anni, il 24 marzo. Dalla famiglia di Insieme gli auguri più sinceri, siate sempre testimoni della Buona Notizia.

Danilo Sorrentino

Il nostro cordoglio:

Una parola saggia per chiunque, l’amore per il lavoro e per il prossimo. Tra i banchi della parrocchia vedremo sempre i volti di Antonio Langella e Maria Tommaseo. Gli angeli avevano bisogno di un perfetto sarto e di una sublime parrucchiera. Li ricordiamo con affetto e nostalgia. Comunità di Sant’Antonio di Padova, Poggiomarino Un uomo gentile e discreto, così vogliamo ricordare Nicola Tramontano che è ritornato in Cielo lo scorso 24 febbraio. La redazione si stringe al direttore editoriale don Silvio Longobardi per la perdita del cognato, alla sorella Emilia Longobardi e alla nipote Rachele, assicurando preghiera e vicinanza.

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VITA ECCLESIALE a cura della redazione

Arte abitata da Dio

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suoi mosaici sono nelle più grandi e importanti basiliche del mondo, così come in piccole e semplici parrocchie di provincia. È suo il logo del Giubileo della Misericordia. Padre Marko Rupnik, massima espressione di artista musivo contemporaneo, ci accoglie per un’intervista al termine della settimana di predicazione di esercizi spirituali ai vescovi della Campania. Anche ai pastori ha parlato utilizzando disegni e figure. Con lui ci soffermiamo sul rapporto tra arte sacra, fede e preghiera. Ma anche sul momento storico che vive la Chiesa. Padre, l’arte come può suscitare venerazione e rimandare al trascendente?

L’arte sacra nel senso stretto è l’arte dello spazio liturgico, dunque, partecipa alla natura della liturgia. Vuol dire che racchiude un’azione di Dio. Dunque deve essere un’arte che non lavora sulla superficie della forma e sulla perfezione della forma, perché in quel modo la scorza dell’im-

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In dialogo con padre Marko Rupnik, gesuita e artista di origine slovenA. Vive e lavora a Roma presso il Pontificio Istituto Orientale – Centro Aletti di cui è direttore. Tra i suoi lavori c’è la cappella Redemptoris Mater nel Palazzo Apostolico


Particolare del mosaico "Cristo Crocifisso con Maria Madre della Chiesa" realizzato a Saragozza in Spagna

magine diventa così robusta e pesante che non lascia intravedere dentro. L’arte liturgica vera, sacra, è composta da due elementi: esprime essenzialità, perché è espressione della fragilità e dell’incompiutezza dell’uomo, e allo stesso tempo è aperta e invoca la venuta del Signore che agisce in quest’uomo come salvezza. Quando ci si trova davanti a opere simili si intuisce la presenza.

Tradizione, colgo i messaggi, le parole, gli sguardi e li porto avanti.

Ha scritto: «Se una mamma si santifica amando, se un padre si santifica amando, un artista si santificherà allo stesso modo. È totalmente inutile esaltare un’arte se non si è santificato colui che l’ha fatta». Vuol dire che un artista chiamato a realizzare un’opera sacra deve aver vissuto obbligatoriamente un’esperienza di fede?

Quale potrebbe essere l’esempio di arte e architettura che dovrebbe esprimere una Chiesa capace di non escludere nessuno, così come auspica il papa?

Sì. Le pareti della parrocchia sono unte, così come l’altare. Il che vuol dire che ciò che succede sull’altare, nella comunità circostante, viene registrato dalle pareti. È un’espansione del principio della trasfigurazione della storia del mondo e dell’umanità. Le pareti della chiesa sono autoritratto della Chiesa. Allora immediatamente si capisce che l’autoritratto lo può fare chi sa chi è Chiesa, chi vive questa vita che lì si rivela. Quanto è importante la preghiera nella realizzazione di opere sacre?

È importantissima, ma la preghiera va intesa come vera partecipazione eucaristica. È lì che l’artista prende atto di chi è. Noi siamo ciò che siamo nella liturgia. In questo modo potrà fare l’autoritratto della Chiesa sulle pareti. La preghiera significa assorbire, attraverso il dialogo e la comunione, la percezione di me insieme a Cristo. Io assorbo questa vita che si traduce nella storia come carità e così quell’opera sarà abitata da Dio. Quanto peso ha ancora, se ne ha, la Tradizione?

La Tradizione significa la memoria della Chiesa, significa la vita, la sapienza. Come dimostra Vjaceslav Ivanovic Ivanov, la forza creatrice è veramente la memoria perché fa vedere le cose che rimangono. Come artista, immerso nella comunione con la

Lei spesso dice che le opere devono raccontare la vita. Ci spiega meglio questo concetto?

L’arte, siccome prende immagine e colore, è immediatamente collegata alla vita. “La vita è la luce degli uomini” dice Giovanni.

È quella di una Chiesa a misura d’uomo. Non più strutture mastodontiche, enormi, come contenitori amorfi e informali che vanno bene a tutto, che possono essere trasformate in showroom di macchine e strumenti musicali. Ci vogliono chiese che facciano vedere il loro autoritratto. Chiunque viene, deve trovare un mondo nuovo, bello. La chiesa di oggi è bella, semplice, povera, che deve mettere insieme. Con quale opera descriverebbe il papato di Francesco?

Io penso che la discesa agli inferi non sia male come immagine. Sant’Efrem il Siro nell’inno del Buon pastore ci mostra Cristo che scende a caricarsi sulle spalle la pecora smarrita, che è l’uomo morto, perduto, offeso, ferito, maltrattato dal mondo. Il Signore se la carica sulle spalle donandole la vita. Ecco, questa immagine è molto vicina a Francesco. Parliamo del rapporto tra bellezza e cristianesimo. Di cosa avrebbe bisogno la Chiesa per essere più bella, non solo architettonicamente?

La Chiesa ha bisogno di fede e vita nuova. Se cercassimo di abbellirla solamente faremmo della cosmetica. Un volto cosmeticamente elaborato può affascinare, ma a distanza. Quando ci si avvicina si scoprono i difetti. Se lo facessimo sarebbe rischiosissimo. Si rischierebbe di illudere facendo vedere un’immagine di Chiesa che non ha bisogno della vita di Cristo. Noi, invece, dobbiamo far vedere al mondo di quale Grazia siamo stati destinatari. MARZO 2016 Insieme

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VITA ECCLESIALE

L’opera di cui va più fiero? I suoi mosaici sono sulla facciata del santuario di Lourdes, come nel Palazzo Apostolico, dove c’è la magnifica cappella Redemptoris Mater.

Non sono fiero di niente. Sono, invece, molto grato. Penso che questa sia una caratteristica che mi caratterizza moltissimo. Sono grato perché sperimento tutto come un dono. Potrei essere anche un genio, ma se non arriva il dono della vita, l’opera sarà morta, decorativa. Ciò che mi spinge è il lavorare per una comunità viva, ovunque sia. Questa per me è la cosa più bella. Quando le è stato chiesto di disegnare il logo del Giubileo della Misericordia cosa ha pensato? Cosa l’ha ispirata e come poi si è arrivati al logo scelto?

Mi è ritornata in mente la stessa figura che ho abbinato all’immagine che identifica papa Francesco. Il Buon pastore che va fino alla morte. Mi sembra che Francesco sia una persona che si è messa in gioco in prima persona, che non finge. Il suo magistero, il ricordo e la memoria della Tradizione della Chiesa sono stati i punti di partenza per il disegno del logo. Cosa dovrebbe suscitare un’opera d’arte, che sia religiosa o laica? Mons. Giuseppe Giudice, Marko Rupnik e Salvatore D'Angelo durante l'intervista

Un’opera d’arte dovrebbe suscitare meraviglia e stupore. Dovrebbe allargare il cuore,

far fiorire la vita. L’arte che fa parte della liturgia dovrebbe suscitare la relazione con Cristo, riportarci alla visione di noi con Dio. L’arte, qualsiasi forma d’arte, dovrebbe suscitare un sollievo. Se sono nel buio l’arte mi deve far vedere un barlume. Se sono ferito, l’arte mi deve far vedere che si può guarire. Se sono triste, mi deve aiutare a comprendere che la tristezza passa. L’esperienza dell’uomo contemporaneo è però piuttosto drammatica. L’arte contemporanea è diventata un confessionale, dove si vede che cosa sperimenta l’uomo oggi. Non è facile esclamare “che meraviglia” entrando in una galleria o in una chiesa contemporanea. Vuol dire che ha vinto il dolore, l’uomo chiuso in una forma ideale. Perché è accaduto questo?

Prima abbiamo curato la perfezione della forma e l’idea si è fatta carne. Adesso facciamo vedere la carne che mostra la sua idea. Questo è un processo molto più crudo, ma è verissimo. Perciò direi che non va disprezzata nessuna esposizione d’arte contemporanea, ma va presa con un atteggiamento sacro perché mostra il cuore dell’uomo che è sacro. Ciò che viene fuori da lui bisogna raccoglierlo con attenzione perché rappresenta la verità dell’uomo. Dio non ama i fantasmi, ma uomini nella loro verità. Una visione contemplativa e accogliente, quella che padre Rupnik ha dell’arte sacra. Opere che devono rimandare alla vita vera, testimonianza concreta della buona notizia annunciata da Cristo. Un compito che spetta a tutti. In ogni luogo. Un’esperienza ce la lascia proprio l’artista: «Abbiamo vissuto un momento bellissimo per citarne uno accaduto ultimamente e da queste parti quando abbiamo lavorato a Qualiano. Lì abbiamo sperimentato il calore e l’entusiasmo della gente. La commozione, fino alle lacrime. Si percepiva una parrocchia matura, desiderosa di voler rendere quella chiesa espressione di ciò che sono: un popolo redento, malgrado tutto quello che vive e ha vissuto». Salvatore D’Angelo

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Feste che siano vera Festa È una riflessione sulle feste religiose il tema del Messaggio che il Vescovo rivolge alla Diocesi per la Pasqua

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he cos’è una festa, e in particolare una festa che vuol dirsi religiosa?» si chiede monsignor Giuseppe Giudice nel Messaggio per la Pasqua. «Essa – si auto risponde – nasce sempre dalla concorrenza di due fattori: un evento importante da vivere e il bisogno di ritrovarsi per celebrarlo gioiosamente insieme». Purtroppo non sempre è così. Il pastore lo sa bene: «Non possiamo nasconderci il fatto che, non poche volte, le nostre feste hanno soltanto una verniciatura religiosa e diventano la celebrazione del nostro prestigio o delle nostre frustrazioni. Non ci impegnano in una profonda adesione di fede; ci lasciano come ci trovano senza un minimo di miglioramento della vita spirituale; un semplice folclore». Una lettura realistica, a cui bisogna contrapporre un cambio di rotta. In che modo lo ricorda il Vescovo: «Non dobbiamo dimenticare, se vogliamo celebrare una festa autenticamente religiosa, di mettere al primo posto l’esperienza cristiana. Dobbiamo recuperare il ricco patrimonio religioso della nostra gente, illuminandolo con la luce del Vangelo di Cristo, che solo può orientare la nostra pietà». «A 50 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II – continua il Messaggio –, che ha riscoperto la centralità del Mistero pasquale, noi dobbiamo registrare dei ritardi nelle nostre comunità e porvi rimedio con una catechesi che metta al centro della nostra fede la Pasqua del Signore. Quando noi come popolo santo, Chiesa pellegrina del

Signore, ci ritroviamo a far festa intorno alla Madonna e ai Santi, e nei sacramenti celebriamo il Mistero pasquale, permettiamo alla Pasqua del Cristo di raggiungerci». Monsignor Giudice analizza come la cultura moderna faccia «di tutto per strappare alle nostre feste la motivazione religiosa», ma ricorda che «se vogliamo far festa intorno alla Madonna e ai Santi, condizione indispensabile richiesta è la fede». «La fede, le radici di un popolo – prosegue il Vescovo –, il ritornare nella propria terra, nella Chiesa dove, in un piccolo battistero, abbiamo incontrato il Cristo, il santificare la festa per farci santi, ritrovare fra la propria gente la gioia di stare insieme: ecco, Sorelle e Fratelli, i motivi per fare festa». Nel Messaggio, monsignor Giudice tiene anche presente diversi aspetti che caratterizzano questi momenti, dai comitati alle processioni. Punti su cui indica delle strade da percorrere. Insomma, un documento augurale che funge pure da sollecito a fare meglio dove ciò non avviene. Ma anche un testo da cui partire con una riflessione che aiuti a crescere e maturare nella fede le comunità e i singoli cristiani. «Diamoci una mano per fare di Nocera Inferiore-Sarno una vera comunità pasquale, che cammina verso l’altare e dall’altare riparte, in uscita missionaria verso la gente», l’augurio finale del Vescovo. MARZO 2016 Insieme

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LE OPERE DI MISERICORDIA a cura dI Mariarosaria Petti come possiamo vivere al meglio questo Anno Santo? Riscopriamo le Opere di misericordia, lasciamo che la santità di alcune figure esemplari illuminino il nostro agire, valorizziamo tempi e spazi della preghiera personale e comunitaria per rivestirci di misericordia

“Visitare i carcerati” I

l “prete della forca”: è questo l’appellativo di san Giuseppe Cafasso, il sacerdote di spicco del gruppo dei “Santi sociali” della Torino dell’Ottocento, sempre accanto ai detenuti e alle loro famiglie. La formazione. Don Cafasso nasce a Castelnuovo d’A sti, lo stesso paese di san Giovanni Bosco – di cui fu maestro e direttore spirituale per ben 25 anni – il 15 gennaio 1811. È ordinato sacerdote a soli 22 anni. Accolto da don Luigi Guala, entra al “Convitto ecclesiastico di S. Francesco d’A ssisi” di Torino, dove i giovani sacerdoti imparavano a confessare e predicare. Qui si affianca prima nell’insegnamento della teologia morale, poi diventa Rettore, formando generazioni di presbiteri. La sua era una vera scuola di vita sacerdotale, come dirà don Bosco: «Al Convitto si imparava ad essere preti». Rispettando le attitudini e le personalità dei suoi discepoli, il Cafasso non cercherà mai di imporsi ai giovani che segue. Il suo compito è aiutarli soltanto a comprendere il disegno di Dio per la loro vita. Dalla parte dei detenuti. L’uomo esile nel corpo ma imponente nello spirito vive anni particolarmente critici: i moti risorgimentali e i gravi problemi sociali scuotono la società. Nonostante i 24 anni di insegnamento, la cattedra che predilige è quella in carcere. Con un sigaro e u-

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na parola di conforto, sarà dalla parte degli ultimi con il desiderio di toccare i loro cuori induriti dal peccato per convertirli. Nei primi anni chiama a raccolta i detenuti per predicare il Vangelo. Con il tempo, aumentano i colloqui personali. Entra con discrezione nelle vicende di ciascuno, racconta di quel Padre misericordioso che tutto comprende e perdona, della preghiera, dell’eucarestia e della riconciliazione. Accompagna al patibolo 57 condannati a morte e non smette di prendersi cura delle loro famiglie. Il patrono delle carceri italiane. Il 23 giugno del 1860, a 49 anni, don Cafasso muore dopo una vita straordinaria. Papa Pio XII, il 9 aprile 1948, lo proclama patrono delle carceri italiane. Nel 2010, in occasione dell’Anno Sacerdotale, Benedetto XVI ricorda l’esempio del “confortatore per eccellenza dei condannati a morti”, come lo definì padre Ruggero Cipolla, francescano e cappellano delle carceri giudiziarie di Torino fino al 1960. Un modello per i sacerdoti impegnati nella confessione e nella direzione spirituale. Mariarosaria Petti

San Giuseppe Cafasso è stato maestro e direttore spirituale di San Giovanni Bosco e di tanti santi sacerdoti. Per 25 anni, con un sigaro e una parola di conforto, ha visitato i detenuti annunciando loro la misericordia del Padre


Celebrare la misericordia: Il pellegrinaggio è icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza, uno dei segni peculiari dell’Anno Santo

I San Giuseppe Cafasso, patrono delle carceri italiane

l pellegrinaggio è uno dei segni peculiari dell’Anno Santo che stiamo vivendo, «icona del cammino che ogni persona compie nella sua esistenza» come si legge in Celebrare la Misericordia, pubblicazione a cura del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. Anche la diocesi di Nocera Inferiore – Sarno vivrà il pellegrinaggio a Roma per attraversare la Porta della Misericordia, il prossimo 9 aprile. «Esso sarà un segno del fatto che anche la misericordia è una meta da raggiungere e che richiede impegno e sacrificio. Il pellegrinaggio, quindi, sia stimolo alla conversione: attraverso la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi» si apprende dalla Bolla di indizione Misericordiae Vultus (n. 14). Il pellegrinaggio è anche uno dei momenti più favorevoli per accostarsi alla celebrazione del sacramento della riconciliazione: «I sacerdoti raccomandino, perciò, al popolo di Dio di accostarsi a ricevere il dono della misericordia del Padre nel sacramento. Allo stesso tempo, non manchi – si raccomanda ancora nel testo edito da San Paolo – un buon numero di confessori che volentieri dia la propria disponibilità per accogliere i penitenti».

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LE PAROLE DELLA FEDE di Silvio Longobardi

La fede si esprime attraverso le parole. Alcune sono cadute in disuso, altre sono coperte di polvere, altre sono ormai incomprensibili. La rubrica si propone di rileggere il patrimonio della fede attraverso alcune parole essenziali

Conversione, penitenza e riconciliazione Ogni volta che ci accostiamo al confessionale manifestiamo la volontà di camminare nelle vie di Dio. E, tuttavia, non basta: la richiesta di perdono deve nascere da un sincero pentimento e sfociare in un autentico cammino di conversione

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l mese di marzo si apre con l’esperienza della misericordia voluta da Papa Francesco: 24 ore di preghiera in cui i sacerdoti accolgono tutti coloro che desiderano ricevere il perdono di Dio. Un’iniziativa che mira a sottolineare l’importanza del sacramento della penitenza, il più disatteso e incompreso tra i sacramenti ma anche quello più decisivo per fare della vita un santo viaggio. La confusione appare anche attraverso le tre parole con cui siamo soliti indicare questo sacramento: confessione, penitenza e riconciliazione. In realtà, non sono vocaboli alternativi perché ognuno di essi accentua un aspetto e diventa incomprensibile senza l’altro.

Il dono della riconciliazione Il dono della riconciliazione è affidato alla Chiesa perché essa possa continuare nella storia, con la forza dello Spirito, la missione del Redentore. Fedele al compito ricevuto, la comunità ecclesiale non ha mai mancato di annunciare la “parola della riconciliazione” (2Cor 5,19) e, sia pure in modi e forme diverse, ha comunicato ad ogni uomo la grazia che purifica da ogni colpa e gli permette di ritornare in comunione con il Padre. Fin dai primi secoli la Chiesa ha ritenuto opportuno darsi una disciplina penitenziale. La diversità liturgica e ce-

“Quelli che si accostano al sacramento della penitenza ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a lui e, nello stesso tempo, la riconciliazione con la Chiesa, alla quale hanno inflitto una ferita col peccato: la Chiesa che coopera alla loro conversione con la carità, con l’esempio e la preghiera (Concilio Vaticano II, Lumen Gentium, 11)

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lebrativa non deve trarre in inganno perché, come scriveva Giovanni Paolo II, “la sostanza del sacramento è rimasta sempre solida e immutata nella coscienza della Chiesa la certezza che, per volontà di Cristo, il perdono è offerto a ciascuno per mezzo dell’assoluzione sacramentale, data dai ministri della penitenza” (Reconciliatio et paenitentia, 30). Tra i diversi gesti penitenziali che conducono alla riconciliazione – il digiuno, il pellegrinaggio, le opere di carità – il più significativo ed anche quello più efficace rimane il sacramento della penitenza: è questa, infatti, “la via ordinaria per ottenere il perdono e la remissione dei peccati gravi commessi dopo il battesimo” (Reconciliatio, 31). Nella sua infinita misericordia Dio può concedere la grazia del perdono in qualunque modo; ma ordinariamente la comunica mediante i sacramenti. Per questo, afferma Giovanni Paolo II, “sarebbe insensato, oltreché presuntuoso, voler prescindere arbitrariamente dagli strumenti di grazia e di salvezza che il Signore ha disposto e, nel caso specifico, pretendere di ricevere il perdono facendo a meno del sacramento, istituito da Cristo proprio per il perdono” (ReP, 31).

Quali condizioni Ogni volta che ci accostiamo al confessionale, manifestiamo la buona volontà di camminare nelle vie di Dio. E tuttavia, spesso non basta, anzi tante volte proprio le buone intenzioni diventano un ostacolo perché fan-

no pensare ad una disponibilità interiore che in realtà non c’è ancora oppure è troppo debole. La richiesta di perdono deve nascere da un sincero pentimento. Non c’è vera riconciliazione se manca la conversione! Il figlio prodigo della parabola “rientra in se stesso”, pensa alla situazione della casa paterna e prende la decisione di ritornare (Lc 15, 1720). Il vero pentimento perciò suppone quattro condizioni: il riconoscimento della colpa; il dolore per il peccato commesso; la decisa volontà di cambiare e l’impegno penitenziale. Riconoscere la colpa non significa solo prendere coscienza del proprio peccato ma percepire la gravità del gesto compiuto. Il peccato indebolisce la volontà e la naturale attitudine al bene. Il peccato è una rottura con Dio che genera inevitabilmente una rottura anche con i fratelli. Ogni peccato, dunque, anche quello più nascosto, ha una ricaduta sociale, ferisce la comunità ecclesiale e in qualche modo danneggia l’intera società. Il dolore dei peccati non può essere identificato genericamente con l’amarezza per gli errori compiuti ma con la contrizione, cioè con un “chiaro e deciso ripudio del peccato commesso insieme col proposito di non tornare a commetterlo”. La contrizione è un “atto essenziale”, “l’anima della conversione” (Reconciliatio, 31). La sincerità del pentimento dipende in larga misura dall’intensità della contrizione (Rito della Penitenza, 6). Così si esprime il salmista: “Contro di te,

contro te solo ho peccato, quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto” (Sal 50/51, 6). La decisa volontà di cambiare, infine, manifesta se davvero, e in quale misura, si vuole dare una sterzata alla propria vita, si è disposti ad abbandonare gli idoli, a cominciare dallo smisurato amore verso noi stessi. La volontà non deve restare generica ma precisa e definita nell’individuare le cose da evitare, gli atteggiamenti da coltivare, gli impegni da assumere. Fare penitenza: una superficiale lettura dell’antica tradizione penitenziale ha ridotto la penitenza ad una serie di formule di preghiera; fare penitenza, invece, vuole dire “ristabilire l’equilibrio e l’armonia rotti dal peccato, cambiare direzione anche a costo di sacrificio” (Reconciliatio, 26). Fare penitenza significa perciò incamminarsi nei sentieri della verità e dell’amore, accettare pesi e fastidi, invertire chiaramente la propria condotta di vita. In questa luce il pentimento non appare come un sentimento superficiale e passeggero ma determina un sostanziale capovolgimento dei valori e degli obiettivi che fino ad allora sono stati perseguiti. È lo Spirito Santo che mette nel cuore il desiderio di cambiare ma è la Chiesa, attraverso la grazia sacramentale, che purifica e rafforza il desiderio. Accostiamoci con fiducia al sacramento della riconciliazione perché, come tante volte ripete Papa Francesco, “Dio non è mai stanco di perdonare”. MARZO 2016 Insieme

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VITA ECCLESIALE

Dati allarmanti La crisi morde e le richieste d’aiuto da parte dei più poveri sono in ascesa. La Chiesa italiana opera in tanti modi: dai pacchi alimentari, alle mense, passando per aiuti economici in caso di malattia. La nostra Diocesi, attraverso la Caritas e le parrocchie, gioca un ruolo importante nell’assistenza. Ecco i numeri

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na Chiesa attenta ai bisogni e alle richieste dei più poveri. Sono migliaia le persone che ogni anno si rivolgono alla Caritas diocesana e alle Caritas parrocchiali. Una importante fetta di popolazione a cui si cerca di dare risposta attraverso l’impegno di tanti volontari coordinati dai parroci e, a livello diocesano, dal direttore Caritas don Alessando Cirillo. Lo scorso anno sono stati 5.156 gli assistiti che si sono rivolti a uno dei ventiquattro centri distribuzione pacchi alimentari del territorio. Un esercito di “ultimi” che rappresenta un terzo delle richieste che annualmente accolgono gli uffici curiali e parrocchiali delegati alla carità. A questi uomini e donne vanno aggiunti quanti si recano ai centri di ascolto per altre necessità – visite mediche, aiuto nel pagamento di affitti e utenze, richieste di lavoro – e che possono essere contabilizzati in circa 10 mila unità. Numeri arrotondati per difetto se si pensa a quanti rinunciano a chiedere aiuto, cercando di tirare dignitosamente avanti in proprio. Aiuti alimentari e sociali a cui si sommano i contributi economici. La Caritas non va intesa come un bancomat, ma nell’anno appena passato è andata incontro alle necessità dei più poveri elargendo quasi 60 mila euro, di cui 55 mila attinti dal fon-

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do anticrisi messo a disposizione da Caritas italiana. Si continua a registrare il dato dei nuovi poveri, ovvero quelle famiglie in cui è venuto meno il reddito principale, piuttosto che giovani coppie alle prese con il mutuo. Importante anche l’assistenza agli immigrati. Si va loro incontro fornendo pacchi alimentari, ma tra le richieste più frequenti c’è quella di una casa, di un lavoro o un aiuto per ottenere il permesso di soggiorno. Tra le realtà caritatevoli dell’Agro nocerino-sarnese spiccano, per impegno e costanza, la Mensa di Tommaso a Pagani e Casa Betania a Codola di Roccapiemonte. Gestita dalla Caritas diocesana, Casa Betania può accogliere fino a dieci senza tetto. Da quando ha aperto, due anni fa, non ha mai avuto un letto libero. Anche la Mensa di Tommaso lavora a pieno regime sin dal taglio del nastro. Fondata da don Flaviano Calenda, parroco della chiesa del Corpo di Cristo di Pagani, è ospitata nei locali del Carminello ad Arco. Ogni giorno si preparano circa sessanta pasti, circa 22 mila all’anno. Tra fornelli e deposito, trentacinque volontari a turno assicurano un piatto caldo a chi ne ha bisogno. In tre anni di vita, non c’è stato giorno che non sia stato servito il pranzo. Sa. D’An.


ILPANEDELLADOMENICA commenti a cura della famiglia Gambardella

Sussidio liturgico dalla V domenica di Quaresima alla II domenica del Tempo di Pasqua (Anno C) Ma tu mi hai trovato Pellegrino sulla terra, ogni giorno ti cerco, ma dove trovarti, Signore? Raccogli il tuo sguardo verso il fondo del tuo cuore: sono lì che ti cerco. Affamato di giustizia, al mattino spero in te, come placare la mia fame?

Questo mese le opere che accompagnano i commenti sono di Luca Signorelli, (Cortona tra il 1445 e il 1450 - 1523). Secondo Vasari fu allievo di Piero della Francesca, in seguito si accostò all'ambiente urbinate. Fondamentali per l'artista furono gli stimoli della cultura fiorentina. Già nelle sue prime opere si avverte la ricerca del plasticismo delle forme che riflette, accanto alla originaria formazione, le più moderne ricerche di A. Pollaiolo o di A. Verrocchio, con un'accentuata attenzione ai caratteri anatomici della figura. Annunciazione di Volterra, di Luca Signorelli - 1491

Accoglie l’eucarestia e la mia vita condivisa: il tuo desiderio è la mia speranza. […] Pellegrino sulla terra, ogni giorno ti cerco, ma tu mi hai trovato, Signore. Fr. Maurice di Tamié Collectif, Sur la trace de Dieu, Paris 1979

13 V domenica MARZO di Quaresima 2016 (Anno C) Le letture: “Chi di voi è senza peccato” Prima lettura: Is 43,16-21 Salmo: Sal 125 Seconda lettura: Fil 3,8-14 Vangelo: Gv 8,1-11 Il Vangelo: Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». (Cfr Gv 8, 3-5) Colore liturgico: VIOLA

Gesù e quella condanna già scritta

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cribi e farisei, forti della loro conoscenza delle Scritture, non si lasciano sedurre da quell’uomo che viene dalla Galilea e vogliono mettere alla prova Gesù conducendogli una donna colta in flagrante adulterio. La condanna è già scritta ma cosa dirà Gesù? Con grande ironia l’autore del Vangelo rende gli scribi e farisei artefici della salvezza della donna. Essi vogliono far morire l’adultera e la portano da chi si è presentato, nel brano precedente, come fonte di acqua viva? A chi si fa forte della sua presunta conoscenza delle Scritture, Gesù risponde da grande maestro: “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”. Anche se non vogliamo la morte di nessuno, non possiamo esimerci dal farci prossimi di quanti vivono oppressi dal peso del peccato. Incoraggiamoli ad abbeverarsi ai fiumi di misericordia che sgorgano dal sacramento della riconciliazione. MARZO 2016 Insieme

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IL PANE DELLA DOMENICA

20 domenica MARZO delLE PALME 2016 (Anno C)

27 Domenica di Pasqua MARZO Risurrezione 2016 del Signore (Anno C)

Le letture: “La passione del Signore”

Le letture: “Egli doveva risuscitare dai morti”

Prima lettura: Is 50,4-7 Salmo: Sal 21 Seconda lettura: Fil 2,6-11 Vangelo: Lc 22,14-23,56

Prima lettura: At 10, 34.37-43 Salmo: Sal 117 Seconda lettura: Col 3,1-4 Vangelo: Gv 20,1-9

Il Vangelo: Era già verso mezzogiorno e si fece buio su tutta la terra fino alle tre del pomeriggio, perché il sole si era eclissato. Il velo del tempio si squarciò a metà. Gesù, gridando a gran voce, disse: «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito». Detto questo, spirò. (Cfr Lc 23, 44-46)

Il Vangelo: Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». (Cfr Gv 20, 1-2)

Colore liturgico: ROSSO Colore liturgico: BIANCO Compianto su Cristo morto, di Luca Signorelli - 1502, particolare

Cosa significa avere fede?

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uante volte le lacrime hanno irrigato il nostro volto leggendo questo brano del Vangelo. In fondo al nostro cuore riconosciamo di aver vissuto tante volte l’esperienza di Pietro in quella notte, come chi si scontra con la propria ipocrisia sforzandosi di poggiare le proprie certezze su se stesso e non sul Maestro. Questo significa avere fede: appoggiarsi a Gesù e non a se stessi. Non si tratta di coraggio nel testimoniare o meno la propria amicizia con Gesù, si tratta solo di fede e Pietro non ha avuto fede perché non aveva ascoltato quello che il Signore gli aveva detto. Solo quando incrocerà lo sguardo che Gesù ha su di lui, ritroverà la fede perché quegli occhi non erano pieni di delusione ma pieni di misericordia. Sarà proprio quello sguardo misericordioso sulle sue miserie che spingerà Pietro a non soccombere nell’ora della prova ma a lasciarsi rialzare per camminare dietro a Gesù, verso l’ora della misericordia. Cappella di San Brizio, dannati all'inferno, di Luca Signorelli 1499-1502

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Insieme MARZO 2016

I primi passi per un cammino di spiritualità

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nalogamente ai primi personaggi del Vangelo giovanneo – che sono passati dalla mancanza di fede, attraverso una parziale, ad una fede autentica – anche Pietro e Giovanni devono percorrere lo stesso itinerario. Maria di Magdala li trova fermi, avvolti dalla notte della fede e annuncia che Gesù è stato portato via dal sepolcro. Pietro e Giovanni stanno vivendo una situazione di totale incredulità e confusione. Brancolando ancora nel buio si alzano e iniziano a correre verso il sepolcro ormai vuoto. La situazione inizia a cambiare! Il cammino di fede richiede una sete spirituale che spinge all’azione. È un viaggio da vivere non da soli ma insieme a una comunità, iniziando a scegliere un padre spirituale che ci aiuti a discernere i segni della risurrezione che il Signore pone ogni giorno sul nostro sentiero.


Un dono da invocare, non un diritto

3 II domenica APRILE del Tempo di Pasqua 2016 (Anno C) Le letture: “Abbiamo visto il Signore!” Prima lettura: At 5, 12-16 Salmo: Sal 117 Seconda lettura: Ap 1, 9-11.1213.17.19 Vangelo: Gv 20, 19-31

Crocifissione, di Luca Signorelli - 1494

Il Vangelo: Venne Gesù […]. Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». (Cfr Gv 20, 26-29) Colore liturgico: BIANCO

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a proclamazione del messaggio della risurrezione non cancella la paura dei discepoli. Secondo la nostra prospettiva, ci saremmo aspettati un gruppo di discepoli già pronti ad essere dei testimoni coraggiosi e, invece, li troviamo rinchiusi, timorosi dei giudei che potrebbero condannarli a morte. Agli amici più intimi di Gesù manca ancora qualcosa. È in questo contesto che si presenta Gesù realizzando quanto promesso: il dono del Paraclito. Questo è ciò che mancava e questo è ciò che manca a Tommaso, che è ancora nelle tenebre dell’incredulità. Il suo cammino di fede è ancora a metà strada: è disposto a credere ma pone delle condizioni a Gesù. L’esperienza di Tommaso è quella di tutti noi che cerchiamo sempre prove e poniamo condizioni per credere dimenticando che la fede è un dono da invocare ogni giorno nella nostra povera preghiera e non un diritto.

IL VANGELO CHE SI INCARNA Corona d’alloro sui capelli color argento

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orona d’alloro per Anna Valanzuolo Carcaterra, laureata in Filologia moderna alla Federico II di Napoli con il voto di 110 e lode – e applauso della commissione – lo scorso 15 febbraio. Percorso di studio perfetto e completato con le serrate tempistiche accademiche. Cosa c’è di eccezionale? Anna ha 88 anni. Per 40 anni è stata maestra elementare. Dopo la licenza liceale classica e poi magistrale, la signora Valanzuolo aveva intrapreso gli studi universitari, interrotti perché subito chiamata all’insegnamento «che ho amato con tutto il cuore», come ha raccontato. Famiglia e lavoro per tutta una vita con un sogno che non riesce a stanare dalla testa e dal cuore: la laurea. Vedova dal 2005, a 83 anni

prende una decisione: iscriversi a Lettere moderne. Il primo successo arriva dopo tre anni esatti. La tesi sull’ultimo canto del Paradiso nella Divina Commedia, la proclamazione, il massimo dei voti. Anna è dottoressa. Ma la sua corsa non si arresta. Ecco iscriversi al corso di Filologia moderna. Il libretto universitario colleziona 30 e lode. In fila tra giovani candidati, Anna è fiera nel suo tailleur nero con i capelli color argento. Per chi ha mollato gli studi, è scoraggiato o rassegnato, Anna insegna una grande lezione: non è mai troppo tardi, perché la vita non è una linea retta a cui appendere cronologicamente medaglie per farci compiacere, ma solo il tempo che abbiamo trovato per essere felici. Mariarosaria Petti MARZO 2016 Insieme

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IL PANE DELLA DOMENICA

INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Appuntamenti di Quaresima

Il 6 marzo, alle 11.00, il Vescovo presiede la Santa Messa nella parrocchia Santa Maria del Carmine di Pagani. il 12, alle 19.00, Celebrazione Eucaristica a Poggiomarino. Il 13, alle 12.00, presiede la Santa Messa al Palazzurro di Pagani per la convocazione del Rinnovamento nello Spirito Santo. Il 15, alle 10.30, visita alla caserma “Libroia” di Nocera Inferiore. Il 21, alle 16.00, incontra i Catecumenti al Palazzo Vescovile.

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Iniziative giubilari

Il 6 marzo, alle 18.00, in Cattedrale il Vescovo presiede la Santa Messa in occasione del Giubileo della forania di San Valentino. Il 16 marzo è in programma il Giubileo dei giovani. Il 9 aprile pellegrinaggio diocesano a Roma per il Giubileo della Misericordia.

In preghiera

L’11 marzo, alle 19.30, il Vescovo presiede la Via Crucis foraniale a Nocera Inferiore, sulla collina di Sant’Andrea. Il 18, dalle 19.00, Via Crucis foraniale a Pagani dalla parrocchia Madonna di Fatima alla parrocchia San Sisto II.

San Giuseppe

Il 19 marzo, festa onomastica del Vescovo, mons. Giudice alle 10.00 presiede la Santa Messa nella parrocchia San Giuseppe di Nocera Inferiore e alle 12.00 la preghiera dell’Ora Media in Cattedrale.

Le Cresime

Il 4 aprile, alle 19.00, nella parrocchia Maria Santissima di Costantinopoli di Nocera Superiore. Il 5, alle 19.00, nella parrocchia Maria Santissima di Costantinopoli di Angri. L’8, alle 19.00, nella parrocchia Santa Maria delle Grazie a Lavorate di Sarno.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

CELEBRAZIONI PASQUALI Il 20 marzo, Domenica delle Palme, il Vescovo presiede la Santa Messa delle 10.30 in Cattedrale. Il 24, alle 9.30, c’è la Santa Messa Crismale, che fungerà da Giubileo del clero, in Cattedrale. Il Vescovo presiede le celebrazioni del triduo nella parrocchia Santa Maria Maggiore di Nocera Superiore. Il 24 appuntamento alle 19.00 con la Messa in Coena Domini. Il 25 appuntamento alle 15.00 per l’Adorazione della Croce. Il 26, alle ore 23.00, la Veglia Pasquale. Il 25, in serata, il Vescovo partecipa alla processione di Gesù morto a Nocera Inferiore. Il 27, Pasqua del Signore, solenne Pontificale in Cattedrale alle 10.30.


La Via Crucis che ha attraversato le strade di Angri

Stampa cattolica in mostra

Padre Ferraioli parroco a Roccapiemonte

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è anche la prima copia del Bollettino diocesano di Nocera Inferiore-Sarno, così come quelli delle antiche Diocesi di Nocera de’ Pagani e di Sarno, tra i volumi presentati nella mostra «Due secoli di stampa cattolica in Campania». L’iniziativa, promossa dall’UCSI Campania e curata da Elena Scarici ed Eloisa Crocco, è stata in programma all’emeroteca Tucci di Napoli fino al 23 febbraio. Sessantasette le testate esposte, tra settimanali diocesani, bollettini ecclesiastici, riviste di teologia e pubblicazioni dei più importanti santuari del territorio, che fanno riferimento alle 25 diocesi della regione.

Dietro la Croce

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na Via Crucis per ogni forania. Il Vescovo ha presieduto il pio esercizio nei vari punti della Diocesi. Un momento che ha visto raccolte intorno al proprio pastore le tante comunità del territorio. Tutti insieme si sono messi dietro la croce a meditare i misteri della via dolorosa. La prima forania ad accogliere la Via Crucis è stata quella di Roccapiemonte-Nocera Superiore, Angri e di seguito Poggiomarino, Sarno, Nocera Inferiore e Pagani. Per la preghiera è stata utilizzata la Via Crucis scritta da monsignor Giuseppe Giudice nell’Anno della Misericordia, con le immagini delle opere realizzate dal maestro Ernesto Terlizzi per la parrocchia Santa Maria di Costantinopoli di Angri.

iorno di giubilo e di festa per la comunità: il 7 febbraio è stato nominato ufficialmente parroco padre Giuseppe Ferraioli, dopo aver ricoperto per 5 anni il ruolo di amministratore parrocchiale di Santa Maria del Ponte e San Giovanni Battista in Roccapiemonte. Auguri al nostro pastore affinché possa essere sempre più un pescatore di uomini e prendere il largo, proprio come ci ha ricordato il Vangelo e come più volte ha sottolineato nella sua omelia mons. Giuseppe Giudice. Grazie di cuore al Vescovo per il dono che ha voluto fare alla nostra Chiesa locale. «I 5 anni trascorsi in mezzo a voi sono stati i più belli della mia vita» così padre Giuseppe ha confessato ad una chiesa gremita di fedeli. Grazie padre Giuseppe per il tuo “Ecce, mitte me” e ad multos annos sempre in mezzo a noi! Luisa Trezza

Verifica con gli Uffici

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l Vescovo, lo scorso 24 febbraio, ha voluto incontrare i responsabili degli Uffici di Curia e chi ci lavora per fare un punto sulle attività portate avanti finora. Durante l’incontro monsignor Giuseppe Giudice ha invitato tutti a essere «Chiesa eucaristica». Ha poi ricordato il senso del servizio diocesano e curiale: «Siamo qui non per noi, ma per collaborare al ministero del Vescovo». Infine, ha richiamato a prestare sempre massima attenzione e cura alle persone che si rivolgono alla Curia.

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Ai tuoi piedi, Maria domenica 3 aprile

Foto Salvatore Alfano

Ai tuoi piedi, Maria Il 3 aprile Pagani è in festa per la Madonna delle Galline. Sono settimane di fermento per l’Arciconfraternita della Madonna del Carmelo, meno di un mese separa dall’attesissima celebrazione. Una festa sentita, ricca di fede ed emozione che coinvolge Pagani e non solo. Sono migliaia i turisti che ogni anno si lasciano incantare dallo sguardo premuroso dell’amata Vergine del Carmelo, partecipando con fervore alle giornate in cui si articola la celebrazione.

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Appuntamento con la fede e la tradizione L’apertura del Santuario al tramonto del venerdì, la processione della giornata di domenica, il saluto alla Vergine, all’alba del lunedì, con la deposizione delle tammorre, simbolo di una festività in cui devozione e folklore si incrociano e rafforzano vicendevolmente.


“Seguimi” Una lectio divina sulla chiamata di Matteo: la seconda tappa del percorso verso Cracovia

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o scorso 19 febbraio, la Pastorale Giovanile si è incontrata presso la parrocchia Santa Maria dei Bagni di Scafati per la seconda tappa del percorso che condurrà i giovani a Cracovia. Una lectio divina per scoprire lo sguardo trasformante di Cristo. La chiamata di Matteo ha aiutato i giovani a scoprire che quell’episodio si ripete ogni volta che il Signore parla alla vita di ciascuno, com’è accaduto a San Francesco davanti al Crocifisso di san Damiano. Proprio questa icona – i cui occhi sembrano scrutare l’anima di chi l’ammira – ha fatto da sfondo alla serata. Il cammino è ripartito dai segni accolti in Diocesi alcuni mesi fa. Il prossimo appuntamento è per il Giubileo diocesano, in programma il prossimo 16 marzo.

Un canale su TELEGRAM

Ceck-in, si va in scena Prosegue la rassegna teatrale per raccogliere fondi per la GMG. Numerose le persone che desiderano aiutare i giovani a raggiungere Papa Francesco a Cracovia. Tanta buona volontà da parte di tutti coloro che si stanno impegnando nella realizzazione di questo progetto. Impresa non facile ma bella che sta ottenendo importanti risultati e regalando non poche soddisfazioni.

Anche la Pastorale Giovanile di Nocera-Sarno è presente su TELEGRAM con il suo canale. Scarica l’app, cerca il canale @PGNOCERASARNO e unisciti. Riceverai tutte le informazioni sulle iniziative della Pastorale Giovanile e sulla Giornata Mondiale della Gioventù e, durante il Tempo di Quaresima, un messaggio per vivere il cammino verso Cracovia, aiutati dalla figura di Bonhoeffer.

INFO

visitate la pagina facebook PGNOCERASARNO, l’app PG NOCERA SARNO, oppure contattate i numeri: 344 2720169 e 347 6962168.

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Redazionale a cura della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza e dei Piccoli discepoli della Croce

Mons. Giudice insieme agli ammalati

È stata celebrata, lo scorso 22 febbraio, la Giornata diocesana del malato. Volontari ed ammalati hanno attraversato la Porta Santa delle Cattedrale nocerina. L’esperienza di una volontaria

IL PELLEGRINAGGIO 25 aprile 2016 59° Pellegrinaggio con gli Ammalati a San Gerardo Maiella, presieduto da mons. Giuseppe Giudice. info e prenotazioni P.U.A.C.S., Monastero “S. Maria della Purità” Corso E. Padovano, 71 - 84016 Pagani (SA)

“Ti troverai bene con coi”

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dell’ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme riuniti assieme ai nostri cari amici ammalati.

Punto di partenza del pellegrinaggio è stato il Seminario vescovile: fratelli e sorelle della P. U. A. C. S., i volontari dell’ A.V.O., dell’ U.N.I.T.A.L.S.I. e i Cavalieri

Siamo partiti diretti verso la Cattedrale di San Prisco, accompagnando i nostri ammalati sulle loro carrozzine. Con i cuori dilatati siamo giunti alla Porta Santa; una “porta stretta” quella della sofferenza, attraversata all’ombra del “Sangue ed Acqua scaturiti dal Cuore di Gesù come sorgente di misericordia per noi” (Suor Faustina Kowalska, Diario, 187). Dopo la recita del Santo Rosario, nella Celebrazione eucaristica, mons. Giuseppe Giudice ha sottolineato il valore della sofferenza umana agli occhi di Dio. Una croce condivisa diventa meno pesante, diventa una sofferenza a metà, diventa un “carico leggero” (Mt. 11,28-30); ci ha fatto notare quant’è bello guardare il cielo da una carrozzina, da una prospettiva così vicina a Dio, con le dita che sfiorano un Suo lembo. Infine, ha rivolto un emozionato “grazie” agli amma-

ercate il mio volto”, dice il Signore. “Il tuo volto, Signore, io cerco” (Sal. 26). È il volto sofferente quello che, nel periodo quaresimale, appare dinanzi ai nostri occhi. Il Volto bendato, schiaffeggiato, sfigurato. Il Volto del dolore di Cristo. Lui, “l’uomo dei dolori che ben conosce il patire” (Is. 53), ci mostra il cammino della sofferenza. Quest’anno la XXIV Giornata diocesana del malato è stata celebrata nella Cattedrale di S. Prisco in Nocera Inferiore, per consentire ai malati di vivere il Giubileo straordinario della Misericordia. Dal 2014, mons. Giuseppe Giudice decise di celebrare questa giornata il 22 febbraio, giorno della cattedra di Pietro e del dies natalis di Alfonso Russo, fondatore della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza.

lati, che non aveva bisogno di spiegazioni. L’esperienza. È il secondo anno che partecipo alla Giornata diocesana dell’ammalato. Quest’anno l’esperienza è stata più forte, rinsaldata da un “eccomi” consapevole e convinto. Fino a qualche anno fa, non pensavo avrei potuto reggere una tale vicinanza. La sofferenza mi spaventava, mi faceva sempre mantenere una certa “distanza di sicurezza”. Ammiravo molto coloro che prestavano servizio ai sofferenti, ma non pensavo di esserne capace. Tu, Signore, però, hai sempre progetti diversi dai nostri. Hai trasformato la mia incapacità, il mio senso di impotenza e mi hai chiamato ad esserti “amica nella sofferenza”. Durante un incontro con i nostri cari amici ammalati, Gennaro mi disse: “Sei nuova, vero?”. Risposi timidamente “sì”. Lui replicò con convinzione: “Ti troverai bene con noi”. Aveva ragione. Lucia Squitieri

puacs1963@gmail.com Tel./Fax. 081 91 63 85

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L’inizio della processione dal seminario verso la Cattedrale

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I linguaggi di animazione Il gioco, l’arte, la poesia, il teatro: sono alcuni esempi di linguaggi di animazione il cui scopo è facilitare la realizzazione di progetti educativi e di formazione

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animazione è un insieme di azioni progettate e organizzate con il fine di promuovere il significato autentico della vita. Essa mira ad accrescere la vitalità delle persone, l’espressione, la partecipazione a gruppi attraverso una serie di interventi di carattere espressivo, culturale, ludico, ricreativo, in una logica di crescente coinvolgimento. An-imare (anima: respiro e animus sede del pensiero, della volontà e dei sentimenti) significa educare alla bellezza della vita. Che cos’è un linguaggio? Leggiamo dall’enciclopedia Treccani: «forma di comunicazione atta a trasmettere informazioni e a stabilire un rapporto di interazione che utilizza simboli aventi identico valore per gli individui appartenenti ad uno stesso ambiente…». Dunque, i linguaggi di animazione servono a creare nuove modalità ed esperienze per far amare la vita; sono un aiuto a svolgere un progetto educativo e di formazione, sono tutto ciò che serve a rendere attuale la relazione educativa, potenziarla e consolidarla, orientarla e stimolarla fino al suo compimento. Esempi di linguaggi di animazione di

oratorio sono il gioco, l’arte, la poesia, il corpo, la musica, la fantasia, la danza, il teatro, lo sport, i social network... essi servono a rendere più efficace la relazione educativa con il gruppo, a creare un clima familiare all’interno dell’oratorio, a mettersi in gioco, a facilitare l’approfondimento di determinati argomenti. In particolare, servono a favorire la comunicazione e la socializzazione. Tutti, dunque, possiamo contribuire a rendere l’attività qualcosa di speciale; il contributo di ciascuno è indispensabile. Impariamo a fidarci di noi stessi, ricordandoci sempre che siamo testimonianza ed esempio per le nuove generazioni.

Il corso è aperto ai giovani che desiderano intraprendere l’esperienza di organizzare attività e giochi per bambini, in particolare durante il periodo estivo, e offrire ai ragazzi un’occasione per stare insieme in modo sereno e costruttivo. MARZO 2016 Insieme

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NEWSDALLEPARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

Santa Maria di Bagni Scafati

La comunità festeggia san Giovanni Bosco

Il binario della solidarietà

D La festa di compleanno per don Ciro Galisi

Santa Maria delle Grazie Angri

Buon compleanno don Ciro!

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abato 30 gennaio scorso il cuore della parrocchia Santa Maria delle Grazie ha battuto forte per il compleanno di don Ciro, il neo parroco, già diventato un faro, riferimento molto importante nella vita comunitaria. Don Ciro ha colpito i cuori di tutti i parrocchiani e, come da tradizione, è arrivata anche per lui la festa di compleanno. Dopo la celebrazione eucaristica, la comunità ha atteso don Ciro nell’oratorio per un rinfresco e il taglio della torta. Felice il parroco: «Mi avete fatto un bel regalo – ha riferito – qui mi sento ormai a casa ed è come se vi conoscessi da tanto tempo». Gruppo web e comunicazione

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urante l’Anno Santo, i giovani e gli adulti francescani della parrocchia di Santa Maria di Bagni hanno deciso di impegnarsi affinché tutti possano seguire l’insegnamento di Papa Francesco. Come? Incontrando coloro che sono meno fortunati, ai quali offrono in dono – oltre qualcosa come un panino, una bibita, un frutto, un dolce – anche una preghiera. Un impegno che si ripete la sera del giorno 4 di ogni mese, quando la famiglia francescana parte da Scafati per raggiungere la Stazione ferroviaria di Napoli. Lì, tra le tante realtà, è sempre un’emozione poter offrire un piccolo barlume di speranza. Proprio come dice il nostro Papa: «La cosa importante non è guardarli da lontano. No! È andare loro incontro. Questo è cristiano! Questo è ciò che insegna Gesù». Annabella Iannone

Giovani e adulti della parrocchia alla Stazione ferroviaria di Napoli

San Michele Arcangelo Nocera Superiore

San Giovanni Bosco: il santo dei giovani

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omenica 31 gennaio i parrocchiani di San Michele hanno dedicato un’intera giornata al patrono della realtà oratoriale. San Giovanni Bosco ha speso la propria vita per i giovani, ha avuto fiducia nel Signore per il compito affidatogli. La nostra comunità ha voluto rendergli grazie per questo dono. Al mattino abbiamo organizzato dei giochi e un momento di divertimento per i bambini e dopo abbiamo ricordato don Bosco nella celebrazione eucaristica. Un vero e proprio incontro nella fede con il conseguente taglio della torta, proprio come si fa per un festeggiato! Di sera poi abbiamo avuto modo di rivivere la vita di questo importante volto, con la visione di un film. Ricordare chi ha vissuto sulle Sue orme è sempre una gioia immensa. Federica Pepe


Foto di gruppo al termine della celebrazione eucaristica per il rinnovo del mandato agli animatori dell’oratorio parrocchiale

Don Antonio Agovino

San Bartolomeo Apostolo Corbara

San Teodoro Martire Sarno

Gli animatori dell’oratorio rinnovano il loro impegno

I centrI d’ascolto, un frutto della Quaresima

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o scorso 31 gennaio è stata celebrata la consegna del mandato agli animatori dell’oratorio parrocchiale nel giorno della memoria liturgica di san Giovanni Bosco. Al termine dell’omelia, si è svolta la consegna vera e propria del mandato educativo. Gli animatori sono stati chiamati per nome ed invitati a disporsi davanti all’altare, dove hanno ricevuto l’incarico di agire nella Chiesa e a nome della Chiesa. Gli stessi hanno assunto l’impegno di trasmettere la fede ai più piccoli. Subito dopo i ragazzi ed i più giovani della parrocchia hanno portato all’altare i fiori, il pane, il vino, i testi e i sussidi dell’anno associativo, i cartelloni preparati dai vari gruppi. Una processione offertoriale originale e ricca di significati. I piccoli erano emozionati, ma tutto si è svolto con precisione e con un pizzico di allegria. L’obiettivo è che l’Oratorio possa sempre essere un porto sicuro per i ragazzi di Corbara, dove Dio è di casa e amico di tutti. Un luogo dove piccoli e giovani possano trovare spazio per divertirsi e crescere nella fede cristiana, alla luce del Vangelo: una realtà che merita di essere sempre più conosciuta ed amata. Erasmo Capriglione

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vvicinarci al Dio Salvatore riscoprendo e riflettendo sulla Croce che Lui, per mezzo del Suo Figlio, ha patito per la nostra salvezza: questa l’intenzione di preghiera con cui la comunità parrocchiale di San Teodoro Martire ha vissuto il periodo di avvicinamento alla Santa Pasqua, grazie alla guida di don Antonio Agovino. A caratterizzare il percorso di Quaresima il messaggio di “Chiesa in uscita missionaria” lanciato da Papa Francesco. Ed in questa prospettiva, nel periodo quaresimale, oltre alla Sacre Quarantore, sono stati realizzati diversi centri di ascolto presso le famiglie della parrocchia, che hanno spalancato il proprio cuore al messaggio di Cristo pronunciato da don Antonio, accompagnato in questo cammino da alcuni collaboratori parrocchiali. «Noi cristiani cattolici non dobbiamo restare chiusi in Chiesa o tra le mura domestiche, ma siamo invitati a diffondere il messaggio di salvezza di nostro Signore – afferma il parroco – come fecero i discepoli, che uscirono dal cenacolo per annunciare il Vangelo, così noi tutti dobbiamo seminare in ogni luogo il Verbo di Dio, che è Via, Verità e Vita». Michele Lanzetta


NEWS DALLE PARROCCHIE

Santa Maria Maddalena in Armillis S. Egidio del Monte Albino

Santa Maria Addolorata San Potito di Roccapiemonte

Un eccezionale caso di santità collettiva

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P. Massimo Staiano, suor Maria Fara e gli ammalati durante il rito dell’Unzione degli infermi

La XXVI Giornata dell’ammalato

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na chiesa gremita e variegata, i canti allo Spirito Santo, il profumo d’olio consacrato e una piantina in dono per gli ammalati presenti e quelli conoscenti. È l’identikit della V domenica del Tempo Ordinario. «La Grazia del Signore passa attraverso i sacramenti» queste le parole preziose, tratte dall’omelia di p. Massimo, che hanno invaso il cuore dei fedeli della comunità, desiderosi di accostarsi all’altare del Signore per ricevere il sacramento dell’Unzione degli infermi. Coadiuvati dall’amorevolezza del gruppo Caritas, ciascuno ha ricevuto il crisma sulle mani e sulla fronte, mentre le canzoni Uomo di Galilea e Spirito di Dio venivano intonate dall’assemblea. Infine, il 7 febbraio ricorreva anche la commorazione del Beato Alfonso Maria Fusco. Per l’occasione suor Maria Fara, da anni preziosa catechista della parrocchia, ha guidato la lettura della preghiera per la canonizzazione del sacerdote fondatore delle suore battistine di Angri. Livia Rossi

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l 17 febbraio ricorre la festa dei Santi 7 fondatori: un caso eccezionale di santità collettiva, come ebbe a sottolineare Leone XIII il 15 gennaio 1888, iscrivendo nell’albo dei Santi: Bonfiglio dei Monaldi, Bonagiunta Manetti, Manetto dell’Antella, Amideo degli Amidei, Uguccione degli Uguccioni, Sostegno dei Sostegni e Alessio dei Falconieri. I laici Servi di Maria formano con gli altri membri dell’Ordine un’unica famiglia. Partecipano, quando possono, alla loro preghiera, ne condividono la vita e le attività. Reliquia di sant’Alessio Gli incontri mensili rafforzano i vincoli di amicizia, di fraternità e di famiglia. Si prega insieme, si programmano iniziative, si studia la Regola, si approfondisce la dottrina sulla Vergine e sulla spiritualità dell’Ordine dei Servi. Quanto abbiamo realizzato anche nella piccola fraternità di S. Potito. E perché la festa dei nostri antenati fosse più aperta ed ecclesiale si sono invitate anche le associazioni di Casali e di Rocca. Con l’augurio di una santità da raggiungere, insieme ad una buona salute come quella di sant'Alessio, morto all’età di 110 anni proprio il 17 febbraio 1310. d. Natalino Gentile


Sant’Antonio di Padova Orta Loreto

Chi canta prega due volte: la storia del coro parrocchiale

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ono ormai 15 anni che il coro della parrocchia di Sant’Antonio di Padova in Orta Loreto anima le celebrazioni eucaristiche. Un gruppo nato quasi per gioco quando due ragazzi accomunati dall’amore per la musica decisero di iniziare la loro “carriera” nel luogo dove avevano più ispirazione: la parrocchia. Adulti e ragazzi hanno poi accolto l’invito di Andrea Contaldo e Valentina Vitolo, ampliando il coro e rendendolo vero e proprio strumento di evangelizzazione. Negli anni ci sono stati cambiamenti, ma ancora oggi il coro è un insieme di persone comuni: mamme, papà e ragazzi che pregano Gesù con la musica. Nonostante nessuno dei coristi abbia frequentato una scuola di canto, sono molti i canti e le polifonie che vengono eseguiti durante le celebrazioni e alle rassegne corali. Alcuni invece cantano dalla prima ora, come il maestro Andrea, che – nonostante gli impegni lavorativi – ha sempre tante nuove idee e insieme agli altri componenti ha intenzione di coinvolgere nuove persone così da poter far capire com’è bello svolgere un servizio per la comunità. Dina Grimaldi

Daniela Pepe, una guida del museo alfonsiano, accompagna un gruppo turistico

Sant’Alfonso Pagani

Le nuove “guide alfonsiane”

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alorizzare e far emergere la figura di sant'Alfonso attraverso la sua storia: è questo l’obiettivo dell’iniziativa della Basilica di S. Alfonso di Pagani, che ha promosso la costituzione di un nuovo gruppo di guide per promuovere le bellezze del museo alfonsiano. L’idea del nuovo superiore di Pagani, padre Luciano Panella, di creare un gruppo nutrito e solido di volontari – di diverse età e professionalità – si è rivelato da subito un successo. Numerosi e di diverse etnie sono, infatti, i gruppi turistici che settimanalmente prendono appuntamenti per visitare il museo. Entrando nei luoghi dove ha vissuto il Santo, scoprendo la sua musica e le sue opere sarà possibile comprendere meglio il suo percorso spirituale e i motivi che lo hanno spinto ad abbandonare il nido familiare per seguire la strada del Signore. I turisti potranno conoscere dalla storia della basilica alla camera di sant'Alfonso; dal suo personale pianoforte alla composizione delle sue opere. In 91 anni sant’Alfonso ha vissuto dolori ma soprattutto gioie, un intreccio da riscoprire attraverso la mostra alfonsiana. Chiara Panella

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NEWS DALLE PARROCCHIE Gesù Risorto Pagani

Regina Pacis Angri

Don Antonio Guarracino con i coniugi Pepe

Padre Antonio Cuomo con i partecipanti alla festa di Carnevale

La Festa della famiglia

Carnevale in parrocchia: insieme c’è più festa

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rima festa della famiglia nella nuova “casa” per la parrocchia Gesù Risorto. Lo scorso 17 gennaio, al termine delle festività natalizie, si è svolta la consueta “Festa della famiglia” nei nuovi locali della parrocchia. Una giornata lunga, che ha avuto il suo clou nel corso della celebrazione eucaristica, durante la quale le coppie presenti hanno rinnovato le promesse matrimoniali. Coppie giovani e meno giovani, che hanno voluto affidare nelle mani del Signore e di Maria, le proprie famiglie. Una giornata di condivisione, iniziata al mattino con un incontro-dibattito dal tema “Misericordia in famiglia”, tenuto dai coniugi Pepe della parrocchia di Sant’Alfonso in Pagani. Al pomeriggio, invece, la giornata è proseguita con un’altra riflessione comunitaria. Nel mezzo la messa ed il pranzo, anche questo condiviso dai partecipanti e consumato nei nuovi locali della parrocchia: famiglia delle famiglie. Danilo Sorrentino

rendi un sabato pomeriggio, metti una quarantina di ragazzi festanti ed ecco che viene fuori una meravigliosa festa di Carnevale! Tra abiti principeschi, spade di plastica e costumi del cartone animato più in voga, il 6 febbraio il salone parrocchiale di Regina Pacis si è tinto di coriandoli e colori. A prendere parte all’evento più divertente dell’anno tutti i bambini e i ragazzi della parrocchia, che guidati dagli educatori e dai catechisti hanno trascorso un pomeriggio all’insegna dell’unione e dell’allegria. Una parentesi di spensieratezza nel tran tran quotidiano, che ha permesso ai piccoli protagonisti di vestire per un giorno i panni del supereroe preferito o di indossare un regale diadema. E poco importa che non sia di diamanti, o che i muscoli siano finti. Ciò che conta è il contenuto, e tutto ciò che dona felicità. Donatella Salvati

Le famiglie che hanno partecipato alla giornata comunitaria

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IN PARROCCHIA a cura di Antonietta Abete

I giovani ministranti insieme al parroco don Gaetano Ferraioli

La veste bianca

PAGINA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI DI SAN VALENTINO TORIO

Nella celebrazione eucaristica del 14 febbraio, accompagnati da una comunità in festa, 14 ragazzi hanno ricevuto l’abito bianco per vivere il servizio all’altare

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ono le 11.30, inizia la Messa! Le campane suonano a festa, il popolo di Dio è radunato. Quattordici ragazzi si dirigono in processione verso l’altare. È domenica 14 febbraio. Per una provvidenziale coincidenza, la festa di san Valentino coincide con la prima Domenica di Quaresima. E 14 sono anche i ragazzi in processione. Riecheggiano nel silenzio le parole della Scrittura, contenute nel libro del profeta Osea: “Perciò, ecco, io la sedurrò, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore”. (Os 2, 16). Molti associano la Quaresima al cammino del popolo d’Israele nel deserto, tempo di silenzio, tempo di una Presenza che richiede di essere presa in considerazione, tempo di fidanzamento del nostro cuore, tempo della nostra esistenza insieme al Signore della vita. Ecco, in questa domenica vi sono tutti gli elementi per esprimere ciò che questi ragazzi, forse inconsapevolmente, stanno per compiere. Essi in-

tendono prestare servizio all’altare come ministranti. Sembrerebbe cosa di poco conto, forse perché i nostri occhi non sono più capaci di leggere in profondità. In realtà ciò che agli occhi dell’uomo può sembrare un semplice servizio di natura squisitamente pratica, se vissuto bene, ha una grande portata spirituale: l’esperienza del ministrante è una modalità della quale Gesù si serve per “fidanzare i nostri cuori con il Suo”, è esperienza di una prossimità straordinaria del divino all’umano. Gesù intende sedurre i cuori di questi ragazzi, intende parlare al loro cuore come il profeta Osea riferisce del popolo d’Israele!

La vestizione di uno dei ministranti Un momento della celebrazione eucaristica

Essi hanno ricevuto la “vestizione”, hanno cioè ricevuto il mandato di vivere questa straordinaria esperienza del ministrante, di colui che serve all’altare per vivere di questa prossimità, di questa vicinanza straordinaria del Dio vivo e vero. Per questo il cuore di Dio è in festa. Nello Cipriani MARZO 2016 Insieme

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - SS. ANNUNZIATA - ANGRI I ragazzi insieme alle Suore Battistine e al parroco don Antonio Mancuso

Nei giorni in cui ricorre la memoria liturgia del beato Alfonso Maria Fusco, la comunità parrocchiale ha ospitato 17 ragazzi che vivono in una casa famiglia gestita dalle Suore Battistine a Cetraro

La sua ombra continua a far del bene

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passato più di un secolo, eppure il carisma del beato Alfonso Maria Fusco continua ad essere vivo e fecondo nella terra che gli diede i natali e dove sono nate le suore di San Giovanni Battista. Abbiamo avuto modo di sperimentarlo durante i festeggiamenti dello scorso 6 e 7 febbraio, giorni in cui ricorre la memoria liturgica del nostro caro Beato. Quest’anno abbiamo avuto la gioia di ospitare un gruppo di 17 ragazzi, dai 5 ai 17 anni, che vivono nella casa famiglia delle Suore Battistine nella Colonia S. Benedetto di Cetraro (CS). Un gruppo molto eterogeneo, fatto di italiani e stranieri, di cattolici, ortodossi e musulmani che provengono da famiglie con difficoltà. Nel pomeriggio del sabato i ragazzi della casa famiglia hanno partecipato alle attività dell’Azione Cattolica Ragazzi insieme a tutti gli altri bambini, in serata sono stati ospitati da alcune famiglie della nostra comunità che hanno cercato, nel loro piccolo, di farli sentire a casa donando qualche vestito ma soprattutto tanto affetto. La domenica mattina hanno partecipato tutti alla Santa Messa presieduta da don Antonio Mancuso. Il sacerdote ha cercato di non farli sentire a

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disagio, vista la diversa fede di alcuni di loro, e allo stesso tempo di coinvolgerli nella celebrazione per presentarli alla comunità. Hanno condiviso, poi, il pranzo con i giovani e giovanissimi di Azione Cattolica e nel pomeriggio sono tornati a casa. Simona Ferraioli, giovane della parrocchia e responsabile dell’ACR, ci ha raccontato così questa esperienza: «Questi due giorni sono passati velocemente, ma sono stati molto intensi. Durante le attività e i momenti di condivisione, tutti i ragazzi ci hanno insegnato, con i loro pianti, i sorrisi e le difficoltà, che non bisogna mai

perdere la speranza e che tutti facciamo parte di un’unica grande famiglia, sempre pronta ad accogliere l’altro con gioia ed umiltà». Un’esperienza davvero straordinaria per i piccoli ospiti della casa famiglia e per la nostra comunità parrocchiale. Un segno tangibile della presenza e dell’attualità del beato Alfonso Maria Fusco, la cui ombra continua ancora a fare del bene attraverso le innumerevoli opere sparse per i cinque continenti, grazie all’instancabile presenza delle sue figlie.

La condivisione delle attività dell’Azione Cattolica Ragazzi

Carmine Giordano


I giovanissimi della parrocchia insieme agli educatori

Il calore di un abbraccio

Lo scorso 7 febbraio, gli adolescenti della comunità S. Michele Arcangelo in Nocera Superiore, hanno vissuto un incontro spirituale all’insegna della gioia e della condivisione fraterna a Visciano, in provincia di Napoli

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n’esperienza che ha lasciato il segno, senza alcun dubbio. Volti entusiasti, gioiosi, estasiati. I ragazzi, accompagnati dai rispettivi educatori e da alcuni adulti, sono stati in visita presso i luoghi più suggestivi di Visciano. La prima tappa del viaggio è stata l’eremo Santa Maria degli Angeli presso il quale i giovani hanno pregato e cantato, a seguire la visita guidata del luogo: una casetta per ogni monaco eremita con tanto di orticello e molti animali che hanno suscitato in tutti un immenso entusiasmo. L’attività preparata per i 12-14 ha avuto inizio mentre ci si dirigeva verso il Belvedere: gli educatori hanno scelto delle coppie e uno dei due componenti è stato bendato mentre l’altro aveva il compito di guidarlo. In seguito, il ragazzo bendato ha vissuto anche l’esperienza del “conducente”. Un affidarsi reciproco che ha aiutato tutti a riscoprire sentimenti spesso celati dietro sciocchi pregiudizi, la necessità di essere umili e rivelarsi tali nell’amore fraterno. In seguito i ragazzi hanno avuto la possibilità di soffermarsi su questo tema durante il momento del deserto: una riflessione personale nel silenzio assoluto, ognuno uditore dei propri sentimenti. Ai giovani adolescenti è stato inoltre chiesto di rispondere ad una serie di domande sul loro rapporto con la solitudine e poi di scegliere una persona da abbracciare: tante e-

mozioni incatenate nel cuore si sono liberate. I 12-14 hanno dovuto anche abbracciare una persona che mai avrebbero pensato di stringere a sé: non sono mancate le lacrime, segno di quel turbamento positivo che nella vita mai può mancare. A pranzo si sono ritrovati nella condivisione del pasto a cui ciascuno aveva provveduto. «È stato indescrivibile leggere la gioia nel cuore e nel volto dei ragazzi, nonostante le sofferenze che spesso appesantiscono le loro vite: quella luce che li contraddistingue è ineguagliabile!», queste le parole di un’educatrice del gruppo. Don Giuseppe Perano, parroco della parrocchia nocerina, ha raggiunto i giovani per celebrare la Messa conclusiva, animata dai ragazzi, per ringraziare Lui, senza il quale non si riuscirebbe mai a portare a termine nessuna missione della vita. Insieme si sono diretti verso il santuario di Maria SS. Consolatrice del Carpinello. Federica Pepe

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA - POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Una svolta storica Poggiomarino e Flocco hanno vissuto il primo consiglio pastorale congiunto

Un momento del consiglio pastorale

Flocco: la storia del Santuario mancato Dal 1875 al 1877 la Madonna in legno lacrimò più volte. Bartolo Longo pensò di edificare qui il Santuario ma dovette abbandonare l’idea

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a Chiesa del Santissimo Rosario di Flocco risale alla metà del ‘700 mentre la bellissima statua della Madonna in legno è del ‘600. Inizialmente apparteneva al territorio di Boscoreale. Si racconta che dal 1875 al 1877, in più di un’occasione, la statua sudò e lacrimò e che tra i fedeli soltanto una semplice ragazzina di 14 anni ebbe il coraggio di avvicinarsi e raccogliere col fazzoletto quel prodigio. Fu chiamato Bartolo Longo che, impressionato, pensò che a Flocco si sarebbe dovuto costruire il Santuario, poi per cavilli e pressioni burocratiche dovette abbandonare l’idea. Fu così che il progetto venne realizzato a Pompei.

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escrivere quella serata non è facile visto che siamo sempre stati abituati a vivere il consiglio pastorale come un momento “intimo” della comunità flocchese durante il quale discutere delle “cose nostre”. Vederci per la prima volta tutti insieme è stato un momento di grande gioia, di apertura, la presa di coscienza che Poggiomarino e Flocco non sono due realtà diverse ma semplicemente due facce della stessa medaglia. Quella sera, ognuno di noi era presente per uno scopo preciso: costruire unità. Toccanti le parole dei parroci sull’importanza di un’educazione non solo cristiana, ma soprattutto umana, nel recupero del vero Volto di Cristo, un volto segnato dal dolore ma pieno di speranza in una umanità migliore. Tutti siamo chiamati infatti all’amore e alla carità attraverso gesti concreti e forti ed è per questo che siamo chiamati ad unirci in un solo “coro” e in una sola “voce” in cui l’unico scopo è il bene comune. Poggiomarino è una realtà ancora chiusa nei propri

stereotipi di vita, nel proprio a volte falso perbenismo, nel “si è sempre fatto così” o nella rassegnazione. Dobbiamo recuperare la bellezza del nostro territorio, la preziosità degli anziani per i consigli che possono darci, convincere i giovani a restare nel nostro paese e non andare via perché noi abbiamo bisogno di loro, delle competenze acquisite e dei loro sogni. Dobbiamo cambiare la mentalità dal più piccolo al più grande, avere coraggio di esporci e di dire la nostra. L’incontro ci ha permesso di uscire fuori dai nostri confini, i nostri limiti mentali e geografici, ci ha permesso di guardarci in faccia l’uno con l’altro conoscendo varie realtà; nuovi volti e nuove possibilità ma soprattutto di parlarci e progettare “Insieme” il nostro domani. Credo che questo sia solo il primo di tanti altri incontri importanti. La comunità sta camminando e anche se il viaggio sarà lungo, ognuno di noi, quella sera, con la propria presenza, ha gridato il proprio “Io ci sono”. Irene Di Massa

La bellissima statua lignea della Madonna


Poggiomarino in festa

L Dal 9 al 13 marzo, per la prima volta arrivano in città le reliquie di Sant’Antonio di Padova

a città si prepara alla grande festa: per la prima volta a Poggiomarino arriveranno le reliquie del patrono sant’Antonio di Padova. Un’occasione unica per la località vesuviana che potrà avere in parrocchia per ben 5 giorni i resti mortali del servitore di Dio a cui la città è devota. Le spoglie del santo veneto arriveranno la sera del 9 marzo e andranno via soltanto il 13. Si tratta di cinque giorni intensissimi per i fedeli poggiomarinesi, tra sante Messe, cortei e la presenza del vescovo della Diocesi di Nocera-Sarno, Giuseppe Giudice. Prima dell’appuntamento, intanto, si sono riuniti parroci e consigli pastorali della parrocchia di Sant’Antonio e di quella di Flocco per mettere in ordine il programma dell’evento. Le reliquie del patrono saranno accolte proprio nella parrocchia periferica di Flocco, per testimoniare che sant’Antonio è il patrono di tutta Poggioma-

“Fucarone”, 17 anni di successo dell’Oratorio

Il fuoco suggestivo

rino e non soltanto della parrocchia madre. Le spoglie mortali del Servo di Dio, inoltre, saranno portate in processione, con soste davanti al palazzo comunale e ai luoghi simbolo della città vesuviana. Il busto, inoltre, in una delle giornate farà visita agli ammalti: all’interno è tuttora conservato una parte del cuore di sant’Antonio di Padova. Non mancheranno i momenti con le scolaresche così come una Santa Messa a cui parteciperanno tutti i religiosi originari di Poggiomarino ed i parroci dell’intera forania. Infine, ci saranno rappresentazioni da parte degli studenti del liceo "Da Vinci" e performance delle corali. «Il Signore ci ha riservato un grande dono per l’Anno Santo della Misericordia - ha spiegato padre Aldo D’Andria -. Accoglieremo le reliquie di sant’Antonio con infinita gratitudine, perché la nostra devozione porti davvero frutti di vita nuova alla nostra comunità civile e religiosa».

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rande successo per la XVII edizione del “Fucarone di Sant’Antonio” che si è svolto nel campetto delle opere parrocchiali di Poggiomarino. Nonostante le gelide temperature, circa un migliaio di persone hanno voluto rinnovare la loro partecipazione a questa antichissima tradizione poggiomarinese. La serata è stata aperta con la benedizione del “cippo” da parte di don Ugo Marino. Successivamente i ragazzi dell’Oratorio San Gaspare Bertoni, organizzatori dell’evento, hanno accesso il falò. Piena la soddisfazione del vicepresidente dell’oratorio Giuseppe Sorrentino che ha dichiarato: «Nonostante siano già passati tutti questi anni, è una gioia vedere che la comunità poggiomarinese accoglie così positivamente questo evento, un modo per trascorrere alcune ore insieme tra amici e conoscenti. Vorrei ringraziare tutti coloro che hanno collaborato alla realizzazione di questo evento e ai padri stimmatini che come ogni anno mettono a disposizione le opere parrocchiali». Armando Federico Ascolese

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI - NOCERA SUPERIORE IN REDAZIONE GIOVANNI GIORDANO ED ELISA CALIFANO

La Giornata Mondiale dell’Ammalato Un’occasione preziosa per tanti ammalati che hanno ricevuto l’Unzione degli infermi

L’ Alcuni momenti della celebrazione dell’11 febbraio

11 febbraio, in occasione della 22esima Giornata mondiale del Malato, la chiesa era gremita di gente e molti hanno ricevuto l’Unzione degli infermi, un sacramento un po’ sottovalutato. Tutti gli ammalati, gli anziani e i diversamente abili del Centro Polivalente di Nocera Superiore erano tra i primi banchi per la Santa Messa. «Non potevamo ricevere accoglienza migliore – racconta uno degli anziani del Centro – ci siamo sentiti a casa nostra». Una bella iniziativa che ha riempito il cuore di gioia, certamente la prima di tante edizioni che la comunità sta già mettendo in cantiere. Consiglia Amarante

“Nessun profumo vale l’odore di quel fuoco”

Il fuoco di bivacco

La veglia alle stelle, la preghiera, il canto della buona notte: l’esperienza di un giovane scout

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on è facile raccontare l’esperienza negli scout che chiede di essere vissuta attimo per attimo. La sera ai campi, anche se poco lontano da casa, il fuoco acceso ha il potere di cambiare tutto. Intorno è buio, ma si vedono chiaramente le stelle, i rumori e i problemi della città sono lontani… Il fuoco acceca gli occhi ma non dà così fastidio! Quelle fiamme non sono solo sinonimo di bivacco. Che di per sé già non è poco. C’è la gioia di sentirsi liberi, di giocare ed essere spensierati, coccolati dal calore della propria comunità. Ma non è solo questo, è la veglia alle stelle, la preghiera, il canto della buonanotte. Attorno al fuoco ti riscopri come singolo e come comunità.

 È in quella sera sotto le stelle, mentre aggiungi un altro ciocco di legno al fuoco già alto solo per il piacere di vedere le scintille alzarsi a spirale e spegnersi prima di raggiungere il cielo, che ti accorgi che vorresti non finisse mai. “Nessun profumo vale l’odore di quel fuoco!” (cit. Baden-Powell). Francesco Sessa

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La gioia sul volto A Carnevale, i bambini hanno trascorso la mattinata insieme al centro polivalente con giochi, balli e tante risate

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anti gli eventi che l’Amministrazione comunale ha organizzato per il Carnevale, anche una festa in maschera per i bambini con l’aiuto degli scout della nostra comunità parrocchiale e l’animazione delle Simpatiche Canaglie. Una mattinata passata tutti insieme, al Centro Polivalente, con giochi, balli e tante risate. “Tutti i grandi sono stati bambini ma pochi se ne ricordano” dice Antoine de Saint-Exupéry ne “Il Piccolo Principe”, ebbene tutti quelli che hanno partecipato a quella festa,


La comunità ha partecipato numerosa alla celebrazione del Mercoledì delle Ceneri

A Roma, nel solco della misericordia L’imposizione delle Ceneri

Duecento pellegrini, guidati da don Roberto Farruggio, lo scorso 7 febbraio, si sono recati in pellegrinaggio a Roma, nell’Anno Giubilare

“Cresce il mio desiderio di santità?”

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a Quaresima ci pone davanti ad interrogativi fondamentali: cresce la mia fedeltà a Cristo, il mio desiderio di santità? Cresce la generosità apostolica nella mia vita di ogni giorno, nel mio lavoro ordinario, fra i miei colleghi? Ognuno così scopre che è necessario una nuova trasformazione perché Cristo viva in lui, perché la sua immagine si rifletta limpidamente nella sua condotta» dice san Josemaría Escrivá de Balaguer. Il tempo di Quaresima si apre con il Mercoledì delle Ceneri, giorno di penitenza contrassegnato dall’antico gesto di mettere della cenere sul capo, segno della debole e fragile condizione dell’uomo ma anche espressione del pentimento. Con questo spirito, anche quest’anno, la nostra comunità parrocchiale ha partecipato numerosa alla Messa delle Sacre Ceneri. Ognuno con l’intento di iniziare un cammino che fortifica per affrontare il Venerdì Santo della vita, custodendo nel cuore la certezza che dopo tre giorni arriva la Domenica di Risurrezione. Marina Massa I bimbi che hanno partecipato alla festa

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uecento persone, un solo desiderio: fare esperienza dell’infinita misericordia di Dio. La giornata è iniziata con il passaggio della Porta Santa della Basilica di San Paolo fuori le mura, qui i fedeli hanno partecipato alla Santa Messa. Come seconda tappa, sono arrivati alla Basilica di San Pietro e, dopo aver attraversato la Porta Santa insieme a migliaia di fedeli di tutto il mondo, hanno venerato le reliquie di San Pio da Pietrelcina e San Leopoldo Mandic, traslati temporaneamente a Roma in occasione dell’Anno Santo. Altro momento intenso è stato vissuto nella Basilica di Santa Maria Maggiore. Anche qui, attraversata la Porta Santa, la sorpresa di trovarsi di fronte a quella che la tradizione ci ha tramandato come un pezzo della mangiatoia dove fu deposto il Bambino Gesù, portata a Roma da Sant’Elena Imperatrice insieme alla Scala Santa sulla quale Gesù è salito per raggiungere Pilato. La Scala oggi si trova di fronte alla Basilica di S. Giovanni in Laterano, dove si è concluso il percorso giubilare, con l’atto penitenziale di salire in ginocchio la Scala Santa e il passaggio della quarta Porta Santa delle Basiliche maggiori di Roma. Una giornata ricca di grazia durante la quale ognuno ha potuto sperimentare l’infinita Misericordia di Dio. Per tutti coloro che si convertono c’è salvezza. Marina Massa

FOTONOTIZIA anche i grandi, hanno riscoperto quel gusto di essere semplici e puri e di divertirsi come solo i bambini sanno fare. In fondo, è proprio questo lo scopo del Carnevale: riscoprire il bambino che c’è in ciascuno di noi. Marina Massa

Gruppo di pellegrini venera san Pasquale Baylon nella Chiesa Parrocchiale Maria SS. di Costantinopoli in Nocera Superiore provenienti da Lublin (Polonia) accompagnati dal sacerdote Józef Maciąg (17-19 Febbraio 2016)

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I missionari insieme ai bambini L’inaugurazione del pozzo: don Andrea tiene un discorso in dialetto locale

Inaugurazione de “La maison des filles Mons. Dieudonnee Yougbare”: i nostri missionari insieme alle giovani accolte presso la struttura e a Caterina Paladino, consacrata della Fraternità di Emmaus che vive a Koupela

A come Africa

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come ATTESA. Ogni viaggio è preceduto da un periodo di attesa carico di preoccupazioni e preparativi. Ad accompagnare la nostra partenza per l’Africa, fissata per lo scorso 26 gennaio, c’era un’intera comunità che ha conosciuto questa terra attraverso gli occhi e i racconti di alcuni suoi membri che due anni fa hanno fatto un viaggio in Burkina Faso. È nato, dopo quell’esperienza, il Gruppo di Animazione Missionaria “Saaga Gomtigo” che ha saputo educare la nostra comunità alla missione, con numerose iniziative. Nell’arco di un anno e mezzo, grazie anche al sostegno della comunità di S. Anna in Fiano e Fosso Imperatore, è stata superata ogni più rosea aspettativa, permettendo di finanziare la realizzazione di una stan-

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za all’interno de “La maison des filles Mons. Dieudonnee Yougbare” e di un pozzo in un villaggio immerso nella dura savana. Raggiunti questi straordinari obiettivi, è giunto il tempo di partire, nonostante le preoccupazioni dovute all’attentato terroristico a Ouagadougou, capitale del Burkina Faso. Miei compagni di viaggio sono Salvatore Guerriero, Pasquale D’Avino e don Andrea Annunziata. A come ASSENZA. Il primissimo incontro con l’Africa lascia sbigottiti, increduli. Non esiste termine di paragone tra la nostra realtà e quella africana. L’Africa è assenza, in Africa manca quanto da noi risulta scontato. La città, le strade sono spoglie, sembrano “nude” ai no-

Viaggio missionario in Burkina Faso per inaugurare il pozzo realizzato dalla comunità San Giovanni Battista insieme alle comunità di S. Anna in Fiano e Fosso Imperatore. Le comunità hanno anche finanziato una stanza de “La maison des filles Mons. Dieudonnee Yougbare”, deputata all’accoglienza di giovani studentesse


A CURA DELLA COMUNITà PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA - CICALESI

stri occhi. La strada che porta dalla capitale a Koupéla, l’unica strada asfaltata, è circondata dal nulla. L’impatto è fortissimo, un pugno nello stomaco: la vegetazione scarseggia, intorno distese di terra rossa, arida e polverosa; di tanto in tanto piccoli gruppi di abitazioni, modeste strutture di piccole dimensioni costituite da un unico ambiente o capanne dalle mura di fango e il tetto di paglia, la maggior parte delle quali sprovviste di corrente elettrica e acqua. Lungo la strada camminano avvolti nel buio, a piedi, in bicicletta o in motorino, alcune persone vestite dell’essenziale. Entrare all’interno dell’Oasi Sainte Thérèse, la struttura realizzata dall’Associazione Progetto Famiglia Cooperazione, che ci ha ospitato durante il nostro soggiorno, è per il nostro occhio occidentale motivo di sollievo.

In alto, don Andrea insieme al capo del villaggio

In basso, l’acqua che sgorga dal nuovo pozzo

A come ACCOGLIENZA. Gli incontri sono una componente fondamentale di un viaggio. Numerosissimi sono i volti che abbiamo incontrato, volti di uomini, donne e bambini sempre accoglienti. Il popolo africano alla scuola dell’accoglienza siede in cattedra. L’incontro con l’altro, il “nazaro”, l’uomo bianco, è sempre motivo di gioia. L’Africa accoglie sempre con un sorriso, un saluto, una stretta di mano. Le porte delle case vengono spalancate, i villaggi si preparano a festeggiare all’arrivo di un ospite, viene loro offerta “l’acqua dell’accoglienza”, acqua arricchita con quanto per loro costituisce il bene più prezioso, per le case più povere può essere anche solo farina di miglio. Quanto abbiamo da imparare da questo popolo! L’accoglienza è anche l’obiettivo per-

seguito dall’Associazione Progetto Famiglia Cooperazione che ha realizzato “La maison des filles Mons. Dieudonnee Yougbare”, una struttura che ospiterà giovani studentesse offrendo loro la possibilità di continuare gli studi. Con grande entusiasmo ed emozione abbiamo preso parte alla cerimonia di inaugurazione della casa, insieme alle autorità e alle persone del posto vedendo così concretizzati parte degli sforzi di un’intera comunità. A come ACQUA. Lunedì primo febbraio è il giorno dell’inaugurazione del pozzo realizzato in nome e per conto della comunità parrocchiale di S. Giovanni Battista in Cicalesi e di S. Anna in Fiano e Fosso Imperatore. Il grande giorno, costato piccoli e grandi sacrifici mensili, il giorno atteso con fermento (sembra ancora di sentire don Andrea ripetere il suo discorso in mòoré cercando di imitare la musicalità tipica di questo dialetto). Un piccolo mattone della nostra Chiesa lì nella più selvaggia “brus” (savana, nda). Una moltitudine di donne, uomini e bambini ci accolgono. Gli operai sono ancora alle prese con le ultime tubazioni ed ecco sgorgare la prima goccia d’acqua. È subito festa, un’esplosione di gioia contagiosa invade tutti i membri del villaggi, dai piccoli agli anziani, e arriva fino a noi. È uno spettacolo meraviglioso vedere gli uomini sorseggiare la prima acqua, i bambini lavare le manine e il viso, le donne danzare e cantare. A come Africa. Si viaggia anche per tornare. Raccontare. E ripartire ancora, con maggiore slancio missionario. Rosaria Caldarese MARZO 2016 Insieme

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE PAGANI

“Paradiso per davvero”

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gni anno proponiamo ai vari gruppi impegnati nelle catechesi parrocchiali un cineforum. Il titolo del film che abbiamo visto è "Il Paradiso per davvero" (Heaven is for Real) del regista Randall Wallace, uscito nelle sale di tutto il mondo nel 2014. La trama. La pellicola è tratta da una storia vera, scritta da Todd Burpo con Lynn Vincent nel 2010. La storia si svolge all’interno di una comunità protestante di una chiesa metodista americana d’Imperial, Nebraska. Todd Burpo è un pastore protestante che nel 2003 rischia di perdere il proprio figlio di appena tre anni a causa di un’appendicite perforante. Mentre lo stanno operando i medici “perdono” il bambino per tre lunghi minuti, dopodiché si risveglia in maniera straordinaria. Durante quei tre minuti accade l’incredibile. Colton – così si chiama il bambino – una volta rimessosi in salute, racconterà di essere stato in Paradiso e di aver incontrato Gesù, descrivendo quello che è accaduto durante l’operazione: «Sono uscito dal corpo e sono salito in alto, osservando il medico mentre mi riaggiustava, poi ho incontrato Gesù, che mi ha preso in braccio, mi ha fatto conoscere la sorellina mai nata che mi ha abbracciato intensamente, ho conosciuto il nonno Laurence. In paradiso sono tutti giovani e non portano gli occhiali».

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Le differenze. Nella galassia protestante ogni chiesa ha un proprio credo riguardo all’esistenza dell’anima e molte confessioni ne negano l’esistenza, pur professando la risurrezione dei morti nell’ultimo giorno. In altre parole tutti quelli che muoiono si risveglieranno solo alla fine per il giudizio finale, nel frattempo tutto è piatto, non esiste nessun paradiso o inferno. Il “viaggio” di Colton in paradiso cozza contro le credenze della Chiesa Metodista del Nebraska e mette in crisi il padre che ne è pastore. I novissimi. Qual è la posizione della Chiesa Cattolica a riguardo? Noi crediamo nei quattro novissimi. L’espressione indica le cose ultime, ciò a cui l’uomo, secondo l’economia della Provvidenza divina, va incontro al termine della vita. Dopo la morte di una persona c’è immediatamente un giudizio particolare per l’anima che si stacca dal corpo, tale giudizio stabilisce se potrà andare in paradiso immediatamente o attraverso il purgatorio, oppure se essere relegato nell’inferno. Nel giorno del giudizio universale anche i corpi ritorneranno in vita e seguiranno la sentenza del primo giudizio (cfr. Catechismo della Chiesa Cattolica nn. 1020-1065). Il paradiso, poi, non è così lontano… Don Enzo Di Nardi

Un bimbo di tre anni racconta di essere stato in Paradiso, durante un intervento chirurgico. Il film di Randall Wallace al centro di uno degli appuntamenti del cineforum organizzato dalla parrocchia


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN SISTO II - PAGANI Coordinatore redazione parrocchiale: Michele Raiola

Una famiglia di famiglie Grande successo per la Festa delle Famiglie che ha radunato, lo scorso 6 febbraio, presso la comunità parrocchiale San Sisto II, 150 partecipanti. Sposi, bambini, nonni e giovani per celebrare la gioia di stare insieme

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ggi si discute tanto sulla famiglia, sui suoi componenti e sul ruolo che ha avuto nel passato come focolare domestico, come incontro di anime, come fucina di valori da esprimere poi nella società. Ruolo che negli ultimi tempi sembra essersi affievolito e, quel che è peggio, svilito a causa, forse, del progresso sociale per il quale si esigono nuove forme di aggregazione. La Festa delle Famiglie, celebrata sabato 6 febbraio con la partecipazione di numerosi nuclei familiari, con nonni, genitori e figli, è stata la testimonianza che “insieme è bello”, che “insieme” è possibile vivere momenti di “agàpe”, nel modo in cui i primi cristiani intendevano la condivisione della mensa. Oltre 150 partecipanti che hanno dato vita alla festa dei bambini, dei giovani e degli adulti e che alla fine, al taglio della torta, hanno voluto esprimere al parroco don Giuseppe Pironti il loro profondo senso di gratitudine.

Le più belle immagini della festa

Le parole del parroco. E proprio a don Giuseppe abbiamo chiesto che cosa lo ha spinto ad inventarsi la Festa delle Famiglie. «Nella nostra parrocchia, da prima che arrivassi io come parroco, si è sempre vissuta l’a gape, un momento comunitario importante e bello – ha raccontato –. Anche l’anno scorso l’abbiamo vissuta, con grande successo e soddisfazione. Nel riproporla quest’anno, però, ho pensato che le mancasse qualcosa. La comunità parrocchiale è a sostegno delle famiglie ed è composta dalle famiglie: una famiglia di famiglie, mi piace dire. Il confine tra la comunità e la folla è molto sottile e senza le famiglie la parrocchia non è più comunità, ma folla. Tutto deve essere a misura di famiglia: la messa, gli incontri, le condivisioni, l’intera pastorale». La Redazione MARZO 2016 Insieme

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Le suore Francescane di sant’Antonio: la storia di p. Paolo Saturno

L'AZIONE di madre Luciano Continua l’excursus sui 26 verbali redatti durante il generalato di madre Chiara Luciano. Ricordiamo, in ordine cronologico, quelli scritti nel 1940

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ell’undicesimo verbale - 4 aprile 1940 - stabilisce di inviare a Crotone (CZ) l’assistente, M. Rita Fiore, per vagliare l’opportunità di accettare o meno l’assistenza alla Casa di Salute del dott. Vincenzo De Vennera che ne ha inoltrato domanda. Decide inoltre di accettare l’invito del Regio Commissario al Comune di Pagani e Presidente del Centro di Assistenza Opera nazionale maternità e infanzia per la riconferma delle Suore all’Asilo nido di Pagani. Nel dodicesimo verbale - 1° maggio 1940 - si stabilisce di accogliere la richiesta del dott. De Vennera e di inviare quattro suore a Crotone (CZ) secondo gli accordi stabiliti. Si decide anche la riconferma per altri nove anni del contratto all’assistenza dell’Asilo Nido di Pagani e si delibera, infine, di inviare M. Rita Fiore e M. Letizia Manganelli a Quisisana di Castellammare (NA) per valutare l’opportunità o meno di accogliere la proposta del prof. Tropeano circa l’assistenza alla sua Colonia permanente. Nel tredicesimo verbale - 15 maggio 1940 - si esamina la relazione di M. Rita Fiore e M. Letizia Manganelli sulla Colonia di Quisisana. Presentandosi la situazione positiva sotto tutti gli aspetti, se ne fissa l’apertura per il 6 giugno, però ad experimentum per due anni, e si nomina superiora M. Fara Carrano.

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Nel quattordicesimo verbale - 12 giugno 1940 - si decide di inviare per il 30 giugno a Crotone quattro suore secondo quanto precedentemente stabilito con il dott. De Vennera. Inoltre si stabilisce di aderire sperimentalmente e previo assenso del Vescovo di Aversa, ad ulteriore richiesta del prof. Tropeano di altre quattro Suore per la sezione maschile di Frattamaggiore. Nel quindicesimo verbale - 24 luglio 1940 - si stabilisce che, ottenuto l’assenso del Vescovo di Aversa, quattro Suore partiranno il 22 agosto per Frattamaggiore; che sei novizie vengano ammesse alla professione temporanea nel successivo mese di dicembre; che tre postulanti siano ammesse alla vestizione dell’abito serafico; che M. Rita Fiore venga riconfermata superiora per un altro triennio presso il Conservatorio Carminello ad Arco di Pagani. Nel sedicesimo verbale - 5 novembre 1940 - si stabilisce di sollecitare la pratica presso la Sacra Congregazione dei Religiosi per il “Decreto di Lode”, che permetterà il riconoscimento giuridico dell’Istituto da parte dello Stato; di far conseguire a suor Edvige Vannelli il diploma di abilitazione richiesto dall’autorità scolastica del Carminello; di far acquistare, a carico della casa, un pianoforte nuovo e una macchina da scrivere Olivetti, di far accedere alla vestizione e alla professione il 17 dicembre successivo le postulanti e le novizie esaminate dal Cardinale Ascalesi.


CARISSIMI di mons. Giuseppe Giudice

La più bella professione di fede

C’

è un’ora, breve o lunga non lo sappiamo, in cui la Croce fa orrore a tutti, non si può restarle vicini e intorno si allarga il deserto: al crocifisso non resta che la compagnia dei due appesi al legno, come quando il cimitero si vuota e il nuovo ospite intesse con i vicini il suo infinito silenzio (Luigi Santucci). Ed è in quel momento che esplode la più bella professione di fede. Carissimi, a chi scrivere nel Tempo di Pasqua? Ho pensato ad un personaggio che tutti noi abbiamo conosciuto durante il catechismo e che ritroviamo ai piedi della Croce nella sera di quel venerdì che ha cambiato il corso della nostra storia. Mi riferisco al centurione che, vedendo morire Gesù, esclama: Vere homo hic Filius Dei erat! (Davvero quest’uomo era figlio di Dio! Mc 15, 39). Carissimo centurione, scrivo a te, che secondo l’evangelista Marco e i Sinottici, ci offri la più bella professione di fede. E lo fai nell’ora del Vespro, tra lacrime e sangue, ai piedi della Croce, nella solitudine. Tu ci ricordi che è facile dire credo quando tutto va bene, quando è Pasqua, quando c’è la salute, quando ci sono i soldi. È facile dire credo quando la fede non ha lo spessore della croce e il colore del sangue. Ma vera fede è il venerdì santo, quando si può dire “Il Credo” solo se illuminato dall’alto. Tu, caro centurione, ci insegni anche un’altra cosa. Non hai creduto dinanzi al miracolo, ma vedendolo spirare in quel modo. Ti ha colpito il modo di morire di quell’uomo. Ne avevi visti tanti… e sei rimasto colpito dal suo modo di consegnarsi nell’ora suprema. È spirato pregando, offrendo, perdonando, donando, amando. Sospeso tra cielo e terra, si è affidato totalmente al Padre, abbracciando ogni uomo e tutto l’uomo. Si è fatto uomo, ma ha parlato da Dio ed è morto da Dio. Sì, vogliamo ripeterlo con te nella nostra Pasqua: Davvero quest’uomo era Figlio di Dio! Grazie, centurione, e buona Pasqua!

† Giuseppe, Vescovo

I nostri auguri

Il centurione romano ai piedi della Croce in un mosaico deli'XI sec.

Nell’ora del Vespro, tra lacrime e sangue, ai piedi della Croce, riconosce che Gesù è il figlio di Dio. Per la santa Pasqua, il vescovo Giuseppe scrive al centurione

Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: «Veramente quest’uomo era Figlio di Dio!». (Mc, 15, 39)

Mons. Giuseppe Giudice e la redazione di Insieme augurano una santa Pasqua a tutti i lettori, agli abbonati e a quanti si impegnano nella diffusione della rivista diocesana

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Lourdes 2016 parti con noi

Con Insieme puoi partecipare al 44° pellegrinaggio diocesano a Lourdes, organizzato dalla Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza, dal 21 al 27 agosto 2016, presieduto da mons. Giuseppe Giudice, vescovo di Nocera Inferiore - Sarno.

VINCERE È FACILE! Se sottoscrivi o rinnovi un abbonamento alla rivista diocesana entro il 15 maggio 2016, partecipi all’estrazione che assegna un posto gratuito al pellegrinaggio offerto dalla P.U.A.C.S.

DIOCESI Nocera Inferiore - Sarno

PER ABBONARTI

Chiedi al tuo parroco oppure effettua un versamento con bollettino postale intestato a: DIOCESI NOCERA INFERIORE-SARNO numero c/c postale n. 11278843 Causale: Contributo annuale INSIEME Quote abbonamento In parrocchia: € 10,00 In spedizione postale: € 15,00 Abbonamento sostenitore: € 25,00 Abbonamento benefattore: € 50,00

INFO PELLEGRINAGGIO E PRENOTAZIONI: 081 916385 - monasterodellapurita@gmail.com Monastero Santa Maria della Purità, c.so E. Padovano, 71 - 84016 Pagani (Sa)

P.U.A.C.S. Opera Diocesana Pellegrinaggi



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