Insieme - Marzo 2018

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MARZO 2018 N. 3 ANNO XIII € 1,20

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

LA RETE SIAMO NOI ODIO, BUFALE E BuLLISMO ONLINE




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ODIO, BUFALE E BULLISMO ONLINE

in punta di matita... di Venoki e Martina Nacchio

LA RETE SIAMO NOI

Foto di copertina Gerd Altmann/pixabay.com

Sommario

MARZO 2018 N. 3 ANNO XIII € 1,20 MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

Il numero di marzo di Insieme dedica il primo piano ad un tema attualissimo: l’odio, le bufale e la violenza in rete. Matteo Grandi, giornalista professionista, blogger, autore radio e tv spiega che abbiamo iniziato a immaginare il web come un soggetto pensante – la rete odia, i social odiano, il web odia – dimenticando che internet non prova sentimenti. Manca un’alfabetizzazione digitale e la percezione del contesto. Grandi dà anche una ricetta per difendersi dalle fake news: pensiero critico e un po’ di ironia. Con Raffaella Marciano, psicologa, abbiamo affrontato il tema del cyberbullismo, per capire la sofferenza delle generazioni connesse e individuare qualche possibile soluzione. Quest’approfondimento è una tappa per prepararci alla XI edizione del Premio Euanghelion, dal 10 al 12 maggio, che quest’anno ha 4 protagonisti d’eccezione: Bruno Mastroianni, Vera Gheno, Elisabetta Soglio e Francesco Ognibene. In Vita nell’Agro ritorniamo sul documento che la consulta delle aggregazioni laicali ha sottoposto alla classe politica, registrando con rammarico che non è partito nessun confronto sui punti per i quali associazioni e movimento avevano chiesto un impegno concreto. Nelle pagine della Scuola parliamo di dispersione scolastica: 14 ragazzi su 100 lasciano la scuola prima del diploma. Raccontiamo anche l’esperienza di Livia Rossi, di Sant’Egidio del Monte Albino, premiata dall’Università di Salerno come una dei cinque migliori laureati in Giurisprudenza per il 2017. In Vita ecclesiale, la storia vocazionale di suor Maria Cecilia Benevento, priora del monastero di Sant’Anna a Nocera Inferiore. L’ultima è firmata da Raffaele Iaria, di Fondazione Migrantes, e offre una riflessione sulla sfida dell’integrazione.

COMMENTI 5 Buoni e cattivi di Silvio Longobardi 62 La sfida dell’integrazione di Raffaele Iaria 6 POSTA@INSIEME.IT L’APPROFONDIMENTO 8 Chi semina vento 10 La rete non è un Far Web 12 Cyberbullismo 14 Storie di vittime 15 Verso il Premio Euanghelion VITA NELL’AGRO 16 Agro fecondo di Salvatore D’Angelo 21 Alla scoperta degli antichi mestieri di Sofia Russo SCUOLA&UNIVERSITà 25 Dentro la dispersione scolastica 26 “Sempre a Messa e sempre a scuola”

NEWS PARROCCHIE 46 Notizie dalle parrocchie IN PARROCCHIA 51 Pagine parrocchiali RUBRICHE 22 Il dottore dei bambini di Salvatore Guercio Nuzio 23 Sale in zucca di Raffaella Marciano 24 Qui Regione di Andrea Pellegrino 40 Le parole della fede di Silvio Longobardi CULTURA 28 L’angolo delle recensioni 29 Appuntamenti culturali In sala 30 Arte… rischi Oggi al Museo 31 In versi di mons. Giudice

18. VITA NELL'AGRO La Venezia della preistoria

31. IN SALA L’informazione cinematografica

45 BACHECA VITA ECCLESIALE 32 Scrivere i propri atti 38 Il ricordo di Alfonso Russo 43 Frutti di Grazia

62. L’ULTIMA La sfida dell'integrazione


EDITORIALE di Silvio Longobardi

Buoni e cattivi

Non è giusto accusare l’istituzione per i reati commessi dai loro dipendenti. Né dobbiamo sminuire il lavoro meritorio che esse compiono per dare i beni essenziali a chi ha perso tut-

to, anche la speranza del futuro. Ma quello che è accaduto non può essere presentato soltanto come le solite “mele marce” di un sistema virtuoso. Così fanno i politici quando sono presi con le mani nel sacco. Troppo poco. I reati di cui si parla sono legati all’uso disordinato della sessualità. Sempre la stessa solfa, dirà qualcuno. È vero, in fondo non dovremmo neppure scandalizzarci, quello che accade è l’esito inevitabile di una cultura che presenta la sessualità come un bene di consumo individuale, non soggetto a vincoli o restrizioni. La verità è un’altra: non siamo al sicuro, nessuno di noi potrà mai esserlo. Siamo dentro una storia che deve sempre fare i conti con il male che si annida nel cuore dell’uomo e in ogni momento può manifestarsi come una mina che esplode all’improvviso. Il Vangelo ricorda che il terreno buono è quello che accoglie la Parola, non quello che pretende di farne a meno. Non siamo buoni per natura, anzi a volte sappiamo essere anche molto cattivi. “La colpa fa nido dentro le ossa”, scriveva il poeta Turoldo. Solo Dio può renderci buoni e capaci di fare della vita una parola di speranza per tutti coloro che attendono di essere rivestiti di quella dignità che troppe volte è stata negata. Senza Dio rischiamo di affondare nel mare delle nostre colpe. Non bastano le leggi, anche quelle più rigorose. Le belle intenzioni sono come le foglie che coprono un albero privo di frutti. L’umanità ha bisogno di Dio. Ha ragione Costanza Miriano: si salvi chi vuole.

Immagine di repertorio

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ividere l’umanità in buoni e cattivi è una tentazione sempre presente, appartiene soprattutto ai moralisti di professione, a quelli che hanno l’abitudine di fare la predica… agli altri. Ce ne sono in ogni ambito della vita sociale, in particolare tra i politici e i giornalisti. Ovviamente ce ne sono anche nella vita ecclesiale. A volte serve per sentirsi al sicuro in un mondo dove il male è sempre in agguato e senti il bisogno di individuare i nemici da cui tenersi lontano. Ma quelli che consideri amici possono anche diventare nemici, specie nel mondo della politica. E quelli che sono chiamati ad essere buoni per professione, perché hanno scelto di lavorare all’interno di una di quelle organizzazioni umanitarie che s’impegnano a portare nel mondo pace e solidarietà, possono diventare cattivi. Invece di servire i più poveri, quelli che sono dimenticati da tutti, si sono serviti di loro, li hanno usati come merce sessuale. Non sono illazioni ma inchieste giornalistiche che hanno trovato immediata ammissione nei vertici delle stesse ONG: Oxfam, Medici senza Frontiere e Save the children. E chissà quante altre. Tutte sigle che abbiamo imparato a conoscere come scialuppe di salvataggio nel mare della disperazione, organizzazioni internazionali potentissime con fatturati degni delle grandi aziende.

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posta@insieme.it a cura di Antonietta Abete

Fermarsi, guardare e ritornare Vincenzo Spinelli, ordinato diacono da mons. Giuseppe Giudice lo scorso 18 ottobre, ha vissuto la Celebrazione del Mercoledì delle Ceneri con il Papa. Ci ha raccontato le emozione di quella giornata.

Il diacono Vincenzo Spinelli insieme a papa Francesco

Celebrare con papa Francesco l’inizio della Quaresima è stata una grazia indescrivibile. Una telefonata inaspettata da Roma, di buon mattino, e la richiesta di prendere parte alla liturgia staziale, alla processione penitenziale e alla celebrazione della Santa Messa con il rito di benedizione e imposizione delle ceneri sull’Aventino, dalla chiesa di Sant’Anselmo a quella di Santa Sabina. Al solo pensiero di celebrare con papa Francesco, ho provato una gioia immensa. Ho avvisato subito il vescovo, mons. Giuseppe Giudice, che mi ha incoraggiato a non lasciar passare infruttuosamente questo kairos nella mia vita. Il martedì le prove con i cerimonieri di Sua Santità che ho vissuto con trepidazione e stupore. Il grande giorno è arrivato: Mercoledì delle Ceneri, inizio di un tempo di grazia e conversione. Sono salito sul monte Aventino, mancavano alcune ore all’inizio della celebrazione ma la gente era già in fila, in attesa del Papa. Nell’aria si respirava la fede, la gioia e la speranza di quanti attendevano di iniziare il cammino quaresimale insieme a Francesco. Con la liturgia staziale presso la chiesa dei benedettini è iniziata la celebrazione

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che è proseguita con la processione penitenziale verso la chiesa di Santa Sabina. Abbiamo camminato insieme a papa Francesco, invocando l’intercessione dei Santi. Durante la Celebrazione Eucaristica osservo il Papa: è attento a tutto e nello stesso tempo è immerso nel mistero che celebra. Le parole dell’omelia si poggiano su di me, che vivo il diaconato, e nel cuore di ciascun fedele come rugiada: «Il tempo di Quaresima è tempo propizio per correggere gli accordi dissonanti della nostra vita cristiana e accogliere la sempre nuova, gioiosa e speranzosa notizia della Pasqua del Signore. La Chiesa, nella sua materna sapienza, ci propone di prestare speciale attenzione a tutto ciò che possa raffreddare e ossidare il nostro cuore credente. (…) La Quaresima è tempo prezioso per smascherare queste e altre tentazioni e lasciare che il nostro cuore torni a battere secondo il palpito del cuore di Gesù. Tutta questa liturgia è impregnata di tale sentimento e potremmo dire che esso riecheggia in tre parole che ci sono offerte per “riscaldare il cuore credente”: fermati, guarda e ritorna». Tre coordinate – fermarsi, guardare e ritornare – per vivere il tempo prezioso della Quaresima e giungere rinnovati alla Pasqua. Custodirò per sempre nel cuore gli sguardi, i gesti e le parole di papa Francesco e non smetterò mai di ringraziare Dio per il dono ricevuto. Vincenzo Spinelli


IMPRONTE Periferie, luoghi dove il degrado è prima di tutto estetico, visivo. L'abitudine al brutto è un impedimento a migliorarsi e progredire. Un muro imbrattato e sporco, l'immondizia ovunque sollevano questioni culturali prima ancora che politiche. (Foto Salvatore Alfano) MARZO 2018 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO

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a cura di Mariarosaria Petti e Martina Nacchio

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Chi semina vento

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hi semina vento, raccoglie tempesta”. Perché scandalizzarci dinanzi all’uso scomposto dei social quando i professionisti dei media ci hanno abituato ad una comunicazione in cui non raramente (per usare un eufemismo) la lettura dei fatti s’intreccia – e spesso cede lo scettro – ad un’abile interpretazione che mostra solo ciò che vuole già rappresentare? Tutti i giornalisti si dichiarano indipendenti ma non possiamo dimenticare che ogni periodico fa parte di una precisa area politica e/o economica e risponde alla proprietà che lo finanzia. Di qui le campagne mirate, i silenzi imbarazzati, le letture riduttive o le amplificazioni indebite. Ciascuno è libero ovviamente di abbracciare una particolare sensibilità culturale ma dovrebbe custodire e comunicare quel senso critico che oggi appare ancora più necessario. Da decenni siamo bombardati da una cultura che esalta la libertà di opinione senza preoccuparsi di verificare se le proprie idee hanno una qualche parentela con la verità. D’altra parte, se non c’è alcuna verità, è ovvio che l’opinione resta sola al comando. Perché allora scandalizzarci se la gente comune – quella che ordinariamente non ha voce – si serve degli spazi concessi dal web per comunicare urbi et orbi le proprie convinzioni come se fossero verità assolute? Oppure per squalificare con parole offensive co-

loro che la pensano diversamente? La politica gridata non c’entra nulla con questo stile assai discutibile? I sempre più numerosi talk show televisivi che hanno fatto della provocazione il loro mestiere e la loro fortuna, non hanno proprio nulla da rimproverarsi? Ma mi faccia il piacere, diceva Totò. La piazza virtuale non è altro che la rappresentazione fedele di una società in cui chi tenta di dialogare con pazienza e stima, viene zittito a vantaggio di chi usa l’a ggressività verbale (e non solo) per farsi notare. E purtroppo ci riesce. Un manipolo di giovani violenti che crea disordini ha molto più spazio mediatico di migliaia di altri giovani che discutono rispettando gli altri e s’impegnano senza clamore nei vari ambiti della vita ecclesiale o sociale. Se i cattivi fanno notizia, perché allora scandalizzarci se la gente comune usa con sempre maggiore frequenza un linguaggio offensivo? Non è solo questione di buona educazione. Il problema è molto più serio e non lo risolviamo né invocando le leggi né chiedendo di attivare nuovi processi educativi. È necessario ritrovare l’origine e il senso della relazione sociale. La cultura individualistica non è capace di fare questo. Abbiamo bisogno di un nuovo fondamento culturale che non esalta l’individuo ma la persona. Quella cultura che il cristianesimo custodisce con cura. Silvio Longobardi

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L'APPROFONDIMENTO Matteo Grandi

La rete non è un Far Web

«L’

odio è un sentimento troppo nobile per essere lasciato ad appannaggio del primo cretino di turno». La provocazione è di Matteo Grandi, e giganteggia tra le ultime righe dell’introduzione del suo libro “Far web. Odio, bufale e bullismo; il lato oscuro dei social”, edito da Rizzoli. Abbiamo intervistato il giornalista, laureato in giurisprudenza, con la passione per la sua Umbria e una curiosità smisurata per il web, che lo ha portato a vincere il “TweetAward 2013” come miglior profilo Twitter d’Italia. Insomma, a colloquio con un “masticatore seriale” di social media. L’odio in rete. L’odio è sempre esistito, ma il suo dilagare in rete ha caratteristiche peculiari e preoccupanti. Cosa spinge molti utenti a sfogare con tanta disinvoltura rabbia, invidia e frustrazioni con commenti violenti e aggressivi online? Per Grandi, è necessaria una premessa: «Credo che a monte ci sia un grande problema di percezione. Abbiamo iniziato a immaginare che il web sia un contesto a sé stante e addirittura un soggetto pensante. La traduzione giornalistica che si è abituati a fare è “la rete odia”, “i social odiano”, “il web odia”. Così, perdiamo il punto di partenza: internet non prova sentimenti». La questione non riguarda la tecnologia quanto il campo sociologico. Per inciso: sono le persone che fanno il web.

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Perché online l’odio si amplifica? Ce lo spiega Matteo Grandi, giornalista professionista, blogger, autore radio e tv


«C’è una mancanza di alfabetizzazione digitale e di percezione del contesto – afferma il blogger – le persone non si rendono effettivamente conto che la rete non è una sorta di far web dove vale tutto, ma è luogo esattamente come quelli tridimensionali che frequentiamo, dove dovrebbero valere le stesse norme civiche e di educazione, le stesse norme penali e civili della società». Norme ad hoc sì o no? La piaga della violenza in rete divide l’opinione pubblica: da un lato c’è chi invoca la necessità di una nuova normativa specifica e dall’altra i sostenitori di un’educazione digitale. «È vero che molti degli illeciti commessi sul web sono penalmente o civilmente perseguibili ma è altrettanto vero che spesso non vengono perseguiti e questo rafforza l’illusione da parte degli utenti di vivere in una bolla sospesa dalla legalità» commenta Grandi. La sua posizione è chiara: «La storiella delle regole per il web è quanto di più inutile e cialtronesco possa esserci: le norme già esistono. Se avalliamo il principio che servono delle leggi specifiche per il web, ammettiamo che la rete è una zona franca, non disciplinata. E non è così». Le norme che valgono fuori dalla rete sono le stesse che valgono online. Un assioma valido fino all’insorgere di nuove forme di reati, generati dal web stesso. È il caso del revenge porn, la diffusione di contenuti intimi da parte di un ex compagno per vendetta: «Si tratta a tutti gli effetti un reato nuovo: oggi in Italia non c’è una tutela specifica, a differenza di molti altri Paesi, anglosassoni e non solo. Ci si può appigliare a una serie di norme più larghe, dalla violazione della privacy alla diffamazione, ma sono tutele deboli, che non garantiscono una pena esemplare a chi commette questo tipo di azioni e neanche una tutela necessaria e sufficiente per le vittime». Esiste ancora un ulteriore aspetto normativo da non sottovalutare, secondo il giornalista: «Un’altra norma da studiare sarebbe quella di vincolare i social network che hanno un minimo di iscritti ad aprire delle sedi legali in Italia, perché non riuscire ad interagire con i colossi del web restituisce l’idea che non si possa essere tutelati adeguatamente per gli illeciti commessi in rete».

Ruolo delle piattaforme e alfabetizzazione digitale. L’autore auspica un ruolo più attento ed attivo delle piattaforme: «Nella rimozione dei contenuti offensivi, sono loro le prime sentinelle deputate, prima ancora di polizia postale e magistratura». Una strada senza uscita? Per Matteo Grandi la strada è univoca, è quella di processi di alfabetizzazione digitale intergenerazionali. Se da un lato, è indispensabile avviare programmi di studio a scuola con docenti qualificati, dall’altro è necessario pensare a forme di insegnamento aperte a tutti: «Penso alla televisione. C’era un programma negli anni 60’, “Non è mai troppo tardi”, che ha contribuito all’alfabetizzazione del nostro Paese. Credo che il Servizio Pubblico debba essere una delle componenti fondamentali di questa nuova educazione digitale» commenta. Televisione e politica, i due carrarmati per combattere, secondo Grandi, l’odio in rete: «Anziché guardare solo il proprio ombelico, la politica dovrebbe aprire gli occhi su un fenomeno che è pericolosissimo soprattutto quando colpisce soggetti deboli: disabili, donne, immigrati, omosessuali». Fake news: esiste una ricetta per salvarsi? «Spirito e pensiero critico», risponde l’intervistato. Accertarsi della fonte delle notizie, incrociare dati e approfondire le ricerche, alcune delle necessarie operazioni che un utente consapevole dovrebbe compiere. «Non abbiamo tempo e voglia per indagare? Se non siamo sicuri di una notizia, non condividiamo!». Il meccanismo che rende virali le bufale è proprio quello della condivisione. Un ingrediente per annullare l’odio in rete è tornare a scuola di ironia, la stessa che Matteo Grandi utilizza per cavalcare le 110 pagine del suo lavoro editoriale: «Diceva il marchese del Grillo “quando si scherza, tocca essere seri”. Forse, in questo caso, vale il contrario. Quando affrontiamo temi seri dobbiamo essere anche in grado di scherzarci sopra». Un approccio per stemperare un ambiente carico di veleni e tensioni. Mariarosaria Petti MARZO 2018 Insieme

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L'APPROFONDIMENTO Raffaella Marciano

Qual è la ricaduta della presenza in rete dei minori? Quali i rischi e i correttivi da apportare per la sicurezza dei più piccoli? Ne abbiamo discusso con Raffaella Marciano, psicologa

CyberBullismo,

la sofferenza delle generazioni connesse

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offerenza, umiliazione, rabbia, depressione, quante sono le emozioni connesse al bullismo, e nella sua declinazione più attuale, al cyberbullismo? Sensazioni che graffiano l’anima, si infilano nelle scarpe, perseguitano i passi e restano appiccicate addosso anche dopo anni. Ne abbiamo parlato con la dottoressa Raffaella Marciano, psicologa-psicoterapeuta cognitivo comportamentale. L’evoluzione del fenomeno dipende dalla velocità a cui corre il progresso della tecnologia. «Il fenomeno in sé esiste da sempre. A differenza di altre forme comportamentali, però, subisce gli effetti dello stile della società di appartenenza. Gli atteggiamenti violenti e di scherno nei confronti degli altri nel passato erano applicati in un contesto in cui valori e le regole erano diverse, più rigide. Oggi sembra che si possa sorvolare su tutto e che nessun contenitore sia in grado di frenare i ragazzi». Ad alimentare ulteriormente il fenomeno sul web è la possibilità dell’anonimato. «Non vi è un volto sulla rete, ci si può permettere di superare ogni limite. Inoltre nel mondo reale le occasioni devono essere create, in rete ogni momento è quello buono per far del male». Sono tutte vittime. Il pensiero di fondo, che la specialista comunica, è che non esistano buoni e cattivi. «La società

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è portata a dover individuare un chiaro colpevole, e quindi ad etichettare i ragazzi coinvolti in vittime e bulli. Ma non è proprio così. Anche i bulli sono a loro volta delle vittime, magari di altri bulli o dei loro genitori». La dottoressa Marciano spiega che quando si è vittima di bullismo in età scolare si può reagire in diversi modi: chiudendosi nel proprio dolore o ripercuotendo la propria sofferenza sugli altri. «Purtroppo diventare a propria volta bullo diviene spesso l’unica modalità per sedare l’umiliazione rispetto al mondo, al prossimo e a se stessi». Responsabilità comuni. «Il fenomeno del bullismo è molto particolare. Serve quella che in termini tecnici è definita “scenografia”, perché un bullo operi. L’artefice, infatti, si sincera sempre che ci sia un pubblico». Segni di accondiscendenza, risolini, superficialità di reazione alimentano questi atteggiamenti in tutti i contesti. Il ruolo più difficile, e allo stesso tempo determinante, è quello dei familiari, che talvolta vengono meno al loro ruolo educativo. «Molto spesso si diventa bulli perché si hanno genitori troppo permissivi, o troppo repressivi o autoritari». La regola, dopotutto, è semplice: se si educa all’amore, si riuscirà ad instillare nel proprio figlio l’empatia verso gli altri. L’esempio dei genitori è fondamentale per i


La mappa del fenomeno

R figli. Per questo fanno ancora più riflettere gli episodi raccontati dai media negli ultimi mesi, che ritraggono adulti aggressori di insegnanti. Agire ora. Siamo nel mezzo di una vera e propria emergenza sociale. «Bisogna lavorare sul tessuto a più livelli. Perché sia i bulli che le vittime faranno parte delle generazioni future. I rapporti interpersonali sono basilari per l’esser umano. Nella fase di crescita i bambini iniziano a farsi un’idea di chi sono. Si danno un significato, lavorano ad una rappresentazione di loro stessi e del mondo, e quando succedono queste cose ne sono condizionati per sempre». È qui che subentra il ruolo fondamentale di tutti i comparti educativi. Delle scuole in primis, dopo le famiglie. Un tasto dolente, secondo l’esperta, poiché ancora si dedica troppa poca attenzione all’ascolto dei ragazzi nelle istituzioni scolastiche. Ma non è troppo tardi per agire. Bisogna partire, ora, con un’azione mirata su più livelli, che parta dai ragazzi, ma coinvolga anche le famiglie, tramite il parent training, e le scuole. Perché se i bulli non sanno percepire l’angoscia degli altri, fare altrettanto rispetto al loro dolore, significa essere complici. Martina Nacchio

sieme MENSILE DI ATTUALITà E CULTURA DELL’AGRO

Mensile di attualità e cultura dell’Agro Espressione della comunità ecclesiale della Diocesi Nocera Inferiore-Sarno Registrato presso il Tribunale di Nocera Inferiore n. 624/06 del 16 giugno 2006 e n. 1529/2014 del 11 agosto 2014. Iscritto al R.O.C. n. 26978 del 01/02/2017. Membro Federazione Italiana Settimanali Cattolici, Associato Unione Stampa Periodica Italiana

Editore Priscus Società Cooperativa Direttore Responsabile Andrea Annunziata Direttore Editoriale Silvio Longobardi Vicedirettore Antonietta Abete

Redazione Salvatore D’Angelo, Mariarosaria Petti, Martina Nacchio Segreteria di redazione e marketing Sofia Russo, Maria Luisa Franco Hanno collaborato Mons. Mons. Giuseppe Giudice, Vincenzo Spinelli, Francesco Belsito, Salvatore Guercio Nuzio, Andrea Perrino, Raffaella Marciano, Andrea Pellegrino, Donato D’Elia, don Nataliano Gentile, don Gerardo Coppola, Mattia D’Antuono, Livia Rossi, Orazio Giordano, padre Pietro Lombardi, Anna Barile, Angela Morrone, Dina Grimaldi, Costantina Fugaro, Francesco Pio De Stefano, Sabrina Perrino, Ersilia Fiore, Mafalda Rega, Chiara Manzo, Donatella Ferrara, Stefano Parlato, Maria Rosaria De Blasio, Anna Petrosino, Fabio Senatore, padre Paolo Saturno, Raffaele Iaria Amministrazione Via Vescovado, 4 84014 Nocera Inferiore (SA) Tel/Fax 081 5170466

agazzi e social, un connubio sempre più stretto. Parliamo dei nativi digitali, cresciuti di pari passo con la tecnologia. I social sono parte integrante delle loro giornate. Secondo l’ultima indagine del Telefono Azzurro, il 73 per cento dei ragazzi, tra i 12 e i 18 anni, utilizza abitualmente whatsapp, il 44 per cento utilizza Facebook, il 35 per cento Instagram. La fruizione così diffusa del web comporta una maggiore esposizione ai pericoli, di cui gran parte di loro è consapevole. Il 48 per cento dei ragazzi confessa di aver paura di incontrare su internet persone che si nascondono dietro una falsa identità, il 41 per cento teme di essere contattato da estranei che chiedano informazioni personali. I dati sul cyberbullismo raccontano una situazione allarmante. Secondo una ricerca 2015 del Telefono Azzurro - riportata nella prefazione, a firma della dottoressa Raffaella Marciano, del libro Storie di bulli di Sonia D’Alessio - ogni giorno si ha un caso di bullismo o cyberbullismo. Nel 70 per cento dei casi si tratta di donne, che denunciano body shaming, ossia atti vessatori rivolti a parti del corpo di vittime presi di mira in rete. L’età di insorgenza dei fenomeni di bullismo è intorno ai 5 anni, ma si comincia a denunciare durante le scuole secondarie di primo grado. Al Nord si segnalano circa il 57 per cento dei casi di cyberbullismo e l’85 per cento delle vittime ha prevalentemente nazionalità italiana.

Progetto grafico e impaginazione Salvatore Alfano

Questo numero è stato chiuso in redazione 22 febbraio 2018

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MARZO 2018 Insieme ria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.


L'APPROFONDIMENTO Immagine di repertorio

Nomi di fantasia per raccontare cosa succede quando la violenza della rete graffia la vita di un adolescente

Storie di vittime

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ilippo è un bullo. Ultimamente è sempre più violento con gli estranei e con la sua stessa famiglia. La sua aggressività è da ricercarsi nel rapporto che ha con i suoi genitori. Sono assenti, il lavoro prima di tutto, così il ragazzino è cresciuto dovendosela cavare da solo. La terapia dovrebbe prevedere il coinvolgimento anche dei familiari ma, per questo motivo, le sedute non partono. Sonia è una donna adulta, ma continua ad avere la percezione di sé umiliata, inutile, grassa e brutta delle elementari. Ci sono persone, infatti, che in tarda età continuano a riportare esperienze di bullismo vissute negli anni scolastici. Intorno ai vent’anni, a causa di questa sofferenza, sviluppa l’anoressia. Oggi è magra e ancora fa fatica a piacersi. È difficile prendersi cura di sé, quando si soffre. Ci si ritiene sbagliati. Poi si cresce e si sta ancora più male, perché non si può più tornare indietro. E così si va avanti tutta la vita.

Caterina è una ragazza bellissima, molto corteggiata. Non dà confidenza ai tanti ragazzi che le dedicano attenzioni. Un giorno, però, inizia a costruirsi attorno a lei un clima ostile. Ad un primo messaggio sui social di odio e offese, ne seguono altri. Il bullo raduna attorno a sé un gruppo di ragazzi, che nella sua unità diventa fautore di un incubo. Dai messaggi si passa alle azioni. Una sera il gruppo di bulli arriva ad urlarle offese addirittura sotto casa. Caterina non regge la sofferenza, inizia ad auto lesionarsi. Martina Nacchio

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Una legge su misura del minore

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allo scorso 29 maggio con l’approvazione della legge n.71, il cyberbullissimo è diventato un reato. Un percorso iniziato nel 2014 su proposta della senatrice del Partito Democratico Elena Ferrara, insegnante di una ragazza suicidatasi nel 2013, dopo la diffusione di un video in cui veniva molestata sessualmente. Il fenomeno è delineato come qualunque forma di pressione, aggressione, molestia, trattamento illecito dei dati personali in danno di minorenni, nonché la diffusione di contenuti online il cui scopo intenzionale e predominante sia quello di isolare un minore o un gruppo di minori ponendo in atto un serio abuso, un attacco dannoso, o la loro messa in ridicolo. Più controlli sul web e un’opera di prevenzione a partire dalle scuole, questi i cardini della legge. È stata abbassata a 14 anni l’età per far richiesta ai siti o ai social network di rimuovere un contenuto sgradito; se ciò non accade entro 48 ore, dovrà agire il Garante per la privacy nelle 48 ore successive. Le pene previste per i maggiorenni vanno dalle sanzioni alla reclusione. La prevenzione gioca un ruolo fondamentale.


Bruno Mastroianni

Vera Gheno

Verso il Premio Euanghelion

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dio, bufale e bullismo. Un’emergenza sociale e culturale, a cui anche papa Francesco ha deciso di dedicare centralità nel messaggio per la 52a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, dal titolo “La verità vi farà liberi. Notizie false e giornalismo di pace”. Questo il tema scelto per l’edizione 2018 del Premio Euanghelion, il prestigioso riconoscimento che la Diocesi di Nocera Inferiore – Sarno conferisce ai professionisti, che eccellono nella diffusione della Buona Notizia. Conosciamo insieme i premiati.

co di Parole O_Stili, progetto sociale di sensibilizzazione contro la violenza nelle parole, che ha stilato un Manifesto della comunicazione non ostile, in dieci punti.

Bruno Mastroianni: docente di Comunicazione politica e Reti e social media presso Uninettuno, social media manager de La Grande Storia (Rai3). Il giornalista sarà premiato per il libro “La Disputa Felice”, saggio pubblicato da Franco Cesati Editore, in cui l’autore propone un interessante itinerario per imparare a dissentire senza litigare sui social network, sui media e in pubblico.

Francesco Ognibene: caporedattore dal 1991 ad Avvenire, si occupa al Desk centrale di bioetica, informazione religiosa e pagine diocesane, mass media, giovani. Riceve il riconoscimento della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno per l’esperienza Portaparola, il coordinamento degli operatori della cultura e della comunicazione di tutte le parrocchie italiane.

Vera Gheno: sociolinguista, docente all’Università di Firenze, twitter manager dell’Accademia della Crusca. L’esperta riceve il premio per l’impegno all’interno del Comitato Scientifi-

Elisabetta Soglio: giornalista prima ad Avvenire e dal 1993 al Corriere della Sera, si occupa da sempre di temi sociali. La professionista ritira il Premio Euanghelion per il suo lavoro a Buone Notizie, nuovo settimanale del Corriere dedicato al Terzo Settore. È membro della Consulta femminile del Pontificio Istituto della Cultura del Vaticano

Dal 10 al 12 maggio, una tre giorni di appuntamenti imperdibili con ospiti d’eccezione del panorama giornalistico italiano. Buon cammino verso il Premio Euanghelion! Mariarosaria Petti

Una Giornata per le Comunicazioni Sociali 2.0: i premiati dell’edizione 2018 del Premio Euanghelion, quest’anno dedicato al tema delle notizie false e del giornalismo di pace

Elisabetta Soglio

Francesco Ognibene

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VITA NELL'AGRO

Agro fecondo

Una comunità consapevole

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l futuro del Paese è nelle mani di chi vota e non resta a casa a guardare. Per una scelta consapevole, i laici della Diocesi hanno deciso di interrogarsi e interrogare la classe politica sui temi di maggior interesse territoriale. Dieci sollecitazioni alla politica e, nello specifico, a quanti si candidano a rappresentare l’A gro nocerino sarnese in Parlamento sono contenute nel documento “Agro fecondo”, pubblicato lo scorso 9 febbraio. Il manifesto è il frutto della riflessione tra le associazioni e i movimenti che operano nella comunità ecclesiale della valle del Sarno, «perché ogni credente è anche cittadino». Migliaia di persone che attraverso i loro referenti diocesani e gli spunti raccolti hanno deciso di non essere spettatori, ma promotori di un dibattito sui temi più cari e urgenti. «Non possiamo non guardare alla nostra terra: ricca, fertile e pur tanto bistrattata. L’A gro – si legge nel manifesto – ha bisogno di un solo aggettivo: fe-con-do. Una terra felice, con linee di azione condivise, perché diventi un dono per la comunità. La consulta – continua – ha pensato di offrire una sorta di vademecum per i candidati affinché, sulle orme dei grandi testimoni della polis, ridiano valore e spessore alla vocazione politica che è e deve rimanere un servizio all’Uomo, al territorio e al bene comune». Il

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A febbraio, la consulta diocesana delle aggregazioni laicali aveva proposto ai candidati alle elezioni politiche un impegno concreto su alcuni temi ritenuti importanti per costruire un Agro fecondo. Dieci punti sui quali, tuttavia, non è partito nessun confronto concreto. Segno di una distanza profonda tra politica e cittadini

Foto Salvatore Alfano

a cura di Salvatore D’Angelo


La politica tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose di carità, perché cerca il bene comune. (Evangelii Gaudium, 205)

Purtroppo non c’è stata la discussione, non solo retorica e dialettica ma pragmatica e fruttuosa, che si immaginava potesse aprirsi dopo la pubblicazione del documento. Nemmeno le promesse, che riempiono la bocca dei competitori durante le campagne elettorale. Un segnale, purtroppo, dell’ancora troppa distanza che segna il mondo politico e i cittadini. Politica che, tranne qualche eccezione, ha dimostrato di non saper cogliere le sollecitazioni arrivate da una consulta che rappresenta una bella fetta di popolazione dell’A gro. Un vulnus da colmare con il voto, non restando comodamente in poltrona o davanti a pc, semmai a commentare indignati le sorti del Paese che però non si contribuisce a rendere migliore. Una svolta possibile anche quando i contendenti capiranno che la chiamata in politica è «una vocazione, una missione e non un trampolino di lancio verso il potere», come ha ricordato il cardinale Gualtiero Bassetti all’ultimo Consiglio permanente della Cei. Salvatore D’Angelo

Immagine di repertorio

confronto sull’attualità alla luce dei valori cristiani è avvenuto prima, durante e dopo gli esercizi spirituali tenuti a fine gennaio dal vescovo, monsignor Giuseppe Giudice. La consulta ha chiesto ai candidati alle Politiche di impegnarsi su molteplici fronti: «Ambiente, anziani, bellezza, cittadinanza, famiglia, giovani, lavoro, legalità, periferie umane e sanità». Nei paragrafi si sollecita un impegno a sostegno della raccolta differenziata, alla «difesa del suolo», il «disinquinamento dei fiumi». Diversi i punti che richiamano gli aspetti familiari: «Un welfare attento ai nuovi bisogni della terza età, che accompagni con dignità questa fase della vita; sostegno alla vita nascente, accesso garantito ai servizi per l’infanzia, agevolazioni fiscali alle famiglie». Per i giovani si chiede di «programmare percorsi di formazione, di qualificazione e specializzazione; garantire l’accesso alla cultura e la sua fruizione; valorizzare gli spazi pubblici di aggregazione». Importante il passaggio sul lavoro, nel quale si fa presente quanto sia necessario tenere conto «della vocazione agroalimentare» territoriale e della «risorsa agricola». Obiettivi che si raggiungono contrastando altresì «sfruttamento e lavoro nero». L’occupazione è presente pure nel punto relativo alla sanità: «Stop al depotenziamento degli ospedali. Sì a nuove e urgenti immissioni di giovani operatori al servizio della salute». Non manca il riferimento alle nuove povertà e all’incontro tra culture diverse, così come quello al «recupero delle aree di interesse storico-artistico per una spinta al settore turistico e culturale». Infine il contrasto all’illegalità che passa dalla «lotta alla ludopatia e alle altre forme di dipendenza», dalla «aggressione dei patrimoni criminali e il riutilizzo dei beni confiscati». Si sarà credibili, però, se si lavorerà in particolare per la «trasparenza politica e amministrativa». L’auspicio della consulta è che i frutti di questa riflessione siano «politiche di welfare, ambientali ed economiche, per ritornare a scegliere il bene. Ogni persona impegnata in politica può e deve essere testimone di una Carità attenta all’Uomo e ad ogni uomo».

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VITA NELL'AGRO Uno scorcio di Longola (foto di Emilio Castaldo e Daniela Citro)

La Venezia della preistoria

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n salto nel passato di 3500 anni. È stato inaugurato sabato 10 febbraio il Parco archeologico-fluviale di Longola. L’ampia area storico-naturalistica che ricade nel comune di Poggiomarino lambisce il corso di un fiume Sarno ancora placido e pulito. Il Parco è stato realizzato all’interno di un terreno sul quale sarebbe dovuto sorgere un depuratore. I lavori furono definitivamente conclusi nel 2004 quando gli abitanti di Poggiomarino, con un referendum, scelsero di destinare la zona solamente agli scavi. Nel 2000 vennero alla luce nell’area di Longola una serie di reperti e di capanne pertinenti a un villaggio che i sarrasti, gli antichi abitanti della Valle del Sarno, edificarono bonificando un’area fluviale e paludosa. Per costruire il loro insediamento, i sarrasti furono costretti a creare una serie di isolotti artificiali sui quali edificaro-

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no le capanne. Le abitazioni sono circondate da canali nei quali defluivano le acque. Per questo motivo, il villaggio di Longola è stato descritto come una “Venezia della preistoria”. La particolare condizione di seppellimento del sito, praticamente immerso nell’acqua, ha permesso la straordinaria conservazione dei reperti organici: legno, semi, frutti, foglie; finanche due canoe piene di cereali nei pressi di un pontile. Non solo: sono stati rinvenuti oggetti ceramici (vasellame, pesi da telaio, fusaiole, figurine votive); bronzi; oggetti in ferro; strumenti in osso. Come dimostrano i forni e le forme di fusione, la lavorazione del metallo avveniva “in loco”. Vi si lavoravano, inoltre, i tessuti, e venivano realizzati elementi decorativi come collane (dai vaghi in pasta vitrea a quelli in ambra). Tutto ciò ha offerto agli archeologi uno spaccato straordinario della vita quotidiana di una comuni-

Riportato alla luce il tesoro sommerso di Longola. A Poggiomarino un parco archeologico unico al mondo


Tesori in mostra

Una conferenza al TourismA 2018

tà che, sorta nel periodo noto come Media Età del Bronzo (1500 a.C., circa) è andata avanti fino alla piena Età del Ferro (VII secolo a.C.). All’indomani della chiusura dello scavo, la parte non archeologica dell’area è passata in mano al Comune di Poggiomarino che vi ha realizzato l’oasi. I lavori, affidati agli architetti Falanga e Federico, hanno visto la realizzazione di numerosi laboratori e aree attrezzate. Punto di forza del Parco è la ricostruzione di due capanne dell’antico villaggio. Eseguite per opera dell’architetto Castaldo e dell’archeologa Citro, le capanne riproducono fedelmente le tecniche di costruzione antiche e sono state immerse in un ambiente “simil lacustre” che ricrea gli antichi isolotti. Appena il Comune reperirà i fondi, il parco sarà implementato dalla ricostruzione del pontile e di una canoa. Il villaggio fu abbandonato nel VII secolo a.C. L’espansione dei greci in Campania, spinse gli etruschi a raggiungere la nostra regione per contrastarla, dando vita, secondo la tradizione, a una confederazione di dodici città (si parla di dodecapoli). Giunti nella Valle del Sarno, gli etruschi accentrarono una parte delle genti che lo abitavano verso il mare, dando origine a Pompei; un’altra in un luogo difeso dalle montagne e nacque Nuceria. Francesco Belsito

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Agro nocerino sarnese ha riscosso un grande successo a TourismA, il Salone per l’archeologia e il turismo culturale più importante in Europa, organizzato dalla rivista Archeologia Viva, che è andato in scena a Firenze dal 16 al 18 febbraio scorsi. Lo stand Nuceria genuit Pompeios, organizzato dall’associazione Il Didrammo, è stato preso d’assalto da centinaia di appassionati di archeologia e eventi culturali. I materiali volti a valorizzare i tesori della nostra terra, offerti dal Museo diocesano e dal Club Rotary Nocera Inferiore-Sarno, sono andati a ruba ed esauriti ben prima che TourismA chiudesse i battenti. Quest’anno il Salone, giunto alla sua quarta edizione, si è concluso con numeri lusinghieri: oltre 12mila visitatori hanno animato la manifestazione. L’Auditorium, sempre colmo di ascoltatori interessati, ha registrato il sold out con Alberto Angela: il noto divulgatore televisivo ha parlato delle sue origini di paleontologo e della propria passione per l’archeologia. Sul fronte nucerino, oltre alla presenza permanente con lo stand, vi sono stati due momenti dedicati alle antichità locali. Domenica 18 febbraio la conferenza del professor Mario Torelli, premio Balzan 2013 e Accademico dei Lincei, sul tema “Alla scoperta di Nuceria, storia di una città fra gli antichi popoli della Campania”. Dalla Lectio sono partite le proposte di realiz-

Successo per lo stand Nuceria genuit Pompeios al TourismA, Salone fiorentino dell’archeologia e turismo zare un atlante archeologico dell’Agro, in collaborazione con i Lincei, e la possibilità di scavare nell’area prospiciente il teatro ellenistico in località Foce Sarno, dove il celebre archeologo ipotizza la presenza di un santuario antichissimo. Torelli è stato anche protagonista dell’incontro “Nuceria e la Valle del Sarno – Una storia unitaria interrotta. Un patrimonio da recuperare”. Con lui c’erano il presidente del Consiglio superiore dei Beni culturali e paesaggistici, Giuliano Volpe, il professore Rosario Giuffrè, già prorettore dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria, il professore Marco Dezzi Bardeschi del Politecnico di Milano, l’architetto Salvatore Scoppetta, ideatore e coordinatore dell’intera iniziativa Nuceria genuit Pompeios, e il professor Pasquale Persico dell’Università di Salerno. L’avvocato Giovanni Fasolino, vicepresidente della Fondazione Carisal, ente che ha sostenuto l’iniziativa in partnership con Nuceria group e col patrocinio oneroso del Comune di Nocera Inferiore, ha espresso la grande soddisfazione del suo Istituto per le nuove sfide indicate dai relatori, con la prospettiva di avviare un progetto comune con le 88 Fondazioni di origine bancaria sull’archeologia. All’iniziativa ha partecipato anche il sindaco di Pagani, Salvatore Bottone. A.B.R. MARZO 2018 Insieme

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VITA NELL'AGRO

Orgoglio nocerino

Angelo Giulio Citarella

Angelo Giulio Citarella e Felice Granato sono due medici di Nocera Inferiore che si sono ritrovati a lavorare gomito a gomito in uno dei più importanti ospedali del Regno Unito

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n’involontaria e inattesa carrambata ha visto protagonisti due medici nocerini. Angelo Giulio Citarella e Felice Granato, il primo cardiochirurgo e il secondo chirurgo toracico, si sono ritrovati a lavorare fianco a fianco in un ospedale inglese. A mettere in luce la coincidenza è stato il papà di uno dei due professionisti sanitari, l’ex maresciallo Michele Citarella. Le due carriere mediche si sono incrociate quando Angelo Giulio, proveniente da un ospedale di Madrid, è stato ingaggiato dal policlinico universitario di Manchester. Arrivato al Whythenshawe hospital ha scoperto che su 6mila dipendenti, lui non era l’unico nocerino in servizio

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in quella struttura. Il dottor Granato ha lavorato prima presso i presidi ospedalieri di Cambridge, Glasgow ed Exeter, mentre il collega è stato a Nottingham, oltre che nella capitale spagnola. L’ospedale universitario di Manchester è un avanzato centro per chirurgia cardiaca, toracica, plastica, vascolare e per pneumatologia; uno dei cinque centri di riferimento in Gran Bretagna per trapianti di cuore e polmoni. Se da un lato dispiace che le migliori energie italiane debbano espatriare per essere valorizzata, dall’altro inorgoglisce che due campani, nocerini doc, tengano alto il nome della loro città in uno dei maggiori ospedali del Regno Unito. Sa. D’An.

Felice Granato


Il Gabbiano Arte e Cultura Statua in marmo di San Michele, posta nel timpano del Duomo di Episcopio

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entre la diffusione dei nuovi media apre spiragli per la nascita di nuove professioni nel mondo del web, vanno scomparendo gli antichi mestieri, l’artigianato, le arti applicate. Sempre più protesi verso il futuro, si rischia di perdere per sempre conoscenze artistiche e tecniche manuali. Sono poche le botteghe d’arte che ancora accolgono nuove leve per trasmettere tradizione e autenticità. A Sarno, Carmela Milone e Salvatore Squillante ne fanno, invece, un modello educativo. «Dopo 32 anni di esperienza nel campo del restauro – dice Carmela, 54 anni – vogliamo trasmettere ai ragazzi la “voglia di fare”, allontanarli un po’ dalle tecnologie che atrofizzano la creatività». Così, Carmela e Salvatore, insieme a Rosa Odierna e a Rosetta Squitieri, decidono di dar vita all’associazione Il Gabbiano Arte e Cultura, che affianca il loro laboratorio artistico nelle attività di formazione pratico-teorica. «L’anno scorso – racconta Salvatore – abbiamo aderito ad un progetto di Scuola Viva con l’IIS di Sarno e partecipato ad un concorso nazionale, MOSAISIS, con dei mosaici preparati da loro. Hanno fatto il primo posto». Una soddisfazione che può diventare anche futuro lavorativo. «Mi han-

Tela copia della Madonna del Sassoferrato, custodita in una Cappella privata a Sarno

no chiamato qualche settimana fa da Pordenone, cercano mosaicisti». Gli esperti di arti applicate sono in diminuzione e c’è grande richiesta di figure lavorative esperte nell’artigianato artistico. «Ecco perché puntiamo sulla formazione – continua Carmela – perché sappiamo che può tradursi in reale lavoro, viste le tante richieste che arrivano da tutta Italia». Formazione che passa anche dalle parrocchie: a Sant’Alfredo, a Sarno, portano avanti “Manipolando”, un laboratorio di teatro e arti applicate, con ragazzi dai 10 ai 18 anni, a cui partecipano anche disabili e figli di immigrati. Si inventano di tutto per contagiare con la passione dell’arte, come l’iniziativa “Passa un’ora con tuo figlio”: un’ora di attività laboratoriali da trascorrere divertendosi con il proprio figlio. Unico obbligo: spegnere il cellulare! Un’idea originale per festeggiare la festa del papà… ma anche della mamma! Adesso, Carmela e Salvatore stanno raccogliendo le iscrizioni per il loro prossimo corso di formazione in restauro artistico, della durata di 3 mesi e con attestato finale. Un’occasione da non perdere per chi vuole imparare il lavoro della vita. Sofia Russo

I ragazzi dell’IIS di Sarno durante il progetto Scuola Viva

Alla scoperta degli antichi mestieri A Sarno l’associazione Il Gabbiano Arte e Cultura insegna a giovani e ragazzi l’artigianato artistico. Un’occasione concreta e preziosa per imparare un lavoro di cui c’è grande richiesta in tutta Italia

Carmela Milone

Direzione artistica: Carmela Milone 338 97 37 511 – 339 64 25 988 ilgabbianoarte@outlook.it FB Il gabbiano arte Milone

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FISCO E TRIBUTI Rubrica Fiscale e Tributaria a cura dell'Ordine dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili del Tribunale di Nocera Inferiore

Novità per chi espatria in cerca di lavoro

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re mesi di Naspi (indennità di disoccupazione di ex lavoratori dipendenti) incondizionata per chi espatria in un Paese dell’Unione europea alla ricerca di un nuovo posto di lavoro. Per tre mesi, infatti, il lavoratore può intascare l’indennità di disoccupazione senza attenersi alle regole, che tornano a operare dal quarto mese. A precisarlo è l’Inps nella circolare 177/2017. Il chiarimento interessa i lavoratori che si recano all’estero alla ricerca di una nuova occupazione. Finora, in tale ipotesi si decadeva dal diritto alla Naspi. Alla luce degli “evidenti mutamenti sociali” il ministero del Lavoro ha fatto marcia indietro consentendo, seppure in via temporanea, la percezione della Naspi. Si parla di diritto all’esportabilità. I beneficiari, dal primo giorno del quarto mese, conservano soltanto il diritto a percepire la prestazione, ma tornano a essere obbligati al rispetto dei meccanismi di condizionalità fissati dalle norme italiane, la cui violazione comporta l’applicazione delle misure sanzionatorie che, a seconda dei casi, vanno dalla decurtazione dell’indennità fino alla decadenza dalla stessa o dello stato di disoccupazione. Tra i vincoli connessi ai criteri di condizionalità, alcuni consistono nell’obbligo dei presentarsi presso un centro per l’impiego per la profilazione e la sottoscrizione del patto di servizio personalizzato. La violazione di questa (come delle altre regole sulla condizionalità) comporta l’applicazione delle sanzioni fissate dall’INPS con circolare n-224/2016. Andrea Perrino dottore commercialista in Angri

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IL PEDIATRA RISPONDE di Salvatore Guercio Nuzio*

Se desideri sottoporre una domanda al dottore Guercio Nuzio o chiedere un consiglio, scrivi a insieme@diocesinocerasarno.it

TRAUMA CRANICO MINORE: NIENTE PAURA! Il vostro bambino è caduto e ha battuto la testa? È sempre necessario portarlo in ospedale? I consigli del pediatra su come gestire anche a casa i traumi cranici minori Gentile dottore, Francesco, 18 mesi, mentre giocava sul letto matrimoniale, è caduto ed ha battuto la testa sul pavimento. Ha pianto sùbito, non ha vomitato e non ha perso conoscenza. Devo portarlo in ospedale per una radiografia del cranio? Loredana Gentile signora, anche se i traumi cranici rappresentano una delle più importanti cause di mortalità in età pediatrica, nell’80% dei casi si tratta di traumi definiti minori, che non si associano cioè a perdita di coscienza o sintomatologia neurologica. Quando si verifica un trauma minore del cranio, eseguita un prima valutazione medica, non è richiesto alcun esame radiologico ma solo una stretta osservazione a domicilio per circa 48 ore. Le anomalie che vanno riconosciute, e che giustificano un nuovo accesso presso un pronto soccorso pediatrico, sono: la comparsa di uno stato confusionale o di sonnolenza; una cefalea persistente; il vomito a getto, violento e ripetuto; debolezza di un arto o un’estremità; alterazioni della vista e/o del respiro; sanguinamento o perdita di liquido da orecchie e/o naso; perdita di coscienza improvvisa; comportamenti anomali. Il bambino che ha subito un trauma cranico minore può addormentarsi subito dopo l’evento traumatico. Durante il sonno, i genitori sono invitati a controllare, ogni due ore circa, il respiro, la posizione, la risposta a un delicato stimolo uditivo/tattile. Il bambino potrebbe manifestare alcuni sintomi anche nei giorni successivi all’osservazione iniziale fra cui stanchezza, scarsa concentrazione, lieve cefalea, inappetenza, problemi di memoria, malessere senza vomito, disturbi del sonno. In caso di osservazione e preoccupazione per uno di questi sintomi, è opportuno accompagnare il piccolo dal pediatra, soprattutto se non scompaiono entro due settimane. Attenzione: il bambino deve mantenere un regime alimentare leggero per 24-48 ore. È consigliabile l’applicazione di ghiaccio a cicli sulla zona interessata dal trauma. Non devono essere assunti farmaci se non sono stati prescritti dal pediatra. * Pediatra


SALE IN ZUCCA di Raffaella Marciano*

Il monte della gioia Sale in zucca è uno spazio dedicato alla persona ed offre consigli e riflessioni per prendersi cura di sé. Continuiamo questo mese il viaggio nel mondo delle emozioni facendo tappa sul monte della gioia

Charlie Brown: Come pensi che vorresti essere da grande? Linus: Vergognosamente felice! (Linus, Charles M. Schultz). Cos’è la gioia? È un’emozione universale, come la rabbia e la tristezza. Ed è un’emozione positiva, molto intensa, che proviamo quando raggiungiamo un obiettivo importante. È un’emozione molto piacevole e nello stesso tempo molto breve. Anche la gioia ha sull’uomo effetti cognitivi e comportamentali. A livello cognitivo, migliora l’apprendimento e la memoria ma porta l’individuo a sopravvalutare i risultati positivi o a sottovalutare i propri errori. A livello comportamentale, la gioia permette alla persona di agire nel mondo in modo propositivo verso il prossimo e verso se stessi. A fare da contraltare c’è il fatto che in questo stato difficilmente si riesce a valutare la transitorietà di questa emozione. In pratica vorremmo essere sempre gioiosi. Provare gioia è l’obiettivo primario di molte persone. L’errore che si commette è considerare la gioia un punto di arrivo, tralasciando o dimenticando del tutto il suo aspetto transitorio. A causa di questo errore di valutazione osserviamo persone dedite alla ricerca incondizionata della felicità, che non prestano molta attenzione ai piccoli obiettivi raggiunti. Anzi, li considerano di poco conto, condannandosi ad una corsa incessante verso obiettivi effimeri. La conseguenza più immediata è vivere frustrazioni che nascono dall’incapacità di riuscire a riconoscere le piccole gioie della vita: come uno scalatore che, durante la scalata di un monte, ha come unico scopo la cima e non dà valore ad ogni singolo passo fatto durante l’arrampicata. In realtà è nella consapevolezza dei singoli traguardi raggiunti, anche insignificanti, che risiede la vera felicità. Prossima tappa del nostro viaggio nella terra delle emozioni: la paura. *psicologa psicoterapeuta dottoressa.marciano@gmail.com

Per info, scrivete alla mail dottoressa.marciano@gmail.com

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QUI REGIONE di Andrea Pellegrino

Una spinta alle politiche sociali Nel mese di febbraio la giunta regionale ha tracciato le linee guida dei due programmi di governo per potenziare i servizi sociali

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alla sanità alle politiche sociali: Vincenzo De Luca apre il nuovo anno con due programmi di governo per la Campania. Aiuti alle famiglie più deboli, integrazione per il Fondo sulle disabilità da destinare al trasporto scolastico gratuito e potenziamento della rete degli asili nido, queste le linee che la giunta regionale ha tracciato per i cittadini della Campania. Il programma è stato presentato a febbraio nella sala ex Diana di Salerno dallo stesso governatore della Campania, Vincenzo De Luca, insieme all’assessore alle politiche sociali, Lucia Fortini. «Sulle politiche sociali ci stiamo orientando ad essere la regione che ha il capitolo più consistente nel bilancio libero – ha detto il Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca –. La Campania, purtroppo, insieme alla Calabria, vanta un primato negativo: abbiamo la rete più scarsa di asili nido. L’unica eccezione è rappresentata dalla città di Salerno, tra le prime cinque in Italia per questo tipo di servizi». Il presidente ha snocciolato i nume-

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ri del programma: «Come Regione finanziamo dunque un programma che ci impegna per oltre 80 milioni di euro. Abbiamo già finanziato 121 comuni per lavori di ristrutturazione e manutenzione degli asili, per un costo di 45 milioni. Con il nuovo bando destiniamo 30 milioni di euro per realizzarne di nuovi e 10 milioni di euro serviranno per dare un buono alle famiglie più povere che hanno diffi-

coltà a pagare le rette mensili». L’importo della retta, destinata a 1600 famiglie, sarà di 530 euro. Sono previste, inoltre, altre misure di sostegno: «Abbiamo destinato borse di studio per i ragazzi delle scuole medie superiori che vanno ad affiancarsi alla misura già concessa agli universitari. Con questi interventi la Campania si conferma la regione della solidarietà».


SCUOLA & UNIVERSITà di Martina Nacchio Immagine di repertorio

Dentro la dispersione scolastica

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ario è un ragazzino di Catania, occhi castani e pelle dorata. Ha dodici anni e nessuna voglia di studiare. Frequenta la seconda media, ma spesso capita che salti le lezioni. Se dipendesse da lui abbandonerebbe la scuola già ora, ma i suoi genitori vogliono finisca almeno le scuole medie. Poi magari cercherà un lavoro. Come lui quattordici ragazzi su cento in Italia, secondo l’Istat, concludono il loro percorso di studi dopo aver conseguito un titolo di scuola secondaria di I grado o al massimo una qualifica non superiore ai 2 anni. Ad evidenziarlo è il Miur, che ha condotto un’analisi attraverso il Sistema Nazionale delle Anagrafi degli Studenti relativa all’anno scolastico 2015/2016 e al passaggio al 2016/2017, focalizzando l’attenzione sulle scuole secondarie di I e II grado. Un quadro da cui emerge che la dispersione scolastica è ancora piuttosto radicata nel nostro paese. I dati. Gli alunni delle scuole secondare di I grado che hanno abbandonato il percorso di studi nel corso dell’anno o hanno lasciato la scuola l’anno successivo sono oltre 14 mila; una percentuale pari allo 0,8 per cento. Numeri ancora più rilevanti si registrano tra chi abbandona la scuola nel passaggio dalla secondaria di I grado alla

secondaria di II grado (6,2 per cento). Oltre quattro studenti su cento, inoltre, hanno abbandonato la scuola secondaria di II grado durante l’anno o nel passaggio all’anno successivo. Resta sempre il Mezzogiorno la zona più problematica del Bel Paese. Sia durante il ciclo di scuola secondaria di I grado che di scuola secondaria di II grado, la propensione maggiore ad abbandonare gli studi si riscontra in regioni quali Sicilia, Calabria, Campania e Lazio. A lasciare la scuola prima dell’età dell’obbligo sono soprattutto gli uomini. Punti che delineano una strada fatta di bisogni e necessità di accompagnamento. Ad avvalorare questa tesi è l’analisi delle cittadinanze: ad abbandonare in gran parte sono cittadini stranieri di prima generazione.

Quattordici studenti su cento lasciano la scuola prima del diploma secondo l’ultima indagine del Miur. I dati evidenziano che per contrastare la dispersione scolastica c’è ancora tanto da fare

Oltre i numeri. Dietro le percentuali, ci sono le storie. C’è Mario, che forse ci ha ripensato, finite le scuole medie si iscriverà all’istituto d’arte. Diversamente da lui, però, migliaia di ragazzi ancora in Italia non approfitteranno dell’offerta formativa costruita su misura per loro. La povertà educativa, così come le altre povertà, crea muri. Barriere tutte da abbattere per abolire le disuguaglianze e far fiorire le opportunità. Martina Nacchio MARZO 2018 Insieme

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SCUOLA & UNIVERSITà

“Sempre a Messa e sempre a scuola”

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i sono dei viaggi che ci conducono lontano dal nostro mondo, alla scoperta di emozioni nuove, esperienze mai vissute. Altri, invece, che arricchiscono quello che siamo, rafforzano i nostri valori e ribadiscono con più forza le nostre appartenenze. È il caso dell’esperienza Erasmus fatta da Livia Rossi. La giovane originaria di Sant’Egidio del Monte Albino ha trascorso sei mesi a Cordoba durante l’ultimo semestre universitario. Un periodo complicato, fatto di studio e preghiera, che le ha regalato grandi soddisfazioni. È proprio grazie a quest’esperienza, oltre che al percorso universitario brillante concluso nei tempi e con lode, che è stata premiata tra i cinque migliori laureati in Giurisprudenza per il 2017 all’Università degli Studi di Salerno. Un encomio inaspettato, previsto dal regolamento solo da quest’anno, che si propone di premiare le eccellenze, attraverso la consegna di una toga, con-

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fezionata dalla cooperativa San Vittore, che dà lavoro ai detenuti di tutta Italia. Il suo lavoro di tesi sperimentale con mobilità internazionale si è incentrato sulla protezione giuridica del minore nel sistema ordinamentale spagnolo e italiano. Il cammino in Spagna. Livia segue il cammino neocatecumenale nella collegiata di San Giovanni Battista di Angri. Quando decide di partire per la Spagna, la determinazione prende il posto della prudenza, forte della sua fede. Non conosce lo spagnolo, se non per qualche nozione appresa da autodidatta. La sua caparbietà fa sì che il suo dipartimento le apra le porte dell’Europa. Parte insieme ad una compagna di studi. Appena giunta a Cordoba si mette alla ricerca di una comunità di neocatecumeni in cui poter continuare il suo cammino. «A Cordoba ci sono sette comunità. Appena arrivata in città mi sono mes-

Lo scorso febbraio Livia è stata premiata all’Università degli Studi di Salerno come una dei cinque migliori laureati in Giurisprudenza per il 2017. Un encomio al suo brillante percorso universitario, illuminato dalla presenza di Dio


sa alla ricerca di una chiesa vicina in cui poter proseguire il cammino». Dal suo tono della voce si percepisce l’intensità dei momenti di fede che ha vissuto, durante i quali i canti bellissimi e la Messa in spagnolo lenivano un po’ la nostalgia di casa. «Provavo delle emozioni fortissime durante le celebrazioni. Il giovedì frequentavo gli incontri e il sabato sera la messa a cui i neocatecumeni partecipavano. Il cammino è nato in Spagna e non farne parte, trovandosi lì, sarebbe stato come perdermi un pezzo importante di quella nazione». La forza dell’amore. Non sono mancati i momenti difficili. La mancanza della famiglia, del suo fidanzato Lorenzo, della comodità. In quei mesi all’estero Livia riesce a superare otto esami e inizia il suo lavoro di tesi. La giovane racconta di giornate scandite dallo studio fino a tarda sera, della stanchezza, della mancanza della cucina di mamma. «Ho perso diversi chili in Spagna – sorride – non posso negare di essere crollata diverse vol-

te, ma il conforto non mi è mai mancato». Nel movimento viene accolta con calore. In particolare c’è una donna, Elìsea, a cui si lega visceralmente. «Per me è stata una seconda mamma. Mi ha accolta in casa sua, supportata nelle difficoltà e nello studio. Nel luglio scorso, quando ho lasciato Cordoba, ci siamo salutate con un abbraccio commosso e ancora oggi ho sempre un pensiero per lei». Livia si laurea a febbraio dello scorso anno, poi inizia il suo tirocinio presso uno studio legale paganese. Nel mese di marzo partecipa ad un concorso pubblico per un tirocinio legale presso l’Anas e lo vince. Lo scorso mese, a pochi giorni dalla premiazione, presta il giuramento solenne presso il Tribunale di Salerno. «Ho letto negli occhi dei miei genitori la gioia di vedere dove ero arrivata. È grazie a loro che ho raggiunto tutti i miei traguardi, grazie ai valori che mi hanno trasmesso. “Sempre a Messa e sempre a scuola” ha continuato a ripetermi mia madre in questi anni. E ha avuto ragione». Martina Nacchio

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CULTURA a cura della redazione

L'ANGOLO DELLE RECENSIONI Consigli di lettura

di Mariarosaria Petti

Via Crucis e Via Lucis per le famiglie Autore: Fra Vincenzo Ippolito Editore: Punto Famiglia Prezzo: € 2,90 Una Via Crucis e una Via Lucis in un’unica pubblicazione per accompagnare le famiglie durante la Quaresima e nel Tempo di Pasqua. Brevi e intense meditazioni che toccano le dimensioni del vivere quotidiano, dei legami e della spiritualità familiare.

La custode del silenzio Autore: Antonella Lumini e Paolo Rodari Editore: Einaudi Prezzo: € 15,00

È Amare fa la differenza Autore: Giuliana Di Chiara Editore: Tau Editrice Prezzo: € 15,00 Maschile e femminile, una differenza preziosa da riscoprire per arricchirsi. L’autrice propone un percorso in sette tappe per mettere sotto i riflettori la vita quotidiana di una coppia. Successi e insuccessi, cadute e risalite: la diversità mette a nudo i limiti, ma anche le potenzialità e può insegnarci ad essere a vicenda più uomo e più donna. E ad amarci di più.

Book blogger Autore: Giulia Ciarapica Editore: Franco Cesati Editore Prezzo: € 12,00 La critica letteraria è oggi 2.0 e a farla sono i book blogger. L’autrice svela i segreti del mestiere per intrecciare una passione senza tempo – quella della lettura e della letteratura – con i mezzi di informazione moderni. Dalle classiche recensioni ed interviste a Bookstagram e Anobii, fino ai Book Haul e al fenomeno degli youtuber. Un saggio interessante, che svela un panorama vivo e frizzante di giovani amanti di libri e di web.

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possibile coltivare il silenzio nel caos quotidiano? Per Antonella Lumini, eremita della città di Firenze, è diventata una scelta di vita radicale. Al mattino lavora alla Biblioteca Nazionale Centrale. Una volta terminato il suo part-time, la donna si ritira nella sua pustinia, il deserto privato che ha creato nella sua casa, dove diventa la custode del silenzio. Incuriosito dalla sua storia, il giornalista di La Repubblica, Paolo Rodari, ha incontrato l’eremita, partecipando anche ad alcuni incontri con altri ospiti e ha raccontato la sua storia in un’intensa pubblicazione. Il libro è del 2016, ma trova nuova attualità grazie all’evento “Per rompere il silenzio sul silenzio”, organizzato da Fabio Colagrande, giornalista di Radio Vaticana Italia, che lo scorso 10 febbraio ha proposto una giornata di riflessione e confronto fra persone appartenenti alla Chiesa cattolica che da anni, in varie parti d’Italia, portano avanti percorsi di silenzio. M. P.


APPUNTAMENTI CULTURALI

a cura di Martina Nacchio

Street food Napoli. L’international Street Food Parade, in piazza Garibaldi a Napoli, domenica 4 marzo. Quest’edizione del festival del cibo in strada, che ha avuto inizio venerdì 2 marzo, è dedicata esclusivamente al truck food, ossia il cibo venduto dai camioncini itineranti. I percorsi culinari saranno allestiti l’intera giornata nella piazza a due passi dalla stazione centrale. Incontro sul repertorio di Jovane a Sarno. Gli scatti del fotoreporter del dopoguerra Francesco Jovane esposti il prossimo 10 marzo a Sarno presso Villa Lanzara. La giornata di studio “Istinto e creatività” ha lo scopo di valorizzare il repertorio fotografico di Jovane, dal grande valore storico e artistico. L’incontro, a cui parteciperanno esperti del settore e istituzioni, avrà inizio alle 9.30. Il programma della mattinata prevede diversi momenti durante i quali i relatori si soffermeranno, oltre che sulla figura del fotoreporter, sullo stato del suo repertorio, il progetto di recupero e sul tema della sponsorizzazione come sostegno al recupero del patrimonio fotografico nazionale. Arte alla Certosa di San Martino. Appuntamento fino al 19 marzo alla Certosa di San Martino di Napoli con “La Madonna delle ciliegie”, quadro del pittore senese Francesco Vanni. La tela restaurata proviene dalla collezione Caracciolo di Avellino. Un’occasione per vivere una giornata di arte immersi nella spettacolare scenografia della Certosa. Ferrovie d’epoca. La linea ferroviaria che da Napoli-Portici conduce a Nocera Inferiore e Castellamare sarà protagonista di una mostra al museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa, a Portici, fino al prossimo 25 aprile. La pima linea ferroviaria italiana sarà rappresentata attraverso una riproduzione dei progetti dell’ingegnere Bayard, i cui originali sono custoditi a Parigi.

IN SALA

di Donato D’Elia

A

nche questo mese una doppietta statunitense da segnalare, ma le alternative, semplicemente, non ci sono: il prodotto nazionale latita, il cinema europeo e del resto del globo arriva in sala solo in città, quasi mai in provincia. Ma la qualità della proposta, anche questa volta, è alta, un western e la biografia di una pattinatrice, in tema con i Giochi Olimpici terminati da poco. In sala dal 22 marzo, “Hostiles Ostili” di Scott Cooper è un western cupo, “moderno”, con un sottotesto politico che nella seconda parte prende decisamente il sopravvento. Una delle prime opere hollywoodiane di aperta contrapposizione al trumpismo imperante, che ci parla principalmente dell’importanza della pacificazione, del lasciarsi alle spalle le dure contrapposizioni per edificare un Paese finalmente libero. Libero da quel sangue che ha fecondato e irrorato i terreni e inquinato irrimediabilmente i rapporti umani. Lo fa raccontando una storia del 1892, con il capitano Christian Bale e il capo pellerossa Wes Studi, prima acerrimi nemici, che imparano pian piano il rispetto reciproco. Esce sempre il 22 marzo “I, Tonya” di Craig Gillespie, racconto basato sulla vita di Tonya Harding che, nel 1994, finì sulle pagine dei giornali di tutto il mondo con l’accusa di essere direttamente responsabile dell’aggressione a Nancy Carrigan, sua rivale in una competizione che avrebbe garantito, soltanto ad una delle due, l’entrata nella squadra olimpica per le Olimpiadi invernali di Lillehammer. Attraverso il sistema della falsa inchiesta, con salti avanti e indietro nel tempo, entreremo nella vita di Tonya (Margot Robbie): il rapporto conflittuale con una madre iper-competitiva (una strepitosa Allison Janney), la relazione violenta con il suo compagno, il classismo della Federazione del Pattinaggio degli Stati Uniti verso una ragazza di umilissime origini. Il tono è tragicomico e a questi personaggi stupidi, cafoni e perdenti non si può che voler bene. MARZO 2018 Insieme

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CULTURA ARTE... RISCHI

di don Natalino Gentile

I TESORI DEL MUSEO DIOCESANO

di Salvatore Alfano

Questo mese vi proponiamo un'interessante scultura lignea, ascrivibile al XVI sec., che nonostante il suo stato ha conservato intatto "tutto il suo fascino ed il suo segreto". La Madonna adorante (o Annunziata?) molto probabilmente faceva parte di un gruppo scultoreo. Proveniente da Castellammare di Stabia, la statua potrebbe essere stata collocata all’interno di una grotta rivolta verso il golfo di Napoli, "quasi a benedire il mare ed i pescatori e a proteggere la cittadina partenopea". Il museo è aperto al pubblico ogni lunedì, mercoledì e venerdì dalle ore 9.30 alle 12.30.

Uno, nessuno e centomila

T

eologicamente uno, artisticamente un’infinità. Parliamo dello Spirito Santo che nonostante la sua quasi onnipresenza, rimane sempre il Grande dimenticato. Parlando della Trinità, la sua colomba è sempre collocata tra il Padre e il Figlio. Ricordiamo che i punti principali in cui è posto, proprio sotto forma di colomba, sono sul tabernacolo, in alto al centro della cupola o del lanternino e sempre sotto il baldacchino del pulpito: sono i tre punti focali – Eucarestia, Assemblea, Parola – dello Spirito.

Ora l’architettura moderna non prevede il classico ambone, posto in alto, dal quale il predicatore faceva piovere sui fedeli sottostanti le sue infuocate omelie. Ne conserviamo alcuni in Diocesi su cui sono saliti i Santi. Ora niente cala dall’alto, nemmeno lo Spirito Santo. Ma dove c’è, teniamocelo caro. Ne abbiamo tutti bisogno e non solo sul nostro capo, ma soprattutto nel nostro cuore.

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Foto Salvatore Alfano

Un po’ difficile scardinarlo sull’altare, molto facile da staccare dal pergamo. E sono proprio questi ultimi a volare via, perché facilmente asportabili. E di queste preziose sculture se ne trovano ai mercatini e nei negozi di antiquariato.


IN VERSI di mons. Giuseppe Giudice

I tuoi passi Ho sentito Signore il rumore

I tuoi passi

dei tuoi passi

hanno risuonato

nel giardino

nel giardino

I tuoi passi

alla brezza del giorno.

del mio cuore.

lasciano orme nel giardino

I tuoi passi

del mio dolore.

calpestano l’acciottolato

E mi sono nascosto.

della mia vita. Ed è allora che mi hai chiesto: Dove sei?

(Foto Salvatore Alfano)

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VITA ECCLESIALE Foto Salvatore Alfano (3)

a cura della redazione

Scrivere i propri atti

«C

on la Visita Pastorale la Chiesa di Nocera Inferiore-Sarno scrive i suoi Atti degli Apostoli»: un compito importante, quanto gravoso, è stato assegnato da monsignor Beniamino De Palma alla comunità diocesana nel presentare la Lettera per la Visita Pastorale “Oggi devo fermarmi a casa tua”. L’arcivescovo vescovo emerito di Nola ha parlato alla comunità diocesana, in particolare ai parroci, ai religiosi, alle commissioni parrocchiali costituite per la Santa Visita, agli operatori pastorali, lo scorso 15 febbraio, in occasione della Tappa ecclesiale tenuta nell’auditorium Sant’Alfonso Maria de Liguori di Pagani. Commentando la Lettera Pastorale data dal Vescovo diocesano il giorno dell’Epifania, monsignor De Palma ha elencato una serie di caratteristiche che la Visita Pastorale ha e deve sviluppare. «La Visita – ha detto – non è un atto giuridico o l’occasione per migliorare l’organizzazione delle cose. La Visita è un atto spirituale, il protagonista è lo Spirito». In questo solco si muoverà la barca della Chiesa nocerinosarnese che, spinta dallo Spirito Santo e guidata dal Vescovo, visiterà le comunità parrocchiali, incontrando le persone e ascoltando «la sete di tanti uomini e donne, soprattutto delle giovani generazioni». Il Vescovo viene «come umile antenna per captare le domande della gente. Nel suo volto possano vedere il volto misericordioso del Signore».

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Monsignor Beniamino De Palma è stato il protagonista della Tappa ecclesiale. Nella serata all’auditorium Sant’Alfonso ha presentato la Lettera “Oggi devo fermarmi a casa tua”, elencando una serie di caratteristiche che dovrà assumere la Visita Pastorale

Mons. Beniamino De Palma, arcivescovo emerito di Nola, e mons. Giuseppe Giudice, vescovo di Nocera - Sarno


Mons. De Palma durante il suo intervento

Riferendosi all’icona biblica di Zaccheo e, in particolare, alla città di Gerico, «il luogo dove ci sono tante realtà», ovvero «la situazione che monsignor Giudice troverà», il vescovo emerito di Nola ha detto: «Ci si confronterà con un cambiamento di epoca, dove non ci sono più certezze religiose. Il Vescovo però verrà perché si possano vincere il pessimismo e la fuga dalla realtà. Viene perché i cristiani di oggi continuino ad essere credenti, a guardare la realtà con occhi spirituali». Un cammino che non è isolato o burocratico: «La Visita non è un atto discrezionale, ma serve a sostenere il cammino delle comunità, vedere le meraviglie del Signore. Non è un rattoppo. Serve a far memoria del Sinodo, mettersi sullo stesso binario del magistero di papa Francesco, rendere visibili e concreto il Concilio Vaticano II». Interessante il passaggio sulla formazione dei laici e sul rischio di avere operatori improvvisati; monsignor De Palma è stato molto chiaro, anche grazie a collaboratori pastorali credibili e concreti si potrà fare un buon raccolto: «Chi vuole annunziare e servire il Vangelo deve essere formato, non basta il buon senso. Serve formazione: vuol dire curare ogni giorno la vita spirituale, dottrinale e relazionale». Su quest’ultimo aspetto, rivolto a consacrati e laici, ha specificato: «Vivere la relazione è imprescindibile. La relazione con il Signore, con i fratelli, con l’altro. Dalla capacità relazionale di ognuno dipende l’incontro con il Signore». Nel tracciare indicazioni metodologiche, il presule ha ricordato che «non ci sono più ricette», ma solo «il discernimento, come ci chiede Francesco». Un metodo caratterizzato dalla sinodalità, ovvero «la capacità di ascoltare le voci, tutte, senza aver fretta di dare risposte. La Chiesa sinodale ascolta tutti, senza aver paura dei conflitti». Tensioni che si potrebbero incontrare nel confronto con la città. Un aspetto che monsignor De Palma non ha tralasciato: «Dobbiamo essere Chiesa di gesti, per gli uomini, per le persone. Capace di umanizzare la città, la storia. Gesù è venuto per renderci umani e vivere tra uomini. La Chiesa si preoccupi di fare umanità, non soltanto culto e cerimonie». Nella Lettera Pastorale, monsignor Giudice parla delle tre P: Parola, Pane e Poveri. Su questo punto il Vescovo emerito di Nola ha chiosato: «La Chiesa del Pane, della Parola e dei Poveri è autentica, vera, in essa si riconosce Gesù Cristo». Il consiglio finale dato alle oltre quattrocento persone che hanno gremito l’auditorium è stato: «La Visita possa generare inquietudine, conducendo a percorrere strade nuove, come quella dei Magi indicata dal vostro Vescovo nella Lettera. La Visita non lasci tutto immutato, ma destabilizzi e immetta su nuovi cammini per annunciare con gioia la bellezza del Vangelo». Salvatore D’Angelo

Monsignor Giudice:

«Andiamo verso il mondo» Un cammino di Chiesa: monsignor Giuseppe Giudice usa queste parole per definire la sua visione della Visita Pastorale. Al termine della ricca relazione di monsignor Beniamino De Palma, il Vescovo diocesano ha detto: «Zaccheo vedendo il Signore scese in fretta dal sicomoro e lo accolse con gioia. Accogliamo anche noi il Signore, pieni di gioia». Monsignor Giudice, con il realismo che lo caratterizza ha aggiunto: «La Visita deve essere qualcosa di nuovo, non un rattoppo come ci ha detto Monsignor De Palma. Abbiamo bisogno di riscoprire la novità che è nel Vangelo, nella grazia che viene da Dio». Esortando tutti a proseguire con rinnovato slancio ed entusiasmo: «Ci sarà sempre il contrasto tra gli gioisce e chi mormora. Dovremo essere capaci di seguire il Signore anche in mezzo al mormorio, sulle orme di Zaccheo».

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VITA ECCLESIALE I fedeli partecipano ai Vespri presieduti dal Vescovo

Il primo passo

U

n momento di preghiera iniziale e uno di ringraziamento finale per coinvolgere l’intera forania visitata dal Vescovo. I Vespri solenni presieduti da monsignor Giuseppe Giudice lo scorso 20 febbraio nella parrocchia di Santa Maria della Foce sono stati il primo atto della Visita Pastorale alla comunità di Sarno. «Sarno si accorgerà della visita del Signore?», si è chiesto il Vescovo: «Se ne accorgerà - ha risposto - se la nostra vita cambierà». La Visita Pastorale deve, dunque, sollecitare e aiutare un cambiamento, «deve farci

Mercoledì delle Ceneri

scendere dai sicomori perché Gesù si ferma a casa nostra; deve farci vivere la pienezza dell’incontro». Monsignor Giudice ha anche dato delle raccomandazioni sullo stile da adottare: «Non facciamoci prendere dall’ansia pastorale. Diciamo sì allo zelo pastorale». La prima parrocchia visitata è stata quella di San Sebastiano, dal 25 febbraio al 3 marzo. Dall’11 al 17 marzo sarà la volta della comunità di San Teodoro e ad aprile, dall’8 al 14, toccherà alla parrocchia Santa Maria delle Grazie di Lavorate. Un momento della Celebrazione

«Dobbiamo ritornare a casa. Cominciamo questo cammino in una fredda serata per arrivare a destinazione in un mattino di primavera»: in queste parole di monsignor Giuseppe Giudice si racchiude il senso della Quaresima, un tempo durante il quale «digiunare dalle chiacchiere, da ciò che non serve e dal giudizio». Il Vescovo ha presieduto la Celebrazione del Mercoledì delle Ceneri nella parrocchia di San Matteo Apostolo a Nocera Inferiore. La Santa Messa ha dato inizio alla Quaresima, «un tempo serio e non triste come qualcuno lo intende» e, per la Diocesi, alla Visita Pastorale che si concluderà nella Pentecoste del 2020.

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Il 20 febbraio, con la recita dei Vespri solenni nel santuario di Santa Maria della Foce, l’inizio della Visita Pastorale nella forania di Sarno

Una Chiesa che forma

Cinque appuntamenti di formazione per i laici della Diocesi. Ad accoglierli sarà la casa Iuvenescit Ecclesia, a partire dalle ore 19.30. Si parte il 7 marzo con la relazione del Vescovo sul tema “Chiesa che forma in un mondo che informa”. Gli altri quattro incontri saranno tenuti dai professori di religione. Il 21 marzo Luciano Gambardella relazionerà su “L’ignoranza delle Scritture è ignoranza di Cristo”. Il 18 aprile Giuseppe Palmisciano parlerà su “Una Chiesa in uscita: don Lorenzo Milani, tra storia e memoria”. Il 16 maggio Francesco Galasso interverrà su “Per una nuova evangelizzazione: la Chiesa e le periferie”. Ultimo incontro il 30 maggio con Adamo Desiderio su “Con-munus: il dono della comunità”.


INFORMADIOCESI GLI APPUNTAMENTI Formazione per i laici

Il 7 marzo, alle ore 19.30, prende il via il ciclo di cinque incontri di formazione per i laici. Le conferenze si terranno presso la casa Iuvenescit Ecclesia. Il primo incontro sarà tenuto dal vescovo, monsignor Giuseppe Giudice.

Con i seminaristi

L’8 marzo il Vescovo presiede la Santa Messa presso il Seminario di Napoli alle ore 19.30. Il 17 marzo alle ore 18.00 presiede l’ammis-

sione agli Ordini del seminarista Fabio Senatore nella parrocchia Maria Santissima di Costantinopoli a Nocera Superiore.

Visita Pastorale

Dall’11 al 17 marzo il Vescovo è in Visita Pastorale nella parrocchia di San Teodoro a Sarno.

Con i Vescovi

Il 12 marzo monsignor Giudice partecipa alla riunione della Conferenza episcopale campana a Pompei.

Ai piedi della Croce

Il 14 marzo, alle ore 19.30, il Vescovo presiede la Via Crucis diocesana per le strade di Corbara, nella forania di Angri.

Con le religiose

Il 18 marzo, alle ore 10.00, il Vescovo presiede la Santa Messa nella chiesa del Monastero di Santa Chiara a Nocera Inferiore.

Per maggiori info: www.diocesinocerasarno.it

Verso la Pasqua

Il 25 marzo, Domenica delle Palme, il Vescovo presiede la Santa Messa alle ore 11.00 nella parrocchia di San Biagio a San Marzano sul Sarno. Il 29 marzo Messa Crismale in Cattedrale alle ore 10.00. Il Vescovo presiede il triduo pasquale nella parrocchia del Santissimo Corpo di Cristo a Pagani: il 29 marzo la Messa in Coena Domini è alle ore 19.00; il 30 marzo l’Adorazione della Croce alle ore 15.30; il 31 marzo la Veglia pasquale alle ore 21.00. Il Pontificale di Pasqua, domenica 1 aprile, è in Cattedrale alle ore 10.30.

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VITA ECCLESIALE Suor Maria cecilia Benevento (a destra) insieme a suor Rosa Benigno

Il giorno delle elezioni: la priora e il consiglio insieme a frate Benjamin Earl, vicario del maestro dell’Ordine dei predicatori per il Monastero di Sant’Anna

La vita e la storia vocazionale di suor Maria Cecilia Benevento, eletta lo scorso 9 dicembre priora del Monastero di Sant’Anna a Nocera Inferiore

«Ecco, io faccio nuove tutte le cose»

“G

esù fa nuove tutte le cose”. Suor Maria Cecilia Benevento, al secolo Teresa Benevento, ripete più volte questa frase con un sorriso limpido e sereno. I suoi occhi lasciano intravedere il buon Dio, nei panni di un sarto paziente e fantasioso, che crea un abito nuovo utilizzando pezzi di stoffa con una forma e una vita precedente. È quello che ha fatto con lei, monaca domenicana, eletta lo scorso 9 dicembre priora del Monastero di Sant’Anna a Nocera Inferiore. La storia vocazionale. Nel 1990 la vita della giovane Teresa correva su binari consolidati. Aveva 24 anni, un buon lavoro, un fidanzato che desiderava sposare. Insieme avevano acquistato la futura casa coniugale. In questa esistenza solida e ordinaria, nella quale apparentemente non mancava nulla, è entrato il Signore e, poco alla volta, ha buttato giù ogni umana certezza. Per fare nuove tutte le cose (cfr Ap 21,5). «Vivevo un cristianesimo tradizionale, andavo a Messa quando potevo, cercando di non trascurare Natale e Pasqua», racconta. Un giorno una collega le propone di vivere il mese di maggio andando a Messa tutte le mattine. «In quei giorni ho scoperto una pace e una serenità che non a-

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vevo mai provato». Inizia così il lavorio di Dio nella sua vita. Tutto ciò che prima le dava soddisfazione, adesso non la appaga più. All’inizio Teresa si ribella, va più spesso in discoteca, stringe con forza le cose del mondo ma il vuoto che sente continua a crescere. Tiene tutto per sé: «Facevo fatica a comprendere una vocazione alla vita contemplativa. Dicevo: come posso passare una vita dietro le grate? Ero molto razionale, non mi confrontavo con le suore perché mi avrebbero fatto il lavaggio del cervello; non ne parlavo con le mie amiche perché temevo mi dicessero che ero impazzita». Dopo qualche tempo è costretta a confessare quello che sta vivendo ai genitori e al fidanzato. Ha bisogno di tempo per riflettere e capire. A luglio arriva in monastero un padre domenicano che accoglie le sue confidenze e le promette di rimanerle accanto, qualunque scelta farà. Nessuna forzatura, solo la promessa di esserci: è quello di cui Teresa ha bisogno. I mesi passano e la giovane non riesce a combinare nulla, sta sempre più male, anche fisicamente. Decide così di fare una prova: il 14 gennaio del 1991 entra in monastero. «Se va male, torno a casa», pensa. Era un lunedì. Da quel giorno sono passati 27 anni. Una vita nuova e un nome nuovo: Maria Cecilia. «Il Signore ha lavorato tanto. Ho dovuto imparare tutto, come si prega e studiare la Sacra Scrittura».


Domenicana. «Se proprio devo diventare una suora, voglio un abito chiaro» pensa Teresa nei mesi in cui è chiamata a fare i conti con la sua vocazione. Ed è stato il primo segno che il Signore le ha donato. Poco alla volta ha compreso perché Dio l’ha chiamata ad essere, nella Chiesa, una monaca domenicana. L’ordine fondato da san Domenico di Guzman poggia su tre pilastri: lo studio, la predicazione e la vita comune. Teresa non è abituata a stare da sola, immagina le suore chiuse tutta la giornata nella loro cella e ne è spaventata. Scopre invece che le domenicane, tolti i tempi per la lectio divina e lo studio, vivono tutto insieme: preghiera, lavoro e refettorio, nel silenzio e nell’osservanza della regola. «Ho fatto più fatica a capire il legame tra lo studio, la vita religiosa e la preghiera. Poi tutto è stato chiaro: non si può predicare se non si prega e se non si conoscono bene e a fondo le cose. San Paolo dice che non dobbiamo raccontare favole alle persone ma Cristo. E Cristo crocifisso». Aggiunge: «Siamo monache di clausura ma l’elemento principale del nostro ordine è la predicazione». Da 20 anni in questo monastero si fa la lectio divina con i fedeli. «All’inizio la facevamo in parlatorio, ma l’invocazione allo Spirito Santo non bastava ad abbattere la grata. C’era sempre una distanza, non si riusciva a fare comunione. Così abbiamo deciso comunitariamente di aprirci e siamo uscite fuori: le due suore incaricate dalla comunità sono in mezzo alle persone. Abbiamo una sala sotto il chiostro e viviamo insieme questo momento ogni giovedì sera». Una volta a settimana le suore tengono delle catechesi sulla vita spirituale perché molte persone hanno manifestato il desiderio di fare un cammino di fede cristiana più intenso. «Anche se abbiamo una vocazione particolare – precisa suor Cecilia – non possiamo vivere un distacco totale dai nostri fratelli. Se così fosse, non potremmo parlare di Gesù, sembreremmo dei privilegiati, e non è così. Chi resta nel mondo non è un cristiano di serie b. E se fondiamo insieme la vocazione religiosa con quella dei laici, possiamo fare davvero un cammino cristiano». La malattia. A quarant’anni una nuova sfida fa capolino nella sua vita: suor Cecilia scopre di avere la sclerosi multipla, una malattia neurodegenerativa con lesioni a carico del sistema nervoso centrale. «Non sapevo neppu-

re cosa fosse, ho dovuto cercarne il significato nel dizionario», racconta. «Dopo 10 anni posso dire senza falsa umiltà – perché mi costa molto – che questa malattia è un dono di Dio. All’inizio non avrei mai potuto dirlo. Quando è arrivata la diagnosi, mi sono un po’ arrabbiata: avevo 41 anni, ero nel pieno della vita, come donna, monaca, religiosa, anche se allora non avevo le difficoltà di oggi». Siede di fronte a me su una motoretta che usa per muoversi in monastero. Lo sguardo è limpido, la voce appassionata, anche se il corpo perde vigore. «Quando qualcuno viene a parlarmi delle sue difficoltà, soprattutto fisiche, io posso dire: Coraggio, questa malattia ha un senso. Le persone sentono che dall’altro lato non c’è una persona sana, una persona che non capisce». La forza della sua voce mi fa tornare in mente Giovanni Paolo II e la determinazione con cui impartì l’ultima benedizione ai fedeli dalla finestra del Palazzo Apostolico. «Mi curo a Bergamo, ogni tre mesi vado per i controlli e la terapia. Il resto dell’anno sono qui e cerco di vivere la mia vita per quello che posso. Cerco di essere disponibile per quello che posso». Poi, con l’ironia e la grande forza d’animo che il Signore le ha dato, aggiunge: «Il buon Dio mi dona anche delle consolazioni: adesso che ho più difficoltà, sono più coccolata. “La grazia di Dio non distrugge la natura” dice san Tommaso. Io resto suor Cecilia ma lascio lavorare in me la grazia di Dio». L’elezione. Lo scorso 9 dicembre la comunità, alla presenza di frate Benjamin Earl, vicario del maestro dell’Ordine dei predicatori per il Monastero di Sant’Anna, ha eletto priora suor Cecilia. «Hanno avuto coraggio a scegliere una monaca con una malattia importante come la mia. Mi sono sentita amata, è stata una grande lezione di affetto, di forza psicologica e umana. Quando entriamo nel refettorio, recitiamo delle preghiere, poi c’è la processione di tutte le suore con la priora davanti. I primi giorni, dicevo: andate. Stavo con lo scooterino, dovevo salire, sistemarmi, partire. Le mie consorelle non si sono mai avviate. “Aspettiamo te”, rispondevano. Questa pazienza significa tanto per me: non solo mi hanno eletta, ma mi accettano giorno dopo giorno». Ancora una volta, il Signore ha fatto nuove tutte le cose. Antonietta Abete MARZO 2018 Insieme

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VITA ECCLESIALE

Il ricordo di Alfonso Russo

I sacerdoti della P.U.A.C.S. ricordano il loro fondatore, nel quinto anniversario della morte

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ono passati cinque anni dalla scomparsa di Alfonso e il nostro legame non si è interrotto ma trasformato. Immagino la sorpresa e la gioia del Signore dinanzi alla fedeltà di quest’uomo chiamato a vivere molteplici tribolazioni. Non era un teologo ma aveva un senso di Dio tanto grande da rischiarare anche le tenebre più fitte. Come non ricordare la sua passione per l’amicizia, gli affetti, i legami? L’amicizia per Alfonso era la prima terapia dell’esistenza. La vita comincia a guarire solo quando è inserita in un contesto ravvivato da legami di fiducia: verso gli altri, ed è amicizia; verso Dio, ed è fede. La fiducia. Un uomo che sapeva voler bene e fare spazio all’altro e al suo bisogno. Una persona dal cuore generoso e disinteressato. Una fiducia disarmante nel Signore ha accompagnato i suoi giorni. Quella fiducia che all’inizio della malattia gli ha fatto sperare in una guarigione e poi, via via, accogliere con spirito di abbandono la volontà di Dio. Ciò che più gli stava a cuore era l’amicizia di Dio, che per nessun motivo avrebbe volu-

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to perdere. Quella fiducia gli ha sempre restituito la consapevolezza che il Signore gli fosse accanto. Sempre. Anche quando tutto portava i segni evidenti di una solenne smentita. Si sentiva custodito: sapeva di essere in buone mani. Alfonso era una persona umile, consapevole dei suoi doni, sapeva farsi da parte. Non penso di esagerare quando affermo che Alfonso è stato ed è per noi un segno, mi riferisco in particolare al suo entrare nella morte affidandosi. Un segno ancora da rileggere e accogliere. Un dono offertoci dalla misericordia di Dio per camminare in novità di vita. Come non ricordare il suo amore per la Chiesa? Ha amato la comunità cristiana servendola in prima persona. Ha amato i sacerdoti. La morte santa. Se ne è andato il 22 febbraio del 2013 come i nostri Padri nella fede, come un patriarca. Con consapevolezza. Hai compiuto gesti che sono un vero testamento. Non posso dimenticare quando mi baciò le mani per dirmi grazie per il servizio svolto. Era orgoglioso di noi sacerdoti, ci cercava continuamente e

davanti a noi ha esalato il suo ultimo respiro. La fede lo ha sempre sostenuto consentendogli di attraversare le notti più buie. «Non sanno cosa si perdono quelli che non hanno la fede», diceva. La sua casa era aperta e la tavola sempre imbandita. Lo prendevo in giro chiamandolo “santa abbondanza” perché non c’era misura nel suo donarsi. Fedele alla Liturgia delle Ore e al Santo Rosario, spesso lo vedevamo appartarsi alla ricerca di un angolo di silenzio. La preghiera lo ha sostenuto nei momenti di sconforto. Ricordo bene le sue lacrime, lo confortava sapere che qualcuno pregava per lui, non per chiedere il miracolo ma la forza di entrare nella Pasqua. Mai un lamento è uscito dalla sua bocca: «Sto bene. Il Signore è grande e sa fa quello che fa», ripeteva. La sua ora si è compiuta nelle prime ore del 22 febbraio, festa della Cattedra di San Pietro. Festa della Chiesa nostra madre, che lui ha amato di affetto filiale. Ciao Alfonso carissimo, spero di riabbracciarti in Paradiso. Don Gerardo Coppola, a nome dei suoi sacerdoti


Uno scorcio di Barbiana

Sui passi di don Lorenzo

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onoscere don Milani e le bellezze della culla del Rinascimento. Esperienza spirituale e ricreativa per i seminaristi che studiano al seminario “Ascalesi” di Napoli. Il rettore monsignor Salvatore Angerami e l’equipe educativa hanno organizzato la due giorni, a cui hanno preso parte i seminaristi della Diocesi. Prima c’è stata la visita alla città di Firenze, con la Celebrazione Eucaristica comunitaria nella cattedrale, seguita poi da una visita guidata al duomo. Ha riscontrato notevole interesse e stupore nel gruppo la descrizione artistica della cupola del Brunelleschi, opera che esprime appieno l’ingegnosità e l’arte fiorentina. La visita ad altri monumenti ha attirato l’attenzione dei seminaristi, lasciando ampio spazio a commenti e a confronti, implicando la necessità

Giubileo per l’Anspi

I seminaristi diocesani, lo scorso 15 e 16 febbraio, hanno vissuto una forte esperienza di fede, nonché artistico-culturale, recandosi in pellegrinaggio a Barbiana e visitando Firenze

di instaurare relazioni umane sempre più fondate sullo spirito evangelico. La seconda parte del pellegrinaggio si è svolta a Barbiana, incentrata esclusivamente sulla figura di don Lorenzo Milani, modello sacerdotale assunto come testimone dell’anno per la vita di comunità del seminario napoletano. La località non facilmente raggiungibile, il clima freddo e le condizioni precarie in cui viveva don Milani hanno scosso la coscienza del gruppo di seminaristi. Ma ciò che ha colpito profondamente i giovani è stata l’adesione incondizionata alla vocazione sacerdotale. È con tale esempio di vita consacrata che i seminaristi intendono continuare il loro cammino, radicati sempre più nella Verità eterna che è il Vangelo. Sem. Mattia D’Antuono

Venticinque anni di presenza in diocesi per l’Anspi, l’Associazione nazionale San Paolo Italia che raggruppa gli oratori presenti nelle parrocchie della Chiesa nocerino-sarnese. Le nozze d’argento sono state festeggiate il 17 febbraio scorso nella parrocchia di San Giovanni Battista a Nocera Inferiore, con la Celebrazione Eucaristica presieduta dal vescovo emerito, monsignor Gioacchino Illiano, e un momento di festa durante il quale è stato presentato il film “John – Don Bosco”. Il film è incentrato sulla figura reale del fondatore dei Salesiani e sulla sua trasposizione in chiave contemporanea. Il primo oratorio Anspi nato in Diocesi risale al 1993 ed è stato il "San Domenico Savio" di San Marzano sul Sarno.

Il presidente del comitato zonale Antonio Lombardo taglia la maxi torta preparata per l’occasione

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LE PAROLE DELLA FEDE di Silvio Longobardi

La testimonianza di Giorgio In questi giorni in cui la politica la fa da padrona, rileggiamo una delle pagine più belle della politica del Novecento, quella scritta da Giorgio La Pira. Deputato alla Costituente, diede un importante contributo alla stesura della Carta Costituzionale. Nel 1951 fu eletto sindaco di Firenze

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ono i giorni in cui la politica la fa da padrona, tanti i candidati ma non tutti hanno la veste candida. Vi propongo allora di leggere insieme una delle pagine più belle della politica del Novecento, quella scritta da Giorgio La Pira (1904-1977), il professore come lo chiamavano amici e discepoli. Nel 1986 è stata avviata la causa di canonizzazione che ci permette di onorarlo come Servo di Dio. Impossibile raccontare una vita carica di tanti e buoni frutti ma possiamo almeno offrire lo spunto per suscitare un doveroso approfondimento.

Un testimone Siciliano di origine, fiorentino di adozione, La Pira non aveva scelto la vita politica, era docente di Diritto Romano all’Università di Firenze. A ventiquattro anni sceglie di consacrare a Dio la sua vita nell’Opera della Regalità fondata da padre Agostino Gemelli. Intreccia un’intensa vita di preghiera con un’operosa carità, mostra una particolare attenzione verso i più poveri, svolge il suo ministero in mezzo ai giovani. Dopo la seconda guerra mondiale, in un Pae-

se segnato dalle macerie materiali e morali, si sente chiamato in causa. È un uomo attento alle vicende e alle necessità, uno che non si sottrae alle sue responsabilità. La fede non diventa per lui un rifugio ma gli chiede e quasi gli impone di stare in prima fila. Nell’impegno politico porta la sua fede limpida. Egli si sente chiamato a difendere i poveri, quelli che non sanno come arrivare alla fine del mese, quelli che non hanno lavoro o rischiano di perderlo. Ed ha fatto battaglie memorabili per difendere questo diritto.

Bisogna curare assiduamente la educazione civile e politica, oggi tanto necessaria, sia per l’insieme del popolo, sia soprattutto per i giovani, affinché tutti i cittadini possano svolgere il loro ruolo nella vita della comunità politica. Coloro che sono o possono diventare idonei per l’esercizio dell’arte politica, così difficile, ma insieme così nobile, si preparino e si preoccupino di esercitarla senza badare al proprio interesse e al vantaggio materiale. Agiscano con integrità e saggezza contro l’ingiustizia e l’oppressione, il dominio arbitrario e l’intolleranza d’un solo uomo o d’un solo partito politico; si prodighino con sincerità ed equità al servizio di tutti, anzi con l’amore e la fortezza richiesti dalla vita politica. Gaudium et spes, 75

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La Pira Deputato alla Costituente, diede un contributo non marginale alla stesura della Carta Costituzionale. Nel 1951 fu eletto sindaco di Firenze, rimase in carica fino al 1965, salvo una breve parentesi. In questa veste mostra una particolare capacità amministrativa intrecciando l’impegno sociale a favore degli ultimi con il necessario ampliamento delle strutture pubbliche. Negli anni della guerra fredda e della corsa agli armamenti, promuove la pace, dialogo con tutti, interviene nei diversi conflitti. Famosi i Dialoghi del Mediterraneo che negli anni ’50 riunivano a Firenze cristiani e arabi, ebrei e musulmani. Anni fa, Giulio Andreotti ha ricordato di aver ricevuto da La Pira questo biglietto: “Il Ministero della Difesa ha un bilancio e spende per le armi. Perché non creare anche un capitolo per le efficacissime armi nucleari dell’orazione: le cittadelle dell’orazione in Italia e nel mondo e crearne di nuove in Asia, in Africa, in America Latina? Pensaci. La cosa è più seria e più tecnica di quanto non si pensi. So che tu non riderai di questa proposta” (Lo straordinario La Pira, in 30Giorni, 2004/2, p. 7). La Pira credeva nella pace, quando negli anni ‘70 in seno alla Nato emerse l’idea di preparare una bomba al neutrone come deterrente nella lotta contro l’impero sovietico,

scrisse ad Andreotti questo biglietto: “Andreotti deve impegnarsi anche lui a nome dell’Italia contro la bomba al neutrone. A qualunque costo bisogna smettere di armare il mondo per distruggerlo”. E ancora: “Forse non erro dicendo che la DC potrebbe fare molto (in Italia e, per riflesso, nel mondo) se avesse il coraggio di introdurre nella sua concezione politica della storia questo dato preciso: la guerra è impossibile, il negoziato è inevitabile, la mediazione italiana potrebbe davvero essere il grande ponte di pace gettato sul mondo!” (ivi).

A partire dalla Resurrezione

L’attività politica per Giorgio La Pira traeva tutta la sua motivazione e la sua forza dalla Resurrezione, come scrive in una lettera: “Se Cristo è risorto - e lo è - questo Corpo glorioso risorto investe inevitabilmente l’intera creazione materiale (noti: materiale!) e spirituale, politica e civile, del mondo. Questo Corpo glorioso agisce appunto come lievito trasformatore, come causa attrattiva e trasformatrice, su tutta la realtà cosmica e storica. E cioè: agisce su tutto il cosmo forgiando per così dire, già nel tempo i cieli nuovi e la nuova terra dell’eternità”. I credenti non vivono solo nell’attesa del Paradiso ma sono

chiamati a costruire fin d’ora, pur tra le oscure vicende del presente, quella storia che porta l’impronta di Dio e prepara il Regno futuro. Nelle parole di La Pira percepiamo il fremito interiore di un uomo, per natura contemplativo, che ha accolto la vocazione politica come una vera chiamata, ha compreso la necessità di mettersi in gioco. Ed ha lasciato una traccia luminosa, dando una splendida testimonianza in un ambito, quello politico, spesso dominato dall’interesse privato. Non ha messo da parte la sua fede, anzi è entrato in politica facendo proprio della fede il criterio decisivo, la luce che rischiarava le sue scelte. Sono questi gli uomini che hanno onorato la politica. È una grazia avere uomini politici che sanno onorare il loro ruolo, persone distaccate da ogni interesse personale. La carità si esprime in ogni ambito, anche in quello della politica. È una forma di autentica carità perché è fatta per il Regno di Dio. In tutti i campi della vita sociale abbiamo bisogno di persone che sappiano vivere il proprio compito come un servizio. La fede ci abilita a sognare un mondo nuovo e dona il coraggio di partecipare al cammino dell’umanità come manovali della nuova Gerusalemme. Nessuno deve sottrarsi alle sue responsabilità, ciascuno può e deve fare la sua parte. MARZO 2018 Insieme

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Lo scorso 5 febbraio, i giovani della diocesi hanno vissuto l’Adorazione Eucaristica, guidata dal Servizio di Pastorale Giovanile. A colloquio con don Giuseppe Pironti, per tracciare la rotta verso il Sinodo

Verso il Sinodo

SOGNANDO SOGNI GRANDI

L’equipe di Pastorale Giovanile indossa il “segno” regalato ai giovani: occhiali a forma di stelle, per guardare il futuro sognando sogni grandi

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piccoli passi verso il Sinodo. L’ultima tappa promossa dal Servizio di Pastorale Giovanile è stata vissuta lo scorso 5 febbraio, presso la Casa Madre delle Suore Battistine, ad Angri, con un’A dorazione Eucaristica preparata dai giovani e per i giovani. Un incontro fissato prima dell’inizio della Quaresima: è stata scelta infatti una data speciale, durante il triduo di preparazione alla festa di sant’Alfonso Maria Fusco (7 febbraio). Un momento dedicato ai giovani, che camminano spediti verso il pellegrinaggio estivo incontro a papa Francesco e che hanno pregato sulle orme del “don Bosco del Sud”, come è stato definito il santo angrese. “Sognando sogni grandi”, questo il tema scelto per animare la riflessione dei partecipanti, alternando il canto, la preghiera e l’ascolto di quattro testimonianze. Una suora, un sacerdote, un insegnante di religione e u-

na giovane prossima alle nozze hanno raccontato come e quando hanno compreso la vocazione della loro vita. L’evento rappresenta un altro fondamentale tassello, che precede altri due importanti appuntamenti: la pedalata a Pompei, il 13 maggio; e la Giornata Diocesana dei Giovani, il 2 giugno. A colloquio con don Giuseppe Pironti, responsabile del Servizio di Pastorale Giovanile per tracciare la rotta verso il Sinodo. Quanto è importante per un giovane comprendere la sua vocazione di vita?

«Per un giovane, come per ogni uomo o donna, è fondamentale. Comprendere la vocazione di vita significa comprendere il senso della propria esistenza. Vi è una vocazione universale e una particolare; queste due, insieme, ci dicono dove siamo diretti, perché siamo al mondo e cosa dobbiamo fare. Per questo, la scoperta della vocazione è ciò che veramente può renderci felici. Per dirla in breve, esistiamo per un motivo; se non comprendiamo la nostra vocazione, viene meno il motivo della nostra esistenza. Ed esistere senza un motivo rende vuoti e fa sentire inutili».

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Momenti diocesani di preghiera possono fare luce nel cuore di un giovane?

«Ogni momenti vissuto insieme agli altri fa luce al cuore. Nell’incontro con gli altri e con l’Altro, nella relazione, si cresce, si dona e si riceve, si comprende il senso della vita. I momenti organizzati dalla Chiesa Madre e Maestra per accompagnare i giovani, poi, hanno proprio il fine di aiutare a scoprire come vivere pienamente». I giovani saranno realmente ascoltati in questo cammino verso il Sinodo?

«Certo. Ma, dobbiamo comprendere come. I giovani sono ascoltati attraverso i partecipanti al Sinodo e, per i giovani italiani, attraverso un portale messo a disposizione su internet dal Servizio Nazionale di Pastorale Giovanile. Però, a parer mio, l’ascolto più importante e fruttuoso è quello che si realizza nelle diocesi. Nelle Chiese particolari, infatti, si fanno dei cammini in preparazione al Sinodo, una serie di incontri e di iniziative dove ogni Vescovo, attraverso i responsabili del Servizio Diocesano di Pastorale Giovanile, può ascoltare i giovani della terra di cui è Pastore, può ascoltarli specificamente su ciò che più da vicino li riguarda e sulle problematiche del posto. Così, insieme ai suoi collaboratori, può definire un quadro chia-

ro e fare scelte mirate che accompagnino i giovani in maniera più efficace». Per il sacerdote, il Sinodo non è solo un modo per ascoltare i problemi dei giovani e trovare le soluzioni, ma anche un’occasione per mettere in luce il volto positivo del mondo giovanile. Una consapevolezza da cui può nascere il cambiamento. Sofia Russo

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Un momento degli Esercizi spirituali in Cattedrale

L’esperienza vissuta da Mariarosaria e Anna Petrosino durante gli Esercizi spirituali per i laici tenuti dal Vescovo in Cattedrale, dal 29 gennaio al primo febbraio

Frutti di grazia

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reghiera, accompagnamento e fedeltà sono alcuni spunti emersi dagli Esercizi spirituali per i laici. La riflessione sulla famiglia, alla luce del libro di Tobia, ha ispirato notevoli e numerose considerazioni in quanti hanno preso parte alla settimana di approfondimento guidata dal Vescovo a fine gennaio. «È stata un’occasione per fermarmi e ricentrare lo sguardo su Gesù», ha confidato Anna Petrosino, che insieme alla sorella maggiore ha partecipato al ciclo di incontri. «Giorno dopo giorno – ha detto Mariarosaria Petrosino – le meditazioni hanno ridonato serenità ai cuori e nel momento di Adorazione Eucaristica è possibile riporre nelle mani di Gesù le nostre vite con le nostre preoccupazioni e ringraziarlo per il bene che ci dona». Le due giovani di Pagani hanno raccontato la loro esperienza, rapportandola alla vita quotidiana spesa al servizio della famiglia, del lavoro e della comunità parrocchiale di Santa Maria del Carmine.

Preghiera Nelle sue riflessioni, monsignor Giuseppe Giudice ha dato spazio al senso della preghiera nell’esperienza di Tobi, Sara e Tobia. Sollecitazioni che hanno spinto Anna a pensare: «La preghiera è sempre stata una costante della mia vita e mi ha sempre dato la forza per proseguire il cammino. Che io ricordi, non c’è stata una sola volta che le mie preghiere non siano state ascoltate». «La preghiera – ha aggiunto Mariarosaria – è l’elemento essenziale che sostiene la storia di queste persone. Il Signore accoglie le loro preghiere e le esaudisce, in un modo inatteso che supera ogni umana aspettativa».

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Accompagnamento Alla preghiera precede e segue un cammino, che non è mai solitario. «Lungo questo viaggio il Signore ci conduce per mano mandandoci i suoi angeli perché ci accompagnino e ci custodiscano. È consolante avere accanto persone a cui sta a cuore il nostro bene, che ci aiutino a distinguere il bene dal male», ha riflettuto Mariarosaria. «Durante il cammino – ha proseguito Anna – incontreremo degli ostacoli, ma il Signore ci sarà sempre accanto. Uno spunto che mi ha fatto riflettere su quanto sia prezioso avere una guida spirituale, una persona che sappia accompagnare e che aiuti a discernere ciò che è buono, da ciò che invece non lo è».

Fedeltà L’ultimo passo riguarda la fedeltà, la consegna che è anche ringraziamento per quanto Dio ha voluto donare. «Ciò che più mi è rimasto nel cuore delle parole del Vescovo è l’aver evidenziato la grande fede del vecchio Tobi. Una fede che niente e nessuno è riuscito a scalfire. Ritornando alla quotidianità porterò nel cuore questo esempio», ha chiosato Anna. «Il Vescovo ci ha fatto riflettere anche sul fatto che la Bibbia è piena di lacrime e di sangue, fino al sangue del Signore, ma anche tanto ricca di gioia fino alla gioia della Resurrezione. Di questi quattro giorni rimane la consapevolezza che solo Dio può sollevarci dalle nostre angosce e dinanzi a Lui nessuna buona opera è sprecata o dimenticata», la riflessione finale di Mariarosaria. Sa. D’An.


LA BACHECA DEGLI AUGURI a cura della redazione

Auguri di buon compleanno

Mons. Giuseppe Lanzetta compie 90 anni, il 5 marzo; don Guy Stéphane Adjitin festeggia 40 anni, il 13 marzo; don Ciro Zarra (San Sebastiano, Sarno) spegne 30 candeline, il 17 marzo; don Francesco Amarante (Santa Maria delle Grazie, Pagani) compie 33 anni, il 21 marzo; don Alessandro Cirillo (San Giacomo Maggiore Apostolo, San Valentino Torio) compie 45 anni, il 27 marzo. Auguri dalla redazione di Insieme!

Diocesi in festa

Il 19 marzo, mons. Giuseppe Giudice, Vescovo della diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, festeggia l’onomastico. Affidiamo il nostro Pastore a San Giuseppe, lo custodisca sempre nel suo ministero episcopale nella nostra Chiesa locale.

Buon anniversario di ordinazione presbiterale a:

don Michele Fusco (San Giovanni Battista, Striano), il 19 marzo; don Vincenzo Ruggiero, il 29 marzo. Siate sempre infaticabili operai nella vigna del Signore.

Buon compleanno ai referenti

Danilo Sorrentino (Gesù Risorto, Pagani) spegne 25 candeline, il 16 marzo; Massimo Ferrara (San Matteo Apostolo, Nocera Inferiore) compie 47 anni, il 24 marzo. Siate sempre testimoni della Buona Notizia. Auguri!

Redazione in festa

Antonietta Abete, vice direttore del mensile diocesano, festeggia il compleanno il 22 marzo. Sofia Russo, responsabile dell’ufficio di segreteria di Insieme, spegne le candeline il 26 marzo. Affinché sia sempre umile e generoso il vostro lavoro a servizio della Chiesa di Nocera Inferiore-Sarno, vi auguriamo di non stancarvi mai di dedicarvi con passione alla comunicazione della Buona Notizia!

Auguri speciali

Tanti auguri a nonna Sofia, che il 17 gennaio ha festeggiato il suo 93esimo compleanno. I suoi pronipoti Emanuele e Aurora.

L’architetto Angelo Santitoro, segretario del Vescovo, mons. Giuseppe Giudice, e membro dell’Ufficio Edilizia di Culto, compie gli anni il 18 marzo. Auguri di cuore dalla redazione di Insieme! Congratulazioni a Enrica Croce, neo dottoressa di Nocera Inferiore, per aver conseguito la laurea in medicina e chirurgia. L’importante traguardo è stato raggiunto presso la facoltà di farmacia e medicina dell’Università La Sapienza di Roma. Alla giovane e brillante Enrica gli auguri per la laurea e per uno straordinario futuro personale e professionale da papà Saverio e mamma Matilde, dalla sorella Rosa e da nonna Ida. Ogni parrocchia ha una persona che tutte le generazioni conoscono. Per Poggiomarino è la signorina Eva Bonagura alla quale auguriamo ogni bene per i suoi 89 anni.

Consiglia Provenzale il 4 marzo taglia il traguardo dei 100 anni. Tantissimi auguri da parte di Anna Aprea e della famiglia di Insieme.

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NEWSDALLEPARROCCHIE a cura di Mariarosaria Petti

San Bartolomeo Apostolo Corbara

Il ricordo di don Gerardo

I Il momento del bacio della reliquia

Santa Maria Maddalena in Armillis Sant’Egidio del Monte Albino

La festa per Sant’Alfonso Maria Fusco

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ambini, garofani bianchi e cartelloni colorati. La settimana della seconda festa liturgica in onore di sant’Alfonso Maria Fusco si è conclusa il 10 febbraio scorso con un’emozionante Celebrazione Eucaristica. Ad accogliere in processione la reliquia del sacerdote angrese i piccoli della comunità parrocchiale con in mano un garofano bianco, deposto innanzi alla bellissima foto scelta per la canonizzazione. Dopo l’ascolto della Parola e di diversi racconti tratti dal libro di suor Lina Pantano “…e gli uccellini scelsero come nido la sua mano”, suor Monica Spadaro ha riportato la sua attività di educatrice al servizio dei più poveri. Infine, tutti hanno salutato con un bacio la reliquia. Domenica 11, ricorrenza dei 160 anni dall’apparizione di Maria a Bernadette, diversi fedeli hanno poi ricevuto il sacramento dell’Unzione durante la festa dell’ammalato. Livia Rossi

l 3 febbraio, nella ricorrenza del cinquantenario della morte di don Gerardo Cicalese, la comunità parrocchiale di Corbara ha ricordato il suo ventennale ministero pastorale nella nostra parrocchia. In mattinata, visita e preghiera sulla tomba, presso il cimitero di Nocera Superiore. Presenti le comunità parrocchiali di Corbara e Nocera Superiore (Maria SS. di Costantinopoli), fedeli e autorità civili. In serata, Santa Messa in suo ricordo, tante le testimonianze, coinvolgenti le parole di chi lo ha conosciuto. Dedicata una mostra fotografica curata da Ferdinando Padovano ed esposti alcuni paramenti sacri. Anche l’amministrazione comunale ha voluto sancirne il ricordo con una targa consegnata ai familiari presenti. Il sacerdote ha lasciato, nei fedeli, un ricordo indelebile, grande è stata infatti la partecipazione durante i due momenti a lui dedicati. Orazio Giordano Don Gerardo con i bambini

Sant’Alfredo Sarno

In preparazione al Sinodo I partecipanti al convegno

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a anni Andrea, Emilio e Giovanna partecipano al convegno annuale della famiglia pavoniana, costituita da laici impegnati nelle opere dei religiosi e dai pavoniani stessi. Anche se i pavoniani hanno riconsegnato alla Diocesi la cura pastorale della parrocchia di Sant’Alfredo, resta un legame di esperienze e di valori condivisi. In preparazione al Sinodo dei giovani, il convegno ha approfondito alcuni aspetti dei nuovi equilibri che giovani e Chiesa devono costruire. L’incontro con i pavoniani, che hanno servito per 20 anni la comunità parrocchiale sarnese, ha stimolato i partecipanti al convegno ad una sempre più attenta dedizione ai giovani. Padre Pietro Lombardi

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L’inizio della processione della statua di san Sebastiano

Sant’Anna Nocera Inferiore

Un nuovo anno ricco di sorprese

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l 2018 per la parrocchia Sant’Anna in Fiano-Fosso Imperatore è iniziato con tre momenti di festa. Il 12 gennaio, grazie all’iniziativa proposta dal nostro parroco, don Mario Ceneri, la comunità ha festeggiato i suoi ragazzi che negli ultimi due anni hanno compiuto il diciottesimo anno di età. L’invito a partecipare alla festa è stato accolto con entusiasmo anche da tutti gli altri ragazzi che si sono uniti ai neo diciottenni per fare festa insieme, nei locali della scuola elementare di Fiano. Il 14 gennaio è stata celebrata la festa della famiglia per le giovani coppie di sposi. Le coppie hanno vissuto un momento di formazione tenuto dagli sposi Massimo Gambardella e Assunta Napoletano, Nello Langella e Assunta Gambardella. È seguita la Celebrazione Eucaristica con il rinnovo delle promesse matrimoniali. Il 28 gennaio si è tenuto il tesseramento Anspi 2018: anche quest’anno si è rinnovata la nostra adesione ed ora siamo pronti a vivere e condividere insieme nuove avventure, come un’unica e grande famiglia!

Anna Barile e Angela Morrone

San Sebastiano Sarno

Festeggiamenti in onore del Patrono

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nche quest’anno abbiamo vissuto come comunità una sosta per la santità, dove abbiamo festeggiato a dovere il nostro principale Patrono san Sebastiano. Ogni festa, per essere ben vissuta, va accuratamente preparata. Quindi, abbiamo atteso il 20 gennaio con un triduo di riflessione, preghiera e catechesi. Per l’occasione abbiamo invitato alcuni diaconi transeunti, che ci hanno illuminato con le loro meditazioni, aiutandoci a comprendere come ricercare la santità nella quotidianità. Gli spunti che ne sono scaturiti ci hanno spinto a cercare fortemente e a coltivare questo dono, nonostante il tempo presente voglia privarcene. Non è mancata alla vigilia della festa una serata dedicata all’Adorazione Eucaristica, scandita da alcune letture bibliche e patristiche inerenti il martirio. Il 20 gennaio, giorno della festa, grazie anche al clima meteorologico favorevole, si è svolta una composta processione lungo le strade della parrocchia, conclusasi con l’impegno a crescere nella santità.

La festa dei diciottenni

Festa della famiglia

Il tesseramento all’Anspi

La comunità parrocchiale MARZO 2018 Insieme

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NEWS DALLE PARROCCHIE La locandina del corso

Sant’Antonio di Padova Orta Loreto

In cammino per incontrare Gesù

T San Bartolomeo Apostolo Nocera Inferiore

Musica e teatro all’oratorio: al via corsi e rassegna

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hi vuole imparare il “lavoro più bello del mondo” adesso può farlo all’Oratorio San Domenico Savio, Nocera Inferiore, dove ogni lunedì si svolgerà il primo corso per DJ, presentato e diretto da “Dj FerGi (Ferdi Garofalo)” dj, producer e scratcher nocerino. Promosso dalla parrocchia San Bartolomeo Apostolo e pensato per chi vuole approcciarsi in maniera professionale al mondo della consolle, il corso darà la possibilità di conoscere la storia, le tecniche e i software di mixaggio. Le iscrizioni sono libere e fino ad esaurimento posti. Inoltre, con la direzione artistica di Gerardo Pauciulo, partirà la Rassegna Teatrale amatoriale 2018, con spettacoli nelle domeniche di marzo, aprile e maggio. Per maggiori informazioni e acquisto abbonamento o biglietti è possibile contattare la segreteria dell’Oratorio. Sofia Russo

ra pochi mesi, dopo 4 anni di cammino, più di 50 bambini della nostra comunità si preparano a ricevere per la prima volta Gesù nella loro vita. Oltre all’incontro settimanale con le catechiste, una volta al mese i piccoli insieme ai genitori incontreranno il parroco per una catechesi familiare. Seguiranno poi diverse tappe, fondamentali per la preparazione al sacramento dell’Eucaristia: la consegna del Vangelo, per conoscere meglio Gesù e seguire i suoi insegnamenti, e la prima confessione. Sul volto dei bambini c’è tanta emozione, spesso chiedono come sarà quel giorno e che sapore avrà Gesù. Ripetono che stanno per diventare grandi e, come i “grandi”, potranno accostarsi al banchetto eucaristico. Un bambino a cui abbiamo chiesto cosa porta nel cuore in questo periodo ha risposto di avvertire un senso di felicità, perché l’idea di ricevere Gesù rende il cuore pieno di gioia. Dina Grimaldi

Convento Sant’Antonio Nocera Inferiore

Auguri al nuovo consiglio

I Il momento dell’elezione

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l capitolo elettivo, soprattutto nella tradizione francescana, è un vero e proprio momento di discernimento da svolgere insieme come fraternità. La fraternità locale dell’Ordine Francescano Secolare di Nocera Inferiore del Convento di Sant’Antonio si è riunita, lo scorso 21 gennaio, per eleggere il suo nuovo ministro e un nuovo consiglio. La fraternità ha ascoltato la relazione di fine mandato del ministro uscente, Antonio Bruno, nella quale sono stati ricordati i momenti più importanti dell’ultimo triennio e, poi, ha partecipato alla Santa Messa. Dopo il pranzo conviviale, nel pomeriggio, con l’arrivo del ministro regionale Antonio Nappi, si sono svolte le procedure di voto. Il nuovo consiglio è composto da Ferdinando Falcone (ministro), Angela Di Lauro (vice-ministro), Francesco Amato, Rosario Granito, Italia Selice, Marina Villani e Stefania Vecchione (consiglieri), accompagnati dall’assistente padre Tommaso Barrasso. OFS Nocera Sant’Antonio


Gruppo Servi di Maria

Santa Maria Addolorata San Potito di Roccapiemonte

Grande festa per i Servi di Maria

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ella grande famiglia dei Servi di Maria (una volta si chiamavano Serviti ma ora sono Servitani) è grande festa. Il 17 febbraio del 1310 moriva l’ultimo dei sette fondatori dell’Ordine, Alessio Falconieri, alla veneranda età di 110 anni! Era il 1233 quando Firenze, lacerata da odi e divisa in partiti, riceveva il grande esempio di un gruppo di coraggiosi, che decideva di vivere in comune, nella preghiera e nella carità, sotto lo sguardo e la protezione di nostra Signora. Un filo rosso che per secoli non si è interrotto e che quasi ci inquieta tuttora. Su questo tema si è interrogata per tre

sere la Fraternità di San Potito. Chiedendo a Bonfiglio la conversione allo Spirito, a Bonagiunta il silenzio fremente del brusio degli angeli, a Manetto la grazia seminata nella monotonia dei giorni, ad Uguccione le speranze terrestri tra i sogni delle creature, ad Amadio la costruzione di strutture di fraternità, a Sostegno il servizio alla bellezza e ad Alessio il dolce transito oltre l’ultima frontiera. Per noi e per la Chiesa universale, nel cui cielo splendono questi sette santi, sette pleiadi delle nostre origini. Don Natalino Gentile

Santa Maria delle Grazie Angri

Fede e cultura a Roma

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Il gruppo di pellegrini a Roma

ondivisione, spiritualità e cultura hanno caratterizzato il pellegrinaggio, organizzato dalla parrocchia Santa Maria delle Grazie, nella Città del Vaticano sabato 27 e domenica 28 gennaio. Il parroco, don Ciro Galisi, ha pensato per i fedeli della sua comunità ad un’uscita per conciliare un momento religioso ad uno culturale. Bellissima la visita ai Musei Vaticani. Breve ma suggestiva la tappa presso la Chiesa di San Luigi dei Francesi dove sono conservati tre capolavori del Caravaggio. La domenica seguente ha regalato un’esperienza unica ai pellegrini, che hanno partecipato alla Santa Messa celebrata dal vescovo emerito Illiano e dal parroco Galisi nella Basilica di San Pietro. Alle ore 12.00 l’Angelus in piazza, la preghiera per i caduti di Kabul, i messaggi di pace pronunciati da due bambini e il lancio, in segno di pace, di centinaia di palloncini colorati hanno toccato il cuore di tutti. Prima di ripartire i fedeli hanno fatto sosta presso la Chiesa S. Spirito e davanti al quadro della Divina Misericordia, in meditazione, ciascuno ha ringraziato il Signore per aver ricevuto l’opportunità di vivere una bella esperienza, che ha rafforzato – o, in certi casi, ravvivato – la fede e la consapevolezza che il Signore non ci abbandona mai. Costantina Fugaro MARZO 2018 Insieme

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NEWS DALLE PARROCCHIE

San Teodoro Martire Sarno

Tre giorni di festa per il Santo patrono

L Mons. Camillo Cibotti durante la Celebrazione Eucaristica

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a comunità San Teodoro Martire in Sarno ha vissuto tre meravigliosi giorni di festa, dal 16 al 18 febbraio, in onore del santo patrono e protettore “San Teodoro Martire”. La statua, addobbata con parato e fiori, è stata esposta al pubblico insieme alla reliquia. Per volontà del parroco, don Antonio Agovino, la parrocchia ha vissuto una festa senza troppo frastuono, all’insegna della preghiera e della devozione per il glorioso santo e martire. Una novena, seguita dal canto dell’inno al Santo, ci ha introdotto nei tre giorni di festa. È stato padre Francesco Maria Rea, del convento di Foce, ad aprire i festeggiamenti con la celebrazione della Messa solenne. A seguire, una veglia di preghiera accompagnata da una breve catechesi del nostro parroco e dalla partecipazione numerosa e viva di tutti i gruppi parrocchiali.
Il secondo giorno ha presieduto l’Eucaristia padre Enrico Agovino, di Baronissi. Il terzo giorno abbiamo avuto l’onore e la grande gioia di avere in mezzo a noi mons. Camillo Cibotti, vescovo di Isernia - Venafro. Una presenza paterna che ha toccato il cuore di tutti. I festeggiamenti si sono conclusi con un piccolo spettacolo pirotecnico, con l’augurio e la speranza che san Teodoro possa guidare, proteggere e soccorrere sempre con il suo amore questa grande famiglia che in lui spera e si rifugia. Francesco Pio De Stefano


IN PARROCCHIA a cura di Antonietta Abete

PAGINA A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DELLE GRAZIE CASATORI DI SAN VALENTINO TORIO

I piccoli che hanno partecipato alla festa

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catti di pace, scattare verso la pace: è questo l’invito che l’Azione Cattolica ha lanciato agli associati durante la festa che ogni anno riunisce tutte le foranie, per combattere insieme a favore della pace e meditare sulla sua importanza. Quest’anno la festa della pace, per la forania di San Valentino Torio, si è svolta sabato 20 gennaio presso la parrocchia Santa Maria delle Grazie a Casatori. La comunità ha accolto calorosamente bambini, ragazzi, catechisti ed educatori provenienti dalle comunità parrocchiali di Poggiomarino, San Marzano, San Valentino Torio e Striano con un momento di preghiera, tenuto dal nostro parroco don Gaetano Ferraioli, che ha spinto tutti a riflettere sull’importanza di donare e offrire se stessi agli altri. Durante questa festa, il nostro obiettivo è stato la scoperta di una nuova sfaccettatura del donare: elargire il nostro contributo per la costruzione e la realizzazione di una Terra di pace. I ragazzi, divisi in squadre, hanno avuto l’opportunità di socializzare mentre si cimentavano in giochi e attività organizzati dagli educatori delle diverse parrocchie, conoscendo realtà diverse dalla propria. Spesso ci si chiede: come si fa ad essere costruttori di pace? La preghiera è la prima arma da utilizzare perché il mondo cominci ad essere una casa di pace. Non è solo il metodo più immediato per riuscire a dialogare con

il Signore ma anche quello più semplice per entrare in contatto con altre persone, per testimoniare il nostro credo e costruire rapporti di affetto e rispetto reciproco, gratitudine e condivisione. Infatti, quando ci troviamo davanti a Dio, davanti a Gesù Cristo, attraverso la preghiera e la meditazione riusciamo a tutelare le diversità, tutte le differenze svaniscono, di religione, di lingua, di razza. Il nuovo anno si apre con il mese di gennaio, dedicato alla pace. Per questo motivo, l’impegno che abbiamo sigillato con questa festa è vincere il male con le armi dell’amore, per imparare a diventare eccellenti costruttori di pace. Sabrina Perrino

Insieme per costruire la pace La comunità Santa Maria delle Grazie ha accolto, lo scorso 20 gennaio, i bambini e i ragazzi dell’Azione Cattolica della forania di San Valentino Torio per la festa della pace

I momenti più belli della giornata

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A CURA DELLe #PARROCCHICENTROSARNO San Francesco d’Assisi - Santuario Maria SS. delle Tre Corone Insigne Collegiata San Matteo Apostolo ed Evangelista In redazione Donatella Ferrara, Maria Rosaria De Blasio, Anna Mancuso

I giovani delle Parrocchie Centro Sarno hanno partecipato al momento di adorazione organizzato dalla Pastorale Giovanile diocesana, presso la Casa Madre delle Suore Battistine ad Angri

I nostri giovani di A.C. e della GI.FRA. insieme a don Roberto all’Adorazione diocesana dei giovani

Coltivare sogni grandi

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unedì, 5 febbraio, presso la Casa Madre delle Suore Battistine ad Angri, abbiamo vissuto con tutti i gruppi giovanili della diocesi l’Adorazione Eucaristica “Giovani in cammino verso il Sinodo”, preparata dalla Pastorale Giovanile diocesana. Un momento molto bello, curato dai giovani per i giovani: con un’unica voce abbiamo pregato, cantato, ascoltato e tutti insieme ci siamo messi in cammino “Sognando Sogni Grandi”, accompagnati da segni e testimonianze di giovani che, mettendosi all’ascolto del Signore, hanno scoperto la loro vocazio-

ne dando senso, valore e profondità alle loro vite . Le nostre care suore battistine hanno pensato di ospitare questo momento durante il triduo in preparazione alla festa del loro fondatore, sant’Alfonso Maria Fusco, per sottolineare che i giovani sono al centro del cuore di Dio e dell’azione della Chiesa come erano al centro delle attenzioni di sant’Alfonso. Possano queste riflessioni accompagnarci nel cammino della Quaresima e darci il coraggio di prendere tra le mani la nostra vita e inseguire il sogno che Dio ha per noi. Ersilia Fiore

Il Centro Pastorale interparrocchiale

Nel solco dell’unità Si è svolto lo scorso 6 febbraio il primo Consiglio pastorale delle parrocchie Centro Sarno

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ono ormai 5 mesi che le parrocchie di Maria SS. delle Tre Corone, San Francesco d’Assisi e l’insigne Collegiata San Matteo hanno un nuovo parroco e il giorno 6 febbraio, nel Centro pastorale interparrocchiale, si è tenuta la prima riunione del Consiglio pastorale, presieduta da don Roberto Farruggio. Alla presenza di tutti i responsabili delle diverse attività che si svolgono nelle tre comunità, il sacerdote ha ricordato più volte che è indispensabile costruire unità. Ognuno deve operare per tutti, indistintamente e sen-

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za privilegi o imposizioni di ruolo. Ha chiesto inoltre che la presenza di ciascuno di noi possa aiutare altri ad avvicinarsi al Signore, nelle varie realtà parrocchiali: l’Azione Cattolica, la Gioventù Francescana, l’Ordine Francescano Secolare, l’Agesci (Scout). Infine, ci siamo confrontati sull’organizzazione dei prossimi impegni: il tempo quaresimale e la santa Pasqua. Ringraziamo di cuore il nostro parroco don Roberto per la sua costante presenza e per la forza di volontà con cui coinvolge tutti senza distinzione. Mafalda Rega


In cammino con Maria

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a comunità di Sarno si è preparata a vivere la festa della Madonna di Lourdes, nel 160esimo anniversario delle apparizioni, con un triduo molto ricco celebrato nella chiesa di San Francesco d’Assisi. Il Santo Rosario, il Vespro e la Messa con preghiera alla Vergine di Lourdes hanno aiutato i fedeli ad entrare nel clima della festa. Nel corso della Celebrazione eucaristica è stato sottolineato che la salvezza è per tutti. Il La Madonna di Lourdes con santa Bernadette Signore, infatti, parla al cuore di ciascuno. Abbiamo pregato la Madonna affinché continui ad intercedere per noi presso il Figlio e ci doni la grazia di rimanere attaccati alla sorgente della fede: l’Eucaristia. Stefano Parlato e Maria Rosaria De Blasio

L’esposizione di Gesù Eucaristia

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La missione Eucaristica

n occasione del 50esimo anniversario dell’istituzione delle parrocchie Maria SS. delle Tre Corone e San Francesco D’Assisi a Sarno, a partire dal 20 gennaio, le nostre comunità parrocchiali hanno avviato un interessante percorso: la missioneadorazione. Un progetto che rinvigorisce lo spirito. Un’ora di adorazione settimanale in cui si è a stretto contatto con Gesù Eucaristia e con se stessi. Il silenzio accompagna questo dialogo intimo e personale. Si tratta di un’occasione preziosa per rigenerarsi nell’amore di Dio, ringraziarlo per i doni ricevuti, affidargli le persone care, il cammino delle comunità e del mondo intero. L’Adorazione Eucaristica è una ricchezza per la Chiesa e bisogna ringraziare quanti hanno contribuito a diffonderla, a partire da Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Ilaria Manzo

L’attestato consegnato ad ogni sentinella

Le Sentinelle dell’Eucarestia Durante la Celebrazione eucaristica dello scorso 4 febbraio, 130 persone hanno assunto l’impegno di vivere un’ora di Adorazione Eucaristica settimanale

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on grande gioia le nostre comunità parrocchiali hanno accolto l’invito del nostro parroco don Roberto a vivere un’ora a settimana di adorazione a Gesù Eucaristia, nella bellissima Chiesa dell’Immacolata Concezione in Sarno. Domenica 4 febbraio, 130 persone con il loro “Eccomi” hanno confermato l’impegno a vivere come Sentinelle durante la Messa celebrata a San Francesco, con la consegna dell’attestato e dello scapolare che verrà indossato negli eventi ufficiali. Soddisfatto il nostro parroco don Roberto, il quale ci ha ricordato che l’impegno preso va mantenuto per sempre. In questa nuova realtà di preghiera sono coinvolti ragazzi, adulti e anziani. L’Adorazione inizia dalle 5.00 del mattino e prosegue fino alle 24.00, ma l’intenzione di don Roberto è quella di renderla perpetua. Molti hanno aderito, ma c’è ancora tanto lavoro da fare. Ringraziamo di cuore il nostro parroco raccomandandolo a Gesù Eucarestia nella nostra ora di adorazione. Donatella Ferrara MARZO 2018 Insieme

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A CURA DELLA COMUNITà PARROCCHIALE SAN GIOVANNI BATTISTA - CICALESI IN REDAZIONE Maria Rosaria Faiella e Alessia Bove L’inaugurazione del pozzo donato da Teresa Don Andrea e i suoi compagni di viaggio insieme ai bambini dell’asilo “Maison de Rose”

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nche quest’anno, il cuore ha portato la comunità San Giovanni Battista in Cicalesi in Burkina Faso. Anche quest’anno, senza la pretesa di salvare l’Africa, pensiamo di aver operato per il Bene, cambiando favorevolmente la storia personale di molti fratelli che vivono in condizioni inaccettabili. Teresa, la nostra amica di Latina, ha donato un pozzo d’acqua potabile ad un villaggio di 400 anime; Fernando, infermiere di Polla, il dottor Guerriero e sua moglie hanno avviato un progetto sanitario per le ragazze e i ragazzi che vivono all’Oasi “Santa Teresa”, finanziando esami del sangue a tappeto contro epatite B, epatite C, AIDS e altre malattie e vaccini per chi è risultato negativo per l’epatite B. Peppe, ingegnere di Cava, con la sua parrocchia di San Lorenzo ha finanziato la costruzione di una grande macina che verrà utilizzata da quattro villaggi. Abbiamo sostenuto la costruzione di una casa per una cop-

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pia di anziani che viveva in una capanna fatiscente, insieme ad una nipotina piccola, abbandonata dai genitori; rinnovato il progetto per i bimbi malnutriti dell’ospedale San Camillo; donato riso e olio nei vari villaggi visitati, alle famiglie povere e alle associazioni incontrate. La parrocchia di San Lorenzo e la nostra comunità hanno donato all’Oasi Santa Teresa i fondi per preparare, per diversi mesi, la colazione ai bambini – più di 70 – che frequentano l’asilo “Maison de Rose”. Abbiamo soprattutto stretto mani, abbracciato persone, baciato bambini, pregato insieme. Abbiamo donato ma soprattutto ricevuto amore e rinnovato un patto di amicizia e solidarietà con questo popolo meraviglioso. Chiudiamo il racconto di questo viaggio meraviglioso citando, non alla lettera, sant’Antonio di Padova: “non c’è preghiera più bella per un cristiano che la carità operata giorno per giorno”. Salvatore Guerriero

Gocce di bene Tanto il bene seminato in quest’ultimo viaggio in Bukina Faso. I bambini del catechismo hanno donato la colazione a 70 bimbi della scuola materna Visita al villaggio nel quale è stato costruito il pozzo

A destra, i lavori della casa donata ad una coppia di anziani, a sinistra la visita ad un bambino


Fotocronaca della vita parrocchiale

Durante la Celebrazione Eucaristica dell’11 febbraio, in occasione della XXVI Giornata Mondiale del Malato, numerosi ammalati della nostra comunità hanno ricevuto il Sacramento dell’Unzione degli Infermi. La Santa Messa è stata animata dai ministri straordinari della Santa Comunione che ogni settimana portano la carezza della Chiesa a quanti vivono l’esperienza della malattia, sostenendo il loro percorso con il Pane Eucaristico e una presenza affettuosa e discreta.

Il Clan (16 e 21 anni) ha organizzato la festa di Carnevale per i bambini della comunità con lo scopo di autofinanziarsi il viaggio a Lourdes cui prenderanno parte dal 16 al 26 agosto. Questi giovani presteranno servizio ai pellegrini, seguendo le indicazioni dell’Associazione Hospitalitè.

Festa di Carnevale organizzata dagli Animacuori, occasione preziosa per coinvolgere anche giovanissimi che solitamente non partecipano alla vita parrocchiale. A conclusione, recita della Compieta intorno al fuoco guidata dai seminaristi Giuseppe e Antonio che ci hanno esortato a fare della nostra vita uno spettacolo meraviglioso che canti lode a Dio.

Campagna Telethon I ragazzi del Reparto hanno vissuto questa esperienza con spirito di servizio ed aiuto verso il prossimo. Il progetto Telethon va sostenuto da tutti perché aiutando la ricerca si dà una speranza a tutte quelle famiglie che attendono una risposta alle sofferenze dei loro cari.

I Lupetti, ragazzi di età compresa tra gli 8 e i 12 anni, hanno pronunciato la loro promessa il 21 gennaio. Durante la Celebrazione Eucaristica sono stai benedetti i foulard, rossi e blu come i pomodori e le tute degli operai del nostro territorio, segno dell’impegno assunto di migliorare se stessi, aiutare gli altri, osservare la legge del branco seguendo l’esempio di Gesù. MARZO 2018 Insieme

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SAN SISTO II - PAGANI I ragazzi Arcobaleno insieme ad un’educacuore

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Arcobaleno è un gruppo di ragazzi della parrocchia San Sisto II di Pagani che ogni sabato si incontra in oratorio per un nuovo progetto che vuole aiutarli ad entrare nel mondo della comunicazione. Il gruppo è composto da circa 40 ragazzi e desidera raccontare la vita quotidiana attraverso strumenti come il giornale, la radio, la fotografia, i fumetti, i social network (youtube, facebook, instagram, twitter), il blog, ecc. Il progetto, iniziato a gennaio 2018, ha come scopo quello di far scoprire i talenti nascosti in ogni ragazzo con l’augurio che possano crescere e costruire il loro futuro in maniera consapevole e responsabile. Segui il gruppo Arcobaleno su Insieme, con il giornale parrocchiale, con la radio e su internet.

Un po’ della nostra vita di oratorio… Ci siamo già presentati, siamo il Gruppo Arcobaleno! Ora vogliamo presentarvi anche il nostro bellissimo oratorio, luogo di incontro con le amicizie che abbiamo stretto, nel quale facciamo tantissime cose insieme ai nostri educacuori. È merito del nostro oratorio se, nel nostro gruppo, siamo legati l’uno all’altro. Abbiamo imparato che l’amicizia è un sentimento universale che tutti provano, diverso dell’amore di coppia ma non per questo meno forte; infatti, anche l’amicizia può durare per sempre, può accompagnarti tutta la vita. La cosa più bella è che il dono dell‘amicizia è concesso a tutti, senza divieto per

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nessuno. Ha tante sfaccettature diverse e non teme il tempo e la distanza. Ecco: noi del Gruppo Arcobaleno abbiamo questa fortuna di essere amici, anche se ci conosciamo da soli pochi mesi. Siamo un gruppo davvero bello e unito. Insieme, svolgiamo tante attività attraverso le quali ci vengono date molte possibilità. Impariamo, cresciamo, condividiamo, riflettiamo e ci divertiamo un mondo. Pensiamo che, come noi, tutti debbano avere questa possibilità e, per questo, ci impegniamo a invitare tutti i ragazzi che conosciamo. Per questo vogliamo dire grazie al nostro oratorio, un luogo – anzi, un tempo – fantastico. Il Gruppo Arcobaleno

Contatti: www.sansistosecondo.it www.spreaker.com/ir-radio cerca su facebook, instagram e twitter/sansistosecondo

L’Arcobaleno dipinge le pagine di Insieme Da questo mese, la pagina di Insieme della parrocchia San Sisto II di Pagani è affidata al Gruppo Arcobaleno, 40 ragazzi che desiderano raccontare la vita attraverso i diversi strumenti della comunicazione


A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - PAGANI I membri di Azione Cattolica, insieme alla presidente diocesana Anna Aprea e a don Enzo Di Nardi

Il quadro presentato da Caterina Barba

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arai una magnifica corona nella mano del Signore, un diadema regale nella palma del tuo Dio”, leggiamo nel libro del profeta Isaia (Is. 62,3). Se pensiamo a Gesù, la corona richiama alla mente i momenti dolorosi della sua passione e crocifissione, quando una corona di spine gli fu posta sul capo. La corona di spine richiama dunque la regalità di Gesù, il suo modo di essere Re, l’umiltà e l’amore che lo hanno portato al sacrificio della croce: un sacrificio che apre alla resurrezione. Se colleghiamo questo simbolo a Maria, ci tornano alla mente la sua incoronazione e il suo essere tempio dello Spirito Santo e madre del Redentore. Queste sono soltanto alcune delle tante riflessioni emerse durante l’incontro, tenutosi lo scorso 22 gennaio, nella parrocchia Santa Maria del Carmine a Pagani, per studiare e approfondire il dipinto collocato in corrispondenza dell’altare maggiore che raffigura la Santissima Trinità durante l’incoronazione di Maria Regina del cielo e della terra. Il percorso. L’incontro, tenuto dalla giovane esperta Caterina Bruno, è stato il primo di tre momenti di formazione programmati dall’Azione Cattolica diocesana per questo anno pastorale, e si inserisce all’interno del percorso “Arte e fede” il cui scopo è leggere e meditare la Parola di Dio

attraverso l’arte. Il tema scelto è il Mistero della Santissima Trinità, approfondito e meditato attraverso le opere d’arte presenti sul territorio della nostra diocesi. Ci siamo così introdotti in questo mistero centrale della nostra fede, accompagnati dalla guida amorevole di Maria, nostra madre e prima maestra di fede. La relazione. Attraverso un’accurata relazione, Caterina ci ha fornito diverse informazioni e piccoli dettagli che ci hanno permesso di scoprire che ogni singolo particolare, ad esempio i colori usati o la posizione dei personaggi nel dipinto, è frutto di una scelta specifica e accurata ed ha un significato che trova sempre riscontro nel testo biblico. Ad esempio, proprio la corona assume una posizione centrale nell’intera composizione e viene offerta a Maria dalla Santissima Trinità per testimoniare che è la “piena di grazia”, colei che accogliendo nel suo grembo l’autore della vita si rese partecipe del Mistero dell’amore incarnato. L’evento, particolarmente sentito, ha visto la ricca partecipazione dei membri di Azione Cattolica, ai quali era rivolto, e di tutta la comunità parrocchiale che ha colto con fervore e curiosità questa preziosa occasione per approfondire e riscoprire la bellezza della chiesa parrocchiale. Anna Petrosino

Il mistero della Trinità Si è svolto nella parrocchia Santa Maria del Carmine a Pagani, lo scorso 22 gennaio, il primo dei tre incontri del percorso “Arte e fede” promosso dall’Azione Cattolica diocesana

La ricca partecipazione alla serata

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A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANTA MARIA DEL CARMINE - SS. ANNUNZIATA - ANGRI I giovani della comunità parrocchiale Santa Maria del Carmine e della SS. Annunziata di Angri insieme a Fabio Senatore e a suor Monica Spadaro

IL VANGELO È SEMPRE GIOVANE

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na delle sfide più impegnative che la Chiesa dei nostri giorni deve affrontare è l’annuncio del Vangelo alle giovani generazioni, spesso affascinate da altri interessi. Ma è davvero cosi? Davvero i nostri giovani non sono più attratti dalla fede e dalla preghiera? Durante gli anni passati da seminarista nelle comunità Santa Maria del Carmine e della SS. Annunziata ad Angri ho incontrato tanti giovani e posso affermare che questa convinzione è un luogo comune. È semplice, infatti, incolpare i giovani se le nostre parrocchie sono prive della loro allegria, se gruppi e associazioni sono costrette a fare i conti con un loro abbandono sistematico, nel passaggio delicato dalla fanciullezza all’adolescenza. Certo, non è per nulla semplice parlare ai giovani. Non lo è mai stato, neppure quando i giovani erano gli adulti di oggi che sembrano aver dimenticato le obiezioni e le critiche che muovevano alla Chiesa, giudicata lontana dal linguaggio e dai bisogni dei più giovani. Risposte concrete. Non è vero che i giovani non sono più interessati alla fede, hanno bisogno tuttavia di trovare risposte concrete alle loro domande altrettanto concrete. Quando si è fuori dall’età dei sogni dell’adolescenza, ma non si è ancora entrati nel mondo degli adulti, con il lavoro che manca e lo studio che sembra insufficiente per raggiungere i propri obiettivi, è ne-

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cessario e urgente risvegliare la speranza di poter costruire un futuro migliore, la fiducia nell’altro nonostante le delusioni accumulate. Spesso si cerca di “attirare” i giovani in parrocchia quasi come fossero una fascia di pubblico da conquistare. A questo scopo si organizzano eventi con nomi originali e si mettono in campo varie iniziative. Ma i nostri giovani hanno davvero bisogno di questo? Ben vengano iniziative che usano un linguaggio nuovo per parlare ai nostri giovani purché non venga mai a mancare il messaggio da trasmettere: il Vangelo! Il Vangelo racchiude in sé tutte le risposte alle domande più profonde dei ragazzi, è leggendo il Vangelo che giovani di ogni tempo hanno trovato il senso della loro vita, il coraggio per prendere decisioni forti che hanno cambiato l’esistenza propria e quella degli altri. Pensiamo a Chiara e Francesco di Assisi. E il modo più efficace per diffondere il Vangelo è stato e resta ancora la testimonianza. Testimonianza di un incontro che cambia la vita, che dà senso ad ogni cosa, che dipinge di gioia anche i problemi da affrontare poiché a tutto riesce a dare un senso. C’è bisogno di testimoni autentici e credibili che oggi come ieri sappiano mostrare con la propria vita che il Vangelo non invecchia mai. Resta giovane, come la Chiesa. Perché giovane è la vita, giovane è Dio! Sem. Fabio Senatore

Per conquistare il cuore dei giovani servono testimoni credibili, capaci di dimostrare con la propria vita che il Vangelo non invecchia mai


PAGINE A CURA DELLA COMUNITÀ PARROCCHIALE SANT’ANTONIO DI PADOVA - POGGIOMARINO COORDINATORE DI REDAZIONE MARIANO ROTONDO

La Veglia Eucaristica per la vita, le 40 ore e il venerdì eucaristico sono momenti di grande fede e aggregazione per tutti i movimenti presenti in parrocchia

Aleks, chierichetto attento, sorriso pieno, simpatia contagiosa. È nato due volte, 14 anni fa in Ucraina e 10 anni fa in Italia con i suoi genitori adottivi che lo adorano e lo hanno subito affidato all’amore di Gesù.

Tanti gli eventi vissuti nel mese di febbraio dalla comunità parrocchiale Sant’Antonio di Padova a Poggiomarino

Gesù al centro

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ra le tante attività che la parrocchia di Poggiomarino ha vissuto in quest’ultimo mese, la più importante è certamente la Sosta Eucaristica. Se non ci fosse stata l’esposizione del Santissimo Sacramento, la comunità avrebbe vissuto momenti belli, ma senza avere uno sguardo proiettato “oltre”. Ci siamo stretti come un unico corpo vicino al RE dei re. Con grande impegno abbiamo celebrato la 40esima Giornata nazionale per la Vita, che è coincisa quest’anno con la Giornata mondiale contro il Cancro, e grazie alla sensibilità della Fraternità di Emmaus abbiamo potuto riflettere sull’immenso valore della vita che – come ha ricordato la mamma del piccolo Vincenzo, testimonial della mattinata – va guardata più con gli occhi del cuore che della mente. Sarno, l’ospedale della provincia di Salerno con il record di aborti, è troppo vicino a noi per poter dire “non ci riguarda”. Tanti altri gli eventi che ci hanno coinvolto. Al termine del 37esimo capitolo generale degli Stimmatini è stato eletto superiore generale un sacerdote brasiliano, padre Rubens Sodrè Miranda, con cognome tipicamente poggiomarinese, un motivo in più per sentirlo subito “nostro”. Abbiamo vissuto il primo flambeux a Sant’Antonio, particolarmente suggestivo grazie alla neonata Unitalsi. Grazie alla loro presenza, Lourdes e gli altri luoghi mariani sembrano più vicini. A breve riaprirà, in uno splendore mai visto prima, la congrega dell’Immacolata, il luogo di culto di proprietà della chiesa locale più antico della città. Poggiomarino c’è e con “Gesù al centro” si incammina verso la gioia della Pasqua.

Tantissimi auguri per una pronta guarigione a suor Angela Vado. Suor Olimpia e suor Maria aspettano con premura il ritorno della loro giovane superiora.

Nella foto padre Vincenzo Sirignano e padre Rubens Sodrè Miranda, brasiliano, nuovo padre generale della Congregazione delle Sacre Stimmate.

40esima giornata nazionale per la Vita. Il Progetto Famiglia, ramo missionario della Fraternità di Emmaus, ha voluto celebrare ad ogni Messa, anche nella vicina Flocco, il miracolo della vita, dal concepimento fino alla sua naturale fine. MARZO 2018 Insieme

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Redazionale a cura della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza e dei Piccoli discepoli della Croce

Un momento della celebrazione

“Avvenga di me secondo la tua parola”

di Serena Pia Perrino

I membri della Pia Unione Ammalati hanno rinnovato le promesse durante la Celebrazione eucaristica dello scorso 8 febbraio. Cinque nuove sorelle si sono aggiunte alla grande famiglia dei volontari

Il rinnovo delle promesse di Giuseppe e Serena Pia

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l rinnovo delle promesse è il momento dell’anno più atteso dai volontari della Pia Unione Ammalati Cristo Salvezza. Quest’anno la Celebrazione eucaristica è stata presieduta da don Domenico Cinque e concelebrata da don Gaetano Ferraioli, direttore dell’associazione, e don Gerardo Coppola, rettore del santuario Gesù Bambino di Praga che ci ha accolto lo scorso 8 febbraio. Il cuore del nostro servizio è quest’appuntamento annuale, ci piace “sfruttare” quest’occasione per riunirci tutti insieme come una

vera famiglia e rinnovare il nostro sì a Cristo attraverso la Mamma Celeste. “Avvenga di me secondo la tua parola”: con il sostegno della Vergine Maria, ci impegniamo a seguire le sue orme e ad accogliere quotidianamente la Parola, per sentirci “chiamati” ogni giorno della nostra vita. Entusiasmo e timore. Il proposito per questo nuovo anno è comprendere la responsabilità che ci viene affidata, impegnandoci a vivere con gioia il nostro servizio. Durante l’omelia, don Mimmo ci ha invitato a “vivere il nostro servizio

con timore e incessante entusiasmo. Timore non significa aver paura, ma essere consapevoli della grandezza di Colui che abbiamo di fronte”. La promessa è sempre un momento commovente per tutti i volontari. L’emozione è forte, per chi rinnova e per quanti si impegnano a svolgere questo servizio per la prima volta. Quest’anno, alla nostra grande famiglia si sono aggiunte cinque nuove sorelle. La nostra missione è testimoniare Gesù, Servo e Signore, che ci invita ad essere come Lui, perché solo nel servizio ognuno ha la possibilità di scoprire veramente se stesso. Al termine della toccante celebrazione, don Gaetano ci ha invitati a seguire l’esempio della parabola del grano e della zizzania, facendo del nostro meglio per far fruttificare l’opera in memoria di coloro che l’hanno fondata.


Le suore Francescane di sant’Antonio: la storia di p. Paolo Saturno

Madre Letizia Manganelli

Il Capitolo generale del 1956 Il 14 luglio 1956 madre Letizia Manganelli è eletta nuova madre generale delle Suore Francescane di Sant’Antonio

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l 12 luglio 1956, dopo aver espletato, nella prima parte della giornata, i preliminari del Capitolo generale, in particolare la lettura della relazione sullo stato della Congregazione durante il generalato di madre Rita Fiore, alle ore 18.00, si passa alla votazione per l’elezione della segretaria del capitolo. Ruolo assegnato a madre Alfonsina Tucci con voti 14 su 15. Alle 10.00 del 13 luglio si apre ufficialmente il Capitolo generale con il saluto affettuoso e accorato di madre Rita Fiore che invita a rileggere la relazione sullo stato della congregazione alla luce della revisione suggerita. Gli elementi emersi. Sulla carenza di vocazioni si soffermano la madre superiora di Larino, suor Geltrude Vincelli, che esorta ad un maggiore impegno vocazionale e la superiora di Bonefro, madre Cherubina Zuccherino, che propone di rimuovere le difficoltà economiche per le ragazze meno abbienti. Sono lodate le superiori che, garantendo il necessario alle proprie comunità, hanno aiutato la cassa generalizia per i soccorsi offerti alle case di Pagani, Quisisana e San Martino. Segue il resoconto della superiora di Bonefro sui lavori di consolidamento delle fondamenta del suo istituto pericolante; il rammarico della superiora di Crotone per non aver potuto aprire un’altra casa a Papanice, a causa della mancanza di suore diplomate; la richiesta da parte di alcune Vocali di far diplomare altre suore; la proposta della vicaria di provvedere periodicamente – in tempi stabiliti – al vestiario e a tutto il necessario per le suore, con il contributo delle su-

periori interessate e tenendo conto del numero delle consorelle. L’elezione. Alle ore 10.00 del 14 luglio, le Vocali si riuniscono per eleggere, tramite scrutinio segreto, due scrutatrici: madre Nazarena Petralito e madre Cherubina Zuccherini. Alle ore 17.00 dello stesso giorno si procede all’elezione della madre generale. In sequenza, pubblichiamo i fatti come riportati nel verbale di madre Alfonsina Tucci. Dopo l’esposizione del Santissimo Sacramento e la recita delle pregherie di rito, segue l’accoglienza del cardinale Marcello Mimmi a cui sono presentati l’elenco delle suore Vocali presenti al Capitolo, i loro verbali, le schede distribuite per l’elezione. Il Cardinale invita le suore elettrici a farsi guidare esclusivamente dal “servizio di Dio” e dal bene della Congregazione, mettendo da parte il rispetto umano. Dopo l’appello di mons. Giovanni Guarro, vengono distribuite le schede e si procede alla votazione. Dallo scrutinio si evince l’elezione di madre Letizia Manganelli con 14 voti su 15. Segue la proclamazione della nuova madre generale da parte dell’Arcivescovo di Napoli con il canto del Te Deum nella cappella e “l’omaggio di sottomissione, di obbedienza e fedeltà”. Il giorno seguente – 15 luglio – madre Rita Fiore è eletta vicaria, madre Agata Brandi, madre Gertrude Vincelli e madre Teresa Continelli sono elette consigliere mentre madre Tarcisia Vernavà è la segretaria generale e madre Alfonsina Tucci la nuova economa.

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L'ULTIMA di Raffaele Iaria, Fondazione Migrantes

La sfida dell'integrazione I

ntegrazione, inclusione, convivenza. Tre parole che hanno un peso notevole per la coesione sociale nella sfida dell’equilibrio e della tenuta nelle nostre città quando si parla di migranti. Ma anche “accogliere, proteggere, promuovere e integrare”, i verbi azione indicati da papa Francesco nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, celebrata lo scorso 14 gennaio. Alla luce degli ultimi fatti di cronaca, la sfida della convivenza non può che passare attraverso un’unica via, quella dell’integrazione, che a sua volta ha un’unica possibilità: il dialogo. Per essere più espliciti, prendiamo in prestito le parole del sociologo e filosofo polacco, di origini ebraiche, Zygmunt Bauman il quale teorizzò che l’integrazione nasce dalla “voglia di comunità”.

Immagine di repertorio

Bauman era nato a Poznan, la città che ha purtroppo il triste primato di essere stata la prima a subire le grandi deportazioni naziste. Se non si parte dal presupposto che le città sono luoghi di scambio e di incontro di più culture; se la persona non viene messa in cima alla scala dei valori, a prescindere dal colore della pelle, dal luogo di provenienza, dal mezzo di trasporto con il quale è arrivata nel nostro Paese e nelle nostre città, saremo sempre schiavi della nostra diffidenza che prevarrà e condizionerà i nostri giudizi. La cecità di pensiero nei confronti dell’altro, del diverso, dell’estraneo, del migrante, in questo caso, può risultare pericolosa, portando ad una ghettizzazione non dell’altro ma di noi stessi, arroccan-

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doci in trincee utopistiche che non possono più trovare riscontro nella realtà quotidiana. Il fenomeno migratorio non si può fermare, la mobilità umana è una realtà importante e le città devono essere ripensate come luoghi aperti, con meno burocrazia e più solidarietà. Per questo occorre una legislazione che metta al centro l’integrazione. Se da un lato c’è l’Italia dei permessi di soggiorno, delle mille difficoltà che i migranti devono affrontare, dall’altro lato c’è il Paese dell’eccellenza nel contesto europeo: è l’Italia solidale, come testimonia il grande “movimento” del volontariato che coinvolge circa sette milioni di persone che dedicano del tempo agli altri, a chi ha bisogno di aiuto, conforto, vicinanza. Un volontariato spesso organizzato con associazioni, cooperative sociali ma anche famiglie che hanno aperto le loro case per accogliere anche minori non accompagnati. Migliaia i comuni e le parrocchie che hanno contribuito, con una serie di esperienze significative, ad avviare il processo di integrazione che allo stato dell’arte non può fermarsi ma deve continuare la sua marcia verso una convivenza pacifica per abbattere i muri della paura e dell’indifferenza e guardare allo straniero come fonte di ricchezza culturale ed economica. La cultura dell’incontro è la sola che può guidare verso una civile convivenza per il benessere delle comunità. E l’Italia ha bisogno di questo: i muri non servono.



Maioliche (foto Salvatore Alfano)

Madonna delle Galline da venerdĂŹ 6 a lunedĂŹ 9 aprile 2018 Santuario di Santa Maria del Carmelo Pagani


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