Insieme - Ottobre 2016

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OTTOBRE 2016 N. 9 ANNO XI € 1,00

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

L’APPROFONDIMENTO

ALFONSO MARIA FUSCO IL SANTO EDUCATORE


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Gaetano FABBRICATORE

La luce, i particolari, la naturalezza Da più di 20 anni, Gaetano Fabbricatore, makeup artist e hairstylist, cura l’immagine della sposa seguendola nel suo giorno speciale in ogni momento. Dai capelli e il make-up del mattino al cambio serale, ama la sposa nella sua naturale bellezza, facendone risaltare la luce e i particolari. Gaetano Fabbricatore, parrucchiere e visagista, con i suoi continui aggiornamenti nelle accademie di tutto il mondo, porta nel suo salone di bellezza le ultime tendenze della moda.

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OTTOBRE 2016 N. 9 ANNO XI € 1,00

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

L’APPROFONDIMENTO

30. Con le mani in pasta

ALFONSO MARIA FUSCO IL SANTO EDUCATORE

In copertina il volto di sant'Alfonso Maria Fusco

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6 LETTERE IN REDAZIONE a cura di Antonietta Abete

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47. La peregrinatio delle reliquie di Cecilia Eusepi

Sommario

EDITORIALE 5 Abbiamo paura di Silvio Longobardi

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42. Pellegrinaggio diocesano a Lourdes

L'APPROFONDIMENTO Ecco i tuoi figli di Silvio Longobardi L’uomo di Dio di Antonietta Abete

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Da Angri nel mondo, al servizio del prossimo di Salvatore D’Angelo

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“Vorrei che anche la mia ombra potesse fare del bene” di Antonietta Abete

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Un Santo per le famiglie di Mariarosaria Petti

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Anche i preti diventano santi di mons. Giuseppe Giudice

SCUOLA&UNIVERSITà di Martina Nacchio 24 L’unione fa la forza 25 Immatricolazioni: tempo di scelte 26 È bella la scuola VITA NELL'AGRO a cura di Salvatore D’Angelo 27 Gesti che toccano il cuore 29 Insieme nelle piazze VITA ECCLESIALE 32 A Genova abbiamo incontrato Gesù di Mariarosaria Petti

NEWS PARROCCHIE 46 Notizie dalle parrocchie a cura di Mariarosaria Petti IN PARROCCHIA 50 Pagine parrocchiali a cura di Antonietta Abete RUBRICHE 61 Le suore francescane di Sant’Antonio di p. Paolo Saturno 62 Miseria e nobiltà di Peppe Iannicelli

34 Chiesa in cammino di Salvatore D’Angelo 37 Il Pane della domenica a cura di Mena e Luciano Gambardella 44 LA BACHECA a cura della redazione 45 LA BACHECA DEI NONNI a cura della redazione

61. Miseria e nobiltà


EDITORIALE di Silvio Longobardi

“Abbiamo paura”

Testimonianza di una minuscola comunità cattolica

I

n estate Lisieux, dove sorge il Santuario di santa Teresa di Gesù Bambino, diventa una città cosmopolita, arrivano pellegrini da ogni parte del mondo, volti e lingue s’intrecciano e si mescolano, immagine di quell’unica famiglia che abbraccia tutti gli uomini, prima e al di là di ogni distinzione. Questa variegata presenza offre a chi, come me, vive in questa tranquilla cittadina della Normandia, la possibilità di allargare l’orizzonte e di raccogliere esperienze che vengono dai Paesi più lontani. Una sera abbiamo invitato a cena padre Peter, un giovane sacerdote del Bangladesh che ha studiato in Italia e si prepara a fare ritorno in patria. Gli abbiamo chiesto di raccontarci come vive la sua fede la minuscola comunità cattolica in una terra dove l’islam rappresenta la stragrande maggioranza. “Siamo 500mila in un Paese che conta 160 milioni di abitanti”, esordisce così e accompagna le parole con uno sguardo che dice già tutto. Con una punta di orgoglio parla di una Chiesa dove la fede è viva e porta tanti frutti di carità, le scuole e gli ospedali sono apprezzati e frequentati da tutti i cittadini. I cristiani sono conosciuti come quelli che non fanno il male, al contrario sono considerati una risorsa per la società. La Caritas nazionale, aggiunge padre Peter, mette in campo molti progetti di solidarietà per tutti i poveri, lo fa senza alcuna distinzione di razza o di religione. La Chiesa opera con libertà? La domanda è d’obbligo. E la risposta sincera: “La Costituzione prevede li-

bertà di culto ma di fatto i cristiani incontrano non poche difficoltà, è impossibile ad esempio fare una processione”. I cristiani più capaci non trovano spazio e sono costretti a lasciare il Paese. “Nella vita sociale la Chiesa non ha leader. Sono andati via anche molti scrittori cattolici. Non abbiamo chi può difendere le nostre ragioni”. Non era così venti o trenta anni fa, la situazione va peggiorando, c’è un crescente fondamentalismo che alimenta l’intolleranza. Annunciare il Vangelo è cosa difficile, per non dire impossibile. Alcuni anni fa un musulmano scelse di abbracciare la fede cattolica. Per tutta risposta, hanno bruciato la chiesa del villaggio. Cristiani pronti a condividere il pane ma anche costretti a tacere. “Abbiamo paura”, confessa padre Peter. Ma aggiunge subito che non mancano le vocazioni sacerdotali e religiose. Segno che la fede è più forte di ogni pur legittimo timore. Papa Francesco non si stanca di additare la pace come un obiettivo che tutti devono ricercare e con tutte le forze. La sua parola si leva come un grido profetico: “Dio è Dio di pace, non esiste un dio di guerra: quello che fa la guerra è il maligno, è il diavolo, che vuole uccidere tutti”. Non mancano nel mondo gli artigiani di pace ma non mancano neppure – e non sono pochi – quelli che costruiscono muri di intolleranza e che dividono gli uomini in base alla veste religiosa. Vogliamo restare discepoli di Gesù, il “principe della pace”. Ma non ci facciamo illusioni, sappiamo che questa strada passa attraverso la croce.

Scontri nei pressi di Dhaka, Bangladesh - Reuters

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LETTERE IN REDAZIONE a cura di Antonietta Abete Marina insieme agli amici della pastorale stimmatina con cui ha condiviso il viaggio e al seminarista Marco Siano, accompagnati da padre Aldo D’Andria

GMG: la felicità germoglia nella misericordia Carissimi amici, quest’anno la Polonia, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù e in concordanza con l’anno giubilare della Misericordia, si è vestita della luce inconfondibile di Cristo presente negli occhi dei giovani di tutto il mondo. Infinite sono state le emozioni che ci hanno accompagnato in questo pellegrinaggio verso l’incontro col Papa. Ogni minuto trascorso lì ci ha donato qualcosa. Ogni preghiera, ogni canzone, ogni abbraccio, ogni sorriso. Dio era con noi. Ricordo ancora le parole dei nostri capi-pullman quando abbiamo attraversato la Porta della Misericordia: “Prestate molta attenzione a quello che stiamo per fare, attraverseremo la Porta della Misericordia senza nemmeno rendercene conto”. E così è stato. Siamo entrati mano nella mano, pregando ad alta voce, ognuno nella sua lingua. Nella chiesa si respirava un senso di quiete, nonostante i milioni di ragazzi che la affollavano. Volgendo lo sguardo verso l’abside c’era un quadro di Cristo con le braccia in segno di benedizione. Ecco quest’immagine mi ha fatto sentire l’accoglienza di Cristo e del popolo polacco! In ogni discorso tenuto dal Papa, in quei giorni, si delineava un messaggio significativo, indispensabile da cogliere. Ma le parole che più ci sono rimaste impresse nel cuore sono state quelle del discorso di accoglienza dei giovani. Il Papa ha esaltato la figura di noi ragazzi in quanto volto della misericordia. Inoltre, ha espresso un grande dolore nei confronti di quei giovani che a 23, 24, 25 anni sembra che siano andati in pensione prima del tempo. È triste vedere giovani che camminano con lo sguardo basso, come se la loro vita non avesse valore. Sono giovani essenzialmente

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annoiati e noiosi in cerca della vertigine delle false illusioni. Per essere pieni v’è una sola risposta, si chiama Gesù Cristo. Egli è colui che ci invita a non accontentarci di poco e ci aiuta a rialzarci. Ci spinge ad alzare lo sguardo e a sognare cose grandi. Chi accoglie Gesù, impara ad amare come Gesù. Allora per iniziare a sentirsi pieni, dobbiamo lasciarci commuovere… perché la felicità germoglia nella misericordia. Dobbiamo imparare ad essere abbattitori di muri e costruttori di ponti! L’ultima sera, ogni gruppo è stato con la propria famiglia di appartenenza. Non dimenticherò mai i momenti vissuti con loro. Allora vi chiederete, cosa ti ha lasciato veramente questa esperienza? Mi ha lasciato la gioia di ogni sguardo che ho incontrato, l’amore che mi ha reso felice di essere figlia di Dio e ho scoperto che si può creare un’amicizia in poco più di quindici giorni e, impegnandosi, si può coltivarla anche via telematica. Insomma, la GMG non si può raccontare. Bisogna viverla! Perciò… ci vediamo a Panama nel 2019! Marina Langella, Poggiomarino Carissima Marina, con la tua esperienza ci riporti a Cracovia, all’incontro con papa Francesco, ci fai risentite le sue parole, rivedere i suoi gesti, ci permetti di contemplare ancora una volta i volti dei tanti giovani accorsi da ogni parte del mondo per incontrarlo. Ci auguriamo che il racconto di questi giorni faticosi ma impregnati di grazia, che segnano la vita e permettono a tanti giovani di dare un senso autentico e profondo alla propria esistenza, possano suscitare in molti il desiderio di accogliere l’invito del Papa e partecipare a #Panama 2019.


Silvio a piazza San Pietro per la canonizzazione di madre Teresa

La matita di Dio Amici, il giorno tanto atteso è arrivato: madre Teresa è Santa. Finalmente uno dei miei sogni si è realizzato a piazza San Pietro davanti a più di 100mila fedeli provenienti da tutto il modo. Quando hanno aperto i cancelli, dopo due ore di attesa, ognuno correva a prendere i primi posti. Da quel momento in poi la giornata è stata un crescendo di emozioni: gente di ogni credo raccontava testimonianze che hanno colmato il mio cuore di una gioia indescrivibile. Che emozione ascoltare il Papa pronunciare in latino la formula di canonizzazione e, subito dopo, il forte applauso dei fedeli. È stata un’esperienza di crescita che non dimenticherò mai! Da quel giorno la mia vita è cambiata: mi sento diverso perché non ho mai provato un’allegria così forte e intensa. Sono più felice e disposto ad amare anche quando le persone mi feriscono. Capisco che dietro quel comportamento c’è una mancanza d’amore e che devo perdonare e pregare per quella persona. è stato un giorno ricco di emozioni: ho visto centinaia di suore missionarie in mezzo ai fedeli che esultavano di gioia all’arrivo del Papa e dei tanti Vescovi prima della celebrazione eucaristica. Il 4 settembre 2016 resterà per sempre un giorno speciale, cercherò di prendere esempio da madre Teresa per essere anche io, nel mio quotidiano, una matita per scrivere e non una gomma per cancellare. Silvio Carleo, San Valentino Torio

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale della Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006 e n. 1529/2014 del 11 agosto 2014. Iscritto al R.O.C. n. 14248 dal 28/07/06. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Priscus Società Cooperativa Direttore Responsabile Andrea Annunziata Direttore Editoriale Silvio Longobardi Vicedirettore Antonietta Abete

Redazione Salvatore D’Angelo, Mariarosaria Petti, Martina Nacchio e Donatella Salvati Segreteria di redazione Maria Luisa Franco Marketing Sofia Russo Hanno collaborato Mons. Giuseppe Giudice, Marina Langella, Silvio Carleo, suor Monica Spadaro, Anna Russolillo, Mena e Luciano Gambardella, Chiara Pagano, Debora Saporito, don Natalino Gentile, Dina Grimaldi, Federica Pepe, Michele Lanzetta, Renzo Bacarelli, don Domenico D’Ambrosi, Giovanni Giordano, Marina Massa, Antonio Basile, padre Paolo Saturno, Peppe Iannicelli, Marina Longobardi Amministrazione Via Vescovado, 4 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466

Carissimo Silvio, nella rubrica Cresciamo Insieme ci avevi raccontato il tuo amore per madre Teresa e il desiderio di visitare l’India. Grazie per avere condiviso con noi le emozioni che hai provato il 4 settembre, giorno della sua canonizzazione. Grazie per averci raccontato i frutti che questa giornata di grazia ha fatto sbocciare nel tuo giovane cuore. Come ha ricordato papa Francesco “ogni volta che ci chiniamo sulle necessità dei fratelli, noi abbiamo dato da mangiare e da bere a Gesù; abbiamo vestito, sostenuto, e visitato il Figlio di Dio. Insomma, abbiamo toccato la carne di Cristo”.

Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano

Questo numero è stato chiuso in redazione giovedì 22 settembre

Abbonamenti € 10,00 ordinario con ritiro in parrocchia € 15,00 ordinario in spedizione postale € 25,00 contributo sostenitore € 50,00 contributo benefattore

Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: «Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione». La pubblicazione degli scritti è subordinata al­l’in­sin­da­cabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti.

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OTTOBRE 2016 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

Foto Salvatore Alfano

a cura della redazione

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l quadro della Vergine Addolorata è tra i beni più cari di don Alfonso e accompagna le tappe salienti della sua vita. Lo pone nella cappella delle Suore Compassioniste, dove esercita il suo ministero di cappellano. E quando se ne va, porta con sé l’icona che, due anni dopo, ricompare nell’improvvisata cappella di casa Scarcella dove il 26 settembre 1878 celebra la Messa che segna l’inizio della grande avventura. Quell’immagine gli ricordava la scena drammatica e luminosa della croce. Da quella cattedra di dolore Gesù volge lo sguardo alla Madre e le affida il discepolo che egli amava: “Ecco il tuo figlio”. Una parola che suona come un comando e scrive nel cuore di Maria una nuova maternità. Chis-

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Insieme OTTOBRE 2016

Ecco i tuoi figli

Don Alfonso, padre degli orfani

La Vergine Addolorata


La cappella della Casa Madre dove sono custodite le spoglie del Santo

sà quante volte, contemplando questa pagina evangelica, don Alfonso si è sentito chiamare in causa: “Ecco i tuoi figli!”. Quelle parole erano rivolte a lui e lo chiamavano a vivere una paternità che aveva il profumo della gratuità. Il profumo di Dio. Il sacerdote porta nella sua carne il mistero di Dio, gli viene chiesto di occuparsi delle cose sacre. Ma nulla è più sacro dell’uomo. Don Alfonso cresce in una famiglia modesta in cui non gli mancava l’affetto e il pane. Ma fin da piccolo si accorge che altri bambini sono privi dei beni essenziali. Non sono per lui come estranei, non li guarda con indifferenza, al contrario vorrebbe fare qualcosa per loro. Ma non può nulla se non prendere con se stesso l’impegno che

un giorno si sarebbe occupato di loro. Ed è quello che farà! L’itinerario che porta don Alfonso, nel 1878, a porre la prima pietra dell’Opera è fatto di diversi passaggi. In ciascuno di essi Dio interviene con discrezione e decisione, confermando la sua promessa e orientando i passi del giovane prete angrese. Il nostro Santo adempiva i suoi uffici pastorali con scrupolosa fedeltà ma il suo sguardo, come quello del buon Pastore, si posava sui piccoli ai quali la povertà e l’indifferenza sociale impedivano uno sviluppo dignitoso. Poco alla volta, la carità diventa un imperativo al quale egli non può sottrarsi. Le tasche sono vuote ma il cuore è pieno di una fede che non si ferma dinanzi alle difficoltà. Un gior-

no prega così: “Mio Dio sono troppo povero: vorrei fare tanto per i vostri figli, per gli orfani, ma voi lo vedete, non ho niente; tuttavia non indietreggerò; lavorerò, e se questa è la vostra volontà voi penserete certamente al resto. Madonna Addolorata, aiutatemi!”. Quel giorno scelse di diventare padre degli orfani perché sapeva di essere figlio e di poter contare sulla protezione di Colei che proprio ai piedi della croce era diventata Madre di tutti i derelitti. C’era da soffrire, lo sapeva. Ma sapeva che dove c’era una croce, avrebbe trovato una Madre pronta a compatire e a consolare. Quel giorno s’incamminò senza più guardare indietro. Sivio Longobardi OTTOBRE 2016 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

Don Alfonso Maria Fusco da giovane

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iuseppina Schiavone stringe al petto il piccolo Alfonso Maria, papà Aniello lo guarda dolcemente. Occhi umidi e cuore grato. È il 23 marzo del 1839 e la primavera è finalmente arrivata anche nella loro casa. I coniugi Fusco hanno atteso il suo arrivo per 4 lunghissimi anni. L’anno prima da Angri erano andati a Pagani, dove sono custodite le reliquie di sant’Alfonso Maria de Liguori, a pregare sulla sua tomba. Quel giorno il Redentorista Francesco Saverio Pecorelli disse loro: «Avrete un figlio maschio, lo chiamerete Alfonso, sarà sacerdote e farà la vita del Beato Alfonso». Il bambino ha un carattere mite, sensibile alla preghiera e attento ai poveri. La mamma, un giorno, lo sorprende mentre rovista nel cassetto della biancheria: il suo amico Vincenzino ha la febbre alta e neppure un paio di lenzuola per cambiare il letto. In un’altra occasione, con un metro in mano, Alfonso misura le pareti di casa per capire quanti bambini poveri può ospitare.

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L’uomo di Dio La vita di Alfonso Maria Fusco: le scelte e le opere del fondatore della Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista che il prossimo 16 ottobre sarà canonizzato in Piazza San Pietro


I genitori di don Alfonso Maria Fusco

Suor Maddalena Caputo

Giuseppina Schiavone

Aniello Fusco

A sette anni riceve la Prima Comunione e, subito dopo, anche la Cresima. A undici anni manifesta ai genitori la volontà di diventare sacerdote: il 5 novembre 1850 «spontaneamente e soltanto col desiderio di servire Dio e la Chiesa», come egli stesso dichiara molto tempo dopo, entra nel Seminario Vescovile di Nocera dei Pagani. Il 29 maggio 1863 è ordinato sacerdote dall’Arcivescovo di Salerno mons. Antonio Salomone. La profezia si è avverata. Don Alfonso si distingue fra il clero della Collegiata di San Giovanni Battista di Angri per lo zelo e l’assiduità nel servizio liturgico. Il confessionale diventa il luogo preferito del suo ministero. A margine di un testo di teologia morale appunta le qualità necessarie per confessare: «Carità di padre, carità che non rifiuta mai nessuno, carità che accoglie ed incoraggia». La sua predicazione è semplice e incisiva: «Dio ci concede tutta una vita a nostro uso, noi non daremo a Lui generosamente mezz’ora per cantarne e celebrarne indegnamente le lodi?». Anno 1865. Don Alfonso ha 26 anni e da due è sacerdote. Ad Angri vi sono solo scuole private, una grande povertà e tanti bambini affidati alla strada. Il giovane sacerdote, nella casa paterna, impianta una vera e propria scuola per fanciulli poveri a cui aggiunge un doposcuola e un oratorio. Compra libri, scarpe, calzoni, ha le tasche sempre piene di caramelle e confetti. Ma i ragazzi fanno troppo chiasso per i vicini e i superiori invitano il sacerdote a chiudere la scuola. Don Alfonso obbedisce. Quest’opera è il germe di un desiderio più grande che egli custodisce nel cuore. Quando era ancora in Seminario, infatti, una notte il giovane Alfonso aveva sognato Gesù che gli chiese di fondare un Istituto di Suore che avrebbe dovuto chiamare

del Nazareno e un orfanotrofio maschile e femminile. «Il suolo è già pronto, non hai che da fabbricare», gli disse il Signore. Passano gli anni e in tanti eventi don Alfonso crede di scorgere i segni per l’inizio della sua opera. Ma l’ora della Provvidenza scocca solo nel 1877 quando incontra Maddalena Caputo. Sono passati 14 anni dall’ordinazione sacerdotale. Maddalena era nata il 19 agosto del 1848 e all’età di 29 anni non era ancora sposata. Era bella ed intelligente e aveva ricevuto molte proposte di matrimonio che aveva sempre rifiutato. Desiderava farsi suora senza allontanarsi dal paese in cui era nata, ma ad Angri non c’erano istituti religiosi femminili. Aveva un temperamento audace che non conosceva tentennamenti. Un giorno d’estate del 1878, incontrando il sacerdote per strada gli dice: «Padre, se temporeggiate ancora, tutti i nostri progetti andranno al vento». Quel giorno don Alfonso trova il suo braccio destro. Ottenuto il consenso del vescovo – che per provare la fede del sacerdote lo fa ritornare per ben tre volte prima di dirgli di sì – l’ora è compiuta. Don Alfonso ha 40 anni. Il sacerdote cerca una casa mentre Maddalena prepara corredo e telai. La sera del 24 settembre del 1878 la piccola casa Scarcella, nel rione Ardinghi, alle spalle della Chiesa della SS. Annunziata, accoglie Generosa Cuccurullo e Colomba Marra, la mattina del 25 settembre si aggiungono anche Maddalena Caputo e Maria Gallo. Quel giorno, nella Cappella improvvisata nella migliore delle quattro stanze, don Alfonso celebra Messa. Terminate le preghiere, il fondatore esce e le quattro giovinette, con l’animo pieno di gioia, si dedicano al lavoro di tessitura e ricamo. All’ora di pranzo non arriva nulla, verso il tramonto il fondaOTTOBRE 2016 Insieme

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La Cappella della Casa del Padre, costruita nella stanza da letto dei genitori

tore manda loro un po’ di pane e formaggio. Lavoro, preghiera e mortificazione, ecco la prima giornata dell’Opera della provvidenza. Per ogni bimba una madre. Il 4 ottobre 1878, appena 8 giorni dopo la fondazione, una quinta giovane, Teresa Ferrara, entra come aspirante. Il giorno seguente don Alfonso accompagna all’istituto la prima orfana, una bambina di 6 anni che gli era stata affidata in Chiesa. Il 27 ottobre è accettata la sesta postulante, il primo novembre don Alfonso si presenta con due bimbe. Nel primo anniversario della fondazione, l’istituto conta 8 postulanti e 8 orfanelle. Per ogni bimba una madre. Sorelle dei poveri, le giovani trovano anche mendicanti a cui ogni giorno distribuiscono una minestra calda e una parola buona. Chi fornisce i mezzi per tante bocche? «Lasciamo fare al Signore che è il padrone dell’Opera di cui io sono l’operaio» risponde don Alfonso. Il 16 luglio del 1880 mons. Ammirante, vescovo della Diocesi di Nocera dei Pagani, giunge all’istituto per dare conferma e inizio ufficiale all’istituto. Sei postulanti ricevono dalle sue mani l’abito religioso. La prima è Maddalena Caputo che prende il nome di suor Crocifissa e diventa la prima superiora generale dell’istituto. Il vescovo assegna il nome all’istituto: Suore Battistine del Nazareno. Battistine in onore di san Giovanni Battista, protettore di Angri; del Nazareno perché seguaci di Cristo. Il titolo, dopo la prima visita apostolica del 1910 fu cambiato in Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista. Il vescovo dà anche un nome all’opera, la chiama Piccola Casa della Provvidenza ed invita le suore a moltiplicarsi e a farsi sante. Lo sviluppo dell’istituto. Da quel giorno l’istituto fiorisce e si estende in varie regioni d’Italia, arriva a Roma e in molte terre del mondo. Nel 1885 è aperta una casa a Napo-

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Foto Salvatore Alfano

L'APPROFONDIMENTO

li, poi una a Torre del Greco, l’anno successivo sorge la casa di Pontecagnano, nel 1887 è inaugurata quella di Montecorvino Rovella, poi una a Pianura di Pozzuoli. Affinché l’opera a favore della bambine fosse completa, don Alfonso decide di far studiare le suore. Una scelta straordinaria per quel periodo storico. L’8 settembre 1887 nasce una casa a Benevento: sei postulanti conseguono l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole elementari. Dieci anni dopo la sua fondazione l’Istituto delle Suore di San Giovanni Battista conta 50 suore e più di cento postulanti. Il 2 agosto del 1888, il vescovo diocesano mons. Luigi Del Forno firma il decreto di approvazione delle Regole dell’Istituto. L’Orfanotrofio maschile e gli artigianelli. Fondata la Congregazione, il proposito di fare del bene ai fanciulli e alla gioventù maschile riaffiora prepotente nel cuore di don Alfonso. Ha cinquant’anni e la vista dei tanti ragazzi abbandonati ai pericoli della strada o dediti al vizio è una spina che gli penetra nell’anima. Il 29 settembre 1889 realizza il sogno di una casa per orfani. Ha con sé tre bambini e, ottenuto il permesso del Vescovo, li colloca in una casa a pigione. Nasce così l’Orfanotrofio maschile. Alcune suore vengono trasferite nella casa per l’assistenza ai piccoli. Il numero dei bambini aumenta e don Alfonso è costretto a trasferire l’orfanotrofio in un’ala della Piccola Casa della Provvidenza. Intanto il sacerdote mette su laboratori di calzoleria, falegnameria e tipografia, per insegnare un mestiere ai piccoli. L’orfanotrofio diventa così una scuola per Artigianelli. I laboratori sono frequentati da artigiani e giovani apprendisti: uomini maturi che bisogna rieducare alla pratica cristiana. Sono istituite le scuole serali per gli analfabeti e la domenica i laboratori diventano circoli e oratori festivi. Commoventi sono le Prime Comunioni di giovani ventenni, pazientemente preparati da don Alfonso.


La camera da letto del Santo

Roma. Il primo febbraio del 1895 don Alfonso, durante la Messa, ha un’intuizione, convoca subito la superiora e fa partire due suore per Roma a cui, in poco tempo, se ne aggiungono altre tre. «Figlie mie – dice loro – chissà cosa vorrà il Signore da voi». All’inizio prendono in affitto una stanza ammobiliata, successivamente si trasferiscono in via Cavour dove mettono su una scuola di lavoro per giovinette esterne. Quando gli spazi diventano insufficienti, vanno ad abitare in via Alfieri e aprono anche un orfanotrofio per fanciulle povere. Poi vanno ad abitare in via Germanico presso la parrocchia Santa Maria del Rosario. Qui esercitano per 10 anni il loro apostolato finché la Provvidenza non rende possibile l’acquisto di una casa spaziosa in viale Giulio Cesare. È il mese di settembre del 1909 ed è presente anche il fondatore ormai settantenne. Il 15 agosto del 1919 diventa Casa generalizia fino al 1940, data in cui la sede generalizia viene trasferita in una casa in via del Casale di San Pio V. È solo l’inizio dello sviluppo dell’istituto a Roma che arriverà ad avere in questa città 9 case. Ed è qui che don Alfonso sarà chiamato a vivere la prova più dolorosa della sua esistenza. Il 19 dicembre 1900, giunto improvvisamente a Roma, bussa più volte alla porta delle suore in via Germanico. «Sono don Alfonso, il vostro fondatore», risponde alla suora portinaia che dallo spioncino della grata domanda chi è. «Non vi conosco, non potete entrare», replica la religiosa. Il sacerdote prega e scongiura che almeno sia chiamata la superiora, ma non ottiene nessuna risposta: la suora è andata via e l’ha lasciato dietro al cancello. Quando va ad informare il cardinale Respigni, il vicario di Roma, si sente dire: «Avete fondato? Ora ritiratevi che le suore possono andare avanti senza di voi». Con la morte nel cuore e il capo chino, va via. Nella Basilica di San Pietro, dinanzi alla statua di sant’Alfonso tra le lacrime ripete: «Se saprò soffrire come te, sarò santo anche io».

Foto Salvatore Alfano

La buona stampa. Sul finire del XIX il sacerdote consacra la tipografia della Scuola degli Artigianelli al servizio della buona stampa. Centomila copie della Dottrina Cristiana e delle Massime eterne sono distribuite gratuitamente. A maggio stampa il Mese Mariano del Muzzarelli e promuove la pubblicazione di una rivista mensile di cultura cattolica per la diffusione della buona stampa tra i giovani studenti. Inizia anche a pubblicare un bollettino trimestrale dal titolo Il battistino del Nazareno, con lo scopo di diffondere le Opere dell’istituto e attrarre benefattori. Spera che il foglietto possa sollevare le suore dal gravoso compito della questua. Ma la scuola assorbe molte offerte e le suore che non hanno la sua stessa fiducia nella Provvidenza lo inducono, non senza dolore, a chiuderla. La tempesta dura due anni, don Alfonso ritornato ad Angri vive segregato nella sua stanzetta. Estromesso dal governo dell’istituto non cessa di occuparsi delle orfane, delle postulanti e delle suore che spontaneamente si rivolgono a lui per un consiglio. Con eroica carità, dimentica ogni offesa, preoccupandosi solo della formazione delle suore con prudenti esortazioni durante le celebrazioni. Il movimento separatista della casa di Roma raggiunge aspetti allarmanti, è rotto ogni rapporto con la Casa madre. Fino a quando suor Crocifissa parte per Roma, trova un’irregolarità nei registri di amministrazione e depone la superiora. La morte. Il 5 febbraio del 1910 don Alfonso si sente male durante la notte. Ha intensi dolori in tutto il corpo che è come paralizzato, ma lo spirito è sereno. Alle suore accorse al suo capezzale raccomanda di essere umili e di confidare nella Divina Provvidenza. Preso il crocifisso tra le mani, lo guarda con tenerezza e dice: «Ho settantun anni, Signore vi ringrazio di avermi concesso sì lunga vita… Servi inutiles sumus». E declinando serenamente il capo verso destra, spira dolcemente. Sono le otto di domenica 6 febbraio 1910. Senza aspettare il suono delle campane, il popolo di Angri si riversa nella Piccola Casa della Provvidenza. Antonietta Abete Per approfondire “Da Angri al mondo: il sorriso di Dio” di Antonio Ricciardi, pp. 232 - p. 12,00 € Da acquistare online "… e gli uccellini scelsero come nido la sua mano" La vita di don Alfonso Maria Fusco raccontata ai bambini di Lina Pantano, pp. 48 - p. 5,00 € Editoriale progetto 2000 Si può acquistare presso Ellecidi editore

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L'APPROFONDIMENTO Angri, Casa nativa del beato Alfonso M. Fusco

Da Angri nel mondo, al servizio del prossimo La Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista è presente in cinque Continenti. Dal 1878, incarnando il carisma del fondatore, è impegnata in opere di carità al servizio dei poveri, dei bambini e degli anziani

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a bellezza e la complessità di un carisma si riflette nelle opere che suscita. La Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista, fondata nel 1878 dal sacerdote Alfonso Maria Fusco, diffonde nel mondo il messaggio d’amore che ha riempito la vita del suo fondatore: «Vivere la relazione sponsale con Gesù di Nazareth al servizio dei piccoli e dei poveri e, come il Battista, preparare le sue vie». Chi varca la soglia di una casa, un istituto, un centro animato dal carisma delle suore battistine sperimenta la gioia di un incontro autentico, grazie alla presenza di persone speciali che vivono la loro vocazione spendendosi per il prossimo. C’è la giovane suor Caterina Halota, superiora della Casa del Padre, che insieme a suor Naarcisa Ungay e a suor Remy Plagata accoglie oltre i pellegrini anche i bambini della scuola materna. La struttura educativa è sorta nell’abitazione natale di sant’Alfonso, in un cortile alle spalle della Collegiata di San Giovanni Battista ad Angri. Una polacca e due filippine animano il luogo in cui tutto ha avuto inizio. «Una fortuna e un privilegio grande» ripetono le suore a quanti glielo fanno notare. Poi c’è madre Immacolata Vicidomini. Gli anni della giovinezza sono passati, ma la religiosa con energia e grande devozione accoglie quanti desiderano visitare il museo dedicato al fondatore. Vi sono i suoi oggetti, è stato riprodotto il suo studio e la camera da letto, con la statua della Madonna della Provvidenza a cui il santo si affidava. Madre Immacolata è stata superiora generale della

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Congregazione e oggi vive nella Casa Madre, ad Angri. Questa struttura, oltre a custodire il corpo di Alfonso Maria Fusco, ha anche un’eccellente scuola materna ed elementare e il consultorio familiare che è ospitato in una dépendance dell’istituto di via Maddalena Caputo, diretto da suor Filomena Cosentino. Fu suor Maria Cristina Marinelli a promuovere, nel 2000, la nascita dell’associazione Granello di Senape che, per volere del vescovo monsignor Giuseppe Giudice, è stata riconosciuta consultorio diocesano. «Fatevi sante, siate umili e caritatevoli; amatevi tra di voi, confidate nella Divina Provvidenza. Dal cielo non vi dimenticherò e pregherò per voi»: queste le parole che il sacerdote angrese consegnò alle sue figlie spirituali prima di morire. Un testamento che non è stato disatteso. L’opera conta 750 suore sparse in cinque Continenti. Case e segni della congregazione sono presenti in Italia, negli Stati Uniti d’America, in Brasile, Zambia, Cile, India, Filippine, Canada, Messico, Corea, Polonia, Madagascar, Moldova, Sud Africa, Camerun e Malawi. Da qualche tempo alcune suore sono anche in Australia, spiega suor Caterina. La famiglia religiosa si ispira costantemente all’esempio del fondatore, dedicandosi alle opere educative nelle scuole, all’accoglienza dei minori e degli anziani, mettendosi al servizio in numerose parrocchie per la pastorale ordinaria, andando incontro a chi ha bisogno attraverso numerose opere di carità. Le suore ripetono, provando a mettere in pratica, quanto amava dire sant’Alfonso: «Vor-


Alcune suore della Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista

rei che anche la mia ombra potesse fare del bene». Ed è davvero così. Ogni religiosa, dalla più giovane alla più anziana, si consuma e si spende per l’educazione e i poveri, tenendo bene a mente quanto ha lasciato il fondatore. Uno stile che plasma la vita delle case campane di Angri, Napoli, Benevento e Torre del Greco.

Non solo adolescenti. Il vasto mondo della cura e dell’assistenza abbraccia anche le persone che hanno varcato la soglia della terza età. Un esempio è la casa di Genova, che accoglie alcune signore anziane, e l’istituto di Civitanova Marche. Non solo opere importanti, ma anche piccoli segni. Due esempi arrivano proprio da Angri dove il fuoco dell’ideale battistino è molto vivo. A farsene interprete è suor Caterina che da un paio di anni ha riaperto la Piccola Casa della Provvidenza, sistemando un locale attiguo alla Casa del Padre. Il pomeriggio, durante l’anno scolastico, la struttura accoglie dieci bambini di prima e seconda elementare che hanno bisogno di aiuto e sostegno per i compiti. «Formare i bambini vuol dire plasmare dei buoni cittadini», ricorda la religiosa polacca. Accompagnamento scolastico che dalla terza elementare in poi continua presso il centro di ascolto foraniale della Caritas angrese. Quando si lascia fare al Signore, come ha fatto don Alfonso, si cammina spediti nelle vie della santità. Salvatore D’Angelo

Angri, la Cappella nella Casa Madre

Foto Salvatore Alfano

Ne sono un esempio vivo la gracile suor Alfonsina che ricorda i tanti ragazzini che ha avuto come alunni e per i quali prega ogni giorno e suor Gemma, ritornata ad Angri dopo decenni vissuti negli Stati Uniti, anni spesi per l’educazione dei fanciulli e l’accoglienza dei poveri. La loro passione è anche quella delle consorelle sparse nel mondo e che fedelmente seguono il carisma del fondatore. In Madagascar le battistine sono presenti in cinque case. La sola scuola “Alberto Cremona” accoglie oltre 600 bambini. Nel Paese africano le suore, nei primi anni di presenza, hanno fatto da “anagrafe” perché tanti non avevano mai registrato la loro esistenza. C’è poi la casa famiglia di Pasierbiec, in Polonia, che accoglie dieci ragazzi con o senza legami con genitori o parenti. Missione simile, in Italia, è svolta dalla casa famiglia di Cetraro nella quale i ragazzi vivono in un clima familiare e cercano di recuperare quegli aspetti della loro personalità che, per vari motivi, sono stati violati.

L’inizio DElle opere battistine oltre Oceano Suor Bernardina D’Auria è considerata la fondatrice delle case d’America. Nata ad Angri nel 1873, un giorno chiese al fondatore il permesso di andare negli Stati Uniti d’America per risolvere una questione familiare. Suor Crocifissa, la madre superiore, temeva di trovarsi di fronte ad una crisi vocazionale. Don Alfonso, invece, disse: «Lasciamo fare al Signore». I fatti gli hanno dato ragione. Suor Bernardina partì il 28 agosto 1902. Compose prudentemente le questioni familiari e con la collaborazione di due giovinette emigrate in America aprì la prima casa a Brooklyn, istituendo un orfanotrofio e una scuola di lavoro.

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L'APPROFONDIMENTO Suor Maria Dulcis Miniello

“Vorrei che anche la mia ombra potesse fare del bene” Nel 1994 la guarigione improvvisa ed inspiegabile di un bambino di 4 anni, nel 2009 quella di suor Maria Dulcis Miniello, religiosa battistina. I due miracoli che hanno aperto, nel 2001, la strada alla beatificazione di Alfonso Maria Fusco e, il prossimo 16 ottobre, alla canonizzazione

È

un sabato soleggiato di fine agosto. Dal cancello chiuso si scorge il verdeggiante giardino della casa provinciale delle Suore Battistine, in via del Casale di San Pio V a Roma. Un’altra macchina si ferma all’ingresso dietro la mia: è quella di suor Maria Dulcis. Sulla fronte sono evidenti i segni della malattia che l’ha colpita il 12 luglio del 2009. Un doppio aneurisma cerebrale ha costretto la religiosa a fare i conti serrati con la morte e ha cambiato il corso della storia della Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista. La sua guarigione, chiesta ad una sola voce al fondatore, è inspiegabile per la medicina e ha spianato la strada alla canonizzazione del beato Alfonso Maria Fusco. Classe 1943, suor Maria Dulcis, al secolo Assunta Miniello, è di Ripalimosoni, in provincia di Campobasso. La sua mamma aveva un desiderio forte: voleva un figlio sacerdote o religioso. Lo chiedeva ogni giorno al Signore mentre si occupava della casa e dei suoi otto bambini recitando le 15 poste di Rosario. A volte condivideva la preghiera con suor Andreina, una religiosa battistina. «Perché preghi con la mia mamma?», chiedeva la piccola Assunta. «Lei ha tanto da fare: mentre stira, io reggo la corona del Rosario», rispondeva sorridendo la suora. Non perde il sorriso e la serenità mamma Maria Antoniet-

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ta neppure quando è chiamata a vivere l’ora della croce, a causa di un tumore all’occhio. Assunta ha appena 10 anni quando la giovane mamma ritorna in Cielo. Intatto il ricordo delle sue premure: «Grazie alle sue preghiere, la mia famiglia è rimasta unita», racconta. La vocazione. «Vuoi farti suora?» le chiede un giorno suor Andreina che aveva colto in lei l’attrazione per la preghiera. «Allora ti porto a Roma con me», aggiunge. «O Roma, o un’altra città va bene», risponde decisa la bambina. Il germoglio della vocazione aveva gettato radici nel suo cuore. Aveva 12 anni. Studia nell’Istituto battistino. Prima le scuole medie e poi il diploma magistrale. Dopo la Professione inizia ad insegnare. Un anno nella scuola di via del Casale di San Pio V a Roma, 5 anni a Firenze, poi a Napoli, dove si occupa anche di bambine orfane o con gravi disagi familiari. Le chiama “orfane di genitori vivi”. In seguito è eletta Superiora della casa che la Congregazione ha ad Acilia. Si iscrive alla facoltà di Pedagogia all’Università di Salerno e nel 1972 si laurea. In quello stesso anno c’è il Capitolo Generale e suor Maria Dulcis è eletta Economa generale, compito che svolge con dovizia e precisione per 18 anni, fino al 1990, anno in cui le viene affidata la direzione della clinica Villa Benedetta a Roma. Qui vive la


sua vocazione per 19 anni, fino al 12 luglio del 2009, il giorno che fa da spartiacque nella sua vita e nel processo di canonizzazione del beato Alfonso Maria Fusco. “Un altro santo è entrato in Paradiso”. 99 anni prima, la sera del 6 febbraio 1910, poggiando dolcemente il capo sulla spalla destra, don Alfonso Maria Fusco muore serenamente. Dopo aver celebrato i funerali, non è possibile trasportare la salma al cimitero: la gente reclama quel corpo benedetto. Don Alfonso rimane un giorno e una notte nella navata principale della Collegiata di San Giovanni Battista. “Un altro santo è entrato in Paradiso”, dicono. Ventinove anni dopo, nel 1939, nella diocesi di Nocera Inferiore-Sarno si apre la causa di beatificazione. Padre Antonio Ricciardi, il primo postulatore, ricostruisce con precisione la vita del sacerdote. Il 12 febbraio 1976 Paolo VI riconosce le virtù eroiche del Servo di Dio. Il primo passo è compiuto. Si continua a pregare perché quel dialogo fecondo tra Cielo e terra porti frutto. Il primo miracolo. Gershom è un bambino di 4 anni, sano e vivace, che vive a Murnbwa, nella Repubblica dello Zambia, un Stato dell’Africa centro-meridionale. Il 18 gennaio del 1994 ha la febbre alta e le convulsioni. La mamma e il papà lo portano subito all’ambulatorio situato nel campo Canfinsa. Viene diagnosticata una malaria e l’infermiera che si occupa della struttura gli fa un’iniezione di clorochina. Il miglioramento è solo momentaneo. Le sue condizioni peggiorano e il piccolo è trasferito nell’ospedale centrale di Kitwe, prima nel reparto dei poveri e dopo tre giorni – poiché si teme per la sua vita – nel reparto pediatrico Machili, ala a pagamento della struttura. Le sue condizioni sono molto serie: ha una malaria cerebrale, una delle complicazioni più gravi di questa malattia, e crisi epilettiche. Le terapie non producono effetto e il piccolo continua a peggiorare. Il 2 febbraio i medici comunicano alla mamma che il bambino non supererà la notte.

Le strade della Provvidenza sono piene di incroci. Quel giorno, suor Livia Caserio, responsabile della Casa del fanciullo “San Martino”, va in ospedale a visitare un bambino orfano che è ricoverato nello stesso reparto del piccolo Gershom. La religiosa comprende la gravità della situazione e cerca di consolare la mamma. Le torna in mente che la sua comunità sta per iniziare il triduo di preghiera per l’88esimo anniversario della morte del loro fondatore. Corre a casa, prende un’immagine del Servo di Dio e la porta alla mamma di Gershom chiedendole con fervore di affidarsi ad Alfonso Maria Fusco. Martina rimane sorpresa, appartiene alla Chiesa Avventista del Settimo giorno e non se la sente di invocare l’uomo dell’immaginetta. Ma è disperata, il suo bambino sta per morire e così recita la preghiera, la prima volta insieme a suor Livia e a sua mamma, poi, verso mezzanotte, di nuovo con la mamma. Quante paure attraversano il suo cuore in quella notte terribile e infinita. Sorge l’alba. Alle 6.00 del mattino, improvvisamente, Gershmon muove le gambe e poi anche le mani. Apre gli occhi e chiama “mamma”. È guarito. La scienza tace. Non ha parole per spiegare quello che è accaduto. È il miracolo atteso da 18 anni che apre le porte alla beatificazione ad Alfonso Maria Fusco. Il 7 ottobre del 2001 Giovanni Paolo II lo indica al mondo come educatore attento e premuroso. Il cammino verso la canonizzazione. A seguire la causa di canonizzazione – fino al compimento dell’ottantesimo anno di età – è madre Maddalena Vicidomini. La religiosa è stata Superiora generale della Congregazione e oggi vive ad Angri, nella Casa Madre. Il testimone è poi passato a suor Maria Dulcis Miniello che intanto seguiva la gestione di “Villa Benedetta”. Vi sono date che restano scolpite nella memoria e segnano la storia personale, comunitaria e della Chiesa. A Villa Benedetta bisognava rifare l’impianto elettrico degli studi, per adeguarlo alla normativa vigente. L’11 luglio, suor Maria Dulcis libera le stanze insieme agli operai e porta l’arredamento al primo piano della struttura. «Quella sera – ricorda – ero davvero molto stanca». Il giorno seguente, 12 luglio, è domenica e lei ha promesso a sua sorella Miriam, anche lei suora battistina e affetta da morbo di Parkinson, di accompagnarla in piazza San Pietro. Ma gli eventi prendono un’altra piega, imprevedibile e dolorosa. Quella mattina suor Miriam trova sua sorella a terra nel bagno. «Lì è cominciata la tragedia della mia malatOTTOBRE 2016 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

tia», racconta. I medici di Villa Bendetta le prestano le prime cure ma decidono subito di trasferirla all’ospedale San Camillo. Le sue condizioni sono gravi. Chiamano il dottor Delitalia, chirurgo neurologo che è in ferie e gli chiedono di rientrare con urgenza. «Si metta in auto, ogni tre ore le comunico le condizioni della paziente». A parlare è il professor Orsetti, medico anestesista che lavora anche a Villa Benedetta. Quattro Tac e una risonanza magnetica consentono di arrivare a una diagnosi: suor Maria Dulcis è stata colpita da un doppio aneurisma cerebrale. La prognosi è infausta. Una terribile emorragia lascia aperta una sola strada: per salvarle la vita è necessario un intervento chirurgico di craniotomia. Il 13 luglio del 2009, alle 6.30 del mattino, la religiosa è in sala operatoria. La situazione è disperata, l’equipe medica ed infermieristica si chiede se valga la pena continuare. «Lavoriamo per la sopravvivenza», chiarisce il chirurgo. Sono tutti consapevoli che vi saranno danni fisici e psichici, ma si continua ad operare. 13 ore di intervento per la parte destra del cranio, altre 7 per la parte sinistra. Sulle tempie di suor Maria Dulcis sono visibili i segni del difficilissimo intervento chirurgico. «Io non ricordo nulla di quello che è accaduto dal 12 luglio fino al 25 ottobre – confessa –. Riporto quello che mi hanno raccontato i miei familiari, le mie consorelle e quanto ho appreso dalle cartelle cliniche». Rimane in coma per due mesi e mezzo. Ricorda suor Lina Pantano, responsabile della Provincia Italiana della Congregazione: «A letto la tenevano legata perché tirava i fili e non se ne rendeva conto». Il 24 agosto del 2009 è trasferita al centro di riabilitazione motoria e funzionale Villa Sandra. Vi rimane solo per 48 ore perché è colpita da una febbre altissima e viene riportata al San Camillo dove rimane fino al 16 settembre, giorno in cui è dimessa e trasferita all’Ospedale San Giovanni Battista per continuare la terapia riabilitativa. Vi arriva in condizioni neuropsicologiche fortemente alterate. Nessun medico spera che suor Maria Dulcis possa camminare di nuovo senza aiuto e ritornare a parlare correttamente. Le suore e i parenti che vengono tutte le settimane da Campobasso non la lasciano mai sola. La guarigione inspiegabile. Racconta suor Lina: «Quando andavamo a trovarla, le chiedevamo una cosa e lei ne rispondeva un’altra». Questo fino a domenica 25 ottobre quando accade qualcosa di sorprendente. Quella mattina

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La chiesa della Casa provinciale a Roma

le suore e i fratelli portano suor Maria Dulcis a Messa con la sedia a rotelle. Durante la celebrazione eucaristica, di colpo, la religiosa si gira, sente la voce del fratello e lo riconosce. Si volta ancora e riconosce le suore. Tutti scoppiano a piangere ma lei non ne comprende il motivo. Per tre mesi non ha vissuto. Rinasce a vita nuova quel giorno, nella cappella all’Ospedale San Giovanni Battista. «È rimasta ancora un po’ di tempo in ospedale per ulteriori controlli – aggiunge suor Lina – poi è uscita, è stata un altro po’ a riposo ma ormai era guarita». Inspiegabilmente guarita. Anche questa volta la scienza tace. L’invocazione del fondatore. È la guarigione inspiegabile di una suora battistina ad aprire le porte alla canonizzazione. «Lo avreste mai immaginato?», domando a suor Lina e a suor Maria Dulcis. Siamo nello studio di suor Lina Pantano. Il sole arriva a fiotti dalle finestre ampie. Suor Maria Dulcis, in silenzio, sistema i fogli e le riviste sul tavolino. «Suor Maria Dulcis è stata economa generale per 18 anni – spiega suor Lina –, l’anno prima c’era stato il Capitolo Generale, erano venute suore dai 18 Stati in cui la Congregazione è presente. La conoscevano tutti e quando si è sentita male, la notizia è arrivata subito in tutte le nostre case. Abbiamo pregato immediatamente il fondatore, abbiamo fatto delle novene, anche in questa casa ne abbiamo fatta una». Una sola voce si alza verso il Cielo. Anche nella sua famiglia e nella parrocchia di suor Maria Dulcis chiedono la guarigione a Dio per l’intercessione del beato Fusco. «C’è anche un altro particolare che desidero ricor-


Angri, tempietto del Crocifisso che don Alfonso fece costruire nel 1867 per ricordare ai passanti che “Gesù è via, verità e vita”. Il crocifisso originale è custodito nel museo della Casa Madre ed è stato ricavato da un tavolino dove si giocava d’azzardo

dare – aggiunge la madre provinciale –. Nel 2009 avevamo avuto la preparazione del corpo del fondatore per il centenario, celebrato il 7 febbraio del 2010. Ero l’incaricata e durante l’esumazione del corpo, abbiamo preso un po’ di polvere dalle ossa sbriciolate e gliel’abbiamo portata. La prima volta in un fazzolettino, poi abbiamo comprato una teca e gliela abbiamo lasciata». Suor Maria Dulcis stringe la preziosa reliquia nelle mani, la tiene sotto il cuscino. «In passato – continua la religiosa – avevano pregato per un’altra suora che aveva un tumore all’intestino. Ci avevano detto di chiamare i genitori. Poi è guarita. Ma i medici l’avevano curata, dunque la guarigione poteva essere frutto delle terapie e non solo di una grazia». Quando suor Maria Dulcis ritorna in vita le consorelle la guardano con sospetto, faticano a credere che sia veramente guarita. Poste dinanzi alla ripresa definitiva comprendono che è accaduto qualcosa di inspiegabile. E avviano subito la causa per la canonizzazione. Agli atti vi sono anche le mail giunte dalle case della Congregazione nel mondo in cui si dichiara che la comunità sta pregando il fondatore dell’istituto. I passaggi salienti per il riconoscimento del miracolo. Dalla Congregazione delle cause dei santi fanno sapere che è la prima volta che il miracolato e il postulatore sono la stessa persona. Suor Maria Dulcis si dimette ed è nominato postulatore il dottor Paolo Villotta. Il 25 febbraio del 2016 la consulta medica della Congregazione delle cause dei santi ha dato parere favorevole sulla guarigione improvvisa, completa, duratura e non spiegabile scientificamente di suor Maria Dulcis. Dopo il giudizio del congresso dei teologi e dei cardinali e dei vescovi, papa Francesco, ricevendo in udienza il cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle cause dei santi, ha autorizzato lo scorso 26 aprile la promulgazione del decreto che innalza agli altari il beato Alfonso Maria Fusco.

La Provincia Italiana della Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista comprende le case in Italia e quelle in Polonia, Madagascar, Moldavia e Romania. La superiora provinciale è suor Lina Pantano, nata a Ferla, in provincia di Siracusa, il 25 aprile del 1953.

“La Provvidenza provvederà” diceva spesso don Alfonso. Il prossimo 16 ottobre, in piazza San Pietro, insieme a suor Maria Dulcis ci sarà anche Gershom accompagnato dal medico che lo ha seguito. E sarà gioia grande. Antonietta Abete Casa Provinciale

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L'APPROFONDIMENTO Gennaro con Anna Chiara e il piccolo Giovanni

Alfonso Maria Fusco: un santo per le famiglie

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ono ancora sconosciuti i lineamenti del volto del bambino che porta in grembo e che dovrebbe nascere il 3 ottobre, una certezza però c’è: si chiamerà Alfonso Maria. Come il beato angrese, presto innalzato agli onori degli altari. Anna Chiara Desiderio – mamma di Giovanni, 4 anni, sposata con Gennaro Ferraioli da 5 – ha conosciuto la storia di santità di don Fusco da ragazza: «Ero responsabile della Pastorale Giovanile e come giovani avevamo deciso di scoprire la figura di un altro giovane» spiega. Sono seguiti diversi incontri di preghiera, guidati da suor Anna Dositea: «Ci riunivamo nella cappella che oggi sorge dove un tempo c’era la casa di don Alfonso». Tutti i giovani della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, di qualsiasi associazione o movimento, hanno vissuto un intenso percorso sulle orme del prossimo santo angrese. «Da quel momento mi sono sentita come presa per mano e da storia comunitaria è diventata una storia personale» afferma con voce dolce. «Abbiamo iniziato a sognare ad occhi aperti, anche Angri poteva essere una piccola Assisi, dove venire in pellegrinaggio, conoscere la vita del beato Alfonso Maria e pregare». Presa per mano. Anna Chiara conosce la dimensione internazionale della Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista con missioni in tanti Paesi del mondo. «Dopo 9 anni di fidanzamento, è arrivato un momento di crisi con Gennaro. Decisi di partire per l’Africa per un mese: un viaggio che mi ha aiutato a capire la mia vocazione». Al ritorno, Anna Chiara tesse di nuovo i fili spezzati di quella relazione, fino alla scelta di sposarsi. «Gennaro ed io abbiamo seguito l’esempio di don Alfonso. “Cinque lire, una stamberga e tanta provvidenza”

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Anna Chiara e Gennaro hanno costruito il loro matrimonio sull’esempio del santo angrese. “Cinque lire, una stamberga e tanta provvidenza” è questo il motto in casa Ferraioli

Anna Chiara con suor Caterina il giorno delle nozze


amava ripetere il santo, così abbiamo fatto anche noi» continua il racconto. «Nel nostro percorso di coppia è stato fondamentale l’accompagnamento di suor Caterina Halota – prosegue Anna Chiara – per noi è diventata la voce e le mani del nostro santo». Il giorno delle nozze. Anna Chiara e Gennaro hanno scelto una data speciale per le loro nozze: «Ci siamo sposati il 7 ottobre, giorno della beatificazione di Alfonso Maria Fusco. Sull’altare abbiamo posto una sua immagine, perché ci siamo affidati a lui e alla sua intercessione per tuffarci in un’avventura più grande di noi» dichiara con tono emozionato. I fidanzati non avevano ancora una casa e tanti tasselli non erano andati ancora al posto giusto. Un salto nel vuoto per molti, un affidamento totale alla provvidenza per i genitori del piccolo Giovanni. Proprio come per una vita intera ha testimoniato il beato Fusco. «Non affannatevi dunque per il domani, perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena»: con il Vangelo di Matteo (6,33-34) hanno scelto di suggellare il loro matrimonio, il testo biblico che racconta al meglio lo stile del fondatore della Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista. «È un sentimento di spe-

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ranza e affidamento che ci accompagna ancora oggi. Abbiamo deciso di battezzare Giovanni dopo 20 giorni dalla nascita!». Il messaggio alle famiglie. La biografia del beato Alfonso Maria è intessuta di esempi da seguire: «Abbiamo imparato ad essere pazienti, ad attendere con fiducia e fede, senza scoraggiarci» chiarisce la giovane mamma. «Viviamo in una mansarda, dovrebbe far caldo in estate e freddo in inverno, invece non è così! Ci piace pensare che sul tetto ci siano gli aranceti di don Alfonso a farci da ombra e scudo» sorride. «Con l’imminente canonizzazione, mi piacerebbe che tutti potessero conoscere la sua storia di santità, che è rivolta in modo speciale alle coppie e alle famiglie». Il beato Alfonso Maria Fusco è il santo dei piccoli doni, che ha creduto incessantemente nell’amore di Dio, che non fa mancare il necessario per i suoi figli. «Io ho perso il lavoro – conclude Anna Chiara – forse non era il momento migliore per avere un altro figlio. Insieme a mio marito ci affidiamo ancora una volta». Amore e provvidenza per una famiglia che intreccia la sua storia a quella di un santo della nostra terra. Mariarosaria Petti

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Mensile Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

Anche i preti diventano santi

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i piace affacciarmi, solo per un momento di orazione mentale, nella casa delle Battistine ad Angri e soffermarmi nel luogo dove riposa il Fondatore, Alfonso Maria Fusco. Dorme, dal 6 febbraio 1910, rivestito degli abiti sacerdotali, in attesa della risurrezione finale, ma la sua anima e il suo carisma sono oltre quell’edificio e quella casa. Le anime dei Santi – lo sappiamo – sono nelle mani di Dio. E da quelle mani, il carisma di don Alfonso Maria continua a fare del bene, attraverso la sua ombra, innanzitutto attraverso le sue figlie, le spose del Nazareno, le suore di san Giovanni Battista, le Battistine. Con la canonizzazione, la vita di un santo, per così dire, è sottratta alla proprietà privata ed è consegnata alla Chiesa tutta che lo presenta quale amico, modello ed educatore. Il corpo di sant'Alfonso Maria, nella solennità della morte, resterà nella sua cappella, ed è bene che resti tra le sue figlie per impregnarle ancora del profumo della santità, ma a noi è affidato il compito di conoscerlo, farlo conoscere ed imitarlo. Chi è, chi è stato, sant'Alfonso Maria Fusco, semplice prete di Angri, oggi elevato agli onori degli altari, circonfuso di gloria splendente? Non accontentiamoci di una conoscenza superficiale, per sentito dire, fatta di leggende metropolitane, ma sentiamoci obbligati, per il dono ricevuto, a conoscere in profondità la sua vita, a scandagliare la sua storia, intrisa di Vangelo e di stupore. Quella vita, la sua, che la Chiesa, anche attraverso il discernimento dei testimoni, ha letto con senso spirituale ravvisando in essa i requisiti per riconoscere la santità di questo uomo-prete e additarlo alla venerazione dei fedeli. Un giorno, provato dalla croce, al grande sant'Alfonso Maria de Liguori, don Alfonso chiese la pazienza crocifissa per scoprire il segreto della santità. La santità di don Alfonso è tutta scritta e dipanata nella fiducia sconsiderata verso la Provvidenza. Santo della Provvidenza: si è fidato, si è affidato, ha confidato, ha diffidato dei cattivi maestri, e non è rimasto deluso. Egli ci insegna che la santità si cerca all’interno del ministero, nel portare con fiducia la propria croce, nelle cose e nei sogni che fanno grandi i giorni. Sì, un prete può farsi Santo, nell’obbedienza sofferta e offerta nelle maglie del ministero, non cercato, ma accolto e vissuto con piena disponibilità. Abitando tutto con cuore e passione, dentro la storia quotidiana, già storia di salvezza. Sant’Alfonso è un grande educatore perché si è lasciato educare dal Crocifisso, dall’Addolorata, dall’obbedienza ai bisogni della sua gente, radicato nella Messa, nel breviario e nel confessionale. È questa santità che ora dobbiamo conoscere, approfondire e, sostenuti dallo Spirito Santo, imitare per il bene nostro, di Angri, della Diocesi e del mondo. † Giuseppe, Vescovo

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SCUOLA & UNIVERSITà a cura di Martina Nacchio

L’unione fa la forza

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rmarsi di coraggio, riempire lo stomaco di forza, mettere in valigia un bel po’ di determinazione. Si potrebbe continuare all’infinito a stilare la lista dei consigli quando un giorno un algoritmo decide per te la tua nuova vita. È il caso di Francesca Stanzione, maestra paganese di 48 anni che da questo settembre e per i prossimi 3 anni insegnerà a San Mauro Pascoli, in provincia di Forlì. Ma è anche la storia di tutti gli insegnanti che in queste settimane hanno dovuto lasciare la loro casa

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Dopo 16 anni a Pagani, la maestra Francesca dovrà insegnare a 550 chilometri da casa, in provincia di Forlì

e i loro affetti per una stabilizzazione contrattuale che da troppo tempo mancava.

la scuola il giorno prima di prendere servizio, senza avere il tempo neppure di trovare una sistemazione».

È il rovescio, in gran parte amaro, della medaglia della riforma scolastica. Francesca dopo 16 anni di insegnamento a Pagani dovrà essere la maestra d’italiano di una prima di piccoli sammauresi. Ma non è stato un inizio positivo. Assegnata prima a Brescia per un errore dell’algoritmo poi, dopo la conciliazione, nei pressi di Cesena. «Ho saputo il nome del-

Più di 550 chilometri lontana da sua madre, ma vicina ad una nuova famiglia: gli altri insegnanti del napoletano (circa 20) partiti per la stessa destinazione. «Stiamo tutti affrontando le stesse difficoltà. Ci teniamo in contatto. Dobbiamo sostenerci a vicenda». Un’unione da cui dovrà scaturire una nuova forza. Martina Nacchio


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ono state settimane di fermento per i giovani neodiplomati italiani. Affrontato il fatidico esame di maturità, l’estate è stata per alcuni un periodo di riflessione sulle scelte future, per altri momento di riposo, per altri ancora tempo di preparazione. La fine dell’estate è il momento di una scelta importante: quella relativa alle immatricolazioni universitarie. Nella decisione del corso di studi a cui iscriversi si insinua la responsabilità della direzione che vogliamo che la nostra vita intraprenda a livello professionale. Durante le prime due settimane di settembre si sono svolti i test d’ingresso ai corsi di laurea. Tra cui, la prova d’ammissione a Medicina e O-

Immatricolazioni: tempo di scelte dontoiatria il 6 settembre, da sempre uno dei test più temuti e chiacchierati. Quest’anno sono stati quasi 63mila gli iscritti, un valore superiore di circa due mila studenti rispetto all’anno scorso, per circa 10mila posti in tutta Italia. Prove d’ingresso si sono svolte anche per molti altri indirizzi di studio. Secondo i dati raccolti nell’anno accademico appena trascorso sono stati 271mila gli studenti immatricolati. Sempre più ingegneri e sempre meno architetti e avvocati. Una tendenza sicuramente invariata quest’anno. Chi diventeranno poi questi ragazzi sarà il tempo a dirlo, e soprattutto il loro cuore. Martina Nacchio

Quali sono i corsi di studio più gettonati? E le prove d’ingresso più temute? Scopriamolo insieme

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SCUOLA & UNIVERSITà

Carissimi,

“È bella la scuola” Il vescovo Giuseppe scrive al mondo della scuola per augurare un buon nuovo anno scolastico

ancora una volta varchiamo la porta della scuola e, in questo Anno santo della misericordia, iniziamo il nuovo anno scolastico 20162017. È una porta che oltrepassiamo tutti insieme: docenti, alunni, famiglie, operatori scolastici, ben sapendo il valore simbolico del gesto e lo spessore carico di speranza che esso comporta. Ogni mattina, al suono della campanella, un mondo di sogni, speranze, attese e preoccupazioni oltrepassa la porta della scuola e, affidandosi ad esperti educatori, si incammina sui sentieri della conoscenza e della formazione. Gesto semplice, quello della porta, scontato, usuale, quotidiano, ma carico di tanti significati e denso di aspettative. Oltre la porta, entrando, ci attende la famiglia scolastica che, per un pugno di anni, accompagna la nostra crescita; e, uscendo, incontriamo la famiglia della vita e del mondo, dove si inverano le lezioni scolastiche. È bella la scuola, in entrata e in uscita, è importante e deve diventare, con il contributo di ognuno, sempre più palestra che prepara alla vita. È bella la scuola, anche se è faticosa, come ogni impegno, come un lavoro che, se fatto con passione, ci costruisce, costruisce la civiltà e permette alla società di essere più umana. È bella la scuola, e sono belli gli anni della scuola, intessuti nell’amicizia e nelle relazioni che, nel tempo, daranno i frutti. Carissimi, buon anno scolastico e buon lavoro! Il Vescovo vi accompagna, vi segue, scommette su di voi e, mentre a tutti stringe la mano, per i credenti lascia anche una benedizione. Anche a scuola si può fare esperienza di misericordia, si può essere misericordiosi, sapendo che sempre la misericordia si coniuga con la giustizia. Buon anno scolastico! Nocera Inferiore, 8 settembre 2016 Natività della Vergine Maria Vi benedico, † Giuseppe, Vescovo

«È dunque meravigliosa e davvero importante la vocazione di quanti, collaborando con i genitori nello svolgimento del loro compito e facendo le veci della comunità umana, si assumono il compito di educare nelle scuole. Una tale vocazione esige speciali doti di mente e di cuore, una preparazione molto accurata, una capacità pronta e costante di rinnovamento e di adattamento». (Gravissimum Educationis, 5)

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VITA NELL'AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

Gesti che toccano il cuore Emanuele è di Nocera Inferiore, ha 8 anni, la sua letterina ai bimbi terremotati del Centro Italia ha emozionato tutti e conquistato il web. La sua storia di bimbo sensibile e attento al sociale raccontata da mamma Tiziana

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l terremoto in Centro Italia ha fatto scoprire nuovamente, se ce ne fosse stato bisogno, come gli italiani sanno stringersi tra loro e aiutarsi nei momenti di difficoltà. Cellette alimentari, di vestiti ed effetti personali, offerte in denaro e sms solidali. I sistemi per stare vicino alle popolazioni di Amatrice, Accumoli, Pescara del Tronto sono stati e sono tuttora infiniti. Nell’epoca dei social, la mobilitazione è stata istantanea e i gesti più innocenti hanno conquistato le prime pagine. Una storia che ha toccato le corde del cuore di milioni di persone in tutto il mondo, grazie anche alle condivisioni di star dello spettacolo come Elisabetta Canalis, arriva da Nocera Inferiore. I giocattoli donati da Emanuele ai suoi coetanei sfollati e la letterina che l’accompagnavano ha suscitato sentimenti di grande emozione e partecipazione. Il bambino ha otto anni e vive con la madre in una casa

della periferia rurale nocerina. «Quando Emanuele sentì che stavo raccogliendo delle cose per i bambini terremotati – ha raccontato mamma Tiziana – lo vidi correre in camera sua perché, mi disse, “voglio aiutarli anche io”. In un primo momento pensai che avrebbe raccolto i giocattoli che non gli piacevano. Non è stato così». Emanuele tornò dalla sua camera con un sacco pieno di doni, tra cui il suo dinosauro elettronico. «Mi si aprì il cuore perché vidi un bambino sensibile e pronto a condividere con gli altri», ha aggiunto Tiziana. Emanuele, anche se così piccolo, ha dovuto imparare a rapportarsi con la durezza della vita. La madre è affetta da un linfoma e il piccolo ha sperimentato la sofferenza sulla sua pelle. Non per questo si è scoraggiato, ma «ha saputo infondere sempre tanta speranza», confida la madre. Tiziana, poi, è una donna impegnatissima. La malattia le ha fatto conoscere la realtà ospedaliera, diventando una sorta di rappresentante degli altri ammalati. Al OTTOBRE 2016 Insieme

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VITA NELL'AGRO

polo oncologico di Pagani la conoscono tutti e quando c’è qualche caso più particolare la chiamano per aiutare chi sta proprio male, non solo fisicamente, ad affrontare meglio il cancro. Lei è attiva anche socialmente grazie all’associazione Vesuvio In di Torre del Greco: «Emanuele è sempre con me, alle marce, agli incontri, ai sit in, per tutelare la nostra salute e la nostra terra». E quindi mentre la mamma, grazie anche alla sanitaria Coccolandia, raccoglieva bottigline, ciucciotti e altro materiale per l’infanzia, il figlio metteva da parte i giocattoli e scriveva la lettera che ha conquistato i social: «Mi chiamo Emanuele, vi mando questi giocattoli e spero che state bene. I peluche sono per le femmine. Volevo venire ma mia mamma ha detto di no perché sono piccolo, ho 8 anni. Ciao a tutti vi voglio bene». A postarla è stata un volontario presente ad Amatrice e che l’aveva ricevuta da un medico di Scafati, Carmine Di Somma, che si era recato nei luoghi del sisma per prestare soccorso. «Non avremmo mai immaginato il clamore suscitato da un gesto così innocente – ha aggiunto la mamma –, Emanuele l’ha fatto col cuore non per l’attenzione mediatica». Tiziana non se ne faccia una colpa, questa volta i mezzi di comunicazione sono serviti anche a raccontare il positivo di una tragedia che ha sconvolto il Paese. Salvatore D’Angelo

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Gara di solidarietà La Caritas diocesana ha attivato una raccolta già il giorno dopo il sisma Associazioni, gruppi spontanei di cittadini, la Caritas. In tanti si sono mobilitati per raccogliere generi di prima necessità per le zone terremotate del Centro Italia. La Caritas diocesana con il direttore, don Alessandro Cirillo, si è precipitata sul posto per capire cosa si poteva fare nelle ore successive al sisma. Già il 25 agosto è stata avviata una raccolta di prodotti per l’igiene personale, così come chiesto da chi sul posto coordinava gli aiuti provenienti da ogni dove. Nelle parrocchie sono arrivati tantissimi prodotti che saranno smistati agli sfollati. Il 18 settembre, poi, in tutte le parrocchie, su invito della Chiesa italiana, c’è stata la colletta nazionale.


La postazione nocerina

In piazza Marconi, a Sarno

La nostra Maria Luisa alle prese con i pesciolini

Angri

A Pagani

Insieme nelle piazze

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nsieme grazie a Insieme. Angri, Nocera Inferiore, Pagani e Sarno sono state per un giorno il cuore di un’iniziativa che ha unito simultaneamente le quattro città dell’Agro e, attraverso il giornale, un po’ tutta la diocesi. Il ritorno in edicola del mensile è stato lo spunto per allestire banchetti promozionali nelle piazze principali, per presentare alle persone il lavoro di Insieme e le opportunità di crescita che offre, sia comprandolo dal giornalaio che in parrocchia. L’idea contenuta nello slogan “Un giornale senza edicola è come un pesce fuor d’acqua” è piaciuta a quanti hanno avuto modo di incontrare nelle piazze chi realizza il giornale e chi lo legge da tempo. I redattori, il grafico, le addette della segreteria e alcuni lettori sostenitori del mensile sono stati i primi a scendere in piazza per incontrare le persone, parlare dei contenuti di Insieme, presen-

tare lo strumento che serve a tenere unita mediaticamente la Chiesa locale e il territorio dell’Agro. Una sorta di osmosi che coinvolge anche la Chiesa universale e il mondo, grazie a rubriche e approfondimenti che spaziano su diversi argomenti. Il primo piano di settembre dedicato alla Terra dei fuochi ne è stato l’esempio. L’intervista a padre Maurizio Patriciello, la testimonianza di una madre che ha perso il figlio piccolo per una terribile malattia, i talenti dell’Agro che contribuiscono a nuove scoperte in campo scientifico hanno attirato l’attenzione anche di chi non conosceva Insieme. Dieci anni di storia alle spalle e un lavoro di lettura critica del territorio sempre attento, è questa la cifra del nostro periodico che ha voglia di uscire dalle sacrestie per incontrare il mondo in fermento ai crocicchi delle strade.

L’11 settembre, per sancire il ritorno in edicola del giornale diocesano, i redattori e i lettori di Insieme sono stati in quattro piazze dell’Agro per presentare l’ultimo numero e incontrare il mondo in fermento che sta agli angoli delle strade. Una Chiesa in uscita anche mediaticamente

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VITA NELL'AGRO

I ragazzi di “Nuceria inclusiva” con le loro creazioni di pasticceria

Ragazzi diversamente abili impegnati in un laboratorio di pasticceria

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asticcieri per un giorno. Grazie al centro ludico-ricreativo “Nuceria Inclusiva”, i ragazzi diversamente abili di Nocera Superiore hanno potuto passare una giornata nel laboratorio di pasticceria “Mamma Grazia”. L’iniziativa è stata promossa dall’assessorato alle politiche sociali della città del Battistero e dalla Confcommercio di Nocera Superiore. I ragazzi hanno ascoltato e poi messo in pratica le indicazioni dei pasticcieri di “Mamma Grazia” per un pomeriggio di divertimento e formazione, alle prese con cucchiai, mestoli, sacche per la crema e tortiere. Alla fine ogni partecipante ha preparato e gustato la torta realizzata.

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Con le mani in pasta Diventa volontario AVO Riprendono i corsi per volontari ospedalieri dell’AVO. Il 24 settembre c’è stata la prima lezione del corso base organizzato dall’associazione che opera al “Martiti del Villa Malta” di Sarno. I volontari ospedalieri potranno offrire gratuitamente e incondizionatamente il proprio servizio in favore degli ammalati e delle loro famiglie. Un grande gesto di amore e carità verso chi soffre. Tutti coloro che sono interessati a svolgere questo servizio, o semplicemente incuriositi, possono chiedere informazioni telefonando al 329 2287480.


Per info e contatti: tel. 0815136548-3281679976, info@albergosantarita.it Per essere sempre aggiornati sulle attività visitate il sito www.albergosantarita.it redazionale a cura dellA CASA Albergo per anziani Santa Rita

Una struttura all’avanguardia

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a più alta qualità di vita possibile è la missione dell’Albergo per Anziani Santa Rita. Moderna, elegante e funzionale, la residenza Santa Rita si trova a Sarno, in via Isonzo, in pieno centro e facilmente raggiungibile perché vicina agli snodi della rete autostradale e ferroviaria. L’Albergo per Anziani Santa Rita è destinato all’accoglienza non solo di persone autonome. L’offerta è ampia, grazie a servizi alberghieri e assistenziali caratterizzati da momenti di animazione e laboratori creativi. La struttura ha quaranta posti letto, distribuiti tra camere singole e doppie dotate di ogni comfort e di aria condizionata. Le camere sono arredate con mobili e rifiniture di grande pregio, per creare un ambiente intimo e accogliente. I pasti, con diete personalizzate, vengono serviti in un elegante salone.

Ampi spazi accolgono la sala tv e la sala lettura con biblioteca. L’assistenza, fornita da personale qualificato, è garantita 24 ore su 24 e prevede supporto medico e infermieristico, esami di laboratorio e diagnostici, riabilitazione, benessere, ginnastica dolce e idromassaggi. Tra i servizi forniti c’è anche il sostegno all’igiene e alla cura della persona, il disbrigo pratiche e l’assistenza religiosa. Il punto di forza del Santa Rita resta l’animazione. La programmazione per l’anno 2016-2017 prevede corsi di ballo e di cucina, approccio alla musica e al canto, laboratori di ceramica, cucito, pittura e bricolage, gite e passeggiate, feste a tema. La Residenza Santa Rita propone anche una serie di servizi innovativi come accoglienza diurna per anziani, speciale week-end, e soggiorni per brevi periodi.

In palestra per la ginnastica dolce

Un momento di festa sul terrazzo della Residenza

Comfort e assistenza fanno dell’Albergo per Anziani “Santa Rita” il luogo ideale dove trascorrere la terza età. Da quest’anno c’è la possibilità di soggiornare anche per brevi periodi. L’animazione ludica e l’assistenza sanitaria sono i punti di forza

In gita

La sala giochi

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VITA ECCLESIALE a cura della redazione La delegazione diocesana, composta da mons. Giuseppe Giudice, don Carmine Cialdini (delegato diocesano), Giuseppe Contaldo, Angelo Santitoro, Anna Spinelli, don Enzo Di Nardi, don Gerardo Coppola, don Piercatello Liccardo, il diacono don Aniello Nappo e i seminaristi Marco Siano e Francesco Amarante

A Genova abbiamo incontrato Gesù Di ritorno dal Congresso Eucaristico Nazionale, il diario di viaggio delle giornate liguri

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accuino e penne pronte nella borsa. Così la delegazione della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno è partita per Genova per il XXVI Congresso Eucaristico Nazionale, che si è svolto dal 15 al 18 settembre. «Questi giorni non sono un programma da svolgere, ma un incontro con Gesù, un incoraggiamento per il cammino delle nostre comunità». Parola del cardinale Angelo Bagnasco, che consegna ai partecipanti la vera essenza dell’adunata, nel silenzio orante del Porto Antico, nel cuore del congresso. “Nella tua Misericordia a tutti sei venuto incontro” è il tema del Congresso eucaristico che torna a Genova dopo 93 anni – il primo nel 1923 – e nel cinquantesimo anniversario di ordinazione presbiterale del suo Pastore Angelo Bagnasco. Il volto della città. Nello spirito dell’Anno giubilare i delegati hanno visitato i 46 luoghi simbolici dove le 14 Opere di misericordia spirituale e corporale sono incarnate quotidianamente: carceri, ospedali, centri di accoglienza e di ascolto, scuole, mense per i poveri. La città ha aperto le sue porte intrecciando la dimensione sociale a quella spirituale. Misericordia toccata con mano e subito dopo invocata, con le quattro liturgie penitenziali nelle Basiliche dell’Annunziata, di Santa Maria Assunta in Carignano, dell’Immacolata e di Santa Zita. Nelle giornate genovesi tutto è preghiera, anche lo

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splendido concerto offerto alle delegazioni al Teatro Carlo Felice, nella serata di venerdì 16 settembre. Il cuore del congresso. I percorsi storico religiosi prima e le catechesi a cura dei vescovi italiani poi – con un approfondimento sul legame tra l’Eucarestia e le 5 vie del Convegno ecclesiale di Firenze – sono state preludio dell’anima dell’incontro: l’Adorazione Eucaristica di sabato 17 settembre. Il sole al tramonto accoglie Il Santissimo Sacramento posto sulla motovedetta Charlie Papa 288, la stessa che ha salvato tanti migranti nelle scorse settimane. «L’adorazione eucaristica – ha affermato Bagnasco – ci consegna uno “stare” alla presenza di Colui che ci vuol bene e ci conosce per nome. E questo basta a sentire che non siamo soli nelle tempeste, che siamo importanti per qualcuno, che siamo avvolti da un abbraccio d’amore». Anche i pellegrini hanno spalancato le braccia a Gesù Eucarestia, disponendosi a centinaia sul Porto Antico e lungo le banchine. È subito silenzio intorno, ciascuno ha nel cuore una preghiera, un desiderio, un motivo di lode. Il canto dell’Orchestra e Coro del Teatro “Carlo Felice”, diretti da monsignor Marco Frisina, aiuta a vivere il più intenso e suggestivo momento della tre giorni ligure. La processione eucaristica. Il Corpo di Cristo sbarca sulla terraferma: dall’ostensorio è trasferito in una preziosa urna argentea con gli onori militari all’attracco della motovedetta.


Ancora un segno eloquente a parlare ai delegati: sono i lavoratori a portare in spalla l’urna con il Santissimo Sacramento. Dai camalli del porto, agli operai della Fincantieri, della Piaggio e della Ericsson. Si parte dal mare. Lì dove i genovesi hanno costruito la loro fortuna e dove oggi prendono il largo dubbi e timori per un futuro lavorativo incerto. Lo stesso mare in tempesta che nel Vangelo obbedisce al Maestro accovacciato a poppa. Con la stessa fiducia dei discepoli, la processione si snoda per la via principale che conduce alla cattedrale di San Lorenzo. La celebrazione eucaristica conclusiva. È domenica mattina, le previsioni meteo annunciano pioggia ma sul piazzale Kennedy gli ombrelli si aprono per ripararsi increduli da un sole cocente. Con la celebrazione eucaristica presieduta dal presidente della CEI Bagnasco termina il Congresso eucaristico. Nell’omelia, un’attenzione viva per tutti: giovani, famiglie, diseredati, consacrati, sacerdoti e «quanti guardano a questo grande cenacolo con l’attesa di una parola particolare». Bagnasco assicura: «Vorremmo dirvi che vi siamo sinceramente vicini, che ci state a cuore, che ci anima una piena disponibilità a incontrarvi; insieme con voi ci sentiamo pellegrini verso casa. Siamo Pastori di una Chiesa esperta in umanità». Un nuovo umanesimo che ribadisce con forza la sua fonte: l’Eucarestia. Mariarosaria Petti

Numeri e curiosità del Congresso eucaristico

Cristo al centro e attenzione a chi è ai margini Mons. Giudice racconta il bagaglio che portiamo in diocesi dopo il Congresso eucaristico nazionale

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l tema del Congresso è sintetizzato nell’immagine di Gesù sulla barca – spiega mons. Giuseppe Giudice –, la Chiesa italiana si è fermata davanti ad una Presenza. Dinanzi a Gesù». Il nostro Pastore ha così commentato il programma congressuale: «Credo sia stata una scelta precisa l’assenza di relazioni e approfondimenti. In Diocesi portiamo un messaggio chiaro: tutto è ricentrato nella presenza del Signore, da accogliere, celebrare e adorare». A Genova i delegati hanno conosciuto il volto della Chiesa locale, una condivisione proficua secondo il vescovo Giuseppe: «Abbiamo scoperto luci ed ombre. Anche nella nostra diocesi abbiamo tante iniziative, che non sempre sono accolte e vissute. Dobbiamo ricordare che al centro non ci siamo noi, ma il Signore». L’attenzione a coloro che sono ai margini – sottolineata da Bagnasco nell’omelia della Santa Messa conclusiva – è il passaggio che il presule porta a casa: «La sensibilità verso coloro che sono ancora sulla soglia» conclude il vescovo. M. P. Piazzale Kennedy un momento della S. Messa di chiusura del XXVI Congresso Eucaristico Nazionale

866 delegati, 120 sacerdoti delegati, 65 vescovi hanno partecipato al Congresso eucaristico nazionale. 700 coristi, 300 membri delle confraternite – tradizione viva nel territorio ligure – che hanno fatto sfilare 20 “Cristi” processionali, grandi crocifissi tipici della Liguria. Le ostie sono state prodotte da Ciro, Giuseppe e Cristiano, tre detenuti che nel carcere di Opera stanno scontando condanne pesanti per omicidio. Sono loro ad aver prodotto e donato oltre 16 mila ostie, preparate artigianalmente nel laboratorio allestito nell’istituto penitenziario milanese. Anche le shopper donate ai congressisti sono state realizzate dai carcerati di Rebibbia. Grazie ad una dispensa speciale, alla celebrazione eucaristica hanno partecipato anche le claustrali della diocesi di Genova. M.P.

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VITA ECCLESIALE

Chiesa in cammino Il 28 ottobre la teologa Bruna Costacurta presenterà gli Orientamenti pastorali evidenziandone i fondamenti biblici

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La prof.ssa Bruna Costacurta

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pprofondire, meditare e leggere, alla luce delle Sacre Scritture, gli Orientamenti pastorali del Vescovo. Un compito importante e di grande interesse che monsignor Giuseppe Giudice ha affidato alla professoressa Bruna Costacurta. L’insigne teologa, il 28 ottobre, nella parrocchia di San Giovanni Battista a Nocera Inferiore, alle ore 19.00, illustrerà i fondamenti biblici degli Orientamenti dati alla diocesi il 29 giugno scorso. Piste aperte, idee guida per orientare il cammino ecclesiale e «perché nessuno si senta smarrito o ai margini della strada», vogliono servire a questo le linee che il Vescovo

Tre giorni sul senso dell’Anno liturgico

a formazione continua del clero e dei laici impegnati nei settori diocesani sono un punto fisso a cui non si può e non si deve rinunciare. Ritorna, per questo, la Settimana teologica che però quest’anno cambia forma. Non più cinque giorni e diversi relatori, ma tre giorni tutti dedicati alla liturgia e all’anno liturgico con la presenza di un unico interlocutore. Come se fosse un’unica relazione da dividere in tre giorni, dal 24 al 26 ottobre, nell’aula magna della Curia vescovile di Nocera Inferiore, l’arcivescovo Francesco Pio Tamburrino, già segretario della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, approfondirà il tema e risponderà alle sollecitazioni di un popolo di Dio attento alla propria crescita spirituale e ai bisogni di tutti i fedeli.

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ha pubblicato prima della pausa estiva, pochi giorni dopo le sollecitazioni arrivate dalla Sosta ecclesiale. Il testo di Nell’attesa della Domenica senza tramonto è composto da cinque i paragrafi: l’orizzonte; dal Sinodo alla sinodalità; ordinare; insegnare a chi non sa; verso la vetta. Un incontro di sicuro interesse, che segnerà i passi del cammino diocesano nei prossimi mesi. La professoressa Costacurta ha seguito centinaia di consacrati e laici che negli anni hanno intrapreso gli studi teologici, la sua esperienza certamente arricchirà quanti vorranno partecipare alla Lectio magistralis. Sa. D’An.

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Mons. Tamburrino insieme a mons. Giudice alla presentazione delle Norme pastorali diocesane


Il Vescovo insieme agli otto volontari del Servizio civile e il gruppo di lavoro Caritas

«Fate della vostra vita un servizio»

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mmigriamo in Campania” e “Ascoltiamo in Campania” erano i titoli dei due progetti promossi dalla Caritas e grazie ai quali otto giovani della Diocesi sono stati impegnati per un anno con il Servizio civile nazionale. La loro esperienza è cominciata il 14 settembre 2015 e si è conclusa il 13 settembre 2016. Mercoledì 21 settembre c’è stato un momento di preghiera e ringraziamento nella cappella della Curia, alla presenza del Vescovo, dei volontari, del direttore Ca-

ritas don Alessandro Cirillo, del vice don Gaetano Ferraioli, e di quanti animano gli uffici della Curia. Durante il breve ma significativo incontro, monsignor Giuseppe Giudice ha detto ai ragazzi: «Vi ringrazio per la vostra presenza. Vi invito a fare un po’ di sintesi, rileggete questo anno, gli incontri fatti. Il Signore dona grazie anche a distanza. Continuate il vostro servizio, civile o cristiano, e continuate a fare della vostra vita un servizio, cioè un dono per gli altri».

È terminata l’esperienza di Servizio civile in Caritas per otto giovani della Diocesi

FOTONOTIZIA Santa Teresina ad Angri

Due giorni di preghiera, ad Angri, alla Cittadella della Carità, intorno all’urna contenente le reliquie di santa Teresa di Gesù Bambino. Il 21 e 22 settembre la Cappella dedicata ai Santi Luigi e Zelia Martin ha accolto la peregrinatio teresiana. La due giorni è stata ricca di appuntamenti. I tre principali ci sono stati mercoledì 21: la liturgia di accoglienza (a cui si riferisce la foto), la Celebrazione eucaristica presieduta dal Vescovo e la Veglia di preghiera per i giovani.

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VITA ECCLESIALE

Novità nelle parrocchie e in Curia

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ominati due parroci nella città di Sarno. Il vescovo, monsignor Giuseppe Giudice, ha annunciato la nomina di don Domenico D’Ambrosi a parroco della comunità di Sant’Alfredo. Il sacerdote per un anno è stato vice parroco e ha affiancato i padri Pavoniani durante gli ultimi mesi di ministero parrocchiale, terminato il 3 settembre con una celebrazione di ringraziamento nei pressi della parrocchia. Don Ciro Zarra sarà invece parroco della comunità di San Sebastiano. Novità anche a Santa Maria del Presepe a Nocera Inferiore: don Alfonso Giordano è stato nominato vice parroco. Il diacono don Nello Nappo eserciterà, invece, il servizio di diaconato nelle parrocchie di Santa Maria delle Grazie e San Francesco di Paola a Pagani, aiutando il parroco don Raffaele Corrado. Il Vescovo ha rivisto pure l’organizzazione della Cancelleria, confermando don Salvatore Fiocco nel ruolo di cancelliere e nominando addetti don Carmine Cialdini e don Alfonso Giordano. Monsignor Giudice, annunciando le nomine, ha ringraziato monsignor Mario Ceneri, don Romualdo Calcide e don Ciro Galisi per il servizio finora svolto in Cancelleria.

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Don Domenico D’Ambrosi

Don Ciro Zarra


ILPANEDELLADOMENICA commenti a cura di Mena e Luciano Gambardella

Sussidio liturgico dalla XXVIII alla XXXII domenica del Tempo Ordinario (Anno C) Signore, ti adoro e ti lodo Signore, ti adoro e ti lodo. Sto contemplando il primato del tuo amore, che ti ha messo qui nelle specie del pane, in memoria vivente della tua passione e morte. Signore, nella tua debolezza e solitudine, Tu sei la nostra forza. Tu sei il risorto, tu cammini in mezzo a noi dando vita e speranza. Tu non deludi quelli che si appoggiano a Te e credono al primato del tuo amore. Nutrici, o Signore, col tuo pane. Nutrici con quelle cose che danno senso alla nostra vita.

Carlo Maria Martini Cardinale, biblista, esegeta. Uomo di Dio. (1927-2012)

9 XXVIII domenica OTTOBRE del Tempo Ordinario 2016 (Anno C) Giovanni Battista Piazzetta (1683 - 1754), veneziano di nascita e di cultura, ha voluto inseguire un miraggio di assolutezza plastica. Infatti, tecnicamente, il pittore si distingue dai veneti del suo tempo per una forza disegnativa inconsueta che lo portò ad essere il maggior disegnatore del Settecento. I migliori artisti veneziani trovarono nel suo esempi lo scheletro formale necessario per dare vita alle loro opere più significative.

Le letture: “La tua fede ti ha salvato” Prima lettura: Re 5,14-17 Salmo: Sal 97 Seconda lettura: 2 Tm 2,8-13 Vangelo: Lc 17, 11-19 Il Vangelo: Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati. (Cfr Lc 17, 12-14) Colore liturgico: VERDE

Autoritratto di Gianbattista Piazzetta

Noi alziamo muri, Dio abbraccia tutti

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e questo racconto dei dieci lebbrosi guariti, di cui uno solo torna a ringraziare, vuol parlarci di ingratitudine umana, non ci dice niente di nuovo. Il colpo da maestro che Luca tira fuori è che “questi è un samaritano”, cioè uno scismatico, uno appartenente ad un popolo che ha rifiutato Gesù proprio perché giudeo e diretto al tempio di Gerusalemme. Insomma, se proprio devo fare un favore, non lo faccio a chi mi ha cacciato fuori. Eppure Gesù mostra che la vendetta non è un sentimento che gli appartiene, sanandolo e salvandolo grazie alla fede mostrata dal lebbroso. In un mondo in cui si alzano muri contro gli immigrati, il gesto di Gesù ci mostra come Dio vuole che tutti siano salvi. OTTOBRE 2016 Insieme

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16 XXIX domenica OTTOBRE del Tempo Ordinario 2016 (Anno C)

23 XXX domenica OTTOBRE del Tempo Ordinario 2016 (Anno C)

Le letture: “Il Figlio dell’uomo troverà la fede sulla terra?”

Le letture: “Chiunque si esalta sarà umiliato”

Prima lettura: Es 17,8-13 Salmo: Sal 120 Seconda lettura: 2 Tm 3,14 - 4,2 Vangelo: Lc 18, 1-8

Prima lettura: Sir 35,15b-17.20-22a Salmo: Sal 33 Seconda lettura: 2 Tm 4,6-8.16-18 Vangelo: Lc 18, 9-14

Il Vangelo: E il Signore soggiunse: «Ascoltate ciò che dice il giudice disonesto. E Dio non farà forse giustizia ai suoi eletti, che gridano giorno e notte verso di lui? Li farà forse aspettare a lungo? Io vi dico che farà loro giustizia prontamente». (Cfr Lc 18, 6-8)

Il Vangelo: Il fariseo, stando in piedi, pregava così tra sé: “O Dio, ti ringrazio perché non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adùlteri, e neppure come questo pubblicano. […]". Il pubblicano invece, fermatosi a distanza, non osava nemmeno alzare gli occhi al cielo, ma si batteva il petto dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore”. (Cfr Lc 18, 11-13)

Colore liturgico: VERDE Colore liturgico: VERDE

Dio ascolta le nostre preghiere?

Fariseo o pubblicano

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n giovane di 22 anni scopre che la sua mamma è malata di cancro. Il male corrode giorno dopo giorno il corpo della donna che tante volte si era prostrata ai piedi del quadro della Vergine del Rosario per pregare per lui e i suoi fratelli. Quel giovane prega, invoca, grida dentro di sé l’umana richiesta di non perdere anche la mamma dopo aver perso suo padre 10 anni prima. La preghiera sembra cadere nel vuoto e la mamma vola via lasciandolo solo. Fiumi di lacrime sgorgarono per la prima volta tra le braccia del suo padre spirituale ripetendo i suoi “perché”. Il figlio non capiva bene ma, nel suo cuore, sapeva che il Signore non l’avrebbe abbandonato. Questa consapevolezza è stato un grandissimo dono. Da quel giorno sua madre si pose sotto il manto della Vergine. Chiese e ottenne grazia su grazia per il suo principino. Non conosciamo le modalità, ma il buon Dio ascolta la preghiera dei suoi eletti.

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on ho ammazzato nessuno, non ho rubato, non faccio del male, vado sempre a messa la domenica e regalo sempre i panni dismessi ai bimbi poveri». Attenzione a criticare in modo farisaico il fariseo. Che colpa ha se dice le cose come stanno? Quanto dice è comune a molti di noi. Ciò a cui dobbiamo fare attenzione è il suo atteggiamento. Nelle sue parole c’è più “io” che Dio. Ben cinque volte parla in prima persona. Si pone su di un piedistallo e da lì vede e giudica gli altri lasciando a Dio il semplice compito di ratificare. Questo comportamento porta alla cecità del cuore perché non si comprende che in Dio sono compreso anche io (D-io). Dio mi contiene e mi custodisce. Il pubblicano ha compreso tutto questo e riesce a stare alla presenza di Dio perché è cosciente che sarà accolto così com’è, con le sue debolezze e i suoi peccati. San Tommaso di Gianbattista Piazzetta


30 XXXI domenica OTTOBRE del Tempo Ordinario 2016 (Anno C)

1 Tutti i Santi NOVEMBRE solennità 2016 (Anno C)

Le letture: “Restituisco quattro volte tanto”

Le letture: “Beati i poveri in spirito”

Prima lettura: Sap 11,22 - 12,2 Salmo: Sal 144 Seconda lettura: 2 Ts 1,11 - 2,2 Vangelo: Lc 19,1-10

Prima lettura: Ap 7,2-4.9-14 Salmo: Sal 23 Seconda lettura: 1Gv 3,1-3 Vangelo: Mt 5,1-12a

Il Vangelo: Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». (Cfr Lc 19, 5-7)

Il Vangelo: «Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli». (Cfr Mt 5, 11-12)

Colore liturgico: VERDE

Colore liturgico: BIANCO

A debita distanza da Gesù

Imparare ad essere felici

D

S

ue domeniche fa un samaritano lebbroso, domenica scorsa un pubblicano e oggi il capo dei pubblicani. Cosa accomuna i personaggi di questo trittico? Tutti e tre si tengono a debita distanza da Gesù. Tutti sono in qualche modo coscienti di essere indegni di stare alla presenza di Dio e ciononostante nutrono la fiducia di essere esauditi. Zaccheo sembra solo vinto dalla curiosità di poter vedere un uomo di cui si fa un gran parlare. Si sforza di vedere ma viene visto. Nel punto d’intersezione tra l’esodo di Zaccheo e l’avvento di Gesù si realizza il miracolo della conversione. Zaccheo, a tavola, assaggia la grandezza di Dio che giunge dalla sua misericordia. Chiediamo al Signore di porre il suo sguardo anche sulle nostre vite e sulla vita dei più giovani affinché riescano a distogliere lo sguardo dal potere della ricchezza e della bellezza dedicandosi a chi è nel bisogno e attanagliato dalla solitudine.

e chiedo ai miei alunni quanti sono i comandamenti, più o meno, anche in maniera disordinata, riescono a dirli. Se chiedo il numero delle beatitudini… silenzio tombale. Come mai? Beati i poveri, perseguitati, condannati a morte, perché avranno una ricompensa nell’aldilà. Una simile lettura sconforterebbe chiunque ma Gesù non spinge affatto alla rassegnazione, anzi, come il vero maestro siede dinanzi alla folla su di un monte e invita ad essere felici. Consideriamo solo il numero delle beatitudini. Un numero che richiama l’ottavo giorno, il giorno della Risurrezione. Come il nostro Battistero ottagonale ci ricorda, col battesimo entriamo nella vita indistruttibile. Siate felici (beati) ci dice Gesù e lasciamo entrare in noi questo messaggio d’amore che sprigiona una energia tale da percepire fin d’ora la bellezza del regno di Dio. San Jacopo trascinato al martirio di Gianbattista Piazzetta

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IL PANE DELLA DOMENICA

INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Vescovi insieme

Il 10 e l’11 ottobre il Vescovo partecipa alla riunione della Conferenza episcopale campana.

L’importanza della formazione Si terrà dal 24 al 26 ottobre, nell’aula magna della Curia, il corso teologico per sacerdoti e laici impegnati a livello diocesano. Per tre mattinate l’ex segretario della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, l’arcivescovo monsignor Francesco Pio Tamburrino, approfondirà

alcuni aspetti della liturgia e dell’anno liturgico.

Opere segno

Il 30 ottobre, alle 19.30, il Vescovo presiede la Santa Messa e la benedizione dell’oratorio ristrutturato della parrocchia Santa Maria delle Grazie a Lavorate di Sarno.

Esercizi spirituali

Dal 7 all’11 novembre il Vescovo e i sacerdoti si ritirano nella casa delle Suore Compassioniste di Castellammare per gli Esercizi spirituali che saranno predicati da

Le letture: “Dio è dei viventi” Prima lettura: 2 Mac 7,1-2.9-14 Salmo: Sal 16 Seconda lettura: 2 Ts 2,16 - 3,5 Vangelo: Lc 20, 27-38 Il Vangelo: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio». (Cfr Lc 20, 34-46) Colore liturgico: VERDE

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monsignor Ernesto Vecchi, già vescovo ausiliare di Bologna.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

Scuola a raccolta Dal 13 al 15 ottobre il Vescovo, in qualità di delegato della Conferenza episcopale campana per l’ufficio scuola, partecipa al corso di formazione regionale per insegnanti di religione cattolica, organizzato dalla Conferenza episcopale campane e dall’Ufficio scolastico regionale ospitato dalla Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno all’Holiday Inn di Cava de’ Tirreni.

6 XXXII domenica NOVEMBRE del Tempo 2016 Ordinario (Anno C)

Figli di risurrezione

G

esù si trova nel Tempio e, diversamente da altri momenti, non compie miracoli, quasi a dire che l’unica sua forza è la parola. È proprio questa che gli oppositori vogliono far tacere. È il turno dei sadducei, gli ultimi della serie. Il loro sistema di pensiero nega la risurrezione. Ed è proprio su questo tema che verte la domanda, un pochino artificiale ma efficace. Come risponde Gesù? Non scende sul terreno della disputa, ma prende di mira l’incongruenza che sta sotto: «Se misuriamo l’aldilà con il metro di questo mondo, rimaniamo gretti e meschini». Chi accede alla vita di Dio avrà altri legami che non rinnegheranno quelli terreni, ma saranno totalmente nuovi. Una cosa è certa: che saremo “figli di risurrezione”, stupendo semitismo per dire che avremo parte alla vita divina grazie alla fedeltà di Dio e non per una sorta di diritto all’immortalità dell’anima.

I Santi Vincenzo Ferrer, Giacinto e Ludovico di Gianbattista Piazzetta


La gemma della fede È dedicato a madre Tersa di Calcutta il sussidio invernale firmato Anspi che vuole accompagnare gli Oratori e i Circoli dell’associazione

«O

ggi consegno questa emblematica figura di donna e di consacrata a tutto il mondo del volontariato: lei sia il vostro modello di santità! Penso che, forse, avremo un po’ di difficoltà nel chiamarla Santa Teresa: la sua santità è tanto vicina a noi, tanto tenera e feconda che spontaneamente continueremo a dirle Madre Teresa» (Dall’omelia del Santo Padre Francesco, durante la Messa per la canonizzazione della Beata Madre Teresa di Calcutta. Piazza San Pietro, 4 settembre 2016). Trova il tempo è una poesia scritta da madre Teresa sul muro della Casa dei Bambini di Calcutta, una delle prime fondate dalle Missionarie della Carità. Trova il tempo è anche il titolo del sussidio inverna-

le firmato Anspi che vuole accompagnare, per venticinque settimane di attività, gli Oratori e i Circoli dell’associazione e delle diocesi. Perché l’espressione: “Trova il tempo”? Con essa si intende proporre ad ogni realtà di trovare il tempo per provare a concretizzare l’esperienza del Giubileo della Misericordia, nel portare la “sfida” della carità nella complessità dell’educazione delle nuove generazioni. Il sussidio vuole continuare il percorso intrapreso da alcuni anni dall’ANSPI che propone attività, giochi, idee attraverso alcuni linguaggi dell’animazione. In questo sussidio, in particolare, questi linguaggi sono utilizzati per presentare

i pensieri di madre Teresa, gemme di fede e di speranza, in modo che i ragazzi ne possano fare esperienza. Non ci resta che augurarvi un buon lavoro mentre state per iniziare il vostro itinerario invernale. L’augurio più sentito che possiamo rivolgervi è di lasciarvi conquistare dal tema della carità: fatevi contagiare per contagiare poi i ragazzi che incontrerete. Trova il tempo… per metterti in gioco. Possibilmente... trova Tanto Tempo. Chiara Pagano

Trova il tempo È un monito rivolto ad Oratori e Circoli affinché trovino il tempo per: pensare come sostenere i poveri e i bisognosi, pregare insieme e trovare la forza nel Signore, ridere e portare la gioia in tutte le periferie del proprio territorio, giocare e rendere i propri spazi ludici ed accoglienti, amare ogni bambino, ragazzo, adolescente o giovane in modo incondizionato, dare tutto, vivendo ogni istante nella logica del dono, leggere la Parola di Dio, essere luoghi di amicizia e di relazioni profonde, lavorare insieme e crescere come comunità, ma soprattutto per fare la carità, con quella concretezza che caratterizza le nostre realtà.

Info

È possibile richiedere copie del sussidio, inviando una mail all’indirizzo nocerasarno@anspi.it

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Redazionale a cura della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza e dei Piccoli discepoli della Croce

Due fidanzati ai piedi della Vergine

Celebrazione alla Grotta, presieduta dal Vescovo e concelebrata da tutti i sacerdoti presenti al pellegrinaggio

Imma si è innamorata di Lourdes nel 2008, Sandro invece ha vissuto quest’anno la sua prima esperienza come volontario al 44esimo pellegrinaggio diocesano nella città di Maria, organizzato dalla Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza. La testimonianza di una coppia di fidanzati

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Insieme OTTOBRE 2016

È

dal 2008, anno in cui ho conosciuto la PUACS e mi sono letteralmente innamorata dello Spirito con cui svolgevano il “servizio” verso i fratelli ammalati, che confermo la mia presenza a Lourdes. Sono un’educatrice professionale, mi accosto ogni giorno a problematiche di tipo fisico, relazionali, studio sindromi, organizzo piani educativi individualizzati, eppure, da quando ho fatto questa esperienza qualcosa in me è cambiato, sono diventata altro e ormai non riesco a farne a meno, non riesco a non dedicare ogni anno una settimana al pellegrinaggio per ritornare in quella terra non solo santa, ma anche promessa. Da quando Sandro è entrato nella mia vita, ha sentito spesso parlare delle esperienze fatte in questi anni, delle persone che ho incontrato, non solo i volontari ma di chi ogni anno mi permetteva di toccare con mano le sue sofferenze, mi faceva diventare

le sue gambe, le sue braccia, il suo urlo come richiesta di guarigione. Quest’anno, da fidanzati, Sandro era certo di poter condividere con me una vacanza, avrebbe voluto portarmi in un posto caldo, sostare lunghi pomeriggi in riva al mare parlando del nostro futuro per distaccarci dal tran tran quotidiano. Invece, anche quest’anno, la mia chiamata è risuonata forte, a tal punto da sentire anche in lui pressante il desiderio di andare lì, tra quelle rocce maestose, tra il silenzioso scorrere del fiume e l’odore dei ceri. Per Sandro è stato molto semplice preparare le valigie: pantaloni e maglie blu comprate al volo e all’ultimo momento in un paio di negozietti al centro commerciale. Per me riprendere dal cassetto le divise, profumarle e piegarle è stato decisamente emozionante: con me quest’anno non avrei portato solo il classico bagaglio impreziosito dalla tanta pazienza… Avrei portato con me


Sandro ed Alfonso durante l’Adorazione Eucaristica

Imma e Sandro durante un momento di condivisione insieme ad Alfonso

Il bagaglio dei ricordi Imma e Anna insieme a Catello nella chiesa di S. Pio X, in attesa della processione eucaristica

L’esperienza di Sandro

M l’uomo dei miei sogni, il ragazzo della porta accanto che per anni, nel nascondimento, mi ha amata e aspettata. A Lourdes la nostra mamma celeste ci ha visti abbracciati e uniti non solo dall’amore ma anche dalla determinazione con cui abbiamo scelto di vivere la nostra vita di coppia, di volontari e di persone attive all’interno della nostra parrocchia. L’umiltà con cui ho visto Sandro accostarsi ad ogni mansione affidatagli, la dolcezza con cui si è fatto prossimo, la felicità che riempiva i suoi occhi mi ha fatta sentire la ragazza più fortunata del mondo. Lourdes cambia, rende persone migliori. Ognuno dovrebbe poter sostare, anche solo per qualche minuto, ai piedi della Vergine, toccare le pietre lisciate dalle tante mani nel corso degli anni e farsi bagnare da quell’acqua gelida e trasparente che purifica dentro e fuori. Imma

i chiamo Sandro e quest’anno sono andato per la prima volta a Lourdes. Porto nel cuore un insieme di emozioni e momenti veramente belli, vissuti insieme agli ammalati e alla mia fidanzata Imma. Ho deciso di vivere quest’esperienza senza farmi influenzare da nessuno. Ho deciso da solo, anche se sono certo che in tanti hanno accompagnato questa scelta con la preghiera. Ci siamo incontrati con il resto del gruppo alle ore 4 del mattino presso la stazione di Nocera Inferiore. Il tempo di sistemare gli ammalati in treno e siamo partiti. Tra una preghiera, una chiacchierata e la vendita di qualche bibita – ero l’aiutante barista tra le varie carrozze – e qualche oretta di sonno siamo arrivati a Lourdes con un viaggio che mi è sembrato molto più breve delle 28 ore impiegate. Giunti a Lourdes, il tempo di scaricare il treno, ho preso subito contatto con Alfonso, la persona che ho assistito insieme a Giuseppe, un altro volontario. Dopo la sistemazione in albergo, ci è rimasta una mezz’ora prima del pranzo. Giuseppe mi ha proposto di farmi visitare la grotta. Ho accettato volentieri, non potevo minimamente immaginare l’emozione che si sarebbe scatenata nel mio cuore alla vista di quel luogo santo: pelle d’oca e il cuore che batteva a mille. Dopo aver vissuto questo indimenticabile momento, è cominciato il pellegrinaggio vero e proprio ed io mi sono messo a completa disposizione di Al-

fonso. L’ho accompagnato ad ogni appuntamento: Messa di apertura del pellegrinaggio, Santo Rosario, visita alla grotta, Messa internazionale, Via Crucis, bagno alle piscine. Soprattutto l’ho aiutato nella routine quotidiana: quando doveva lavarsi, vestirsi, sedere nella sedia a rotelle, mettersi a letto. Le giornate sono state molto intense, gli ammalati assorbivano tutto il tempo ma quando sei con loro ti dimentichi di tutto. Mi bastavano poche ore di sonno ogni notte per ricaricare le batterie e mettermi di nuovo a disposizione di chi è meno fortunato di me per aiutarlo a vivere un’esperienza unica. Con Imma ho vissuto momenti indimenticabili: la visita alla grotta di sera e l’accensione dei ceri. Sono esperienze indescrivibili. Di sera si respira un’aria diversa: le luci che illuminano solo la grotta, il silenzio che cala, l’aria che ha un non so che di diverso. Tra un’emozione e l’altra la settimana è volata e ci siamo ritrovati alla stazione di Lourdes per il ritorno a casa. Anche stavolta il viaggio è sembrato più breve. Scesi dal treno abbiamo scaricato tutti i bagagli, tranne uno: quello delle emozioni e dei bei momenti vissuti durante il pellegrinaggio. Momenti che conservo gelosamente nel cuore mentre invito tutte le persone a vivere questa esperienza, perché queste poche righe non sono sufficienti per raccontare un’esperienza che cambia la vita. Sandro OTTOBRE 2016 Insieme

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LA BACHECA DEGLI AUGURI a cura della redazione

Diocesi in festa

Il 3 ottobre mons. Gioacchino Illiano, vescovo emerito della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, festeggia 29 anni di ordinazione episcopale. La preghiera e la gioia della comunità diocesana giungano liete al Vescovo Gioacchino. Auguri!

Auguri di buon compleanno

Don Marco Limodio (S. Bartolomeo Apostolo, Nocera Inf.) festeggia 41 anni, l’8 ottobre; don Piercatello Liccardo (Santa Maria del Presepe, Nocera Inferiore) compie 41 anni, il 9 ottobre; don Salvatore Fiocco (Maria SS.ma delle Tre Corone e S. Matteo, Sarno) festeggia 42 anni, il 16 ottobre; don Gerardo Rosolia (Santuario S. Bambino di Praga, Pagani) compie 72 anni, il 17 ottobre; don Raffaele Ferrentino (S. Matteo, Nocera Inferiore) spegne 39 candeline, il 18 ottobre; diac. Salvatore Di Prisco compie 73 anni, il 19 ottobre. Ogni nuovo giorno sia l’occasione per annunciare la bellezza del Vangelo. Auguri dalla redazione di Insieme!

Buon anniversario di ordinazione presbiterale a:

don Andrea Amato, don Vincenzo Buono, don Raffaele Ferrentino, don Salvatore Fiore, don Marco Limodio, il 3 ottobre; don Vincenzo Califano, il 6 ottobre; don Ciro Galisi e don Antonio Guarracino, il 7 ottobre; padre Giuseppe Ferraioli, il 20 ottobre; don Antonio Mancuso, il 26 ottobre; don Giovanni Padovano e don Ciro Zarra, il 30 ottobre. Buon anniversario di ordinazione diaconale a don Salvatore Verdoliva, il 23 ottobre. Sia sempre orientato alla gioia del Vangelo il vostro ministero. Auguri!

Buon compleanno ai referenti

Iolanda Campanella (S. Giuseppe, Nocera Inferiore) compie gli anni, il 5 ottobre; Luisa Sellitti (S. Antonio di Padova, Orta Loreto) festeggia il compleanno, il 9 ottobre; Carolina Celentano (S. Maria delle Grazie, Sarno) festeggia il compleanno, il 13 ottobre. A voi, preziose antenne di Insieme sul territorio, i migliori auguri per il vostro compleanno.

Luisa Sellitti

Diacono Salvatore Di Prisco

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Insieme OTTOBRE 2016

Don Gerardo Rosolia

Iolanda Campanella

Auguri speciali

Nella gioia e nel dolore, in salute e in malattia, da 25 anni la gioia del “sì per sempre” di Marco e Luigia Campanino. Auguri da tutta la comunità poggiomarinese.


AUGURI NONNI Dal 2005 è stata introdotta in Italia la Festa dei nonni, per celebrare l’importanza del ruolo svolto dai nonni all’interno delle famiglie e della società. Il fiore ufficiale della festa è il Non-ti-scordar-di-me. Nella stessa giornata la Chiesa celebra la festa degli Angeli custodi. In questa bacheca gli auguri per i nonni del nostro Agro nocerino-sarnese.

Ecco la meravigliosa nonna Lucia che all’età di 84 anni cucina ancora per tutta la famiglia Sirica. Grazie nonna, ti vogliamo bene! Buona festa dei nonni. Flavia

Questa foto è stata scattata in una delle occasioni più belle ed importanti della mia vita: l’attesa della mezzanotte di fine anno, trascorsa tutti insieme, nella vostra casa, (guai se mancava qualcuno!). Quante risate, quante chiacchierate ed anche litigate intorno a quel tavolo che riusciva ad essere accogliente per tutti noi. Ci mancate tanto nonno Carmelo e nonna Antonietta, ma so bene che insieme a nonno Alfonso e nonna Domenica vegliate su di me e sulla mia famiglia! Auguri buona festa dei nonni! Sonia

Nonna Raffilina ti voglio tanto bene… quando mi fai giocare con l’Ipad! Ci aspettano tanti bei momenti da vivere insieme. Tanti auguri nonna! Emanuele Contagiami sempre con la tua energia esplosiva. Tanti auguri nonna Sofia! Sofia

Infiniti auguri per te nonna Genoveffa, forte condottiera di questa nave di folli nipoti. Ci hai fatto sentire sempre tutti uguali, ognuno di noi è stato il primo nel tuo cuore e mai nessuno si è sentito ultimo. Grazie per ogni carezza, ogni bacio, ogni pranzo, grazie per i racconti della tua giovinezza, ma grazie soprattutto per averci insegnato ad avere fede in Dio. Felice festa dei nonni, con affetto. I tuoi nipoti e pronipoti

Per la mia prima festa dei nonni voglio fare gli auguri e dare un grosso abbraccio ai nonni Gerardo, Anna e Alfonso e mandare un bacio alla nonna Antonietta che mi guarda dal cielo. La vostra Anna Antonia Quando penso alla mia terra lontana la mente vola subito a voi, nonna Filomena e nonna Anna. Le mie radici hanno il vostro volto, la melodia che ancora oggi mi culla la notte, la vostra voce. Vi amo. Vostra nipote, Francesca Auguri nonni! Auguri a nonno Mimmo che sa “aggiustare” ogni cosa nella mia vita e auguri a nonna Grazia, che non mi lascerà mai sola. La vostra Giulia La nonna è una mamma, con cuore d’oro ricoperto da un doppio strato di dolcezza. Auguri nonna Luisa! Denise

Insieme anche al bar

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NEWSDALLEPARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

Santa Maria Maddalena in Armillis Sant’Egidio del Monte Albino

Santa Maria dei Bagni Scafati

Condivisione: parola d’ordine al campo scuola

“T

utto quel che vuoi è nell’amore, nell’amicizia, nella fratellanza”. Queste le parole chiave che ci hanno guidato durante il campo scuola parrocchiale tenuto a Santa Maria di Castellabate. Convivere con molte persone con caratteri diversi può risultare difficile ma è proprio in questo che il campo scuola ci ha aiutati, spronandoci a mettere in luce i pregi e lasciare da parte i difetti di chi ci è stato affianco. Attraverso l’analisi dei doni che Dio ci presenta quotidianamente e grazie all’aiuto di padre Massimo Staiano, suor Maria Fara, del seminarista Francesco e degli educatori, abbiamo imparato a dare il giusto valore ai nostri sogni, all’amicizia e alla famiglia, temi centrali del nostro cammino. Cammino che si è concluso con la Santa Messa celebrata dal nostro caro padre Massimo che successivamente ha invitato tutti noi ragazzi ad accostarci al sacramento della confessione. In definitiva questo campo scuola ci ha lasciato insegnamenti capaci di spingere ognuno di noi a sperare di avvicinarci con gioia sempre maggiore alla parola di Dio. I giovani dell’A.C.R.

La Gioventù francescana di Scafati a Tramonti

La misericordia come stile di vita

Q

uest’estate, i Giovani francescani di Scafati per il loro campo locale hanno trascorso alcuni giorni al convento San Francesco di Tramonti, riscoprendo le parole di papa Francesco dell’omelia del 30 giugno. Egli invitava i giovani ad essere misericordiosi verso il prossimo con queste parole: «Non dimenticare mai che la misericordia non è una parola astratta, ma uno stile di vita». Ed ancora: «La misericordia ha occhi per vedere, orecchi per ascoltare, mani per risollevare». Seguendo il messaggio di papa Francesco, i giovani hanno avuto varie esperienze. Sono andati in spiaggia per imparare ad ascoltare, pregando poi con i bagnanti in stile francescano; hanno pregato con le clarisse di Ravello durante i vespri, ammirando il percorso e facendosi affascinare dal loro canto. Infine hanno riflettuto su quanto anche le persone più vicine a loro hanno bisogno di aiuto e si sono ripromessi di avere i poveri e gli ultimi come fratelli. Debora Saporito

FOTONOTIZIA

I partecipanti al campo estivo

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“Dal palco in su!” è il titolo del campo unitario di Azione Cattolica della parrocchia S. M. del Presepe in Nocera Inferiore, svoltosi a Salerno dal 1 al 4 settembre. Aiutati da quattro personaggi alla ricerca della loro storia, in un teatro “sgangherato e fuori mano”, ragazzi, giovani e adulti hanno guardato la loro vita alla luce dello speciale rapporto di figli dell’unico Padre. Assieme a loro il parroco don Piercatello Liccardo, don Ciro Zarra e il diacono don Aniello Nappo.


Le reliquie di Cecilia Eusepi

Sant’Antonio di Padova Orta Loreto

Un anniversario speciale

D Santa Maria Addolorata San Potito di Roccapiemonte

Piccolo niente di Gesù

«C

ome un pagliaccio mezzo grullo, buono a nulla». Questa è la storia di una ragazzina, dalla breve vita, consumata dalla tubercolosi a soli diciott’anni, nel 1928. Nulla di speciale, se non fosse che per Qualcuno sia stata invece tanto preziosa. «A volte stupita mi domando, che cosa abbia potuto trovare in me Gesù, così di attraente, da attirarlo verso il mio nulla, da ricolmarmi delle Sue più affettuose cure. La mia debolezza estrema, ecco l’unica possibile risposta». Si chiama Cecilia Eusepi questa giovane vissuta agli inizi del secolo, in un paese alle porte di Roma, dichiarata beata da Benedetto XVI nel 2012. Oggi c’è già chi la considera una sorella spirituale di santa Teresa di Lisieux. La fraternità di S. Potito ha avuto l’onore e la gioia di accogliere una sua reliquia per quasi un mese. Perché anche lei, a soli 12 anni, si iscrisse all’Ordine dei Servi di Maria. È stato bello accogliere una sorella, e che sorella! E radunarsi in chiesa per pregare ed emozionarsi a leggere le pagine del suo diario. Fino alle lacrime. Natalino Gentile

opo la pausa estiva, il 13 e 14 settembre, la comunità di Orta Loreto, con grande gioia, ha partecipato ai festeggiamenti in onore del decimo anniversario di ordinazione presbiterale di don Gerardo M. Coppola. Diversi sono stati gli appuntamenti per questo evento. Il 13 settembre, vigilia dell’anniversario, alcuni sacerdoti e seminaristi, in parrocchia, hanno animato una veglia di preghiera per le vocazioni. Al termine, la comunità parrocchiale, con uno spettacolo che ha abbracciato teatro e musica, ha voluto omaggiare il parroco e festeggiare l’inizio di un nuovo anno di attività all’interno della nostra grande famiglia. Il 14 settembre, festa dell’Esaltazione della Santa Croce, in ricordo dell’ordinazione sacerdotale di don Gerardo, il vescovo Giuseppe ha presieduto la solenne celebrazione eucaristica. Presenti anche don Raffaele Corrado e don Carmine Vitolo che, 10 anni fa insieme a don Gerardo, sono diventati discepoli del Signore nella concattedrale di Sarno. Al termine della celebrazione abbiamo vissuto un momento di festa e don Gerardo ha raccontato: «La sera prima della mia ordinazione avevo un grande senso di timore, l’idea che sarei diventato sacerdote per l’eternità mi spaventava ma oggi, dopo 10 anni, ringrazio il Signore per tutta la grazia che mi ha donato in questo tempo». Dina Grimaldi

Don Gerardo Coppola con mons. Giudice e i suoi genitori

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NEWS DALLE PARROCCHIE

San Michele Arcangelo Nocera Superiore

San Teodoro Martire Sarno

UNA STATUA AL CUORE di Gesù

Il primo anno con don Antonio Agovino

I

U

l 3 giugno è stata la festa del Sacratissimo Cuore di Gesù celebrata con particolare solennità nella parrocchia di San Michele Arcangelo. Moltissimi fedeli hanno partecipato alla celebrazione ed hanno così manifestato la grande devozione che hanno nel Sacratissimo Cuore di Gesù. Dopo la celebrazione liturgica, presieduta da don Giuseppe Perano, c’è stata la benedizione di una grande statua del Cuore di Gesù collocata precedentemente sul sagrato della chiesa. Con grande solennità il parroco ha consacrato l’intera comunità al Sacro Cuore di Gesù. È seguito poi un momento di condivisione. I presenti hanno condiviso dolci e rustici preparati dal gruppo dell’Apostolato della Preghiera e anche da altri fedeli che hanno voluto offrire a tutta la comunità un momento di gioia e fraternità. Federica Pepe

La benedizione della statua del Cuore di Gesù

FOTONOTIZIA

La comunità di San Sebastiano di Sarno accoglie il nuovo parroco don Ciro Zarra, salutando con gratitudine don Domenico D’Ambrosi.

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n anno trascorso insieme, un anno scandito dall’amore di Dio. È quello vissuto alla guida della parrocchia San Teodoro da don Antonio Agovino, che lo scorso 4 settembre ha “festeggiato” il primo anno da pastore della comunità teodorina. «Dal primo giorno in cui sono arrivato – ha spiegato don Antonio – ho tentato di portare alcune “realtà” da applicare: accoglienza, soprattutto verso i più “lontani”; rinnovamento di mentalità, che porti tutti ad abbandonare personalismi e a vivere secondo gli insegnamenti della Chiesa e del Vangelo; misericordia, che è speranza, carità e porta del Paradiso». «E sono, questi – ha continuato il parroco – i concetti su cui incentreremo il nostro futuro cammino di Figli di Dio. Sarno ha bisogno di un cambiamento soprattutto all’interno delle strutture cristiane, dove vige una religiosità ancora popolare ed occasionale. Dobbiamo essere, invece, esempio per gli altri. E solo mettendoci al servizio degli altri potremmo essere degni testimoni della Parola di Dio». Michele Lanzetta

Don Antonio Agovino


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IN PARROCCHIA a cura di Antonietta Abete

PAGINA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE SS. ANNUNZIATA - NOCERA INFERIORE L’impegno delle suore in parrocchia

“Non cessate di pregare per me”

I

n questo anno di grazia dedicato alla Divina Misericordia, Dio ha donato alla Chiesa di Nocera – Sarno un Santo. Alfonso Maria Fusco, che sarà proclamato Santo il 16 ottobre in piazza San Pietro, era sacerdote diocesano e cittadino angrese. Amava la Chiesa, la sua gente e in particolar modo i bambini poveri. Portava nel cuore un unico desiderio: fare del bene. Desiderio che è sintetizzato nella frase: “Vorrei che anche la mia ombra potesse fare del bene”. Noi Suore Battistine cogliamo l’occasione per ringraziare don Antonio Mancuso, parroco delle comunità parrocchiali SS. Annunziata e S. Maria del Carmine, per averci dato la possibilità di scrivere questo articolo, dedicato al futuro Santo, al nostro carisma e al nostro servizio nella chiesa e in particolar modo in questa comunità. Sull’esempio di Gesù di Nazareth che andava amando e beneficando tutti, don Alfonso Maria Fusco spese tempo, risorse umane e spirituali per riscattare i poveri dalla loro miseria e dai mali dai quali erano afflitti. Il legame con la comunità. Il suo desiderio di fare del bene non si è spento

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con la morte ma vive ancora oggi nel mondo. La Congregazione da lui fondata è presente in 16 Paesi del mondo e in 4 continenti. Noi Suore, consacrate al Signore, ci sforziamo con la grazia di Dio di vivere nella chiesa l’amore per Dio e per i fratelli. Nelle comunità della SS. Annunziata e di Santa Maria del Carmine, don Antonio Mancuso ci dà la possibilità di evangelizzare con la parola e con le opere attraverso la liturgia, la carità e la catechesi. La chiesa SS. Annunziata ha uno stretto legame storico con la Casa Madre: l’allora parroco don Giuseppe Letterese donò a don Alfonso Maria Fusco le stalle dietro la chiesa. Fu così che da una stamberga e cinque lirette iniziò la storia della Piccola Casa della Provvidenza. La Divina Provvidenza è sempre stata la corona e l’antenna del carisma dell’Istituto Battistino. Viviamo questo tempo di grazia con la speranza di guardare al passato per vivere il presente e proiettarci nel futuro. La Vergine Addolorata, tanto amata dal Fondatore, ci sia guida e compagna nel cammino quotidiano. Suor Monica Spadaro

l’impegno delle Suore Battistine nelle comunità SS. Annunziata e Santa Maria del Carmine ad Angri: Attraverso il loro apostolato il desiderio di FARE IL BENE DI Alfonso Maria Fusco continua a vivere

Don Antonio Mancuso insieme a suor Monica Spadaro


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN MICHELE ARCANGELO - NOCERA SUPERIORE

La statua del Sacro Cuore di Gesù

Il Cuore di Gesù, immagine della tenerezza del Padre L’Apostolato della Preghiera ha una particolare devozione al Cuore di Gesù. Conta 40 iscritte ed è presente nella comunità San Michele Arcangelo a Nocera Superiore dal 1917

L’

Apostolato della Preghiera è un’unione di fedeli che ha una particolare devozione al Cuore di Gesù. Questa devozione, contenuta in germe nella Sacra Scrittura, approfondita dai santi padri e dai dottori della Chiesa, ha avuto particolare incremento e la sua configurazione odierna in seguito alle apparizioni di Gesù Cristo a Santa Margherita Maria Alacoque, nel monastero di Paray-le-Monial, a partire dal 27 dicembre 1673. È a lei e alle sue visioni mistiche che si devono molte delle attuali pratiche della spiritualità del Sacro Cuore: il giorno della festività liturgica del Sacro Cuore, celebrata sempre il venerdì della settimana dopo il Corpus Domini; l’ora di adorazione e la comunione riparatrice nel primo venerdì del mese; il quadro del Sacro Cuore esposto nelle famiglie e la stessa iconografia del Sacro Cuore. Da allora si è diffuso rapidamente nel culto del popolo cristiano, mentre la Chiesa l’ha elevato alla dignità liturgica di “Solennità”. Il Cuore di Gesù è simbolo dell’amore infinito, della tenerezza e della misericordia di Dio Padre. Il “Cuore di Cri-

sto” è lo stesso Gesù, ricco di amore per il Padre e per gli uomini. La realtà parrocchiale. È dal 1917 che nella parrocchia di San Michele Arcangelo di Nocera Superiore esiste il gruppo dell’Apostolato della Preghiera. Attualmente conta più di 40 iscritte. Tutte partecipano assiduamente alla celebrazione della Messa domenicale e agli incontri di formazione quindicinali che diventano settimanali in occasione dei periodi “forti” dell’anno liturgico. Prendono parte anche alle varie pratiche di pietà svolte in parrocchia, come l’esercizio della Via Crucis, della Via Matris, della Via Lucis, la Scala Santa presso le suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucarestia. Ancora più assidua è la partecipazione all’ora di adorazione del primo venerdì del mese, alla novena al Sacro Cuore e a quella alla Divina Misericordia. Molte di esse partecipano alla celebrazione quotidiana della Santa Messa e animano la recita del Santo Rosario. Alcune sono ministri straordinari della Comunione, lettori, operatrici del decoro della chiesa, catechiste. Nel mese di maggio il gruppo dell’Apostolato del-

la Preghiera si reca in pellegrinaggio in un santuario mariano a conclusione dell’anno di formazione. Negli ultimi anni è nato il gruppo della “Creatività” che si occupa di raccogliere, durante l’anno, i fondi per le varie necessità della comunità, attraverso le offerte raccolte con i lavori fatti a mano. Si confezionano rose, palme e mimose distribuite dopo le celebrazioni eucaristiche. Federica Pepe

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN SISTO II - PAGANI Coordinatore redazione parrocchiale: Michele Raiola

La comunità ha un nuovo spazio È stata riaperta al culto, lo scorso 12 settembre, la Chiesetta in via S. Erasmo. Gioia grande per tutta la comunità parrocchiale

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o scorso 12 settembre, giorno in cui si ricorda la Madonna di Montevergine, è stata riaperta la Chiesetta in via S. Erasmo. Utilizzata fino ad oggi dagli scout il sabato pomeriggio, dopo i lavori di ristrutturazione è possibile celebrare la Santa Messa. Anche il giardino è stato sistemato, abbellito da un ulivo che ricorda la terra di Gesù, un altare, una croce ed un’icona della Madonna, è divenuto uno spazio in cui poter celebrare anche all’aperto. Il 12 settembre la Chiesetta è stata inaugurata con una celebrazione eucaristica e un momento di festa che ha visto la comunità parrocchiale impegnata e presente. Pubblichiamo le immagini più belle della serata.

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE - CASATORI DI SAN VALENTINO TORIO Alcune immagini della XXI edizione

L’Infiorata 2016, benedetta dalla pioggia Il diario di bordo degli infioratori, tra cattivo tempo e segni da interpretare

“Pioggia scendi su di noi lava l’anima dal male… Ogni goccia ha dentro sé lo spirito del bene” queste frasi sono parte del testo di una canzone famosa che si avvicina all’esperienza appena vissuta durante l’Infiorata di Casatori. Pioggia è la parola più ricorrente che ci ha accompagnato nella fase di preparazione e di realizzazione dell’Infiorata 2016. Ormai era diventato consuetudine il gesto di volgere gli occhi al cielo per scrutare e capire cosa era in serbo per noi. Ogni anno non c’è Infiorata se non si combatte con l’incertezza del tempo. Acqua, vento, afa, ma mai come in questa ventunesima edizione il meteo ha inciso così tanto e negativamente. Nell’anno della Misericordia, tema scelto per l’edizione appena conclusa, ci viene chiesto di accettare la volontà di Dio. Non è forse vero che l’uomo propone e Dio dispone? I nostri progetti non sempre sono quelli del disegno divino. Ancor di più quest’anno, abbiamo dovuto accogliere ciò che ci si è presentato. La pioggia come una benedizione è scesa su ciascuno di noi, come a voler trasformare ogni cosa, come un voler metterci alla prova, per saggiare la nostra costanza, il nostro impegno, la nostra pazienza. Ciò che si leggeva sui nostri volti, quando la pioggia ha spazzato via quasi la metà dei tappeti, che la sera precedente con maestria e cura erano stati realizzati, non era rabbia, né tri-

stezza o rassegnazione, ma solo accettazione di quanto ci era stato donato in qualunque istante e in qualunque modo. Anzi, ci siamo sentiti come comunità ancora più unita e orientata a trovare soluzioni per evitare che tutto ciò si possa ripetere ancora. Certo è che i momenti più intensi, più belli, siamo riusciti a viverli pienamente, a volte sono state cambiati i luoghi o gli orari, ma abbiamo saputo far fronte agli imprevisti. Ciò che resta un mistero è che ogni qual volta la statua della Vergine Addolorata è stata in processione o portata all’aperto per i vari appuntamenti la pioggia non è mai venuta giù. È forse questo un segno che dobbiamo leggere ed interpretare, come a dire che solo alcune cose sono importanti. Il tema dedicato alla sezione “Piccoli Infioratori” era Il Piccolo Principe, in questo libro la volpe dice “non si vede bene che col cuore, l’essenziale è invisibile agli occhi”. Non è proprio questo il messaggio che Papa Francesco, nell’anno Giubilare, ci vuole far comprendere? Essere misericordiosi non vuol dire guardare l’altro e il mondo con gli occhi del cuore? E allora se la pioggia porta grazia, che ben venga ad inondare il nostro animo perché tutto sia reso nuovo per essere pronti e ricominciare, con più slancio, a pensare e progettare la prossima infiorata di Casatori. Marina Longobardi OTTOBRE 2016 Insieme

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT'ALFREDO - SARNO Foto di gruppo con la famiglia pavoniana

Una sola parola: grazie

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na serata ricca di emozioni. La famiglia pavoniana al completo erano presenti anche il superiore generale e quello provinciale - ha ricordato che durante i 20 anni trascorsi al sud sono diventati dei “veri pavoniani”, proprio come il loro fondatore desidera, perché sono andati incontro ai ragazzi e alle fasce deboli.

Grande affluenza alla celebrazione eucaristica, presieduta da sua eccellenza mons. Giuseppe Giudice e concelebrata da mons. Illiano e da 30 sacerdoti della diocesi Nocera InferioreSarno: c’era la comunità parrocchiale di S. Alfredo a cui si sono aggiunti tanti fedeli giunti da tutta la diocesi. Una sola parola ci ha accompagnati e ha fatto da sfondo all’intera serata: Grazie. Una parola capace di riassumere quanto la presenza dei pavoniani sia stata importante per la città di Sarno e per la diocesi tutta. Un video, realizzato con cura e dedizione, ricorda le numerose attività messe in piedi in 20 anni. Dalla casa famiglia alla legatoria per giovani in difficoltà, dai centri di ascolto alla nascita dell’oratorio parrocchiale. E ancora tante attività e opere di bene, in particolare l’impegno a favore degli sfollati dopo la frana del 5 maggio 1998.

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Il bilancio della serata è sicuramente positivo. Più di 1300 persone in uno spazio di circa 4000 metri, messi a disposizione dalla famiglia Saviano (piazza di S. Alfredo era piccola). In qualità di coordinatore della serata, devo ringraziare i 200 collaboratori, tra adulti, ragazzi, membri della comunità, corale S. Alfredo diretta dal maestro Sellitto, le numerose aziende e i fedeli della comunità di S. Alfredo che hanno contribuito economicamente alla realizzazione della manifestazione. Infine, le forze dell’ordine, il sindaco di Sarno, Giuseppe Acanfora, e quello di San Valentino Torio, Michele Strianese. Mentre scriviamo, la famiglia pavoniana è già impegnata su altri fronti: padre Pietro è a Milano impegnato come vice parroco, padre Pierluigi a Trento in qualità di superiore di una scuola, fratel Ennio a Montagnana in provincia di Padova, fratel Mario a Trento, padre Antonio e padre Flavionin in Burkina Faso, in Africa. Infine padre Giovanni e padre Paolo, che sono a Roma. Il prossimo appuntamento con la famiglia pavoniana è il 16 ottobre a Roma per la canonizzazione del fondatore Ludovico Pavoni. Renzo Bacarelli

Insieme a Renzo Bacarelli abbiamo tracciato un bilancio del saluto alla comunità pavoniana dello scorso 3 settembre Un momento della serata

La celebrazione eucaristica


Alcuni momenti della celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Giuseppe, animata dalla corale S. Alfredo, diretta dal maestro Sellitto

Vent’anni di presenza, vent’anni di sole

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abato 3 settembre è stata una meravigliosa giornata di sole. Stupendo il tramonto all’inizio della Celebrazione eucaristica, rendimento di grazie a Dio amore, a padre Pietro Lombardi e ai pavoniani che hanno amato e servito Sarno e la nostra diocesi per 20 anni. Si può paragonare al sole la presenza di padre Pietro e dei suoi confratelli. Dal sole partono tanti raggi, segno e presenza di amore concreto, di speranza, di condivisione, di solidarietà che hanno raggiunto e accompagnato centinaia di persone che hanno invocato il bisogno di Dio e della Provvidenza. Vent’anni di presenza, vent’anni di sole. Il sole è tramonto, ma fiducioso si alzava e dona ancora la sua presenza e chiama a continuare una missione che non può finire, è la missione di Cristo, è la missione del Vangelo, è la missione della chiesa, è la missione del Cristiano.

Accanto a padre Pietro, in quest’anno circa di presenza e di condivisione, ho imparato come vedere Gesù nel prossimo, Gesù che bussa alla porta, Gesù che ha bisogno in tante famiglie, Gesù che vuole riempire con la sua grazia e amicizia tanti cuori affranti e appesantiti. Egli mi ha testimoniato la scelta di Dio riassunta in modo radicale, egli è un cristiano, come dice papa Francesco “ciò che è, ciò che ha è per gli altri amati nel suo nome”. L’impegno pastorale che ora mi viene chiesto di vivere come parroco è grande e bello ma non difficile perché c’è una comunità cristiana formata e cresciuta che sa collaborare e può mettere a frutto ancora di più i doni che Dio che ha affidato a ciascuno per la sua gloria. Da parte mia, eccomi! Don Domenico D’Ambrosi

Il ringraziamento di don Domenico D’Ambrosi che è stato accanto a padre Pietro Lombardi nell’ultimo anno e a cui, adesso, è affidata la cura pastorale della comunità Sant’Alfredo di Sarno

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE MARIA SS. DI COSTANTINOPOLI - NOCERA SUPERIORE IN REDAZIONE GIOVANNI GIORDANO ED ELISA CALIFANO

Foto di gruppo del campo unitario di Azione Cattolica

Gli insegnamenti di madre Teresa e san Leopoldo

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ra i ricordi più belli di questa estate, il Campo scuola unitario di Azione Cattolica merita un posto speciale. Nella splendida cornice di Benevento, ottanta persone – adulti, ragazzi e bambini – dal 25 al 28 agosto, guidati dai propri educatori, hanno abbandonato tutto ciò che appartiene al mondo e, divertendosi, hanno vissuto un’esperienza emozionante.

Al centro dei quattro giorni la misericordia di Dio, aiutati da due modelli da seguire: santa Teresa di Calcutta e san Leopoldo Mandic. Due esperienze di vita diverse, madre Teresa chiamata a vivere “povera tra i poveri”, san Leopoldo che ha passato giornate intere al confessionale. Entrambi esempi meravigliosi di Misericordia. Noi non siamo altro che “una piccola matita nelle Mani di Dio”, la famosissima frase di santa Teresa che ci aiuta a comprendere quanto siamo piccoli nei Suoi confronti e che non possiamo fare altro che compiere la Sua volontà. Dai più piccoli ai più grandi, tutti hanno sviluppato durante il campo gruppi, giochi e catechesi sulle 14 opere di misericordia. Ognuno è tornato con un bagaglio pieno e, com’è solito dire sul finire di ogni campo scuola, “il vero campo inizia quando si ritorna a casa”, sperando che l’esperienza non sia stata solo un’occasione per divertirsi, ma un tempo per ricaricarsi e vivere la propria vita arricchiti da una fede sempre più forte. Giovanni Giordano

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Si è svolto dal 25 al 28 agosto, a Benevento, il Campo scuola unitario di Azione Cattolica. Ottanta persone, alla scuola di santa Teresa di Calcutta e san Leopoldo Mandic hanno fatto esperienza di misericordia

“Selvaggia” vacanza di Branco Il gruppo scout ha vissuto, lo scorso agosto, la vacanza di branco a Salerno, in zona Carmine. Tanti i giochi ideati dai capi per insegnare ai lupetti il valore del tempo e del dialogo

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n una terra selvaggia viveva una tribù di barbari...”. È iniziata così la vacanza di Branco che si è svolta quest’anno in agosto, a Salerno, in zona Carmine. Il tema è stato scelto dai lupetti tra una serie di proposte, che in stile Scout legano il gioco all’intervento didattico e alle riflessioni religiose. I capi Amelia Akela, Antonio Kaa, Manuel Bagheera, Vincenzo Fratel Bigio e Natalia Raksha, con esperienza,


La tradizione continua

Due momenti del campo

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nche quest’anno la notte del 14 agosto la comunità si è recata in pellegrinaggio a Materdomini per la celebrazione della Santa Messa in onore della Madonna di Materdomini, uno dei Santuari mariani più antichi della Campania. Secondo la tradizione, l’icona della Vergine fu ritrovata nel 1041 da una contadina di nome Caramarì a cui apparve la Madonna chiedendole di scavare sotto una quercia. La Sacra Icona fu ritrovata fra due lastre di marmo e fu intitolata Mater Domini. In questa notte centinaia di pellegrini giungono dai paesi vicini, ogni comunità con il proprio carro dedicato alla madonna. Il nostro carro sviluppava in pieno il senso dell’anno della misericordia: aveva ovviamente al centro il quadro della Madonna di Materdomini, l’eucarestia, il simbolo dell’anno della misericordia e il pellicano. Il pellicano, nella simbologia cristiana, è l’emblema di Gesù Cristo, infatti è un pellicano che si lacera il corpo pur di conservare in vita i suoi piccoli. Marina Massa

I ragazzi insieme ai capi

fantasia ed entusiasmo hanno creato i costumi e le scene con materiali poveri e ideato i giochi che insegnano a dare valore al tempo ed alle attività che si svolgono, a dialogare con gli altri, a riconoscere l’autorità e a superare l’egocentrismo. Ogni attività è stata quindi svolta con l’intento

di rafforzare il carattere, la forma fisica, il sentimento di solidarietà e le capacità manuali. “Tutto col gioco, niente per gioco” (B. Powell). La preghiera ha illuminato ogni momento dando maggior valore ad ogni parola, azione, gioco. Antonio Basile

La notte del 14 agosto la comunità si è recata in pellegrinaggio al Santuario di Materdomini dove, secondo la tradizione, nel 1041 fu ritrovata l’icona della Vergine

Rettifica IL BLOG Nel numero di settembre di Insieme, nello speciale dedicato alla GMG di Cracovia, a pagina 29 c’è un errore. Il blog www.diariodiunagmg.it è stato scritto dai seminaristi Antonio Padovano Sorrentino della parrocchia Maria SS. di Costantinopoli e Giovanni Monteforte dell’Arcidiocesi di Napoli (e non di TeggianoPolicatro come erroneamente riportato). La redazione di Insieme si scusa per l’imprecisione.

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA - POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Musica & Testimonianze diventa maggiorenne 18 anni di fede e spettacolo con Giobbe Covatta e Beatrice Fazi. Lacrime ed emozione in platea per i ballerini paralimpici

Insieme a padre Silvano Controne

Giobbe Covatta intervistato da Mariano Rotondo

Foto di gruppo con gli Amici del Presepe

Il concerto della Comunità Gesù Risorto

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Foto di gruppo dei ragazzi di Gabriele Cretoso con Beatrice Fazi

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iciotto anni di Musica & Testimonianze, la manifestazione di Fede e spettacolo diventata “maggiorenne” grazie all’impegno profuso dall’associazione Amici del Presepe. Un’edizione importante anche per la caratura degli ospiti intervenuti e per la platea sempre più folta che assiste ad una kermesse ormai consolidata e che il Comune ha voluto fare rientrare nel patrimonio cittadino. Weekend di grandi attese, insomma, con il sabato sera che ha visto l’attore Giobbe Covatta fare la parte del leone: l’artista napoletano ha raccontato le sue esperienze in Africa, senza disdegnare momenti di pungente cabaret. La chiusura è stata poi affidata al concerto della Comunità Gesù Risorto, oltre 20 elementi su un palco piuttosto caldo. In mezzo, la danza paraolimpica con le coppie di non vedenti e ipovedenti. Ma la danza per disabili ha dato il massimo la sera successiva, la domenica, quando i ragazzi del Maestro Gabriele Cretoso si sono esibiti provocando fortissime emozioni in platea. Tanti applausi ed occhi lucidi per i ballerini in carrozzella che hanno dato tutto, suscitando commozione intensa. L’ospite della serata è stata l’attrice Beatrice Fazi, la Melina di “Un Medico in Famiglia” che ha parlato della sua conversione e dell’incontro con Dio. A chiudere Maurizio Fratamico. Gli Amici del Presepe sono già al lavoro per il prossimo anno e c’è da scommetterci che si supereranno, così come affermato da don Aldo D’Andria: «Ogni anno a Poggiomarino arrivano persone da tutta Italia che ci fanno capire quanto sia importante avere la forza di affidarsi al Signore».


A CURA DELLA COMUNITà PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA - CICALESI COORDINATORE DI REDAZIONE FRANCESCO COPPOLA

Il gruppo del 29 maggio

Festa di abbracci e di Prima Comunione Cinque gruppi di bambini, in questi mesi, hanno ricevuto la Prima Comunione. L’incontro con Gesù è come un abbraccio in cui ci si sussurra “ti voglio bene”: questo è il messaggio che i catechisti hanno cercato di trasmettere ai piccoli

P Gruppo del 5 giugno

oche parole, le stesse parole, possono essere espresse in tanti modi diversi. Ognuna di queste modalità cambia, in qualche modo, il significato delle parole stesse. Scrivo un messaggio con il telefonino: TVB, oppure ti chiamo con il cellulare e ti dico: “Ti voglio bene”; magari ti incontro e ti dico faccia a faccia: “Ti voglio bene!”. Ma se stiamo abbracciati e ti sussurro all’orecchio “Ti voglio bene!” è tutta un’altra storia. Potremmo paragonare il messaggio con il telefonino alla nostra preghiera personale, la telefonata alla nostra preghiera di gruppo, l’incontro faccia a faccia alla celebrazione dei sacramenti. Momento straordinario, però, è l’abbraccio e il sussurrarsi le cose all’orecchio: è il fare la comunione, mangiare il pane consacrato, il Corpo di Cristo! Stare uniti a Lui in modo unico e indescrivibile. Questa è l’esperienza che cerchiamo di trasmettere ai ragazzi quando fanno la Prima Comunione, è l’esperienza che ci auguriamo tutti i cristiani possano fare ogni domenica della loro vita. Anna Russolillo

Gruppo del 18 giugno

Gruppo del 3 luglio

Il gruppo del 4 settembre

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Il gruppo di bambini e ragazzi che ha partecipato alla settimana estiva, insieme agli educatori, agli animatori e al parroco don Enzo Di Nardi

A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - PAGANI

“Trova il tempo per giocare” Sette giorni dedicati ai ragazzi della parrocchia Santa Maria del Carmine a Pagani, dal 30 agosto al 4 settembre, grazie all’impegno degli animatori dell’oratorio San Giovanni Bosco e all’attenta regia di don Enzo Di Nardi

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uando si pensa all’estate, si immagina il mare, il sole, la spiaggia. Noi educatori ed animatori dell’oratorio San Giovanni Bosco, invece, la viviamo pensando a quei sette giorni da trascorrere insieme ai bambini e ragazzi della nostra parrocchia. Ed è proprio così! Anche quest’anno abbiamo organizzato, insieme al nostro parroco don Enzo Di Nardi, una settimana all’insegna di giochi, balli e divertimento, dal 30 agosto al 4 settembre, ricca di emozioni che hanno riempito il tempo trascorso insieme. Il primo giorno abbiamo accolto i bambini e i ragazzi in Piazza Scarpa coinvolgendoli in giochi di gruppo, per facilitare la conoscenza tra di loro, e in giochi a squadre per rafforzare la fiducia gli uni verso gli altri. Il secondo giorno ci siamo recati alla Basilica del nostro Santo Patrono, sant’Alfonso Maria de Liguori, per offrire ai bambini la possibilità di conoscere la sua vita e la sua storia attraverso le reliquie conservate nel museo a lui dedicato. Il terzo giorno tutti in piscina! I nostri bambini si sono sbizzarriti in canti e balli, godendosi ancora un po’ d’estate con un bel bagno in piscina. Il quarto giorno è stato a dir poco “piovoso”, non per la pioggia caduta dal cielo ma per quella esplosa da una battaglia con bombe d’acqua durante la quale sia i bambini che i loro genitori non hanno risparmiato né noi, né il nostro caro parroco don Enzo! Il quinto giorno, come da tradizione, abbiamo dedicato una serata al cinema sotto le stelle, durante la quale è stato proiettato “The Brave” un film d’animazione Disney Pixar. L’ultimo giorno è stato dedicato anzitutto al Signore, con una celebrazione animata da canti e balli per i bambini, veri protagonisti di questi giorni, a seguire una grande festa in piazza Scarpa durante la quale è stato

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proiettato il video con le foto raffiguranti i momenti più emozionanti ed esilaranti di questa settimana. La sorpresa finale. Al termine del video abbiamo voluto mandare ai bambini e ai genitori un meraviglioso messaggio, tratto dalla poesia di madre Teresa, proclamata Santa proprio il 4 settembre, di cui citiamo alcune righe: «Trova il tempo per giocare, trova il tempo per amare ed essere amato, trova il tempo di dare. È il segreto dell’eterna giovinezza. È il privilegio dato da Dio. La giornata è troppo corta per essere egoisti». Tirando le somme, possiamo sicuramente affermare che per i bambini si spendono forze ed energie che essi hanno il potere di trasformare in allegria e sorrisi. Gli Educatori dell’Oratorio San Giovanni Bosco

Gli educatori dell’oratorio San Giovanni Bosco insieme a don Enzo


Le suore Francescane di sant’Antonio: la storia di p. Paolo Saturno

Madre Rita è la seconda Madre generale

Il generalato di madre Rita Fiore Eletta il 30 luglio del 1949, madre Rita è la seconda Madre generale delle Suore Francescane di sant’Antonio

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lla morte di madre Chiara Luciano (31 marzo 1949) assume il ruolo di guida della Congregazione madre Rita Fiore che era stata la sua vicaria durante il primo e il secondo mandato. La nuova Madre generale era nata ad Afragola di Napoli l’11 luglio 1885 e a diciannove anni, il 4 dicembre 1904, era entrata tra le Solitarie Alcantarine. Aveva condiviso con la consorella riformatrice i primi 17 anni di vita religiosa come monaca di clausura prima che ne continuasse l’oblazione come suora di vita attiva. Fu Superiora generale della Congregazione dal 30 luglio 1949 al 14 luglio 1956. Le suore ancora ne ricordano la bontà, il garbo e la dolcezza. Durante il settennio del suo generalato il numero delle suore passò da 116 a 131, le case da 12 a 15. Fu aperta la casa di Nocera Inferiore (SA) con la Scuola materna e la Scuola elementare, quella di San Martino Valle Caudina (AV) con l’A silo infantile e il Laboratorio e quella presso il Seminario vescovile di Ruvo di Bitonto. Il Capitolo Generale che la elesse fu “straordinario” perché celebrato con tre anni di anticipo sulla scadenza canonica fissata per il 1952. La morte di madre Chiara ne impose l’anticipazione al 1949. L’art. 329 delle Costituzioni delle Suore prevedeva che in caso di morte della Superiora generale subentrasse la Vicaria che, nel giro di sei mesi, doveva convocare il Capitolo elettivo che si svolse sotto la presidenza del Cardinale Alessio Ascalesi (18721952) e vide eletta madre Rita il 30 luglio 1949.

Quattro furono i verbali ufficiali di questo evento: quello del 28 luglio in cui furono designate le Delegate al Capitolo delle case di Sant’Antonio ai Monti e del Carminello di Pagani; due del 30 luglio, il primo conteneva la “Relazione sullo stato della Congregazione”, il secondo i nomi delle 17 elettrici e il loro giuramento “di agire solo per il bene della Congregazione”, l’elezione di madre Rita Fiore e del suo Governo. Nel verbale del 31 luglio si deliberano i dieci punti all’ordine del giorno: impiantare la segreteria di fronte all’ufficio della Madre generale; far stendere la relazione del Capitolo da trasmettere a tutte le case con l’elenco dei membri del Consiglio; affidare all’Economa Generale la cassa generalizia e quella di Casa Madre; stabilire le quote mensili che le case dovranno versare alla cassa generalizia insieme alla quota da versare alla cassa di Casa Madre di £ 40,000; autorizzare la Madre Generale a spendere senza rendicontazione fino a £ 5.000; nominare madre Agata Brandi superiora di Casa Madre; stabilire con le econome di S. Antonio, Pagani e Montesarchio la quota mensile - £ 1.000 - che esse possono spendere mensilmente, previo assenso della Superiora; stabilire che per spese straordinarie le superiori devono inviare il preventivo al Consiglio Generale; aggiornare a £ 10.000 la dote delle aspiranti alla vita religiosa presso l’Istituto francescano di S. Antonio.

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di Peppe Iannicelli

MISERIA E NOBILTÀ

S.O.S. latino Crollano del 50 per cento le iscrizioni al liceo classico. Rischia l’estinzione un enorme patrimonio di conoscenza che aiuta a capire, leggere e scrivere meglio

È

cominciato da qualche giorno il nuovo anno scolastico con le consuete polemiche su agibilità edifici, adeguatezza strutture, assegnazione delle cattedre agli insegnanti. Ma questo anno scolastico segnala l’aggravarsi di una tendenza davvero preoccupante per il futuro culturale delle nuove generazioni. Sono sempre più rari i giovani italiani che studiano il latino. La lingua classica non piace agli studenti 2.0 che preferiscono, nel caso del liceo scientifico, percorsi formativi senza le forche caudine del latino. In cinque anni 180mila studenti hanno bypassato lo studio del latino nei licei scientifici preferendo lo studio di una lingua straniera. Le iscrizioni al liceo classico, tempio dello studio di latino e greco, sono addirittura crollate del 50 per cento. In Cina ed in Germania, il latino conosce invece una stagione di strabiliante successo. Questa fuga dal latino è anche conseguenza della riforma Gelmini, ma in realtà è soprattutto indice della crisi d’identità storica e culturale che vive il nostro Paese. Il latino è un immenso e storico patrimonio italiano. Miliardi di persone in tutto il mondo parlano idiomi derivati, per strutture linguistiche e vocabolario, dal latino che è stata la prima vera lingua glo-

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balizzata. Un impero che si estendeva dal Nord Europa all’Asia Minore aveva nel latino, nelle leggi e nell’organizzazione sociale i capisaldi di una convivenza complessa ma al tempo stesso possibile. Centinaia di milioni di uomini e donne hanno potuto comprendersi per secoli grazie al latino aiutando il progresso delle arti, dei commerci, delle relazioni umane. L’Italia dovrebbe esser orgogliosa di questa eredità culturale custodendola con zelo. Purtroppo invece il latino è stato massacrato nell’immaginario collettivo: la lingua morta, un esercizio demenziale per viziati figli di papà, un’inutile perdita di tempo che si sarebbe potuto dedicare a materie più moderne. Altro che lingua morta, il latino è una lingua vivissima ed utilissima della quale io renderei lo studio obbligatorio fin dalle scuole elementari. Quanto ho imparato dal latino: la concinnitas, la capacità cioè di esprimere in modo sintetico concetti ampi e complessi; l’appropriatezza dei termini per cogliere le più sottili sfumature del pensiero; la consecutio temporum per ordinare in modo fluido il corso del pensiero medesimo. Qualcuno può davvero pensare che queste doti non siano utili nel mondo 2.0? Cos’è in fondo un tweet se non uno strabiliante esercizio di concinnitas?



ICORDIA 2 01 SER MI

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Diocesi di Nocera Inferiore - Sarno

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AN N O

Alfonso Maria Fusco

è santo! Roma

16 ottobre Piazza San Pietro

Celebrazione per la canonizzazione del Beato, presieduta dal Santo Padre Francesco

ANGRI

22 ottobre - ore 17.00 Piazza San GIOVANNI BATTISTA

Celebrazione eucaristica di ringraziamento presieduta dal cardinale S.E. Mons. Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei santi

tutti gli appuntamenti di angri Mercoledì, 19 ottobre, ore 17.00 Processione dell’urna di sant’Alfonso Maria Fusco dalla Chiesa della SS. Annunziata alla Collegiata di San Giovanni Battista Triduo di preghiera nella Collegiata di San Giovanni Battista, ore 19.00 Presiederanno le celebrazioni: Mercoledì 19 ottobre, Mons. Gioacchino Illiano Giovedì 20 ottobre, Mons. Francesco Alfano Venerdì 21 ottobre, Mons. Luigi Moretti Domenica 23 ottobre Collegiata San Giovanni Battista Ore 11.00, Concelebrazione eucaristica presieduta dal cardinale Crescenzio Sepe, Cardinale Arcivescovo di Napoli Ore 17.00, Solenne Celebrazione dei Vespri, processione con le spoglie del Santo per le strade di Angri Chiesa della SS. Annunziata Ore 19.00, Celebrazione eucaristica presieduta da S.E. Mons. Giuseppe Giudice Festeggiamenti serali in Piazza Annunziata ore 20.30 21 ottobre, concerto “Da Roma ad Angri… un viaggio nella misericordia”di Alberto Barba 22 ottobre, recital: “Sant’Alfonso Maria Fusco: la sua vita si fa canto” di Giuseppe Perna 23 ottobre, Michele Placido presenta sant’Alfonso Maria Fusco


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