Insieme - Ottobre 2018

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OTTOBRE 2018 N. 9 ANNO XIII € 1,20

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

MAESTRO IN UMANITà SPECIALE SU PAOLO VI


Via provinciale Nocera-Sarno, 6 - Nocera Inferiore (SA) Info 320 11 16 225



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In copertina una foto di Paolo VI nel 1978

MAESTRO IN UMANITà SPECIALE SU PAOLO VI

Insieme questo mese dedica uno speciale a Paolo VI, il papa bresciano che sarà canonizzato il 14 ottobre in Piazza San Pietro. Il cardinale Agostino Vallini ripercorre i tratti salienti della vita e del pontificato del Papa rinnovatore, maestro in umanità. Mons. Giudice, a partire dal suo motto In nomine Domine, che è divenuto in filigrana la trama su cui si è dipanata la sua vita, riprende alcune parole del pontefice che ha dialogato con tutti. Uno spunto di meditazione in attesa della canonizzazione. Poi il racconto dei due miracoli che lo hanno condotto agli onori degli altari: Montini continua dal Cielo la sua battaglia in difesa della vita nascente. Presentati anche due documenti: l’Humanae vitae, l’enciclica profetica di Poalo VI scritta 50 anni fa per riscoprire il valore profetico di quelle pagine e l’esortazione apostolica Gaudete in Domino, l’unico documento pontificio, nella storia della Chiesa, a parlare della gioia. Ad arricchire l’ampio approfondimento, in allegato alla rivista un’immagine di san Paolo VI con una preghiera scritta dal vescovo Giuseppe. In Vita nell’Agro c’è un’intervista esclusiva al fratello di Antonio Esposito Ferraioli, cuoco paganese, vittima innocente di Mafia. Mario raccoglie la sua eredità per consegnarla alle nuove generazioni. Abbiamo incontrato anche Bruno Falanga che ha firmato la colonna sonora del film Un giorno all’improvviso, girato dal regista scafatese Ciro D’Emilio e presentato alla Mostra internazionale cinematografica di Venezia. Nelle pagine della scuola parliamo del cambio di istituto, dell’iter e delle difficoltà che si possono incontrare in questo passaggio. Nelle pagine culturali, tanti spunti per leggere, andare al cinema e scoprire il nostro territorio. L’ultima, dedicata a Poalo VI, è firmata da Marco Tarquinio, direttore di Avvenire che ricorda le scelte del Papa che amava la comunicazione.

COMMENTI 5 Il cuore del dramma di Silvio Longobardi 62 Il Papa che amava il giornalismo di Marco Tarquinio

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L’APPROFONDIMENTO SPECIALE PAOLO VI Il timoniere Pontefice rinnovatore e maestro in umanità card. Agostino Vallini In nomine Domini mons. Giudice Il Papa che guarisce i bambini non ancora nati Antonietta Abete Una vita che parla a tutti Salvatore D’Angelo Amore e responsabilità don Silvio Longobardi L’apostolo della gioia don Carmine Citarella

SPAZIO SCUOLA 22 SOS cambio scuola a settembre VITA NELL’AGRO 24 Il coraggio della verità di Martina Nacchio 26 Musica da Leone di Davide Speranza 28 Il sogno di due giovani sposi di Sofia Russo

in punta di matita... di Venoki e Martina Nacchio

Sommario

OTTOBRE 2018 N. 9 ANNO XIII € 1,20 MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

VITA ECCLESIALE 36 Conclusa la Visita Pastorale a Sarno 38 Ottobre, mese del Rosario 40 Chiamati a fare la nostra piccola parte NEWS PARROCCHIE 46 Notizie dalle parrocchie

27. La bacheca degli annunci

IN PARROCCHIA 51 Pagine parrocchiali 58 BACHECA RUBRICHE 29 Qui Regione di Andrea Pellegrino 30 Fisco e tributi di Andrea Perrino 30 Il dottore dei bambini di S. Guercio Nuzio 31 Sale in zucca di Raffaella Marciano

31. SALE IN ZUCCA Lutto: come accettare la perdita

CULTURA 32 L’angolo delle recensioni 33 Appuntamenti culturali In sala 34 Arte…rischi Oggi al Museo 35 In versi di mons. Giudice

62. L’ULTIMA Il Pastore appassionato di comunicazione


EDITORIALE di Silvio Longobardi

Il cuore del dramma

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a cronaca di questi ultimi tempi offre un’immagine non proprio limpida della Chiesa, siamo sconcertati nel constatare in che misura il male s’intrufola nella vita della comunità. Non solo una vita sessuale disordinata ma anche lotte di potere che poco si addicono a chi ha scelto di essere discepolo del Crocifisso. È una situazione che getta ombre pesanti sulla Chiesa e, di fatto, rende meno credibile il suo annuncio e la sua testimonianza. Quante persone, dinanzi a questi misfatti, e proprio a causa di essi, prenderanno le distanze e forse si allontaneranno dalla fede? E quante altre, che pure cercano sinceramente la verità, non busseranno più alla porta della Chiesa? La realtà è dolorosa. È una ferita che sanguina. Attenti però non fermarci alla cronaca mediatica. Per quanto possa sembrare oscura, non dobbiamo dimenticare che il bene che quotidianamente viene seminato nella Chiesa e dalla Chiesa non viene alla luce, non viene mai menzionato. Tanti battezzati – laici e sposi, preti e consacrati – lavorano coscienziosamente per il regno di Dio, mettendo la propria vita a servizio del Vangelo, testimoniando quell’eroica carità che nasce dalla fede. Tutto questo è infinitamente più grande del male che invece trova un’immediata amplificazione mediatica. Non dobbiamo però minimizzare il male perché è ampio e profondo. Non possiamo denunciare gli odiosi abusi commessi a danno dei minori se non siamo disposti a mettere sotto accu-

sa una cultura che distorce radicalmente il valore e la finalità della sessualità. Ma tutto questo, non dimentichiamolo, è il frutto velenoso di una vita in cui la fede è solo una veste esteriore, talvolta un comodo rifugio che convive con altri interessi. Questa fede calpesta il Nome di quel Dio che annuncia a parole. È questa la genesi e il cuore del dramma. Per i cristiani tutto questo diventa un’occasione per rinnovare, confermare e intensificare l’adesione al Vangelo e la vita di fede. La Lettera che papa Francesco ha inviato al popolo di Dio (20 agosto 2018) è un atto di umiltà e coraggio: “proviamo vergogna quando ci accorgiamo che il nostro stile di vita ha smentito e smentisce ciò che recitiamo con la nostra voce”. Non possiamo far finta di non vedere. Il Papa chiede a tutta la Chiesa un vero cammino di conversione, un cammino che riguarda tutti perché siamo tutti coinvolti. Oggi abbiamo più che mai bisogno di sentire il soffio dello Spirito che opera nelle pieghe della Chiesa e semina vita, apre orizzonti nuovi, suscita vocazioni e carismi, dona slancio e forza, prepara un grande rinnovamento. Nei tempi oscuri, non dimentichiamo la promessa che Gesù ha fatto a Pietro: “le porte degli inferi non prevarranno”. Nel giorno in cui ritirò il Premio Nobel per la Pace, chiesero a madre Teresa se aveva intenzione di cambiare il mondo. Rispose con il candore dei santi: “Ho solo cercato di essere una goccia d’acqua pulita”. Mi pare un buon punto di partenza.

Ecce Homo di Antonello da Messina olio su tavola, 1473

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posta@insieme.it a cura di Antonietta Abete

Tutti i colori dell’Africa L’esperienza del seminarista Fabio Senatore, in missione in Madagascar accolto nelle missioni della Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista

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rascorrere alcuni giorni di missione in Africa, nel Madagascar, è stata una delle esperienze più belle che abbia fatto, raccontarla non è cosa facile. Per farlo uso un’immagine: è stato come veder dipingere un bellissimo quadro in cui un pittore sapiente ha miscelato una vasta varietà di colori per dare vita ad un’opera meravigliosa! Il primo colore che mi viene in mente è il bianco, il bianco degli innumerevoli e splendidi sorrisi del popolo malgascio, accogliente e caloroso, delle suore della Congregazione di San Giovanni Battista che mi hanno accolto nelle loro missioni e case di formazione e, soprattutto, quelli dei tanti bambini il cui volto era costantemente illuminato da sorrisi enormi e contagiosi. Si aggiungono l’azzurro del cielo limpido e del mare, che avvolgono come in uno scrigno quest’isola meravigliosa. Il verde della natura incontaminata costellata di piccoli villaggi di capanne e il giallo e l’arancio della sabbia, come quella su cui è costruito il villaggio di Aranta, alla periferia della grande città di Mahajanga. In questo villaggio di pescatori, formato di capanne di legno, paglia e lamiere le suore gestiscono una scuola che accoglie bambini dalle materne alle medie. Ho osservato con grande ammirazione il lavoro di queste donne che con tenacia e forza combattono ogni giorno contro la povertà, la miseria, la fame, le malattie e la mancanza di istruzione cercando di dare

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a quei piccoli un presente dignitoso e un futuro più promettente. Tanti i volti, gli sguardi, i sorrisi che sono rimasti nel cuore, capaci di superare ogni difficoltà linguistica perché l’unico linguaggio che occorreva conoscere era quello del cuore. Colori variopinti sono quelli che mi rimandano ai giorni di festa alla Casa di formazione di Mahajanga, dove sette novizie hanno fatto la loro prima professione con una cerimonia festosa, tra canti, balli e la commozione dei parenti giunti dai villaggi di tutta l’isola. Tuttavia insieme a questi colori chiari e luminosi, c’erano quelli scuri: il grigio della povertà, della fame e della malattia che abitavano le case del villaggio visitate accompagnando alcune suore nella distribuzione dell’Eucarestia; il nero del lutto che ha colpito la Casa Famiglia gestita dalle suore con la morte della piccola Lucià, troppo debole per sopravvivere a tanta miseria. Pensando a quei giorni mi sovviene il blu del cielo di notte, impreziosito da miriadi di stelle di cui noi, abbagliati dalle nostre luci, abbiamo perso ogni ricordo. Un viaggio che mi ha reso consapevole di come noi pensiamo di avere tutto, mancando dell’essenziale. Con le parole di Alessandro D’Avenia direi: «Sempre con la luce si perde qualcosa e sempre con le tenebre qualcosa si guadagna. E magari è l’essenziale». Sem. Fabio Senatore


IMPRONTE Ragazzina burkinabè all'uscita da scuola. Indossa una maglietta con collo a barca grigio perla, gonnellina in spugna celeste con macchie beige e sandali numero 42. Particolarmente funzionale lo zaino, in vera tela di sacco. Forse un giorno sarà la nuova Presidente della nazione, chi può dirlo, e ci chiederà di ridarle tutto quello che abbiamo tolto al suo popolo. E, forse, le andrà meglio che a Thomas Sankara. OTTOBRE 2018 Insieme

(Foto Salvatore Alfano)

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L'APPROFONDIMENTO a cura della redazione

Il timoniere

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aolo VI ha ricevuto il timone di Pietro in uno dei periodi più turbolenti della sua storia recente (1963-1978). In quegli anni la Chiesa sperimentava una crisi senza precedenti. Era uscita dal Concilio certa di aver vissuto un’esperienza luminosa che tracciava con rinnovato vigore la strada del rinnovamento e della missione. Tutti attendevano una nuova primavera, giunse invece un rigido inverno. Un pensiero non-cattolico s’intrufolava nel mondo ecclesiale, accattivante e moderno, modificando punti sostanziali della dottrina. Paolo VI doveva aiutare la Chiesa a guardare in avanti, realizzando i desiderata del Concilio senza però sminuire la Tradizione. Una fatica immane, un peso che avrebbe schiacciato qualunque altra persona, una croce che altri forse avrebbero portato con maggior fatica. Montini ha affrontato la crisi a viso aperto, non ha cercato di schivarla, e neppure di dominarla, semmai ha tentato di governarla, accogliendo le intuizioni che lo Spirito suscitava nella Chiesa e rintuzzando le polemiche di quanti rimanevano arroccati sulla difensiva. La volontà di dialogare con tutti – scritta a chiare lettere nella sua prima enciclica Ecclesiam suam (1964) – non impedì a Paolo VI di prendere posizione per stoppare chi, come mons. Lefevre, accusava il Concilio di aver abbandonato la Tradizione; e chi, come Hans Küng, predicava una fede che, nel tentativo di rispondere alle attese del mondo, perdeva l’aggancio con la Tradizione. Ha sofferto non poco ma ha saputo custodire la verità senza lanciare scomuniche, ha seminato la speranza anche nei momenti in cui c’era spazio solo per la tristezza, ha vissuto la virtù della pazienza, confidando nella grazia di Dio. Nell’anno più duro della crisi, l’anno della contestazione studentesca e dell’Humane vitae, l’anno in cui l’iniziale simpatia di cui aveva goduto lasciò il posto ad un’aspra critica, confidò ad un gruppo di seminaristi la sua strategia: “Tanti si aspettano dal Papa gesti clamorosi, interventi energici e decisivi. Il Papa non ritiene di dover seguire altra linea che non sia quella della confidenza in Gesù Cristo, a cui preme la sua Chiesa più che non a qualunque altro. Sarà Lui a sedare la tempesta”. In queste parole c’è tutta la fede di un credente che non si lascia spaventare dagli eventi perché si fida di Dio. Silvio Longobardi

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Paolo VI a Manila, prima tappa del viaggio apostolico in Estremo Oriente (26 novembre - 5 dicembre 1970)

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card. Agostino Vallini La famiglia Montini: Giovanni Battista è tra il padre Giorgio e la mamma Giuditta; a destra i fratelli Lodovico e Francesco (1906)

Il cardinale Agostino Vallini ripercorre i tratti salienti della vita e del pontificato di Paolo VI, canonizzato il prossimo 14 ottobre in piazza San Pietro

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ra i Papi che nel corso della mia vita hanno lasciato una forte impronta come luci di costante riferimento, un posto di rilievo occupa Paolo VI. Il primo ricordo di lui risale agli anni della formazione al sacerdozio. Il 17 novembre 1963, eletto Papa da pochi mesi (21 giugno 1963), Paolo VI dichiarava solennemente Beato Vincenzo Romano, il “parroco santo” di Torre del Greco (NA). Noi seminaristi partecipammo in San Pietro alla celebrazione ed io, nel vedere il Papa attraversare la basilica sulla sedia gestatoria, per un attimo ebbi la sensazione che i suoi occhi incrociassero i miei. Una pia illusione naturalmente, ma che ebbe l’effetto di suscitare in me un particolare legame con la sua persona, di cui seguivo con passione i discorsi e ammiravo i gesti, traendone sempre un grande giovamento spirituale.

Paolo VI: pontefice rinnovatore e maestro in umanità

Illuminante è stata la sua vita. Bresciano di origine, ricevette il battesimo lo stesso giorno in cui nel Carmelo di Lisieux moriva santa Teresa del Bambino Gesù (30 settembre 1897). Da giovane frequentò il circolo studentesco dei Padri Filippini dell’Oratorio della Pace di Brescia, il cui influsso ne caratterizzò l’impegno apostolico tra i giovani. Ordinato sacerdote nel 1920, nel 1923 entrò a far parte del personale diplomatico della Santa Sede. Servì la Chiesa e il Papa lavorando per lunghi anni in Segreteria di Stato, durante i quali non mancò mai di curare i giovani come assistente ecclesiastico della FUCI. OTTOBRE 2018 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

come l’Apostolo delle genti, perché voleva “annunciare Cristo ai vicini e ai lontani” nel mare vasto e agitato della cultura contemporanea. Il “dialogo” fu il metodo da lui scelto per rivolgersi al mondo e ne spiegò i motivi nell’Enciclica Eccelsiam suam (6 agosto 1964). Fu il Papa del dialogo, instancabile nel tessere rapporti con tutti, dentro e fuori la Chiesa. Promosse il dialogo ecumenico in perfetta sintonia con il Concilio Vaticano II. Ero presente in San Pietro all’incontro, dopo quello famoso di Gerusalemme, tra Paolo VI e il Patriarca Atenagora di Costantinopoli. Che emozione! Sostituto della Segreteria di Stato con Pio XII (1939)

Nominato Arcivescovo di Milano nel 1954, si dedicò con impegno alla guida pastorale dell’immensa diocesi. Noi seminaristi eravamo colpiti dal fatto che un personaggio di Curia sentisse così fortemente l’ansia pastorale. Fece notizia in Italia la missione cittadina (1957) da lui voluta, perché riteneva che l’evangelizzazione era la necessità primaria della Chiesa. Attento ai problemi sociali, si preoccupò del mondo operario e attuò numerose iniziative a favore dei giovani. Eletto Papa il 21 giugno 1963, succedendo a Giovanni XXIII, poco dopo depose la tiara pontificia in segno di umiltà e di rinuncia a qualsiasi potere di natura politicoumano del papato e di volontà di cambiamento nell’ottica del rinnovamento del Concilio. Prese il nome di Paolo,

1897, 26 settembre. Giovanni Battista Montini nasce a Concesio (BS) da Giorgio, avvocato, e Giuditta Alghisi. 1916, giugno. Ritiratosi dalla scuola per la fragile salute, consegue da privatista il diploma presso il liceo statale Arnaldo da Brescia. 1916 - 1920. Frequenta come esterno gli studi teologici nel seminario di Brescia. 1920, 29 maggio: ordinazione sacerdotale Novembre. Si trasferisce a Roma per continuare gli studi di lettere, filosofia e diritto. Si laurea in

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Grande merito di papa Montini fu la decisione di continuare il Concilio Vaticano II, iniziato da Papa Giovanni, e lo guidò con fermezza e lungimiranza fino alla felice conclusione. Dalla Provvidenza poi ebbe il compito non facile di governare la movimentata fase del dopo-Concilio, nella quale non gli mancarono pene e sofferenze che affrontò con spirito di fede e di amore alla Chiesa. Primo Papa della storia, intraprese molti viaggi missionari che lo portarono in vari paesi del mondo. Non meno memorabile l’azione da lui intrapresa per riallacciare rapporti con i paesi del blocco comunista al fine di consentire alla Chiesa, in quei paesi perseguitata, di avere uno spazio di libertà e di azione. Ciò che gli stava a cuore fu sempre la fede, per difendere la quale sopportò eroicamente tutto, senza perdere mai la speranza. Memorabile il suo appello alle Brigate Rosse, rimasto purtroppo inascoltato, per la liberazione dell’amico Aldo Moro, sacrificato dalla furia dell’odio omicida.

filosofia, diritto canonico (Milano, 1922) e civile (Roma, 1924). Dal 1921 frequenta i corsi della Pontificia Accademia Ecclesiastica per entrare nella diplomazia vaticana. 1923, novembre. Diventa assistente della sede romana della Fuci (Federazione Universitaria Cattolica Italiana); dal 1925 al 1933 è assistente nazionale. 1925, aprile. Entra nella Segreteria di Stato come minutante. 1937, dicembre. È nominato sostituto della Segreteria di Stato. Lavora a stretto contatto con il Segretario di Stato, il cardinale


Si è detto da parte di una certa stampa che era un Papa “amletico e angosciato”. Nulla di più falso. Al contrario, era un acuto pensatore, riflessivo, libero, audace, indipendente nel giudizio, cosciente del mandato ricevuto. Aveva il dono del discernimento che significava responsabilità nel decidere. Chi lo avvicinava, percepiva tenerezza affettuosa e sincera, che stupiva, commuoveva, e non si dimenticava, insieme all’intima gioia di aver incontrato un Padre della fede. Morì la domenica 6 agosto 1978, festa della Trasfigurazione del Signore. Per sua volontà fu sepolto nelle Grotte Vaticane, nella nuda terra, senza alcun monumento; a ricordo una semplice lastra di marmo. Molte volte mi sono recato a pregare sulla sua tomba e sempre ho trovato tanta gente.

In visita al cantiere di lavoro della chiesa di S. Leonardo Murialdo, alla periferia di Milano, (23 gennaio 1955)

Eugenio Pacelli, futuro Papa Pio XII. 1952, novembre. Papa Pio XII lo nomina pro-segretario di Stato per gli Affari ordinari. 1954, primo novembre. Viene eletto arcivescovo di Milano. Il 6 gennaio 1955 farà il suo ingresso nella diocesi ambrosiana. 1963, 21 giugno. Alla morte di Giovanni XXIII viene eletto Papa con il nome di Paolo VI. 1964. Compie storici viaggi apostolici in Terra santa e in India. Scrive la sua prima enciclica Ecclesiam suam. 1965, 8 dicembre. Chiude i lavori del Concilio. Con l’enciclica Mysterium fidei ripropone la dottrina

Paolo VI, il Papa della Populorum Progressio, della difesa dei Campesinos, dell’Humanae Vitae, dell’Evangelii Nuntiandi, fu davvero il profeta della civiltà dell’amore, alla cui costruzione incoraggiò instancabilmente non solo i credenti ma l’umanità intera. E lo fece riproponendo in chiave cristiana i più alti valori umani, convinto che il vero umanesimo non poteva entrare in conflitto con il cristianesimo, così come non ci poteva essere contrasto tra il progresso scientifico e la fede. Al centro di tutto, per Paolo VI, doveva esserci sempre e solo Cristo: nel cuore della Chiesa, del mondo e dell’intero universo. Di questa visione della vita rimane luminosa testimonianza il suo Credo del popolo di Dio, da lui proclamato il 30 giugno 1968 davanti a tutta la Chiesa, a conclusione dell’Anno della fede, indetto per celebrare il XIX centenario del martirio degli Apostoli Pietro e Paolo. La sua fede granitica espresse da ultimo nello scritto Pensiero alla morte, pubblicato postumo. Alcuni passaggi invitano ad alti pensieri: “L’ora viene. Da qualche tempo ne ho il presentimento […] Ecco: mi piacerebbe, terminando, d’essere nella luce […] vorrei avere una nozione riassuntiva e sapiente sul mondo e sulla vita: penso che tale nozione dovrebbe esprimersi in riconoscenza: tutto era dono, tutto era grazia […]. Prego pertanto il Signore che mi dia grazia di fare della mia prossima morte dono d’amore alla Chiesa. E alla Chiesa, a cui tutto devo e che fu mia, che dirò? Le benedizioni di Dio siano sopra di te; abbi coscienza della tua natura e della tua missione; abbi il senso dei bisogni veri e profondi dell’umanità; e cammina povera, cioè libera, forte ed amorosa verso Cristo. Amen. Il Signore viene. Amen”.

cattolica sull’Eucaristia. Nell’ottobre precedente visita l’ONU. 1967. Pubblica due importanti encicliche: la Sacerdotalis coelibatus sul celibato dei sacerdoti e la Populorum progressio sullo sviluppo e la cooperazione tra i popoli. Si reca in pellegrinaggio a Fatima e a Costantinopoli. 1968. Celebra per la prima volta la Giornata mondiale della pace. Visita la Colombia. Con l’enciclica Humanae Vitae affronta il problema della regolazione delle nascite. 1969. Si reca in Uganda e a Ginevra al Consiglio Ecumenico delle Chiese. 1970. Visita il Pakistan, le Filippine,

l’Australia, l’Indonesia, Hong Kong e Ceylon. Stabilisce che, compiuti gli ottant’anni, i cardinali non possono più prendere parte al conclave. 1974, 24 dicembre. Inaugura l’Anno Santo del 1975. 1975. Pubblica Gaudete in Domino sulla gioia cristiana e l’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi sul tema della evangelizzazione nel mondo contemporaneo. 1976. Per gli esercizi spirituali della Quaresima chiama in Vaticano l’arcivescovo di Cracovia, il cardinale Karol Wojtyla. 1978, 6 agosto. Muore dopo aver ricevuto i sacramenti.

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L'APPROFONDIMENTO La solenne incoronazione in piazza S. Pietro, con la tiara donata dalla Diocesi di Milano (30 giugno 1963)

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l Signore mi ha chiamato a questo servizio non perché io governi o salvi la Chiesa, ma perché soffra qualche cosa per la Chiesa». Paolo VI scrive queste parole la sera della sua elezione, il 21 giugno del 1963, nel silenzio del suo studio, ben sapendo che “il mondo mi osserva, mi assale”. Vorrei, con gratitudine, riprendere alcune parole di Paolo VI per offrirle come meditazione in questo tempo, complesso e confuso, nel quale la sua figura è posta sugli altari. In nomine Domini è stato il suo motto che diventa, in filigrana, la trama su cui si dispiega la sua vita. In nomine Domini… e dialoga con tutti. A conclusione del Concilio rivolge questo saluto: «Voi uomini che non ci conoscete, che non ci comprendete, che ci avversate, che non ci credete a voi utili, necessari, amici. Per la Chiesa cattolica nessuno è estraneo, nessuno è escluso, nessuno è lontano. (8 dicembre1965). Nella Populorum Progressio scrive: «I popoli della fame interpellano oggi in maniera drammatica i popoli dell’opulenza. I poveri restano sempre più poveri, mentre i ricchi diventano sempre più ricchi» (1967). In nomine Domini: e il 30 giugno 1968 con solenne drammaticità proclama il Credo del Popolo di Dio, una parafrasi del simbolo di Nicea, per dire a tutti che, pur nel cambiamento del mondo, la fede della Chiesa non cambia.

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In nomine Domini

Il motto di Paolo VI è divenuto, in filigrana, la trama su cui si è dipanata la sua vita. Mons. Giudice riprende alcune parole del Papa che ha dialogato con tutti. Uno spunto di meditazione in attesa della sua canonizzazione


In visita a una famiglia indigente del quartiere di Tongo, Manila (29 novembre 1970)

In nomine Domini… c’è una parola per tutti. Ai carcerati: «c’è una parola molto densa e ricca nel linguaggio religioso e cristiano; una parola anche ricorrente nel linguaggio profano, ma che qui assurge davvero a bellezza e forza solare: è la speranza. Abbiatela sempre nel cuore, figliuoli miei. Direi che un solo peccato potete commettere qui: la disperazione». Una parola agli zingari: «il nostro saluto a voi pellegrini perpetui, esuli volontari, profughi sempre in cammino, viandanti senza riposo». E una parola singolare agli artisti: «voi ci avete un po’ abbandonato. Noi vi abbiamo fatto un po’ tribolare. Noi dobbiamo ritornare alleati, noi abbiamo bisogno di voi. Il nostro ministero ha bisogno della vostra collaborazione. Perché, come sapete, il nostro ministero è quello di predicare e di rendere accessibile e comprensibile, anzi commovente, il mondo dello spirito, dell’invisibile, dell’ineffabile, di Dio. E in questa operazione voi siete maestri. È il vostro mestiere, la vostra missione; e la vostra arte è quella di carpire dal cielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli di parola, di colori, di forme, di accessibilità». (7 maggio 1964). In nomine Domini… verso un congedo appassionato. Il Papa sente che le forze vengono meno. Per l’inizio della Quaresima del 1978 dice: «Il tempo fugge inesorabile e come un fiume veloce sospinge senza sosta noi e le cose nostre verso la foce misteriosa della morte». E il giorno di Pasqua:

«Noi raccogliamo quanto ci resta di umana energia e quanto ancora ci sovrabbonda di umana certezza per ripetere l’annuncio che attraversa e rinnova la storia del mondo: Cristo è risorto!». Nel Pensiero alla morte scrive: «L’ora viene. Da qualche tempo ne ho il presentimento. Più ancora che la stanchezza fisica, pronta a cedere ad ogni momento, il dramma delle mie responsabilità sembra suggerire come soluzione provvidenziale il mio esodo da questo mondo, affinché la Provvidenza possa manifestarsi e trarre la Chiesa a migliori fortune. Ecco: mi piacerebbe, terminando, d’essere nella luce». E nel Testamento si abbandona pieno di fede alla volontà di Dio e lascia alcune profonde riflessioni sul futuro della Chiesa che ha tanto amato: «Fisso lo sguardo verso il mistero della morte nel lume di Cristo, che solo la rischiara; e perciò con umile e serena fiducia. Dinanzi alla morte sento il dovere di celebrare il dono, la fortuna, la bellezza, il destino di questa fugace esistenza. Sulla Chiesa potrei dire che sempre l’ho amata”. In nomine Domini… tutta la sua vita è un mistero d’amore che si dipana e si realizza nel nome del Signore. Per questo, la sera del 6 agosto 1978, trasfigurato nel corpo e nel cuore, può ripetere con le parole del suo testamento: «Ora che la giornata tramonta e tutto finisce e si scioglie di questa stupenda e drammatica scena temporale e terrena, come ancora ringraziare Te, o Signore, dopo quello della vita naturale, del dono, anche superiore, della fede e della grazia, in cui alla fine unicamente si rifugia il mio essere superstite?». Non amato, ha amato; dileggiato, ha perdonato; contrastato, ha governato; deriso, ha continuato a donare con gioia. Senza mai tradire il Santo vero. È stato, ed oggi è, un amore che si dona mentre con l’apostolo Paolo, di cui aveva preso il nome, ripete: Gaudete in Domino. “Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti” (Fil 4,4). Sì, lo faremo, in nomine Domini. † Giuseppe, Vescovo L’incontro con 300.000 campesinos durante il viaggio apostolico a Bogotà, (23 agosto 1968)

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Da sinistra: Giovanna Pauciulo, Vanna Pironato con la piccola Amanda, Alberto Tagliaferro e il figlio Vincenzo

È italiana la seconda bambina guarita grazie all’intercessione di Paolo VI. Il racconto dei due miracoli di papa Montini che dal Cielo continua la sua battaglia in difesa della vita nascente

Il Papa che guarisce i bambini non ancora nati

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manda ha i capelli ricci color del miele. Sorride serena in braccio alla mamma mentre un obiettivo ritrae la famiglia Tagliaferro in una foto ricordo. Sono al convegno sull’Humanae vitae, a 50 anni dalla sua pubblicazione e lei è troppo piccola per capire di essere la protagonista di una storia straordinaria: quando era nel grembo materno ha ricevuto un miracolo da Paolo VI. La sua guarigione ha aperto le porte alla canonizzazione del Papa bresciano che in vita si è battuto contro la regolazione delle nascite attirandosi non poche critiche, fuori e dentro la Chiesa. Dal Cielo Montini continua a difendere i bambini non ancora nati che madre Teresa di Calcutta definì i più poveri tra i poveri. La prima guarigione inspiegabile risale al 2001. Negli Stati Uniti, una mamma alla 23esima settimana di gestazione va in ospedale insieme al marito per conoscere il sesso del nascituro. Ma la gioia le si strozza in gola, il colore del corredino si dissolve nella durezza delle parole dei medici: vi sono problemi seri per la prosecuzione della gravidanza, c’è il rischio che il bambino nasca

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con una grave malformazione renale e problemi cardiaci. Con grande probabilità avrà il volto e gli arti deformati. Le sfumature di rosa e celeste lasciano il posto ad un dolore sordo e inaudito. Ma mamma e papà non si arrendono e chiedono alla nonna preghiere per il bambino. La signora si rivolge ad un’amica suora dell’Istituto di Maria Santissima Bambina: sono le religiose che hanno vissuto nell’appartamento di Paolo VI. La suora dona alla gestante un’immagine di Paolo VI con una reliquia. Nel giro di pochissimo tempo lo scenario cambia. Alla 34esima settimana tutto ritorna nella norma e un mese dopo il bambino nasce completamente sano. Una guarigione inspiegabile, immediata e duratura che apre le porte alla beatificazione di Paolo VI, avvenuta in Piazza San Pietro, il 19 ottobre del 2014. In quei mesi un’altra famiglia è in pena per le sorti della sua bambina. Vanna Pironato e Alberto Tagliaferro vivono a Villa Bartolomea, in provincia di Verona, hanno un bambino di nome Vincenzo, tre anni, e aspettano la loro secondogenita Amanda.


In visita ai piccoli malati ricoverati nell’ospedale “Bambino Gesù” (1° gennaio 1968)

A 13 settimane e 3 giorni dall’inizio della gravidanza le membrane della placenta di Vanna si rompono. La donna si reca subito all’ospedale di Legnago dove lavora come infermiera. La diagnosi non lascia speranze: per i medici è impensabile che la bambina possa svilupparsi regolarmente senza liquido amniotico e che una volta nata sopravviva. L’interruzione di gravidanza è l’unica soluzione proposta perché c’è solo una minima e remota possibilità che la membrana si rimargini. L’ipotesi più probabile è che il cuore del feto smetta di battere da solo. Un dolore lancinante. Vanna disperata chiama il marito Alberto che è fuori per lavoro. L’uomo per tutto il viaggio prega. Uno dei ginecologi dell’ospedale, il dottor Paolo Martinelli, le suggerisce di affidarsi a Paolo VI che proprio in quei giorni è stato beatificato per aver miracolato un altro bambino nel grembo materno. «Per noi è stato un segno», racconta Alberto. Così, i due sposi vanno in pellegrinaggio a Brescia nel santuario di Santa Maria delle Grazie dedicato a Paolo VI perché qui Montini ha celebrato la sua prima Messa. «Quando sono entrata – racconta Vanna – ho visto una statua di bronzo del Papa, mi sono inginocchiata e l’ho supplicato di aiutarmi. Sul banco c’era una preghiera, una richiesta di grazia. Io e Alberto l’abbiamo recitata insieme, nel punto in cui era scritto: “chiedo la grazia per…”, gli abbiamo affidato la nostra bambina, affinché andasse tutto bene». La coppia vive giorni difficili, con controlli giornalieri. Chiedono altri pareri medici. Grazie all’associazione «Quercia millenaria», Vanna si mette in contatto con il professore Giuseppe Noia, specialista in Ostetricia al Po-

liclinico Gemelli di Roma. «Il professore ha eseguito l’amnioinfusione – spiega –, che consiste nell’inserimento di soluzione fisiologica nel sacco amniotico al posto del naturale liquido in cui cresce il bambino e questo ha permesso ai polmoni di svilupparsi». Farsi seguire a Roma, però, era difficoltoso e così Vanna passa alle cure dell’ospedale «San Gerardo» di Monza, seguita dalla dottoressa Patrizia Vergani. Tra la 19esima e la 20esima settimana si sottopone a due amnioinfusioni, la prima con buoni risultati, la seconda con perdite importanti. I medici decidono di interrompere il trattamento. Eppure, con grande stupore degli esperti, Amanda continua a crescere. Alla 23esima settimana c’è un nuovo allarme e Vanna viene ricoverata all’ospedale di Borgo Roma perché la bambina sembrava potesse nascere da un momento all’altro. Per i medici la diagnosi è sempre infausta. Ma la notte di Natale, si sa, è notte di miracoli. Proprio quella notte, a 26 settimane e 4 giorni, è iniziato il travaglio e la piccola è venuta al mondo. Viene subito trasferita nel reparto di Patologia e Terapia intensiva neonatale e messa in incubatrice. Da quel giorno, la crescita di Amanda prosegue senza mai arrestarsi e tre mesi e mezzo dopo torna a casa con i genitori. «È un evento più grande di noi – conclude Alberto –. Noi abbiamo combattuto per la vita, come ha combattuto nostra figlia. E il risultato è stato un miracolo». Padre Antonio Marrazzo, il postulatore della causa di canonizzazione di Paolo VI, lo ha indicato come protettore della vita nascente. Antonietta Abete OTTOBRE 2018 Insieme

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In preghiera nel Cenacolo durante il viaggio apostolico in Terra Santa (5 gennaio 1964)

Una vita che parla a tutti

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erché Paolo VI è santo? Chiederselo non è peccato, tantomeno un reato. Perché è stato Papa? Perché ha chiuso o meglio condotto il Concilio? Perché ha dialogato con la contemporaneità e ha compiuto miracoli? Per tutte, ognuna e nessuna di queste cose. Giovani Battista Montini il 14 ottobre sarà proclamato santo perché nella sua vita ha saputo incarnare gli insegnamenti di Cristo, facendone il suo criterio di vita, operando scelte coerenti, storicizzando e rendendo vivo il Vangelo nelle azioni e nelle parole di uomo, sacerdote, vescovo e pontefice. Egli ha vissuto la volontà di Dio secondo la sua epoca, cultura e carattere. È santo per come ha vissuto la sua umanità. Canonizzato perché è una persona che ha ricevuto una particolare attenzione da Dio e che può svolgere un’intercessione presso di Lui. Un modello di cristiano che può e deve essere additato a tutti, che non ha una cifra speciale in base al ruolo rivestito in vita. Un profilo, una vita che parla a tutti. Un chiaro segnale in tal senso arriva dalla modalità scelta per la Canonizzazione. Paolo VI non sarà solo, papa Francesco lo proclamerà santo con il presule martire salvadoregno, Oscar Romero, due preti italiani e due religiose (una tedesca e una spagnola). Con la sua morte la Chiesa continua un percorso diverso cominciato col Concilio. La Celebrazione in San Pietro ne sarà l’emblema. Una figura, quella del Papa bresciano, da declinare sotto diversi aspetti. Quello cristocentrico e mariologico, quello ecclesiologico e quello umano. Montini ricorda che Cristo si è messo al pari dell’uomo per farci conoscere meglio Dio, un aspetto su cui ritorna spesso, e ci ha dato una madre, Maria, che è sinonimo di Chiesa, la quale accompagna, tutela e non ostacola il cammino dei fedeli. «Paolo VI – spiega a Vatican news padre Antonio Marrazzo, postulatore della Causa di canonizzazione – ci lascia la centralità di Cristo, l’attenzione a Lui: nel leggere Cristo uomo universale noi troviamo in Lui anche questa persona che non solo, come dice Montini stesso, permette di ricol-

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La santità di Paolo VI spiegata dal postulatore padre Antonio Marrazzo, missionario redentorista originario di Pagani Paolo VI incontra a Roma l'arcivescovo Romero nel 1978

Gli altri santi del 14 ottobre Papa Paolo VI non sarà l’unico canonizzato il 14 ottobre. In piazza San Pietro, nel corso del Sinodo dei vescovi dedicato ai giovani, saranno proclamati santi l’arcivescovo martire salvadoregno Oscar Arnulfo Romero (1917-1980), il lombardo don Francesco Spinelli (1853-1913) fondatore dell’Istituto delle Suore Adoratrici del Santissimo Sacramento, il campano don Vincenzo Romano (1751-1831) parroco di Torre del Greco in provincia di Napoli, la tedesca suor Maria Caterina Kasper (1820-1898) fondatrice dell’Istituto delle Povere Ancelle di Gesù Cristo, la spagnola suor Nazaria Ignazia di Santa Teresa di Gesù (1889-1943) fondatrice della Congregazione delle Suore Misioneras Cruzadas de la Iglesia, e il laico italiano Nunzio Sulprizio (1817-1836), operaio diciannovenne beatificato da Paolo VI il 1° dicembre 1963.


In visita a una borgata romana (1943)

In visita pastorale a dorso di mulo a Morterone (Como) (10 agosto 1958)

legarci direttamente a Dio Trinità, ma anche di considerarci tutti genere umano, nessuno escluso, abolendo ogni discriminazione. Un senso di Chiesa profondo, la Chiesa comunità, la Chiesa corpo mistico». Il concetto di Chiesa, anche per il delicato compito di condurre la barca di Pietro negli anni del Concilio Vaticano II, dà la misura del prossimo santo. Paolo VI mostra, infatti, una Chiesa che è al servizio dell’umanità; diaconia più che servilismo: il samaritano che presta aiuto e allo stesso tempo il Padre che attende il ritorno per accogliere con misericordia. Mettere l’uomo al centro diventa il punto focale dell’esperienza montiniana: l’uomo voluto da Dio a sua somiglianza, un uomo che è valore, che ha una dignità, verso il quale la Chiesa deve prestare attenzione. «L’attenzione rivolta all’uomo non tanto e solo come aspetto antropologico fine a stesso», continua il missionario redentorista padre Antonio Marrazzo, originario di Pagani. Cerca di far comprendere che nell’uomo Dio continua ad amarmi, che Cristo è carne in me. Dio si fa presente nell’Eucaristia non solo per adorarlo, ma per stare con noi. Montini aveva portato avanti questo discorso «fin da gio-

vane sacerdote preoccupandosi sempre degli ultimi. La sua eredità consiste proprio in questa grande svolta che ha dato alla Chiesa: dobbiamo prestare attenzione all’uomo in eguale misura di come la presta Dio, con questo atteggiamento di misericordia, di una misericordia che Montini ci fa comprendere è fatta di tenerezza, di attenzione, di comprensione del limite dell’uomo, senza giudicare inutilmente ma cercando piuttosto di costruire. Montini ha parlato di civiltà dell’amore, l’amore che non si fonda sulla condanna, ma sulla comprensione e sul recupero perché in ogni uomo rimane la traccia di Dio che noi dobbiamo cercare di far riemergere, riaffiorare». Ricordare al popolo di Dio che è Chiesa e alla Chiesa che è popolo di Dio e corpo mistico di Cristo.

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale della Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006 e n. 1529/2014 del 11 agosto 2014. Iscritto al R.O.C. n. 26978 del 01/02/2017. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Priscus Società Cooperativa Direttore Responsabile Andrea Annunziata Direttore Editoriale Silvio Longobardi Vicedirettore Antonietta Abete

Redazione Salvatore D’Angelo, Mariarosaria Petti, Martina Nacchio Segreteria di redazione e marketing Sofia Russo, Maria Luisa Franco Hanno collaborato Cardinale Agostino Vallini, mons. Giuseppe Giudice, Marco Tarquinio, don Natalino Gentile, padre Poalo Saturno, Donato D’Elia, don Enzo Di Nardi, Mariano Rotondo, Domenico Petti, Mattia D’Antuono, Ida Giangrande, Raffaella Marciano, Andrea Perrino, Salvatore Guercio Nuzio, Sofia Russo, Salvatore Alfano, Maria e Giuseppe Santitoro, Comitato Egeria, Giusy Bello, Anna Russolillo, suor Margherita Longobardi, Giuseppe Pecorelli, Sabrina Perrino, Davide Speranza, Alberto Limodio, Angela Morrone, Andrea Pellegrino, Matteo Borelli, Alfonso Dolgetta, Lucio Annunziata, Angela Giulia Massa, Gaetano Gaeta, Franco Salerno, Fabio Senatore Amministrazione Via Vescovado, 4 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466

Un pontificato che ha numerose chiavi di lettura e tantissime opportunità non sempre colte a pieno. La canonizzazione consente di riscoprirle e fare di Montini una guida per la Chiesa del futuro: la comunità ecclesiale può scorgere in lui il volto di un padre che protegge, accompagna e custodisce. Salvatore D’Angelo

Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano

Questo numero è stato chiuso in redazione 27 settembre 2018

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L'APPROFONDIMENTO Durante le udienze generali

“Quando si tratta di comporre l’amore coniugale con la trasmissione responsabile della vita, il carattere morale del comportamento non dipende solo dalla sincera intenzione e dalla valutazione dei motivi, ma va determinato da criteri oggettivi, che hanno il loro fondamento nella natura stessa della persona umana e dei suoi atti”. (Gaudium et spes, 51)

Amore e responsabilità 50 anni fa, nel quadro di una contestazione che si presentava come la più grande rivoluzione della storia, Paolo VI pubblicava l’Humanae vitae, un’enciclica che ha suscitato un ampio dibattito tanto nella Chiesa quanto nella società civile. Questo documento non ha trovato nella Chiesa una cordiale accoglienza, la risposta di alcuni episcopati fu piuttosto fredda o venata di contestazione. Il Papa ne ha sofferto molto ma non ha mai rinnegato né sminuito quella scelta. Tracciando un bilancio del suo pontificato, quasi alla vigilia della morte, papa Montini non mancava di richiamare il significato e il valore di questa enciclica: “A noi sembra che il decennio ormai trascorso della sua promulgazione sia un periodo sufficientemente ampio per valutare meglio - dopo le conferme venute dalla scienza più seria - la portata delle decisioni che allora prendemmo” (Allocuzione, 23 giugno 1978). L’enciclica non va letta semplicemente come un rifiuto della metodica contraccettiva. La proposta morale contenuta nel documento presenta un respiro più ampio: Paolo VI indica agli sposi un itinerario di vita, un cammino di perfezione che conduce alla santità. Per questo il documento pontificio ebbe un influsso profondo nella riflessione teologica, sollecitando un serio ripensamento della morale sessuale, della teologia matrimoniale e della spiritualità coniugale.

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Ha compiuto 50 anni l’enciclica profetica di Paolo VI. Alla vigilia della canonizzazione del pontefice bresciano è doveroso rileggere l’Humanae vitae per scoprire lo stile di Papa Montini e il valore profetico di quelle pagine


Mentre serve il pranzo ai bambini partecipanti al concorso dei presepi (30 gennaio 1966)

Il documento è frutto di una lunga e sofferta maturazione, come testimonia inequivocabilmente la prima parte. Il Papa ricorda i mutamenti profondi di questi decenni: lo sviluppo demografico, le nuove esigenze educative; la nuova concezione dell’amore; il progresso scientifico (HV 2). Questi mutamenti fanno sorgere nuove domande e chiedono alla Chiesa nuove risposte. Alcuni infatti chiedono “una revisione delle norme etiche finora vigenti”; ed estendono a questo campo il principio di totalità (HV 3). Altri chiedono se non sia venuto il momento di affidare all’uomo, “alla sua ragione e alla sua volontà, più che ai ritmi biologici del suo organismo, il compito di regolare la natalità” (HV 3). In un periodo di grande contestazione dell’autorità, Paolo VI sente il bisogno di precisare con quale competenza il magistero interviene in questa delicata materia. Una precisazione molto importante dal punto di vista metodologico. Alcuni teologi, infatti, invitavano la Chiesa a non intervenire in quanto la Scrittura non ci offre indicazioni particolarmente cogenti su questo tema. La legge naturale, d’altra parte, non sembra avere un valore morale universalmente riconosciuto, tale almeno da fondare un autorevole pronunciamento magisteriale. Insomma, a loro giudizio la questione della metodica contraccettiva doveva rimanere nel campo della opinabilità morale. Paolo VI, invece, ribadisce che la competenza del magistero si estende fino alla legge naturale di cui la Chiesa si fa custode e interprete autentica: “Nessun fedele vorrà negare che al Magistero della Chiesa spetti di interpretare anche la legge morale naturale” (HV 4). E poco dopo afferma che l’enciclica viene pubblicata “in virtù del mandato di Cristo a noi affidato” (HV6), quasi a voler rimarcare l’autorevolezza dell’intervento magisteriale. E infine precisa che l’enciclica nasce dopo aver “attentamente vagliato la documentazione a noi offerta e dopo mature riflessioni e assidue preghiere”. Il significato dell’amore coniugale. L’amore coniugale, vissuto nella pienezza del suo significato (HV 9) è il “valore fondante e onnicomprensivo” della vita morale e spirituale

(Tettamanzi). Lo stesso Pontefice, parlando ai fedeli qualche giorno dopo la pubblicazione dell’enciclica, affermava che la parola in essa contenuta “per severa ed ardua che possa sembrare, vuol essere interprete dell’autenticità del loro amore, chiamato a trasfigurare se stesso nell’imitazione di quello di Cristo per la sua mistica sposa, la Chiesa” (Paolo VI, Allocuzione ai fedeli, 31 luglio 1968). È questo dunque l’aspetto prioritario e qualificante nella cui prospettiva va letto l’intero documento: “Nel difendere la morale coniugale nella sua integrità, la Chiesa sa di contribuire all’instaurazione di una civiltà veramente umana” (HV 18). Il problema della contraccezione si inserisce in una visione globale dell’uomo e dell’amore coniugale. Di qui bisogna dunque partire. Non si può affrontare la problematica alla luce solo dei dati biologici, psicologici, demografici e sociologici. È l’uomo nella sua integralità - la sua vocazione naturale e terrena ed insieme soprannaturale ed eterna - che qui è in gioco! (HV 7). È Dio la sorgente dell’amore coniugale che sfocia nel matrimonio (HV 8). Nell’amore umano si rivela l’amore di Dio. Il fai da te della contraccezione inserisce nel meraviglioso piano divino degli elementi che impediscono all’amore di esprimersi in tutta la sua virtualità. Per questo Paolo VI enuclea più chiaramente il significato dell’amore coniugale attraverso quattro caratteristiche: è un amore “pienamente umano”, “totale”, “fedele ed esclusivo”, “fecondo” (HV 9). In questa luce possiamo meglio comprendere il principiocardine dell’enciclica: la “connessione inscindibile” nell’atto coniugale tra il significato unitivo e il significato procreativo. Si tratta di una connessione che “Dio ha voluto e che l’uomo non può rompere di sua iniziativa” (HV 12). Questa connessione fa parte dell’intima struttura dell’atto coniugale: “per sua intima struttura l’atto coniugale, mentre unisce profondamente gli sposi, li rende atti alla generazione di nuove vite, secondo leggi iscritte nell’essere stesso dell’uomo e della donna” (HV 12). Questo principio morale ha un carattere profondamente umano: esso infatti rispetta la struttura della persona umana (anima e corpo) e il progetto biblico (i due saranno una carne sola). Ci fermiamo qui, anche se ci sarebbero molte altre cose da dire. Sarà doveroso ritornare su questo tema. A giudizio del cardinale Dionigi Tettamanzi, l’Humanae vitae è “il documento magisteriale più importante dell’intero pontificato di Paolo VI in tema di morale coniugale”. A distanza di cinquant’anni, e proprio alla vigilia della canonizzazione del pontefice bresciano, non solo è utile ma doveroso rileggere questo documento per scoprire lo stile di papa Montini e il valore profetico di quelle pagine. Silvio Longobardi OTTOBRE 2018 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

L’APOSTOLO DELLA GIOIA L’esortazione apostolica Gaudete in Domino è l’unico documento pontificio nella storia della Chiesa a parlare di gioia. È un testo prezioso del magistero di Paolo VI che mette in luce tre caratteristiche del suo apostolato: l’originalità, il dialogo con il mondo e la profezia

L’

esortazione apostolica Gaudete in Domino è l’unico documento pontificio nella storia della Chiesa a parlare di gioia. È datato 9 maggio 1975, il giorno successivo all’A scensione dell’Anno Santo ed ha lo scopo di incoraggiare la cristianità – in prossimità della Pentecoste – a profittare della grazia giubilare per fare un’esperienza straordinaria della gioia cristiana capace di segnare l’esistenza, anzi un’esistenza nuova. È un testo molto prezioso del magistero di Paolo VI, perché racchiude e mette in luce le caratteristiche principali della sua personalità e del suo apostolato: l’originalità, il dialogo con il mondo, la profezia. L’originalità innanzitutto: il Papa che ha faticato non poco con la mente e col cuore per condurre a termine i lavori del Concilio e avviare il periodo immediatamente successivo di riforma della Chiesa in Capite et in membris; il Papa che ha inaugurato tante modalità nuove di rapportare la Chiesa alle varie espressioni politiche, sociali, culturali dell’umanità; il Papa che ha affrontato non poche prove nella sua stessa persona a motivo di una “pessima salute di ferro” e che sembra a volte quasi soccombere sotto il peso delle responsabilità e delle critiche che gli vengono da conservatori e innovatori, dentro e fuori della Chiesa; il Papa che persino nel tratto, forse anche per l’età e il sen-

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tire avanzarsi della fine, appare triste e pensoso al punto da attirarsi il nomignolo di “Paolo mesto”, proprio lui nel cuore dell’Anno giubilare parla di gioia. E con una maniera così vasta, competente, dettagliata e precisa, da aprire grossi squarci di luce sulla sua anima di uomo di Dio e pastore di anime. Così nel titolo e nell’impostazione del suo scritto egli riprende l’esortazione dell’apostolo Paolo (Fil 4, 4-5): Gaudete in Domino. Qui sta il carattere inedito della gioia cristiana che viene “comandata” (o raccomandata!) perché non è suscitata da cause esterne all’uomo, ma nasce da dentro, dallo Spirito Santo che ci è stato dato e quindi dal rapporto speciale che personalmente e comunitariamente abbiamo con il Signore Gesù. La Pasqua di Cristo non è solo una buona notizia, ma anche una vita nuova che agisce in noi. Il Papa vuol semplicemente intonare un inno alla gioia divina “per suscitare un’eco nel mondo intero e anzitutto nella Chiesa”. La seconda caratteristica della figura di Paolo VI è il dialogo col mondo. È evidente in questo testo il rispetto per ciò che già è presente nel cuore umano. Il Papa nel suo discorrere parte non dalla dottrina ma dall’uomo, esplorandone il cuore ed esaltando la sua capacità di gioie natura-


li: l’armonia con la natura, l’incontro e la comunione con gli altri, il denaro, le comodità, l’igiene, la sicurezza materiale. Il Cristo stesso a partire da queste ha annunciato il Regno di Dio. Ma proprio nell’esperienza delle tante sofferenze fisiche e morali che gravano su tanta parte dell’umanità, del proprio limite e dell’abisso tra realtà e desiderio di infinito, l’uomo sperimenta la tristezza di un vuoto che non riesce a definire: qui si inserisce l’annuncio della gioia cristiana dalle pagine delle Scritture e dalle pagine vive che sono le vite dei Santi. Questo annuncio è “per tutto il popolo”: il mondo dei bambini; tutti coloro che ricoprono piena responsabilità familiare, professionale, sociale; il mondo dei sofferenti e tutti coloro che stanno volgendo al termine della vita; coloro che vivono al di là della sfera visibile del Popolo di Dio; infine le guide del popolo: pastori, teologi, maestri spirituali, sacerdoti, collaboratori pastorali. Infine la profezia. Paolo VI denuncia con coraggiosa lucidità le cause del male di vivere: “l’uomo nella sua anima si trova sprovvisto nell’assumere le sofferenze e le miserie del nostro tempo… ha desacralizzato l’universo ed ora l’umanità; … il valore degli esseri, la speranza non sono più sufficientemente assicurate. Dio gli sembra astratto, inutile: senza che lo sappia esprimere, il silenzio di Dio gli pesa”. Indica poi con fiducia la terapia. Da una parte, “occorre che cessiamo di indurire il nostro cuore, per ascoltare la voce del Signore e accogliere la proposta del grande perdono”. Si tratta concretamente, a partire dall’occasio-

ne offerta dal Giubileo, di riscoprire il significato e la pratica del sacramento della Riconciliazione, sorgente privilegiata di santità, di pace e di gioia. Dall’altra, occorre arricchire lo sguardo positivo sulle persone e sulle cose nella celebrazione del mistero pasquale di Gesù: “è fondamentale la fedeltà dei battezzati all’Eucaristia domenicale, al banchetto che Cristo ci prepara nel suo amore per trascinarci insieme con lui nel rinnovamento della sua risurrezione, culmine dell’Alleanza d’amore tra Dio e il suo popolo, segno e sorgente di gioia cristiana, tappa per la Festa eterna”. Il Papa si indirizza con una particolare speranza al mondo dei giovani che versa in una grande confusione: immerso in una civiltà commerciale, materialistica, fondata sul piacere, che si spaccia come portatrice di futuro, questo mondo è stato bruscamente privato di tradizioni protettive e poi amaramente disilluso dalla vanità e dal vuoto spirituale delle false novità, delle ideologie atee, delle esperienze religiose fuorvianti e rovinose. Solo la verità del Vangelo, Cristo, potrà donare ai giovani la gioia di crescere nella fede e di trasmetterla ancora, come prossima tappa storica del Popolo di Dio. Di certo questo documento così singolare ha spianato la strada al magistero di Giovanni Paolo II che si è svolto all’insegna del principio “uomo come via della Chiesa”, e alle attuali “uscite” di papa Francesco e alla Sua esortazione apostolica – laboratorio pastorale “Evangelii gaudium”. Mons. Carmine Citarella

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SCUOLA & UNIVERSITà Immagine di repertorio

SOS cambio scuola a settembre

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oglio cambiare scuola». Lucrezia l’ha detto a sua madre ad inizio settembre, dopo aver superato i debiti scolastici per i quali aveva studiato tutta l’estate. A sole due settimane dall’inizio delle lezioni, si è trovata così a fare i conti ancora una volta con le proprie propensioni personali e con l’offerta formativa di scuole già impegnate ad organizzare la partenza imminente dell’anno scolastico. I legami nella propria classe, la mancata sintonia con gli insegnanti, lo studio non proporzionato alle proprie esigenze, gli orizzonti lavorativi che non coincidono con il percorso formativo: le motivazioni che inducono ad una scelta del genere possono essere tante. Accompagnare i ragazzi in questo passaggio è un compito arduo per i genitori, che devono destreggiarsi tra quello che i figli vogliono e ciò che ritengono meglio per loro. «Scegliere una scuola che faccia davvero per me non è stato semplice – racconta Lucrezia –. Frequentando il primo anno di liceo, sentivo il peso delle materie che non mi appas-

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sionava studiare e soprattutto la poca preparazione pratica. Quando ho deciso di cambiare istituto, invece, ho scelto una scuola, l’Agrario, che mi consegni un diploma finito, con il quale potrei affacciarmi al mondo del lavoro e che da subito ci impegna in attività pratiche». Cambiare istituto all’inizio del nuovo anno scolastico non è, però, un’operazione semplice. Lucrezia e sua madre in quei giorni frenetici di valutazioni sono rimbalzate da un istituto superiore all’altro e non tutte le porte sono state aperte. Anche ottenere il nulla osta dall’istituto di provenienza può essere complesso. Dal punto di vista burocratico, infatti, ogni alunno rappresenta una unità all’interno di una delle classi costruite nel periodo delle iscrizioni, attorno a cui è stato organizzato tutto l’apparato organico dell’anno successivo. Lo sa bene la professoressa Ezilda Pepe, dirigente scolastica del liceo scientifico "B. Mangino" di Pagani, che come i suoi colleghi deve fare i conti ogni anno con i parametri ministeriali per determinare l’organico della scuola.

Lucrezia, come tanti studenti, ha deciso di cambiare scuola a poche settimane dall’inizio dell’anno scolastico, avviando la lunga trafila per ottenere il nulla osta. A spiegarci le dinamiche che possono scaturire, difficoltà e ritardi è la dirigente scolastica Ezilda Pepe


di Martina Nacchio

«Oltre alle iscrizioni ottenute – spiega – bisogna tener conto delle esigenze logistiche, dell’eventuale presenza di ragazzi speciali e di altri parametri per poter determinare le classi e formulare le richieste. Su questi numeri, che corrispondono ad impegni economici, si giocano l’organizzazione dell’anno scolastico e le sorti di insegnanti, collaboratori scolastici, assistenti tecnici e amministrativi». In genere non è il venir meno di un singolo alunno a mettere in crisi un’organizzazione scolastica, ma il pervenire di più richieste di nulla osta potrebbe minare la stabilità dell’organico e far profilare delle responsabilità per il dirigente. «Queste responsabilità confliggono con le legittime esigenze di genitori e alunni – continua la professoressa Pepe -. Per non concedere un nulla osta devono esserci delle ragioni davvero serie». Le esigenze degli studenti restano la priorità assoluta. «Quando un genitore dice che suo figlio è convinto di voler cambiare scuola, io gli dico che prima o poi tutti possono trovare delle difficoltà in ambito scolastico e se questo accade in una scuola che

non piace e non ha scelto, allora ad andarci di mezzo sono i genitori. Da mamma credo che sia una precauzione che dobbiamo assolutamente prendere». A proposito delle scelte scolastiche degli alunni, talvolta azzardate o inconsapevoli, la dirigente ha detto: «È vero che alle scuole medie non si hanno le idee chiare su ciò che si vuole diventare da grandi, ma si conosce per certo quello che non ci piace. Almeno in base a questo dobbiamo indirizzare le nostre scelte». Martina Nacchio

Rettifica

Lo scorso mese, nelle pagine dedicate alla scuola, abbiamo pubblicato la lettera di Margherita Preissig che ricordava la professoressa Michelina Trezza d’Oro, scomparsa lo scorso anno. Poiché la lettera era scritta a mano, nell’articolo vi erano due imprecisioni di cui ci scusiamo: “infondevi nei nostri cuori alti valori e ideali di vita, permeati (e non premiati) da una profonda e convinta fede religiosa”. Il cognome dell’autrice della missiva è Preissig e non Pressing. La redazione

La dirigente scolastica Ezilda Pepe

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VITA NELL'AGRO a cura di Salvatore D’Angelo Mario Esposito Ferraioli, fratello di Tonino, attuale coordinatore della Caritas parrocchiale della chiesa San Sisto II di Pagani

Il coraggio della verità A

ntonio Esposito Ferraioli rivive negli occhi dei ragazzi che parlano di lui, nelle fotografie che il fratello Mario custodisce gelosamente, nelle divise degli studenti con sopra inciso il suo nome. La Camorra l’ha strappato via dai suoi giorni quarant’anni fa, nella notte del 30 agosto 1978. Quegli istanti tragici e l’inferno che ne è scaturito sono consegnati all’eternità tramite i ritagli degli articoli accuratamente conservati in un album, collocati tra i suoi effetti personali, la sua tessera degli scout e i messaggi che i giovani lasciano sulla sua lapide. Un biglietto su tutti emoziona Mario: su uno sfondo rosa campeggia la frase “Una storia di vita”. «Mi colpisce perché è proprio così: Tonino dopo quarant’anni vive ancora attraverso il ricordo» dice, mentre con le dita sfoglia quei reperti preziosi. Gli avvenimenti di quella notte sono impressi nei suoi occhi come fotogrammi. «Quando fu ammazzato mio fratello persi la fede, perché lui morì tra le mie braccia all’ospedale di Nocera. Io ero la sua ombra, il fratello più piccolo che lo seguiva in tutto. A darmi la scossa è stata una frase di

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papa Wojtyla che diceva che il dolore e la sofferenza prima o poi busseranno alla tua porta e tu non potrai non farli entrare. Per combatterli, per superarli, ci vuole tanto amore. Quello che sto facendo oggi proprio grazie alla fede, che mi ha ridato la forza, e all’amore che mi ha dato mia madre». Il coraggio di non voltarsi. Tonino aveva solo ventisette anni quando è stato ammazzato con due colpi di lupara. Aveva appena salutato la sua fidanzata, con la quale avrebbe dovuto sposarsi il mese successivo. Il processo per individuare i colpevoli della sua morte è stato aperto e chiuso due volte senza individuare i colpevoli. Lavorava come cuoco nell’azienda Fatme di Pagani, e in fabbrica stava conducendo una battaglia sindacale da delegato della Cgil per i diritti dei lavoratori e per la qualità del cibo che veniva servito agli operai e ai bambini dell’asilo nido dello stabilimento. Quando sul bancone della mensa arrivò una partita di carne avariata, legalmente importata, Tonino era intenzionato ad andare a denunciare. Ma non fece in tem-

A quarant’anni dalla morte di Antonio Esposito Ferraioli, cuoco paganese vittima innocente di Mafia, il fratello Mario raccoglie la sua eredità per consegnarla alle nuove generazioni


Contro la Mafia fino alla fine

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L’album dei ricordi di Antonio Esposito Ferraioli

po. «Non poteva accettare che i lavoratori non potessero avere fiducia in lui. Ecco perché ha combattuto questa battaglia – spiega Mario –. Sapeva che non si può trasmettere la legalità se non la vivi. Questo è il messaggio più grande che Tonino ci ha consegnato in un tempo in cui è più facile non fare che fare, far finta di non vedere che agire». Solo quest’estate, dopo quarant’anni dalla sua morte, Antonio Esposito Ferraioli è stato riconosciuto vittima innocente di Mafia. «Mi sono incamminato in questa battaglia legale dieci anni fa. Dopo la prima sentenza favorevole, l’Avvocatura dello Stato fece ricorso. Non potevo permettere che la memoria di mio fratello fosse macchiata. Tonino è morto perché era una persona onesta. Così siamo andati avanti e ce l’abbiamo fatta». Rivivere nella testimonianza. Solo dopo vent’anni Mario decide di uscire dalla casa del silenzio in cui si era rifugiato con il suo dolore e di iniziare un percorso di testimonianza, illuminato dall’esempio del fratello. «La bellezza della storia di Tonino

è che tocca tutti gli aspetti dell’essere umano: ci sono i sogni, c’è l’impegno, ci sono la speranza, i limiti, il coraggio, alla fine c’è la morte, il dolore, la sofferenza e poi la vita». Quella che Mario stesso è riuscito a riprendere in mano attraverso la sua missione. Sostenuto da Libera, l’associazione di memoria e impegno in nome delle vittime delle Mafie, ha iniziato ad incontrare i ragazzi delle scuole, delle associazioni, a diffondere i valori della legalità in nome del fratello. Con il tempo sono fioriti i segni nel nome di Tonino. Un premio scolastico, una rassegna annuale presso l’Ipsseoa di Pagani, un albero a lui intitolato nel Giardino della Legalità all’Università degli Studi di Salerno, e soprattutto una masseria, sorta su un bene confiscato alla Camorra ad Afragola, e una scuola alberghiera a Napoli, di fronte al carcere di Poggioreale, che portano il nome “Antonio Esposito Ferraioli”. Ancora troppo c’è fa fare, ma oggi sullo stesso terreno in cui la Mafia coltiva illegalità, sorgono anche fiori di speranza. Martina Nacchio

era anche il presidente della Camera, Roberto Fico, ad agosto alla cerimonia in ricordo di Antonio Esposito Ferraioli a quarant’anni dalla sua morte. Il suo omaggio a Tonino si è associato ad un messaggio di lotta alla Mafia, da affrontare come priorità assoluta. «Oggi siamo qua per dire che se non ci liberiamo dalle Mafie non saremo mai un Paese libero» ha detto Fico. Il presidente della Camera dei Deputati è di origine napoletana e conosce bene le difficoltà del territorio campano. «Le nostre terre sono spesso sotto scacco della Camorra. Questa è la vera emergenza ed è il motivo per cui sono qui, oltre che per ricordare Antonio Esposito Ferraioli. Sembra che ci sia un incantesimo e i fenomeni mafiosi debbano starci per sempre. Arrestiamo i clan, persone anche collegate a politica e imprenditoria, e poi alla fine siamo nella stessa situazione. I numeri delle Mafie sono sempre più incredibili». Una battaglia a cui il presidente della Camera non ha intenzione di rinunciare: «Da sempre lotto contro la criminalità organizzata e voglio continuare a farlo finché non vinceremo. Io amo la Campania perché è una terra di combattenti, di persone che non si sono mai arrese ed è per questo che c’è tanto di positivo».

Roberto Fico

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VITA NELL'AGRO

Musica da Leone

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ove minuti di applausi, migliaia di persone, la bellezza notturna della Laguna a guardare. Non poteva chiedere di più Bruno Falanga, compositore delle musiche di Un giorno all’improvviso, film girato dal regista scafatese Ciro D’Emilio e presentato alla Mostra internazionale cinematografica di Venezia. «È stata un’esperienza indimenticabile, la sala Darsena era piena e a fine film ci sono stati 9 minuti di applausi. Difficile spiegare l’emozione – racconta Falanga, musicista sopraffino originario di Pagani –. Il giorno dopo, in replica, c’erano 2mila persone. Alla fine della proiezione gli applausi sono continuati su tutta la mia musica. Ad un certo punto ho avuto la sensazione che facessero parte di essa». Una pellicola, si potrebbe dire, “made in Agro”, date le origini non solo di regista e compositore, ma anche di altri collaboratori come Emilio De Virgilio (esperto fonico di rilievo internazionale, anch’egli paganese). Il film, candidato per la sezione Orizzonti, ha ricevuto due riconoscimenti: il premio di critica sociale “Sorriso Di-

verso” e il premio Nuovo Imae, come miglior attore esordiente, al giovane Giampiero De Concilio. La storia parla di una madre, Miriam (interpretata da Anna Foglietta), e il figlio di 17 anni, Antonio, il cui sogno è quello di diventare un calciatore professionista in una grande squadra. Intorno a loro, una città di provincia non facile, l’abbandono del capofamiglia Carlo e una comunità di amici che sostengono il giovane. Un talent scout, Michele Astarita, cerca giovani promesse da portare nella Primavera del Parma Calcio, l’occasione sembra poter dare una svolta alla vita del ragazzo e di sua madre. Ma le cose si complicheranno.

Bruno Falanga ha firmato la colonna sonora del film Un giorno all’improvviso premiato a Venezia Bruno Falanga con la moglie sul red carpet della Laguna

Il film di Ciro D’Emilio ha visto una pianificazione di ben cinque anni, prima di approdare alla corte del Leone veneziano. Falanga insieme ad Antonio Iuliano (altro collaboratore del film) ha realizzato il cd In Canto, compilation benefica prodotta dalla diocesi dove a cantare erano sacerdoti e laici. Davide Speranza

Il vento del razzismo

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l cattivo vento del razzismo quest’estate ha soffiato con una veemenza allarmante. Dagli episodi di violenza indiscriminata a danno di stranieri alle politiche anti-migratorie, concretizzatesi anche con ronde per le strade e sulle spiagge, sulla scia di un’azione governativa che pone la nazionalità come prioritaria nell’acquisizione dei diritti. Senza mettere da parte la legalità, l’immigrazione compresa con

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gli occhi di chi ne è protagonista assume, però, sfumature del tutto diverse, come si evince da un messaggio che ci ha inviato un cittadino pakistano residente a Nocera Inferiore, che mette in risalto le difficoltà e i pericoli delle attuali politiche. «Facciamo lavori duri, porta a porta, in strada, sulle spiagge, sotto la pioggia o nella calda estate, per recuperare un po’ di soldi

per la famiglia. Un gran numero di immigrati ha una licenza e paga tasse di quasi 1200 euro l’anno. Quest’estate si sono dimezzati i normali guadagni a causa dei controlli di polizia e guardia di finanza sulle spiagge. Stesso vale per la polizia municipale in paese. Non siamo ladri, ma queste politiche riducono alla disperazione. Dove andremo? Cosa faremo? Chi governa, quali processi per l’immigrazione ha in mente?».


Il Vescovo riceve la maglia e l'abbonamento dal dirigente Iovino e da capitan Pecora

La Nocerina calcio in Cattedrale

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ampioni nella vita, prima che sulle figurine: è l’augurio che il vescovo ha fatto agli sportivi incontrati lo scorso 13 settembre in Cattedrale, a Nocera Inferiore. Monsignor Giuseppe Giudice ha celebrato la Santa Messa con i dirigenti, lo staff tecnico, i calciatori delle squadre maschili, femminili e juniores, e alcuni tifosi della Nocerina calcio, che milita nel campionato di Serie D. «Il vescovo – ha dichiarato monsignor Giudice – deve incontrare tutti i mondi e quello dello sport è molto vicino ai giovani: palestra di vita e convegno di tante situazioni, anche problematiche. Un mondo variegato,

fatto a strati, con tante situazioni che se si esprimessero sempre nella positività farebbero dello sport una grande palestra dove si imparare a crescere, essere più umani, a saper perdere. Un mondo che ci consenta di essere non campioni riconosciuti sulle figurine, ma campioni nella vita». Al termine della Celebrazione, il direttore della Nocerina, Bruno Iovino, e il capitano, Luca Pecora, hanno regalato al Vescovo la maglietta numero 10 con il suo cognome e un abbonamento allo stadio, mentre il presule ha regalato loro un busto di san Prisco, patrono della diocesi e della città di Nocera Inferiore.

I rossoneri hanno partecipato alla Santa Messa presieduta dal Vescovo, a cui hanno regalato la maglietta molossa con il numero 10 e il cognome Giudice

LA BACHECA DEGLI ANNUNCI Dott.ssa Lucia Vigorito

Riceve per appuntamento al Corso Mazzini, 67 Cava de’ Tirreni (SA) t. 333 8951443 luciavigorito@libero.it

VALORIZZA LE TUE RISORSE Prendi in mano la tua vita e fanne un capolavoro, ci dicono spesso. La verità è che non importa quante risorse hai, se non sai come usarle non saranno mai abbastanza. Allora scegli di valorizzarle! Il mio obiettivo, da psicologa, è offrire consulenze per aiutare o per un semplice confronto perché per una mente serena tutto diventa possibile. Ecco alcuni ambiti in cui posso offrire un valido supporto: gestione delle emozioni, valutazione del disagio, difficoltà relazionali, sostegno alla genitorialità, sostegno psicologico alla famiglia in caso di divorzio, sostegno psicologico alla coppia, sostegno psicologico nell’età evolutiva, individuazione disturbi dell’apprendimento; orientamento alimentazione, sostegno psicologico in ambito lavorativo, incontri di gruppo in diversi ambiti. Non opero seguendo interventi preconfezionati, ma propongo percorsi personalizzati a partire dalla storia e personalità delle persone che incontro.

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Il sogno di due giovani sposi

La famiglia Milone

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el cuore di Sarno, nascosta ad occhi indiscreti, la bella casa gialla in Vicolo Sgargianti è luminosa e confortevole. Perfetta per come era stata immaginata da Elvira ed Amalio, che da 14 anni vivono lì, con quel sogno che presto dovranno riporre nel cassetto. Tutto inizia nel fango. Elvira Alfano e Amalio Milone sono entrambi capi scout quando nel maggio del ’98 vengono chiamati a Sarno per soccorrere le vittime della frana. Si incontrano e da allora non si lasciano più. Lei è un’educatrice, segue ragazzi disabili presso alcuni centri dell’Agro e condivide con Amalio le sue esperienze, i suoi sogni. Iniziano a sperimentarsi come coppia e immaginano insieme un futuro fatto di accoglienza. «Sognavamo una casa famiglia, animata dalla spiritualità scout come stile di vita» ricorda Elvira. In quel periodo il Patto territoriale dell’Agro promuove start-up per idee progettuali e vincono il bando. I loro sogni adesso prendono forma e nel 2004 si sposano. «Siamo venuti a vivere direttamente qui – racconta Amalio –, volevamo essere subito e a tutti gli effetti una casa famiglia». Nel 2010, la Casa prende il nome di Arcanda, l’aquila simbolo degli scout che guida la piccola coccinella, dandole fiducia e indicandole la strada. La coppia, per seguire i bambini anche nei percorsi di rieducazione, si circonda di un’equipe di operatori del settore. Con il tempo, però, le cose si complicano. Le rette, che ogni Comune dovrebbe pagare per l’inserimento di o-

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gni bambino in casa famiglia, tardano ad arrivare. Sono pochi i Comuni virtuosi e spesso i contributi dovuti arrivano dopo anni ed anni. «Copriamo le spese con il mio stipendio di educatrice – confida Elvira – e grazie al lavoro di mio marito che è consulente aziendale. Quando i bambini arrivano qui sono come figli nostri, vogliamo che sentano il calore di una vera famiglia, ma spesso arrivano piccoli che hanno bisogno di cure particolari e vogliamo che a loro non manchi nulla. I costi ci sono e dopo un po’ diventano insostenibili se a questi si aggiungono anche quelli degli operatori che sono totalmente a carico nostro». Sono 26 i bambini che dal 2004 al luglio di quest’anno sono stati affidati alle cure della coppia, accuditi ed amati come figli. «Abbiamo, con difficoltà, maturato la scelta di chiudere la Casa famiglia. Non solo per questioni economiche – continua Elvira – dietro c’è anche la sofferenza di nostro figlio Fulvio, di 14 anni. Quando i bambini lasciano la casa famiglia, per essere adottati, il distacco non è semplice, soprattutto quando la “nuova” famiglia decide di interrompere i rapporti con noi. Fulvio ne soffre molto e dopo l’ultimo episodio abbiamo capito che era giusto fare un passo indietro, soprattutto per il bene di nostro figlio». Adesso sono alla ricerca di una casa dove iniziare una vita “normale”, ma in fondo ai loro occhi resta il bagliore di chi, un giorno, riaprirà quel cassetto per continuare un percorso ricolmo d’amore. Sofia Russo

L’esperienza della Casa famiglia Arcanda che dal 2004, nel cuore di Sarno, ha accolto 26 bambini sta per concludersi. Troppi ritardi nei pagamenti delle rette da parte dei Comuni e non solo. Ne abbiamo parlato con i fondatori Elvira Alfano e Amalio Milone

Fulvio, il figlio di Elvira e Amalio, insieme ad un bambino accolto

Elvira con due piccoli bambini accolti nella casa famiglia


di Andrea Pellegrino

Parte con largo anticipo la campagna elettorale di De Luca. In agenda le elezioni provinciali, le europee e quelle comunali in primavera, per arrivare, nel 2020, alla sfida delle sfide: le elezioni regionali

La sfida delle sfide

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arte con largo anticipo la campagna elettorale. Con tutte le ripercussioni del caso sulla gestione e amministrazione di Palazzo Santa Lucia. Settembre ha portato un Vincenzo De Luca combattivo nei confronti del Partito democratico. Un braccio di ferro i cui effetti si conosceranno da qui alla fine dell’anno. Nel cassetto il governatore conserva Campania Libera, la civica sempreverde, buona per tornare in campo, anche se il Pd dovesse divorziare dal presidente campano. L’agenda, per ora, segna come appuntamenti le elezioni provinciali (con il rinnovo del solo presidente) a fine ottobre; poi il rinnovo dell’intero Consiglio provinciale; le Europee ed infine il turno primaverile più ampio di elezioni comunali.

Poi la sfida delle sfide: le Regionali del 2020, con Vincenzo De Luca che ha già preannunciato una sua ricandidatura alla guida di Palazzo Santa Lucia. Così come ha fatto – anche se ancora timidamente – Luigi de Magistris, ormai giunto a due mandanti pieni al vertice del Comune di Napoli. E lo scontro tra i due primi candidati non manca già da metà estate. Il tutto in attesa dell’asso che calerà il centrodestra.

Anche in questo caso dipenderà da ciò che accadrà alle Europee, ma soprattutto al governo centrale. Infine, il Movimento 5 Stelle che, dopo il boom dello scorso 4 marzo, vuole entrare a pieno titolo nelle istituzioni. Cercando, dunque, di guidare la seconda regione più grande d’Italia. Già a Salerno città ha battuto – sull’uninominale – un De Luca. Ora tenta il tutto e per tutto per battere il più anziano delle famiglia.

Immagine di repertorio

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IL PEDIATRA RISPONDE

FISCO E TRIBUTI di Andrea Perrino*

di Salvatore Guercio Nuzio*

Rubrica Fiscale e Tributaria a cura dell'Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili del Tribunale di Nocera Inferiore

Se desideri sottoporre una domanda al dottore Guercio Nuzio o chiedere un consiglio, scrivi a insieme@diocesinocerasarno.it

Stipendio: addio contanti, pagamenti solo tracciabili

MAL DI PANCIA Piccola guida pratica

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uove regole per il pagamento degli stipendi dallo scorso primo luglio: si paga solo con mezzi tracciabili, totalmente vietato il pagamento in contanti, pena l’applicazione di sanzioni da mille a 5mila euro. A stabilirlo è la legge di Bilancio 2018 che seppur entrata in vigore il primo gennaio ha goduto di un differimento di sei mesi. La firma della busta paga non costituirà più prova dell’avvenuto pagamento; il pagamento sarà ritenuto valido anche se avviene con emissione di assegno o con carta prepagata non collegata ad un IBAN purché il datore di lavoro conservi le ricevute di versamento. L’obiettivo è quello di porre fine alla cattiva pratica di retribuzioni inferiori a quelle indicate nelle buste paga, collocandosi molto spesso al di sotto dei minimi contrattuali, e alle minacce di licenziamento. Il nuovo obbligo rappresenta un passo importante per la tutela dei lavoratori subordinati. Sono esonerati i rapporti di lavoro domestico. Ugualmente escluse dall’obbligo della tracciabilità tutti i pagamenti per corrispondere somme, diverse dalla retribuzione, come gli anticipi di cassa effettuati dai lavoratori per spese da sostenere nell’interesse dell’azienda e nell’esecuzione della presentazione, i compensi erogati a chi effettua un tirocinio aziendale, nonché quelli derivanti da borse di studio erogate da fondazioni, enti privati e aziende, i compensi per lavoro autonomo occasionale. Si segnala inoltre che l’importo della sanzione amministrativa pecuniaria, se pagata nel termine di 60 giorni dalla contestazione immediata o dalla notifica della violazione, è ridotta o al doppio del minimo o ad un terzo del massimo.

* dottore commercialista in Angri

Mia figlia, 8 anni, ogni mattina, prima di andare a scuola, riferisce sempre di avere dolore in sede addominale. Può essere una forma di somatizzazione? Arianna Il dolore addominale è uno dei sintomi più frequenti nei bambini ed è spesso fonte di preoccupazione, malgrado costituisca nella gran parte dei casi un disturbo aspecifico che si risolve spontaneamente nel giro di ore o di pochi giorni. Molte possono essere le cause poiché all’interno dell’addome sono presenti numerosi organi (milza, appendice, reni, utero, oppure organi digestivi come stomaco, fegato, intestino tenue e/o crasso, pancreas, colecisti) che possono causare sintomatologia dolorosa; per tale motivo, non deve essere mai trascurata alcuna ipotesi. L’importante è valutare sempre l’intensità del dolore, la sua persistenza e la sua localizzazione. I “mal di pancia” possono manifestarsi con fitte alla pancia, oppure i dolori possono essere associati a mal di stomaco e diarrea. I segnali che dobbiamo considerare allarmanti sono: dolore in un punto ben preciso; dolore acuto e continuo che causa il risveglio notturno; febbre; diarrea; vomito accompagnato da dolore; infiammazione rettale o intorno all’ano e sangue nelle feci. In caso di dolore addominale ricorrente o cronico il pediatra, con un’accurata visita e in relazione al racconto dei familiari o dello stesso bambino, alla dieta praticata, all’accrescimento o alla concomitante presenza di segni o sintomi quali febbre, vomito o diarrea, potrà formulare un’ipotesi diagnostica e, se lo riterrà opportuno, potrà avvalersi di esami mirati per escludere patologie quali la celiachia, le allergie alimentari, le parassitosi ed altre ancora. Solo dopo aver escluso le cause organiche il medico potrà ipotizzare che il mal di pancia sia conseguente ad una somatizzazione, frequente causa nei bambini in età scolare, in relazione a svariati motivi: ansia da prestazione scolastica o sportiva, nascita di un fratellino, conflittualità nell’ambito familiare o scolastico. In presenza di dolore addominale significativo, ricordiamoci infine che è possibile utilizzare un antidolorifico come il paracetamolo, senza la preoccupazione che il farmaco possa mascherare o ritardare la diagnosi.

* Pediatra

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SALE IN ZUCCA di Raffaella Marciano*

Lutto: come accettare la perdita Sale in zucca è uno spazio dedicato alla persona che offre consigli e riflessioni per prendersi cura di sé. Dopo aver parlato del dolore riflesso che colpisce i familiari dei pazienti gravemente ammalati, questo mese ci soffermiamo sull’elaborazione del lutto con qualche consiglio per gestire un tempo così delicato

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ome dire addio ad una persona cara? È quasi impossibile! Un po’ come dire addio ad una parte del proprio corpo. La morte di un proprio caro è la prova più straziante che la vita ci riserva e non vi sono persone o professioni immuni: il dolore è uguale per tutti. Come in ogni cosa che riguarda l’uomo, non vi è una risposta unica e risolutiva. La psicologia ha studiato il lutto e ne ha osservato le fasi. Infatti, durante questo tempo doloroso, si vivono diverse reazioni: la negazione, la rabbia, la depressione, la ricerca di una risposta alla domanda “Perché proprio a me?”, fino ad arrivare all’accettazione. Purtroppo questi diversi passaggi non sono mai vissuti in maniera ordinata. Durante il lutto, si può passare da una fase all’altra senza nemmeno rendersene conto. Talvolta la perdita è un passaggio così intenso da avere la sensazione di vivere a tratti una realtà parallela. Tutto questo accade perché il nostro cervello cerca a tutti i costi di sopravvivere ad un evento che letteralmente può stravolgerne i riferimenti: immaginate un figlio che perde uno dei genitori o viceversa. Ecco l’unica verità: non c’è un modo veloce e indolo-

re per superare un lutto, perché il dolore ci invade totalmente e diventa così assordante da impedirci di osservare lucidamente ciò che succede intorno a noi. È certamente un errore tentare di superare questo dolore isolandosi, tenendo a distanza le persone amate, questo atteggiamento non fa altro che alimentarlo esponenzialmente. Stare insieme, invece, rinsaldare i legami, creare dei momenti di ricordo condiviso della persona amata è una modalità sana di elaborazione. Il dolore, se condiviso, diventa più sopportabile tanto da trasformarsi in una malinconica colonna sonora che ci accompagna ad ogni passo, un monito per trovare dentro di noi la forza necessaria. L’assenza è un vuoto così denso di “cose” (sorrisi, abbracci e – perché no? – anche litigate). Ogni aspetto, se condiviso, può diventare un tassello unico verso il superamento del lutto. Se il dolore è tale da influenzare la vita quotidiana, dopo molti mesi dalla perdita, è necessario chiedere un sostegno: per metabolizzare un lutto bisogna affrontarlo lacrima su lacrima. *psicologa psicoterapeuta

Per info, scrivete alla mail dottoressa.marciano@gmail.com

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CULTURA L'ANGOLO DELLE RECENSIONI

A cura di Martina Nacchio

La ragazza con la Leica Autore: Helena Janeczek Editore: Guanda Prezzo: € 18 Corre l’anno 1937 e una folla partecipa al funerale di Gerda Taro, prima fotografa caduta sul campo di battaglia. L’artista dallo spirito libero e combattente, che quel giorno avrebbe compiuto 27 anni, rivivrà nella narrazione attraverso gli aneddoti, gli amori e i percorsi in una Parigi degli anni Trenta. A rievocare i ricordi della sua vita saranno Willy e Georg durante una telefonata intercontinentale. La ragazza con la Leica è vincitrice del Premio Strega 2018.

Il segreto dei giganti Autori: Timothy Ferris (Autore), N. Giuliano (Traduttore) Editore: Cairo Prezzo: € 16,15 Molto spesso capita di avere un progetto in mente, ma ci manca il coraggio di realizzarlo. Dalle piccole alle grandi azioni possiamo sentirci insicuri e bloccarci al primo ostacolo. L’obiettivo dell’autore è indirizzare il lettore verso il modo giusto di affrontare le scelte, attraverso casi reali, e soprattutto raggiungere la soddisfazione, avendo come presupposto tre macro aree: salute, sicurezza economica e saggezza.

Ho scommesso sulla libertà Autore: Angelo Scola Editore: Solferino Prezzo: € 16,20 Il cardinale Angelo Scola si racconta con quest’opera in una sorprendente conversazione con Luigi Geninazzi. Il suo percorso per diventare vescovo, l’amicizia con Giovanni Paolo II, il passaggio dal pontificato di Ratzinger a quello di Bergoglio sono ripercorsi nell’autobiografia. Tra gli aneddoti emergono sensazioni e pensieri circa lo stato attuale della Chiesa e il pontificato di papa Francesco, oltre che il senso del Cristianesimo, che per Scola è anzitutto un’esperienza di libertà.

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L’amica geniale Autore: Elena Ferrante Editore: Edizioni e/o Prezzo: € 18

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amica geniale è il primo capitolo di una quadrilogia narrativa. È il racconto dell’amicizia tra Elena e Lina e del loro legame viscerale con la terra che le ha partorite e da cui non recideranno mai il cordone ombellicale. La trama scorre così come le fasi della loro vita, sempre a stretto contatto, quasi in simbiosi, anche se in contrasto all’altra, dall’infanzia fino alla giovane età. La loro crescita individuale si intreccerà agli effetti di cambiamento della Napoli degli anni Cinquanta. Insieme affronteranno delusioni piccole e grandi, si incroceranno e scontreranno, si rivedranno nei passi dell’altra. Un filo conduttore che proseguirà anche nelle altre tre opere che continuano questo racconto intenso e appassionato, che ad ottobre sarà al cinema e a novembre nel piccolo schermo sotto forma di fiction televisiva.


APPUNTAMENTI CULTURALI

di Martina Nacchio

Pomigliano Jazz. Dopo l’apertura itinerante della prima settimana di settembre, riparte il festival musicale di Pomigliano con appuntamenti dal 6 al 29 ottobre. Artisti italiani e internazionali si esibiranno in concerti. Sarà possibile, inoltre, assistere a seminari di guida all’ascolto, spettacoli per bambini e laboratori. Fino alla fine di ottobre sarà allestita, poi, una mostra dal titolo “Le macchine della musicastorie di jazz in Campania”. Cioccolateano. Golosi a raccolta! Durante il primo e il secondo weekend del mese di ottobre si terrà il Cioccolateano. Stand enogastronomici, laboratori artistici e show con il cioccolato incanteranno i visitatori all’interno del centro storico di Teano (provincia di Caserta) per un evento da leccarsi i baffi. Alla kermesse culinaria parteciperanno maestri cioccolatieri da tutta la Campania. Sagra del Cinghiale. Dal 12 al 14 ottobre a San Potito Ultra, in provincia di Avellino, si terrà la sagra del cinghiale e della castagna. Giunta alla ventiduesima edizione, durante l’evento si potranno degustare piatti tipici della tradizione sampotitese, come carne di cinghiale, caldarroste e i dolci come il celebre tronco di castagne. Vivere di Resilienza. Si terrà il prossimo 13 ottobre, alle ore 18.00 il convegno “Gli occhi di Assunta. Ciò che segna… insegna. Vivere di Resilienza” presso Palazzo Formosa di San Valentino Torio. L’evento, organizzato dalla psicologa Raffaella Marciano si pone l’obiettivo di affrontare il tema della malattia non solo come fine, ma anche come inizio. Al tavolo prenderanno parte professionisti, associazioni, Onlus e persone che condivideranno la propria testimonianza di malattia affrontata come spinta di vita. Alla ricerca di Stabia. Si arricchisce di una mostra l’Antiquarium di Pompei, fino al prossimo gennaio. “Alla ricerca di Stabia” è un percorso alla scoperta delle ricchezze antiche attinenti in particolare a ritrovamenti dalla necropoli della Madonna delle Grazie. Un salto nel passato nell’antica Stabia e le usanze dei popoli.

IN SALA

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di Donato D’Elia

on si può non parlare, questo mese, del film italiano del momento, fruibile in sala, su Netflix, e nelle tante proiezioni pubbliche organizzate nelle università, nelle piazze, nei centri sociali. Ci riferiamo, naturalmente, a “Sulla mia pelle” di Alessio Cremonini, sull’incresciosa vicenda della morte di Stefano Cucchi. Tutti noi conosciamo già il doloroso finale, scritto sul corpo martoriato di Stefano, morto in carcere il 22 ottobre 2009, durante la custodia cautelare. Sono i segni sulla sua pelle (gli stessi che abbiamo visto nelle foto che lo ritraggono morto sul lettino) a raccontare questa storia taciuta e negata, perché Stefano non ha più voce per farlo. Così, anche Cremonini sceglie di far parlare quei segni, mantenendo la violenza fisica fuori campo in un racconto molto classico, rigoroso e asciutto, in cui il regista sembra rendersi invisibile, e che trae la sua forza dalla drammaticità della storia stessa. Dall’urgenza. Perché, come dichiarato da Giuseppe Pignatone, procuratore della Repubblica di Roma, «non è accettabile, da un punto di vista sociale e civile prima ancora che giuridico, che una persona muoia non per cause naturali mentre è affidata alla responsabilità degli organi dello Stato». Ma cosa è successo il 15 ottobre 2009, il giorno del suo arresto da parte dei Carabinieri per possesso di droga? Alessio Cremonini e la sua co-sceneggiatrice Lisa Nur Sultan hanno cercato di ricostruire quei sette giorni di agonia a partire dai fatti, evitando la facile retorica, restituendo un ritratAlessio Cremonini to di Stefano umano e sincero. Il merito va in gran parte allo straordinario lavoro fatto da Alessandro Borghi per diventare, di fatto, Stefano. Non è solo la trasformazione fisica dell’attore a colpire, ma soprattutto la cura nel riprodurre quel particolare timbro vocale, impastato e sofferente, senza mai perdersi nella semplice imitazione. Il consiglio è quello di vedere il film, e poi fermarsi a riflettere, mentre le lacrime vi rigano il volto. OTTOBRE 2018 Insieme

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CULTURA ARTE... RISCHI

di don Natalino Gentile

I TESORI DEL MUSEO DIOCESANO

di Salvatore Alfano

Fra gli abiti liturgici presenti nel Museo diocesano conserviamo alcuni esemplari di particolare pregio, tra questi la pianeta del vescovo Silvestro Granito (1818-1833) della famiglia dei Granito di Belmonte, proveniente dalla Cattedrale di San Prisco. Un paramento di manifattura napoletana del XIX sec. in seta e ricami in oro. La pianeta era una veste sacra, ampia, con un’apertura tonda per la testa, inizialmente troppo rigida col tempo divenne più leggera allo scopo di rendere più agevoli i movimenti del presbitero.

Vitis vera

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gni tanto ci colpisce la notizia di turisti che in visita ai vari scavi italiani sentono il desiderio di “asportare” fisicamente qualche pezzo della nostra storia per portarselo a casa. Capita al Colosseo, a Pompei e in altri luoghi. Una visita a Santa Maria Maggiore di Nocera Superiore ci spiega il significato di un grande pannello ligneo dorato (opera dell’artista locale, Maria Rosaria Ruggiero) apposto dietro l’altare, che raccoglie al centro il tabernacolo dalla preziosa porticina d’argento raffigurante un pellicano che nutre i suoi tre piccoli. L’idea nasce proprio da uno degli elementi del vicino Battistero paleocristiano (la Rotonda) che raccoglie pezzi davvero straordinari. Come questa piccola lastra di marmo in cui l’ignoto artista bizantino ha scolpito quella che i liturgisti-archeologi chiamano vitis vera (la vera vite). Il riferimento a Cristo e quindi all’uva da cui si estrae il vino per la Celebrazione eucaristica è evidente. Da notare che l’immagine precisa dell’originale fu riprodotta sulle casule del Sinodo diocesano e che tuttora il clero indossa, per uniformità, nelle grandi liturgie. E, per la cronaca, fu elaborata anche nelle decorazioni delle croci astili regalate a tutte le parrocchie della Diocesi. La memoria del Battesimo non si può dimenticare. La fortuna è che quel piccolo, prezioso frammento lapideo è ancora ben custodito in una teca all’ingresso del lapidarium. Lo raccomandiamo al visitatore più attento e curioso.

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Il museo è aperto al pubblico ogni lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 9.30 alle 12.30.


IN VERSI di mons. Giuseppe Giudice

TU ES PETRUS Transumanza di Padre - Pater noster estuario di vita donata sorgente sempre fresca, nella notte di stelle - sei agosto scintille di Tabor che cadono e piangono sul nostro destino. Domani sarà Pasqua. Transumanza di Pastore - Tu es Petrus pur abbarbicata sul Calvario la mia Chiesa vive delle gocce del Tabor. Tu, Padre, sempre provvido e previdente. Tu, Sacerdos, sempre offerente e sofferente. Tu, Clavigero, sempre pronto ad aprire verso il Bene per rinchiudere il male. Tu, della Chiesa sempre Amata l’Amante, testimone gioioso della Trasfigurazione. Domani sarà Pentecoste.

(Foto Salvatore Alfano)

Transumanza di Padre e Pastore… sulla dura pietra intrisa di sangue Pietra viva e pietre vive Chiesa edificata nel rosso liquido che riempie il calice, pietra di scarto e Pietra scartata. Tu es Petrus Domine, tu scis… Tu scis, Domine, quia amo te. Tu es Petrus Tu es Paulus… mia Chiesa mia Terra mio Mistero. Oggi, Chiesa mia, chicchi di grano, acini di uva: Eucaristia, grammatica della gratitudine sull’unico altare del mondo. Tuo sangue mio sangue un solo Corpo nell’unica Chiesa del mio Signore.

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VISITA PASTORALE a cura della redazione

“Oggi devo fermarmi a casa tua”

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al 16 al 21 settembre il vescovo Giuseppe ha visitato le parrocchie del centro di Sarno, penultime comunità della forania cittadina nell’ambito della Visita Pastorale. Il programma si è diviso tra le parrocchie di Maria Santissima delle Tre Corone, San Francesco d’A ssisi e San Matteo Apostolo ed Evangelista. A guidare la comunità è il parroco don Roberto Farruggio. Il programma ha visto il Vescovo celebrare la Santa Messa di apertura, il 16 settembre, nel santuario di Maria Santissima delle Tre Corone, nei giorni successivi è stato nella chiesa di San Francesco d’A ssisi e ha incontrato tutti i gruppi ec-

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clesiali e gli operatori pastorali al Centro pastorale interparrocchiale #ParrocchieCentroSarno. Mercoledì 18 ha ascoltato gli studenti delle scuole che insistono sul territorio parrocchiale, mentre il giovedì sera ha presieduto la Lectio divina con l’A dorazione Eucaristica nella chiesa dell’Immacolata. La Visita si è conclusa il 21 settembre con un incontro al centro LARS “La Filanda” e la Santa Messa di conclusione nella collegiata di San Matteo Apostolo ed Evangelista. Il prossimo mese, nelle pagine a cura delle tre comunità parrocchiali, pubblicheremo il racconto di questi giorni di grazia.

Fotocronaca della Visita Pastorale nelle #ParrocchieCentroSarno


Visita Pastorale alla forania di San Valentino Torio

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ompletata la Visita Pastorale nelle parrocchie della forania di Sarno, dal 6 ottobre al 30 novembre ci sarà la Visita Pastorale nelle parrocchie della forania di San Valentino Torio. Il Vescovo, dal 6 al 12 ottobre, sarà nella parrocchia Sant’Antonio di Poggiomarino, dal 17 al 22 ottobre nella parrocchia San Giovanni Battista di Striano, dal 25 al 30 ottobre nella parrocchia San Biagio di San Marzano sul Sarno, dal 18 al 24 novembre nella parrocchia San Giacomo maggiore di San Valentino Torio. Dal 25 al 30 novembre nella parrocchia Santa Maria delle Grazie a Casatori di San Valentino Torio.

I PROSSIMI APPUNTAMENTI

LA SCHEDA Parrocchia San Giovanni Battista Piazza Municipio – Striano Parroco: don Michele Fusco Diacono: don Salvatore Di Prisco Abitanti: 8mila Attività: gruppi di Azione Cattolica; quattro comunità Neocatecumenali; Fraternità di Emmaus; Coro Severiniano; gruppi di catechismo; Giullari di San Francesco; ministranti; ministri straordinari dell’Eucaristia; Pia associazione della Madonna dell’Arco (con sede fuori dall’ambito parrocchiale). Visita dal 17 al 22 ottobre

LA SCHEDA Parrocchia Sant’Antonio di Padova Via Iervolino, Poggiomarino Parroco: p. Aldo D’Andria – stimmatino Vicari parrocchiali: p. Antonio Piccirillo (Superiore della Casa dei Padri Stimmatini), p. Bruno Montanaro, p. Ugo Marino – stimmatini Abitanti: 18mila Attività: gruppi di Azione Cattolica; comunità Neocatecumenali; Fraternità di Emmaus; Comunità Gesù Risorto del Rinnovamento nello Spirito Santo; Oratorio ANSPI; ADAP; TSA-Territorio Ambiente Salute; gruppi di catechismo; gruppo ministranti; corali parrocchiali. Sul territorio parrocchiale da oltre un secolo c’è anche la casa delle Suore della carità di Santa Giovanna Antida, al momento animata da suor Maria e suor Olimpia.

Parroco: don Romualdo Calcide Abitanti: 10mila Attività: gruppi di Azione Cattolica; Oratorio ANSPI; catechismo; ministranti; Apostolato della preghiera; coro polifonico San Biagio.

Visita dal 6 al 12 ottobre

Visita dal 25 al 30 ottobre

LA SCHEDA Parrocchia San Biagio Piazza Umberto I, San Marzano sul Sarno

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VITA ECCLESIALE a cura della redazione

Ottobre, mese del Rosario L’altare maggiore del Santuario

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l 7 ottobre la Chiesa celebra la Beata Vergine Maria del Rosario. In questo giorno del 1571 la Lega Santa sconfisse le flotte dell’Impero ottomano, vittoria che san Pio V, allora pontefice, attribuì alla preghiera cara alla Madonna, elevata dal popolo cristiano. Si comprende così il motivo per cui l’intero mese sia dedicato al Santo Rosario, la cui diffusione è la prima ragione della stessa esistenza del Santuario di Pompei, oggi centro spirituale mondiale e luogo di pellegrinaggio continuo da ogni dove. Era il mese di ottobre del 1872 quando il fondatore, il beato Bartolo Longo, camminava lungo le strade dell’allora Valle di Pompei, zona misera abitata da poveri contadini. L’avvocato, nativo di Latiano, in provincia di Brindisi, vi era giunto per amministrare i beni di una nobildonna, la contessa Marianna Farnararo, vedova De Fusco. Fu proprio quel giorno che il futuro apostolo della carità sentirà un’ispirazione interiore: «Chi propaga il Rosario, è salvo!». Da allora quella diventò una ragione di vita per salvare sé stesso, ma anche gli altri. Nel 1875, giunse a Pompei, su un umilissimo carro di letame, il Quadro della Madonna del Rosario, oggi conosciuto e venerato in tutto il mondo. Nella rappresentazione, la Madonna affida la corona a santa Caterina da Siena, mentre Gesù Bambino consegna il Rosario nella mano destra di san Domenico, considerato il primo promotore della devozione. La preghiera mariana è stata riproposta con forza da san Giovanni Paolo II, un papa molto devoto alla Madonna di Pompei tanto da visitare il Santuario per due volte, il 21 ottobre 1979 ed il 7 ottobre 2003, quando la malattia era già avanzata e, pur stanco nel corpo, guidò la recita del Rosario sul sagrato della Basilica mariana. Nel 2002, lo

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La nascita della devozione alla Beata Vergine Maria del Rosario e tutti gli appuntamenti del Santuario di Pompei stesso papa Wojtyla aveva pubblicato la Lettera apostolica “Rosarium Virginis Mariae” citando per ben cinque volte, come testimone, il beato Bartolo Longo che egli stesso aveva beatificato il 26 ottobre 1980. Gli appuntamenti. Il mese di ottobre è essenziale nella storia del Santuario. Numerosi gli eventi che, nei trentuno giorni, coinvolgeranno migliaia di fedeli, molti dei quali provenienti dall’Agro. Dal primo di ottobre c’è la preghiera del “Buongiorno a Maria”, recitata all’alba, per tutto il mese, accompagnata dalla lettura evangelica e da una serie di brevi riflessioni, ispirate quest’anno ai temi della XV Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi sui giovani. Il 5 si celebra la festa del beato Bartolo Longo, che ricorre nel giorno della sua morte, avvenuta nel 1926. Il 7, prima domenica del mese, si rinnoverà la recita della Supplica, quest’anno presieduta dal cardinale Mario Zenari, Nunzio apostolico in Siria. Giuseppe Pecorelli

Il Beato Bartolo Longo con i ragazzi del complesso bandistico, da lui fondato


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VITA ECCLESIALE Foto di gruppo al termine della Celebrazione Eucaristica conclusiva presieduta dal vescovo mons. Giuseppe Giudice

Foto Dina Coppola (2)

Fitto programma di eventi e relatori di eccellenza per festeggiare i 10 anni del riconoscimento ecclesiale della Fraternità di Emmaus

“Chiamati a fare la nostra piccola parte”

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settembre 2018, la Fraternità di Emmaus celebra dieci anni dal riconoscimento ecclesiale, documento a firma dell’allora vescovo Mons. Gioacchino Illiano, che reca proprio la data individuata come il punto zero del cammino del movimento ecclesiale. L’8 settembre del 1990, infatti, un gruppo di giovani si ritrovò presso il Santuario della Vergine Maria a Pompei per consegnare alla Madre celeste il desiderio di servire la Chiesa e di camminare nella santità. Da quel piccolo e fragile sì è cominciata una storia di annuncio e di carità che vede oggi la Fraternità presente in alcune diocesi italiane e in due Paesi del mondo: il Burkina Faso e l’Ucraina. Commossi e grati a Dio per questi anni e per la conferma del cammino compiuto da parte della Chiesa attraverso il riconoscimento, i membri della Fraternità hanno organizzato un fitto programma di eventi che ha visto la partecipazione, oltre che di amici provenienti dalle diverse zone dove il movimento è presente, anche di relatori di eccellenza. Domenica 9 settembre alla Cittadella della Carità di Angri si è tenuto un convegno dal titolo “Emmaus, uno stile di vita”, un evento importante che ha visto la partecipazione di mons. Pietro Fragnelli, vescovo di Trapani e presidente della Commissione episcopale per la Famiglia, i giovani e la vita, suor Maria Goretti, Fondatrice delle Serve di Gesù Povero e Valter Martin, responsabile della sezione affido della Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII. Profili di una santità vissuta nelle pieghe dell’ordinario dove l’intensa attività dei consacrati si intreccia a quella degli sposi per ritrovare l’unità nel cuore della Chiesa. Le celebrazioni per questa tappa importante del cammino di fede della Fraternità erano iniziate già sabato 8 settem-

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bre con una celebrazione speciale mattutina nella Cappella Bartolo Longo del Santuario di Pompei, presieduta da don Silvio Longobardi, fondatore della Fraternità, ed erano proseguite fino a sera con una speciale veglia di preghiera presieduta da mons. Pietro Lagnese, vescovo di Ischia. Tra rappresentazioni teatrali dei più piccoli ed esibizioni del coro “Mimmo Bonagura”, i festeggiamenti si sono conclusi domenica 9 settembre con la Santa Messa presieduta da S.E. Mons. Giuseppe Giudice, vescovo della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno. Ed ora? Il cammino della Fraternità, fatto di evangelizzazione e carità, prosegue in seno alla Chiesa madre, dove – come ha sottolineato il custode, don Silvio Longobardi nell’intervento conclusivo del convegno – “Siamo chiamati a fare la nostra piccola parte e farla fino in fondo”. Ida Giangrande

Un momento del Convegno "Emmaus, uno stile di vita"


Nasce un’equipe interdiocesana per avviare un percorso di approfondimento permanente sui temi della Salvaguardia del Creato

Sorella Acqua, sulle orme di Francesco

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oltivare il rispetto che abbiamo per la Casa Comune ogni giorno, partendo dai gesti quotidiani. Potrebbe essere questo il primo passo in funzione del periodo dedicato alla custodia del Creato, partito il primo settembre. L’Acqua, bene prezioso e inalienabile, è l’elemento centrale di riflessione scelto quest’anno. Il Progetto Policoro diocesano in comunione con l’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavori, Giustizia e Pace e Custodia del Creato, ha avviato negli scorsi mesi i primi passi per una riflessione più approfondita sul sen-

so pratico e autentico di questo appuntamento, attraverso cui la Chiesa chiede di mettersi in gioco in qualità di abitanti della Terra. Lo ha fatto dando il via ad un cammino comune con la diocesi di Cava de’ Tirreni-Amalfi e l’arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno, focalizzandosi su una problematica ambientale che attanaglia tutto il territorio salernitano: l’inquinamento del fiume Sarno. L’impegno che l’equipe interdiocesana si propone è avviare un percorso di sensibilizzazione sul tema con gesti concreti aperti al maggior numero

di enti e persone interessate, guidati dallo spirito della Laudato Sì di papa Francesco. Intanto lo scorso 5 ottobre presso il santuario della Madonna di Bagni si è tenuta la Giornata di Salvaguardia del Creato, che ha coinvolto nella mattinata gli alunni della scuola primaria “IC. Samuele Falco” e la sera i fedeli con un’Adorazione Eucaristica in piazza, presieduta dal padre redentorista Natalino Rauti, direttore dell’Ufficio di Pastorale Sociale e del Lavoro della diocesi Nocera Inferiore-Sarno. Martina Nacchio

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VITA ECCLESIALE Mons. Ceneri e il gruppo che ha partecipato al ritiro di Maddaloni

Ritiro di fine estate a Maddaloni per approfondire la “Gaudete et Exultate”

Esercizi spirituali per i familiari del clero

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sercizi spirituali per i membri dell’Associazione collaboratori e familiari del clero. Dal 20 al 23 agosto, con il gruppo di Castellammare e di Sessa Aurunca, alcuni dei familiari dei sacerdoti della Chiesa di Nocera InferioreSarno hanno partecipato agli Esercizi spirituali a Maddaloni, presso la casa dei Padri Carmelitani. Guidati dal superiore Carmelitano, p. Andrea della Beata Elisabetta della Trinità, i familiari del clero hanno approfondito l’Esortazione Apostolica “Gaudete et Exultate” realizzando una forte e profonda esperienza spirituale. L’Associazione collaboratori e familiari del clero, il cui acronimo è CFC, è presente in Diocesi dal 1983. Ne fanno parte i familiari che accudiscono direttamente il sacerdote e le persone che collaborano strettamente con lui, come i segretari parrocchiali e gli addetti ad altri servizi ecclesiali. L’Associazione si prefigge di offrire ai familiari una formazione vocazionale e ministeriale come servizio alla Chiesa. A presiedere il gruppo diocesano è Giuseppina Campitiello, mamma di don Andrea Annunziata, l’assistente spirituale è mons. Mario Ceneri. I componenti dell’Associazione collaboratori e familiari del clero della Diocesi si incontrano ogni mese al monastero di Santa Chiara per pregare, approfondire temi ecclesiali e spirituali. Il momento forte dell’incontro è il canto del Vespro con le clarisse.

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Fotonotizia Giornata di ritiro per i sacerdoti e i collaboratori laici della Curia, lo scorso 17 settembre. Il Vescovo ha voluto incontrare tutti per fare un punto alla ripresa delle attività dopo la pausa estiva. Ad accogliere il momento di preghiera, riflessione e confronto è stata la Casa madre delle Suore del Preziosissimo sangue, a Pagani.


Matera capitale della liturgia La Chiesa italiana si è ritrovata a fine estate per la Settimana liturgica nazionale. A rappresentare la nostra diocesi i seminaristi Mattia D’Antuono e Domenico Petti

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i è tenuta a Matera, dal 27 al 30 agosto, ospiti della diocesi di Matera-Irsina, la 69esima Settimana liturgica nazionale. Se dovessimo definire in breve la Settimana liturgica potremmo dire che essa non si limita solo ad essere un convegno per la formazione personale, è innanzitutto per la terra che ospita occasione di accoglienza e di apertura verso le diocesi italiane. La settimana organizzata dal CAL, Centro di azione liturgica, diventa momento di formazione, comunione e spiritualità, tutto ciò avviene grazie alla presenza di grandi maestri della liturgia e teologi. L’assemblea ha avuto inizio con la celebrazione dei Vespri presieduta dal presidente della CEI, il cardinale Gualtiero Bassetti, che richiamando il convegno di Firenze del 2015 ha chiesto di custodire la liturgia dalle minacce dello gnosticismo e del pelagianesimo che si insinuano nella Chiesa contemporanea, chiosando che la liturgia è anzitutto opera della grazia divina. I diversi relatori hanno presentato il loro lavoro in merito al titolo della settimana: «La liturgia risorsa di umanità per noi uomini e per la nostra salvezza». Il liturgista Goffredo Boselli, monaco di Bose, ha fornito alcuni riferimenti biblici circa l’umanità di Cristo e, quindi, come ci ricorda san Paolo, che chiunque segue Cristo diventa più uomo e che nel corpo di Gesù abita la piena umanità di Dio. Non meno importanti sono stati gli interventi degli altri relatori che, richiamando il linguaggio liturgico e umano e l’approccio dell’uomo alla liturgia, hanno evidenziato il carattere pregnante della liturgia che risulta essere sempre una risorsa per l’intera umanità. Sem. Domenico Petti Sem. Mattia D’Antuono

Un’estate da seminarista

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anno avuto un’estate piena di impegni formativi i seminaristi della diocesi. Giuseppe Villani, al quinto anno, è stato a Bologna dal 31 luglio al 31 agosto dove ha vissuto il Mese Ignaziano, con gli esercizi tenuti dai padri Gesuiti, un campo parrocchiale e dal 3 al 7 settembre il Campus “Sovvenire” di formazione per seminaristi. Fabio Senatore, al quarto anno, è stato in Madagascar (vedi posta@insieme.it ndr), e tra fine agosto e inizio settembre è stato impegnato con i campi parrocchiali. Emanuele Ruggiero, al quarto anno, ha vissuto il pellegrinaggio diocesano a Lourdes: «Stare lì, nel luogo dove Maria si è fatta vedere, è come rivivere quel momento. Il souvenir più bello che ho portato è la carezza e il bacio degli ammalati». Antonio Padovano Sorrentino e Salvatore Mosca, al terzo anno, hanno vissuto una serie di campi scuola parrocchiali e di movimenti. Mattia D’Antuono e Domenico Petti, al secondo anno, sono stati alla Settimana liturgica nazionale, ad alcuni campi estivi e, Petti, all’iniziativa “Per mille strade”. Claudio Scisciola e Salvatore Capriglione, al primo anno, hanno vissuto campi scuola parrocchiali, il campo ministranti e il pellegrinaggio a Lourdes.

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VITA ECCLESIALE

La nuova sala di rianimazione

Il Vescovo con il presidente De Luca, il direttore sanitario Giordano e il commissario Iervolino

Una sanità al servizio dei poveri

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a Chiesa è dove vivono gli uomini, ecco il perché della mia presenza qui»: così monsignor Giuseppe Giudice, dopo la benedizione dei nuovi reparti di medicina/gastroenterologia e rianimazione dell’ospedale Umberto I. Il vescovo ha partecipato alla cerimonia che ha visto presenti a Nocera Inferiore, lo scorso 22 settembre, il presidente della Regione, Vincenzo De Luca, il commissario dell’A sl, Mario Iervolino, il direttore sanitario di presidio, Alfonso Giordano, e il sindaco di Nocera Inferiore, Manlio Torquato. Monsignor Giudice ha ricordato che «la gente non va in ospedale perché lo sceglie», quindi, massima attenzione, rispetto e professionalità per i malati. «La sanità pubblica – ha detto De Luca, cogliendo la considerazione del Vescovo – deve essere il principale servizio di civiltà che diamo ai nostri cittadini, in particolare alla povera gente, perché chi ha i milioni si cura dove vuole». Insomma, servizi in più e maggiormente qualificati, questo l’obiettivo della Regione Campania, che sta considerando di elevare l’ospedale nocerino a Dipartimento di emergenza e accettazione di secondo livello. L’Umberto I dovrebbe essere il fulcro di un presidio unico dell’Agro che, dopo aver accorpato l’Andrea Tortora di Pagani e il Mauro Scarlato di Scafati, punti a coinvolgere il Martiri del Villa Malta di Sarno.

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Una funzione che nei fatti già svolge, a dirlo sono i numeri del 2017: 72mila accessi al pronto soccorso; 24mila ricoveri; 440 posti letto; terza ostetricia della Campania per numero di parti. Un sollecito che Vincenzo De Luca ha raccolto: «Il Dea di secondo livello si deve fare sia per la qualità delle prestazioni, sia perché il numero di abitanti ce lo consente». Alle due strutture inaugurate il 22 settembre, la medicina conta 28 posti letto e apparecchiature di ultima generazione così come l’anestesia e rianimazione che di letti ne ha 14, seguiranno l’ultimazione dei «lavori di riqualificazione dell’emodinamica, della dialisi e del pronto soccorso, dell’ampliamento a 8 posti dell’osservazione breve – ha aggiunto il presidente – e la programmazione del restyling del servizio psichiatrico di prevenzione e cura, nuove sale operatorie per ostetricia e ginecologia, laboratorio per la conservazione delle cellule staminali» Tra gli ulteriori obiettivi che ha indicato Vincenzo De Luca ci sono: «L’azzeramento delle liste d’attesa, la prima visita deve esserci entro 48 ore». Inoltre, il presidente ha chiesto «un cronoprogramma per il polo oncologico di Pagani: mi sono stancato di avere cose vaghe». A Nocera, invence, sarà attivato un totem per il pagamento automatizzato dei ticket. Sa. D’An.

Inaugurati due nuovi reparti all’Umberto I di Nocera Inferiore. Il Vescovo ha raccomandato ai medici massima attenzione


INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Formazione L’11 ottobre, alle ore 9.00, il Vescovo partecipa all’incontro di formazione regionale per gli insegnanti di religione cattolica all’Holiday Inn di Cava de’ Tirreni. Il 21 ottobre Corso di formazione presso le Suore del Preziosissimo Sangue di Pagani.

Nuovi santi Il 14 ottobre il Vescovo partecipa alla Celebrazione di canonizzazione di alcuni beati, tra cui papa Paolo VI, presieduta dal Santo Padre Francesco in piazza San Pietro.

I giorni della Visita

Vocazione religiosa

Inizia la Visita Pastorale nella forania di San Valentino Torio. Dal 6 al 12 ottobre il Vescovo è a Poggiomarino, nella parrocchia Sant’Antonio di Padova. Dal 17 al 22 ottobre nella parrocchia San Giovanni Battista di Striano. Dal 25 al 30 ottobre nella parrocchia San Biagio di San Marzano sul Sarno.

Il 3 novembre, alle ore 18.00, il Vescovo presiede la Celebrazione per la Professione di suor Maria Francesca Salerno al monastero di Sant’Anna di Nocera Inferiore.

Ricordo dei defunti Il 2 novembre il Vescovo celebra la Santa Messa al cimitero di Sarno, alle ore 11.00, e al cimitero di Nocera Inferiore, alle ore 16.00.

Insieme al clero Il Vescovo partecipa agli Esercizi spirituali per il clero diocesano che si tengono dal 5 al 9 novembre al Centro di accoglienza “La Pace” di Benevento.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

Con i movimenti Il 7 ottobre, dalle ore 9.00, il Vescovo partecipa alla 41esima convocazione regionale del Rinnovamento nello Spirito Santo sul tema «L’abbraccio di Dio e della Chiesa all’uomo contemporaneo». L’incontro si tiene presso il mercato ortofrutticolo di Pagani. Intervengono anche: cardinale Joseph William Tobin, arcivescovo di Newark USA; padre Giulio Michelini, biblista e preside dell’Istituto teologico di Assisi; Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Sarno; Mario Landi, coordinatore nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo.

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ISTITUTO DIOCESANO PER IL SOSTENTAMENTO CLERO Presidente prof. Felice Cajazzo c.c.p. 13407846 OTTOBRE 2018 Insieme Via Vescovado, 4 - 84014 Nocera Inferiore - t. 081 517 92 30 - idscnocerasarno@gmail.com

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NEWSDALLEPARROCCHIE a cura di Antonietta Abete I giovani di Azione Cattolica nel giardino del Centro Nazareth a Roma

Sant’Anna Nocera Inferiore

In festa per la Vergine

L San Giovanni Battista Angri

L’arte del discernimento

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o scorso agosto i giovani di Azione Cattolica della parrocchia di San Giovanni Battista in Angri, a conclusione dell’anno associativo, hanno partecipato al Corso Giovani del Movimento FAC, svoltosi al Centro Nazareth di Roma, dal titolo “Scegliere l’amore - L’arte del discernimento in un mondo che cambia”. Essi hanno vissuto momenti di meditazione, catechesi, testimonianza ed Adorazione Eucaristica notturna, così da favorire l’incontro vivo con Gesù vivo, esperienza caratterizzante del Movimento FAC, nato dal cuore di don Paolo Arnaboldi, il quale affermava: “Se Gesù si è fatto uomo, io voglio conoscere quest’uomo”. I giovani, rinfrancati dalla sosta ed entusiasti, hanno espresso la volontà di mettere al servizio della comunità parrocchiale le nuove energie acquisite. Alberto Limodio

a comunità di Fosso Imperatore della parrocchia Sant’Anna di Fiano, guidata dal parroco mons. Mario Ceneri, lo scorso mese di agosto si è riunita per celebrare i solenni festeggiamenti in onore di Maria SS. Materdomini a cui è dedicata la chiesa. Dal 6 al 14 agosto è stata celebrata la novena in onore della Madonna; martedì 14 agosto si è svolta la Pia Pratica delle Cento Croci e Cento Ave Maria e mercoledì 15 agosto sono state celebrate le S. Messe della Solennità di Maria SS. Assunta in Cielo. Il 25 e il 26 agosto si è tenuta la peregrinatio con l’immagine della Madonna per le strade della comunità. I solenni festeggiamenti si sono conclusi con la Celebrazione Eucaristica, presieduta dal nostro parroco, sul palco preparato per la festa. Le serate del 24, 25 e 26 agosto sono state allietate da intrattenimenti ludici e musicali. Da 20 anni ormai la festa è anche allietata dalla sagra “Antichi Sapori”: è possibile gustare le specialità locali realizzate dalle mani esperte delle casalinghe della parrocchia. Per la comunità sono stati giorni di grazia e di festa e il tutto è stato offerto con gratitudine a Maria, Madre del Signore, Lei che è il compimento delle promesse di Dio. Angela Morrone

Cappella Suore Serve di Maria Addolorata Portaromana in Nocera Superiore

Cinquant’anni d’amore

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uguri al professore Rocco De Prisco e alla professoressa Entella Bicchierai per il loro 50esimo anniversario di matrimonio. La celebrazione, presieduta da padre Giacinto D’Angelo, si è tenuta nella cappella delle Suore Serve di Maria Addolorata di Portaromana, a Nocera Superiore. Attorniati dai figli, dai nipoti e da tanti amici, tra cui Francesco e Carla Felicini arrivati appositamente dal Perù, i coniugi De Prisco hanno vissuto con gioia i magici e indimenticabili momenti di 50 anni fa durante una festa curata dal maresciallo Salvatore Bianca. I coniugi De Prisco

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L’inizio della peregrinatio Le cuoche della sagra “Antichi Sapori”


Da sinistra: Patrizia Sereno, don Piercatello Liccardo, Rosetta Marino, Stefania Cavotta e don Alfonso Giordano (Foto di Francesca Auletta)

Santa Maria del Presepe Nocera Inferiore

La prima edizione del premio Egeria

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al 9 al 15 settembre la comunità di Santa Maria del Presepe ha vissuto una settimana di festa in onore del SS. nome di Maria. Giorni intensi e ricchi di doni inaspettati, dalla presenza di don Raffaele Ferrentino che ci ha accompagnati nella riflessione, alla supplica alla Beata Vergine Maria, fino alla celebrazione del 12 settembre presieduta da mons. Giuseppe Giudice con la recita dell’atto di affidamento della città alla Beata Vergine Maria da parte del sindaco Manlio Torquato.

Nell’ambito della festa, ricca di momenti di culto e divertimento, è stato fondamentale creare uno spazio culturale, materializzato nella serata del 14 settembre con la I edizione del Premio Egeria. Un momento di riflessione, un tributo al genio femminile, con il quale si è voluto premiare due donne che si sono distinte nella loro professione e nel mondo sociale: Patrizia Sereno e Patrizia Pastore. Il racconto di Patrizia Sereno, a vent’anni dalla frana di Sarno, ha emozionato per l’esperienza personale e per aver ricordato il ruolo dei giornalisti, non solo nel ri-

portare fatti, ma soprattutto nel raccontare le persone. Il suo lavoro di insegnante, lo spronare i suoi alunni a non sentirsi rassegnati, ci ha mostrato l’importanza di una figura che conduca a credere in sé stessi, specialmente negli anni della formazione. Forte commozione nel ricordare Patrizia Pastore, presidente dell’Acisjf (Associazione Cattolica Internazionale al Servizio della Giovane) venuta a mancare lo scorso 2 settembre. Persona eccezionale, che col suo impegno sociale e civile è stata al fianco delle donne e dei più fragili, votando la sua vita all’istruzione dei giovani, all’accoglienza e all’ascolto. Chi le era vicino ci ha raccontato la sua immensa felicità per questo premio, è stato doveroso celebrare il suo operato. Ruolo indispensabile quello di Stefania Cavotta, conduttrice della serata, professionale e sensibile. Ringraziamo il Signore per quanto ricevuto in questa settimana di festa, augurandoci che la parrocchia diventi sempre più un cuore pulsante per la comunità e la città intera. Il comitato Egeria

Il premio

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NEWS DALLE PARROCCHIE

San Teodoro Sarno

VISITARE: testimoniare con la nostra vita

C Il logo del nuovo anno pastorale della parrocchia

on la Celebrazione Eucaristica vespertina dello scorso 16 settembre è iniziato ufficialmente il nuovo anno pastorale per la comunità San Teodoro Martire di Sarno, guidata da don Antonio Agovino. Con l’intento di continuare a camminare in comunione con il Vescovo mons. Giuseppe Giudice, il tema e il logo scelti dal nostro parroco si rifanno alla Visita Pastorale che sta arricchendo la vita della nostra Diocesi: “VISITARE: testimoniare con la nostra vita”. Al centro viene posta la famiglia cristiana, espressione di “Chiesa domestica”, che è chiamata ad uscire dal proprio guscio per far visita a tutte quelle realtà lontane con lo scopo di portare loro quella gioia piena scaturita dal contatto costante e fedele con Gesù Verbo, Corpo e Sangue.

78.289 FEDELI

SONO INSIEME AI SACERDOTI L’anno scorso, 78.289 fedeli hanno partecipato al sostentamento dei sacerdoti con un’Offerta. Anche grazie al loro contributo, 35.000 preti hanno potuto dedicarsi liberamente alla loro missione in tutte le parrocchie italiane, anche in quelle più piccole e meno popolose.

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Infine, don Antonio al termine della Celebrazione ha affidato i nuovi incarichi e ha augurato a tutti buon anno e buon lavoro. Giusy Bello

CON LE FAMIGLIE

GLI ANZIANI

I GIOVANI

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Maggiori informazioni su www.insiemeaisacerdoti.it Segui la missione dei sacerdoti su www.facebook.com/insiemeaisacerdoti Insieme OTTOBRE 2018

Inoltre, don Antonio ha esortato tutti ad essere pronti ad ACCOGLIERE, ASCOLTARE, DIALOGARE e SERVIRE il prossimo, con l’atteggiamento che hanno avuto Marta e Maria, con umiltà e carità nella verità, che è l’amore. Purtroppo siamo succubi di un’epoca ingabbiata in un sistema globale malato, che ci ha tolto la vera comunicazione inducendoci ad un’artificialità della vita spirituale e corporea. Oggi più che mai c’è bisogno di riscoprire i veri valori cristiani: rispetto, umiltà, pazienza, misericordia.

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San Giovanni Battista Striano

La gioia dei piccoli artisti

I Madonnari di Striano

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bambini di Striano sono scesi in piazza lo scorso 23 settembre per dilettarsi con il gessetto a realizzare le opere d’arte su strada. Un vero e proprio tappeto di colori si è snodato per il centro storico della città nel quale 140 fanciulli hanno dato sfogo alla loro creatività sul tema “Santi Francescani: l’Ordine di Francesco focolare di santità”. La manifestazione gratuita ha visto anche la partecipazione di una decina di artisti professionisti provenienti da tutta la regione, i quali hanno scambiato tecniche e suggerimenti con artisti strianesi dilettanti. L’occasione è stata propizia anche per favorire l’aggregazione sociale e il superamento di tante barriere oggi ancora più visibili tra le nuove generazioni. Il concorso tende soprattutto a riscoprire il gioco di squadra, lo spirito di sacrificio e di confronto, la comunione, l’integrazione e la condivisione di gioie, dolori, ansie e meritati successi. I partecipanti hanno avuto modo di gustare anche il pranzo offerto dall’organizzazione. Per l’occasione, come da tradizione nella ricorrenza di San Pio, il parroco padre Michele Fusco ha presieduto la santa Messa vespertina solenne in

piazza IV Novembre, animata dal coro Severiniano. Al termine della premiazione, invece, mago Mergellino da Napoli ha allietato tutti con una splendida performance per i bambini. La parrocchia, ancora una volta, dimostra di essere una realtà aperta al territorio, che favorisce le iniziative sociali e d’aggregazione mantenendo sempre lo sguardo fisso verso il Crocifisso, il faro della vita. Angela Giulia Massa

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NEWS DALLE PARROCCHIE La commissione dei festeggiamenti insieme al parroco, padre Antonio Cuomo

Regina Pacis Angri

La comunità in festa

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nione, fede e tradizione, questi gli elementi che hanno caratterizzato i solenni festeggiamenti in onore di Maria Regina della Pace. Le diverse serate hanno coinvolto tutti, dai più piccoli ai più grandi. In un meraviglioso contesto, ricco di colori e di allegria, si sono aperti i festeggiamenti: il venerdì, con il Villaggio della Pace per tutti i bambini con laboratori, giochi e sport. A seguire, la Santa Messa con la benedizione degli angeli della pace ed il tradizionale passaggio sotto il manto dalle 120 stelle. A chiudere la serata il saggio di danza della scuola ETOILE. Proprio nel giorno della Natività di Maria, il sabato, durante la Celebrazione Eucaristica hanno ricevuto la benedizione tutti i bimbi battezzati nell’ultimo anno. A sera, nella storica location della festa di Corso Vittorio Emanuele, si è tenuta, sotto la guida del maestro Pierpaolo Petti, la VI edizione del SUMMER MUSIC FESTIVAL, spettacolo sempre più in ascesa per qualità, prestigio e competenza. Il Festival ha visto gareggiare diversi ragazzi e giovani della zona. A chiudere, l’artista Leo Ferrucci in concerto. Domenica 9, la giornata della festa, è cominciata dal primo mattino con la Santa Messa delle 7.30, a cui hanno partecipa-

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to anche i fratelli della Commissione di San Giovanni Battista. A seguire, la peregrinatio della Regina della Pace per le strade della parrocchia. L’incontro con la Madonna ha suscitato commozione e devozione nei fedeli residenti nella zona periferica di Angri. A sera, dalla scuola Taverna ha avuto inizio la solenne processione a spalla, alla quale hanno partecipato anche le figlie della pace, portando per un tratto la statua della Regina della Pace, tra le centinaia di fedeli pieni di gioia. La serata si è conclusa con l’esibizione dei Medina Band. Il lunedì nella S. Messa presieduta dall’Abate di Montevergine, hanno rice-

vuto la benedizione tutti gli sposi novelli. A chiudere la festa l’esibizione del cantante Tony Colombo. Stand gastronomici hanno allietato i palati con panini, graffe e tante altre bontà. Il martedì, dopo la Santa Messa si è svolta la festa dell’ammalato. A chiudere i festeggiamenti, la benedizione degli studenti nella celebrazione di ringraziamento presieduta dal parroco padre Antonio Cuomo, che insieme ai giovani della Commissione, ha ringraziato tutti i gruppi parrocchiali per il servizio svolto e le autorità civili e militari per la fattiva collaborazione. Gaetano Gaeta

San Giacomo Apostolo San Valentino Torio

La statua di Maria Santissima della Consolazione

Si sono conclusi il 4 settembre i festeggiamenti in onore di Maria Santissima della Consolazione a San Valentino Torio. Ricca la partecipazione della comunità, affidata a don Alessandro Cirillo, al rientro della statua della Vergine Maria in Chiesa. L’appuntamento è per il prossimo anno.


IN PARROCCHIA a cura di Antonietta Abete

La visita al Duomo di San Matteo

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a settimana di fine estate in oratorio è stata un’esperienza molto utile per capire le dinamiche relazionali e associative dei ragazzi. Il metodo catechistico-didattico tradizionale non riesce più ad incidere nel tessuto formativo dei bambini, le nozioni scolastiche non trovano più il terreno fertile di un tempo, ove le famiglie avevano già rassodato il campo educativo-religioso. Il catechismo viene visto come un peso di cui liberarsi con la festa della Prima Comunione. Anche l’oratorio rischia di scivolare in questo binario, qualora la parte didattica prevalga sulla quella ludico-sociale. Nella società odierna dove la fruizione delle emozioni positive o negative divora di gran lunga la staticità di valori, sentimenti, legami affettivi duraturi, l’oratorio può e deve diventare un presidio vivo e sano di aggregazione giovanile. Come può accadere ciò? Il metodo educativo di san Giovanni Bosco resta sempre valido: entrare nel mondo dei ragazzi attraverso le loro strade per poi portarli con le loro dinamiche sulla grande Strada che ci ha insegnato Gesù. Il cristianesimo non è contro l’uomo, non è un ostacolo alla sua libera espressione. Al contrario, è il raggiungimento di una maturazione umana e spirituale che permette già su questa terra un assaggio delle meraviglie che lo Spirito prepara, nella pienezza del suo Regno, per ogni uomo di buona volontà, è l’assaggio di quella pace e felicità che non periranno mai, che tarli e ladri non potranno portare via e tignola e ruggine non potranno invecchiare. Ecco allora gli ingredienti per il nuovo anno oratoriale: preghiera, ascolto della Parola, Eucaristia rimangono le fondamenta del cammino, tornei di ping pong, calcio balilla, calcetto maschile e femminile, tornei di videogiochi, piscina, cinema in sala, gite, escursioni, decoupage, pallavolo, gruppo di chitarra, pianoforte, teatro, karaoke saranno le ali per volare. Buon cammino a tutti. Don Enzo Di Nardi

pagina A CURA DELLA COMUNITà PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - PAGANI

L’oratorio, sano presidio di aggregazione giovanile Gli ingredienti per appassionare con gioia i ragazzi dell’oratorio San Giovanni Bosco a Pagani, presentati da don Enzo Di Nardi

I ragazzi al Raimbow di Valmontone

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PAGINE A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA - POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Il vescovo Giuseppe a Poggiomarino Dal 6 al 12 ottobre, mons. Giudice incontra i fedeli e gli ultimi in Visita pastorale

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entornato Eccellenza, accomodatevi nelle “stanze” più importanti della nostra vita. Poggiomarino è casa vostra!». Ecco il messaggio della comunità di Poggiomarino per il vescovo Giuseppe Giudice che dal 6 al 12 ottobre sarà nella città agrovesuviana in Visita Pastorale. Arriviamo così a quota 15: è questo il numero degli incontri del pastore diocesano con la nostra città. Non era mai successo prima. La Visita durerà una settimana e coincide con l’uscita del mensile Insieme, una ve-

ra “Dioincidenza” se pensiamo a quanto il vescovo Giuseppe tenga alla «buona comunicazione». Poggiomarino vanta il “record” di lettori della rivista diocesana con 300 copie distribuite ogni mese. Monsignor Giudice visiterà le scuole di ogni ordine e grado, gli anziani allettati, le case di riposo, gli operai, le fabbriche, le realtà ecclesiali e le comunità religiose. Incontrerà anche l’amministrazione comunale. Sarà una settimana di “grazia” per la comunità di Sant’Antonio da Padova. Il prossimo mese vi racconteremo tutto.

“Musica e Testimonianze”

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ent’anni di “Musica e Testimonianze”, la manifestazione promossa dall’associazione “Amici del Presepe” continua nella sua incessante opera di evangelizzazione attraverso lo spettacolo e le emozioni della fede autentica. Anche questa edizione ha regalato due giorni di puro show illuminato dalla Parola e dalla grazia del Signore. Gli ospiti più attesi sono stati “I ladri di carrozzelle” che nel 2017, a Sanremo, sbalordirono l’Ariston con i loro suoni. Un gruppo di “ragazzi” affetti da diverse forme di disabilità in grado di fare della grandissima musica dal vivo: suonano e compongono testi in grado di passare – non senza farsi notare – nell’anima di chi li ascolta. Le testimonianze sono state arricchite anche dalla sem-

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Misericordia, la benedizione della nuova ambulanza Misericordia e Fratres sempre più vicini alla popolazione e a chi soffre. Si è tenuta a settembre l’ultima edizione di “Dona un Sorriso” durante la quale padre Aldo D’Andria ha benedetto la nuova ambulanza. E per gli amici disabili tanti momenti di divertimento come il giro in carrozza tra le vie della città.

plicità di Zelinda Elmi, la piccola grande donna di appena 50 centimetri di statura. Nata con una patologia di carattere genetico, Zelinda ne ha fatto un punto di forza e un canale di collegamento con il Signore. E poi l’evangelizzazione dei giovani di padre Baldo Dj e i ragazzi pluripremiati di danza paralimpica della Gabry Dance. Per chiudere, l’Adaap e le sue iniziative a sostegno della disabilità.

La visita in carrozza per le vie della città Zelinda Elmi e Mariano Rotondo


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI DI SAN VALENTINO TORIO Alcune immagini della manifestazione

Quando la fede si trasforma in arte

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er la ventitreesima volta la comunità Santa Maria delle Grazie di Casatori si è riunita come una grande famiglia in occasione dei festeggiamenti in onore della Madonna Addolorata alla quale, ogni anno, viene dedicata l’inimitabile Infiorata di Casatori, connubio perfetto tra fede e arte, che quest’anno ha avuto luogo dal 14 al 16 settembre. Nonostante nella serata del venerdì, primo giorno di festa, le varie contrade siano state accolte da una fitta pioggia durante l’omaggio floreale per la realizzazione del tappeto verticale, anche il meteo ha aiutato l’ottima riuscita della manifestazione, come se la pioggia iniziale non fosse stata altro che una benedizione scesa dal cielo. Il giorno 15 settembre, memoria liturgica della Vergine Addolorata, le strade della piccola frazione di San Valentino Torio si sono colorate di opere d’arte: tutti gli infioratori, bambini, ragazzi e adulti, in ginocchio sull’asfalto sono diventati piccoli grandi artisti, mentre con maestria realizzavano il proprio bozzetto con oltre centinaia di migliaia di petali di colori diversi che, ogni anno, vengono tagliati nel corso dei pomeriggi che precedono la manifestazione. Due i temi portanti di questa edizione. “L’isola che non c’è” è stato il racconto che ha guidato i bambini: studenti di varie scuole del territorio, accierrini della parrocchia, piccoli calciatori a-

matoriali, che, grazie al mitico Peter Pan, hanno capito quanto sia importante non smettere di sognare e sforzarsi al massimo per raggiungere i propri obiettivi. Il filo logico che ha, invece, legato i tappeti floreali realizzati dagli adulti e dai gruppi di altri infioratori d’Italia è stato “Pane di vita”: tutti puntavano, infatti, all’esaltazione del grande dono che ci è stato elargito da Cristo, il Suo stesso Corpo e il Suo stesso Sangue, che ha racchiuso nel pane e nel vino. Il momento clou di tutta la festa è il regale passaggio della Vergine sui “quadri” realizzati in suo onore, che è avvenuto subito dopo la Celebrazione Eucaristica, presieduta dal nostro parroco don Gaetano Ferraioli. Durante l’omelia, il sacerdote ha spiegato: «Pane di vita: quest’anno ci ha accompagnato un tema tutto eucaristico. La transustanziazione, momento centrale della S. Messa, è per noi cattolici il memoriale della salvezza, passione, morte e resurrezione di Cristo, che sull’altare diventa presenza reale in mezzo a noi. Il Signore ci chiede di non essere ambigui, di non essere falsi e soprattutto di non comportarci come gli struzzi, i quali alla prima difficoltà nascondono la testa sotto la sabbia. Anzi, dobbiamo accogliere il suo invito: “se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua”, perché solo Lui può dare senso alla nostra vita». Sabrina Perrino

Si è svolta dal 14 al 16 settembre l’Infiorata di Casatori. “Pane di vita” è il tema scelto per la XXIII edizione della manifestazione organizzata in onore della Madonna Addolorata

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A CURA DELLe #PARROCCHIECENTROSARNO San Francesco d’Assisi - Santuario Maria SS. delle Tre Corone Insigne Collegiata San Matteo Apostolo ed Evangelista In redazione Donatella Ferrara, Maria Rosaria De Blasio, Anna Mancuso

Il potere di un abbraccio

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n evento unico, originale, salvifico. E noi c’eravamo. Felici di aver partecipato lo scorso 8 settembre, insieme ad un folto pubblico, all’inizio dei festeggiamenti per la “Madonna Greca”, venerata nella Chiesa di San Matteo a Sarno, in concomitanza con la festa della Madonna di Montevergine. Evento arricchito quest’anno da una splendida mostra d’arte, curata da “Mediavox” nella quale figurano delle varianti, bellissime e suggestive, del volto mariano. Pochi minuti prima della fine della Celebrazione Eucaristica, presieduta da don Roberto Farruggio nella splendida Collegiata di San Matteo, ha preso la parola Francesca Colombo, presidente dell’Associazione “Nasi rossi Clown Therapy”. La sociologa ha spiegato che l’Associazione ha fatto della “clownterapia” la sua mission, ispirandosi al motto “Un cuore allegro fa bene come una medicina”. E ha proposto che all’uscita dalla Chiesa i fedeli, numerosissimi, abbracciassero i componenti dei “Nasi rossi”. Un abbraccio – era questo il senso dell’esperimento terapeutico – non è solo un gesto di affetto ma crea in coloro che si stringono una sorta di “magnetismo” rigeneratore che fa bene al corpo, alla mente, al cuore e all’anima. Il messaggio ha acquisito una valenza ancora più profonda se si tiene conto

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che è stato lanciato sotto le triplici volte (tre è un numero sacro) della Chiesa di San Matteo, forse risalente all’XI secolo e strutturata a “testuggine” (per dare il senso della forza e della resistenza). E, ancor di più, a pochi metri dal misterioso e affascinante dipinto della “Madonna Greca”, di epoca trecentesca. Un autentico capolavoro dell’arte sacra che riprende l’iconografica mariana dell’Odigitria (Colei che mostra la via, incarnata dal Cristo), con una differenza: generalmente in questa tipologia Maria tiene il Bambino con il braccio sinistro, nella Collegiata sarnese la Vergine lo regge con il braccio destro. Insomma, una singolare coincidenza sul tema dell’abbraccio. Molte persone hanno avvertito il desiderio di abbracciare i “Nasi rossi” che, guidati da Lorenzo Basile, avevano una benda sugli occhi: era più importante trasmettere energia e amore che vedere il volto di chi si aveva di fronte. Alla fine dell’esperimento, un altro trionfo delle braccia e delle mani: il potente e ritmico suono della tammorra. Alcuni musicisti folk hanno intonato i canti in onore della Madonna di Montevergine, chiedendole di “aprire il portone della Chiesa”, cioè la porta del Paradiso, davanti alla quale è fissato l’appuntamento per l’intera umanità. Franco Salerno, Media Vox

La festa della Madonna Greca, arricchita da una splendida mostra d’arte e dalla performance dei “Nasi rossi”

Alcuni momenti dei festeggiamenti


“Venite e vedrete” I ragazzi del Clan

La fatica aiuta a crescere La Route del Clan Lacio Drom, del gruppo scout Sarno 1, dal 20 al 28 luglio lungo un percorso che collega Ravenna a Firenze

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mmersi tra i paesaggi toscani, ristorati dall’ombra di un albero, accompagnati dai rumori della natura, il Clan Lacio Drom, del gruppo scout Sarno 1, ha vissuto quella che noi chiamiamo Route. Spinti dalla voglia di metterci in gioco, la nostra avventura è iniziata il 20 luglio e si è conclusa il giorno 28, lungo un percorso che collega Ravenna a Firenze. Forse abbiamo tralasciato un dettaglio: non avevamo auto, il percorso è stato completato utilizzando le sole nostre gambe o i mezzi di trasposto pubblico, se necessari. Perché? In un periodo in cui le comodità sono a portata di mano, abbandonando i metodi convenzionali, noi vogliamo proporre un’alternativa, un nuovo modo di viaggiare; vogliamo dedicarci alla pura essenza della strada, custodita nella nostra Route. Zaino, tende e sacchi a pelo, fornellini da viaggio e la nostra avventura può iniziare, alla scoperta di luoghi che hanno tanto da offrire ma che corrono il rischio di essere dimenticati. Si cammina durante il giorno con “gradevoli” zaini da 10 kg sulle spalle, per ricordare che il raggiungimento di determinati obiettivi è frutto del nostro impegno e che la fatica aiuta a crescere. Alla fine anche i sentieri più tortuosi diventano percorsi pianeggianti grazie alla vera essenza del Clan: la comunità, il legame fraterno che unisce individui diversi in una particolare famiglia allargata, basata sul dialogo e il confronto, sull’amore e il sostegno. La comunità è fondamentale affinché nessuno si senta lasciato indietro o abbandonato, ogni suo componente deve sentirsi a proprio agio rimanendo sé stesso, senza aver paura di essere giudicato. Ed è proprio l’Amore incondizionato verso il prossimo quello che noi ragazzi del Clan impariamo, mettendoci ogni giorno al servizio degli altri – a partire dai propri compagni di strada –, proprio come ci insegna il Vangelo. Solitamente, durante la strada, fa caldissimo, siamo sporchi di terra eppure la natura incontaminata e il panorama mozzafiato ci fa dimenticare la fatica e ci regala emozioni indescrivibili. Matteo Borrelli

Dal Sinodo dei giovani una traccia per un cammino unitario

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ella fase preparatoria del campo unitario, tra diversi fogli con continue variazioni, appunti a matita e tante idee nella mente, abbiamo da subito capito che di fronte avevamo una grandissima occasione per “fare famiglia”. Con determinazione allora abbiamo preso tra le mani i documenti del prossimo Sinodo su “i giovani, la fede e il discernimento vocazionale” e abbiamo pensato – come A.C., Gi.Fra. e O.F.S. – ad un cammino unico pur conservando un’attenzione particolare per i ragazzi, i giovani e gli adulti. Ci siamo lasciati prendere per mano anche da diversi santi testimoni, dai “fratelli maggiori” nella Fede, come Francesco e Chiara d’Assisi, Angela da Foligno e fratel Carlo Carretto grazie ai quali è stato possibile concretizzare i temi della Fede, del discernimento e della vocazione. Percorrere le strade consumate dalla loro instancabile testimonianza ci ha donato la consapevolezza che stare insieme, come unica e grande famiglia, è davvero bello. Un particolare invito ad essere segno di comunione in un tempo in cui ci si divide con tanta facilità. Alfonso Dolgetta e Lucio Annunziata Alcune immagini del campo unitario, svoltosi tra Assisi, Foligno e Spello

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A CURA DELLA COMUNITà PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA - CICALESI In redazione Rosaria Faiella, Alessia Bove, Francesco Coppola e Federica Sciumbarruto Foto di gruppo dei partecipanti al campo comunitario insieme a don Andrea Annunziata

Profumo di casa

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l campo parrocchiale comunitario è stato la realizzazione di un sogno che avevamo da anni. Con tanto entusiasmo e non pochi sacrifici siamo partiti in più di ottanta: bambini, giovani e anziani, tutti insieme come un’unica grande famiglia per raggiungere Santa Maria di Castellabate: mare cristallino e cielo azzurro. Tre giorni in cui abbiamo approfondito il valore dei legami e delle relazioni che siamo chiamati a intessere nella nostra vita. Come in ogni famiglia, le nostre mamme hanno preparato piatti deliziosi rendendo ancora più speciale il momento di

convivialità che tutti vivevamo con gioia. Due i momenti clou del campo: la veglia e il grande gioco, momenti spirituali e ludici che difficilmente dimenticheremo. “Profumo di casa” era il tema del nostro campo, questo profumo è stato così forte che aspettiamo con ansia l’anno prossimo per ripetere quest’esperienza che ci ha fatto sentire veramente a casa. Solo se sto bene in un luogo mi sento a casa, perché casa non è un insieme di mattoni ma… di cuori! Anna Russolillo

La comunità San Giovanni Battista in Cicalesi ha vissuto il primo campo comunitario parrocchiale nella bellissima cornice di Santa Maria di Castellabate

Da sinistra: il seminarista Antonio Padovano, don Andrea Annunziata, don Marco Siano e il seminarista Giuseppe Villani

Grazie Giuseppe La comunità ha salutato con gratitudine il seminarista Giuseppe Villani che continua la sua formazione a Pagani

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opo tre anni di apostolato nella nostra parrocchia, il seminarista Giuseppe Villani è stato mandato nelle parrocchie di Gesù Risorto e Madonna di Fatima in Pagani per continuare lì la sua formazione pastorale. Siamo grati al Signore per il dono della sua presenza tanto preziosa nella nostra comunità. In questi anni Giuseppe

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si è occupato dell’oratorio, della pastorale familiare, della formazione degli educatori e della catechesi per il sacramento della Confermazione. Ma, più importante di ogni servizio svolto, è la bella testimonianza vocazionale di un giovane che ha scelto di seguire il Signore ad aver fatto la differenza. Domenica 23 settembre, durante la Santa

Messa e con un successivo momento di festa, la comunità ha salutato affettuosamente Giuseppe. In quest’ultimo anno passato in parrocchia, Giuseppe ha condiviso il suo apostolato con il seminarista Antonio che, ricevuto il testimone, continuerà la sua formazione pastorale nella nostra comunità. Un giovane della comunità


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - SS. ANNUNZIATA - ANGRI

Un momento della professione

VIENI E SEGUIMI La prima professione solenne, lo scorso 8 settembre, di suor Marie Claudine e suor Roseline, della Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista. Gioia grande ad Angri

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al 6 all’8 settembre, la cittadina di Angri è stata spettatrice dell’Onnipotenza di Dio che ha chiamato suor Marie Claudine e suor Roseline, due giovani novizie malgasce della Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista, a pronunciare il loro generoso sì alla chiamata del Signore. Le due giovani hanno promesso a Dio di vivere una vita sempre più conforme a Cristo. Con il voto di castità, povertà e obbedienza si sono impegnate a divenire, con la loro vita, pane per gli affamati, luce per i ciechi, forza per i deboli, coraggio per gli sfiduciati. Il desiderio di sant’Alfonso M. Fusco – “Vorrei che anche la mia ombra potesse fare del bene” – nel tempo prende sempre più forma e corpo: si espande il manto della carità verso i fratelli più fragili e indifesi. Lodiamo e ringraziamo il Signore per le meraviglie che compie attirando a sé, con il dono della vocazione, persone capaci di ascoltare la voce dell’Amato e rispondere con generosità incondizionata “eccomi!”. Il santo sacerdote ha raccomandato alle sue figlie di ricorrere a Gesù Sacramentato, “Egli – diceva – con la luce della Sua Grazia, rischiarerà le vostre tenebre e avvalorerà le vostre forze”. CoSuor Marie Claudine e suor Roseline sì, la comunità battistina insieme ai fedeli si è chinata dinanzi all’Eucaristia, nell’artistica Collegiata di San Giovanni Battista, per adorare, lodare e ringraziare il Signore per l’amore e le meraviglie con cui nutre i suoi figli. Il 7 settembre, sotto la cupola del cielo blu trapuntato di stelle, nella bella cornice di Casa Madre, arricchita da una mostra fotografica e da una proiezione che testimoniano l’incarnazione del carisma di sant’Alfonso M. Fusco, si è svolto un semplice ma significativo spettacolo. Protagonisti 40 suore, per la maggior parte malgasce, e i giovani dell’A.C.R. della parrocchia della SS. Annunziata e Santa Maria del Carmine. L’alternarsi di musiche, can-

ti, danze tipiche del Madacascar, testimonianze vocazionali hanno raccontato la storia gioiosa di un cuore abitato da Gesù. La superiora provinciale, suor Lina Pantano, ha presentato un grazioso fumetto “Alfonso Maria Fusco - il nostro santo”, destinato ai bambini, perché possano nutrire il loro cuore con modelli di bontà e generosità. L’8 settembre è stata la Vergine Maria ad accompagnare le due neoprofesse lungo la strada che porta a Gesù. “Ad Jesum per Mariam”. Durante la solenne Celebrazione Eucaristica, presieduta da Sua Ecc. mons. Giuseppe Giudice, nella Chiesa della SS. Annunziata, si è svolta la cerimonia della Prima Professione delle due novizie. La funzione, ricca di segni e gesti molto significativi, ha suscitato nei cuori di tutti i presenti una crescente commozione, giunta fino alle lacrime. La Congregazione delle Suore di San Giovanni Battista ringrazia il buon Dio perché altre due operaie entrano a lavorare nella vigna del Signore, seguendo il carisma di sant’Alfonso Maria Fusco. Suor Margerita Longobardi

Le due neoprofesse insieme al vescovo, mons. Giuseppe Giudice, suor Lina Pantano, superiora provinciale della congregazione, mons. Vincenzo Leopoldo, vicario generale, e don Antonio Mancuso, parroco della comunità Santa Maria del Carmine e della SS. Annunziata

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LA BACHECA DEGLI AUGURI a cura della redazione

Auguri di buon compleanno

Don Marco Limodio (S. Bartolomeo Apostolo, Nocera Inf.) festeggia 43 anni, l’8 ottobre; don Piercatello Liccardo (Santa Maria del Presepe, Nocera Inferiore) compie 43 anni, il 9 ottobre; don Salvatore Fiocco (cancelliere diocesano) festeggia 44 anni, il 16 ottobre; don Raffaele Ferrentino (S. Matteo, Nocera Inferiore) spegne 41 candeline, il 18 ottobre; diac. Salvatore Di Prisco compie 75 anni, il 19 ottobre. Il Signore illumini sempre il vostro cammino. Auguri dalla redazione di Insieme!

Buon anniversario di ordinazione presbiterale a:

don Giuseppe Ferraioli, il 20 ottobre; don Antonio Mancuso, il 26 ottobre; don Giovanni Padovano e don Ciro Zarra, il 30 ottobre. Buon anniversario di ordinazione diaconale a Salvatore Verdoliva, il 23 ottobre. Il vostro ministero sia sempre testimonianza del Vangelo. Auguri!

Buon compleanno ai referenti

Luisa Sellitti (S. Antonio di Padova, Orta Loreto) festeggia il compleanno il 9 ottobre; Carolina Celentano (S. Maria delle Grazie, Sarno) festeggia il compleanno il 13 ottobre. Ilenia Nunziante (nuova referente della comunità Sant’Antonio di Padova, Poggiomarino) ha compiuto 17 anni lo scorso 28 settembre. A voi, diffusori della Buona Notizia, i nostri più cari auguri.

Auguri speciali

Congratulazioni a Carmine Ferrara che il 25 settembre si è laureato in giurisprudenza con la tesi dal titolo “Fenomeni terroristici: tra esigenze di prevenzione e repressione nell’accertamento”. Al giovane neo dottore di Roccapiemonte gli auguri di papà Michele e mamma Anna, dei fratelli Prisco e Agnese, delle famiglie Ferrara e Villani e di tutti gli amici.

Suor Angela Vado ha lasciato Poggiomarino ma non il nostro cuore. Auguri e mille soddisfazioni per la nuova missione a Reggio Calabria dalla comunità Sant’Antonio di Padova e dalla nostra redazione.

L’amore è una cosa meravigliosa. Auguri a Maria Annunziata e Francesco Odierna, della comunità San Teodoro di Sarno, che hanno celebrato il sacramento del matrimonio lo scorso 6 settembre. Buon 44esimo anniversario di matrimonio a Salvatore e Anna Giardina, preziosi collaboratori di Insieme, per il traguardo che raggiungeranno il prossimo 28 ottobre.

Chiara Senatore si è laureata in Ingegneria all’Università di Salerno, lo scorso 26 settembre, con 110 e lode. Auguri alle neo dottoressa da parte del papà Franco e della mamma Antonietta, delle sorelle Annamaria e Francesca, delle famiglie Senatore e Spinelli. Ilenia Nuniziata

Luisa Sellitti

Redazione in festa

Il nostro cordoglio

Ci uniamo al dolore di don Mario Ceneri, parroco della comunità Sant’Anna a Nocera Inferiore, per la perdita della cara sorella Felicia. Sentite condoglianze a Christian Violante per la scomparsa della mamma lo scorso 2 settembre. Assicuriamo la nostra preghiera affinché il Signore spalanchi le porte del Paradiso.

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Insieme OTTOBRE 2018

Mariarosaria Petti e Nello Miraglia, lo scorso 15 settembre, hanno sigillato il loro amore con il sacramento del matrimonio. Alla giornalista di Insieme, amica e compagna di viaggio, e a suo marito auguriamo di vivere ogni giorno attaccati alla roccia della preghiera, confidando come i gigli del campo nella premurosa provvidenza del Padre. Auguri!


Le suore Francescane di sant’Antonio: la storia di p. Paolo Saturno

Il governo di madre Letizia Manganelli Le decisioni assunte dal consiglio generale nelle sedute del 26 gennaio e del 14 febbraio 1957

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l nono Consiglio si riunisce il 26 gennaio 1957 per decidere sui seguenti punti all’ordine del giorno: scelta del rappresentante legale dell’Istituto; eventuale acquisto di due appartamenti e di due bassi a Montesarchio; erezione a Pagani della scuola media presso il Carminello ad Arco; creazione di una scala interna a Casa Madre; relazione sul viaggio a Roma; domanda di ammissione di due aspiranti; prestito di 500.00 lire da chiedere ai signori Vessa. Si delibera che madre Letizia Manganelli è la nuova legale rappresentante al posto della precedente superiora generale, madre Rita Fiore. In relazione al secondo, la consigliera madre Teresa Continelli propone l’acquisto dei due appartamenti e dei due bassi a Montesarchio per trasformarli nell’asilo infantile che dovrebbe costruirsi ex novo sul suolo già acquistato presso l’ex cinema. Per il terzo punto, si stabilisce che la scala interna a Napoli sarà realizzata durante i prossimi lavori. Per la costruzione della scuola media si dà facoltà al geometra Ferrentino di preparare il progetto e al costruttore Gentile il preventivo dei costi. Relativamente al quinto punto, don Giovanni Minozzi garantisce l’affidamento della direzione dell’asilo di Bonefro alle suore. Si delega, inoltre, il dottor Pietro Vericelli per il consorzio di prosciugamento delle acque amare di Ostia e l’invio di 25.000 lire; si incarica l’ingegner Bottiglieri per il disbrigo della pratica per il mutuo di Quisisana e Ostia e si accettano le doman-

de di ammissione delle due aspiranti, Franca Toga, di Crotone, e Anna Marino, di Bitonto. Infine si stabilisce di contrarre il debito di 500.000 lire con i signori Vessa per liquidare l’acquisto dell’ex cinema di Montesarchio. 14 febbraio 1957. Nel successivo Consiglio generalizio – il decimo – che si tiene il 14 febbraio 1957, si riprendono due problemi urgenti discussi già il 26 gennaio precedente. All’ordine del giorno vi sono pertanto la costruzione delle aule scolastiche per la scuola media a Pagani presso il Conservatorio “Carminello ad Arco” e la costruzione dell’asilo infantile a Montesarchio. Per quanto riguarda il primo punto, si delibera che saranno costruiti subito, per essere già utilizzati nell’ottobre del successivo anno scolastico 1957-58, due piani: uno seminterrato ed un altro rialzato comprendenti complessivamente otto ampie aule capaci di contenere un numero medio di 30 alunni ciascuna. Per la loro realizzazione si accetta il progetto del geometra Francesco Ferrentino, al quale se ne affida la realizzazione tramite il costruttore Angelo Gentile. Per quanto riguarda il secondo punto – l’asilo infantile di Montesarchio – si dà mandato a madre Manganelli di trattare con il signor Ascanio Iannace di Roma, proprietario dei due appartamenti e dei due bassi, di cui abbiamo già detto, per il loro acquisto e trasformazione in asilo infantile. Per far fronte alle spese, che ammontano a circa sette milioni di lire, si stabilisce di chiedere un ulteriore prestito ai Vessa di 3.500.000 lire.

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L’omelia del vescovo Giuseppe, che ha guidato il pellegrinaggio, durante la Celebrazione Eucaristica alla grotta

Redazionale a cura della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza e dei Piccoli discepoli della Croce

Lourdes è famiglia La testimonianza di Maria e Giuseppe: quest’anno hanno partecipato al 46esimo pellegrinaggio a Lourdes, organizzato dalla Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza, portando nel cuore la gioia per la vita sbocciata nel grembo materno

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olte persone pensano che Lourdes sia solo un luogo di sofferenza e malattia. In realtà, Lourdes è principalmente la città in cui senti penetrare nel cuore l’amore della Vergine Maria. E non puoi più farne a meno. Un amore che concretamente fa vivere con fraterna vicinanza all’altro, si fa amicizia, e poi diventa famiglia. E quest’anno io e mio marito Giuseppe abbiamo celebrato il dono della famiglia! Tutto è iniziato quando ho saputo che dentro di me batteva un altro piccolo cuoricino; grande l’emozione, forte il desiderio di vivere pienamente questo dono che il Signore aveva deciso di farci: sarò mamma! Ma riuscirò ad essere una brava mamma? Sarò in grado di prendermi cura di questo puntino che man mano cresce dentro di me? Riuscirò a trasmettergli lo stesso amore che ho ricevuto io? Tante le domande, i dubbi e le paure sebbene sapessi di essere una “privilegiata” per la grande possibilità che mi era stata offerta: un bambino è un

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dono di Dio, un segno della Provvidenza. E a chi affidare tutto se non a Colei che sin da subito, senza nessuna esitazione, ha pronunciato il suo “Eccomi” al Signore? A te, o mia Bella Signora! La Vergine di Lourdes, nel corso degli anni, ha visto nascere, crescere e consolidare il nostro amore. A Lei abbiamo affidato e confidato tutto, anche gli errori… Sì, a Lei che in quella piccola grotta accoglie ogni giorno le preghiere di migliaia di pellegrini. Lourdes è la luce, Lourdes dona pace e serenità, Lourdes è famiglia. La nostra seconda casa. Io e Giuseppe da 20 anni siamo volontari anche presso il Santuario di Lourdes e qualche anno fa abbiamo deciso di fortificare questo impegno, promettendo con l’Engagement, di recarci almeno una volta all’anno a Lourdes per tutta la vita. Essere volontario a Lourdes è un modo singolare e nello stesso tempo multiforme di farsi prossimo ai pellegrini, in particolare a quelli ammalati, che mossi dalla fede, dalla devozione mariana e animati da vive


Foto di gruppo di ammalati e pellegrini nella chiesa di Pio X

speranze, si recano all’incontro con la Madre Immacolata alla Grotta di Massabielle. Così, lo scorso agosto, io, il pancione e Giuseppe, nonostante gli inconvenienti presentatisi (treno bianco annullato per scioperi, posti in aereo con volo diretto esauriti), non ci siamo persi d’animo e siamo partiti comunque per svolgere, nei limiti del possibile, la nostra missione e per accompagnare e sostenere la nostra bella famiglia della P.U.A.C.S., avviatasi qualche giorno prima con due pullman e un aereo. Può sembrare strano, ma una volta giunti lì, dopo un’intera giornata di viaggio, non avvertivo alcun segno di stanchezza, avevo solo tanta voglia di andare alla grotta per rendere grazie alla Madre per il dono della vita che ho in grembo e per la mia famiglia. È stato meraviglioso sentire il piccolo “esserino” scalciare durante le mie preghiere alla grotta, come meravigliosi sono stati i “sorrisoni” degli ammalati – che da anni ci accompagnano a Lourdes – alla vista del pancione. “Maria, sei un po’ ingrassata, dovresti metterti a dieta ”, mi ha detto

Mariolino appena mi ha vista. Poi ha capito e mai dimenticherò quella luce nei suoi occhi! Nei giorni di pellegrinaggio, Le ho affidato tutto, insieme alla promessa di portare il piccolo o la piccola con noi il prossimo anno, se Lei lo vorrà. Non sappiamo se sarà una bimba o un bimbo, volutamente abbiamo deciso di non saperlo fino alla fine perché non importa. Lo ameremo e basta, e saremo famiglia a Pagani, a Lourdes, ovunque!

vostri errori e mettete al mondo dei bambini, se potete, perché non c’è gioia più grande! Confidate in Colui che ci ha donato la vita e non lasciate che niente e nessuno vi “rubi la speranza”. Maria e Giuseppe Santitoro

Giuseppe Santitoro e Maria Grauso, incaricati fratelli e sorelle alla grotta

Un consiglio per i giovani. Ai ragazzi spaventati dal matrimonio e alle tante donne che si lasciano convincere o semplicemente sfiorare dall’idea di interrompere una gravidanza sento di dire che le difficoltà ci saranno sempre. Oggi è veramente difficile comprendersi fino in fondo, a volte conviene scegliere di rimanere in silenzio per il bene della coppia. Famiglia è comprensione, sacrificio, condivisione, ma è anche e soprattutto gioia! Io ho deciso di vivere con gioia, per questo con gioia grido: sposatevi, amatevi, riconoscete i OTTOBRE 2018 Insieme

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L'ULTIMA di Marco Tarquinio, direttore di Avvenire

Paolo VI (1972)

Il Papa che amava il giornalismo

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he giornalista sarebbe stato Giovanni Battista Montini se avesse calcato le orme del padre, giornalista di razza? Domanda destinata a restare senza risposta, ovviamente. Ma qualche ipotesi è lecito avanzarla, restando ancorati ai fatti. E di fatti qui ne ricorderemo due, legati alla storia di Avvenire, che il prossimo 4 dicembre compie 50 anni. Avvenire nasce perché Montini, divenuto Papa Paolo VI, lo vuole fortemente. Contro lo stesso parere dei vescovi italiani, o meglio di quelli più direttamente interessati. Avvenire, è noto, nasce alla fine del 1968 dalla fusione di due quotidiani d’ispirazione cattolica, l’Avvenire d’Italia di Bologna e l’Italia di Milano. Gli arcivescovi di Bologna e di Milano, per varie ragioni, sono contrari a una fusione. La stessa Conferenza episcopale italiana non ritiene che il Paese debba avere una “voce cattolica” nazionale, avendone di moltissime locali. Ma Paolo VI insiste e supera le resistenze. Da pastore e appassionato di comunicazione, ha una visione più ampia e profetica. Sa bene che il giornale nascerà con fatica, ma guarda oltre. I cattolici italiani hanno e soprattutto avranno bisogno di una voce forte e nazionale con un respiro universale e radici locali forti. Glocal, diremmo oggi. Una voce che si aggiunga, senza annichilirle e anzi valorizzandole, alle tante voci dei territori italiani, in un concerto armonico. Ma quale tipo di quotidiano aveva in

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mente Paolo VI? E in quale genere di giornalismo cattolicamente ispirato credeva? Agli sgoccioli del 1971, poco meno di tre anni dopo la nascita, nonostante tutto Avvenire vive. Qualcuno correggerebbe: è in vita, cosa leggermente diversa. In ogni caso c’è e si prepara ad affrontare le acque tempestose del referendum sul divorzio, che determinerà una vistosa spaccatura nella comunità ecclesiale italiana. Il 27 novembre 1971, Paolo VI riceve in udienza la famiglia di Avvenire a cui tiene un discorso stupendo. Avvenire, spiega, è «centro di dialogo». La parola dialogo non sempre ha goduto, e gode, di fortuna. Per qualcuno si deve non dialogare, ma affermare la verità e basta. Ma subito Paolo VI aggiunge: Avvenire dev’essere un giornale «capace di rendere i cattolici uomini veramente buoni, uomini saggi, uomini liberi, uomini sereni e forti». Un elenco, e un climax, da rileggere con attenzione. Paolo VI è un raffinato architetto della parola e nulla lascia al caso. L’elenco, in quell’ordine, ha un senso preciso. Il primo aggettivo è “buono”, oggi in sospetto di “buonismo”, ossia di debolezza. Ma l’ultimo, alla fine della progressione, è “forte”. La bontà conduce alla vera forza, quella che costruisce e non distrugge. E nel mezzo? Nel cuore della progressione troviamo “liberi”. Buoni, quindi saggi, così da divenire liberi e sereni, e capaci della vera forza, una forza buona che libera. Così ci diceva 47 anni fa il Papa che amava il giornalismo. Così bisogna essere.




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