Insieme - Settembre 2018

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SETTEMBRE 2018 N. 8 ANNO XIII € 1,20

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

DIOCESI Le nuove nomine

X MILLE STRADE verso il sinodo L'INCONTRO CON IL PAPA




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DIOCESI Le nuove nomine

X Mille sTrAde verso il sinodo L'INCONTRO CON IL PAPA

Il primo piano del numero di settembre di Insieme è dedicato ad un’esperienza particolare di volontariato, il co-housing, nato a Copenaghen come forma di residenzialità, con spazi comuni destinati all’utilizzo collettivo. Oggi è un modello da adottare per dare una casa a tutti. Se a condividere spazi e servizi sono persone in situazioni di marginalità sociale, i risultati del “darsi una mano” sono ancora più evidenti. Anziani soli e nuclei monoparentali, studenti universitari e disabili, persone con disagio psichico e immigrati: sono tutte possibili combinazioni per andare incontro ai bisogni dell’altro. In Vita nell’Agro presentiamo le attività del centro sanitario gestito in Burkina Faso, un Paese dell’Africa occidentale, dall’associazione “Baobab Amici di Tampellin”. Il presidente Salvatore Carrese lancia un appello ai medici dell’Agro perché vadano a dare una mano. Intervista esclusiva ad Enzo Savastano, che dopo la rete, sta conquistando le piazze con un genere che coniuga musica e comicità. Le pagine della scuola ospitano il messaggio di auguri del vescovo Giuseppe per il nuovo anno scolastico. Nelle pagine culturali, tanti spunti per leggere, andare al cinema e scoprire il nostro territorio. In Vita ecclesiale i nuovi appuntamenti della Visita Pastorale, il racconto del pellegrinaggio “X mille strade…Siamo qui” che ad agosto ha portato a Roma 80 mila ragazzi in preparazione al Sinodo dei vescovi sui giovani. Presenti anche 50 ragazzi della nostra Diocesi. Facciamo anche il punto sulle nomine annunciate tra luglio e agosto dal vescovo Giuseppe che ridisegnano il volto di alcune realtà diocesane. L’ultima è firmata da Vincenzo Corrado, direttore AgenSIR, che nel volto dei discepoli di Emmaus scorge quello dei giovani.

Foto di copertina Salvatore D'Angelo

Sommario

SETTEMBRE 2018 N. 8 ANNO XIII € 1,20 MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

24. VITA NELL'AGRO Musica. Il fenomeno Enzo Savastano COMMENTI 5 Preti che danno la vita di Silvio Longobardi 62 Un cammino insieme di Vincenzo Corrado L’APPROFONDIMENTO 8 La fantasia della carità 10 Emergenza casa, serve una risposta 11 Buone prassi italiane di co-housing 12 Una nuova vita 14 Nuove frontiere del volontariato SPAZIO SCUOLA 16 Una scuola che prepari alla vita 18 Immischiati

VITA NELL’AGRO 20 Un ambulatorio nel cuore dell’Africa di Antonietta Abete 22 Sicurezza per tutti di Salvatore D’Angelo 26 Emergenza sangue di Sofia Russo

VITA ECCLESIALE 34 Riprende la Visita Pastorale 36 Nomine in Curia 38 Gli Orientamenti Pastorali 47 BACHECA NEWS PARROCCHIE 48 Notizie dalle parrocchie

40. VITA ECCLESIALE X Mille strade

IN PARROCCHIA 53 Pagine parrocchiali RUBRICHE 27 Qui Regione di Andrea Pellegrino 28 Fisco e tributi di Andrea Perrino 28 Il dottore dei bambini di Salvatore Guercio Nuzio Sale in zucca 29 di Raffaella Marciano

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44. VITA ECCLESIALE Chi è Maddalena Fezza

CULTURA L’angolo delle recensioni Appuntamenti culturali In sala Arte… rischi Oggi al Museo In versi di mons. Giudice

44. L’ULTIMA

I discepoli di Emmaus hanno il volto dei giovani


EDITORIALE di Silvio Longobardi

Preti che danno la vita

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enticinque anni fa veniva ucciso don Pino Puglisi. Un prete scomodo. Un prete che faceva il prete. Dobbiamo stare attenti a non rinchiudere don Pino nel cerchio asfissiante della lotta alla mafia. Non era iscritto all’antimafia militante di certi intellettuali, politici e… preti. Non partecipava alle manifestazioni. Aveva altro da fare. Aveva una famiglia di cui preoccuparsi, a cominciare dai piccoli e dai poveri. C’era sempre tanta gente da accogliere e da consolare. E poi c’era la vita ordinaria di una parrocchia, quella che non fa cronaca e non interessa a nessuno. Ucciso perché prete. Un prete non si fa mai i fatti suoi, la sua vocazione lo immerge in una storia e gli chiede di condividere gioie e dolori degli altri. Per lui non sono estranei ma fratelli e figli per i quali è possibile non solo dare tempo ed energie ma la vita stessa. Lui non combatteva la mafia ma la rassegnazione e l’ignavia di chi pensa che sia meglio adattarsi all’ingiustizia. Lui sapeva bene che la mafia era forte e ben radicata ma sapeva anche che il Dio in cui ha creduto è capace di “rovesciare i potenti dai troni e innalzare gli umili”. La sua voce è stata soffocata nel sangue. Eppure quella voce oggi risuona ancora più potente. Nel 1818, esattamente duecento anni fa, Jean-Marie Vianney, un giovane sacerdote della diocesi di Lione, veniva inviato in un piccolo villaggio della Francia centrale che grazie a lui sarebbe poi diventato famoso: Ars. Nell’affidargli questa parrocchia, che allora contava duecento a-

bitanti, il Vicario generale gli disse semplicemente: “In questa comunità non c’è molto amore verso il buon Dio, lo metterete voi”. Quel giovane era diventato prete non senza difficoltà all’età di 29 anni, le sue capacità intellettive apparivano insufficienti. Ma con la sua fede appassionata riportò il Vangelo in quell’angolo di mondo. Rimase in quella parrocchia fino alla morte, avvenuta nel 1859. Per quarant’anni ha svolto il suo ministero attraverso i canali ordinari della pastorale: la preghiera, la predicazione, la Messa e il sacramento della Riconciliazione. Ma aveva anche dato vita ad una serie di iniziative caritative. Parole e opere scaturivano da una fede ardente, da una vita santa che si nutriva di preghiera e di penitenza. Non faceva miracoli eppure attirava le folle. Se qualcuno gli avesse chiesto di definire, avrebbe risposto così: sono un semplice prete! Pino Puglisi e Jean-Marie Vianney appartengono alla stessa razza: preti straordinari eppure normali. Preti senz’altri aggettivi perché l’essere ministri di Cristo basta e avanza per definire la loro carta d’identità. Preti che non hanno tempo per pensare a se stessi perché sono troppo impegnati a servire gli altri. Preti che sanno stare in disparte per imparare a fare la loro parte. Preti che non hanno paura di perdere tempo se restano un po’ più a lungo ai piedi del Tabernacolo perché sanno che la preghiera diventa acqua che irriga i deserti più aridi dell’esistenza. Di questi preti ha bisogno la Chiesa.

Don Pino Puglisi

Jean-Marie Vianney

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posta@insieme.it a cura di Antonietta Abete

Costruire un presente di pace Donatella Salvati, animatrice di Comunità del Progetto Policoro, insieme a 25 giovani provenienti dai diversi Paesi dell’Unione Europa, ha partecipato al Workshop Europeo in Bosnia ed Erzegovina, dal 23 al 26 aprile e ci racconta la sua esperienza.

La delegazione

La pittura rossa usata per ricordare i segni delle granate

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Cari lettori,
 esistono delle esperienze che non si possono racchiudere nello spazio di un giornale o in album fotografici, ma si conservano nelle pieghe del cuore, come un segnalibro tra le pagine della propria vita. 
Esperienze che forgiano e formano, insegnandoci a camminare nel mondo con i passi leggeri dell’anima per accarezzare con delicatezza i volti e gli occhi incrociati, rispettandone e custodendone le fragilità.
 La forza di un popolo sta nella capacità di far fronte al suo passato ferito dalla violenza, impegnandosi nella faticosa e comune opera di costruzione di un presente di pace, per poter garantire un futuro stabile e sereno alle generazioni che verranno. Il compito di un uomo, di fronte a questa complessità, è, invece, la promessa della sua presenza. Quella presenza che noi giovani partecipanti al Workshop Europeo in Bosnia ed Erzegovina, dal 23 al 26 aprile, abbiamo cercato di testimoniare, partendo dall’ascolto di un passato carico di violenze – che dal conflitto armato del ’92-’95 ancora fanno sentire la loro eco – approcciandoci ad esso con l’apporto di un contributo al dialogo e alla cultura dell’ascolto e della solidarietà. Circa 25 i giovani partecipanti provenienti da diversi paesi dell’Unione Europa, solo due dall’Italia, e che tramite la Maximilian Kolbe Foundation hanno avuto l’opportunità di camminare suoi luoghi saggiati dalle granate e dai fucili, ascoltando le testimonianze di alcuni sopravvissuti, custodendo nei pensieri del cuore i loro occhi fermi e lucidi, e la loro voce tremante, diventati ormai traccia profonda in ciascuno. Un’esperienza vissuta fianco a fianco con Maria Antonietta Manna, l’altra giovane italiana che come me è stata selezionata dall’équipe Giustizia e Pace della CEI. Ed è grazie a questa équipe, e alla mia esperienza di Animatrice di Comunità del Progetto Policoro, che ho ricevuto l’immeritata grazia di donare una carezza di conforto ai sopravvissuti incontrati, ricevendo più di quanto io potessi mai donare, e facendomi, ad oggi, testimone di un mondo che può risollevarsi con l’amore. Donatella Salvati


IMPRONTE Di quest’estate bella e maledetta, in cui il sapore buono delle vacanze si è mischiato all'odore acre della morte, resteranno a farci per sempre compagnia i momenti semplici vissuti con chi amiamo.

(Foto Salvatore Alfano) SETTEMBRE 2018 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO a cura della redazione

La fantasia della carità

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Foto pixabay.com

inanzi ad uno scenario sociale che vedeva aumentare le situazioni di disagio e il numero delle persone esposte alla disperazione, al termine del grande Giubileo e all’inizio del terzo millennio, con sapiente lungimiranza Giovanni Paolo II invitava i cristiani a scrivere nuove pagine di quella carità che ha sempre contraddistinto l’esperienza della Chiesa: “È l’ora di una nuova «fantasia della carità», che si dispieghi non tanto e non solo nell’efficacia dei soccorsi prestati, ma nella capacità di farsi vicini, solidali con chi soffre, così che il gesto di aiuto sia sentito non come obolo umiliante, ma come fraterna condivisione” (Novo millennio ineunte, 50). Parole che hanno trovato una particolare eco nel magistero di papa Francesco che su questo tema – più che sugli altri – vuole lasciare un’impronta significativa. Tanti problemi attraversano la nostra società e non poche volte dobbiamo riscontrare i germi di una cultura velenosa che vuole stravolgere la grammatica sociale, specie nell’ambito della famiglia. Ma dobbiamo anche riconoscere la presenza di una sincera tensione ideale verso una con-

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vivenza più giusta e solidale. Un desiderio che non poche volte si traduce in un effettivo impegno, nella ricerca e nell’attuazione di progetti che favoriscono l’integrazione sociale di tutti coloro che per diversi motivi non sono ancora autonomi o non lo saranno mai. Il nostro orizzonte esistenziale è limitato e spesso ci fa comodo restare chiusi nel nostro piccolo mondo. Ma se per un attimo alziamo lo sguardo, se c’immergiamo nella vita sociale, ci accorgiamo che c’è un’umanità sofferente, vi sono persone che da soli non ce la fanno, hanno bisogno di una mano. Non solo migranti. Ci sono tante altre situazioni di disagio che non hanno – chissà perché! – alcuna attenzione né della politica e neppure della magistratura. Vite nascoste nel seminterrato della società. Famiglia che lottano a mani nude per ottenere diritti già acquisiti. Quello che raccontiamo in queste pagine sono frammenti di quella carità che tanti s’impegnano ad esercitare. Sempre poco rispetto alle necessità ma senza quel poco… saremmo tutti più poveri. Silvio Longobardi


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L'APPROFONDIMENTO Immagini di repertorio

Emergenza casa, serve una risposta

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n milione e 708 mila famiglie italiane si trova attualmente senza una casa. È la stima di Federcasa e Nomisma, resa nota a inizio 2018. Una ferita che continua a sanguinare, diretta conseguenza di una crisi generale: meno dieci punti di Pil e 2 milioni di posti di lavoro persi significano più povertà, più debiti e meno consumi. Il prezzo degli affitti è aumentato rispetto all’inizio del millennio, quando la metà della popolazione spendeva per i canoni di locazione non più del 20% del reddito annuo, contro il 75% dell’attuale. Le lunghe liste d’attese per un alloggio popolare e le occupazioni abusive rischiano di inasprire sempre di più una situazione già drammatica, intorno alla quale si polarizzano le disuguaglianze sociali: i più abbienti con seconde e terze case. I “nuovi” poveri senza un tetto sulla testa. L’emergenza casa si colloca in questo scenario.

Il co-housing nasce a Copenaghen come forma di residenzialità, con spazi comuni destinati all’utilizzo collettivo. Oggi è un modello da adottare per dare a tutti una casa

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Una casa per tutti. Il diritto all’abitazione è sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, un baluardo per la dignità umana. La casa è ciò che dà forma all’identità della persona, il luogo sicuro dove scrivere la propria biografia. Una risposta all’emergenza abitativa potrebbe essere quella del co-housing, termine con cui si indica un insediamento abitativo composto da alloggi privati, corredato da ampi spazi comuni destinati all’uso collettivo e alla condivisione tra i co-residenti. Il primo esperimento moderno di co-housing può essere considerato il palazzo realizzato da Otto Fick nel 1903 a Copenaghen e chiamato Fick’s Collective. L’edificio aveva una sola cucina centrale alla quale potevano accedere tutti gli appartamenti. Da allora sono stati sperimentati diversi modelli di co-housing, fino al felice incontro tra la proposta residenziale innovativa e il mondo delle fragilità sociali. Si può definire cohousing sociale puro la libera scelta come stile di vita di quei residenti che abitano in appartamento da soli o con altre persone (massimo 2-3) e condividono spazi comuni. Si tratta invece di un co-housing mediato quando i residenti vivono una situazione di fragilità e necessitano di un supporto sociale. Il percorso, in questi casi, è piuttosto lungo (1 anno circa) e solo dopo l’acquisizione di autonomia, i co-residenti possono andare a vivere da soli. L’housing sociale è la residenzialità in appartamenti messi a disposizione con un supporto assistenziale leggero e per un tempo medio-lungo, durante il quale le persone acquisiscono competenze (incubatore) da riproporre in futuro. Mariarosaria Petti


Buone prassi italiane di co-housing Non sono tante le realtà dello stivale a vivere esperienze di co-residenzialità. Conosciamole meglio

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e a condividere spazi e servizi sono persone in situazione di marginalità sociale, i risultati del “darsi una mano” sono ancora più evidenti. Anziani soli e nuclei monoparentali; studenti universitari e disabili; persone con disagio psichico e immigrati. Sono tutte possibili combinazioni per una scelta di co-housing, dove ciascuno può andare incontro ai bisogni dell’altro. In Italia, le esperienze di co-residenza sono concentrate nelle regioni del Centro-Nord, soprattutto a Milano e a Torino. Si tratta di piccole realtà rispondenti a esigenze ben precise.

Housing first

Disabilità

Fio.PSD (Federazione Italiana Organismi per le Persone Senza Dimora) sperimenta in Italia l’approccio americano dell’housing first, che significa “prima la casa”. Nel modo tradizionale di lavorare, per le persone senza dimora la casa è l’ultimo gradino di un percorso: prima i dormitori, i colloqui con gli assistenti sociali, i controlli per verificare che non vi siano dipendenze e, poi, alla fine, arriva la casa. Invece in America, negli anni ‘90, si è pensato di portare queste persone subito dalla strada alla casa. Opera San Francesco a Milano, accanto alle attività di mensa, dormitorio, accesso alle docce, cambi d’abito e visite mediche, propone l’housing first.

Fondazione Italiana Verso il Futuro nasce da un gruppo di famiglie con figli con Sindrome di Down. L’ente tenta di rispondere ad alcune domande: cosa significa autonomia abitativa per noi? Cosa significa per una persona disabile? Cosa significa per i familiari di una persona disabile? Nelle case gestite dall’ente, l’utilizzo della domotica (un sistema elettronico e informatico per gestire un appartamento a distanza) favorisce una minore presenza di operatori all’interno dell’abitazione. L’associazione Solaris Onlus è stata costituita nel 2002 a Roma per iniziativa di un gruppo di familiari di pazienti psichiatrici. Con il progetto “Le chiavi di casa” offre una risposta a quei pazienti che, dopo avere concluso il proprio percorso in una comunità terapeutica o in strutture residenziali, sono pronti a tornare a vivere in appartamento. Si tratta di un co-housing che si apre al quartiere per vincere lo stigma della diversità. L’edicolante, il macellaio, il fioraio, il parrucchiere “adottano” i co-residenti e li aiutano ad inserirsi nel tessuto sociale, nonostante la loro condizione di salute mentale.

A casa di zia Jessy è una casa di ringhiera di Torino dove abitano anziani soli e mamme con bambino. Vi sono spazi di condivisione: un salone comune, un giardino, i lunghi balconi che perimetrano gli appartamenti e quindi la possibilità che i bambini abbiano nonni adottivi. Un’occasione preziosa per donare spensieratezza agli anziani e consentire alle madri di lavorare, sapendo di aver affidato i loro piccoli a persone di fiducia, senza ulteriori aggravi economici. Progetto Futuro, San Marco 49 (Progetto Arca) raccoglie i senza tetto che dormivano a Linate nei locali di un’ex biblioteca messa a disposizione dal Comune di Milano ed è rapidamente diventato un Centro di reinserimento sociale, che opera in sinergia con altre realtà importanti del territorio, come Banco Alimentare. Realtà da osservare e studiare, perché il Sud è terreno fertile per far germogliare nuove soluzioni abitative condivise. Mariarosaria Petti

L’unione fa la forza

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L'APPROFONDIMENTO Immagini di repertorio

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n paio di occhioni scuri e due piccole manine paffute, intente a giocherellare con un vestitino di merletto rosa, sono il biglietto da visita di Said. Sua figlia Jasmine, alba di una notte tempestosa, è il dono ricevuto dopo tanta sofferenza. Il primo suolo su cui ha gattonato questa splendida bambina dalla pelle olivastra è quello italiano. Molti di più sono stati i terreni calpestati da suo padre e sua madre Faraja. Nessuno dei nomi utilizzati è reale, per tutelare la privacy di questa famiglia, inserita in un programma di richiedenti asilo. La loro è una storia d’amore profondo e contrastato, per il quale hanno messo a repentaglio la propria vita, ma anche di giustizia inesistente in Estremo Oriente e di accoglienza insufficiente in Italia. L’incontro in Università. Non sono trascorsi molti anni da quando, belli e promettenti, Said e Faraja credevano di avere tutte le carte in regola per costruirsi una vita serena nel loro Paese, il Pakistan. Si conoscono all’Università, studiano Business Management. Le loro famiglie, entrambe benestanti, non sono, però, estranee. Alle spalle vi è una storia di terreni di cui si contendono la proprietà. Un contenzioso che la burocrazia pakistana non è in grado di risolvere. L’astio tra le due famiglie è insormontabile. Nonostante il beneplacito dei genitori di Faraja, i suoi parenti cercano in tutti i modi di ostacolare la loro relazione, senza alcuno scrupolo, fino a progettare la morte di Said.

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Una nuova vita Said e Faraja sono due giovani pakistani, giunti in Italia perché costretti a scappare dal proprio Paese. La loro è una storia di accoglienza a metà, ma anche di forza e di speranza


Sono episodi non rari nei Paesi del Medio Oriente come il Pakistan, in cui per via di uno Stato di diritto inesistente e di una giustizia sommaria, prevale la legge del più forte, in un marasma di corruzione che mortifica le tutele dei cittadini e ne mette a repentaglio la vita.

però, ad entrare nel circuito dell’accoglienza in qualità di rifugiati. Si affidano, perciò, ad un loro connazionale che vende a peso d’oro anche la più piccola informazione. Said e Faraja, spaesati e limitati per una lingua che non conoscono, vengono truffati per diverse migliaia di euro.

La tempesta. Ignoti tentano di uccidere Said due volte. La prima è quella che oggi ricorda con più enfasi, perché ha determinato la direzione della sua esistenza. Racconta quest’episodio con lucidità, descrivendone i dettagli, cose se fosse un film. Said è in auto con un suo amico, quando un killer cerca di mandarli fuori strada. Sono in montagna, la loro auto precipita in un vallone, per fortuna riescono a salvarsi. Il giovane scappa, in preda al panico va dalla polizia di un paese vicino per spiegare l’accaduto. L’accusato, però, è troppo influente, i poliziotti non raccolgono neppure la sua denuncia. Said realizza che non può più vivere nel suo Paese. Si trasferisce a Dubai, lì inizia a lavorare in una multinazionale, forte dei suo studi economici. Nel frattempo anche Faraja ha terminato gli studi, a distanza continuano a programmare il loro matrimonio. La lontananza e il pericolo non fanno vacillare il loro amore. Si sposano, incontrandosi per soli tre giorni, poi lui riparte, la sposa resta invece dalla famiglia del marito. I parenti di Faraja, però, non si danno per vinti. Quando la giovane va in visita dai suoi genitori e si diffonde la voce che ha cambiato modo di pregare, seguendo le usanze del marito, la situazione precipita ulteriormente. Una zia la aggredisce, la spinge a terra, Faraja è incinta e per l’urto perde il bambino. Nel frattempo Said è tornato in Pakistan, ma non nel suo paese di origine. Vivere lì ormai è pericoloso anche per sua moglie. Decidono di fuggire insieme, in Europa, senza lasciare tracce alla famiglia di lei. Scelgono l’Italia come luogo in cui ricominciare. Giungono a Milano in aereo. Non riescono,

L’arcobaleno. Tra mille peripezie giungono a Nocera Inferiore. Non hanno una casa dove andare, né qualcuno ad accoglierli. Per loro una soluzione di co-housing sarebbe stata ideale, perché avrebbe significato indipendenza e allo stesso tempo affiancamento, accompagnamento psicologico e aiuto materiale per un inserimento nella società graduale e efficace. Sul territorio non esistono strutture di questo tipo. Si rivolgono allo sportello Arci di Salerno per il sostegno agli immigrati e vengono guidati nelle pratiche per la richiesta di asilo per il riconoscimento dello status di rifugiati. A Nocera Inferiore, Nicola Fasolino, da anni impegnato nell’aiuto ai migranti, diventa il loro punto di riferimento. Prendono in affitto una casa dove iniziare a costruire una vita tranquilla. Nel frattempo Said trova un impiego come lavapiatti. Faraja, nel cuore la sofferenza per un’altra gravidanza persa, resta di nuovo incinta e dà alla luce la loro primogenita. Questa splendida bambina dalla pelle olivastra, che ha da poche settimane compiuto un anno, mentre suo padre racconta la loro storia, guarda un cartone animato dal cellulare. Non ha ancora idea di tutto il dolore che hanno dovuto affrontare i suoi genitori, né di quanto si siano sacrificati per offrirle una vita migliore. Resta seria tutto il tempo, reclama le attenzioni del padre, poi, quando stanno andando via mi regala un sorriso. Forse ha inteso l’ultima parte della nostra chiacchierata: finalmente i suoi genitori hanno ricevuto la notizia del riconoscimento dello status di rifugiati. Martina Nacchio

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale della Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006 e n. 1529/2014 del 11 agosto 2014. Iscritto al R.O.C. n. 26978 del 01/02/2017. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

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Questo numero è stato chiuso in redazione 30 agosto 2018 Questo periodico è aperto a quanti desiderino collaborarvi ai sensi dell’art. 21 della Costituzione della Repubblica italiana che così dispone: «Tutti hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni mezzo di diffusione». La pubblicazione degli scritti è subordinata al­l’in­sin­da­ cabile giudizio della Redazione; in ogni caso, non costituisce alcun rapporto di collaborazione con la testata e, quindi, deve intendersi prestata a titolo gratuito. Notizie, articoli, fotografie, composizioni artistiche e materiali redazionali inviati al giornale, anche se non pubblicati, non vengono restituiti. Redazione Via Vescovado, c/o Palazzo Vescovile 84014 Nocera Inferiore (SA) insieme@diocesinocerasarno.it tel/fax 081 517 04 66 Insieme, tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina SETTEMBRE 2018 Insieme della Comunicazione Commerciale.

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L'APPROFONDIMENTO Patrizia Pastore, presidente nazionale Acisjf all’inaugurazione della casa per il co-housing ad Arbus, in Sardegna

Nuove frontiere del volontariato

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onne al servizio di altre donne. È questa la cifra di Acisjf – acronimo di Associazione Cattolica Internazionale a Servizio della Giovane – la prima realtà di volontariato totalmente al femminile, nata a Torino nel 1902 nell’alveo del “cristianesimo sociale”. Oggi la realtà conta 15 case di accoglienza, 600 posti letto, 5 mila giovani seguiti dagli uffici di stazione, 20.000 pasti gratuiti, 15.000 ragazze e giovani donne in gravi difficoltà aiutate con servizi diversi, all’anno (case madre-bambino, alloggi per arresti domiciliari, affidi diurni, collegi universitari). È l’accoglienza delle donne il cuore dell’esperienza di volontariato, portata avanti da oltre cento anni nelle principali città italiane. Le nuove istanze, i segni dei tempi, i disagi emergenti hanno spinto però la Federazione Nazionale Acisjf a reinterpretare il concetto di accoglienza per offrire una soluzione alle donne che chiedono aiuto. «Come volontarie impegnate sul campo, ci siamo accorte che non è più sufficiente ospitare e seguire per un periodo determinato di tempo una donna in difficoltà. È necessario prenderla per mano e guidarla verso l’autonomia» dichiara Patrizia Pastore, presidente nazionale di Acisjf, moglie e mamma di quattro figli che ci aiuta a scoprire Ampliacasa, il progetto di co-housing ideato da Acisjf e sostenuto da Fondazione Con il Sud, una risposta innovativa delle reti di volontariato per l’accoglienza, che vede coinvolte tre regioni del Mezzogiorno: Calabria, Sicilia e Sardegna.

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Da oltre un anno, l’Associazione Cattolica Internazionale a Servizio della Giovane è impegnata nel progetto Ampliacasa, sostenuto da Fondazione Con il Sud, per elaborare un modello innovativo di co-housing per il Mezzogiorno

Patrizia Pastore, presidente nazionale Acisjf, a Piacenza, con uno dei bambini accolti in Casa della Giovane


I volontari delle reti di accoglienza del Sud in visita a Opera San Francesco, a Milano

Da quale esigenza nasce il progetto Ampliacasa?

«L’obiettivo è quello di rispondere all’emergenza abitativa in cui si trovano oggi molte donne – è in aumento, ad esempio, il numero di donne costrette ad allontanarsi dalla propria casa per violenze domestiche – proponendo non soltanto un’accoglienza in un luogo familiare ma un vero e proprio percorso di accompagnamento volto all’acquisizione e al mantenimento dell’autonomia». Qual è la differenza tra un’accoglienza tradizionale e la proposta di coabitazione?

«Le forme di accoglienza che abbiamo sperimentato fino ad ora in Acisjf prevedevano quasi sempre la presenza costante di religiose oppure di educatori qualificati. L’accompagnamento è sempre stato di tipo spirituale e umano. Con il co-housing, invece, le donne sono chiamate ad essere subito responsabili del proprio percorso, con la partecipazione economica alle spese (nella misura in cui possono), offrendo il proprio tempo per il bene di tutti i condomini o coinquilini, partecipando insieme agli operatori a formazioni professionali per trovare impiego. Rimboccarsi le maniche dall’inizio, con qualcuno che ti dica come fare, è la strada migliore per diventare autonomi».

Che percorso deve svolgere un’associazione di volontariato per attivare un progetto di co-housing?

«L’elemento più importante affinché un progetto di cohousing funzioni è creare una rete territoriale permanente per l’accoglienza. È l’esperienza in Sicilia, Calabria e Sardegna a insegnarlo ad Acisjf. Nei territori locali mancano tavoli comuni di lavoro, luoghi dove tutte le associazioni interessate possano sedersi insieme e interloquire con le istituzioni. Da soli non si vince, mai». Avete avuto già dei riscontri con il progetto Ampliacasa?

Al Nord sono attive già diverse esperienze di co-housing. Quali sono gli ostacoli per impiantare realtà simili al Sud?

«Ci sono stati riscontri concreti e risultati su un piano culturale. In Calabria Acisjf sta diventando il riferimento della rete per le difficoltà legate all’abitare. In Sardegna, ad Arbus, l’associazione ha inaugurato lo scorso mese di marzo una casa destinata alla sperimentazione di un modello di co-housing. Sul secondo livello, Ampliacasa ha creato un incubatore sociale sul tema della coabitazione. Aver “messo a sistema” gli elementi principali delle buone prassi di co-housing visitate e studiate consente di avere uno sguardo ampio sul tema della coabitazione, con la possibilità di indicare strade diverse a seconda dell’emergenza abitativa a cui far fronte. Infatti, grazie al progetto Ampliacasa, i volontari delle reti di accoglienza del Sud hanno potuto vedere con i loro occhi le buone prassi del Nord, visitando case e strutture dove già da anni si sperimenta il co-housing».

«È un passaggio culturale ma il Sud ha nel suo DNA la capacità di condividere, stare insieme e troverà nel cohousing una risposta efficace allo stato di povertà ed emergenza abitativa dilagante».

Il coraggio, la fantasia e la tenacia delle donne sapranno fare il resto. Mariarosaria Petti SETTEMBRE 2018 Insieme

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SCUOLA & UNIVERSITà

Una scuola che Mons. Giuseppe Giudice sceglie Compito in classe, bellissimo testo di Jacques Prévert per augurare buon anno scolastico alle famiglie, agli alunni, ai docenti e al personale non docente Due e due quattro quattro e quattro otto otto e otto fanno sedici… Ripetete! dice il maestro. Due e due quattro quattro e quattro otto otto e otto fanno sedici. Ma ecco l’uccello-lira che passa nel cielo il bambino lo vede il bambino l’ascolta il bambino lo chiama: Salvami gioca con me uccello! Allora l’uccello discende e gioca con il bambino Due e due quattro… Ripetete! dice il maestro e gioca il bambino e l’uccello gioca con lui… Quattro e quattro otto otto e otto fan sedici e sedici e sedici che fanno? Niente fanno sedici e sedici e soprattutto non fanno trentadue in ogni modo se ne vanno.

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E il bambino ha nascosto l’uccello nel suo banco e tutti i bambini ascoltano la sua canzone e tutti i bambini ascoltano la musica e otto e otto a loro volta se ne vanno e quattro e quattro e due e due a loro volta abbandonano il campo e uno e uno non fanno né uno né due uno a uno egualmente se ne vanno. E gioca l’uccello-lira e il bambino canta e il professore grida: Quando finirete di fare i pagliacci! Ma tutti gli altri bambini ascoltano la musica e i muri della classe tranquillamente crollano. E i vetri diventano sabbia l’inchiostro ritorna acqua i banchi ritornano alberi il gesso ridiventa scoglio la penna ridiventa uccello. Compito in classe di Jacques Prévert


prepari alla vita

Carissimi, per augurarvi un buon anno scolastico ho scelto questo stupendo testo di Jacques Prévert, Compito in classe. I motivi sono diversi e, seduto con voi tra i banchi di scuola, ve ne spiego e ricordo alcuni. Innanzitutto, bisogna recuperare la grande passione per la scuola, dote necessaria a tutti: famiglie, alunni, docenti e personale non docente, per passare dall’idea di azienda al concetto di comunità educante. In un tempo di passioni sempre più tristi e commerciali, riappropriamoci della passione per la cultura, lo studio, l’approfondimento. Che non è, come ti suggerisce sottovoce l’amico, una passione inutile. Senza cultura non abbiamo mezzi per progredire e la dispersione scolastica è un male ancora presente, e bisogna coniugare bene l’alternanza scuola-lavoro, che è scuola e non pallida idea di lavoro o perdita di tempo, illusione lavorativa. Il secondo motivo per cui vi propongo questo testo è l’insistenza sul verbo ripetere, che dice anche la fatica di studiare,

comprendere, approfondire fino all’ultima falda. L’ignoranza, a tutti i livelli, non può andare al potere e non possiamo salire sulle cattedre del sentito dire o del pressapochismo. Urge ritornare alle fonti per recuperare le radici. Così, e solo così, possiamo sperare in foglie e nuovi frutti. Il terzo motivo della mia scelta è il comprendere che una vera scuola – scuola buona e non scuola alla buona! – mentre ci obbliga a stare sui libri in classe, ci invita anche ad uscire, magari sulle ali di un uccello, per intercettare la vita concreta: sabbia, acqua, alberi, scoglio… Solo se la vita, con i suoi sorrisi e le sue ferite, entra nella scuola, la scuola prepara alla vita, che offre sempre di più in ferite, sorrisi e musica. Buon anno a tutti e… Due e due quattro/ Quattro e quattro otto/Otto e otto fanno sedici…/Ripetete! Dice il maestro. Vi benedico + Giuseppe, Vescovo SETTEMBRE 2018 Insieme

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SCUOLA & UNIVERSITà - news

Parte dal Forum delle Associazioni Familiari e dalla CEC un progetto per rinsaldare l’alleanza educativa tra Chiesa, scuola e famiglie

Immischiati

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insaldare il patto educativo tra Chiesa e famiglie, per fornire un supporto alla genitorialità nel percorso educativo dei giovani. È quanto si prefigge il progetto “Immischiati”, promosso dal Forum delle Associazioni Familiari in collaborazione con la Conferenza Episcopale Campana e le Associazioni di Genitori. Interessarsi in prima persona alle problematiche del mondo della scuola senza pensare di dover delegare altri: parte da questo presupposto il progetto che attraverso una piattaforma mette in contatto i genitori di tutta Italia. L’obiettivo è contribuire a ricreare una comunità educante, fornendo uno strumento attraverso cui le famiglie possano confrontarsi tra loro e con esperti e programmando un calendario di incontri formativi. «Con questo progetto si cerca di far ritrovare una soggettività alla famiglia in un momento in cui manca un vero patto educativo – spiega monsignor Giuseppe Giudice, vescovo della

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diocesi di Nocera Sarno e delegato CEC della Pastorale Scolastica –. Per usare un’immagine, è come quando al circo vediamo quegli straordinari esercizi al trapezio. Prima venivano usate le reti di protezione. Oggi, per restare nell’immagine, viviamo un momento culturale in cui sono cominciate a venir meno le reti di protezione di un tempo come famiglia, scuola e Chiesa. Queste realtà vanno ricentrate». In Campania questo contesto, spiega ancora il vescovo Giuseppe, si associa talvolta ad una sfiducia nei confronti della scuola anche a causa della mancanza di lavoro. «La scuola deve essere una comunità educante in cui al centro c’è il bene della persona che deve crescere. Per questo va ripreso il rapporto scuola – famiglia in cui la famiglia non si sostituisce ai docenti né assume le vesti del sindacalista pronto a difendere e giustificare sempre i figli, ma contribuisce all’alleanza educativa per costruire il Bene Comune».

“Ti ascoltavamo con ammirazione” Un’ex alunna ricorda la professoressa Michelina Trezza D’Oro, scomparsa lo scorso anno Cara Lina, continui ad essere sempre viva e presente nei miei ricordi d’infanzia per la schietta amicizia che legava le famiglie, ma soprattutto di quelli dell’adolescenza, perché sei stata la mia professoressa di lettere alle medie, a cui si accedeva superando il famoso, nonché difficile, esame d’ammissione. La tua voce dolce e roca diventava decisa nelle spiegazioni delle mille e complesse regole e sfaccettature del tuo amato latino, severa negli ammonimenti, confortevole negli elogi, soave nella lettura dei testi poetici ed epici e dei delicati e importanti brani di prosa. Noi alunne educate e silenziose, adeguatamente vivaci, ti ascoltavamo con ammirazione e rispetto e infondevi nei nostri cuori alti valori e ideali di vita, premiati da una profonda e convinta fede religiosa. Margherita Pressing, un’ex alunna devota


VITA NELL'AGRO a cura di Salvatore D’Angelo

La foto vincitrice del contest

Salvatore Donato, di Pagani, ha vinto il contest estivo #midaiunagioia lanciato da Insieme. La foto, che ha ricevuto 168 like, ritrae un papà insieme al figlio. In palio, due biglietti per il parco acquatico Jolly Park di Dragoni (CE)

#midaiunagioia

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istante in cui un papà solleva in aria il proprio bambino: è questa l’immagine che ha trionfato al contest estivo #midaiunagioia promosso dal mensile Insieme. Gli occhi scintillanti e la risata travolgente che accomuna i due protagonisti dello scatto di Donato Salvatore hanno catturato l’attenzione dei visitatori della pagina, raggiungendo il numero più elevato di like. Ben 168 le preferenze registrate per lo scatto vincitore del contest, a firma del signore paganese della parrocchia San Sisto II con la passione per la fotografia, che si è aggiudicato due biglietti per il parco acquatico Jolly Park di Dragoni (CE). “Il sorriso di un bambino è una delle più grandi benedizioni della vita” è il titolo con cui il signor Donato Salvatore ha voluto incorniciare quell’attimo di assoluta felicità che traspare limpido agli occhi di chi guarda. Proprio questo era l’obiettivo del contest #midaiunagioia: collezionare fotografie che ritraessero momenti di gioia, anche inusuali, che viviamo nella quotidianità e che tante volte ci sfuggono, presi dalla frenesia delle nostre giornate e da un malcontento che talvolta ci travolge. Riscoprire le felicità che ci danno le piccole cose, un abbraccio, un gesto inaspettato, uno sguardo complice, il nostro piatto preferito, un fiore, è il modo più bello per ripartire a settembre. Sofia Russo

Alcune delle foto partecipanti al contest

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VITA NELL'AGRO Il dispensario a Tampellin

Il centro sanitario gestito dall’associazione “Baobab Amici di TampEllin” in Burkina Faso si è arricchito, dal 2017, di una foresteria. Il presidente Carrese lancia un appello ai medici dell’Agro: «Venite a dare una mano»

Un ambulatorio nel cuore dell’Africa

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opo tanti viaggi, i bambini diventano Greta, Tobia, Sara”. A parlare sono Salvatore Carrese e Giovanna Vaccaro, anima dell’associazione “Baobab Amici di Tampellin”, uno dei tanti ponti di solidarietà che lega il nostro Agro al Burkina Faso, uno dei Paesi più poveri dell’Africa occidentale. Dietro ogni progetto vi sono volti e storie. In questo caso, il racconto inizia dalla condivisone del pranzo domenicale con Armando, un giovane marocchino che vende fazzoletti al semaforo a San Lorenzo, frazione di Sant’Egidio del Monte Albino, poco distante dalla casa dei coniugi Carrese. Il giovane ritorna in Marocco e sposa Fatima. Durante la gravidanza, la giovanissima mamma scopre di avere un sarcoma, un brutto tumore che colpisce i tessuti molli. Giovanna è un pediatra, segue la gravidanza di Fatima e la fa partorire a Napoli, a Villa Betania. La giovane è poi operata a Milano dove si sottopone anche alle cure. Questo incontro ne genera un altro. La bambina è accolta in una delle prima case di accoglienza della Federazione Progetto Famiglia, l’Oasi Maria Madre della Vita. È il 2002. L’anno seguente, don Silvio Longobardi, fondatore del movimento ecclesiale Fraternità di Emmaus e del suo braccio operativo Progetto Famiglia, invita Salvatore e Giovanna ad andare in Burkina Faso. È l’incontro con la povertà assoluta. «Non è possibile raccontare l’Africa», dice Salvatore. Ci si può solo rimboccare le maniche e fare qualcosa. Nasce così il Progetto Famiglia Cooperazione di cui Salvatore è il primo presidente.

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L’associazione muove i primi passi e cerca di coinvolgere istituzioni, enti, amici e conoscenti. Con il sostegno della Cassa Edile Salernitana, nel 2005, vengono costruiti 8 pozzi nella zona di Koupéla. L’anno successivo, due esponenti di ciascun ente membro della cordata di aziende vanno in Africa insieme ad una delegazione dell’associazione. Quando si calpesta la terra rossa non si può più rimanere indifferenti, non ci si può più voltare dall’altra parte. Al ritorno, la Cassa Edile Salernitana decide di finanziare un centro sanitario nella zona Tampellin, dal costo di 200.000 euro. «È il vescovo di Koupéla ad indicare quella zona come una delle più povere e bisognose di interventi», ricordano Salvatore e Giovanna. Il progetto prevede la costruzione di una casa per sacerdoti, la realizzazione delle mura di cinta e di un ambulatorio. Nel 2008, Progetto Famiglia decide di concentrare la sua azione sul territorio di Koupéla. Per il dispensario, che comprende una maternità, la farmacia, un ambulatorio di pediatria, ostetricia e medicina, nasce l’associazione “Baobab Amici di Tampellin” che oggi ha 19 soci e tanti sostenitori. La gestione dell’ambulatorio richiede specifiche competenze mediche e infermieristiche, così nel 2010 “Baobab Amici di Tampellin” stipula una convenzione con i padri di don Orione a cui viene donata la struttura. L’associazione rimane proprietaria morale dell’opera con l’impegno di sostenere economicamente il dispensario, coprendo ogni an-


prenatali, 849 consulti post parto, 518 bambini vaccinati, 273 i bambini malnutriti seguiti.

La pediatra Giovanna Vaccaro mentre visita i bambini durante l'ultimo viaggio in Africa

no i costi del personale e quelli per la manutenzione ordinaria e straordinaria della struttura. Un impegno che si aggira sui 35mila euro l’anno che l’associazione finora è sempre riuscita a garantire. «A Natale abbiamo organizzato una lotteria solidale, abbiamo venduto 1500 biglietti. Realizziamo bomboniere solidali, vendiamo piantine» raccontano. E poi ci sono tantissimi amici e sostenitori che Giovanna riesce a coinvolgere grazie al suo lavoro. Ogni anno Salvatore e Giovanna tornano in Africa e coinvolgono nuovi amici. «Chi viene, poi sostiene», spiegano. I numeri del dispensario. Ad occuparsi del dispensario ci sono due sacerdoti (uno ha un diploma universitario in scienze infermieristiche), un religioso e un chierico. Poi vi sono gli operatori: due infermieri, due ostetriche, un infermiere di grado inferiore, un addetto alla farmacia e una signora per le pulizie. La giornata inizia alle 6,30 con la celebrazione della Messa. Poi prende vita l’attività degli ambulatori. Arrivano mamme e bambini, per vaccini, controlli di peso, controlli pre e post parto. Nel 2017 ci sono stati 402 parti, 1.040 consulti

L’appello. A gennaio del 2017 è stata inaugurata la foresteria, con 11 posti letto. Si tratta di un passaggio fondamentale perché adesso chi si reca in Burkina può alloggiare direttamente a Tampellin. Per questo motivo, Giovanna e Salvatore desiderano lanciare un appello a tutti i medici perché mettano a disposizione dell’ambulatorio le loro competenze. «Le patologie che si possono curare in loco sono tantissime – racconta Giovanna –. Quando c’eravamo io e il dottor Mario Di Cesare, primario dell’ospedale San Paolo a Napoli e socio di “Baobab”, molte tossi non sono diventate bronchiti. A dicembre, un gruppo di odontoiatri spagnoli andrà a Tampellin a prestare servizio. L’augurio è che dal nostro Agro, terra dal cuore generoso, possa partire una cordata di medici per dare una mano al dispensario. L’ultimo tassello. Quando vedi un territorio poverissimo risorgere a nuova vita, pensi sempre a quale passo ulteriore si potrebbe compiere per rendere quell’oasi più confortevole. L’ultimo tassello a cui l’associazione sta lavorando è la costruzione di una scuola materna, per i bambini dai 3 ai 7 anni, che passano le giornate sotto al sole, vagando per i campi mentre i genitori lavorano. È già stato firmato il protocollo di intesa con il Ministero dell’Istruzione che si è impegnato a mandare gli insegnanti. A gennaio, durante l’ultimo viaggio in Africa dell’associazione è stata posta la prima pietra. «I piccoli parlano solo il morè, il dialetto locale. In questo modo imparerebbero il francese e arriverebbero alla scuola primaria più preparati», spiega Salvatore. A volte basta davvero poco per costruire un futuro migliore a partire dai più piccoli. Antonietta Abete Salvatore Carrese presidente di Baobab Amici di Tampellin

Contatti Baobab Amici di Tampellin Onlus Via SS. Martiri, 105/E
 84010 S. Egido del Monte Albino (Sa) Tel/Fax: +39 081 914261
 Cell.: +39 331 7045303 Fb: Baobab amici di Tampellin onlus www.baobabamiciditampellin.org

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VITA NELL'AGRO Immagine di repertorio

Sicurezza per tutti

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rganizzazione di eventi, sicurezza e incolumità dei partecipanti non sono temi che cozzano tra loro, tutt’altro. Dovrebbero sempre andare di pari passo. Quando così non è stato, si sono registrati problemi, anche molto gravi. Per questo motivo, per richiamare i regolamenti già in vigore e non aggiungerne di altri, lo scorso anno il capo della polizia, Franco Gabrielli, ha emanato una circolare relativa agli aspetti della security e del safety quando si organizza un evento. Nulla di nuovo, solo un richiamo molto preciso a rispettare le regole per consentire un sereno svolgimento di momenti ludici e ricreativi che devono servire a far star bene le persone e non a trasformarsi in incubo. Direttive che hanno avuto un notevole impatto anche sulle attività più piccole, che ormai non possono prescindere da quelle indicazioni. Il prefetto Gabrielli «richiamava l’attenzione su leggi vigenti, nessuna nuova normativa. Dopo la sua circolare – ha spiegato Giuseppe Ferrara,

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architetto esperto in sicurezza – ci sono stati ulteriori documenti applicativi a partire dai vigili del fuoco e la protezione civile, fino al ministero dell’Interno». Quando la circolare fu resa nota, il fatto scatenò il panico tra gli organizzatori. Molti eventi, la scorsa estate, furono annullati perché non fu subito chiaro il fine dell’iniziativa del capo della polizia. «Si è subito scatenato il panico, perché si temeva non si potessero più fare le manifestazioni – ha confermato Ferrara – senza capire che lo si è fatto per la sicurezza delle persone, non per bloccare gli eventi». Poi la situazione si è chiarita e «nel frattempo le amministrazioni hanno affrontato il problema e gestire quelle che potevano sembrare delle restrizioni». Tra gli enti che hanno colto la palla al balzo c’è stato il Comune di Nocera Inferiore, che ne ha approfittato per scrivere delle linee guida. Un documento redatto proprio dall’architetto Ferrara. L’esperto ha spiegato le differenze tra gli eventi di tipo statico, come

L’architetto Giuseppe Ferrara parla dei piani richiesti quando si organizza un evento religioso e civile: «Lo si fa per la sicurezza delle persone, non per bloccare le manifestazioni»


un concerto, e quelli dinamici, come cortei e processioni. Rispetto a quest’ultimo punto ha spiegato: «Nei cortili e negli spazi chiusi, per esempio, fermo restando i presenti nell’area, entra solo la statua e non l’intera processione». Il provvedimento richiede anche l’installazione di barriere antipanico e la presenza di ambulanze ed estintori in punti strategici. rispetto ai soccorritori, Ferrara ha precisato: «Per le manifestazioni di questo tipo va inviata la documentazione all’A sl per il 118, alla Questura e al Comune. A seconda della tabella di valutazione delle criticità, l’A sl indica numero e tipologia di ambulanza». Con l’aggiornamento, è richiesta anche la presenza di steward, che possono anche essere presi tra i membri di un’associazione di volontariato, «ma vanno formate, devono essere identificabili e devono presidiare le vie d’uscita». L’architetto Ferrara indica anche alcune dritte per l’organizzazione delle sagre: «C’è bisogno di un piano di emergenza se si prevede la partecipazione di oltre duecento persone. È sempre necessaria la presenza di bagni chimici, anche se ci si può accordare con bar o strutture istituzionali per l’utilizzo delle toilette. Alternativa che deve essere sempre indicata». Il piano sicurezza compete agli organizzatori: enti, parrocchie, associazioni. In alcuni Comuni è stato fatto un vademecum o sono state date linee guida. Un ultimo avvertimento riguarda i tempi per la presentazione delle richieste di autorizzazione: «Ci sono tempi tecnici da rispettare per legge, quindi, non ci si riduca all’ultimo. Si sta migliorando, ma si deve fare ancora di più. Bisogna abituarsi a fare le cose per tempo». Salvatore D’Angelo

Giovanni Maria Cuofano

Archeologia nell’Agro Da Nocera Superiore parte l’azione di recupero

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tesori che custodisce la valle del Sarno meritano più attenzione. L’amministrazione comunale di Nocera Superiore è a lavoro per la valorizzazione dei beni del suo territorio. A Palazzo di Città si immagina un percorso di valorizzazione. «A seguito dell’approvazione del Piano urbanistico comunale – spiega il sindaco Giovanni Maria Cuofano – abbiamo avviato una interlocuzione serrata con la Soprintendenza archeologica per far sì che il patrimonio tanto decantato non resti mera pietra coperta da sterpaglia». Tre i punti su cui si sta lavorando: realizzazione accesso al teatro di Pareti con alberature di aromi; sinergia con la Provincia di Salerno per recuperare alla sua naturale destinazione d’uso Villa de Ruggiero; pro-

grammazione dei Piani urbanistici di attuazione che consentiranno con un partenariato pubblico privato di rendere fruibile la necropoli di Pizzone. «L’amministrazione – spiegano da Nocera Superiore – in alcune circostanze va anche oltre le proprie competenze normative per non rassegnarsi allo stato di degrado nel quale oggi sono lasciati questi scavi, il tutto perseguendo una vision di Città che lancia il cuore della programmazione ben oltre i tempi di uno o due mandati amministrativi». In questo percorso si inserisce il cambio del nome di Nocera Superiore in Nuceria. Si tratta di «una azione di marketing territoriale che dia maggiore appetibilità e visibilità alla nostra città».

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VITA NELL'AGRO Savastano in concerto sul lungomare di Napoli

Il frutto dell’inventiva di due giovani beneventani, dopo la rete, sta conquistando le piazze con un genere nuovo che coniuga la vera musica e la comicità. Intervista ad Antonio De Luca, che presta la voce al “neomelodico indipendente”

Enzo Savastano

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isognerà ringraziare la noia e la routine di paese: è grazie a loro che nel 2012 ha mosso i primi passi Antonio De Luca alias Enzo Savastano. Un neomelodico indie, che è tutto e il contrario di tutto, frutto di un progetto corale animato da De Luca e da Valerio Vestoso, regista e scrittore autore del docu cult Essere Gigione. Ironico e irriverente, Savastano ha saputo catalizzare l’attenzione di musicisti di spessore indiscusso come Stefano Bollani, affiancato star del momento come Calcutta, solcato palchi di prestigio come il Carlo Felice di Genova. Un artista a 360 gradi, il cui messaggio non sempre compreso strappa a tutti un sorriso: «Il meccanismo del surreale non va spiegato mai. È questa la cosa che funziona, tant’è che i grandi artisti ci giocano. Se il maestro Bollani ha suonato “Una canzone indie” davanti al suo pubblico, e la cosa è stata apprezzata, allora capisci che piaci al pubblico. È un modo di fare anche comicità che piace agli italiani. Oggi tra battutacce, tormentoni e doppi sensi manca la risata vera. Savastano, il personaggio e la sua musica, cercano di riportarla».

lerio ha colto l’aspetto. L’idea era di fare un troll, poi è stato tutt’altro. Alla base c’è sicuramente uno studio. Immaginavamo che il personaggio potesse diventare più grande. Il sospetto ci è arrivato con il primo live. Abbiamo capito il meccanismo Savastano ed è arrivato lo studio.

Cosa lo ha ispirato? La noia, il fatto che una città di provincia come Benevento non riuscisse ad occupare un’inutile estate di due suoi cittadini. Enzo è il frutto di un regista e di un guitto. Ho sempre giocato con la storia neomelodica in una radio beneventana “Radio Città Benevento”, Va-

Oggi è molto più facile emergere, carichi un video su Youtube e via. Vero? Invece no. Proprio perché internet dà spazio a tutti, c’è molta mediocrità. Internet non ci appassiona più: ci ha dato l’opportunità di arrivare a molte persone, ma ora ci attende altro.

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Di “mannaggia a’ Marozz”, primo singolo del 2012 che prendeva di mira le autolinee beneventane, sembra siano rimasti solo gli occhiali. Vero, gli occhiali sono la metafora dello spirito con cui guardiamo le cose. È rimasta pure la bizzarria del personaggio, per il resto è cambiato tutto. Gli arrangiamenti sono al passo con i tempi, per rispondere alle esigenze di un ascoltatore attento. “Il tipo indipendente” ha segnato la svolta di quello che potremmo definire un esperimento sociale? Esperimento sociale non mi piace. È nato come modo di fare spettacolo, volevamo fare una cosa che piacesse al pubblico.


Valerio Vestoso

Okdoriafest, si consolida il successo

Quanto c’è di autobiografico in Savastano? Ci sono gli aneddoti ascoltati durante l’infanzia da me e Valerio, le cose che abbiamo visto. Veniamo da quartieri popolari. Abbiamo avuto lo zio che parlava di amicizie illustri, spopolavano i neomelodici. Per Savastano è stato fondamentale pescare in quel modo di vivere. Proviamo ad essere la bella copia di quanto abbiamo incontrato. Il pubblico italiano, il grande pubblico, è pronto a ritagliarsi quella che Repubblica definisce “una pausa semi comica di riflessione”? Secondo me sì. Ognuno di noi ha incontrato un Savastano. Prima c’è diffidenza, poi si sorride, infine, lo si ama. La formazione di Antonio De Luca quanto ha influito sul personaggio Savastano? Come fai a mettere nell’armadio esperienze che ti hanno formato e dato molto. Se penso all’associazionismo, lo scoutismo. Alcune forme di spettacolo mi ricordano molto le dinamiche sperimentate e imparate nell’Agesci. Tutti quelli che stanno intorno ad un fuoco vogliono partecipare al momento di convivialità. Tutti vengono sotto al palco e cantare con me. Enzo non esiste, ma in quel momento c’è. Oltre alle canzoni ci sono i tutorial. Uno è sulla chiusura dei porti. Nel caso non andasse bene la carriera di cantante ti vuoi riciclare in politica? Magari aprire una ferramenta (risponde Savastano, ndr).

Si è svolta dal 29 giugno al 3 luglio la settima edizione della kermesse artistico-culinaria che ruota intorno alla birra

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Okdoriafest si è attestato come uno dei più grandi eventi musicali dell’Agro nocerino sarnese, in grado di attrarre migliaia di spettatori anche fuori dai confini provinciali. La kermesse, ideata dagli angresi Mimmo Esposito, Marco De Simone e Pietro Paolo Coppola, è giunta alla settima edizione coronando un nuovo successo. Anno dopo anno la manifestazione, nata ad Angri e poi emigrata a San Marzano sul Sarno, si consolida per affluenza di pubblico e notorietà. Sono stati in cento mila nelle cinque serate (dal 29 giugno al 3 luglio scorso) ad accorrere al Parco Urbano della piccola cittadina dell’Agro, attratti dagli artisti del panorama canoro partenopeo e italiano che hanno calcato il palco dell’Okdoriafest: Edoardo Bennato, Andrea Sannino, la band La Maschera, Gerardo Amarante, Tony Tammaro e Enzo Avitabile, padrino del Festival. Cantautori campani che negli anni hanno catturato sempre di più il loro pubblico, abbracciando diversi generi e gusti musicali. Accanto alla musica, la protagonista indiscussa della manifestazione è la birra artigianale che i partecipanti hanno potuto degustare e apprezzare. Martina Nacchio

Il vostro è un progetto ambizioso fatto da giovani di provincia: possiamo parlare di primavera culturale sannita? Secondo me no. Su alcune cose non esistono messia. La primavera beneventana ci sarà quando i beneventani alzeranno la testa. Lo dice un beneventano che è andato via. Stai girando l’Italia. Quando in provincia di Salerno? Non abbiamo date, ma ricordo con grande affetto e piacere due serate passate allo Zena di Campagna. La Campania è distratta in questo momento. La comicità è appannaggio di alcuni, che l'hanno stereotipata. Salvatore D’Angelo SETTEMBRE 2018 Insieme

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Immagine di repertorio

Emergenza sangue

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on si sono fermati in estate gli appelli dell’Avis, l’Associazione volontari italiani del sangue, che a gran voce da tutto il salernitano ha invitato alla donazione del prezioso liquido rosso. L’allarme scatta anche dal Centro immuno trasfusionale dell’Umberto I di Nocera Inferiore: è sempre più emergenza sangue. Sono sempre di meno i donatori volontari, così come sempre più alta l’età media: le nuove generazioni non rispondono più come prima alle chiamate dell’Avis. Dal Centro trasfusionale, il dottor Pietro Concilio presenta una situazione poco rassicurante: «Secondo le statistiche, basterebbero 40 donatori ogni 1000 residenti maggiorenni e sani per soddisfare il fabbisogno di sangue ed invece ne sono circa la metà. Riusciamo a raccogliere 5000 sacche di sangue in un anno, mentre ce ne servirebbero almeno 8000, poiché copriamo anche i presidi di Sarno, Scafati, Pagani e le terapie domiciliari. L’obiettivo è raggiungere il pareggio». Quando le scorte scarseggiano, si deve necessariamente chiedere aiuto fuori regione: Liguria, Veneto ed Emilia Romagna sono le regioni da cui principalmente provengo le sacche. Coscienza di classe. «Dopo il crollo del Ponte Morandi a Genova c’è stato un boom di donazioni. Stiamo curando i nostri pazienti grazie alla loro solidarietà» racconta il dott. Domenico Bruno, tecnico biologo del Centro.

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«C’è una vera e propria diminuzione di sensibilità – continua il dott. Bruno –, soprattutto da parte delle nuove generazioni. Sono qui da 15 anni e noto che nel tempo è cambiato proprio l’approccio alla donazione. Prima c’era anche una sorta di “coscienza di classe”, intere maestranze venivano periodicamente a donare il sangue: le forze dell’ordine, i postali, i comunali, gli operai delle aziende di pomodori. C’era un’altra mentalità». Anche gli studenti venivano coinvolti in progetti di informazione. La dott.ssa Mariarosaria Schiavo, immunologa in pensione, ricorda quando c’era lei alla guida del reparto: «Andavamo nelle scuole superiori a spiegare l’importanza della donazione. Un anno all’ITIS “Marconi” di Nocera Inferiore su 110 maggiorenni 93 sono diventati donatori». Progetti che potevano farsi quando c’era personale a disposizione. «Adesso siamo sotto dimensionati rispetto a qualche anno fa – sottolinea il dott. Concilio – e gli operatori e i medici di cui disponiamo bastano appena a svolgere le operazioni quotidiane in reparto». È grande il sostegno e supporto dei volontari Avis: «Senza il loro aiuto non riusciremmo a soddisfare nemmeno la richiesta minima» conclude Concilio. Dietro un piccolo gesto di solidarietà si cela la speranza di una vita. Sofia Russo

Basterebbero 40 donatori ogni 1000 residenti per soddisfare il fabbisogno di sangue. I dati invece dicono che nell’Agro ci fermiamo alla metà. L’appello del Centro immuno trasfusionale di Nocera Inferiore

PER DONARE

È possibile donare presso il Centro immuno trasfusionale di Nocera Inferiore, presso l’Umberto I, TUTTI I GIORNI, dal lunedì al sabato, dalle 08.00 alle 12.00. Per info: AVIS Nocera Inferiore: 340 8041355 AVIS Nocera Superiore: 340 0765507 AVIS Pagani: 334 7564978 AVIS Sarno: 370 1084529 AVIS Scafati: 081 8635319


qui regione di Andrea Pellegrino

Sul tavolo, due emergenze da affrontare: quella dei rifiuti e quella sanitaria. Tra politica e amministrazione, tante gatte da pelare per De Luca

Autunno caldo a Santa Lucia

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state quasi conclusa, è tempo di bilanci. La ripresa è lenta a Palazzo Santa Lucia anche se sul tavolo ci sono due problemi da affrontare. O meglio due emergenze: quella dei rifiuti (con il blocco di alcuni impianti) e quella sanitaria. Due casi spinosi che minano il governo regionale di Vincenzo De Luca, scampato solo lo scorso anno a due criticità che fortunatamente quest’anno non si sono palesate: quella dei roghi e quella idrica. Insomma, in autunno occorrerà mettere nuovamente mano al piano dei rifiuti e a quello sanitario che hanno mostrato tutte le loro falle durante gli ultimi mesi. De Luca spinge e spera di tirare al più presto fuori la Campania dal commissariamento della sanità. Im-

presa quasi impossibile considerato il deficit economico che appesantisce il settore e le conseguenti disfunzioni che si registrano nelle strutture della Campania. Il governo, dalla sua, segue con attenzione, così come attende le nuove mosse per salvaguardare le Universiadi. Questo è un altro duro terreno di scontro politico che tiene alta la tensione pure con Luigi de Magistris che, a sua volta, ha già annunciato la candidatura a governatore della Campania. Resta in piedi il caso Ischia, con la mancata ricostruzione ad un anno dal terremoto e con la questione abusivismo ancora da definire nel dettaglio. E se amministrativamente l’autunno sarà caldo, politicamente le temperature saranno ancora più elevate. Non fosse altro che gran parte del

«fuoco» su Vincenzo De Luca proviene proprio dal suo partito napoletano. Parte del Pd, infatti, starebbe già pensando di sostenere il sindaco di Napoli alle prossime elezioni regionali. Ma prima ci sono da organizzare, nell’ordine: provinciali (a Salerno), elezioni europee e un turno importante di amministrative a giugno. Sempre che il governo giallo-verde resista.

Vincenzo De Luca

Pubblicato il Bando nazionale per il Servizio Civile, 8 posti alla Caritas Anche quest’anno la Caritas Diocesana partecipa alle selezioni del Servizio Civile. Tre i progetti attivi, uno territoriale, AccompagniAMO la famiglia, e due interdiocesani. Le domande possono essere presentate a mano entro le ore 18.00 del 28 settembre presso la sede della Caritas Diocesana, in via Vescovado 4 a Nocera Inferiore, o inviate allo stesso indirizzo a mezzo posta con raccomandata A/R. È possibile inviare domanda anche tramite

PEC, intestata a chi presenta la domanda, sempre entro il 28 settembre. Tutte le informazioni tecniche sul Bando sono disponibili sul sito del Servizio Civile Nazionale. Non è possibile presentare domanda per più di un progetto, pena l’esclusione dalla partecipazione a tutti i progetti a cui si riferisce il bando. Per info: tel. 081 517 6763 www.diocesinocerasarno.it

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IL PEDIATRA RISPONDE

FISCO E TRIBUTI di Andrea Perrino*

Rubrica Fiscale e Tributaria a cura dell'Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili del Tribunale di Nocera Inferiore

Arriva il risparmiometro

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opo il redditometro e lo spesometro arriva il risparmiometro, che servirà a valutare se le spese del contribuente e il suo tenore di vita sono coerenti con il suo reddito e i suoi risparmi finanziari. L’Agenzia delle entrate con questo nuovo strumento di analisi dei dati vuole individuare incongruenze tra le somme di cui dispone il contribuente, rilevate dalle informazioni contenute nell’archivio dei rapporti finanziari che gli istituti di credito trasmettono periodicamente all’Agenzia (lista movimenti, saldi e giacenze conti correnti, libretti di deposito nominativi e al portatore, carte di credito, carte prepagate e risparmi detenuti in titoli mobiliari), con i redditi e le spese desumibili dall’anagrafe tributaria. Già da luglio l’Agenzia delle entrate ha rilasciato le prime autorizzazioni per l’uso dell’algoritmo che metterà a confronto la dichiarazione dei redditi con i dati finanziari, patrimoniali e le spese dei contribuenti. I controlli saranno avviati in via sperimentale nel 2018 per le persone fisiche titolari o non titolari di partita iva con riferimento agli anni 2013 e 2014; nel 2019 toccherà alle società con e senza personalità giuridica. Le liste dei contribuenti selezionati saranno spacchettate e inviate alle rispettive sedi provinciali dell’Agenzia dell’entrate, che dovranno valutare la coerenza di ciascun contribuente prima di convocarlo in contraddittorio preventivo per discutere sulle anomalie riscontrate. In questa sede saranno fornite tutte le informazioni circa l’obbligo di conferire i dati e i documenti richiesti e le conseguenze di un’eventuale non presentazione o rifiuto a rispondere. Con questo nuovo modello di analisi si fa sempre più stringente l’attenzione che l’Agenzia dell’entrate pone sugli utili che sfuggono alla tassazione, con l’obiettivo di scovare i furbetti che evadono il fisco. * dottore commercialista in Angri

di Salvatore Guercio Nuzio*

Se desideri sottoporre una domanda al dottore Guercio Nuzio o chiedere un consiglio, scrivi a insieme@diocesinocerasarno.it

Sole, come proteggere in bambini Quest’anno saremo al mare fino a settembre. Come posso prendermi cura della pelle del mio bambino? Rosella

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bambini che giocano in spiaggia vanno esposti al sole fino alle 10 del mattino e dopo le 5 del pomeriggio. Se si tratta di bambini sotto i 2 anni di età, la durata dell’esposizione pomeridiana va posticipata a partire dalle 18. La pelle del bimbo va protetta con una crema a protezione solare altissima (50+) che andrebbe riapplicata al massimo ogni 2 ore e ogni volta che il bambino fa il bagno. A mano a mano che il bimbo si abbronza, si può ridurre lo schermo della protezione solare a 30. È utile ricordare che, dopo il consueto bagnetto serale, il bambino deve essere ben idratato attraverso una crema idratante, perché il sole e la salsedine tendono a seccare la pelle. È importante sottolineare inoltre che non va mai applicata una crema curativa o idratante finché si è esposti al sole. Molte creme, infatti, sono fotosensibilizzanti, e possono causare ustioni o reazioni irritative. Il bambino sudato non deve restare a lungo a giocare sulla sabbia, perché il sudore, e in generale l’umidità, a contatto con la sabbia possono essere fattori di rischio di irritazione e/o infezione. In caso di ferita sulla pelle, è importante curarla subito seguendo i consigli del pediatra o del dermatologo. In attesa di poter iniziare una terapia, medicarla e coprirla. L’acqua di mare pulita fa bene alla pelle, ma se inquinata è opportuno fare spesso delle docce di acqua dolce al bambino, o usare uno spray di acqua termale che lascerà sempre la pelle ben pulita. Il primo rischio che si corre con una scorretta esposizione al sole, è certamente l’ustione, che è anche la conseguenza più immediata. In caso di ustione di primo grado, senza bolle, applicare creme emollienti o cortisoniche. In caso di ustione di secondo grado, con la comparsa di bolle, rivolgersi al vicino pronto soccorso se siete in vacanza, dal pediatra o da un dermatologo. Ultimo consiglio: tagliare sempre le unghie corte. Le unghie lunghe e sporche possono rappresentare un importante veicolo di infezioni.

* Pediatra

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SALE IN ZUCCA di Raffaella Marciano*

SALE IN ZUCCA è uno spazio dedicato alla persona che offre consigli e riflessioni per prendersi cura di sé. Questo mese ci occupiamo del dolore riflesso che colpisce i familiari dei pazienti gravemente ammalati. Tanti gli spunti per gestire un tempo così delicato, insieme alla proposta di un percorso di ascolto da condividere con altre persone

IL DOLORE RIFLESSO

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i capita spesso di accogliere familiari di pazienti gravemente malati. Il dolore manifestato da questi ultimi è insopportabile, un dolore che fisicamente non gli appartiene, ma che avvertono come proprio, un dolore riflesso. Tante sono le storie di vita che mi hanno attraversato l’animo, il dolore di figli, di genitori, di parenti e amici. È un dolore che inizialmente ti congela. Tutto l’assetto familiare muta. Si osserva una prima fase di disorientamento seguita da una seconda fase di riorganizzazione delle proprie priorità in funzione dell’ammalato. Spesso si assiste al capovolgimento dei ruoli, il tutto contornato da sentimenti di impotenza e di frustrazione. Questi sentimenti non esulano purtroppo l’ammalato, che si sente origine e causa delle sofferenze dei suoi cari. Insomma, è una condizione molto dolorosa che non esclude nessun componente della famiglia. Gli effetti negativi sono tanti, alcune ricerche riportano che a lungo andare, e senza un corretto supporto, chi si prende cura dei propri cari può

incorrere in una serie di sintomi (ricerca svolta dalla Center on Aging Society di Washington nel 2005): il 16% dei familiari si sente esausto; il 26% avverte enorme il peso del compito; il 13% vive male l’assenza di miglioramenti; il 22% è terrorizzato di non essere capace e non riesce a vedere un futuro roseo. È molto importante che i familiari imparino a ritagliarsi del tempo dove aver cura di se stessi, per poi dedicarsi all’altro, cercando il giusto equilibrio tra le proprie necessità e le richieste dell’assistenza al proprio caro. Devono ritagliarsi degli spazi nei quali staccare la spina, chiedere aiuto, avere attenzione verso la propria persona così come la si ha per l’ammalato, cercare di tenere a bada i sensi di colpa. So che è difficile, ma riuscire a condividere la propria esperienza è una delle strade possibili per attraversare tutto questo dolore. In questo caso, vi presento un percorso di ascolto da fare in gruppo: “Come accogliere il dolore riflesso”. Ogni membro potrà essere un punto di riferimento per l’altro. *psicologa psicoterapeuta

Per info, scrivete alla mail dottoressa.marciano@gmail.com

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CULTURA L'ANGOLO DELLE RECENSIONI

di Mariarosaria Petti

Tienilo acceso Autori: Vera Gheno, Bruno Mastroianni Editore: Longanesi Prezzo: € 14,90 Le parole sono lo strumento più potente che abbiamo e in rete arrivano ad una velocità spietata. È da questo presupposto che prende le mosse il libro degli esperti Vera Gheno e Bruno Mastroianni che si propongono, in questo nuovo lavoro, di analizzare i fenomeni comunicativi dei social network in particolare, cercando di segnare una strada percorribile per destreggiarsi in una società sempre più iper-connessa.

Magari domani resto Autore: Lorenzo Marone Editore: Feltrinelli Prezzo: € 16,50 Il mondo di Luce è complesso. Una famiglia difficile, un compagno inaffidabile, un lavoro che non soddisfa le sue ambizioni e il suo talento. Alla giovane tocca arrangiarsi tra i vicoli del ventre di Napoli, finché un giorno qualcosa accade. Un bambino speciale, di cui deve seguire la causa per l’affidamento arriva nella sua vita, portando con sé il carico della sua storia complicata e mettendo ordine nella testa di Luce.

L’arte di ricominciare Autore: Fabio Rosini Editore: San Paolo Edizioni Prezzo: € 14,50 La vita a volte ci mette alla prova al tal punto da pensare che ricominciare sia impossibile. Eppure attraverso un percorso di discernimento e rigenerazione, qualcosa in noi può rifiorire. Don Fabio Rosini ci guida in un percorso spirituale scandito in sei tappe, che rappresentano i giorni del racconto della creazione. Se si coniuga l’esistenza con la Parola di Dio ricominciare è sempre possibile, ci suggerisce l’autore.

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Il cacciatore di aquiloni Autore: Khaled Hosseini Editore: Edizioni Piemme Prezzo: € 17,50

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ieci anni: questa è la durata della carneficina che ha falcidiato l’Afghanistan dal 24 dicembre 1979 al 15 febbraio 1989, distruggendo vite umane e segnando l’esistenza di chi è rimasto. Tra essi Khaled Hosseini, autore de “Il cacciatore di aquiloni”, pubblicato in Italia nel 2004. Protagonisti del primo romanzo dello scrittore afgano sono Hassan e Ami e la storia della loro amicizia legata dalla passione per gli aquiloni che va oltre le divergenze di classe. Un giorno, però, il loro legame si spezza. Una colpa di cui si macchia Ami allontana i due ragazzi, separati poi fisicamente dal trasferimento di quest’ultimo a Londra. A riavvicinarli sarà anni dopo una telefonata di un vecchio amico di famiglia, che riaccende in Ami la fiamma dei ricordi. Hassan è stato ucciso dai talebani e suo figlio rapito. Ami decide di tornare a casa e saldare il debito con Hassan. Ma l’Afghanistan non è più lo stesso e i bambini non giocano più con gli aquiloni. Domenico Cappuccio e Alfonso Russo


APPUNTAMENTI CULTURALI

di Martina Nacchio

I Cortili della Storia. A spasso nel tempo tra cortili antichi, dame in abiti medievali e sapori nostrani, questo e molto altro sono i Cortili della Storia. La manifestazione, che si terrà sabato 15 e domenica 16 settembre a Sant’Egidio del Monte Albino, ha l’obiettivo di far rivivere lo spirito delle antiche feste medievali, riproponendone usanze e giochi. Per l’evento, giunto alla XXII edizione, Poste Italiane ha ideato quest’anno anche un timbro speciale. Sagra di funghi e castagne. Ancora poco e l’autunno sarà alle porte e quale modo migliore per festeggiarlo se non con una sagra che ne celebra i sapori? Parte sabato 6 ottobre la Sagra della castagna e dei funghi porcini a Roccamorfina (Caserta). La manifestazione culinaria, che si ripeterà per tutti e quattro i fine settimana di ottobre, si tiene in piazza Nicola Amore. Scavi di notte. Alla scoperta dell’antica città, tra racconti e suggestioni senza tempo, gli scavi di Ercolano aprono le porte ai visitatori anche di notte. Ha avuto inizio lo scorso luglio e proseguirà fino al prossimo 16 settembre “Herculaneum Experience”, un programma di visite emozionali notturne degli scavi di Ercolano ogni venerdì e sabato sera. Il costo del biglietto è di 15 euro.

IN SALA

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di Donato D’Elia

opo un’estate mai così vuota di uscite cinematografiche come quella appena trascorsa, la stagione 2018/2019 parte subito col botto, con i nuovi film di due grandi autori americani, entrambi reduci da un periodo di crisi artistica assoluta e che potrebbero, grazie a queste due opere, rinascere a nuova vita nella piena maturità della loro carriera. Stiamo parlando di Spike Lee e Terry Gilliam, entrambi in sala dal 27 settembre. Con “BlacKKKlansman” il regista Spike Lee si è portato a casa il Gran Premio della Giuria all’ultimo Festival di Cannes. Una doverosa presa di posizione, esplicita e dichiarata, contro l’amministrazione Trump che ha riportato, a detta di Lee e di chiunque abbia senno, le lancette della democrazia più grande del mondo indietro di un cinquantennio. I punti di forza non mancano, dal monologo dell’ultranovantenne Harry Belafonte al finto happy end che, nello spazio di un minuto, fa irrompere la realtà nella finzione. Tutto è chiuso da una bandiera americana rivoltata, che perde i colori, diventa bianca e nera, e poi nel nero scompare. Mala tempora currunt. Dopo una travagliata lavorazione durata anni e anni e più volte interrotta, a rompere la maledizione che sembra colpire chiunque si cimenti nella riduzione del capolavoro letterario di Cervantes (Orson Welles su tutti), arriva finalmente a compimento l’avventura produttiva de “L’uomo che uccise Don Chisciotte”, summa fantastica e visionaria dell’intera carriera dell’ex “Monty Python” Gilliam. C’era un’idea migliore di quella di rendere don Chisciotte un vecchio popolano prigioniero dell’illusione del cinema, un cinema dipinto come sfruttatore e manipolatore della realtà di cui si appropria come e più dei truffatori di notorietà, così come il personaggio di Cervantes lo era dei romanzi cavallereschi? Probabilmente no. Film imperfetto ma vitale, rapsodico e imbarazzante, respingente e attraente, senza il passo della maturità né la freschezza dell’innocenza, ma in una “pericolosa” linea di confine. SETTEMBRE 2018 Insieme

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CULTURA ARTE... RISCHI

di don Natalino Gentile

I TESORI DEL MUSEO DIOCESANO

di Salvatore Alfano

La troccola

Tra le collezioni presenti al Museo diocesano San Prisco, molte sono le opere meritevoli di attenzione. Oltre a quelle di particolare pregio artistico va sottolineato che alcuni fra i pezzi più importanti hanno svolto e svolgono una funzione devozionale quando non direttamente liturgica. Questo mese, sulla scia degli ultimi numeri, presentiamo un'altra opera lignea, presumibilmente di ambito napoletano. Il busto reliquiario di san Francesco di Paola del sec. XVII, proveniente dalla Concattedrale di San Michele Arcangelo ad Episcopio di Sarno. Il museo è aperto al pubblico ogni lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 9.30 alle 12.30.

Il Crotalum tinniens

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Foto Salvatore Alfano

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on è un serpente ma un oggetto “liturgico” particolare, ormai in disuso. Una volta si usava durante i riti della Settimana Santa, in sostituzione delle campane che tacevano dal Giovedì santo alla notte del Sabato santo, quando, come si diceva, si scioglieva la gloria. La Chiesa, giusta madre, per richiamare i fedeli alle funzioni e non potendo usare le campane (le cui corde venivano addirittura legate) ha inventato la troccola, in italiano crepitacolo, dal latino crotalum e dal tardo greco trocalos, dalla chiara radice onomatopeica, tentando di riprodurre l’inconfondibile suono sordo e insistente delle maniglie metalliche sulla battola di legno. Mi sono meravigliato non poco quando un parroco della nostra Diocesi mi ha consegnato, per il Museo, questo strano strumento. Sembra un elemento di archeologia sacra d’altri tempi. Credo che le chiese più importanti, come le umili pievi di campagna, ne fossero dotate. Dove sono? Forse in un deposito, in un angolo di sagrestia, forse al macero, come pezzi di legno comune. Eppure la nostra storia passa anche attraverso questo umile strumento e quale chierichetto non si è cimentato, divertendosi, al fracasso di quel pezzo di legno dalle maniglie di ferro roteanti, improvvisandosi uno Star Trek o un Jeeg Robot?


IN VERSI di mons. Giuseppe Giudice

VISITA Ecco, Signore, tu stai alla porta e bussi. Porta della mia vita, del cuore, della famiglia e della mia Chiesa. Sei alla porta e, come mendicante, bussi per visitarmi. Anche se ci hai detto che vieni come un ladro, Tu non vieni mai per rubare. Tu vieni solo per sorprenderci. Ti pensavo già dentro in mezzo a noi. Invece sei rimasto fuori e bussi alla porta. Non sono pronto e, forse, non ti aspettavo e non ho niente da darti. Ma Tu vieni solo a visitarmi; Tu che mi riempi la casa con la tua presenza. La tua visita è dono e grazia. Ecco, io ascolto, apro e Tu vieni a cenare con me. Anche se non ho preparato niente, stasera ceniamo insieme, perché la Cena sei Tu ed ogni tua visita è festa. Stasera la mia casa con Te è di nuovo la locanda di Emmaus.

Cristo alla porta di Antonio Martinotti olio su tela, 1953

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VISITA PASTORALE a cura della redazione

Riprende la Visita Pastorale A settembre le ultime due parrocchie della forania di Sarno, da ottobre il Vescovo sarà nelle parrocchie della forania di San Valentino Torio

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iprende la Visita Pastorale del Vescovo dopo la pausa estiva. Monsignor Giuseppe Giudice sarà nelle ultime parrocchie della forania di Sarno e poi si dedicherà alle comunità della forania di San Valentino Torio. I primi appuntamenti riguardano le parrocchie del centro di Sarno, Maria Santissima delle Tre Corone, San Matteo e San Francesco, guidate da don Roberto Farruggio, dal 16 al 23 settembre, poi la concattedrale di San Michele Arcangelo guidata da monsignor Antonio Calabrese, dal 25 al 30 settembre.

I PROSSIMI APPUNTAMENTI

LA SCHEDA Parrocchie centro Sarno San Francesco d’Assisi, piazza IV Novembre Maria SS. delle Tre Corone, piazza Michelangelo Capua San Matteo Apostolo ed Evangelista, II rampe Terravecchia Parroco: don Roberto Farruggio Abitanti complessivi: 4700 Attività: le attività pastorali sono state accorpate e vengono svolte insieme dalle tre parrocchie nel Centro pastorale interparrocchiale #ParrocchieCentroSarno. Oltre al catechismo e la catechesi per le varie età, ci sono i gruppi ministranti e due schola cantorum. Ci sono gruppi di Azione Cattolica Italiana, Gioventù Francescana, Ordine Francescano Secolare, Agesci Sarno 1, Apostolato della preghiera, Oratorio San Filippo Neri, Congrega Pio Monte dei Morti, Pia Unione del Transito di San Giuseppe, Sentinelle dell’Eucaristia per l’Adorazione Eucaristica perpetua nella Chiesa dell’Immacolata.

Visita dal 16 al 23 settembre

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LA SCHEDA Parrocchia di San Michele Arcangelo Chiesa Concattedrale Piazza Duomo, Sarno Parroco: monsignor Antonio Calabrese Abitanti: 3500 Attività: catechismo, incontri di preparazione ai sacramenti della Cresima e del Matrimonio, celebrazione della Cresima ogni terza domenica del mese alle ore 10.30, gruppo ministri dell’Eucaristia, incontro della Parola di Vita, oratorio, gruppo adolescenti.

Visita dal 25 al 30 settembre


La Campania pellegrina ad Assisi Il programma delle Celebrazioni per la solennità di san Francesco, patrono d’Italia

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onto alla rovescia per il pellegrinaggio regionale ad Assisi. Quest’anno la Campania offre l’olio per la lampada perenne che arde dinanzi la tomba di san Francesco. Le diocesi della Campania onoreranno il patrono d’Italia animando le Celebrazioni previste nella cittadina umbra. Due giorni, il 3 e 4 ottobre, da vivere intensamente. A guidare il pellegrinaggio saranno i vescovi campani. Sono attese migliaia di persone, una decina le parrocchie della diocesi che parteciperanno all’iniziativa “Campania di pace”. Il programma religioso prevede il 3 ottobre alle ore 17.30, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, la celebrazione dei Primi Vespri nel Transito di san Francesco presieduti da monsignor Ciro Miniero, vescovo di Vallo della Lucania e delegato della Conferenza episcopale campana per le comunicazioni sociali. È più fitto il pro-

gramma del 4 ottobre, solennità di san Francesco d’A ssisi. Alle ore 10.00, nella Basilica superiore del Sacro Convento, c’è la Concelebrazione dell’Eucaristia presieduta dal cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli e presidente della Conferenza episcopale campana. Prima del Gloria è in programma l’accensione della lampada votiva da parte del sindaco della Città di Napoli, Luigi De Magistris. Alle ore 11.30 dalla loggia del Sacro Convento è la volta del saluto del ministro generale dei Frati minori conventuali, padre Marco Tasca, del presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, e di un rappresentante del governo italiano. Alle ore 16.00 c’è la Celebrazione dei Secondi Vespri della solennità di san Francesco, presieduti da monsignor Orazio Soricelli, arcivescovo di Cava-Amalfi e delegato della Conferenza episcopale campana per il turismo e il tempo libero. A seguire la

processione dalla Basilica inferiore alla piazza della Basilica superiore con la benedizione d’Italia e del mondo con l’Autografo della Benedizione di san Francesco, al termine benedizione e consegna dei ramoscelli di ulivo alle autorità e al popolo mentre si esegue il “Cantico delle Creature”. Chi fosse interessato a partecipare può rivolgersi al proprio parroco o a monsignor Domenico Cinque, delegato diocesano per il pellegrinaggio regionale ad Assisi.

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VITA ECCLESIALE a cura della redazione

Nomine in Curia

Cortile porticato della Curia a Nocera Inferiore

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l mese di settembre è caratterizzato da una serie di novità negli uffici di Curia. Tra luglio e agosto il Vescovo ha annunciato una serie di nomine che daranno un volto nuovo alle varie realtà che animano la diocesi. Novità che «hanno lo scopo, nei normali avvicendamenti e nuove proposte, di provvedere sempre di più al bene spirituale e pastorale della vita diocesana», ha commentato monsignor Giuseppe Giudice. «Lavorare in Curia, al fianco del Vescovo – ha aggiunto –, non è un diritto ma una chiamata che, nel tempo e per un tempo, il Vescovo rivolge ad alcuni presbiteri, diaconi, religiosi, fedeli laici che sono chiamati nella fedeltà a vivere un fecondo ministero ecclesiale». Monsignor Giudice ha espresso «un sentito grazie a chi lascia e un benvenuto a chi comincia o continua». Alla nuova o riconfermata squadra della «famiglia curiale», il nostro Pasto-

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re augura un «sereno e proficuo lavoro ecclesiale al servizio di tutti e ciascuno per il bene della nostra Chiesa, del territorio e dell’annuncio del Vangelo». A seguire il Centro diocesano vocazioni è don Vincenzo Di Nardi, parroco di Santa Maria del Carmine a Pagani, che succede a don Gerardo Coppola. Avvicendamento alla guida della Pastorale scolastica: il professor Adamo Desiderio sostituisce il professor Filippo Toriello. Don Francesco Amarante è il nuovo cerimoniere vescovile. Musica sacra: alla professoressa Alma Ciancone sono affiancati il maestro Pietro Russo e padre Francesco Maria Rea. Al servizio per la Pastorale della salute sono stati nominati padre Raffaele Bufano, cappellano dell’ospedale di Nocera Inferiore, e Giovanna Abbagnara, che subentrano a don Gerardo Coppola. Responsabile del settore Cultura e direttore dell’archivio e

Le novità in vigore dal primo settembre


Il Vescovo Giuseppe Giudice

della biblioteca diocesana è il professore Giuseppe Palmisciano. Il docente alla pontificia università teologica dell’Italia meridionale succede a don Roberto Farruggio, finora a capo del settore cultura e della biblioteca, e a monsignor Carmine Citarella, responsabile dell’archivio. A monsignor Citarella è stato affidato il servizio per l’Ecumenismo e il dialogo interreligioso, di cui era responsabile don Carmine Vitolo e Pia Cardone Veneziano, e il settore Catechesi biblica. L’architetto Massimo Imbriaco coordinerà i progetti relativi all’archivio e alla biblioteca diocesana. Il nuovo direttore del museo San Prisco è il dott. Salvatore Alfano, che succede a don Natalino Gentile. L’ufficio confraternite è affidato a don Aniello Nappo e Nunzio Desiderio. Il settore Annuncio e catechesi è affidato a don Carmine Cialdini, che sostituisce don Antonio Adinolfi a cui è stato chiesto di seguire il settore del catecumenato. Don Antonio Cuomo è il nuovo responsabile dei ministri ausiliari della Comunione. Novità anche per la Caritas. Don Rosario Mormone è il nuovo direttore, prende le redini da don Alessandro Cirillo. Vice direttore è la dott.ssa Sofia Russo, finora lo era stato don Gaetano Ferraioli. In segreteria nominata la dott.ssa Martina Nacchio, al primo anno del Progetto Policoro. Padre Michele Floriano segue la Cooperazione missionaria, incarico finora affidato a don Marco Limodio. Nel settore amministrazione l'ing. Franco Giordano seguirà l’ufficio Pa-

trimonio, il dott. Salvatore D’Amato è stato nominato vice economo, all’ufficio matrimoni lavoreranno con il cancelliere don Salvatore Fiocco anche i sacerdoti don Alfonso Giordano e don Aniello Nappo. Ornella D’Auria seguirà la segreteria generale della Curia. Nominate anche due commissioni. La commissione arte sacra composta da: monsignor Giuseppe Giudice, monsignor Vincenzo Leopoldo, don Piercatello Liccardo, l'architetto Angelo Santitoro, l'ingegnere Franco Giordano, l'architetto Massimo Imbriaco e il dott. Salvatore Alfano. La commissione formazione ecclesiale Iuvenescit Ecclesia è composta dai profettori Giuseppe Palmisciano, Adamo Desiderio, Francesco Galasso, Luciano Gambardella, padre Giovanni Caruso e don Salvatore Fiore. Da luglio è invece in vigore la nuova composizione del Consiglio diocesano per gli Affari economici, ne fanno parte il Vescovo, il delegato ad omnia monsignor Vincenzo Leopoldo, l'ingegnere Massimo Pecoraro, Nunzio Desiderio, il dott. Salvatore D’Amato, don Vincenzo Di Nardi, don Francesco Amarante, la dott.ssa Mariarosaria Petrosino e Piera Angela Cascone. Per i ruoli di direttore del Museo diocesano, di vice direttore Caritas e di segreteria generale della Curia, la società cooperativa Priscus, che già fornisce servizi alla diocesi, ha messo a disposizione i propri dipendenti. Salvatore D'A ngelo SETTEMBRE 2018 Insieme

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“Tu visiti la terra e la disseti”

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ome è bello quando nel cuore della presentazione dei doni il sacerdote, aggiungendo una goccia d’acqua nel calice con il vino, ripete sottovoce: “L’acqua unita al vino sia segno della nostra unione con la vita divina di colui che ha voluto assumere la nostra natura umana”. Nel calice ci siamo anche noi, con le nostre lacrime e i nostri sorrisi, con tutta la nostra umanità debole e ferita. Ci siamo, come goccia unica e irripetibile, per essere trasformati nel corpo di Cristo» scrive mons. Giuseppe Giudice negli Orientamenti pastorali consegnati alla Chiesa di Nocera Inferiore-Sarno lo scorso 29 giugno, nella solennità dei santi Pietro e Paolo.

È questo il titolo degli Orientamenti pastorali consegnati alla Chiesa diocesana lo scorso 29 giugno, nella solennità dei santi Pietro e Paolo. Il testo completo del documento è sul sito della Diocesi

Il documento si inserisce nella cornice della Visita Pastorale, annunciata il giorno dell’Epifania, e invita ogni battezzato a rileggere la storia della salvezza, a partire dal verbo visitare per riconoscere le visite feconde del Signore nella vita della Chiesa e in quella personale. Poi Giuseppe disse ai fratelli: «Io sto per morire, ma Dio verrà certo a visitarvi e vi farà uscire da questa terra, verso la terra che egli ha promesso con giuramento ad Abramo, a Isacco e a Giacobbe». Giuseppe fece giurare ai figli d’Israele così: «Dio verrà certo a visitarvi e allora voi porterete via di qui le mie ossa» (Gen 50, 24-25). Aggiunge il Vescovo: «Comincia così, con il popolo ancora schiavo in Egitto l’attesa del Signore. Attesa che rimane desta, come una promessa da realizzare, attraverso le parole dei profeti. Promessa che si realizza nel cuore della notte a Betlemme quando, nella carne di Gesù, nato da donna, Dio visita il suo popolo». È l’inizio della visita del

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L’ottavo verbo

Dal 2011, mons. Giuseppe Giudice dona ogni anno alla Chiesa diocesana un verbo per orientarne il cammino. Visitare è l’ottavo verbo, dopo ricominciare, ascoltare, accogliere, rinascere, misericordiare, ordinare e ricordare.


Signore, sempre tesa tra quelli che l’accolgono e quelli che la rifiutano. Ma il Risorto, anche dopo il no della Croce, riprende la sua Visita Pastorale raggiungendo tutte le periferie dei cuori: Ecco: io sto alla porta e busso.

Tre sentieri Tu visiti la terra e la disseti, ripete il salmista (Sal 65,10). Siamo capaci di riconoscere le visite del Signore nella nostra vita? Il pastore diocesano indica tre sentieri, tre modalità attraverso le quali il Signore irrora di grazia la nostra esistenza. Al primo posto c’è l’ascolto della Parola. Come infatti la pioggia e la neve scendono dal cielo/e non vi ritornano senza avere/ irrigato la terra,/senza averla fecondata e fatta germogliare,/perché dia il seme a chi semina/e il pane a chi mangia,/ così sarà della mia parola… (cfr Is 55, 10-11). Al secondo posto troviamo il Pane. «Il Signore ci visita e ci disseta con il PANE. Nel cuore della presentazione dei doni, aggiungendo una goccia di acqua al calice con il vino, attraverso le mani del sacerdote entriamo da salvati nel grande dramma della storia della salvezza. Bisogna riscoprire la centralità, e non l’esclusività, della Celebrazione eucaristica da cui devono scaturire percorsi pastorali, con espressioni culturali, artistiche, catechetiche, architettoniche, capaci ancora di poter dire Dio nel nostro tempo», spiega mons. Giudice.

Cresce la famiglia sacerdotale Due nuovi sacerdoti per la Chiesa diocesana: don Rosario Mormore e don Vincenzo Spinelli

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a Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno ha due nuovi sacerdoti: don Rosario Mormone e don Vincenzo Spinelli, ordinati lo scorso 28 giugno, da mons. Giuseppe Giudice nella Cattedrale di San Prisco a Nocera Inferiore. «In comunione con il Papa, che oggi ha donato alla Chiesa nuovi Cardinali, celebriamo questa santa Eucaristia» ha detto il vescovo Giuseppe che ha poi ricordato le diversità tra i due apostoli: Pietro, il pescatore di Galilea; Paolo, il dottore e maestro. Carismi e doni differenti con i quali hanno costruito l’unica Chiesa, anche quando hanno vissuto momenti di difficoltà nel ministero. Un invito ai novelli sacerdoti a costruire e amare la Chiesa, in comunione con il Vescovo, a partire dalla storia personale, unica e irripetibile. A. A.

I poveri e i poveri crocifissi: è questo il terzo sentiero che il Signore usa per farci visita. La santità è la capacità sempre nuova di dare da bere, da mangiare e visitare le molteplici situazioni in cui Gesù, nascosto, tende la mano e attende. Ci dissetiamo ascoltando e facendo la carità. Antonietta Abete

Per chi desidera approfondire, il testo completo degli Orientamenti sul sito della diocesi www.diocesinocerasarno.it.

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I pellegrini al Circo Massimo

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uando cammini verso una meta desiderata, le orme nel terreno si fanno più profonde. Passo dopo passo ne senti il peso, sollevato per le distanze già percorse, ansioso per i chilometri ancora da macinare. Le strade, magari già note, assumono connotati diversi. Il paesaggio si impregna del significato del tuo camminare e diventa un mezzo di comunione con il prossimo e con il Creato. Mi guardavo intorno e pur riconoscendo luoghi e volti familiari, mi risultava tutto di un tono di colore diverso durante il pellegrinaggio “X Mille strade…Siamo qui”, il cammino che ha coinvolto giovani provenienti da quasi duecento diocesi di tutta Italia dal 7 al 12 agosto. Circa cinquanta pellegrini della diocesi Nocera Inferiore-Sarno hanno preso parte all’evento, tutti giovani e giovanissimi, guidati dal direttore di Pastorale Giovanile, don Giuseppe Pironti. La fatica della strada. Dopo il mandato ricevuto dal vescovo Giuseppe Giudice lunedì 6 agosto, il gruppo associato alla Metropolia di Salerno ha iniziato il suo cammino, diviso in marce e momenti di riflessione e preghiera. Zaino in spalla, i pellegrini hanno percorso più di cinquanta chilometri. Il caldo e la fatica come compagni di viaggio, si camminava dalla mattina presto fino all’arrivo alla tappa giornaliera, passi non troppo lenti, lo sguardo fisso sulla strada e qualche canzone intonata per pregare e sorridere un po’. Da Pontecagnano a Salerno, fino a Vietri e, poi, a Nocera Inferiore. Da lì di nuovo in cammino verso Angri, poi fino al Santuario di Pompei. Alla Vergine sono state consegnate le riflessioni del cammino, prima di unirsi a Pozzuoli alla festa regionale. Dopo tanta fatica, finalmente, un riposo del cuore.

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Foto Salvatore D'Angelo

Dio è giovane Dal 7 al 12 agosto si è tenuto il pellegrinaggio “X Mille strade… Siamo qui”, che ha portato 80mila ragazzi da papa Francesco in preparazione al Sinodo dei vescovi sui giovani che si terrà il prossimo ottobre. Presenti anche 50 ragazzi della nostra Diocesi

Un momento del cammino verso Pompei, venerdì 10 agosto


La folla in Piazza San Pietro la domenica mattina

Il saluto di papa Francesco al vescovo Giuseppe

L’incontro con papa Francesco. Roma ci ha accolti come in un ventre materno sabato 11 agosto. Spossati, l’urgenza dei comfort quotidiani, ma soddisfatti di essere giunti alla meta. Eravamo in ottanta mila al Circo Massimo, frastornati dal sole cocente che, dal primo mattino, non ha concesso respiro se non al tardo pomeriggio. Ore di attesa lunghe fino all’arrivo di papa Francesco, trascorse a rincorrere un pezzetto d’ombra, un sorso d’acqua fresca che sgorgava da una fontana troppo corteggiata dai pellegrini. Il nostro spirito, però, non era stanco. Eravamo lì, giovani provenienti da tutta Italia, e nessun altro luogo sarebbe potuto essere più nostro in quel momento. Francesco ci ha accolti a casa, quella di tutti i cristiani, per raccomandarci, spronarci e darci un mandato: essere coraggiosi, sognare sogni grandi e combattere per il bene. «La Bibbia ci dice che i sogni grandi sono quelli capaci di essere fecondi, di seminare gioia, felicità. Sono quelli che pensano con il “noi” – ha detto il Pontefice ai pellegrini –. I sogni grandi includono, coinvolgono, generano nuova vita e hanno bisogno di essere alimentati da una sorgente infinita di entusiasmo». Ha parlato dei ragazzi, papa Francesco, come se fosse un ragazzo. Delle paure dei giovani – il lavoro che manca, la costruzione di una famiglia, i dubbi di fede – e del coraggio che talvolta manca nel perseguire un obiettivo. «Sono davvero sogni, i sogni della tranquillità? No, quelli addormentano e fanno diventare i giovani già pensionati che guardano dal divano come passa la vita». Spronato dalle testimonianze dei ragazzi sulle problematiche che attanagliano le nuove generazioni, ha invitato a non essere timorosi, a fare un salto più lungo e a correre più veloce. «Non lasciatevi frenare dai cattivi maestri. I sogni dei giovani fanno paura agli adulti, perché quando un giovane sogna va lontano, e loro a volte hanno smesso di sognare e di rischiare». Vivere la vita con audacia e passione, senza accontentarsi del passo prudente di chi si accoda in fondo alla fila, ha suggerito il Pontefice. Un messaggio che ha acquisito piena completezza domenica 12 agosto durante l’Angelus. «È buono non fare il male, ma è male non fare il bene» le parole che papa Francesco ha fatto ripetere una, due, tre volte in coro alle migliaia di pellegrini in piazza San Pietro, consegnando il reale

mandato ai giovani: non rimanere inermi, anzi essere protagonisti del bene. «Non compiere il male non basta – ha detto Bergoglio –. Ognuno è colpevole del bene che poteva fare e non ha fatto. Cari giovani, in questi giorni avete camminato molto, quindi siete allenati, e posso dirvi camminate nella carità e nell’amore. Soprattutto camminiamo insieme verso il prossimo Sinodo dei Vescovi». La sfida delle Chiesa. I giorni della stanchezza sono ormai scivolati via, l’euforia ha lasciato il posto alla riflessione. Nello zaino da campeggio ci sarebbe più spazio libero se dovessi ricomporlo oggi: basterebbero il sacco a pelo, un cappello per ripararsi dal sole, un paio di scarpe di ricambio meno strette, l’agenda per appuntare i pensieri di viaggio e qualche dose di pazienza in più per sopportare meglio la fatica. Diversa sarebbe anche la consapevolezza dell’intento del Pontefice: spronare i giovani a far udire la propria voce, ad esprimere i propri sogni e bisogni. Come agire dopo essersi messi realmente in ascolto del tema “I giovani, la fede e il discernimento” sarà il lavoro a cui sono chiamati i padri sinodali dal 3 al 20 ottobre prossimi. Martina Nacchio

I giovani accolgono il Papa al Circo Massimo

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LE PAROLE DELLA FEDE di Silvio Longobardi

La pena di morte è inammissibile Papa Francesco ha approvato una modifica al testo del Catechismo della Chiesa Cattolica che dichiara inammissibile il ricorso alla pena capitale

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l cambio di passo voluto da papa Francesco non rappresenta una novità ma solo il sigillo di un cammino che gradualmente ha portato la Chiesa a respingere con sempre maggiore determinazione la dottrina tradizionale che riconosceva la liceità della pena di morte, sia pure come extrema ratio. E tuttavia, una scelta come questa comporta inevitabilmente cambiamenti non marginali sul piano dei contenuti come su quello della forma. Andiamo con ordine.

Il dibattito

Negli ultimi anni il dibattito sulla pena di morte interpella sempre di più la coscienza etica: da un lato cresce l’avversione nei confronti di un istituto giuri-

dico che appare ormai datato. È lecito in nome della giustizia condannare a morte qualcuno? Quale valore giuridico può avere un gesto che sembra raccogliere l’eredità dell’antica legge del taglione? La pena di morte non rinnega forse uno dei principi fondamentali dell’ordinamento giuridico moderno, e cioè il riconoscimento del valore e della dignità che appartiene nativamente ad ogni persona umana? Sono interrogativi da prendere in seria considerazione. Occorre però dire che la maggioranza dell’opinione pubblica resta convinta che la pena di morte sia un efficace deterrente contro la criminalità o comunque la giusta pena da infliggere a chi si è macchiato di orrendi delitti. La linea abolizionista tuttavia è quel-

“Pertanto la Chiesa insegna, alla luce del Vangelo, che «la pena di morte è inammissibile perché attenta all’inviolabilità e dignità della persona», e si impegna con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo” (Catechismo della Chiesa Cattolica, 2267)

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la che oggi appare dominante. Stando ai dati di Amnesty International, i Paesi che attualmente mantengono la pena capitale sono 57 ma solo una parte di questi pratica le esecuzioni. In prima fila troviamo l’Iran, l’Arabia Saudita, la Cina, il Vietnam. A parte gli USA, sono tutti Paesi in cui il cristianesimo è poco o nulla presente.

Giovanni Paolo II

Papa Wojtyla ha speso non poche parole per contrastare la pena di morte, soprattutto nella seconda parte del suo pontificato. Nell’enciclica Evangelium vitae (1995) Giovanni Paolo II esprime il suo compiacimento per il diffondersi di una cultura e di una coscienza morale che rifiuta la pena di morte: “Tra i segni di speranza si pone altresì la sempre più diffusa avversione dell’opinione pubblica alla pena di morte” (n. 27). A suo giudizio i casi in cui occorre sopprimere il colpevole “sono ormai molto rari, se non addirittura praticamente inesistenti” (n. 56). Nel messaggio natalizio del 1998 il Papa chiese espressamente di “bandire la pena di morte”. Il mese successivo, in un discorso pronunciato nella Basilica di Guadalupe, a Città del Messico, disse con fermezza: “Basta violenza, terrorismo, traffico di droga. Basta tortura e altre forme di abuso. Si deve porre fine al non necessario ricorso alla pena di morte”


(Discorso ai fedeli, 23 gennaio 1999). Qualche giorno dopo, negli Stati Uniti, ha ribadito lo stesso principio: “Un segno di speranza è costituito dal crescente riconoscimento che la dignità della vita umana non deve mai essere negata, nemmeno a chi ha fatto del male. La società ha altri mezzi per proteggersi dai criminali senza togliere definitivamente ai criminali l’opportunità di cambiare. Vi chiedo di opporvi alla pena di morte, che è crudele e non necessaria” (Discorso ai fedeli, 27 gennaio 1999). Parole chiare ma rese ancora più significative in quanto pronunciate a Saint Louis nel Missouri, dove la maggioranza della popolazione era (ed è) fermamente convinta della necessità di ricorrere alla pena capitale. Giovanni Paolo II non ha mai avuto paura di andare controcorrente, in questo come in altri ambiti della vita sociale. E tuttavia, lo stesso Pontefice (in unum con il card. Ratzinger) non ha ritenuto di abbandonare la posizione tradizionale, che non escludeva il ricorso alla pena di morte nel caso in cui “questa fosse l’unica via praticabile per difendere efficacemente dall’a ggressore ingiusto la vita di esseri umani”, come si legge nell’edizione 1997 del Catechismo. Questa posizione garantiva o sponsorizzava un perfetto equilibrio tra la fedel-

tà alla tradizione (antica e recente) e le mutate condizioni che impediscono al colpevole di nuocere alla collettività. Una scelta che aveva non poche ragioni.

Papa Francesco

Papa Bergoglio ha deciso di rompere questo equilibrio e scrivere nero su bianco che non si può in alcun modo ammettere la pena di morte. Lo aveva detto più volte ma con particolare determinazione lo scorso anno: “Si deve affermare con forza che la condanna alla pena di morte è una misura disumana che umilia, in qualsiasi modo venga perseguita, la dignità personale. È in sé stessa contraria al Vangelo perché viene deciso volontariamente di sopprimere una vita umana che è sempre sacra agli occhi del Creatore e di cui Dio solo in ultima analisi è vero giudice e garante” (11 ottobre 2017). Da questo discorso alla modifica del Catechismo il passaggio è piuttosto breve. Il nuovo testo inizia con il ricordare la dottrina passata: “Per molto tempo il ricorso alla pena di morte da parte della legittima autorità, dopo un processo regolare, fu ritenuta una risposta adeguata alla gravità di alcuni delitti e un mezzo accettabile, anche se estremo, per la tutela del bene comune”. E continua elencando i motivi

che hanno reso necessario un aggiornamento: una maggiore consapevolezza della dignità della persona; una migliore comprensione del senso delle sanzioni penali; la presenza di sistemi detentivi più efficaci. Alla luce di questi fatti, riprendendo le parole di papa Francesco il Catechismo non si limita a condannare senza se e senza ma la pena capitale, chiede anche alla Chiesa di impegnarsi “con determinazione per la sua abolizione in tutto il mondo” (n. 2267). La decisione del Papa, com’era prevedibile, ha suscitato ampi consensi e dure critiche. Si può discutere sull’opportunità e sulla necessità di intervenire con tanta determinazione, dal momento che i Paesi che maggiormente fanno uso della pena di morte sono a grande maggioranza musulmana o appartengono all’area del comunismo. Una cosa è certa: contrariamente a quanto affermato dai suoi detrattori, anche per papa Francesco vi sono valori non negoziabili. Quando è in gioco la dignità dell’uomo, la parola della Chiesa deve risuonare forte e chiara, senza lasciare spazi di ambiguità. Una bella notizia che chiede a tutti di restare in prima fila per custodire – qui come in altri ambiti della vita sociale – la coscienza antropologica che trova nella Rivelazione biblica la sua fonte.

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VITA ECCLESIALE I partecipanti al campo con monsignor Ciro Miniero

Ministranti in ritiro

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uando è la stessa passione ad accomunare le persone e queste persone si mettono insieme, non possono che fare una bella esperienza! Tantissimi i chierichetti e ministranti che hanno rappresentato diverse parrocchie in occasione del campo estivo diocesano. Il ritiro si è tenuto a Villa Lucia. La struttura della parrocchia di Santa Maria a Mare, a Santa Maria di Castellabate, è stata la nostra casa per quattro giorni. Grazie all’accoglienza del parroco don Roberto Guida, a Tiziana che è la responsabile della casa, alla magnifica organizzazione della cucina diretta da don Andrea Amato con le signore della sua parrocchia, all’organizzazione dei seminaristi e dei sacerdoti che ci hanno accompagnato, ci siamo sentiti veramente accolti. Una bella esperienza è stata la visita del vescovo di Vallo della Lucania, monsignor Ciro Miniero. Nell’incontro, dopo averci salutato uno per uno, ci ha raccontato la sua esperienza di chierichetto e poi animatore, fino alla risposta alla Vocazione sacerdotale. Altro momento significativo è stato il celebrare insieme l’Eucaristia nella chiesa parrocchiale. Eravamo tutti con

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il camice, i villeggianti che affollavano Santa Maria hanno osservato meravigliati i tanti ministranti in processione per entrare in chiesa. Partendo dal Battesimo, tema del campo estivo diocesano, l’incoraggiamento e la testimonianza che ci è stata data spingono ognuno a fare sempre del nostro meglio in ogni momento della nostra vita, soprattutto nelle nostre parrocchie e nella nostra Diocesi. Un ministrante

Santa Maria di Castellabate ha accolto il campo estivo diocesano. Chierichetti e ministranti hanno riflettuto sul tema del battesimo guidati da seminaristi e sacerdoti coordinati da don Andrea Annunziata, responsabile diocesano del settore

I ministranti al termine della Celebrazione nella chiesa di Santa Maria a Mare


Serva di Dio Maddalena Fezza

Un letto di rose È questa l’espressione che la Serva di Dio Maddalena Fezza usava per definire il letto su cui ha passato i lunghi anni della malattia. I suoi resti mortali sono stati traslati dal cimitero di Pagani alla Basilica di Sant’Alfonso

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Pagani, a far compagnia a sant’Alfonso Maria de Liguori e al beato Tommaso Maria Fusco, due giganti della fede, c’è la Serva di Dio Maddalena Fezza i cui resti mortali, lo scorso 19 maggio, sono stati traslati dal cimitero di Pagani nella Basilica di Sant’Alfonso, nella cappella dedicata a san Gerardo Maiella. Maddalena nacque a Pagani, in via San Francesco, il 30 ottobre 1811, da Gennaro Fezza e Gelsomina Marrazzo, persone pie e di umili origini. Nelle Celebrazione eucaristica del primo giugno, il vescovo mons. Giuseppe Giudice, ripercorrendo la vita della Serva di Dio, ha detto: «Da piccola incontrò il Signore come quella donna che il mattino di Pasqua vede il Risorto». Maddalena, infatti, quando lavorava nei campi insieme ai genitori già manifestava segni di pietà e misericordia. Rinunciava al pasto frugale, offrendolo agli operai mentre in un angolo pregava accontentandosi di pane e acqua. Nel 1837, all’età di 26 anni, perse la mamma colpita dall’epidemia di colera. A questo dolore si aggiunse presto quello di una malattia deformante che la costrinse a passare a letto tutta la vita. Maddalena accettò ogni prova con cristiana rassegnazione. E rimase nel suo letto di dolore, che definiva letto di rose, per quasi 50 anni. Fu assistita per tutta la vita dai padri redentoristi, tutti morti in concetto di santità. Indossò l’abito di terziaria francescana, fece voti di castità, povertà e obbedienza. La sua stanzetta diventò un cenacolo: nobili, gente povera e senza istruzione ma anche campioni di santità, come il beato Tommaso Maria Fusco o rappresentanti delle gerarchie e vescovi andavano da Maddalena. Incurante dei suoi do-

lori, distribuiva a tutti un sorriso, un incoraggiamento, un consiglio. «Oggi navighiamo in internet, ci affidiamo ai social e troviamo guerra. Abbiamo invece bisogno di uomini e donne toccati da Dio, che guardandoci negli occhi possano dirci cose di Dio, come ha fatto Maddalena», ha aggiunto mons. Giudice. La morte. Ritornò in Cielo l’8 aprile 1887, un Venerdì Santo. «Quale giornata più bella per abbracciare lo sposo» ha sottolineato il Vescovo. Il suo corpo, ha testimoniato il medico curante Carmine Citarella, non presentava alcuna piaga da decubito e la cute conservava una sorprendente freschezza ed elasticità. Il giorno dei funerali, il redentorista padre Luigi Giordano la definì la santa Liduina del secolo. Liduina è una santa olandese, vissuta tra il XIV e il XV secolo (1380-1433), che trascorse ben 38 anni a letto, in seguito ad una caduta sul ghiaccio. Come ha ben sottolineato nella Messa del 19 maggio il padre redentorista Serafino Fiore, superiore della provincia napoletana, il profilo biografico di Maddalena rimanda alla vita di tre donne “martiri della sofferenza”, accomunate dalla lunga malattia affrontata con uno sguardo mistico: Marthe Robin, (Francia, 1902-1981), Teresa Neumann (Germania, 1898-1962) e Luisa Piccaredda (1865-1947) di Corato (BA). Donne che come Maddalena hanno trascorso quasi tutta la vita a letto, cibandosi solo di Eucaristia e poco altro, e che hanno fatto del loro giaciglio una cattedra di insegnamento. Antonietta Abete SETTEMBRE 2018 Insieme

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VITA ECCLESIALE Don Natalino Gentile insieme a mons. Giuseppe Giudice e a don Carmine Citarella

50 ma non li dimostra

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il giudizio di una comunità, piccola ma sincera, che rivolge al proprio parroco in occasione del suo Giubileo sacerdotale. Certo, per dover di cronaca, 50 anni sono 50 anni e in altre culture e contesti ambientali e geografici sarebbe già oltre la media di vita. Se ci aggiungiamo quelli di prima (e minimo sono altri 25) si raggiunge davvero una bella età. Si dice sempre che la vera età è quella che si sente dentro, oltre le inevitabili rughe, i capelli bianchi e qualche chilo in più. E quando ci si sente in forma si hanno ancora energie da spendere, sogni da realizzare e ideali da raggiungere. Pensiamo alla vita dello spirito, alla cultura, all’arte e a quanto nobilita lo spirito. Insieme all’inevitabile esperienza acquista e da distribuire in consigli ed ammonimenti. Don Natalino Gentile ha festeggiato il suo 50° di sacerdozio in forma soft, quasi intima, senza clamori e manifesti su social o altro. E la festa è riuscita. Con una nota nostalgica e silente: correva voce della sua prossima messa… a riposo definitivo!

Il Vescovo mentre consegna al sacerdote la benedizione apostolica di papa Francesco

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Lo scorso 28 giugno don Natalino Gentile ha festeggiato 50 anni di sacerdozio. Domenica primo luglio, la comunità in festa ha accolto il vescovo Giuseppe per la Celebrazione eucaristica di ringraziamento

Il taglio della torta


INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI La Visita Pastorale Le Celebrazioni

Vocazioni religiose

Iniziative

Il 4 settembre, alle ore 20.00, nella Cattedrale di San Prisco, il Vescovo presiede la Santa Messa con i soci di Azione Cattolica. Il 7 settembre, alle ore 19.00, presiede la Santa Messa nella parrocchia Santa Maria Maggiore di Nocera Superiore. Il 9 settembre, alle ore 19.00, Santa Messa alla Cittadella della Carità di Angri. Il 12 settembre, alle ore 19.00, Santa Messa nella parrocchia Santa Maria del Presepe a Nocera Inferiore. Il 13 settembre, alle ore 20.00, in Cattedrale Celebrazione Eucaristica con la dirigenza, lo staff, la squadra e i tifosi della Nocerina Calcio.

L’8 settembre, alle ore 19.00, il Vescovo presiede la Celebrazione Eucaristica nella parrocchia della Santissima Annunziata di Angri per la professione di due suore della Congregazione di San Giovanni Battista. Il 6 ottobre, alle ore 17.00, il Vescovo presiede la Santa Messa nel monastero di Santa Chiara a Nocera Inferiore per la professione di alcune suore Clarisse.

Il 3, 4 e 5 ottobre il Vescovo guida la delegazione diocesana al Pellegrinaggio regionale ad Assisi per l’offerta dell’olio per la lampada votiva che arde dinanzi la tomba di san Francesco. Il 7 ottobre, dalle ore 9.00 alle ore 13.00, partecipa alla 41esima Convocazione regionale del Rinnovamento nello Spirito Santo negli spazi del mercato ortofrutticolo di Pagani-Nocera. Il 14 ottobre il Vescovo partecipa alla Canonizzazione del beato Paolo VI in Vaticano. Il 16 ottobre interviene al Convegno sulla figura di sant’Alfonso Maria Fusco organizzato presso la parrocchia della Santissima Annunziata di Angri, in occasione del secondo anniversario di Canonizzazione.

Ritiro Il 17 settembre, in mattinata, il Vescovo partecipa al ritiro del clero in Curia. L’11 ottobre partecipa alla riunione della Conferenza episcopale campana a Mugnano del Cardinale.

Riprende la Visita Pastorale. Dal 16 al 23 settembre il Vescovo è nelle parrocchie del centro di Sarno. Dal 25 al 30 settembre nella parrocchia di San Michele Arcangelo ad Episcopio di Sarno. Dal 6 ottobre inizia la Visita nella forania di San Valentino Torio che si conclude il 30 novembre. Sant’Antonio di Padova di Poggiomarino è la prima parrocchia visitata. Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

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NEWSDALLEPARROCCHIE a cura della redazione

San Teodoro Sarno

Gesù non va in vacanza

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La statua di San Bartolomeo

San Bartolomeo Apostolo Corbara

La notte di San Bartolomeo

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l 23 agosto scorso la comunità di Corbara ha rinnovato la sua fede al Santo Patrono. Alla solenne Celebrazione eucaristica, sono seguiti i festeggiamenti durante la notte per salutare il “dies natalis” di san Bartolomeo Apostolo. A rinnovarsi quest’anno anche una tradizione culinaria inaugurata lo scorso anno: la benedizione e distribuzione del “Pan Bartolo”. Si tratta di un pane ideato dal nostro parroco don Vincenzo Buono e realizzato dai panificatori del posto con la collaborazione di molti altri esercizi commerciali, farcito con noci, timo e fichi secchi. La figura del Santo è associata in particolare ai fichi i cui alberi producono frutti succosi e dolci. Natanaele (dono di Dio) si trovava sotto un fico quando Gesù lo vide per la prima volta. Particolare attenzione è stata rivolta anche ai fedeli con intolleranze, che hanno potuto degustare il “Pan Bartolo” senza glutine. Allo scoccare della mezzanotte la statua del Santo è stata portata a braccio sulla piazza e i fedeli hanno salutato il nuovo giorno tra il suono festoso delle campane e i fuochi d’artificio, brindando e gustando anche una squisita torta sempre a base di fichi realizzata dalla pasticceria locale. Annarita Amodio

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u iniziativa del nostro parroco don Antonio Agovino, in collaborazione con i giovanissimi dell’Azione Cattolica di San Teodoro Martire, quest’anno è stata organizzata la terza edizione del “R…estate con noi”. Tra giugno e luglio abbiamo avuto la gioia di accogliere nei nostri spazi parrocchiali ben cento bambini, i quali hanno vissuto questa esperienza alla presenza e in compagnia di Gesù tra preghiera, divertimento e varie attività. Agli inizi di agosto, poi, gli animatori, i giovanissimi e alcuni giovani della parrocchia si sono recati a Cetraro, presso il “Centro Residenziale Colonia San Benedetto”, gestito dalle suore battistine per un ritiro estivo. Anche questa è stata un’esperienza fantastica, incentrata principalmente sulla preghiera, l’unione dei cuori e la condivisione. Durante il soggiorno è stata organizzata sulla spiaggia una veglia di preghiera dal tema “Volete andarvene anche voi?” in cui si è discusso e riflettuto sull’allontanamento dei giovani dalla Chiesa. Molto spesso, di fronte alle difficoltà e al prossimo che ci chiede aiuto, tendiamo a bendarci gli occhi, a otturarci le orecchie e a legarci le mani. Ci mostriamo inermi e indifferenti, amiamo poco e male. Amare significa dare la vita per l’altro, ascoltare il respiro di Dio nell’altro. Un sentimento che il nostro don Antonio riesce a trasmetterci con passione. Francesco Pio De Stefano

I giovani della parrocchia

I partecipanti al ritiro estivo a Cetraro


I giovani partecipanti ad “Estate Ragazzi”

Sant’Anna di Fiano Nocera Inferiore

Un’estate di divertimento insieme a Gesù

L’ Il campo estivo a Paestum

estate della parrocchia Sant’Anna di Fiano è stata un vero successo. Dal 16 al 20 luglio si è tenuta l’Estate Ragazzi nella scuola elementare di Fiano. Tema delle giornate “Pirati dei Caraibi”, per i bambini dalla prima elementare alla terza media. Aiuto verso il prossimo, paura, dannazione, astuzia, amicizia, sono le parole chiave che, attraverso i personaggi della storia, ci hanno accompagnato in questi cinque giorni. Ogni cosa è stata possibile grazie ad un grande gioco di squadra degli animatori, perché – come dice il capitano Jack Sparrow – “solo insieme dovunque vorremo andare, andremo”. Dal 30 luglio al 2 agosto, poi, abbiamo vissuto l’esperienza del campo estivo intitolato “Scopri la magia che è in te”. Abbiamo trascorso quattro giorni a Paestum: tra divertimento, formazione e preghiera ognuno ha donato un po’ di sé all’altro, condividendo momenti speciali e incontrando nuovi amici. L’estate è speciale per la nostra comunità anche perché si celebrano i solenni festeggiamenti in onore di sant’Anna. Dopo la novena, dal 17 al 25 luglio, hanno avuto inizio i festeggiamenti religiosi e civici. Le serate del 26 e 28 luglio sono state allietate da musica, intrattenimento e spettacolo. Tutto si è concluso domenica 29 luglio con la processione di sant’Anna per le strade della parrocchia. Angela Morrone

Santa Maria Maddalena in Armillis Sant’Egidio del Monte Albino I partecipanti alla tappa della 38° Marcia Francescana

Con un nome nuovo

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er la prima volta, a conclusione dei festeggiamenti in onore di Maria SS. delle Grazie e San Nicola da Bari, il 28 luglio la comunità parrocchiale ha accolto e vissuto una delle tappe della 38ª Marcia Francescana dal titolo #conunnomenuovo. Un evento straordinariamente bello, che ha riempito il cuore dei tanti che si sono adoperati per l’accoglienza dei marciatori di fede e coraggio. Il plesso scolastico di via Leopardi si è trasformato per un giorno in casa d’accoglienza per quanti hanno deciso di mettersi in cammino alla volta di Assisi. Una giornata intensa di preghiera, agape, canti che si è conclusa con la celebrazione della Santa Messa, presieduta dai frati minori Francesco Maria, Giuseppe, Carlo, Luigi, Pasquale e padre Massimo, che tanto ha desiderato per la comunità un’esperienza così forte. Livia Rossi SETTEMBRE 2018 Insieme

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NEWS DALLE PARROCCHIE

Le bravissime cuoche insieme a don Natalino Gentile

Santa Maria Addolorata Roccapiemonte

Una sagra dal sapore familiare

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na tre sere di eccezione quella passata nella piccola comunità di San Potito il 18, 19 e 20 agosto; una specie di sagra familiare voluta ed organizzata dal comitato spontaneo (quello che ha lavorato per la piazzetta dell’Addolorata) e splendidamente realizzata dalle nostre donne, tutte madri di famiglia e quindi abituate ai gusti dei figli. Una specie di cena all’aperto che ha visto per le serate di sabato, domenica e lunedì un flusso tranquillo di ospiti e di turisti che hanno davvero goduto la “periferia”. Senza le convulsioni del traffico, i rumori assordanti della città e lo smog inquinante, ma con un sottofondo di musica che ha fatto da contorno per i più coraggiosi che, senza essere intimoriti dalla bizzarria del tempo, hanno gustato la nostra pietanza tradizionale. Anche se al primo posto si è classificata la signora Gerarda Aliberti con un piatto di pasta e… ceci! Un’armonia di gusti lo ha definito Marco Contursi di Scafati, il presidente della giuria degustatrice. don Natalino Gentile

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San Giovanni Battista Striano

La professione TEMPORANEA di fra Salvatore Maria Robustelli

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a questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri” (Gv 13,35). Questo il versetto scelto dai sedici novizi del Convento di Assisi per annunciare la loro professione temporanea. Al termine dell’anno di Noviziato i giovani frati si impegnano mediante i consigli evangelici di obbedienza, povertà e castità a seguire Cristo, vivendo il Vangelo e secondo la Regola dei frati minori, per un periodo di tempo stabilito in preparazione alla professione perpetua.

Il giovane frate di Striano

Il rito si è tenuto venerdì 24 agosto alle 11.00 nella Basilica inferiore di San Francesco, presieduto da fra Marco Tasca, Ministro Generale OFMConv, e da padre Mauro Gabetti, custode del Sacro Convento di Assisi, alla presenza di circa 300 sacerdoti. La nostra comunità di Striano è in festa e accompagna con preghiera e affetto la professione di fra Salvatore Maria Robustelli, umile giovane strianese cresciuto in parrocchia tra le comunità neocatecumenali e i Giullari di San Francesco. Possa il Signore illuminare il suo cammino e dare la giusta forza per affrontarlo degnamente perché “non cerchi tanto d’essere amato, quanto di amare”. Raffaele Massa

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LA BACHECA DEGLI AUGURI a cura della redazione

Diocesi in festa

Auguri speciali

Auguri di buon compleanno

Redazione in festa

Buon anniversario di ordinazione presbiterale a:

Cordoglio

Buon compleanno a mons. Giuseppe Giudice, che il 10 settembre compie 62 anni. Nello stesso mese, il 27 settembre, il nostro Pastore festeggia l’anniversario di ordinazione presbiterale. Auguri al nostro Vescovo, affinché il suo ministero profumi sempre della gioia del Vangelo.

Padre Luigi D’Auria festeggia 52 anni, il 6 settembre; don Giovanni Padovano compie 85 anni, il 12 settembre; don Giancarlo Faletti festeggia 78 anni il 14 settembre; don Alfonso Giordano spegne 30 candeline, il 17 settembre; don Vincenzo Di Nardi compie 47 anni, il 18 settembre; don Gerardo Guastaferro festeggia 62 anni, il 24 settembre; don Gerardo Coppola compie 40 anni il 26 settembre. Siate sempre coraggiosi annunciatori della Buona Notizia. Auguri!

Don Gerardo Coppola, don Raffaele Corrado, don Carmine Vitolo, il 14 settembre; don Salvatore Fiocco, il 15 settembre; padre Michele Floriano, il 18 settembre; don Rosario Ingenito, il 28 settembre. Auguri di buon anniversario di ordinazione diaconale a Edoardo Tafuto, il 18 settembre. Il vostro ministero possa essere un balsamo di consolazione per quanti cercano Dio. Auguri!

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Pasquale Caiazza e Simona Vitolo il 23 luglio hanno sigillato il loro amore con il sacramento del matrimonio. Il Signore li guidi, li sostenga e li accompagni in questo nuovo cammino di sposi cristiani.
Auguri dall’Ac San Teodoro e da tutta la comunità parrocchiale.

Mariarosaria Petti, giornalista di Insieme, compie gli anni il 15 settembre. Nello stesso giorno corona il suo sogno d’amore con Nello Miraglia. In questo tempo di attesa delle nozze, vi accompagniamo con la nostra preghiera e l’affetto sincero. Doppi auguri!

Il 29 giugno, il papà di don Guy Stéphane Adjitin è tornato alla Casa del Padre, i funerali si sono tenuti in Costa D’Avorio. Al caro sacerdote il cordoglio della redazione e della comunità diocesana. Il 25 luglio è nata in Cielo la mamma di Raffaella Marciano, psicologa e curatrice della nostra rubrica “Sale in zucca”. Assicuriamo alla giovane professionista il ricordo nella preghiera e la vicinanza spirituale.


IN PARROCCHIA a cura di Antonietta Abete

pagina A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI DI SAN VALENTINO TORIO

A caccia dei propri sogni

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sempre piena di fascino e ricchezza l’esperienza del campo estivo, svoltosi quest’anno dal 13 al 15 luglio presso la struttura “Santa Scolastica”, nella bellissima Santa Maria di Castellabate. Tempo prezioso di confronto e condivisione per bimbi, ragazzi ed educatori della nostra parrocchia, guidati da don Gaetano Ferraioli. “La fabbrica di cioccolato”, famosissimo film tratto dal libro di Roald Dahl, il tema che ci ha accompagnato: grazie al piccolo Charlie, che voleva a tutti i costi visitare la fantomatica fabbrica di Willy Wonka, i ragazzi hanno potuto comprendere meglio il nostro slogan “Se credi... sarà!”, perché l’avventura straordinaria di quel bambino è l’esempio tangibile che credere nei propri sogni è l’unico modo per vederli realizzati. Il Vangelo di Matteo sul sogno di Giuseppe (Mt 1, 18-24) ha guidato i passi di tutti sul cammino della formazione: durante le attività mattutine, infatti, bambini e ragazzi divisi in gruppi (9-11, 12-14 e giovanissimi) hanno preso spunto da quel passo per discutere di tre argomenti fondamentali nelle nostre vite: il sogno, la fiducia e l’amore. Ognuno di noi ha un sogno nel cassetto proprio come Charlie. E biblicamente il sogno è il mezzo attraverso il quale l’angelo rassicura Giuseppe sul concepimento di Maria. La fiducia va intesa sia nei confronti degli altri che di se stessi, perché fidarsi di chi ci sta intorno significa fare un

passo in avanti per credere in se stessi. La fiducia nelle parole dell’angelo segna l’inizio della paternità di Giuseppe. Nello stesso modo, il piccolo protagonista del film, confidando in Willy Wonka, ha seguito scrupolosamente le istruzioni che gli venivano date, riuscendo ad ottenere il premio finale. L’amore è contagioso, ci fa vivere meglio come comunità e ci permette di raggiungere l’obiettivo più alto, come Giuseppe, che per amore della Madonna è rimasto al suo fianco. E come Charlie, che per stare con la sua famiglia era disposto anche a rinunciare a ciò che aveva sempre desiderato. Non è mancato il tempo per i giochi e il divertimento, in spiaggia e nella struttura. Raggruppati in quattro squadre, che richiamavano alcuni elementi della storia narrata – barretta, chupa-chups, chewinggum e nocciolina – i ragazzi sono riusciti a compattarsi per ottenere la vittoria, socializzando tra loro e imparando a mettere le proprie capacità e talenti al servizio degli altri. Al termine di queste giornate intense e piene di gioia, don Gaetano ci ha ricordato che “Gesù ha dato non solo la vita per noi ma ci lasciato anche il suo l’esempio e la sua Parola, da mettere in pratica ogni giorno”. “Se credi... sarà!”: soltanto se ci impegniamo a vivere tutto quello che Cristo ci ha donato, potremmo sentirci “realizzati”. L’amore per Dio al primo posto: è l’unica fonte a cui attingere per amare quanti incontriamo sul cammino. Sabrina Perrino

“Se credi, sarà….!” è lo slogan scelto per il campo estivo della comunità Santa Maria delle Grazie di Casatori, svoltosi dal 13 al 15 luglio nel cuore del Cilento I momenti più belli del campo

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A CURA DELLe #PARROCCHICENTROSARNO San Francesco d’Assisi - Santuario Maria SS. delle Tre Corone Insigne Collegiata San Matteo Apostolo ed Evangelista In redazione Donatella Ferrara, Maria Rosaria De Blasio, Anna Mancuso

Nelle foto i momenti più belli dei festeggiamenti

L’inizio dei festeggiamenti Sono iniziati il 4 agosto i festeggiamenti in onore di Maria SS. delle Tre Corone

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l giorno 4 agosto, presso il Ristorante “Il Forchettone” di Sarno, sono iniziati i festeggiamenti in onore di Maria SS. delle Tre Corone con il Dinner Dance, una cena per contribuire alla raccolta di offerte per i solenni festeggiamenti dell’A ssunta dall’11 al 16 agosto. Grande successo e numerosi i partecipanti che hanno condiviso questa serata in fraternità per amore di Maria. La serata è stata allietata dalla musica degli Skenè e dalla tombolata d’estate. Molto sentito e partecipato è stato il primo Meeting Internazionale Mariano che ha racchiuso tutti gli eventi che si sono svolti nei giorni di festa, con l’inizio della Notte Sacra, il corteo storico, lo spettacolo delle fontane danzanti, i concerti sinfonici, le Sante Messe, la processione, lo spettacolo di fuochi pirotecnici e, per finire, il concerto del grande maestro Enzo Avitabile e I Bottari. Salvatore Corrado e Angela Casalino

Nel prossimo numero vi racconteremo: - il Perdono di Assisi; - i Campi scuola; - l’avvincente estate delle Parrocchie Centro Sarno.

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Il Corteo Storico

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omenica 12 agosto le comunità delle Parrocchie Centro Sarno hanno rievocato la proclamazione della Madonna Maria SS. delle Tre Corone a patrona della città di Sarno da parte dell’amministrazione e del popolo nel 1776. Il corteo è partito dalla parrocchia di San Francesco d’Assisi per arrivare al Santuario Mariano delle Tre Corone, ripercorrendo alcune strade cittadine insieme agli sbandieratori, a persone che indossavano costumi d’epoca settecenteschi e al corteo penitenziale: donne vestite di nero che recitavano il Miserere. Durante il cammino venivano narrati i vari episodi che hanno fatto sì che la Madonna diventasse la Patrona della città: la donna caduta dal calesse, la peste, l’eruzione del Vesuvio, la siccità che aveva colpito la popolazione di Sarno. Affidiamo la nostra città di Sarno a Maria, Madre nostra e della Chiesa. E un ringraziamento va al nostro parroco don Roberto che ci sta guidando in questo cammino di unione fraterna. Donatella Ferrara


La notte sacra Musica, arte e preghiera nel centro storico di Sarno

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l giorno 11 agosto si è svolta “La notte sacra”, musica, arte e preghiera nelle strade del centro storico di Sarno. Le persone che hanno partecipato a questo evento hanno ricevuto un badge doppia facciata, da una parte c’era l’immagine di Maria SS. delle Tre Corone, dietro un puzzle: effettuato tutto l’itinerario e prendendo dei pezzi scritti in tutti e sette i luoghi scelti tra parrocchie e cappelle, si riceveva la benedizione di san Francesco. La prima tappa è stata alla Collegiata San Matteo con il recital Maria e gli apostoli. La seconda tappa presso la Cappella San Nicola con il concerto per chitarra. Nella Chiesa di San Francesco si è svolta la terza tappa: il tesoro e la sposa. È stato consegnato un brano dell’Apocalisse e, dopo il concerto, ognuno ha potuto segnare la fronte con l’olio benedetto come faceva san Francesco. La quarta tappa si è svolta nella cappella San Francesco Saverio nella quale sono state proiettate alcune scene tratte dal film Maria di Nazareth. La quinta tappa nella cappella San Francesco di Paola, con una declamazione su Maria tratta dalla Divina Commedia. Il Santuario Maria SS. delle Tre Corone ha ospitato la sesta tappa con la Corale Polifonica Laeti Cantores Salerno. La settima e ultima tappa si è svolta nella Chiesa dell’Immacolata con l’Adorazione Eucaristica. Un altro evento vissuto con fede e con devozione. Donatella Ferrara

Novena, liturgia e processione

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olto sentita e partecipata è stata la novena in onore della Patrona Maria SS. delle Tre Corone. Al centro, le omelie del nostro parroco don Roberto che ha affrontato il tema di Maria Madre di Dio e Madre nostra, Gesù e i vari miracoli che riguardano il Pane Eucaristico. Un santuario in festa. E quest’anno, per la prima volta, il 15 agosto è stata celebrata una santa Messa per gli emigranti. Al termine della Celebrazione, don Roberto, insieme al Sindaco Giuseppe Canfora, ha consegnato una pergamena ricordo ai tanti sarnesi che

da anni vivono lontano dal proprio paese. Numerosi sono accorsi alla solenne processione che ha toccato tutta la cittadina mariana, dalla periferia al centro, l’immagine di Maria è stata accolta con tanta commozione. In piazza V Maggio, gremita di fedeli, è stata celebrata la Santa Messa solenne. Soddisfatto il nostro parroco per il grande successo dei festeggiamenti e commosso per la tanta devozione che il popolo sarnese nutre per Maria SS. delle Tre Corone. Salvatore Corrado

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN SISTO II - PAGANI

Bambini, ragazzi ed educatori di Giochi senza Frontiere insieme al vescovo Giuseppe

Non un semplice gioco Dal 9 al 21 luglio la parrocchia San Sisto II ha organizzato la prima edizione di Giochi senza Frontiere

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l gioco è una modalità di insegnamento e un tempo di vita ma non è la meta. Il centro di tutto è nelle frontiere che, con questi giochi, abbiamo provato ad abbattere. Senza frontiere, senza limiti imposti, oltre la mediocrità, convinti che con l’impegno si possono fare grandi cose. Un progetto nel quale abbiamo deciso di fidarci e affidarci, catapultati in un’esperienza totalmente nuova per tutti, con tanto entusiasmo ma anche con tanta paura. E questo è stato il primo insegnamento che questi giochi hanno dato a tutti: il coraggio di osare oltre la paura del fallimento, perché ogni esperienza porta sempre con sé la possibilità di fallire. Non per questo, però, bisogna rinunciare. Sprovveduti mai, ma coraggiosi sempre! Per due settimane, per ben 5 ore al giorno bambini, ragazzi e giovani sono stati impegnati in varie attività… e non è stato per niente facile! Non si sono solo sfrenati; abbiamo voluto insegnare loro delle regole da rispettare, prima tra tutte che il telefono non deve stare sempre tra le mani. Hanno imparato il rispetto degli orari e la puntualità; abbiamo organizzato i giochi con tempi stabiliti e una rotazione resa possibile solo dal rispetto dei tempi. Le squadre. Abbiamo organizzato le squadre seguendo l’anno di nascita, senza dare la possibilità di spostarsi da una

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squadra all’altra per insegnare loro a socializzare con tutti, perché non sempre si scelgono le persone dei contesti in cui operiamo e dobbiamo saper convivere con tutti, anche se non siamo tutti amici. Le squadre hanno gareggiato tra loro con punti e classifiche, fino a ricevere un premio per i vincitori; una competizione, quindi, ma fatta nel rispetto per imparare a dare il meglio senza calpestare l’altro. Giochi senza Frontiere è stato tutto questo. Non è stato facile, forse abbiamo fallito in qualcosa riuscendo in altro, ma non ci siamo arresi. Per la nostra parrocchia, l’oratorio e le sue attività fanno parte di un progetto che ha a cuore l’educazione dei bambini, ragazzi e giovani. Ci crediamo fortemente, sappiamo che non dobbiamo accontentarci di un’educazione a buon mercato ma mettere in moto strategie studiate e non improvvisate. Senza paura, ci siamo sforzati di guardare occasioni di crescita in ogni situazione, imparando a vincere l’iperprotezionismo che tarpa le ali a questi piccoli. Li abbiamo lasciati andare, cadere, sbagliare, annoiare; non abbiamo impedito loro di sviluppare intelligenza e creatività che vengono fuori solo davanti alle necessità. Solo così li abbiamo aiutati a fare un altro passo per diventare grandi. La redazione


A CURA DELLA COMUNITà PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA - CICALESI In redazione Rosaria Faiella, Alessia Bove, Francesco Coppola e Federica Sciumbarruto

Uno zaino colmo di gioia Il campo è la parte gioiosa della vita di uno scout. Vivere fuori, all’aperto, tra montagne e alberi, tra mare e fiumi, in una parola vivere in mezzo alla natura di Dio, con la propria casetta di tela, esplorando: tutto questo reca gioia e salute, quanta mai ne potete trovare tra i muri della città. Campo estivo 28/07-04/08/2018 - Montefalcione (AV)

«La vita all’aperto porta i bambini in un ambiente genuino come la natura. Con l’abitudine all’osservazione e con l’entusiasmo imparano ad accorgersi di ciò che esiste intorno a loro e a capire le meraviglie che il Signore ha creato per loro. Vacanze di branco 2-7/07/2018 - Piano di Verteglia, Montella (AV)

Tante le esperienze che hanno arricchito i mesi estivi della comunità San Giovanni Battista in Cicalesi, a Nocera Inferiore

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eato l’uomo che decide nel cuore il santo viaggio”: anche quest’estate la nostra parrocchia si è messa in cammino per fare esperienza di Dio dopo aver riempito la valigia di Pane, Parola, sorrisi, generosità e gratuità durante la festa di san Giovanni. Grandi protagonisti di questo tempo di grazia gli adolescenti e i giovani che hanno dimostrato, ancora una volta, di avere un cuore grande come i sogni che Dio ha pensato per loro.

Grande partecipazione per la solenne processione che ha riportato la statua del nostro patrono in parrocchia dopo la sosta nella chiesa antica durante la novena. San Giovanni, sii guida lungo la strada che ci conduce a Dio.

Santa Maria di Castellabate si è trasformata in un aeroporto da cui è partito un volo speciale, metafora della vita, per riscoprire la bellezza della chiamata, la difficoltà delle distrazioni che ci allontanano da Dio e la gioia dell’annuncio accompagnati da un simpatico elefante di nome Ortone.

Uno scorcio del cortile curato dal Gruppo Giovani nel quale siamo stati invitati a riscoprire il dono del Battesimo, che ci ha resi figli di Dio e tutti fratelli.

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - SS. ANNUNZIATA - ANGRI Due momenti dell’agape fraterna

La gioia dell’unità

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gape fraterna, lo scorso primo giugno, per il gruppo di catechisti della comunità SS. Annunziata e Santa Maria del Carmine in Angri. Un evento voluto dal nostro parroco, don Antonio Mancuso, per vivere un momento di comunione al termine di un anno di intenso lavoro con i bambini che si preparano a ricevere il Sacramento della Comunione, i ragazzi e giovani in cammino verso il Sacramento della Confermazione, le famiglie che chiedono il Sacramento del Battesimo per i loro figli. Don Antonio ha espresso parole di ringraziamento e lode per l’impegno e la dedizione profusi da tutte le catechiste nel corso di un anno di continua catechesi e formazione, alla scuola del Vangelo, per essere anzitutto testimoni di fede con la propria vita e trasmettere la gioia di innamorarsi di Gesù a quanti ci vengono affidati. Uno sguardo al futuro. Per il nuovo anno catechistico sono state programmate azioni e strategie per coinvolgere maggiormente i genitori nell’accompagnare i bambini alla Messa domenicale: bisogna lavorare insieme alle famiglie per trasmettere i valori cristiani ai bambini, ritornando alla fede. Una fede che nasce dalla preghiera personale e comunitaria, nella quale l’incontro con Gesù vivo e vero diventa dono, missione evangelizzante svolta con amore e spirito di servizio, per guidare questi bimbi e ragazzi sulla strada della vita, non trasmettendo idee e opinioni personali ma utilizzando unicamente gli strumenti ufficiali messi a disposizione della CEI per la catechesi. Dopo aver pregato insieme e aver esortato i catechisti ad annunciare con perseveranza e tenacia il Vangelo, insieme al parroco abbiamo gustato il buffet preparato con amore da tutti i catechisti, riscoprendo la gioia della collaborazione, allietati da musica e canti della tradizione popolare che hanno fatto da colonna sonora a questa piacevole serata. Insieme è tutto più bello, si sperimenta la gioia dell’unità e la bellezza dell’essere in comunione sentendosi famiglia. Antonella Malafronte

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Serata di verifica, programmazione e agape fraterna per i catechisti della comunità Santa Maria del Carmine e SS. Annunziata di Angri


PAGINE A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA - POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

Nuovo successo per il Grest Bilancio in attivo per il Grest organizzato dall’Oratorio San Gaspare Bertoni di Poggiomarino

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ecine di bambini, tantissimi giovani educatori. Un bilancio ancora “in attivo” e positivo per il Grest dell’Oratorio San Gaspare Bertoni di Poggiomarino, che a luglio ha regalato altre tre settimane di divertimento ai piccoli della cittadina vesuviana. La parrocchia impegnata in prima linea, dunque, per l’educazione civile e morale dei bambini ed anche per il loro intrattenimento grazie all’impegno di don Ugo Marino e dei tantissimi animatori al suo fianco. Ed è stato un crescendo di iniziative: dai giochi con l’acqua ai percorsi nel fango, fino alla gita finale sul monte Terminio e allo spettacolo inscenato dalle squadre di bambini divise per colori. E il commento più adatto a fotografare lo

scenario del Grest è senza dubbio quello postato dai giovani educatori sulla pagina ufficiale dei social, al termine della venti giorni di maratona: «Un’altra Estate Ragazzi è andata! È stata un susseguirsi di emozioni da pelle d’oca, emozioni sempre nuove che solo l’Oratorio sa dare perché ci trasmette la gioia di vivere e la spensieratezza racchiusa in ogni singolo bambino che voi genitori ci avete affidato. (…) Finisce l’estate ragazzi ma non gli eventi dell’Oratorio San Gaspare Bertoni». Infatti, gli appuntamenti e i momenti da trascorrere insieme durano tutto l’anno e sono già ripartiti con tante iniziative per i più piccoli e un impegno costante per i giovanissimi così come nella volontà di san Gaspare Bertoni.

Don Antonio torna a casa Dopo 63 anni ha fatto ritorno a casa, don Antonio Piccirillo, il primo sacerdote stimmatino poggiomarinese (gli altri sono Peppino Auricchio, Antonio Finelli e Vincenzo Sirignano). Dietro il suo sorriso, un’immensa umanità che tanto hanno apprezzato le comunità del sud Italia e delle Filippine dove ha svolto la sua missione per 10 anni. Ultimo di 10 figli, nel 1955, Antonio per la prima volta sale in un treno per raggiungere la lontana Verona, la terra del futuro san Gaspare Luigi Bertoni. È solo un bambino di 12 anni, magro più di oggi. Nel 1969, all’età di 26 anni diventa padre Antonio Piccirillo, primo sacerdote Stimmatino poggiomarinese. Da luglio 2018, per la prima volta nella sua storia, la parrocchia Sant’Antonio di Padova ha quattro sacerdoti.

Musica e Testimonianze, 20 anni di Festival della Fede Torna l’8 e il 9 settembre Musica e Testimonianze, il Festival della Fede di Poggiomarino che quest’anno compie 20 anni. Un appuntamento da non perdere! Sul prossimo numero della rivista, un ampio resoconto ampio delle due giornate.

Madonna Assunta, la devozione di tutto il rione È partita come ogni anno da via Sambuci, rione Cangianelli, la devozione per la Madonna Assunta a Poggiomarino. La statua della Vergine è stata portata in processione nel pomeriggio di Ferragosto grazie al lavoro dei fedeli e degli Amici del Presepe. Poi la Santa Messa in viale Manzoni su un palco allestito per l’occasione, prima dei fuochi pirotecnici e del programma civile dei festeggiamenti. SETTEMBRE 2018 Insieme

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - PAGANI Don Enzo con i ragazzi dell'oratorio

La gioia del servizio

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state… in oratorio” è il consueto appuntamento che vive la nostra parrocchia sul finire dell’estate. È l’invito che il Signore, attraverso la voce del nostro parroco don Enzo, rivolge agli educatori e animatori dell’oratorio, a dedicare un piccolo spazio delle nostre vacanze al servizio dei nostri ragazzi, perché vivano un tempo di pace e di gioia. Il programma. La nostra settimana estiva ha avuto inizio lunedì 3 settembre con un pomeriggio di giochi all’aperto in Piazza Scarpa. Il secondo giorno abbiamo visitato il Duomo di San Matteo a Salerno, che accoglie le spoglie di uno dei dodici apostoli. L’incontro di Matteo con Gesù cambiò la sua vita. Recarci nel luogo che custodisce i resti del suo corpo, ci ha riportato a duemila anni fa, quando «Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: “Seguimi”. Ed egli si alzò e lo seguì» (Mt 9,9). L’incontro con Gesù cambia la nostra vita e, ogni volta, in modo nuovo, ci invita ad alzarci per seguirlo. La giornata si è conclusa con una passeggiata nel centro storico della città. Sul finire dell’estate non poteva mancare un bel tuffo. La terza giornata è stata dedicata al divertimento in piscina tra balli dell’estate, merenda, schizzi e scherzi in acqua. Il programma della

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settimana si è arricchito con un nuovo appuntamento: il grande parco giochi “Rainbow” nel quale abbiamo trascorso un’intera giornata sulle giostre. Il venerdì i bambini sono stati impegnati in tornei di calcetto, ping-pong e calci di rigore mentre le bambine hanno potuto dare spazio alla creatività, con attività di decoupage, portando a casa i lavori realizzati come ricordo di questi giorni trascorsi insieme. L’affidamento a Maria. A conclusione di questa intensa settimana, offriamo al Signore l’impegno di questi giorni, ringraziandolo per la gioia che abbiamo potuto leggere sui volti dei nostri bambini. Chiediamo la Sua benedizione sul nostro caro don Enzo e su tutti noi, per continuare il nostro cammino sostenuti dall’Eucaristia e accompagnati, nelle catechesi settimanali, dall’evangelista Giovanni che ci insegna una fede più autentica, capace di riconoscere in Gesù la vera Vita. Invochiamo la protezione della Beata Vergine Maria del Monte Carmelo, perché ci renda capaci di accogliere il Regno di Dio come insegna Gesù: «In verità vi dico: Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso. E prendendoli fra le braccia e ponendo le mani sopra di loro li benediceva». (Mc 10,15-16). Maria Rosaria Petrosino

Gli educatori e animatori della comunità Santa Maria del Carmine in Pagani hanno dedicato la prima settimana di settembre ai ragazzi dell’oratorio, che hanno vissuto un tempo di gioia e condivisione


Le suore Francescane di sant’Antonio: la storia di p. Paolo Saturno

Il governo di madre Letizia Manganelli Le decisioni assunte dal consiglio generale nelle sedute del 28 dicembre 1956 e del 10 gennaio 1957. Quest’ultimo consiglio, in particolare, stabilì l’apertura di una scuola media a Pagani, sei anni prima che la scuola secondaria di primo grado fosse istituita con la legge 1859

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l settimo Consiglio del generalato di madre Letizia Manganelli si svolge il 28 dicembre 1956 e stabilisce che la madre generale inoltri domanda all’A mministrazione Comunale di San Martino Valle Caudina (BN) per ottenere gratuitamente un suolo pubblico al centro del paese ed edificare, quando l’Istituto ne avrà la possibilità, un asilo infantile. Si stabilisce inoltre che la segretaria, madre Tarcisia Vernavà scriva ai direttori amministrativi delle case di Crotone e di Bitonto perché migliorino la retribuzione delle suore, come è avvenuto per il Carminello di Pagani – dove la retribuzione è passata da 24.400 lire a 31.500 lire – per l’aumento del costo della vita e tenuto conto del fatto che in queste due comunità, dal 1950, non si è registrato alcun aumento di stipendio. Si decide infine di affidare l’amministrazione delle case di Pagani e Nocera – gestione delle spese generali e acquisti all’ingrosso – alla Superiora del Carminello, madre Alfonsina Tucci, già economa generale dell’Istituto e tesoriera dell’Ente Morale “Carminello ad Arco”. Alle spese di ordinaria amministrazione possono invece provvedere le superiore locali. 10 gennaio 1957. L’ottavo Consiglio di madre Manganelli ha luogo il 10 gennaio 1957 e delibera un ordine del giorno di grande importanza nella storia

dell’Istituto e di Pagani: l’istituzione della prima Scuola Media nella città. Solo sei anni dopo, la legge 1859 del 31 dicembre 1963, elimina le Scuole di Avviamento Professionale e rende obbligatoria e gratuita la scuola media. Ecco come si svolsero i fatti. Il professore Raffaele De Vivo, allora presidente del Carminello ad Arco, propose alla madre generale l’istituzione di una Scuola Media parificata “per migliorare l’istruzione delle bambine ivi ricoverate”. Poiché l’Amministrazione dell’Ente Carminello non disponeva dei fondi necessari per costruire lo stabile, propose a madre Manganelli di donare all’Istituto il terreno di proprietà dell’Ente Carminello (particelle n. 1917 mq 397 e n. 1869 mq 270) con l’obbligo di costruire a spese proprie i locali della Scuola e di ammettere gratuitamente ogni anno tre bambine dell’Ente Carminello, a scelta della sua Amministrazione. Madre Manganelli sottopone la proposta al Consiglio che accettò accogliendo la donazione del fondo, chiedendo che nella gestione non vi fosse alcuna ingerenza da parte dell’Autorità dell’Ente Carminello. Toccò a madre Letizia Manganelli, superiora generale, accettare la donazione per nome e per conto della Congregazione.

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L'ULTIMA di Vincenzo Corrado, direttore AgenSIR

Il Sinodo dei giovani (Foto Salvatore D'Angelo)

un cammino insieme I discepoli di Emmaus hanno il volto dei giovani

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a storia la conosciamo. Racconta di due discepoli in cammino verso Emmaus; sono delusi, tristi, ma dialogano, ripensando agli eventi di cui sono stati testimoni: cattura, condanna e crocifissione di Gesù. In questo loro camminare incrociano un altro viandante che si accosta loro e pone delle domande, fino a offrirgli ospitalità e a riconoscere in lui il Risorto nel gesto dello “spezzare il pane”. Da lì si rimettono in moto fino a Gerusalemme per annunciare l’accaduto. Quei due discepoli, da sempre sconosciuti, oggi hanno anche un volto: sono le migliaia di giovani che nei primi giorni di agosto hanno percorso tutti i nostri territori sui sentieri della storia e della testimonianza del Vangelo fino a raggiungere Roma per incontrare papa Francesco (#PerMilleStrade - #SiamoQui). Sono sempre i giovani che saranno protagonisti del Sinodo dei vescovi in programma ad ottobre (#Synod18). E ancora: sono i giovani che nel gennaio 2019 convergeranno a Panamá per la XXXIV Gmg (#Gmg19). Mi torna con forza alla mente la scena evangelica di Emmaus, mentre cerco di trovare il filo che unisce questi tre grandi appuntamenti. E, forse, sta proprio in quel “camminare insieme”, immagine fondamentale di ogni percorso di crescita, significato impegnativo della parola Sinodo, ma anche cifra sintetica della vita di ognuno di noi. D’altronde, cosa hanno fatto i giovani dell’iniziativa, promossa dalla Conferenza episcopale italiana, con il nome evocativo “Per Mille Strade”? E cosa faranno i vescovi e i laici alla XV assemblea generale ordinaria del Sinodo in Vaticano? Cosa accadrà a Panamá nel 2019? La risposta è unica: un cammino insieme. Non in solitaria, ma condiviso. E, come i

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due itineranti verso Emmaus, in dialogo sulla propria fede, soprattutto sui grandi dubbi che questa suscita ogni giorno. Accanto ai giovani, ai vescovi, a tutti i partecipanti, c’è ancora e sempre Gesù. La fede interroga, ma da duemila anni il nostro compagno di marcia continua a darci risposte di speranza. La strada, si sa, mette a nudo, ci si confronta con le proprie fragilità e fa sparire ogni certezza. Ma ridona i cinque sensi: vista, udito, gusto, odorato e tatto. “I sensi – ha affermato papa Francesco nel suo discorso alla Curia romana il 21 dicembre 2017 – ci aiutano a cogliere il reale e ugualmente a collocarci nel reale”. Ed ecco, allora, che dalle mille strade, percorse e da percorrere, arriva una grande lezione sulle attività sensoriali, in un mondo sempre più ipertrofico e atrofizzante. La vista per scorgere tutte le periferie geografiche ed esistenziali che ci circondano (e sono tante); l’udito per instaurare relazioni vere, che nascono dall’ascolto profondo di chi ci sta accanto; il gusto per assaporare la dolcezza della gioia depositata nel nostro cuore dal viandante che, ancora, continua a incrociare la nostra stessa via; l’odorato per entrare nel profondo delle relazioni, nella parte più intima del nostro essere; il tatto perché ogni volto incontrato e amato richiama una mano e ogni mano si tende verso il volto amato. Ne sono convinto: oggi come ieri lo riconosceremo nello “spezzare il pane”. È il gesto che crea comunità e convivialità. Ed è quel gesto in cui si esercitano tutti e cinque i sensi per essere una Chiesa giovane. Sì, la nostra madre Chiesa, nonostante le rughe e le ferite, sarà sempre giovane, se noi saremo in grado di camminare insieme.




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