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contiene I.R.

PERIODICO DELLA DIOCESI DI S. MARINO-MONTEFELTRO - NUOVA SERIE - Anno LXI - N. 7 - luglio-agosto 2015 Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - CN/FC - Direttore responsabile: Francesco Partisani

«QUANDO DI SERA IL CIELO ROSSEGGIA... SARÀ BELLO» Suggerimenti in vista della programmazione pastorale per il nuovo anno. Il Vescovo propone di vivere come opportunità le molte proposte in cantiere.

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hiedo venia al direttore del nostro periodico: supererò abbondantemente la barriera delle battute consentite per l’articolo. Suggerisco “compiti per le vacanze” in vista dell’estate ormai iniziata: proposte di riflessione e appunti. Parto dall’analisi, molto realistica, della situazione tracciata dal Consiglio Presbiterale diocesano. Un materiale prezioso in vista del programma pastorale da stendere, ma prima premetto alcuni punti già acquisiti: 1. Sentire con la Chiesa: vivere il presente in comunione col Magistero, particolarmente con quello degli ultimi pontefici, inderogabile primato della comunione. 2. Andare in profondità nel cammino della conversione pastorale “in uscita”. 3. Avanzare insieme nel cammino tracciato dall’Anno liturgico, scuola di evangelizzazione, di spiritualità, di pastorale; un cammino accessibile a tutti, “calendario” di ogni famiglia, riserva sempre fresca e abbondante di idee. 4. Fedeltà alla vita delle piccole comunità, valorizzando la preziosità delle tradizioni, i tesori del patrimonio storico e artistico, la vitalità dei rapporti e delle relazioni tra famiglie, fra vicini e lontani. 5. Disponibilità e apertura ad un “nuovo assetto pastorale”: unità fra parrocchie, valorizzazione del laicato, promozione del diaconato e dei ministeri, distribuzione più adeguata dei sacerdoti e delle risorse. 6. Porre la famiglia come punto di partenza e di creatività. Qui il discorso si fa più articolato. Ricorro ad un’immagine: Ulisse, tornato a Itaca, si fa riconoscere nel tendere l’arco e

nell’infilare la freccia in una serie di anelli allineati. Allo stesso modo, molta della nostra azione pastorale potrebbe irradiarsi attraverso la famiglia. La famiglia è da vedersi non soltanto come ambito o settore, ma come dimensione fondamentale della pastorale stessa; si pensi al ruolo della famiglia per l’iniziazione cristiana e la trasmissione della fede, per la cura delle fragilità (anziani, ammalati), per il supporto ai giovani e ai disoccupati, per l’umanizzazione dei rapporti e la tenuta sociale a guisa di quello che le radici degli alberi sono per la salvaguardia del territorio. Al rientro dalle ferie troveremo un’agenda stracarica di eventi, iniziative e proposte. Qualche illustre collega non ha risparmiato le sue critiche. Tanti hanno espresso insofferenza. Confesso d’essermi sentito, a mia volta, un po’ frastornato come quando – permettete l’immagine – in gelateria sono alle prese fra ottime creme e gelati alla frutta. Scrivo l’elenco degli eventi e delle proposte: a. Stiamo per entrare in Sinodo, il Sinodo sulla famiglia, che si svolgerà a Roma ma al quale partecipiamo anche noi, col nostro modesto contributo scritto e con l’assicurazione della nostra preghiera, soprattutto nel mese di ottobre. b. Ci stiamo preparando al Convegno della Chiesa italiana (Firenze 2015) con lo studio della Traccia preparatoria e l’elaborazione di schede per mediare il tema, In Gesù Cristo: il nuovo umanesimo.

LA REDAZIONE DEL «MONTEFELTRO» AUGURA A TUTTI I SUOI LETTORI

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Buone Vacan-


MONTEFELTRO c. Siamo ancora sorpresi e pieni di gratitudine per il dono del Giubileo straordinario indetto da Papa Francesco che inizierà l’8 dicembre. d. Infine, godiamo già nella lettura dell’ultima enciclica Laudato si’. Faccio a tutti la raccomandazione di non subire questa sovrabbondanza, ma di vivere tutto come una favolosa opportunità. Per niente spaventati dalla complessità, proviamo a cogliere connessioni tra i temi e ad individuare qualche “idea forza”. Per il resto faremo con calma quanto riteniamo possibile e utile. La posta in gioco è davvero decisiva. Riprendo, a questo punto, l’analisi della realtà come è stata fotografata dal Consiglio Presbiterale diocesano. Insieme ai fermenti positivi, alle risorse e alla raccolta di testimonianze di vita cristiana, talvolta eroiche, sono state evidenziate le criticità: dal calo della pratica religiosa al rifiuto delle indicazioni etiche espresse dalla Parola di Dio; da una visione immanente della vita a posizioni apertamente laiciste; dal vistoso abbandono della tradizione cattolica all’affermarsi di una antropologia nella quale si dissolve la sacralità della persona (uomo come prodotto, irrilevanza del singolo, perdita del senso dell’esistenza, ecc.). Si è sottolineato come il Papa denunci la cultura dello scarto e la prepotenza del pensiero dominante. Il problema è anzitutto culturale:

MONTEFELTRO PerIoDICo DellA DIoCeSI DI SAn MArIno -MonTeFelTro NUOVA SERIE Anno LXI - N. 7 - luglio-agosto 2015 Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - CN/FC Aut. Trib. di Pesaro n. 72 del 3.4.1956 Iscritta al R.O.C. n. 22192 del 19.4.2012

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Associato alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici

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DALLA PRIMA

perdita della trascendenza, smarrimento di punti di riferimento e dell’Assoluto da cui deriva il relativismo individualista. Anche il cristiano ne risente. Cito le parole conclusive del romanzo di Thomas Hardiy: «Ahimé, mi manca il coraggio e il cuore mi si spezza! Signore, abbiate pietà del cristiano che dubita, dell’incredulo che vorrebbe credere, del forzato della vita che si imbarca solo, nella notte, sotto un firmamento che non è più rischiarato dai consolanti fari dell’antica speranza». Siamo in piena “notte della cultura”. Mutuo l’espressione dai miei studi di Ascetica e Mistica intorno all’esperienza della notte dello Spirito. Anime grandi l’hanno attraversata: è terribile e straordinaria. Di fronte ad eventi culturali di questa portata, che investono tutto l’occidente, di fronte ad eventi sociali come la secolarizzazione, il degrado della politica, la crisi economica, il credente sa che non c’è passaggio storico o momento della vita per i quali Dio non abbia un disegno. Mi sovvengono le parole di San Lorenzo pronunciate prima del martirio: la mia notte non conosce oscurità. C’è luce nell’oscurità e speranza nella crisi. Ci è toccato vivere in questo tempo. Per quanto grandi la nostra ignavia, la mediocrità o l’infedeltà, è una situazione che non abbiamo né meritato né cercato. Siamo minoranza, eppure custodi e portatori di un messaggio e di una speranza che interpretano il cuore umano e interloquiscono felicemente con l’intelligenza. Non siamo più in grado di innalzare le grandi cattedrali del passato, ma possiamo costruire cattedrali grandi nella carità. La fede e la speranza ci spingono a

soccorrere le tante necessità, le ferite, le disperazioni (ancora Papa Francesco: la Chiesa come ospedale da campo). Ci è chiesto di parlare al cuore di Gerusalemme (cfr. Is 40,2). Le parrocchie con la diocesi, la diocesi con la Chiesa italiana, partecipano alla elaborazione di un giudizio sulla realtà, si impegnano sul “progetto uomo”, sull’educazione, sulla ricerca del bene comune. Offrono, insieme, una presenza significativa, amica e collaborativa in vista di una maturazione culturale e spirituale di tutti. Al raggiungimento di questa meta è di aiuto la riflessione attorno all’umanesimo, tema di Firenze 2015. Il cantiere è aperto su tre fronti. Il primo: chiarire, rilanciare e proclamare in che cosa consiste l’umanesimo, contro tutte le negazioni, teoriche e pratiche, dando solidità al nostro pensiero riguardo all’humanitas e contrastando le idee sbagliate. Il secondo: considerare in Gesù il modo dinamico di essere umanità pienamente realizzata. L’Ecce homo di Pilato non è altro che la pienezza di umanità che si sperimenta nell’essere dono e nel “vivere per”. Il terzo: il cristiano cresce in umanità nell’andare verso ed è costruttore di un nuovo umanesimo. La persona umana è al centro della vita e della missione della Chiesa. Ecco i “compiti per le vacanze”! La proposta riguarda le nostre comunità, i nostri gruppi e le nostre persone. È richiesta una cura speciale per la formazione. Da qui nasce l’autenticità. Ci accompagna la convinzione che Dio è all’opera nella storia come nelle nostre piccole vicende e che «tutto concorre al bene di coloro che amano Dio» (cfr. Rom 8,28). La sfida è grande: «Chi non dà Dio, dà troppo poco» (Joseph Ratzinger, Omelia funebre per don L. Giussani). «Quando di sera il cielo rosseggia… sarà bello» (cfr. Mt 16,2). Che ve ne pare di prendere come “idea forza” quella del discernimento comunitario? Discernimento evangelico, non lamentazione! @ Andrea Turazzi Vescovo di San Marino-Montefeltro

IL VESCOVO ANDREA annuncia con gioia l’Ordinazione Presbiterale del diacono don PIER LUIGI BONDIONI. L’ordinazione verrà celebrata nella Cattedrale di Pennabilli sabato 3 ottobre alle ore 16. Si innalzino preghiere al Signore per il candidato e per ottenere numerose vocazioni.


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UFFICIO LITURGICO

L’ANNO LITURGICO: LA CELEBRAZIONE DELLE FESTE DEI SANTI di don Raymond Nkindji Samuangala* Cronologicamente i cristiani hanno cominciato a celebrare le feste dei santi, e più precisamente dei martiri, prima di quelle di Maria. La più antica testimonianza ci viene dall’Oriente con il martirio del vescovo Policarpo il 2 febbraio forse del 167. La Chiesa romana invece avrà la sua prima festa con il martirio di papa Callisto I nel 222. Quindi il primo culto viene reso ai martiri, successivamente anche ai non martiri. In un primo momento si celebra attorno alla tomba del martire il cosiddetto refrigerium, ossia un pasto funerario che vuole esprimere una sorta di trionfo. Solo più tardi si comincerà a celebrare l’Eucaristia. Dopo la pace di Costantino i corpi dei martiri cominciano ad essere trasferiti in alcune basiliche oppure si costruiscono delle basiliche sopra le tombe o reliquie dei martiri. Invece il culto dei santi parte da quelli che si chiamano “Confessori della fede”. Essi sono coloro che avevano molto sofferto per Gesù durante le persecuzioni ma sono sopravvissuti ad esse. I cristiani li tenevano in grande onore. La comunità cristiana teneva quindi a venerare coloro che avevano confessato la propria fede e li considerava come dei martiri. Da qui a onorare tutti coloro che dedicavano la loro vita a Cristo nell’ascesi e nella verginità il passo fu breve, in quanto la vita ascetica veniva considerata una sorta di martirio in tempo di pace, così come la consacrazione delle vergini ed i vescovi in quanto capi di comunità, esempi e modelli. Dunque agli inizi sono le stesse comunità cristiane che riconoscono e celebrano la santità di alcuni loro membri, manifestando in tal modo la stima per certi loro asceti, vescovi o vergini. Dal X-XI secolo, i vescovi locali preferiscono avere l’appoggio della Sede Apostolica per elevare alla gloria un santo della loro Chiesa locale. Avrà allora inizio la complicata procedura, spesso modificata nel corso della storia, della canonizzazione, e il culto liturgico di un santo dovrà essere consentito dalla Sede Apostolica. Per ricuperare il senso corretto del “culto dei santi” dobbiamo ritornare al numero 111 della Sacrosanctum Concilium, già citato riguardo Maria. “La Chiesa, secondo la sua tradizione, venera i santi e tiene in onore le loro reliquie autentiche e le loro immagini. Le feste dei santi infatti proclamano le meraviglie di

Cristo nei suoi servi e propongono ai fedeli opportuni esempi da imitare”. Possiamo ricavare da questa breve dichiarazione del Concilio tre indicazioni fondamentali per un culto dei santi che sia autenticamente cristiano: 1) I santi sono tali solo in quanto è la santità di Gesù Cristo che si esprime in tutta la loro vita, che ne diventa in tal mo-

do un riflesso, una proclamazione, una testimonianza ed annuncio. Quindi, come per Maria, i santi non rappresentano il termine ultimo della nostra preghiera. 2) Essi sono esempi e modelli da imitare nella nostra vita di fede e dei compagni che ci aiutano a percorrere il cammino che conduce a Cristo, proclamando anche noi con la nostra vita, come loro, le meraviglie che il Signore continua a compiere nell’oggi della vita di ciascuno e dell’umanità intera. 3) Perciò il nostro culto dei santi deve essere purificato da ogni pericolo di idolatria e di superstizione. La riforma del Vaticano II esige la verifica dell’autenticità storica del santo nonché di quanto viene attribuito ad esso. E la nostra preghiera ai santi si deve iscrivere solo nel contesto della loro preghiera ed intercessione per noi (cfr. Le Litanie dei Santi della tradizione ecclesiale), mai della nostra adorazione per loro. Si adora solo la SS. Trinità, unico Dio benedetto! * Assistente collaboratore Ufficio diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti


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VITA DELLA CHIESA

“ Sono venuto come pellegrino di pace e di dialogo ” FARE LA PACE È UN LAVORO DA PORTARE AVANTI TUTTI I GIORNI, PASSO DOPO PASSO, SENZA MAI STANCARSI

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ono venuto come pellegrino di pace e di dialogo! Così ha esordito Papa Francesco nell’incontro con le autorità a Sarajevo (Bosnia ed Erzegovina), città funestata dal sanguinoso conflitto dell’ex Jugoslavia e dal più lungo assedio della storia contemporanea, dove permangono ancora antiche tensioni. La sua scelta di recarsi lì intercetta diversi livelli d’interesse per ciò che vive il mondo oggi, non ultimo quello sul fronte politico-culturale in un tempo dove sempre più si parla di conflitto tra le culture. È una visita carica del sapore delle parole dei profeti che nelle Sacre Scritture non mancano alcuna occasione per proclamare il sogno di Dio sull’umanità di giustizia e di pace, in definitiva di fraternità e di legami di carità. Annunciarsi allora come “pellegrino di pace” in una terra che ha vissuto fino a soli pochi anni fa un conflitto dilaniante fra le diverse etnie e religioni, lasciando una ferita immensa in questa popolazione, che oggi cerca di ricostruire la sua propria identità di popolo e di nazione in mezzo a tante sfide e difficoltà; acquisisce un valore universale per ogni persona, terra o popolo che vive il dramma dell’ingiustizia o della guerra. Nelle parole di Francesco a Sarajevo è risuonata una prospettiva di speranza, ma anche una parola ferma contro coloro che parlano di pace ma speculano sulle armi, e l’invito a non accontentarsi di quanto finora realizzato, ma cercare di compiere passi ulteriori per rinsaldare la fiducia e creare occasioni per accrescere la mutua conoscenza e stima fra le varie parti scommettendo sulla speranza che il Papa stesso ha potuto toccare in mano nel vedere all’aeroporto islamici, ortodossi, ebrei, cattolici e altre minoranze, tutti insieme, gioiosi! Nella sua omelia il Papa ha parlato di un clima di guerra che si percepisce nel contesto della comunicazione globale, invitando il popolo di Sarajevo che sa bene, proprio per averlo sperimentato quanta sofferenza, quanta distruzione, quanto dolore ha generato il conflitto, ad essere il grido di Dio e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà: mai più la guerra!

All’interno di questo clima di guerra – ha aggiunto il Santo Padre – come un raggio di sole che attraversa le nubi, risuona la parola di Gesù nel Vangelo: «Beati gli operatori di pace» (Mt 5,9). Fare la pace è un lavoro artigianale: richiede passione, pazienza, esperienza, tenacia. Beati sono coloro che seminano pace con le loro azioni quotidiane, con atteggiamenti e gesti di servizio, di fraternità, di dialogo, di misericordia… Fare la pace è un lavoro da portare avanti tutti i giorni, passo dopo passo, senza mai stancarsi. E come si fa, come si costruisce la pace? Ce lo ha ricordato, in maniera essenziale, il profeta Isaia: «Praticare la giustizia darà pace» (Mt 32,17) [...]. La pace è opera della giustizia. Anche qui: non una giustizia declamata, teorizzata, pianificata… ma la giustizia praticata, vissuta. E il Nuovo Testamento ci insegna che il pieno compimento della giustizia è amare il prossimo come se stessi (cfr. Mt 22,39; Rm 13,9). Quando, con la grazia di Dio, noi seguiamo questo comandamento, come cambiano le cose! Perché cambiamo noi! Quella persona, quel popolo, che vedevo come nemico, in realtà ha il mio stesso volto, il mio stesso cuore, la mia stessa anima. Abbiamo lo stesso Padre nei cieli. Allora la vera giustizia è fare a quella persona, a quel popolo, ciò che vorrei fosse fatto a me, al mio popolo (cfr Mt 7,12). Nell’incontro con i giovani dove Francesco, con le ormai note spontaneità ed affabilità, lasciò in consegna al vescovo Mons. Semren il discorso già preparato per rispondere a braccio e con semplicità e sincerità uniche alle domande dei giovani che hanno anche riguardato la vita personale del Papa. Il loro è stato un vero e proprio dialogo come tra amici. Alla fine il Papa ha consegnato ai giovani la missione di essere “ponti di pace”: Da voi, da questa prima generazione del dopoguerra, mi aspetto onestà e non ipocrisia. Unione, fare ponti, ma lasciare che si possa andare da una parte all’altra. Questa è fratellanza!


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ANNO DELLA VITA CONSACRATA

ORDINI RELIGIOSI IN DIOCESI All’Ordine di Sant’Agostino appartengono tutti coloro che, ispirandosi alla spiritualità e al modello di vita religiosa ideata e istituita dal santo, si riconoscono nella fondazione giuridica mendicante del XIII secolo. È un grande numero di istituti religiosi maschili e femminili che nella molteplicità delle attività e delle istituzioni, pur nell’unità dell’ideale, esprimono la varietà dei carismi donati da Dio alla Chiesa tramite la poliedrica ricchezza del pensiero e del cuore di Agostino. L’ordine comprende i Frati Agostiniani, le Suore Agostiniane e le Monache Agostiniane; noi ci limiteremo a scrivere di quest’ultime a cui appartengono le Monache del Monastero di Sant’Antonio di Padova di Pennabilli

LA NOSTRA VITA: COR UNUM IN DEUM Nel monastero della Rupe a Pennabilli vive una comunità di poter sempre e di nuovo ritornare per essere accolti in un abmonache agostiniane. Siamo 13 donne tra i 23 e gli 85 anni, braccio che tutto di noi raccoglie e orienta nell’amore. In queviviamo insieme mettendo in comune tutto ciò che siamo e che sto “eccesso di vita” a cui sempre siamo esposte “per vocazioabbiamo come facevano gli apostoli. La nostra vita è essenzia- ne”, Agostino propone una strada maestra, quella dell’ordo le, ogni giornata è custodita dal ritmo monastico che, come il amoris (ordine dell’amore): Lui come primo amore, in cui inritmo cardiaco, pulsa in noi vita attraverso la preghiera, il la- nestare ogni altro amore. Accogliere e collocare ogni relazione voro, lo studio e la vita nel circolo dell’amore di comunione. Per AgoTrinitario è la proposta stino il monaco è “modi ogni giorno e di ogni nos”, cioè “Uno”, ma incontro, è il passo connon nel senso di solo. È creto che costruisce un uno nell’unità delle soframmento di paradiso relle che compongono abitabile già qui. La vila comunità. È l’unità ta in monastero, e in un dei molti, l’unità dei dimonastero agostiniano, versi, che Agostino chiede di non trattenere propone come via di nulla per sé, ma di dosantificazione. La relanare, di far circolare, di zione fra noi ha il saporipetere in ogni istante re dell’amicizia che acil gesto del seminatore coglie e raccoglie le della parabola che getta Pennabilli - Monastero di Sant’Antonio di Padova nostre esistenze e i noil seme in abbondanza stri cammini. È vivendo quotidianamente le une accanto alle su ogni tipo di terreno senza calcoli (Mc 4,1-9). Questa, nelle altre e, insieme, davanti a Lui, che i legami che ci uniscono di- sue linee essenziali, è la nostra vita raccolta dalla sapiente penventano spazio in cui possono inserirsi il tocco dello Spirito e na di Agostino in appena 49 articoletti della Regola monastica. il lavorio della Grazia e possiamo fare esperienza concreta di Uno scritto essenziale che custodisce, come fra due portali, la Risurrezione. È nella condivisione dei doni personali, nella lo- straordinaria umanità e profondità spirituale di Agostino. Il ro circolazione libera in comunità che la nostra umanità si ar- primo, di ingresso, indica l’orientamento del cammino: “il moricchisce, si completa, prende forma. È nella frequentazione tivo essenziale del vostro vivere insieme è abitare nella stessa assidua della Parola e nell’ascolto attento della Sua voce nella casa nel comune progetto di cercare instancabilmente Dio, meditazione personale che ogni incontro, ogni situazione e avendo tutte un cuor solo e un’anima sola” (Reg. n° 3), il sescelta hanno il sapore della costruzione del Regno. Per questo condo, di uscita, lo stile relazionale: “emanate dalla santità Agostino, e noi con lui, sentiamo nostre le parole del salmo della vostra convivenza il buon profumo di Gesù Cristo, non 132 “ecco com’è bello e gioioso che i fratelli vivano insieme”. come schiave sotto la legge, ma come figlie stabilite nella graAll’udirle vibriamo interiormente per un dono così alto ed in- zia” (Reg. n° 48). Condiviso il cuore di ciò che siamo non resieme per la responsabilità di un servizio che ci è affidato: ren- sta che rivolgervi una preghiera: “Avete inteso cosa vogliamo? dere visibile attraverso la nostra comunione, l’amore di comu- Pregate perché lo possiamo” (Agostino, Discorso 356,1-2). nione della Trinità. Le nostre giornate sono un concentrato di vita vivace, di profonda pace e pungente inquietudine perché *** la radicalità evangelica e la vita nello Spirito chiedono di Le Monache Agostiniane di vita contemplativa, esplorare le profondità della nostra interiorità che è il luogo in cui intravedere l’immagine e la somiglianza con Colui che ci realizzano nella Famiglia Agostiniana il profondo desiderio, ha creato, ma insieme è il luogo in cui fare esperienza della che fu di Agostino e poi dei suoi seguaci, di dedicarsi in monostra deformità da essa. È spazio di vicinanza con Colui che do particolare alla contemplazione e alla preghiera: desiderio “è più intimo a me di me stesso” (Sant’Agostino, Confessioni, che non hanno potuto appagare per le esigenze dell’apostolato III, 6, 11), ed è insieme spazio da cui scappiamo, ribelli, come e il servizio dell’umanità. La ricerca di Dio viene attuata nella il figlio della parabola (Lc 15, 11-32), ma dove sappiamo di preghiera fatta per tutti gli uomini e a nome della Chiesa, nel-


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ANNO DELLA VITA CONSACRATA

la lode continua, nello studio della Parola di Dio, nel lavoro, nel silenzio, nel servizio alle sorelle della comunità, all’Ordine e alla Chiesa. Mettono a disposizione se stesse e i loro ambienti per chiunque si rivolge a loro per trovare conforto e illuminazione, per chi cerca spazi di riflessione e di raccoglimento, scuola di preghiera e di contemplazione.

L’origine del monastero di Pennabilli L’unico scritto sulle origini del monastero di Pennabilli è quello pubblicato nel 1744 da Giambattista Contarini il quale racconta che la moglie e alcune figlie di un certo Giovanni Lucis, il cui stemma è inciso all’interno della porta d’accesso del Monastero, che abitavano nella Rocca di Billi, dove ora sorge il monastero, avessero iniziato in casa a vivere una vita devota e avessero invitato altre donne a condividere la loro esperienza. Il Lucis, probabilmente consapevole che la nuova fondazione non aveva esperienza sufficiente pose l’occhio sul monastero di San Matteo di Rimini nel quale si osservava la regola dell’Ordine degli Umiliati. Quindi propose al Generale degli Umiliati che il Monastero di Pennabilli fosse accorpato a quello di Rimini. Nel frattempo il Lucis si ritirò ad abitare in sole tre stanze della Rocca, lasciando tutto il resto del fabbricato alle suore (4) e il 1º settembre 1518 fece al Monastero la donazione di tutti i suoi averi. Dopo infinite vicissitudini (1810, Napoleone obbligò tutti i religiosi e le religiose a lasciare i loro Conventi; 1860 con un decreto il Governo italiano, allorché l’esercito

piemontese invase il territorio Pontificio, decise di sopprimere tutti gli ordini religiosi) finalmente l’11 gennaio 1900 fu stipulato il contratto di vendita nel parlatorio del Monastero con rogito del Notaio Ambrogio Manduchi. Compratrici figurarono cinque monache con i loro nomi secolari. Queste note sono un’estrema sintesi della storia di questo Monastero ben più avvincente e, in qualche modo, anche drammatica che dobbiamo, oltre che a Giambattista Contarini anche allo studio fatto da Padre Mario Mattei, OSA, originario di Secchiano Marecchia ed attualmente archivista della Provincia italiana.


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LA TERZA

“ L’ARTE COME PREDICAZIONE EVANGELICA” Un fatto al mese di Suor Maria Gloria Riva *

TEMPO E LAVORO NELLA POLIS DEI FRATELLI LIMBURG La concezione del tempo legata al lavoro e alla cura del creato era talmente cara all’uomo medievale che attorno ai mesi si moltiplicarono opere d’arte. È sorprendente, fra le tante, la cura con la quale il duca Jean de Berry volle ornare, nel suo libro di preghiere, la parte destinata al calendario. I mesi del codice miniato Très Riches Heures du Duc de Berry del 1412 sono tra le più belle opere d’arte miniata a noi pervenute. Buona parte delle miniature del Très Riches Heures furono realizzate dai fratelli Limburg (Paul, Jean Hennequin ed Hermann), miniaturisti olandesi vissuti tra il 1380 e il 1416. Nel 1404 entrarono a servizio del Duca di Berry, Giovanni di Valois, creando alcuni codici che rivoluzionarono l’arte della miniatura. Il lavoro per il duca Jean de Valois, detto il Magnifico per il suo amore alla Bellezza e alle collezioni d’arte, s’interruppe per la morte di quest’ultimo avvenuta il 15 marzo del 1416. Per il celebre libro delle ore i fratelli Limburg avevano realizzato 35 miniature grandi, 25 piccole scene e una pagina composita. Il destino volle che anche i tre fratelli si spegnessero in quello stesso 1416, a Digione (Francia), a causa di una epidemia di peste. Tra le splendide miniature che arredano i mesi, scegliamo quella destinata a illustrare il mese di ottobre e che il nostro vescovo, mons. Andrea, ha scelto come logo per le tre giornate di preghiera dedicate a Tommaso Moro, patrono dei politici. La scelta non è casuale. Ottobre è il mese della ripresa del lavoro dopo la pausa estiva e la miniatura in questione ci offre lo spaccato di una città e di una campagna indaffarate. Il primo piano è quello che più cattura l’attenzione per la precisione storica e la minuzia con cui sono descritte le attività lavorative nei campi. Questa miniatura, come altre dei fratelli Limburg, attesta come il gotico internazionale restituisca i contadini alla loro dignità senza che que-

sti siano considerati inferiori rispetto alla nobiltà. Un uomo a cavallo, vestito di rosso segno dell’ardore con cui lavora, prepara le

Fratelli Limburg Les Très Riches Heures du Duc de Berry Musée Condé, Chantilly

zolle per la semina. È certamente il fattore o il mezzadro per la signorilità del suo vestire. Il cavallo traina un rudimentale aratro sopra il quale è stata posta una grossa pietra al fine di aumentare la profondità dei solchi. Un secondo contadino, vestito modestamente e con le calze lacere a significare la sua qualifica di operaio, sta seminando. A dispetto dell’umiltà delle sue condizioni egli veste d’azzurro e bianco, colori che rimandano a Dio e al mistero della vita, ai quali la semina è collegata. Due oggetti in primissimo piano: un sacco bianco e un marsupio nero, simile a quello indossato dal contadino, vengono a

significare l’eterna lotta fra la vita (il bianco, il grano) e la morte (il nero, la semina), una lotta guardata senza l’angoscia dell’uomo moderno, ma con la certezza di un ciclo vita in cui trionferà, alla fine, il progetto divino. A una tale lotta alludono anche i volatili, corvi e gazze ladre, che stanno beccando il seme gettato. Dietro la normalità quotidiana di una scena di semina s’indovina, come in filigrana il dettato evangelico: il campo è il mondo e il buon seme il cuore umano che vive tra i pericoli. Attorno al campo infatti vediamo il selciato della strada e i rovi con, appunto, anche gli uccelli del cielo che rubano il seme gettato. In secondo piano un campo, già seminato, è però protetto da trappole per uccelli (le reti) e da uno spaventapasseri che imbraccia l’arco. Le trappole per gli uccelli furono un tema caro all’arte fiamminga (si pensi a Brueguel il vecchio) ed erano lette come metafora della vita umana la quale, come gli uccelli, vive spesso nella totale inconsapevolezza dei pericoli che la minacciano. Il terzo piano offre invece scene più cittadine: i barcaioli sulla Senna, intenti all’attracco o al lavaggio dei panni o delle reti in vista della pesca. Notabili che escono dalla città occupati in conversazioni d’affari oppure fermi a sorvegliare i lavoratori nei campi. Un nobile signore porta a passeggio i cani (ancora uno bianco e uno bruno), che si sfidano nel gioco e ancora donne, cavalieri e l’immancabile mendicante. I ceti sociali sono rappresentati con lo sguardo buono di chi sa che i poveri saranno sempre con noi e che le lotte di classe non portano a una uguaglianza sociale, ma allo scompiglio dell’ordine costituito da Dio. Tutta la scena è pervasa, del resto, da una serenità e un abbandono agli eventi della vita che sono lontani dalla sensibilità moderna, sempre piuttosto ansiosa e insicura. Forse la chiave di lettura ultima la offre proprio il grande palazzo che domina su tutti i tre piani qui descritti. Si tratta del Louvre un’antica fortezza trasformata in palazzo


MONTEFELTRO da Carlo V nel 1358 e che Jean de Berry aveva abbellito con opere architettoniche, soprattutto scale. Un edificio emblematico la cui portata simbolica possiamo dedurla già dall’etimologia del suo nome, variamente interpretata: louvre dal latino lupara, cioè “luogo abitato dai lupi” oppure dall’antico termine Anglo-Sassone leouar che significava castello o fortezza o ancora L’Œuvre, in francese il capolavoro, termine usato da Filippo II per definire appunto la più grande fortezza edificata. Il Louvre si presenta dunque come il trionfo della bellezza sulla bruttura, sulla violenza, sulla cupidigia umana. La sua mole gigantesca non soffoca la campagna che lo circonda ma, anzi ne esalta la spazialità immensa e ariosa. Così la miniatura ci induce a riflettere come la politica sia quell’azione condotta veramente a favore del popolo. Un agire che trasforma le spade in vomeri e le contraddizioni in opportunità di vita, che crea luoghi di Bellezza dove prima v’erano luoghi di violenza. La vera politica dovrebbe avere a cuore l’equilibrio straordinario che regna fra spazio e tempo, due realtà messe a dura prova dai moderni criteri di lavoro e di assetto urbano. L’equilibrio psicofisico si nutre anche della bellezza dell’habitat e del dosaggio sapiente del tempo fra: lavoro, svago, vita affettiva e riposo. Un simile equilibrio, oggi fortemente compromesso, regna ancora nei Monasteri, le cui mura, prima di serrare i monaci dal mondo, custodiscono la bellezza dell’hortus conclusus dal progredire selvaggio di una foresta senza criteri quale appare talvolta il profilo delle nostre città. In tal senso si comprende quale valenza simbolica abbia questa splendida miniatura dei fratelli Limburg assunta a logo di tre giornate di riflessioni sulla politica e sulla straordinaria figura di Tommaso Moro che della politica fece la sua missione condotta fino al martirio. Ciò che sorprende dei fratelli Limburg è la capacità di tenere continuamente uniti realismo e idealizzazione. La minuziosa precisione con la quale furono dipinte le varie mansioni, anche le più umili, non è mai priva di quella bellezza formale che sottolinea la loro dignità. Questo è quanto quotidianamente dovremmo avere a cuore tutti, ma in modo particolare quanti si occupano di politica: mantenere un sano realismo sulle cose senza che venga però cancellata l’idealità, unica prospettiva capace di farci superare le contraddizioni e le incongruenze del presente. * Monache dell’Adorazione Eucaristica Pietrarubbia

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TRA FEDE E CULTURA


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CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO

IL CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO IN TANZANIA

Inaugurata una nuova casa NEI PRIMI GIORNI DI GIUGNO IL DIRETTORE DEL CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO, DON ROUSBELL PARRADO, SI È RECATO IN TANZANIA, INSIEME AD UN GRUPPO DI COLLABORATORI, PER RAPPRESENTARE IL VESCOVO E TUTTA LA DIOCESI DI SAN MARINOMONTEFELTRO ALL’INAUGURAZIONE DI UNA NUOVA CASA NELLA MISSIONE PRESSO LA CITTÀ DI ARUSHA. Può raccontarci com’è stata la sua esperienza in Tanzania? È stata un’esperienza straordinaria e che mi ha arricchito molto. Ogni giorno è stato più bello del precedente per l’incontro con le persone e con il creato. È andato in Tanzania a nome della diocesi. Come sono i rapporti tra la nostra diocesi e la missione in Tanzania? La missione in Tanzania è stata aperta nel 2003 con una comunità nel villaggio di Guandumehhi, a circa sei ore dall’aeroporto del Kilimangiaro (Diocesi di Mbulu) e nel 2008 si è aperta una comunità nella città di Arusha, a circa 80 minuti dall’aeroporto (Diocesi di Arusha). Fin dai primi anni la missione è stata sostenuta anche dal Centro Missionario Diocesano (CMD) della diocesi San MarinoMontefeltro, che ha organizzato due “Campi di Lavoro” a Guandumehhi, nel 2008 e nel 2013, e si è impegnato a sostenere le spese annuali del medico che lavora nel dispensario di Guandumehhi, pari a 10.000 € per dieci anni. La struttura offre un buon servizio sanitario alla popolazione ed è stata anche un incentivo per lo sviluppo del piccolo villaggio. In entrambe le comunità vengono svolte attività di evangelizzazione e catechesi, di animazione liturgica, di animazione giovanile e vocazionale. Inoltre si fa visita alle famiglie, con particolare attenzione ai più poveri. La casa per la comunità di Arusha è stata costruita grazie all’aiuto di otto associazioni sammarinesi, con a capo “Carità senza Confini”, che per tre anni hanno devoluto alla missione il contributo previsto dallo Stato per i progetti di solidarietà internazionale. Che cosa può dire della nostra missionaria, Suor lorella Chiaruzzi? Nella missione in Tanzania sono presenti le Suore Francescane Missionarie di Cristo della diocesi di Rimini e, tra queste, la nostra Suor Lorella Chiaruzzi, originaria di San Marino. Suor Lorella è giunta alla scelta della vita missionaria grazie all’esperienza vissuta con il Centro Missionario Diocesano: ha partecipato al suo primo “Campo di Lavoro missionario diocesano” nel 1982 in Val Marecchia. Dopo quella prima esperienza ebbe l’opportunità di andare in Etiopia, nelle missioni dei Padri Cappuccini. Lì percepì in modo più chiaro la voce del Signore che la chiamava a seguirlo. Così nel 1986 è entrata nella Congregazione religiosa delle Suore Francescane Missionarie di Cristo. Quali progetti per la Tanzania sono stati messi in atto in questi anni e quali lo saranno? Nella missione di Guandumehhi le suore avevano già una casa costruita dalla Protezione Civile di Rimini, ma era assoluta-

mente necessaria una stalla per gli animali che, di giorno vengono utilizzati per il lavoro nei campi e condotti al pascolo, ma di notte devono essere portati in casa con gli uomini. In un primo tempo ci chiedevamo come mai si dovessero costruire stalle per gli animali anziché case per i poveri. Poi ci hanno spiegato che, alla sera, le iene e gli altri predatori attaccano il bestiame, loro fonte primaria di sopravvivenza. Per proteggersi, scavano addirittura un fossato attorno alla capanna. Ora il CMD ha costruito la stalla e, in essa, oggi ci sono 27 mucche, 10 maiali, 10 pecore e alcune capre e galline. Gli animali vengono utilizzati da tutti, dalla missione e dalle famiglie del villaggio. Pertanto il progetto ha prodotto uno sviluppo del territorio. È molto importante che i progetti di sviluppo siano sostenibili. Ad esempio, la missione di Guandumehhi mantiene anche la missione di Arusha. Dodici anni fa sono partite per la missione quattro suore italiane, ora sono trentadue. Inizialmente hanno pagato l’affitto e poi hanno cominciato a costruire e a lavorare. Le suore lavorano gratuitamente, ma la gente paga la carne, il latte, così come le medicine che vengono date gratis solo a chi non può effettivamente contribuire. È stato un grande dono l’apertura del dispensario, un vero punto attrezzato di primo soccorso. A Guandumehhi ci sono molte malattie legate alla respirazione, alla pelle e alla mancanza di igiene. Vengono date istruzioni alle persone su come curarsi e per l’igiene personale, ma c’è grande lentezza nell’accettare i cambiamenti; si fa fatica a convincere i genitori a portare i bambini al centro medico per essere assistiti. Molti diventano presto genitori, ma non c’è la concezione che i figli vanno curati. Qual è il ruolo della Chiesa in Tanzania? La Chiesa tanzaniana ha una grande presenza e un forte peso sociale. Appartiene alla Chiesa l’80% delle strutture sociali ed è la Chiesa che offre la maggior parte dei servizi: università, scuole, sanità, campi sportivi, stazioni di servizio, officine meccaniche. È la diocesi che genera lavoro e offre servizi. Il forte peso della Chiesa è stato d’aiuto quando il governo ha cambiato la costituzione autonomamente, dicendo che si trattava di una costituzione popolare, mentre invece il popolo non era mai stato coinvolto – la gente non guarda la televisione come noi –; in quel caso il vescovo ha inviato una lettera a tutta la Tanzania per dire che questa costituzione non c’era. Dopo due o tre mesi di grandi tensioni, la nuova costituzione è stata annullata. Cosa ci può dire delle persone che ha conosciuto e della popolazione della Tanzania? Ho ricevuto una calda accoglienza da parte del popolo tanzaniano, non solo nelle missioni. È un popolo sereno, sorridente; i commercianti fanno il loro dovere, ma non c’è la voglia di in-


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gannare l’altro come in altre parti del mondo. Ho visto pochissimo accattonaggio nei confronti dei bianchi. Lodevole anche l’integrazione tra le tribù. In Tanzania ne sono presenti 120 che parlano diversi dialetti, ma tra esse non ci sono tensioni, anzi vi sono legami affettivi (possono avvenire anche matrimoni). Come fa il CMD a trovare i fondi per i progetti? Quasi tutto il lavoro viene fatto tramite volontariato: i fondi provengono dal ricavato di cene missionarie (cene di beneficenza), dalla vendita del calendario missionario e dalle offerte di privati. oltre agli aiuti alle popolazioni in difficoltà, che cosa si prefigge il CMD? Promozione umana o evangelizzazione, oppure tutt’e due insieme? Tutt’e due insieme. L’evangelizzazione coinvolge la conversione e la comunione. Non basta dire ad una persona “convertiti e credi al Vangelo”, la persona va accompagnata nella comunità affinché cresca in essa. «Non possiedo né oro né argento – diceva San Pietro – ma quello che ho te lo do» (At 3,6). Gesù dice: «Date a tutti l’amore di Dio». La fede non risolve tutti i problemi, ma chiede ad ognuno di mettere in condivisione quello che ha. Lo vediamo, ad esempio, nel brano del Vangelo della moltiplicazione dei pani; Gesù avrebbe potuto sfamare da solo tutta quella gente, col suo “telecomando spirituale”, ma sceglie di chiedere i nostri “cinque pani e due pesci” per fare il miracolo. Allo stesso modo, alle nozze di Cana avrebbe potuto riempire subito le giare di vino,

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invece chiede di incominciare a riempirle di acqua. Così fa il Centro missionario: piccoli segni; comincia a riempire le giare di acqua, il Signore farà il resto. I dieci anni del progetto in Tanzania all’inizio sembravano tanti, ora, con l’aiuto del Signore, siamo già arrivati al settimo. Quali progetti ha in cantiere il Centro Missionario Diocesano? Il CMD ha dieci missionari religiosi in diverse parti del mondo. È necessario seguirli con gli aiuti e, prima di tutto, con la preghiera. Tutti i giorni viene celebrata una messa per i missionari, non solo per quelli inviati nelle varie parti del mondo, ma anche per i non partenti. Esemplare è questa icona del vangelo di Luca: «C’erano con lui i Dodici e alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità: Maria Maddalena, dalla quale erano usciti sette demòni, Giovanna, moglie di Cusa, amministratore di Erode, Susanna e molte altre, che li assistevano con i loro beni» (Lc 8,2). Vi siete mai chiesti come faceva Gesù a mantenere il suo gruppo? Nella Maddalena vedo una persona che racconta cosa ha fatto Gesù nella sua vita. In Giovanna vedo tutte le persone che contribuiscono alla missione procurando i permessi del governo per costruire una chiesa, per far passare le medicine, per entrare con le auto in un campo… Infine, in Susanna vedo tutti i benefattori. Donando ciò che abbiamo e ciò che sappiamo fare, tutti siamo coinvolti nella missione e nel Centro Missionario Diocesano. Paola Galvani


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PASTORALE SCOLASTICA E CULTURA

LE QUESTIONI ETICHE DIBATTUTE IN ITALIA SONO ATTUALI ANCHE A SAN MARINO di don Gabriele Mangiarotti* Qualche tempo fa alcuni cosiddetti interpreti di Papa Francesco, più «papisti» del Papa, inneggiavano alla fine dell’impegno della Chiesa sulle questioni etiche in nome del rifiuto di quelli che venivano chiamati impropriamente «valori non negoziabili». E per poter fare questa operazione tali interpreti dovevano cancellare sistematicamente pagine e pagine dei discorsi di Papa Francesco, rifugiandosi in quelle letture che una certa stampa laicista forniva con dovizia di particolari. Peccato però che, come si dice, «il diavolo fa le pentole ma non i coperchi» e così, giorno dopo giorno, l’insegnamento del Papa sulle questioni etiche ed educative si è andato vieppiù chiarendo. Basta ricordare la richiesta ai politici francesi, dopo l’approvazione della legge sui matrimoni gay ad «abrogare le leggi ingiuste», oppure alla denuncia della ideologia del gender come «uno sbaglio della mente che genera tanta confusione» fino alla chiarezza con cui ha denunciato la «colonizzazione ideologica» che reca danno ai popoli e ai giovani, imponendo con violenza una cultura disumana e una prassi offensiva della dignità delle persone. Di fronte a tutto questo dobbiamo innanzitutto chiarire di che cosa si tratta quando si parla di questioni etiche riguardanti la vita e la famiglia, sgombrando il campo dall’impressione che si sia di fronte ad una dottrina religiosa, propriamente cattolica, che vorrebbe imporre ad una società che si vuole finalmente laica dei modelli obsoleti e particolari. No, nel caso della difesa della vita dal suo concepimento fino al termine natura-

le e nel caso della famiglia costituita dal rapporto tra un uomo e una donna, aperta alla vita e all’educazione dei figli, quello che è in gioco è la ragione stessa. Ed è su questo campo di battaglia che bisogna intervenire e che i cattolici con tenacia si impegnano. E questo è ciò che ha portato i cattolici di San Marino a intervenire sulle Istanze di Arengo che proponevano di depenalizzare l’aborto (che in Repubblica è ancora considerato un reato) e di introdurre l’unione omosessuale come possibile forma FAMIGLIA, EDUCAZIONE, UNIONI CIVILI, MATRIMONI GAY: NON C’È STATA LA FINE DELL’IMPEGNO DELLA CHIESA IN NOME DEL RIFIUTO DI QUELLI CHE VENIVANO CHIAMATI IMPROPRIAMENTE «VALORI NON NEGOZIABILI». di famiglia. Anche tale impegno culturale ed informativo ha consentito a una maggioranza «trasversale» di rifiutare tali istanze, in nome di una laica interpretazione dei principi di difesa della vita e della famiglia. Certo, una battaglia vinta non significa una vittoria nella guerra, che oggi è a tutto campo e si svolge su molteplici piani. Innanzitutto il piano della comunicazione: sembra che la maggioranza dei vari mass-media sia schierata per far passare un’idea di libertà che ne accetti solamente la componente relativistica, per cui ogni desiderio (e a volte voglia o capriccio) diventa un diritto da affermare socialmente e politicamente.

E poi il piano educativo: se prendiamo in considerazione quello che viene insegnato soprattutto nel campo della cosiddetta «educazione sessuale» ci accorgiamo che, oltre alla esclusione delle famiglie in questo processo educativo, spesso i contenuti proposti, o meglio, imposti, sono in palese contraddizione con i valori riconosciuti della famiglia, dell’amore sponsale, della difesa della vita. Allora non possiamo che fare nostro l’invito pressante di Papa Francesco che così ci ricorda: «Di fatto, si è aperta una frattura tra famiglia e società, tra famiglia e scuola, il patto educativo oggi si è rotto; e così, l’alleanza educativa della società con la famiglia è entrata in crisi perché è stata minata la fiducia reciproca. I sintomi sono molti. Per esempio, nella scuola si sono intaccati i rapporti tra i genitori e gli insegnanti… D’altro canto, si sono moltiplicati i cosiddetti “esperti”, che hanno occupato il ruolo dei genitori anche negli aspetti più intimi dell’educazione. Sulla vita affettiva, sulla personalità e lo sviluppo, sui diritti e sui doveri, gli “esperti” sanno tutto: obiettivi, motivazioni, tecniche. E i genitori devono solo ascoltare, imparare e adeguarsi. Privati del loro ruolo, essi… tendono ad affidarli sempre più agli “esperti”, anche per gli aspetti più delicati e personali della loro vita, mettendosi nell’angolo da soli; e così i genitori oggi corrono il rischio di autoescludersi dalla vita dei loro figli. E questo è gravissimo!». * Direttore Ufficio diocesano Pastorale Scolastica (IRC) e Cultura

PIANO POSTE: AL VIA LA CAMPAGNA SOCIAL PER DIRE NO A CONSEGNA A GIORNI ALTERNI Al via la campagna social #nopianoposte, promossa dalla Fisc, la Federazione italiana dei settimanali cattolici, che rappresenta 190 testate su tutto il territorio nazionale. “No al piano di Poste italiane – dichiara Francesco Zanotti, presidente della Fisc – perché mette a rischio la democrazia informativa nel nostro Paese. Con la paventata consegna a giorni alterni, quotidiani e settimanali vedrebbero vacillare il loro rapporto con gli abbonati, basato sulla consegna a domicilio. Inutile invocare la supplenza della Rete. La consegna a singhiozzo della posta avverrebbe proprio negli stessi territori già poco raggiunti da Internet. Si tratterebbe di un‘ulteriore discriminazione per milioni di cittadini che già soffrono per essere emarginati a causa dell‘arretramento dello Stato avvenuto negli ultimi anni: meno scuole, meno sanità, meno tribunali”. “Dopo il continuo taglio alla contribuzione pubblica verso l‘editoria non profit, questa proposta – sottolinea – mira solo a fare risparmiare lo Stato. Ma la vera domanda resta intatta. Recapitare informazione anche nei luoghi più lontani e cinque giorni su sette rappresenta un costo o un investimento per un Paese? Per noi la risposta è scontata. La democrazia si alimenta anche dando spazio alle voci del territorio, quelle che raccontano la vita e le storie di un’Italia costituita ancora e per fortuna da mille e mille campanili. Un limite, forse. Di certo, ancora oggi, una ricchezza per tutti”. (Fonte Sir: www.agensir.it)


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PADRE SILVIO RACCONTA

È STATO APPLICATO IL FUOCO, ORA LA CASA È IN FIAMME. CHI TENTA DI SCAPPARE VUOLE SEMPLICEMENTE VIVERE

NON POSSIAMO TACERE L’onda umana del continente africano arriva sulle nostre strade: sono persone. Vogliono vivere. Hanno lasciato la loro terra sfidando il deserto, gli aguzzini di turno, il rischio del mare. Perché? È quanto tanti si chiedono non senza perplessità e paure. Le immagini dei salvataggi si moltiplicano. Il problema coinvolge tutti ed è alimentato da affermazioni e minacce che non aiutano a comprendere i fatti che stanno accadendo sul amare Mediterraneo in particolare e nei paesi che lo circondano. E il Mediterraneo non è che una delle tracce dell’esodo che si sta vivendo. Il problema è complesso: riflette certamente lo sfruttamento secolare del continente africano e il confronto all’interno del mondo islamico con l’esasperazione violenta del gruppo fondamentalista. Non sono un politico né un esperto ma un semplice cittadino, migrante del Vangelo, perché ho sentito la gioia di condividere le proposte che alimentano l’anelito alla pace che c’è nel cuore di ogni uomo. “Confessare un Padre che ama infinitamente ciascun essere umano – scrive papa Francesco – implica scoprire che con ciò stesso gli conferisce una dignità infinita”. Sono della famiglia dei Missionari Saveriani. Ho vissuto in Congo tanti anni, sono stato accolto come un fratello, ho cercato anch’io di condividere i valori delle mie radici e di imparare altri valori della cultura africana Bantu, in particolare. Nei viaggi Nord-Sud ho colto i “vuoti” nei rapporti tra i nostri popoli che si riflettono pesantemente sulla vita di tutti i giorni. Un dato che mi fa soffrire particolarmente: la media della vita. Là non più di 43/45 anni. Poi la guerra… con dolore ho visto in questi anni infrangere la vita semplice ma pacifica dei villaggi, città gonfiarsi con folle di profughi e di sfollati, la vergogna di isole di benessere con ville circondate da alti muri protetti dal filo spinato e da miliziani. Segno di una sicurezza pagata con il compromesso nella svendita delle ricchezze minerarie. Ciò che si vive in Congo avviene in tanti paesi dell’Africa. Il PIL è aumentato negli ultimi anni, ma a vantaggio di chi? 33 sono le guerre in atto a causa delle ricchezze del continente. È triste pensare alla geopolitica delle grandi potenze economiche e politiche che si contendono le ricchezze del paese. “Questa economia uccide” ha detto recentemente con forza Papa Francesco. Spesso l’ho visto con i miei occhi, seduto sulla mia carrozzella a rotelle, davanti alla dogana vicino all’aeroporto. Passavano camion di coltano, cassiterite, uranio, legno pregiato… Ciò che era più triste era sapere che c’è un rapporto diretto tra l’uscita dei minerali, soprattutto dell’oro, e l’entrata delle armi. Ho sentito con la gente che porta il peso di un dolore senza fine l’umiliazione delle guerre chiamate di “bassa intensità” inondare la regione costringendo la gente a scappare dai loro campi e dai villaggi. Non è difficile documentarsi. I rapporti ONU sui diritti umani e sullo sfruttamento delle ricchezze in

RdCongo, lo hanno denunciato più volte. Quando rientravo in Italia mi dicevano: “Sii la nostra lettera ”. La stessa frase la ripetevano ai miei compagni. Forse non abbiamo parlato abbastanza! Oggi arrivano loro in massa, spesso dopo essere stati derubati e calpestati. Chiedono, a volte vogliono, cibo e lavoro, e soprattutto il diritto di vivere. Anche per loro i nuovi mezzi di comunicazione hanno eliminato barriere, offerto miraggi che spesso si infrangono nella traversata del deserto e nel cimitero del Mediterraneo. In Italia e in occidente molti si chiedono: perché questo esodo? I grandi affaristi come tanti politici sanno bene il perché. Ma il vicino di casa e molta gente spesso non conoscono i drammi che li spingono a scappare. Vedono e sentono il disagio dei problemi che nascono dalla loro presenza soprattutto se accolti male, disprezzati o lasciati soli. Ma penso anche alle difficoltà incontrate dai nostri italiani nelle migrazioni del secolo scorso. Non possiamo dimenticare la scritta davanti ad alcuni negozi: “vietato entrare ai cani e agli italiani”. Per questo credo che quanti di noi hanno visto il furto nei loro paesi, il dolore e le sofferenze causate dalle guerra, l’impoverimento dei mercati locali a causa dell’arrivo di eccedenze alimentari a basso costo, la svendita delle loro terre, già saccheggiate con le piantagioni a profitto delle multinazionali, perché ridotti alla fame non possono tacere. È stato appiccato il fuoco, ora la casa è in fiamme. Chi tenta di scappare vuole semplicemente vivere. Quale soluzione? C’è chi può offrire valide indicazioni. Amo come tanti altri la nostra umanità. E questo mi spinge ad esprimere i miei sentimenti davanti al problema che stiamo vivendo. La famiglia umana è una e il nostro tempo è chiamato a portarne la responsabilità con risposte concrete che impegnino tutti, individui e società. L’onestà chiede di rivedere i rapporti tra i nostri popoli a cominciare dall’economia, alla politica nel rispetto delle proprie radici culturali. Sono convinto inoltre che la sapienza originaria delle grandi religioni porti elementi comuni come la benevolenza, la com-passione del povero e del sofferente, e rappresentano in ogni persona una vera risorsa per la società planetaria verso cui siamo incamminati. Nel recente viaggio nel Kivo (Congo) davanti al Memoriale a Kanyola, villaggio dell’oro, abbiamo toccato le piaghe della violenza assurda…abbiamo sentito vergogna per il profitto che abbiamo avuto ieri e oggi per e sofferenze del popolo congolese per il traffico e illegale delle ricchezze e per gli aiuti senza controllo e corresponsabilità a poteri dittatoriali lontani dalla gente. Sono risuonate le parole di papa Francesco davanti al sacrario dell’Olocausto a Gerusalemme: “Adamo dove sei? Uomo chi sei? Non ti riconosco più”. Il futuro chiede una crescita comune in umanità. Vicomero, 12 giugno 2015 Silvio Turazzi


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LA DIOCESI IN PELLEGRINAGGIO

PADRE MATTEO DA BASCIO E LA SUA TERRA È STATO UN UOMO DI FEDE SALDA E OPEROSA ED HA DESIDERATO ARDENTEMENTE SEGUIRE L’ESEMPIO DI SAN FRANCESCO Il 2 giugno 2015 una delegazione della Diocesi di San Marino-Montefeltro, guidata da Mons. Turazzi si è recata in pellegrinaggio a Venezia, sulla tomba di Padre Matteo da Bascio. Mons. Negri, prima di essere nominato Arcivescovo di Ferrara-Comacchio, aveva programmato questo pellegrinaggio, ora realizzato dal suo successore.

trauma dello scisma protestante, l’Europa si sta dividendo tra coloro che restano fedeli al Papa e coloro che seguono Lutero e agli altri predicatori ribelli, Müntzer, Zwingli, Calvino. In questo contesto di disgregazione, l’azione rigeneratrice di alcuni ordini religiosi, come appunto i Cappuccini e i Gesuiti, è fondamentale per ridare slancio e vigore alle comunità smarrite e disorientate. Matteo da Bascio

Nel tempo la fama e il culto di Matteo sono stati oscurati, un po’ dimenticati, ma il pellegrinaggio sulla sua tomba è stato un bel momento per ritrovare l’insegnamento e l’esempio di questo umile figlio del Montefeltro e far sentire che la terra d’origine non dimentica i propri figli. Certo viene da pensare, come ha notato Don Graziano Cesarini durante il viaggio, che nell’Alta Valmarecchia gli aspiranti santi abbiano vita dura, vedi Matteo da Bascio, Rigo da Miratoio, Donato Bianchi. Per loro il cammino verso il riconoscimento ufficiale sembra proprio difficile! Ma forse anche questo è un tratto distintivo della terra feretrana, genuina, schiva, poco avvezza agli allori ma operosa e umile. Il pellegrinaggio a Venezia è stato anche occasione per visitare la Basilica di San Marco. La bellezza e la sontuosità della chiesa sono tali da lasciare senza parole. I mosaici che ricoprono tutta la superficie sono splendide testimonianze artistiche, ma anche illustrazione dei contenuti di fede, una sorta di splendido libro del catechismo realizzato per immagini, visibile e intellegibile da tutti per comprendere, apprezzare e vivere in pienezza il messaggio cristiano.

Matteo da Bascio nasce dalla famiglia Serafini al Poggio di Bascio nel 1495 e diventa francescano osservante nel 1511, presso il convento di Montefiorentino. Desidera ardentemente seguire l’esempio di Francesco e sente di dover convertire il cuore duro degli uomini. Nel 1525, pur rimanendo all’interno della famiglia francescana, ottiene da Papa Clemente VII il permesso di vivere secondo un progetto di povertà, preghiera e predicazione itinerante. Questo stile di vita diventa poi la regola dei Cappuccini, i frati che seguiranno Matteo e ne imiteranno l’esempio. Il nome “cappuccini” deriva dal cappuccio a punta che caratterizza il loro abito, di tela grezza, cinto ai fianchi da un cordone. La Chiesa nel Cinquecento vive il

è uomo di fede salda e operosa, si prodiga per aiutare gli ammalati, soprattutto in occasione delle gravi epidemie di peste, si sposta continuamente portando ovunque, sin nella Germania pervasa dal luteranesimo, la testimonianza e la predicazione. È molto amato dalla gente e tanti sono i miracoli ottenuti per sua intercessione. Quando muore a Venezia, il 5 agosto 1552, il suo corpo è tumulato nella Chiesa di San Francesco alla Vigna, in posizione riposta, ma presto i frati dovranno riesumarlo e collocarlo a lato dell’altare maggiore, per consentire ai molti fedeli che accorrono di poter avvicinare la tomba agevolmente. È il popolo che lo acclama beato, riconoscendo in lui un servo speciale di Dio.

Insomma, la Diocesi e gli organizzatori del pellegrinaggio hanno regalato a noi partecipanti una bella giornata da vivere insieme, alla riscoperta delle nostre origini e della nostra fede. Un grazie speciale va al Vescovo Andrea che ha guidato il gruppo, creando subito quell’atmosfera fraterna che fa sentire tutti a proprio agio, e a Sveva della Trinità, eremita diocesana, che ha sollecitato l’iniziativa e che ha rinnovato l’esempio di fede di Matteo, vivendo e pervadendo di serena letizia, la terra che a lui diede i natali: Bascio. Quindi, appuntamento per tutti al prossimo pellegrinaggio! Antonella Buratta


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EVENTI IN DIOCESI

PROFESSIONE TEMPORANEA NEL MONASTERO DELLE SORELLE POVERE DI SANTA CHIARA A SANT’AGATA FELTRIA Rendo grazie al Padre per il grande dono della fede trasmesso a me dalla mia famiglia, custodito e fatto crescere dalla comunità delle sorelle povere di Sant’Agata e da tante persone che mi hanno accompagnato nel cammino fatto finora. Questa fede mi ha fatto giungere il 23 maggio 2015 a dire il mio sì al Signore con la professione temporanea in questa fraternità. Tanta è stata l’emozione dentro di me durante la processione iniziale, mentre attraversando la navata della chiesa vedevo tanti volti che conoscevo: amici, parenti, famigliari, persone e storie vedendo le quali ho ripercorso in breve tempo tutto il cammino fatto, i passi finora compiuti per arrivare aquesto si tanto amato e desiderato. Raccontare cosa sia successo quel giorno ancora non mi è possibile: credo che solo la quotidianità della vita riuscirà a mostrarmelo. La percezione che ho adesso è la certezza che è avvenuto qualcosa di grande che non riesco a cogliere immediatamente in tutta la sua grandezza e bellezza. Sicuramente, il momento per me più forte è stato quando mi sono inginocchiata da-

LA GIOIA DEL SÌ

vanti alla madre e, avendo posto le mie mani nelle sue, ho iniziato a leggere la formula di professione: ho sentito molto forte che mi stavo affidando, mi stavo consegnando ad un Altro. La Parola che

ora risuona dentro di me a descrivere una trasformazione della vita che non dipende dalle mie forze è la frase di San Paolo nella lettera ai Galati: “non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me”. Questo è il cammino che si è aperto davanti a me con la professione: entrare in un “noi”, quello della mia fraternità come specchio della Chiesa, un “noi” radicato nel sì dell’appartenenza a Cristo Signore. Forte è stata anche la presenza della Chiesa, sia attraverso la presenza di tanti sacerdoti che in vari momenti della mia storia hanno guidato e accompagnato il mio cammino, sia attraverso la presenza del vescovo Andrea che ha presieduto la celebrazione e di alcuni sacerdoti della diocesi. Affido alla vostra preghiera il cammino che si apre davanti a me perché possiate accompagnarmi e, da parte mia e di tutte le mie sorelle, vi assicuro che la diocesi di San Marino-Montefeltro in ognuno dei suoi membri, è sempre presente nella nostra quotidiana preghiera. Sr. Giulia Francesca del Cristo Povero

La Diocesi di San Marino-Montefeltro a Torino per l’ostensione e nei luoghi di Don Bosco

GIORNI DI GRAZIE PER UNA CRESCITA SPIRITUALE Pellegrinaggio nei luoghi di Don Bosco e visita della Sindone. Estremizzando la sintesi del nostro viaggio si potrebbe dire che si è trattato di un viaggio in un mondo parallelo: da un lato la Sindone, di fronte alla quale non esistevano più il tempo e lo spazio; dall’altra coloro che si credono veramente liberi solo perché rinnegano Dio. È stata per tutti un’esperienza indimenticabile e sconvolgente, per i più grandi, maturi e consapevoli, e per i più piccoli, meno preparati ma più aperti ad ogni novità che la vita gli porge; ognuno di noi, infatti, a modo suo, ha saputo cogliere l’essenza del Viaggio. Di tutto ciò ne è prova la chiacchierata che abbiamo fatto al rientro in corriera, in cui in molti, abbandonando ogni pudore e liberando i propri sentimenti, hanno raccontato di aver visto nella Sindone “un amore immenso ed un dolore non ripagato”, un Gesù “presente con la forza della ragione e non solo con il sentimento”, e di aver vissuto “dei giorni di grazia che ci costringono ad una crescita spirituale”. E questo immenso amore, accostato al dolore, è lo stesso che si ritrova nella vita di Don Bosco: un amore ed un dolore che hanno generato la grande forza di Don Bosco, per il quale “educare voleva dire accogliere”, voleva dire “saper dare spazio a tutti, soprattutto a chi è stato provato dalla vita, anche nell’handicap”, e creare “condivisione ed amicizia sincera nel gruppo”. E guardandoci in viso, abbiamo scoperto di sentirci, nel gruppo, una grande famiglia, che nello stare insieme, cantando e pregando e con il supporto del nostro Vescovo, scopriva di avere gli strumenti per superare i limiti del mondo contingente, la forza per creare un vivere differente, la consapevolezza di voler camminare con fierezza, seppure nella nostra quotidianità, verso quel mondo parallelo che da sempre ci affianca e che per sempre sarà la nostra forza. “Niente, se fatto in Dio, è banale; c’è un significato profondo in ogni cosa ed in ogni gesto: ognuno di noi può salvare l’altro”.


MONTEFELTRO

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FESTA DI SAN LEO

SABATO 1 AGOSTO A SAN LEO

SOLENNITÀ DEL PATRONO DELLA DIOCESI Penso anche alla supposta pavidità dei leontini che si lasciaSe si percorrono gli spazi della cattedrale leontina, scesi nella cripta, si scorge nella zona più appartata un monumentale rono depredare dalle teste coronate di quanto avevano di pi˘ coperchio di sarcofago romano a due spioventi, coi tipici acro- sacro. Ma intorno al Mille sul sasso feretrano non risulta esteri emergenti sui quattro spigoli. Le lampade che lo ornano serci stata un’autorità riconosciuta: Ottone I, dopo aver sconnotte e giorno, i fiori e le transenne evidenziano la sacralità fitto il re Berengario II, assediato per ben due anni, doveva dell’antico manufatto. L’urna argentea posta su una colonnina aver portato alla fame e alla dispersione la piccola comunità. a capo della struttura, come si legge nella didascalia, contiene La contea-diocesi coi suoi maggiorenti e vescovi era stata inun notevole frammento dell’osso occipitale del Santo Leone, globata dall’Esarcato di Ravenna. Dal nido dei Carpegna non donato dalla comunità di Voghenza nel 1953 allorché si osò, era ancora sorta la dinastia dei Montefeltro; la civiltà comunaper la prima volta nella storia, chiedere addirittura una ritrasla- le era ancora lontana dall’affermarsi. Sosteneva con convinzione il zione di quel corpo venerabile, compianto mons. Eligio Gosti che i colà custodito e sommamente veleontini non si fecero derubare del nerato dal 1016 (qualche storico loro Santo, semmai lo nascosero in propende per il 1014 – si tratta coqualche pertugio della cattedrale munque di un millennio). consegnando all’imperatore altre Ma come finirono le reliquie del spoglie, come era avvenuto a suo nostro Santo nel Ferrarese? tempo con Marino le cui vere reliLa tradizione locale, sia di San quie vennero rinvenute nel CinqueLeo che di Voghenza, supportata dai cento in una parete dell’antica pieBollandisti e dall’Ughelli, nonché ve del Titano. I leontini in verità dagli storici di entrambe le località, non hanno mai cessato di sperare pur con qualche variazione rispetto che una storia simile possa aver rialle date e alle modalità del viaggio, guardato anche loro. Così come gli vuole che Enrico II, Sant’Enrico imultimi restauri hanno riportato in peratore detto laicamente Enrico il luce le ossa di San Fiorentino marPio, l’ultimo della dinastia degli tire di cui si era persa la memoria, Ottoni, si recasse o tornasse da Rochissà che le possenti mura della ma con l’augusta consorte Cunecattedrale non occultino e proteggonda (Santa Cunegonda) per l’ingano anche quelle di San Leone. coronazione imperiale del Sacro Tornando al nostro sarcofago, teRomano Impero Germanico. Attraversando il Montefeltro per stimonianza di eccezionale imporla via del Marecchia, il sovrano, avutanza come attestato del culto del to sentore dei prodigi che si verificanostro Santo a partire almeno dal vano alla tomba del Santo, avrebbe quinto secolo, è perfettamente legCoperchio del sarcofago di San Leone e particolare del chiesto al Papa Benedetto VIII, il gibile sullo spiovente destro, inciso fianco sinistro (San Leo, cripta della Cattedrale) dono di tanta reliquia che sarebbe fra due croci, in un bel latino, un testata esposta alla venerazione sto interpretato da sempre quale tenella costruenda grandiosa cattedrale di Spira, a quel tempo la stamento spirituale di Leo per i suoi figli generati nella fede. capitale imperiale. Il desiderio fu soddisfatto senza tentenna- Esso così recita: «Qui sarà il mio riposo per sempre, qui rimarrà menti. perché l’ho voluto». Poi, con cadenza ritmica, come colpi di Ma accadde che, attraversando la pianura diretti verso nord, scalpello, il Santo scalpellino e presbitero lascia ai suoi eredi a Voghenza, nei pressi del Po, i carriaggi imperiali si impanta- una sintesi di quanto trasmesso nella sua lunga permanenza su narono nella palude che ormai, a metà medioevo, ricopriva questa terra: «Finché vissi questo amai, questo dissi, questo gran parte della Padania. Ogni sforzo per continuare il traspor- scrissi: – tutti ringraziamo sempre il Signore, ringraziamolo to fu vano, al punto che, il Santo Imperatore, interpretando lo sempre, ringraziamolo – pregate, pregate sempre il Signore, prestrano evento come un’ingiunzione dall’Alto, lasciò in quel gate sempre il Signore». Il ricorso al versetto 14 del salmo 132 luogo le sacre spoglie di Leone. (131) col quale Leone assimila la sua arca all’arca dell’AlleanSarebbe forse andata diversamente se in quegli anni il ve- za e il monte Feretrio al monte Sion lascia intendere l’amore scovo feretrano Arduino si fosse già trovato in sede. Ma pochi sommo del Santo per questo luogo e per la sua gente. anni prima, papa Gregorio V, con l’assenso di Ottone III imQuante volte mi sono sentito chiedere dal turista devoto che peratore, aveva assoggettato la nostra diocesi-contea all’arcive- recandosi in questa località designata dal nome di un santo scovo di Ravenna e costui, con molti altri travagli cui far fron- cerca l’oggetto del suo viaggio: «Ma il Santo dov’è?». In quete, restò probabilmente ignaro dellíaccaduto. sti casi il riferimento è solitamente al busto processionale inErano quelli anni burrascosi, anni che registrano continui at- ghirlandato che in molti luoghi è più idolatrato che venerato. triti tra gli arcivescovi di Ravenna e i pontefici, con scomuni- Io rispondo allora, suscitando spesso sconcerto: «Il Santo è lì, che reciproche alternate a sottomissioni, in ragione di appro- in quelle parole scolpite». priamenti di territori e non di reliquie. Ugo Gorrieri


MONTEFELTRO

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FIRENZE 2015

Verso il Convegno di Firenze

INVITO DEL VESCOVO ANDREA Carissimi, invito tutti, sacerdoti e laici, giovani e adulti, a fare posto a questa iniziativa della Chiesa italiana: il Convegno di Firenze (9-13 novembre 2015) che farà il punto sulla emergenza educatiYD >@ 6L EDGL EHQH OD VILGD QRQ q LQWRUQR D TXHVWR R TXHOO¡DVSHWWR GHOO¡HGXFD]LRQH PD LQYHVWH O¡LGHD VWHVVD GL ´XRPR¾ /D FRPXQLWj FULVWLDQD KD LQ SURSRVLWR HVSHULHQ]H H LGHH GD RIIULUH LQVLH PH DG XQD OXQJD WUDGL]LRQH H DG XQ ULWURYDWR VODQFLR ´,Q *HV &ULVWR LO QXRYR XPDQHVLPR¾ 6H QH q SDUODWR PD O¡RQGD GL SUHSDUD]LRQH SUREDELOPHQWH QRQ q DQFRUD DUULYDWD DOOH FRPXQLWj DL JUXSSL DL VLQJROL +R VWDELOLWR FKH LQ RJQL YLFDULDWR VL WHQJD QHO SURVVLPR VHWWHPEUH XQ ´SUHFRQYHJQR¾ GL VWXGLR H GL UDFFROWD GL HVSHULHQ]H 4XHVWH OH GDWH QHO YLFDULDWR 9DOPDUHFFKLD 22/9 San Marino, 23/9 Val Conca e Val Foglia. Sul Montefeltro e attraverso altre forme di comunicazione riceveremo informazioni piÚ precise. Vi benedico di cuore

´&OMPITI PER LE VACANZE¾ 1. Anzitutto occorre una buona informazione: sapere e considerare la straordinaria opportunità che il mondo cattolico si presta a vivere con il grande Convegno di Firenze e il contributo che offrirà a tutto il paese. Occorre mettere ben a fuoco il tema e i cinque verbi attraverso i quali saranno facilitati il percorso di riflessione e la raccolta di esperienze. I cinque verbi sono: uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare. Il semplice scorrere di questi verbi fa scaturire in ognuno il rimando ad esperienze, suggestioni e progetti. 2. Questo non basta, occorrono lo studio e la meditazione che potrebbero concentrarsi attorno a tre nuclei. Il primo: chiarire, rilanciare e proclamare in che cosa consiste il nuovo umanesimo, contro tutte le negazioQL WHRULFKH H SUDWLFKH GDQGR VROLGLWj DO QRVWUR SHQVLHUR ULJXDUGR DOO¡KXPDQLWDV H FRQWUDVWDQGR OH LGHH VEDJOLDWH 6HFRQGR QXFOHR FRQVLGHUDUH LQ *HV LO PRGR GLQDPLFR GL HVVHUH XPDQLWj SLHQDPHQWH UHDOL]]DWD 'DOO¡ Ecce homo GL 3LODWR QRQ q DOWUR FKH OD SLHQH]]D GL XPDQLWj FKH VSHULPHQWLDPR QHOO¡HVVHUH GRQR H QHO ´YLYHUH SHU¾ 7HU]R QXFOHR LO FULVWLDQR FUHVFH LQ XPDQLWj QHOO¡andare verso, ma è pure costruttore di un nuovo umanesimo mettendosi D VHUYL]LR GHOO¡XRPR 3. Raccogliere esperienze di vita vissuta: ci parrà di non vederne; la vita delle nostre comunità e gruppi ci può sembrare piccola, povera, ripetitiva. In realtà esprime intuizioni, valori sorprendenti e chiarezza di pensiero. Può accadere come al sapiente evangelico di estrarre dal suo tesoro cose nuove e cose antiche (cfr. Mt &KL q ´GL FDVD¾ QRQ VH QH DFFRUJH YHGH PHJOLR FKL VILRUD OH FRPXQLWj H RVVHUYD GD XQ¡DOWUD SRVWD]LRQH 1HO SDQRUDPD DWWXDOH DEELDPR WDQWR GD GLUH FRQ O¡DXWRUHYROH]]D FKH YLHQH GDOOD QRVWUD WUDGL]LRQH 4XHVWD RSHUD zione non è altro che la pratica del discernimento comunitario: quando di sera il cielo rosseggia... domani sarà bello (cfr. Mt 16,2). 6DUHPR GL DLXWR DL QRVWUL GHOHJDWL SUDWLFDQGR ´]RRPDWH¾ VX OXRJKL IURQWLHUH SHULIHULH Verso OXRJKL IURQWLHUH SHULIHULH LQGLUL]]HUHPR O¡DWWHQ]LRQH OD SUHVHQ]D H LO VHUYL]LR O¡XRPR q OD YLD GHOOD &KLHVD 6DQ Giovanni Paolo II). 5. Con quali strumenti potremmo prepararci? Suggeriamo anzitutto la Traccia pubblicata dal Comitato preparatorio del V Convegno ecclesiale (CEI), le schede pubblicate sul Montefeltro, la rilettura delle encicliche Redemptor Hominis di Giovanni Paolo II ed Evangelii Gaudium di Papa Francesco. Infine, per chi ne ha la possibilità , visitare il sito www.firenze2015.it sempre molto ricco di spunti.


MONTEFELTRO LUOGHI, PERIFERIE, FRONTIEREÂŤ LE CINQUE VIE VERSO L¡UMANITĂ€ NUOVA

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FIRENZE 2015

USCIRE PER PAR RTIRE

(Dalla Traccia Firenze 2015)

/D &KLHVD ´LQ XVFL WD¾ q OD FRPXQLWj GL discepoli miisssionarri FKH SUHQGRQR O¡LQL ziiattiva, che si coiinn vo olgono, che accompaagnano, che frruttifiicaano e festeggiiano ((EG EG 244). Ascollta tarre lo smarrrimento del dellla gente di frronte allle scellte che la crrisi glloballe sembrra imporrre; raccogllierre, cu urarre con tenerrezza e darre luce ai taanti nti gesti di buona umanità che pu ure in contesti diffiiciili come queelli di oggi sono prres esentii; offfrrire una chiave di lettu ura luccida e consapevole che facciia scoprrire oggi come ierri che i sentiierri che Dio ap pre peer noi sono viisibili e prratticabilli è ciiò che la la onChiiesa deve affrron tarre. La paarabola deel Buon Semiinatore ci ULFRUGD FRPH ´LO semiinatore uscÏ a VHPLQDUH¾ LO 6LJQR UH q ´XVFLWR¾ HG q venuto frraa noi a semiinaare la Parrola senza valluta utarre il terrreno, va e contiinua ad andarre senza stan ncarrsi, in ogni luogo peerchÊ ogni luogo deel saperre e deel viiverre può esseUH LO ´OXRJR¾ GHO Van ngello. o

A volte non ci rendiamo conto della portata di tante esperienze che raccontano aspetti importanti GHOO¡´XPDQR¾ H GHOOD ORUR SRUWDWD HGXFDWLYD 4XDOFKH HVHPSLR 6L DYYLFLQD O¡HVWDWH HG q EHOOR IRWRJUDIDUH DOFXQL PRPHQWL GHOOH QRVWUH FRPXQLWj 8QD SULPD IRWRJUDILD OD SURFHVVLRQH FRQ O¡LPPDJLQH VDFUD GHO SDWURQR GHOOD SURSULD SDUURFFKLD SHU OH YLH GHL QRVWUL ERUJKL /D FRPXQLWj FKH VL SUHSDUD DOO¡HYHQWR FL VL UDGXQD QHOOH VDOH SDUURF chiali, si addobbano le strade, si ordina cibo, si organizzano giochi, la banda musicale suona per le YLH GHO SDHVH 'DO JLRYDQH UDJD]]R DOO¡DQ]LDQR QRQQR WXWWL LQVLHPH D FHOHEUDUH O¡HYHQWR 3HUFKp no, ricordiamo con questi eventi chi siamo veramente noi, uomini e donne di questo tempo, che, almeno per un giorno, si fermano un attimo ed insieme camminano, pregano, cantano e le vie dei SDHVL OH YLH ´GHOO¡XRPR¾ GLYHQWDQR XQ SR¡ GL SL ´OH YLH GL 'LR¾ H TXHO PLVWHUR GHO 5HJQR GL 'LR sembra essere meno mistero. 8QD VHFRQGD IRWRJUDILD L QRVWUL EDPELQL VL SUHSDUDQR D ULFHYHUH *HV QHO 6DFUDPHQWR GHOO¡(XFD restia. La prima Conffessione, la S. Messa solenne, le vesti bianche dei bambini. Quel GesÚ che ci SDUOD H GLFH ´3UHQGLPL TXHVWR VRQR ,R IDPPL WXR¾ PD SRL L VDFUDPHQWL GHOO¡LQL]LD]LRQH FULVWLDQD FL SRUWDQR DO PRPHQWR WDQWR DOWR TXDQWR ´WUDJLFR¾ GHOOD &RQIHUPD]LRQH , EDPELQL GLYHQWDQR UDJD]]L VL DSSUHVWDQR D ULFHYHUH LO ´VLJLOOR GHOOR 6SLULWR 6DQWR¾ FKH ´q GDWR LQ GRQR¾ 0ROWL GL TXH sto dono, cosa ne ffaanno?

PER IL CONFRONTO Atti ddeg egli Aposttoli 8, 1b. 4-8 Saulo era fra coloro che approvarono la sua uccisione. In quel giorno scoppiò una violenta persecuzione contro la Chiesa di Gerusalemme. Quelli però che erano stati dispersi andavano per il paese e difffondevano la parola di Dio. Filippo, sceso in una città della Samaria, cominciò a predicare loro il Cristo. E le folle prestavano ascolto unanimi alle parole di Filippo sentendolo parlare e vedendo i miracoli che egli compiva. Da molti indemoniati uscivano spiriti immondi, emettendo alte grida e molti paralitici e storpi fu furono risanati. E vi fu grande gioia in quella città . Evangelii Gaudiuum 46 Con la crresccente complessità del mondo globalizzato, con le nuove forme di inngiustizzia che alllargano il divario fra riccchi e poverri, con lo strrapoterre del sistema tecnologicco e la crrisi s delle istituzioni (ddallla scuola allla famigliaa), i luoghi hanno perrso molte riigiddità i à , ma anche soliddità ed unittà e sono diventati piÚ vulnerrabilii, sem mpre piÚ sfiddati e PHVVL VL LQ TXHVWLRQH 6L SXz GLUH FKH VLLDDQR GLYHQWDWL VHPSUH SL ´IURQWLHUH¾ OLQHH GL LQQFRQWUR VFFRQWUR WUD FXOWXUH H anche tra visioni diverse dent entr trro una stesssa culltura. Vivere il Vanngelo in questo contessto senzza una chiuusura difensiva ma con un movimento di usccittaa, senzza paura di perrderre la proopria iddentità à , anzi facenddone dono ad altri, è la sfidda di oggggi. Uscire verso gli altri per giungere alle periferie umane non vuol dire correre verso il PRQGR VHQ]D XQD GLUH]LRQH H VHQ]D VHQVR 0ROWH YROWH q PHJOLR UDOOHQWDUH LO SDVVR >@ SHU DF compagnare chi è rimasto al bordo della strada.

PER RIFLETTERE ´(VFR¾ GDOOH PLH DELWXGLQL H ´YLYR¾ FRQ OD ´JLRLD GHO 9DQJHOR¾ QHL OXRJKL FKH IUHTXHQ to abitualmente? Sono disposto a liberarmi dalla pretesa dei risultati? ´(VFR¾ SHU JUDWXLWj R SHU FDOFROR" 4XDOL VRQR JOL DPELWL GHOOD YLWD SDVWRUDOH LQ FXL SRWHU FRPLQFLDUH D IDUH GHOOH VFHOWH ´LQ XVFLWD¾" ,QGLYLGXLDPR FRQ XQD FHUWD SUHFLVLRQH H VHQ]D ULPDQHUH QHO JHQHULFR XQ DP bito, un contesto, in cui provare a tradurre in concretezza la scelta missionaria. &RVD SRVVLDPR UHDOL]]DUH FRQFUHWDPHQWH SHU ´XVFLUH¾" 3HQVLDPR XQ¡LQL]LDWLYD R XQ piccolo progetto (ffinalità , destinatari, soggetti impegnati, realizzazione) che possono trovare attuazione nel contesto della nostra comunità parrocchiale o cittadina.


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FIRENZE 2015

ANNUNCIARE

LUOGHI, PERIFERIE, FRONTIEREÂŤ LE CINQUE VIE VERSO L¡UMANITĂ€ NUOVA

PER PAR RTIRE 8QD SDUURFFKLD V¡q GDWD TXHVWR VORJDQ ´0HQR FDPSDQH H SL FDPSDQHOOL¾ H FRPH ORJR LO WDUDVVD FR FRQ HYLGHQWH ULIHULPHQWR DOO¡DXVSLFLR FKH OD SDUURFFKLD VL DSUD VHPSUH SL H VL SHQVL SXOVDQWH fra le case e le istituzioni del territorio. Il Consigglil o pastorale ha diviso la parrocchia in piÚ piccoOH ´EDVL PLVVLRQDULH¾ $G RJQXQD q VWDWD DIIILLGDWD OD FXUD GHOOH IDPLJOLH GL TXHO ´ULWDJOOLR¾ GL SDUURF chia. Ogni base missionaria, ad esempio, si è presa a cuore una tappa del presepio vivente, la diVWULEX]LRQH GHOO¡XOLYR OD 'RPHQLFD GHOOH 3DOPH O¡DQLPD]LRQH GHO 5RVDULR QHL FRUWLOL SHU LO PHVH GL PDJJLR FRO SHUPHVVR GHO 9HVFRYR VL q SXUH RUJDQL]]DWD XQD 0HVVD DOO¡DSHUWR IUD OH FDVH XQ VH JQR GHOO¡DQGDUH SLXWWRVWR FKH GHO ´IDU YHQLUH¾

PER IL CONFRONTO Vanngelo ddii Marco 166,1 ,,14-18 Alla fine apparve agli Undici, mentre stavano a mensa, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perchÊ non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato. GesÚ GLVVH ORUR ´$QGDWH LQ WXWWR LO PRQGR H SUHGLFDWH LO YDQJHOR DG RJQL FUHDWXUD¾ª Evangelii Nuntiandi 221 Ecco: i cristiani irradiano, inoltre, in maniera molto semplice e spontanea, la fede in alcuni valori che sono al di là dei valori correnti e la speranza in qualche cosa che non si vede e che non si oserebbe immaginare. Allora, con tale testimonianza senza parole, questi cristiani fanno salire, nel cuore di coloro che li vedono vivere, domande irresistibili: perchÊ sono cosÏ? PerchÊ vivono in tal modo? Che cosa o chi li ispira? PerchÊ sono in mezzo a noi? Ebbene, una tale testimonianza è già una proclamazione silenziosa, ma molto ffo orte ed efficace della Buona Novella. 'D XQ¡RRPHOLD GHO 9HVFRYR $QGUHD Le priorità che attendono al varco la Chiesa cattolica mi pare siano sostanzialmente tre. La prima è una schietta e incisiva volontà di riforma delle strutture che veicolano il cammino di fede e di presenza al mondo dei cristiani. Dai seminari alla vita delle parrocchie e delle diocesi, dalla promozione dei carismi - antichi e recenti - DOOD JLRLRVD IDWLFD GHO ´FDPPLQDUH LQVLHPH¾ La seconda è il rilancio di una nuova stagione di dialogo a 360 gradi: ecumenico, interreligioso, con la cultura contemporanea. Nella certezza di fede che la Chiesa - come diceva Paolo VI - è oggi se stessa quando sa ffaarsi parola e colloquio. Con tutti. ,QILQH OD WHU]D SULRULWj q TXHOOD FXL FL ULFKLDPD FRQ LQVLVWHQ]D LO 3DSD 3HU DPRUH GHOO¡XRPR GL WXWWL UHQGHUH SUHVHQWH OD OXFH GL 'LR QHO PRQGR OLEHUDQGR OD FRVFLHQ]D GDOO¡RSSUHVVLRQH GHOO¡HIIL PHUR H GHOO¡LQJDQQHYROH H DSUHQGROD D FKL YHUDPHQWH OD SXz H VD DSSDJDUH 8QD WULSOLFH YLD FKH chiede a gran voce spiritualità e cultura, e cioè educazione integrale e concreta a quella novità del Vangelo, GesÚ vivo tra i suoi, in cui è il futuro del mondo.

PER RIFLETTERE Sono capace di testimoniare e motivare le mie scelte di vita, rendendole luogo di annuncio del Vangelo, senza paure e ffaalsi pudori? &RP¡q OR ´VWDWR GL VDOXWH¾ GHL QRVWUL SHUFRUVL GL LQL]LD]LRQH FULVWLDQD H GL HYDQJHOL]]D]LR ne in genere? Ci sono esperienze di primo annuncio? O almeno contesti in cui proporre XQ SULPR DQQXQFLR" )DFFLDPR XQ¡DQDOLVL VHUHQD H OXFLGD HYLGHQ]LDQGR L QRGL SUREOHPD tici, le debolezze su cui lavorare e i punti di forza da ffaar crescere. Cosa possiamo fare concretamente? Pensiamo ad alcuni destinatari della nostra proposta (genitori per il Battesimo dei figgli, giovani coppie, genitori dei ragazzi della catechesi, FRSSLH LQ FULVL H SURYLDPR D FRQFUHWL]]DUH XQ SHUFRUVR R DQFKH VROR XQ¡LQL]LDWLYD che possa raggiungere le persone con un annuncio attento ai loro passaggi di vita.

(Dalla Traccia Firenze 2015)

La gente ha bisogno di parrole e gesti che, parrtendo da da noii, ind dirizz zzino lo sgua sguaardo ed i desideeri a Dio. La fede generra una testiimonianza annu unc nciata non meno d dii una testiimonianza viissuta. La carrenza di operrai ai che annu uncciano il il Van ngel geello fa sÏ che i fedeeli possano esseUH FRPH ULFRUGD O¡H van nge gel ellista Matteo ´FRPH SHFRUH VHQ]D SDVWRUH¾ 0W uiziioOccorrrono intu ni ed idee peer prrendeere la paarola in una cu ulturra mediatica e digiital taale che spesso diviiene taanto autorreferrenziialle da svuotare di senso aanc ncche le parrole piÚ deense di signifi fiicato come lo stesso terrmi miine ´'LR¾ ´La nostrra staagiione o ci consegna nuovve opporrtunità SURSULR SHU O¡DQQXQ ciio, ma le condizziona a una forma e a uno stiile testiimoniali: non è piÚ il tempo di chi paarla peer parr-ODU DUH /¡DXWHQWLFLWj con cu ui si sta neella compagnia deeglli uomiini, vivend do iin n prrima peersona il Van ngel geello, ne dice la FUHGLELOLWj¾ 0RQV Gallantiino).


MONTEFELTRO LUOGHI, PERIFERIE, FRONTIEREÂŤ LE CINQUE VIE VERSO AN NITĂ€ NUOVA L¡UMA

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FIRENZE 2015

ABITTARE PER PAR RTIRE ,O YHUER ´DELWDUHÂľ LQGLFD LO QRVWUR ´IDUH FDVDÂľ FRQ OH VLWXD]LRQL FKH LO 6LJQRUH FL ID LQFRQWUDUH Ecco come un gruppo di fa famiglie si aiutano: sono ffaamigglie aperte e solidali. ÂŤSiamo sposi normali, genitori normali, tante volte fedeli e tante volte inffedeli. Poveri cristiani con un desiderio: trasmettere il dono della fede ai nostri figgli. Ci siamo resi conto che, nella soFLHWj GHO TXHVWD q XQ¡LPSUHVD XQ¡LPSUHVD QRQ QRVWUD PD GHO 6DOYDWRUH *HV FKH FKLHGH la nostra collaborazione ed inventiva. Crediamo di avere capito qual è la strada della nuova evangelizzazione, della trasmissione della fede oggi: è la vita di comunitĂ , è il recupero del senso GHOOD WULE q LO ´YLYHUHÂľ OD &KLHVD H QRQ LO ´IUHTXHQWDUHÂľ OD &KLHVD /¡XQLFD FKDQFH FKH DEELDPR è condividere i valori tra noi e testimoniarli ai nostri figgli, è essere amici gli uni degli altri e gli uni dei figli degli altri, è essere accoglienti verso le famiglie sole ed in ricerca, è il vivere nello spirito di comunione delle prime comunitĂ cristiane. Ăˆ un ritorno alle origini della fede, quella GL TXDQGR VL HUD FRPH VL q RUD ´UHVWRÂľ PLQRUDQ]D PD DOOR VWHVVR WHPSR OLHYLWR H VDOHÂŞ

(Dalla Traccia Firenze 2015)

Il terrmiine ´SDUURFFKLD¾ VLJQL IILLFD ´YLFLQD DOOD FD VD¾ SDUj-oiikÏÏa) ed il cattolicesimo ha VHPSUH YLVVXWR O¡LP merrsione neel terrritoto rio attrraveerso una prresenza solidaale, gomito a gomito, con tutte le peersone. 4XHVWD VXD ´YLD SRSRODUH¾ q ULFRQR sciiuta da tutti. Tante sono le associiaa ziionii, le strruttu ure, glli enti che haanno dato e dan nno una risposta viisibille al Van ngello. Ancche la nostrra Diocesi ne è piena. Basta guaardarrsi intorrno. Occorrre esserre e rimaQHUH ´FKLHVD GL SR SROR¾ FRQ WXWWH OH fatiche che questo FRPSRUWD QHOO¡HGX caaziione, neelle modifiiche sostaanzzialli deell tessuto sociialle, con stiili di vita diverrsi rispetto al al passato. /¡DQQXQFLR GHO 9DDQ Q JHOR ´FKH SXU q OD prrima caarità à , rischia di esserre incom mprree so o di afffo ogar gare in quel marre di parrole D FXL O¡RGLHUQD VR ciietà deella comunicaaziione quottidianamente ci esspoQH¾ (*

PER IL CONFRONTO Vanngelo ddii Giioovanni 1,14 E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi. Esodo 255, 5, 1.8-9; 9; 29, 43-46 46 Š,O 6LJQRUH GLVVH D 0RVq ´*OL ,VUDHOLWL PL FRQVDFUHUDQQR XQ OXRJR SDUWLFRODUH FRVu LR DELWHUz LQ PH]]R D ORUR )DUHWH OD WHQGD H JOL RJJHWWL GL FXOWR XJXDOL DO PRGHOOR FKH LR WL PRVWUHUz >@ ,Q quel luogo mi incontrerò con gli Israeliti, ed esso sarà consacrato dalla mia presenza gloriosa. /D WHQGD GHOO¡LQFRQWUR H O¡DOWDUH VDUDQQR FRQVDFUDWL D PH $QFKH $URQQH H L VXRL ILJOL VDUDQQR FRQVDFUDWL D PH SHU VHUYLUPL FRPH VDFHUGRWL $ELWHUz LQ PH]]R DJOL ,VUDHOLWL H VDUz LO ORUR 'LR¾ª 5a Letterra aaii Romani 166,, 1-5a Vi raccomando Febe, nostra sorella, diaconessa della Chiesa di Cencre: ricevetela nel Siggnore, FRPH VL FRQYLHQH DL FUHGHQWL H DVVLVWHWHOD LQ TXDOXQTXH FRVD DEELD ELVRJQR DQFK¡HVVD LQIDWWL KD protetto molti, e anche me stesso. Salutate Prisca e Aquila, miei collaboratori in Cristo GesÚ; per salvarmi la vita essi hanno rischiato la loro testa, e ad essi non io soltanto sono grato, ma tutte le Chiese dei Gentili; salutate anche la comunità che si riunisce nella loro casa. Familiaaris Consortio 44 Š, FRQLXJL VLDQR SUHPXURVL QHOO¡RVSLWDOLWj FIU 5RP ULFRQRVFHQGR LQ HVVD XQD IRUPD HPL nente della loro missione ecclesiale. Aprano perciò le porte della propria casa, e ancor piÚ del proprio cuore, alle necessità degli altri e attuino forme concrete di accoglienza ai minori, alle persone in difficoltà e ad altre famiglie fino a trovare il modo di assicurare ad oggni famiglia la sua casa, come ambiente naturale che la conserva e la ffaa crescere.

PER RIFLETTERE &RPH SRVVR HVVHUH ´SUHVHQ]D¾ SHU VHUYLUH OH SHUVRQH FKH YLYRQR DFFDQWR D PH QHO mio territorio? Tra quali case (come luogo di vita, ma anche luogo di soffferenze, di fatiche, di povertà , di dolore) abita la nostra comunità ? Proviamo a riffle lettere, possibilmente con precisione e uscendo dai soliti luoghi comuni, sulle situazioni piÚ emergenti di soffferenza che conosciamo presenti nel nostro territorio parrocchiale. Cosa possiamo fare per abitare quella povertà ? Senza lasciarci prendere da grandi sogni irrealizzabili, proviamo a progettare una iniziativa (destinatari, finalità , soggetti impegnati, durata del progetto, mezzi impiegati), a misura delle nostre reali forze, con la quale diamo reale ospitalità a questa povertà nella nostra comunità , prendendocene cura.


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APPUNTAMENTI

EVENTI DI GRAZIA A PONTE CAPPUCCINI Era un’aria leggera quella che si è respirata a Pietrarubbia il 31 maggio scorso, un’aria che lasciava presentire l’accadere di qualcosa di grande, nella ripetitività dei gesti festivi. Era la solennità della Santissima Trinità e il piazzale della nostra chiesetta cappuccina risuonava qua e là di voci dall’accento romano. Quel giorno, infatti, emetteva la sua Professione Temporanea Tina Giacometti, nata a Roma, ma approdata in mezzo a noi attraverso la navigazione oggi più economica, quella di internet. Sembrava un normale ritiro di Pasqua quello fatto a Pietrarubbia quattro anni fa e invece le ha cambiato la vita. Ha lasciato la sua redditizia professione, i suoi amici più cari, il suo servizio unitalsiano, gli appuntamenti spirituali al Foyer de Charitè con la spiritualità di Marthe Robin ed è venuta qui, tra i monti dove sono nati i pittori più famosi nel mondo dell’arte. In realtà, come esprimeva una delle diapositive proiettate la sera del 30 maggio durante la veglia biblico-eucaristica dedicata al cuore, il divino pittore stava compiendo anche in lei una delle sue grandi opere. Una scelta coraggiosa quella di Tina perché lasciava, non senza turbamento e dolore, il padre e la madre – in condizioni di salute precarie – alle cure del fratello e dei parenti. Il Signore però le ha permesso di essere vicina ai suoi nei momenti più difficili, anche in quello dell’ultima malattia del padre che lo avrebbe portato alla morte il 1º giugno 2014, esattamente un anno prima della sua professione temporanea. E, in effetti, papà Alfonso, è stato una presenza viva al rito di domenica scorsa cui hanno partecipato commossi la mamma Quinta, e il fratello Francesco con la sua splendida famigliola e dove Tina ha preso il nome di suor Maria Annunziata. Il nostro Vescovo, che ha presieduto al rito, ci ha ricordato che raramente si pensa all’Eucaristia come a un dono così grande per il quale vale la pena dare tutta la vita. Quasi a comprova di tali parole la successiva domenica, solennità del Corpus Domini, un’altra nostra sorella, suor Maria Adriana, dava a Dio la vita e questa volta nella Professione Perpetua. Ma non è stato l’unico motivo per rendere grazie al Signore: tre bambini della nostra parrocchia, infatti, Matilde Amantini, Davide Ercolani e Cesare Fabiani facevano la loro prima comunione. A tutto questo si aggiungeva una grande sorpresa che il

Signore ci ha riservato per quel giorno: pur conoscendo da tempo i genitori di Adriana, di nazionalità ungherese, nessuno di noi sapeva che la mamma, dopo il battesimo, non aveva mai ricevuto la Comunione. Adriana, nata a Etes in Ungheria, ha un percorso di vita quasi un romanzesco, impossibile da raccontare in poche righe. In Ungheria, la tradizione cattolica è rimasta viva, a dispetto di un regime ateo e comunista, pertanto la maggior parte degli ungheresi sono battezzati, ma senza aver poi né modo, né l’abitudine, di professare la loro fede. Così Katalin, mamma di Adriana, mai aveva ricevuto i sacramenti della confessione e comunione. La Solennità del Corpo e del Sangue del Signore ha abbracciato la vita della Madre e della Figlia unendole, oltre che mediante il vincolo della parentela, anche mediante quello della fede. Anche papà Laslo, dopo molti anni, per la circostanza, si è confessato e comunicato, dicendosi commosso perché l’incontro con noi lo ha reso migliore. La nostra piccola chiesa era gremita soprattutto per la presenza dei parenti di Matilde, Cesare e Davide, che per la prima volta ricevevano Gesù e ci è venuto da pensare al Mistero di queste tre piccole vite che cominciano i loro passi dentro la comunità cristiana toccando da vicino uno dei drammi dell’ultimo secolo della storia europea: la demolizione della cultura cristiana. Il nostro borgo, già ricco di storia, ha assaporato quanto ripeteva spesso il grande teologo Huns von Balthasar: il tutto in un frammento. Veramente nel frammento di queste vite intrecciate abbiamo toccato con mano il tutto della Chiesa.

ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “BEATO GREGORIO X” DI AREZZO

MONASTERO MONACHE AGOSTINIANE - PENNABILLI

ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE “ALBERTO MARVELLI” DI RIMINI

Meditazioni sul Vangelo di Giovanni e sui passi di Agostino

DIOCESI DI SAN MARINO-MONTEFELTRO

PERCORSI DI TEOLOGIA 2/Il Concilio Vaticano II come ritorno alle sorgenti della fede Missione e dialogo

SUMMER SCHOOL Monastero Agostiniane Pennabilli 31 agosto - 2 settembre 2015

Tre giornate di lezione, approfondimento, dialogo Guidate da esperti e docenti qualificati Nel clima di preghiera e amicizia della Comunità Monastica Agostiniana Per informazioni e iscrizioni (entro il 31 luglio): Monache Agostiniane osa.pennabilli@gmail.com 0541 928412

Carissimi amici, eccoci al nostro appuntamento annuale con la settimana di spiritualità agostiniana! Ci accompagnerà nelle meditazioni PADRE FRANCESCO MARIA osa attraverso il Vangelo di Giovanni e sui passi di Agostino. La settimana avrà luogo DAL 3 ALL’8 AGOSTO e saremo liete di condividere con voi in amicizia i momenti della nostra vita: liturgia, incontri e meditazioni. Per info ed iscrizioni: osa.pennabilli@gmail.com 0541 928412


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PREGHIERA

APoSTolATo DellA PreGHIerA - lUGlIo 2015

L

’offerta quotidiana santifica la tua giornata. Cuore divino di Gesù, io ti offro, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre. In particolare, per le intenzioni affidate all’AdP dal Papa:

IN PARTICOLARE, PER LE INTENZIONI DEL PAPA INTENZIONE UNIVERSALE DI LUGLIO ❏ “Perché la RESPONSABILITÀ POLITICA sia vissuta a tutti i livelli come forma di carità”.

L’agire politico come atto d’amore

D

iceva padre Bartolomeo Sorge, fondatore del primo centro di formazione politica a Palermo ed inventore della prima grande scuola di formazione politica in Italia: «A me dà fastidio quando sento ripetere che la politica è una cosa sporca; la sporcano gli uomini sporchi. La politica è, al contrario, l’arte più nobile e alta, indispensabile per realizzare in modo ordinato ed equo la convivenza umana e tutelarne gli aspetti fondamentali: la famiglia, il lavoro, la casa, la scuola, la salute. Ecco perché – come ebbe a dire Pio XI – la politica è “il campo della più vasta carità, della carità politica”». La Lettera Enciclica Caritas in Veritate di Benedetto XVI al paragrafo sesto recita testualmente: “la città dell’uomo non è promossa solo da rapporti di diritti e di doveri, ma ancor più e ancor prima da relazioni di gratuità, misericordia e di comunione”. In un discorso del settembre 2013 nella Cattedrale di Cagliari, Papa Francesco diceva: “Seguendo Cristo sulla via della carità noi ‘seminiamo speranza’… cercando di collaborare nel modo migliore con le pubbliche Istituzioni, nel rispetto delle rispettive competenze”. Il Concilio Ecumenico Vaticano II assegna ai laici il compito di costruire “la città dell’uomo” e chiarisce – approfondendola – la natura essenzialmente religiosa della Chiesa: la sua missione non è politica o sociale, ma di evangelizzazione. Quindi non è giusto che gli “uomini dell’assoluto”, i pastori siano compromessi con un partito, perché in questo modo diventerebbero uomini di parte. Ma è giusto che, con la dottrina sociale della chiesa in mano, la gerarchia prenda in considerazione i diversi programmi e le diverse culture politiche che soggiacciono dentro le coalizioni, e denunci, ad esempio, che il neoliberismo è il più lontano dai valori cristiani.

Il primato della politica dovrebbe essere l’arte della ricerca del bene comune. Ma, se ci guardiamo attorno, ci accorgiamo che oggi tale primato è stato messo da parte dai poteri nuovi che imperversano nella nostra società: il potere della comunicazione, il potere delle nuove tecnologie, il potere della finanza speculativa. Bisogna recuperare con urgenza il posto che compete alla politica, bisogna assicurare il normale svolgimento della vita sociale non secondo una logica di potere e quindi secondo le regole del più forte, ma secondo ciò che risponde a giustizia e carità per l’intera comunità. Nell’attuale contesto storico, quanti si impegnano come cattolici nella vita politica hanno la grande responsabilità di essere veramente testimoni. Diceva Don Luigi Sturzo: “La politica è per sé un bene: il far politica è, in genere, un atto di amore per la collettività; tante volte può essere anche un dovere per il cittadino… E l’amore del prossimo non consiste né nelle parole né nelle moìne: ma nelle opere e nella verità”. Ai cristiani che si impegnano in politica è posta l’esigenza di una testimonianza che nasca dalla coerenza con la fede dichiarata, da una morale limpida, dalla competenza, da una cristallina onestà culturale e dal servire la comunità per il raggiungimento del bene comune. Pregare perché i politici abbiano la forza ed il coraggio di proporsi e di imporsi uno stile di vita così intenso ed impegnativo, è un atto di grande saggezza ed il Papa ci chiede di credere al potere della preghiera nel sostenere i responsabili politici nel loro compito così importante.

INTENZIONE DEI VESCOVI ❏ “Perché adempiamo il dovere di ANNUNCIARE IL VANGELO a coloro che non conoscono Gesù Cristo o lo hanno sempre

rifiutato”.

“Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi” L’ aspetto più inquietante, che porta oggi a trascurare l’esplicito comando del Signore a portare a tutti la verità della sua Parola, è il fatto che da più parti si tenta di giustificare questa negligenza con motivazioni ideologiche, che creano una crescente confusione nella Chiesa ed affievoliscono il suo dinamismo missionario. In particolare, per un falso concetto di libertà c’è chi ritiene che ogni tentativo di convincere altri in questioni religiose sia lesivo della loro storia, cultura, personalità. Al massimo sarebbe lecito solamente esporre le proprie idee ed invitare il prossimo ad agire secondo coscienza, ma il favorire una loro conversione a Cristo e alla fede cattolica sarebbe una ingiustificabile forma di violenza. L’annuncio cristiano dovrebbe limitarsi ad aiutare gli uomini ad essere più uomini o più fedeli alla propria tradizione religiosa. L’impegno della Chiesa nel contesto sociale si concretizzerebbe così nel contributo a creare un mondo più giusto e solidale, dove i popoli possano vivere nel reciproco rispetto e nella pace. C’è chi aggiunge:

l’opera di evangelizzazione non è necessaria, perché ci si salva anche senza una conoscenza esplicita di Cristo e senza una incorporazione formale alla Chiesa. Proprio in risposta a queste resistenze mentali, qualche anno fa la Congregazione per la Dottrina della Fede è intervenuta precisando: l’uomo si libera e rimane libero solo aprendosi alla verità, uscendo dall’obbedienza supina ai propri gusti ed alle proprie voglie. Il pensiero contemporaneo, invece, si regge su alcuni discutibili assiomi, a partire da quel principio, ritenuto insindacabile, che non esista una verità assoluta, che tutte le idee si equivalgano, che le religioni, per il loro carattere assertivo e impositivo, siano causa di tensioni e di contrapposizioni violente. Contro l’inconsistenza e la pericolosità di queste derive della cultura post-moderna, la Chiesa rivendica la sua missione. Scriveva Benedetto XVI: “Non vi è niente di più bello che essere raggiunti, sorpresi dal Vangelo, da Cristo. Non vi è niente di più bello che conoscere Lui e comunicare agli altri l’amicizia con Lui”.


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PREGHIERA

APoSTolATo DellA PreGHIerA - AGoSTo 2015

L

’offerta quotidiana santifica la tua giornata. Cuore divino di Gesù, io ti offro, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre. In particolare, per le intenzioni affidate all’AdP dal Papa:

IN PARTICOLARE, PER LE INTENZIONI DEL PAPA INTENZIONE UNIVERSALE DI AGOSTO ❏ “Perché quanti operano nel campo del VOLONTARIATO si impegnino con generosità al servizio dei bisognosi”.

Generosi nel servizio agli altri Cosa significa la parola “volontariato”? Spiegava il Papa: significa accogliere con amore, significa chinarsi su chi è nel bisogno e tendergli la mano senza calcoli, senza timore, con tenerezza e comprensione, come Gesù si è chinato per lavare i piedi ai suoi apostoli. “Servire” significa lavorare stando a fianco dei bisognosi, stabilire con essi relazioni umane, farsi loro prossimo, stabilire legami di “solidarietà”. “Solidarietà, è la parola che fa paura al mondo del benessere – diceva il Papa – parola che i Paesi sviluppati non sanno pronunciare, parola ‘proibita” per loro, mentre per noi è il nostro ‘motto”‘, lo slogan che ci caratterizza”. Aggiungeva papa Francesco: i poveri sono i “maestri specializzati” che ci aiutano a conoscere Dio. La loro fragilità, la loro semplicità smascherano i nostri egoismi, le nostre false sicurezze, la nostra pretesa autosufficienza e ci guidano a fare esperienza della vicinanza e della tenerezza di Dio, per ricevere nella nostra vita il suo amore, la sua misericordia di padre che, con discrezione e paziente confidenza si prende cura di tutti noi.

L

Si definisce “volontariato” un lavoro non remunerato, fatto per gli altri e il volontariato ha tante forme diverse. Si pensa che i volontari nel mondo siano circa 150 milioni: 150 milioni di persone che rendono dei servizi agli altri gratuitamente. Persone normali, che esercitano mestieri diversi, che hanno diverse età e sono differenti per la formazione e l’educazione ricevuta. Di fatto, secondo i vari contesti culturali, ogni Paese ospita – a diversi livelli – forme diverse di volontariato: c’è chi si dedica alle persone portatrici di handicap, chi si dedica ai bambini o ai giovani in difficoltà, chi si interessa dei malati o delle persone anziane e dei migranti. Troviamo i volontari specialmente là dove le strutture della società spesso non arrivano: la loro presenza capillare è fondamentale, perché numerosi esseri umani possano ogni giorno sorridere. Questo mese il Papa ci invita a pregare per la qualità del volontariato, perché i volontari sappiano ogni giorno servire con generosità. E speriamo che questa preghiera serva anche per sensibilizzare ognuno di noi ed invogliarlo verso questa forma di squisita carità a beneficio dei fratelli e delle sorelle in necessità.

INTENZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE ❏ “Perché uscendo da noi stessi sappiamo FARCI PROSSIMO di quanti si trovano nelle periferie delle relazioni umane

e sociali”.

Andare alle periferie enciclica Evangelii gaudium, al numero 20, dice espressamente: “Ogni cristiano ed ogni comunità cristiana cercherà di discernere qual è il cammino che il Signore gli domanda, ma noi tutti siamo

L’

chiamati ad accettare questo richiamo: uscire dal proprio confort ed avere il coraggio di raggiungere tutte le periferie che hanno bisogno della luce del Vangelo”.

CIBO PER L’UOMO LE INIZIATIVE EXPO DI SAN MARINO A SAN MARINO SEGMENTO “DEMOCRAZIE DEL CIBO” L’Associazione Carità senza Confini organizza un ciclo di tre incontri dedicati ai temi di EXPO 2015 e rivolge a tutti l’invito a partecipare per riflettere insieme sul tema del cibo e dell’acqua come diritto essenziale che interpella il senso di giustizia e di carità di ognuno di noi, sulle tematiche dello sfruttamento indiscriminato delle risorse e dell’inquinamento crescente della società dei consumi e sulla necessità di cambiare i nostri stili di vita.

DEMOCRAZIE DEL CIBO (Associazione Carità senza Confini e Istituto Musicale Sammarinese) “Vivere diversamente si può! - Cambiando gli stili di vita” – Incontro con Padre Adriano Sella (25 settembre 2015 - ore 21,00 - Teatro Turismo) Padre Sella, Coordinatore della Commissione Nuovi Stili di Vita e della Rete interdiocesana Nuovi Stili di Vita, tratterà il tema “Cibo per tutti: esigenza urgente di cambiare gli stili di vita”. Ci parlerà di cambiamento di vita, non però di un cambiamento per necessità, ma di un cambiamento per virtù e ci aiuterà a capire che ognuno di noi può essere artefice di un cambiamento che comincia dai nostri gesti quotidiani, anche da quelli più semplici. A seguire Kitchen Music “La cucina racconta una storia, anzi tante storie”. Coperchi cucchiai, pentole, bicchieri e bidoni si trasformano in strumenti melodici e a percussione.

DEMOCRAZIE DEL CIBO (Associazione Carità senza Confini e Istituto Musicale Sammarinese) “Vivere diversamente si può! - Cibo e giustizia” – Incontro con Luigi Ciotti (16 ottobre 2015 - ore 21,00 - Teatro Turismo) Don Ciotti ritorna a San Marino per parlare di equità e giustizia. Fondatore del Gruppo Abele e presidente di Libera ci fa riflettere sulla democrazia che si esplica nel rispetto delle persone, nella difesa degli emarginati e nel valore della legalità. A seguire Kitchen Music “La cucina racconta una storia, anzi tante storie”.


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IN DIOCESI

Feste mariane in Diocesi SABATO 15 AGOSTO

FESTA DELL’ASSUNZIONE DI MA RIA NEL SANTUARIO DELLA B. VERGINE DELLE GRAZIE A PENNABILLI UNA SOLENNE CELEBRAZIONE PRESIEDUTA DAL VESCOVO Sabato 15 agosto, Festa dell’Assunzione di Maria, la Diocesi di San MarinoMontefeltro e principalmente la Città di Pennabilli, la celebrano solennemente, come ogni anno, nel Santuario della B.V. delle Grazie nel quale è custodito l’affresco miracoloso che la raffigura. Il Santuario è da sempre meta di devoti pellegrinaggi di fedeli provenienti da tutta la Diocesi davanti all’immagine affrescata della B. Vergine che ripetutamente si manifestò con apparizioni (23 febbraio 1517 e 23 febbraio 1522) e una lacrimazione (20 marzo 1489), salvando la città e il suo popolo da ripetuti assedi portati dall’esercito mediceo, in un’occasione guidato addirittura da Giovanni dei Medici, più noto con il nome di battaglia di Giovanni delle Bande Nere.

Ricordiamo che in occasione dell’ultimo centenario, il V, celebrato nel 1989, il Santuario fu sottoposto ad un altro grande intervento di ripristino, che ha comportato anche la ricostruzione totale di diverse parti a servizio della canonica e del campanile, eretto nuovamente anche grazie alla generosità di alcuni pennesi scomparsi che avevano disposto lasciti per questo scopo. Alla tradizionale, solenne celebrazione del 15 agosto è abbinata la Festa del Ritorno di secolare origine, con la quale la Città di Pennabilli ha sempre voluto condividere, con i tanti pennesi che ritornano al loro paese per le ferie estive, un momento di preghiera comune ai piedi dell’Immagine della Beata Vergine delle Grazie.

DOMENICA 16 AGOSTO LA TRADIZIONALE

FESTA AL SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE DELL’EREMO DEL FAGGIO IL DIACONO LEONARDO ERRANI CHE CURA IL SERVIZIO PASTORALE ALL’EREMO CI DONA UNA RIFLESSIONE SULLA SPIRITUALITÀ CHE SI RESPIRA IN QUEL LUOGO Frequentando il Santuario ho capito che la Santa Vergine le cose le vuol fare da sola perché Lei le sa fare molto meglio di me, tuttavia io e Gabriella porteremo le nostre osservazioni. Nel corso degli anni e dell’avvicendarsi delle stagioni, siamo stati testimoni della bellezza della natura, dei profondi silenzi, del parlar del vento, del comportamento degli uomini e degli animali dentro e fuori dall’Eremo. La spiritualita è legata al silenzio e visto che la Santa Vergine vuol far da sola, nell’interno della Chiesetta noi meno ci si sta e più il colloquio tra Dio e il fedele diventa più intenso. Nel correre del tempo tante e tante persone si sono succedute a far visita a Maria, vi è chi resta alla sua presenza per po-


MONTEFELTRO chi attimi, chi invece si ferma per ore e… tutte hanno in comune qualcosa. Mi sono reso conto che è la Santa Vergine che chiama tutti in maniera molto personale, chi con una semplice curiosit, chi con un profondo dolore, chi con una esplicita domanda di aiuto, altri per assaporare quella pace che solo dopo una profonda lotta fatta di impotenza ti fa ripetere: “in te Signore riposa l’anima mia. Tu solo sei il mio aiuto e la mia speranza”. Questo Santuario è molto frequentato, soprattutto nel periodo primaverile ed estivo, ma è d’inverno quando si è soli e la neve è alta, quando il freddo è pungente che si assapora la profondità del silenzio, quando c’è solo un merlo che con il suo fischiare tiene compagnia a Maria e pure quando la tua mente sa rispondere alle tue domande. Le testimonianze sono molto copiose, le meraviglie e le intercessioni che opera la Madonna sono di forte riflessione, il registro posto in fondo alla Chiesetta molte volte parla da solo. Quante volte ho sorpreso persone che scrivevano tutte le loro gioie e i loro dolori su quel registro! Ancora una volta i nostri paesi si stringono attorno alla Vergine Maria in un tributo corale di affetto e devozione, erede della tradizione dei padri che ha visto nella presenza della Santissima il segno della protezione materna della Madre del Signore. È proprio la “maternità ” di Maria che ispira la nostra riflessione e la nostra preghiera: guardiamo a Lei, come sposa e madre che ha vissuto in famiglia, nella povera casa di Nazareth, la risposta alla chiamata di Dio. Questa dimensione “famigliare” della sua avventura umana e spirituale ci invita a fermare un attimo la nostra attenzione su quanto la Chiesa sta vivendo. Da molti mesi ormai Papa Francesco pone insistentemente l’accento sulla famiglia e sull’attenzione che si deve riservare a questo nucleo fondamentale della società e della Chiesa. Recentemente ha sottolineato che «la famiglia è l’elemento portante della vita sociale e solo lavorando in favore delle famiglie si può rinnovare il tessuto della comunità ecclesiale e la stessa comunità civile». Scrivendo alle famiglie lo scorso 2 febbraio, Papa Francesco affermava: «Gesù è la fonte inesauribile di quell’amore che vince ogni chiusura, ogni solitudine, ogni tristezza. Nel vostro cammino familiare, voi condividete tanti momenti belli: i pasti, il riposo, il lavoro in casa, il divertimento, la preghiera, i viaggi e i pellegrinaggi, le azioni di solidariet… Tuttavia, se manca l’amore manca la gioia e l’amo-

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IN DIOCESI

re autentico ce lo dona Gesù : ci offre la sua Parola, che illumina la nostra strada; ci dà il Pane di vita, che sostiene la fatica quotidiana del nostro cammino». Alla scuola di Maria sposa e madre, vogliamo invitare Gesù nella nostra casa e guardare “con intelletto d’amore” alle nostre famiglie, senza dimenticare specialmente quelle segnate dalla sofferenza generata da separazioni e conflitti, dalla crisi economica, da incomprensioni ed egoismi, ed impegnarci tutti insieme, ciascuno secondo le proprie possibilit, a “fare famiglia” e “dare famiglia”. Alla Vergine Maria, Regina della famiglia, volgiamo ancora lo sguardo con ammirazione e fiducia e con il canto delle

Litanie imploriamo la sua intercessione affinché sappiamo riconoscere l’opera della Provvidenza nelle realtà quotidiane della vita si rinnovi nelle nostre case il desiderio della santità e venga sostenuta dalla grazia dello Spirito Santo la nobile fatica del lavoro, dell’educazione, dell’ascolto, della reciproca comprensione e del perdono. Un arrivederci su in montagna, a casa di Maria e di Gesù , là dove il cielo è sempre più blu e ove nel prato antistante si assapora quella pace che è il ritornare a una dimensione umana. Santa Maria prega per noi. Leonardo Diacono permanente


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IN DIOCESI

A SANT’AGATA FELTRIA

FESTA SOLENNE QUINQUENNALE DELLA “MADONNA DEI CAPPUCCINI” La venerata immagine, opera del pittore Angeloni di Pennabilli, risale al 1786. Secondo le testimonianze autenticate da un processo ordinato dal vescovo di quel periodo, nel 1796-97 e nel 1850, fu vista abbassare ripetutamente gli occhi sulla gente in preghiera in segno di protezione. Infatti erano tempi difficili per la Chiesa in seguito agli sconvolgimenti della rivoluzione francese e anche nella nostra diocesi erano stati accolti circa trenta sacerdoti rifugiati in Italia a causa delle persecuzioni. Quest’anno, oltre ad un triduo di preparazione e al giorno della festa con la partecipazione del nostro vescovo Mons. Andrea Turazzi, che sarà il 16 agosto alle ore 17, verrà pubblicato un prezioso volumetto che raccoglie la storia degli avvenimenti ricordati e tutte le testimonianze piuttosto vivaci che ci sono arrivate. Questo in segno di gratitudine alla Vergine Immacolata e come strumento per ravvivare nelle nuove generazioni la consapevolezza del sostegno nella fede che Maria da sempre assicura a tutti coloro che ricorrono a Lei con la fiducia di figli. Frati Giacomo e Sergio, Cappuccini di Sant’Agata Feltria

AL LAGO DI ANDREUCCIO

SANTA MESSA CELEBRATA DAL VESCOVO ANDREA Sabato 15 agosto, alle ore 9,30, sulla riva del lago di Andreuccio, il Vescovo Andrea celebrerà una S. Messa per favorire un momento di preghiera e raccoglimento fra i tanti turisti che nei giorni estivi si affollano intorno all’ameno specchio d’acqua. Già lo scorso anno, sempre nel giorno di Ferragosto, Mons. Turazzi celebrò di fronte ad un folto gruppo di turisti piacevolmente sorpresi di incontrare il Vescovo ed assistere alla S. Messa. A SETTEMBRE CONVEGNO NAZIONALE ORGANIZZATO DALL’ASSOCIAZIONE “PAPA GIOVANNI XXIII”

La scuola educhi alla gratuità «La vera "buona scuola" è quella che aiuta ad interiorizzare la conoscenza in modo critico, e che vede una cooperazione fra tutti i soggetti scolastici. Anche la famiglia deve assumere il ruolo di un vero partner educativo», dice Giovanni Ramonda, Responsabile Generale della Comunità Papa Giovanni XXIII. La “Scuola del Gratuito” è un progetto pedagogico che si basa sulla motivazione naturale e gratuita di ogni giovane a crescere e sviluppare i propri doni; un convegno nazionale presenterà le esperienze di un modello scolastico innovativo, efficace, attento alla persona, il 5-6 settembre a San Marino. Ufficio Stampa: Marco Tassinari, 328.1187801


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GLI SCOUT INCONTRANO IL PAPA

L’ASSOCIAZIONE OFFRE UN CONTRIBUTO IMPORTANTE PER LA MISSIONE EDUCATIVA DEI NOSTRI RAGAZZI

I n 7 0 d a l PA PA nei 70 anni di SCOUTISMO Erano circa settanta gli scout del gruppo Novafeltria 1 che sabato mattina 13 giugno hanno partecipato all'udienza con Papa Francesco. Una bella presenza di fazzolettoni novafeltreschi che si è mischiata alle centomila camicie azzurre arrivate da tutta Italia per il “più grande raduno della storia” secondo gli organizzatori. Giornata ricca di emozioni per tutti i partecipanti che, al termine del momento di preghiera con il Papa, si sono riuniti per pranzare e celebrare una messa in comune con gli scout della zona di Rimini, con ancora nella testa il discorso del Pontefice: “Non vantatevi, mi raccomando, ma voi siete una parte preziosa della Chiesa in Italia. Lo scoutismo offre un contributo importante alle famiglie per la loro missione educativa verso i fanciulli, i ragazzi e i giovani”. Ed è proprio sulla scia di questo discorso che Federico Bucci, capo del gruppo Novafeltria 1, racconta come hanno vissuto questa giornata memorabile. “È stata un’esperienza significativa. La partenza nel cuore della notte non ha spento l'entusiasmo e la voglia di esserci – ha esordito Federico –. È stata un’occasione non solo per incontrare il Papa, gli scout della zona di Rimini e di tutte le altre parti dItalia, ma è stato anche un importante tassello per risaldare i rapporti tra i vari capi del gruppo di Novafeltria. Sono certo che questa giornata insieme al campo estivo che ci sarà dal 9 al 16 agosto e alla festa organizzata per i 70 anni dello scoutismo a Novafeltria, ci daranno la spinta giusta per ripartire ad ottobre, con ancora più entusiasmo. Questo perché, come ha detto Papa Francesco nel suo discorso di sabato, lo scoutismo offre un contributo importante per la missione educativa dei nostri ragazzi”. “Quindi, lo scoutismo a Novafeltria ha spento la sua settantesima

Evangelizzare e fare catechesi anche attraverso i Sacramenti

candelina?”. “Proprio così. Il 3 maggio abbiamo festeggiato, nella Parrocchia di Novafeltria, i 70 anni di storia. È stata una giornata molto bella e sentita, soprattutto dagli scout ‘più anzianiì che si sono ritrovati a ricordare esperienze di tempi passati in questa grande famiglia. Io e Lucia Draghi, altra capo gruppo, insieme a tutta la Comunità Capi del Novafeltria 1, siamo stati felici di partecipare con i nostri ragazzi a giornate come la festa dei 70 anni e l’incontro di sabato a Roma, perché sono appuntamenti stimolanti ed educativi. Inoltre siamo molto orgogliosi di avere la possibilità di portare avanti il testimone dello scoutismo a Novafeltria”. Sara Ferranti

INCONTRIAMO GESÙ

Sono intervenuti il Vescovo Mons. Lambiasi e il Vicario diocesano Mons. Ciccioni Con l’intervento di Mons. Lambiasi, Vescovo di Rimini, si è concluso venerdì 29 maggio il ciclo di tre incontri di formazione per i catechisti della nostra Diocesi. Ai molti partecipanti è stato presentato il documento della CEI: “Incontriamo Gesù - Nuovi orientamenti per l’annuncio e la catechesi in Italia”, testo che guiderà le scelte pastorali nei prossimi anni Interessante la precisazione della scelta del titolo attraverso il quale si coglie la novità di una ‘Chiesa in uscita’, in cui tutti sono chiamati a essere missionari della evangelizzazione che nasce dall’esperienza dell’incontro con Gesù. Proprio da questo incontro, testimoniato con gioia, ma anche con coerenza di vita e formazione personale seria e autentica, è possibile evangelizzare e fare catechesi anche attraverso i Sacramenti. La catechesi, infatti, non va ‘finalizzata’ alla preparazione ai Sacramenti, che vanno considerati ‘per’ la vita cristiana da nutrire e accrescere sempre più. Al ‘Primo annuncio’ sono dedicati ben due capitoli: ci vuole coraggio per annunciare con la parola e la propria vita il messaggio cristiano, non solo a chi si accosta per la prima volta alla fede, ma anche a coloro in cui ridestare la fede dove è spenta e a rinvigorirla dove regna l’indifferenza. Per chi sperimenta il vero incontro con Gesù e la grazia dell’annuncio della Salvezza, vivere l’evangelizzazione diventa una esigenza irrinunciabile, nonostante lo ‘scandalo della croce’ che ‘espone al martirio’. Introducendo l’incontro, il Vicario Generale Mons. Elio Ciccioni ha presentato l’Équipe dell’Ufficio catechistico diocesano di recente formazione, voluta da Mons. Turazzi e formatasi con la disponibilità di catechisti provenienti da diverse parrocchie. Si attende ora da parte del Vescovo la nomina del Direttore, ruolo nel frattempo ricoperto da Mons. Ciccioni. Affidiamo al Signore chi si adopera per l’evangelizzazione attraverso la catechesi, unendoci alla preghiera che il Vescovo Andrea porta sull’Altare ogni lunedì!


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COMMISSIONE PASTORALE SANITARIA

LA MALATTIA INTERROGA L’ANIMA Si è conclusa la seconda edizione di una serie di incontri legati al tema de “La malattia interroga l’anima”, coordinati dalla commissione diocesana di pastorale Sanitaria, di recente nomina. Probabilmente sarebbe bello per chi legge e cosa buona per chi scrive, fare una sintesi degli incontri proposti, che avevano come tema “I desideri dell’uomo e la malattia”, “La famiglia di fronte alla malattia” e “Cercare il senso della sofferenza”, tenuti rispettivamente da ottimi relatori ricchi di cultura ed esperti in umanità: Daniele Celli (docente di filosofia), Stefano Ossani (pedagogista) e don Giovanni Nicolini (teologo/biblista), invece mi prendo la responsabilità di condividere con voi una riflessione personale che da questi incontri è sorta. Il titolo di questa riflessione potrebbe essere: l’uomo e la malattia. Da sempre sono state offerte diverse definizioni della malattia, della sofferenza e del dolore, e quasi tutte hanno in comune la deviazione della normalità, lo squilibrio, il deficit e la lesione del proprio benessere. Si potrebbe sintetizzare, secondo le classiche definizioni, che la malattia è una menomazione. La stessa organizzazione mondiale della sanità definisce la salute come lo stato di completo benessere e non semplice assenza di malattia. Certamente questa definizione appena citata, è qualcosa di affascinante, da una parte, ma non è maneggiabile, dall’altra. Secondo questa affermazione, la salute è tutto, è una sorta di beatitudine eterna. Ma cosa è questo “completo benessere”? Chi ci assicura lo stato di “completo” benessere? La medicina, i medici? Se così fosse, poveri medici, poveri responsabili della salute pubblica, cui verrebbe chiesto di tutto e di più. La malattia è una esperienza umana, è l’esperienza della nostra fragilità, della vulnerabilità! È l’esperienza che la persona vive e vive con gli altri. Qual è l’esperienza fondamentale che la malattia ci fa fare? È l’esperienza della nostra vulnerabilità. È importante fare i conti con la vulnerabilità. Sotto l’autonomia delle persone ci sono le fragilità, le paure, le speranze. Non esiste una libertà assoluta, senza condizionamenti, senza paure. La libertà umana è umana, è incarnata nella storia, in relazione. L’esperienza della ferita e della vulnerabilità è l’esperienza più umana possibile e si declina a tutti i livelli: sociale, fisico, spirituale. La vulnerabilità è legata al corpo, al corpo vissuto. Io sono

il mio corpo e il mio corpo è vulnerabile. Il corpo è limitato e questo limite lo si vede i modo molto chiaro nella malattia. P. Ricour offre una meravigliosa definizione dell’uomo definendolo come una “fragile sintesi tra la finitezza del suo corpo e il desiderio infinito del suo spirito”. È questo il corpo! Ed è questo l’uomo. È naturale che ci sia la voglia di occultare la vulnerabilità del nostro corpo; chi di noi ha voglia di far vedere i propri limiti? È sempre più evidente il bisogno di occultare questa fragilità. Spesso nascondiamo la fragilità del nostro corpo, esaltando solo un corpo vitale, bello, armonioso e trionfante. Ma non si dà un corpo senza l’altro, un corpo trionfante senza decadenza. Il corpo è ambiguo, è luce e ombra; è cangiante, è bellezza e strazio. È il nostro corpo. È il nostro corpo quando godiamo della bellezza, dell’amore, della gioia delle persone che amiamo; è il nostro corpo anche quando reagisce in un modo che non vorremmo, anche quando ci manda dei segnali inquietanti. La malattia è la veste concreta che la vulnerabilità assume quando abita un corpo. La vulnerabilità si veste del corpo e prende la forma della malattia. La malattia sembra escludere dalla nostra vita quella apertura, quel progetto di infinto che fa parte della nostra natura. A questo punto nasce spontanea una domanda e che è il filo rosso degli incontri proposti e citati all’inizio di questa condivisione: è ancora possibile un progetto di vita nella malattia? Vegliare un malato che noi sappiamo non si riprenderà più? Che senso ha il progetto di vita quando il corpo rivela in modo inconfutabile il suo limite? Che senso ha la nostra vita di fronte a questa chiusura al futuro? Quando siamo sani la vulnerabilità è come offuscata, ma continua ad essere connaturale alla nostra vita. E quando la malattia arriva, il progetto di dare senso alla nostra esistenza, deve essere ripreso. La malattia disgrega l’unità del corpo, del tempo, della vita. Proviamo a pensare alla disgregazione della propria vita quando si deve raccontare la propria vita al medico; la mia vulnerabilità mi obbliga a mettere in pubblico, a raccontare tutto, a raccontare quanto sono stato fragile, a rendere pubblico il privato. La malattia fa sperimentare che la nudità dell’anima è assai più inquietante della nudità del corpo. E la vulnerabilità coinvolge anche la

famiglia. La malattia svela la fragilità attorno a sé, a partire da quella corporeità malata. Il fatto però che noi siamo originariamente vulnerabili, fa si che la “cura” sia il gesto che più descrive la relazione umana. Dobbiamo però stare attenti ai luoghi autentici della cura: l’aver cura può tentare di sollevare gli altri sostituendosi a loro e i malati sono espropriati della loro vita. Il malato può rappresentare “l’altro” come un terreno di conquista. Chi vuol stare vicino ai fragili? Per stare vicino a chi è ferito ed è fragile, bisogna prendere consapevolezza della propria vulnerabilità. Solo chi accetta di essere vulnerabile può lasciarsi provocare dall’appello che giunge dal volto dell’altro e lasciarsi ferire dall’altro. Se non accettiamo di essere “feribili” dall’altro, dal suo grido di aiuto, rimaniamo impenetrabili, senza relazione. La malattia che incontra l’anima, porta a incontrare le persone fra loro. E qui mi torna in mente l’immagine del Buon Samaritano della meravigliosa parabola raccontata dall’evangelista Luca., e in particolare “lo vide e ne ebbe compassione”. Il buon sammaritano è scobussolato interiormente, non rimane indifferente e non vuole trarre profitto dalla situazione di inferiorità del malcapitato, ma fa tutto ciò che è in suo potere per alleviare la situazione del bisognoso. La compassione diventa responsabilità: essa è la risposta al silenzioso grido di aiuto che si leva dal volto dell’uomo sofferente. L’impotenza del malato, del morente, ha la paradossale forza di risvegliare l’umanità dell’uomo che riconosce l’altro come un fratello proprio nel momento in cui non può essere strumento di alcun interesse. La compassione però nasce in chi accetta di lasciarsi ferire e colpire dalla sofferenza dell’altro, sicché solo chi riconosce la propria vulnerabilità sa aprirsi alla sofferenza altrui. Nella compassione vi è la rivelazione di qualcosa che è profondamente umano e autenticamente divino. Concludo quindi osando rispondere alla domanda fondamentale che in un qualche modo ha guidato la mia condivisione: Dove è il tuo Dio quando la vulnerabilità della nostra vita e dei nostri cari prende il sopravvento? Non lo so! Ma so che il mio Dio, il vulnerato, il ferito, mi ha mandato a te! E probabilmente il mio Dio ha mandato te a me! Gabriele raschi


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NOTIZIARIO CARITAS

Scheda riepilogativa dell’attività Caritas ANNO PASTORALE 2014 – n. 12 di “Sostegno alla vita” (per un ammontare di € 19.900,00); – contributo a don Gianni Monaldi (€ 23.000,00) proveniente dal Mercatino di Beneficenza di Borgo Maggiore, per sostegno alla “Vita nascente” a S. Marino e nel Montefeltro; – n. 19 di Microcredito, “Un anticipo di fiducia”, (€ 20.400,00); – “Fame di pane”: sensibilizzazione alla solidarietà per i ragazzi di Terza Media; – “Vado diritto”: educazione alla cittadinanza attiva per i CENTRI OPERATIVI CARITAS ragazzi di quarta delle Scuole Superiori; n° 8: Macerata Feltria; Mercatino Conca; Novafeltria; Pennabilli; Perticara; Piandimeleto; Pietracuta; San Marino – Fondo per il lavoro: ha permesso l’assunzione a tempo determinato di 2 lavoratori e il sostegno a 4 nuclei VOLONTARI familiari attraverso la modalità di lavoro accessorio oltre 100 (voucher); – Casa di Prima Accoglienza di Secchiano: ospitate PERSONE ASCOLTATE 27 persone (fra cui 6 profughi del Malì); n° 1.039, per un totale complessivo di 3.071 beneficiari. – 366 nuovi ingressi; – Casa di Prima Accoglienza di San Michele (r.S.M.): – oltre l’80% sono stranieri e prevalentemente (40,71%) accolte 37 persone; provenienti dal Marocco; – Inaugurazione degli “Orti S. Paolo” a Secchiano; – sensibile aumento degli Italiani. – Avvio degli “Orti a San Michele”. La scheda si prefigge di portare alla conoscenza dei lettori del Montefeltro le risposte che la nostra Chiesa, tramite la Caritas, ha messo in campo per farsi prossima a coloro che sono nel bisogno. Si riportano progetti e attività che nascono da una presenza costante al fianco delle persone, attenta a recepire i bisogni in continua evoluzione, a mettere in discussione il proprio operato e a darsi nuovi strumenti. Chi volesse avere informazioni più dettagliate può consultare il Dossier 2014, riportato nel sito della Diocesi.

SERVIZI OFFERTI – ritirate 39.816,394 Kg di derrate alimentari (provenienti dal “Banco Alimentare”); – acquistati viveri per 42.243,91 euro; – distribuiti oltre 5.000 pacchi viveri; – raccolte dal “Banco Farmaceutico” 935 confezioni di farmaci; distribuitene 751; – registrate 11.646 richieste di intervento; – fornite 7.680 risposte; – richieste maggiori: – • viveri (48,65%); – • vestiario (50,29) – interventi effettuati: – • viveri (48,85%); – • vestiario (33,55%); – • sussidi economici per bollette e a fondo perduto (6,06%); – • prestiti per 8.500 euro (da Caritas San Marino). PROGETTI SOSTENUTI: – n. 30 diocesani (per un importo di € 13.766,41);

CONTRIBUTI AI CENTRI CARITAS (escluso San Marino) € 55.909,80 ALCUNI DATI SIGNIFICATIVI – CdA del Montefeltro – CdA di San Marino (i dati si riferiscono ai soli cittadini e residenti in Repubblica) Desidero ringraziare tutti coloro che hanno contribuito al nostro lavoro sia con offerte che come volontari e vorrei rivolgere un appello a tutti: VENITE A FARE SERVIZIO IN CARITAS, SOPRATTUTTO VOI CHE AVETE DIMESTICHEZZA CON IL COMPUTER! Chi vuole può chiamare al 335.7344556. Diac. Giovanni Ceccoli Direttore della Caritas Diocesana

SOLIDARIETÀ PER LA POPOLAZIONE DEL NEPAL La colletta indetta il 17 maggio scorso dalla CEI per i terremotati del Nepal e svoltasi in tutte le parrocchie della Diocesi ha permesso di raccogliere la somma di 15.000 euro che sono stati inviati subito alla Caritas. La Diocesi ringrazia di cuore per la generosità dimostrata dai fedeli che è anche un grande atto di solidarietà verso quelle popolazioni così tragicamente colpite dal sisma.


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NOTIZIARIO CARITAS

X CONVEGNO ANNUALE DELLE CARITAS PARROCCHIALI - CARITAS DIOCESANA DI SAN MARINO-MONTEFELTRO

DAL DONO DELLE COSE, AL DONO DI SÉ PRIMA PARTE «Buon pomeriggio… Grazie per avermi dato l’opportunità di condividere con voi quello che faccio ogni giorno, e quello che cerco di essere, da almeno 25 anni... Ma soprattutto di condividere con voi un sogno. “E che io che ho imparato a sognare, non smetterò...” (Negrita)». Con questo saluto ha dato inizio al X Convegno diocesano delle Caritas parrocchiali, don emanuele Morelli, Direttore della Caritas di Pisa. Il Convegno – svoltosi il 17 maggio 2015, nella bellissima cornice del Teatro Battelli di Macerata Feltria (PU) – ha visto la presenza e l’intervento del nostro Vescovo, S.E. Mons. Andrea Turazzi, del Direttore della Caritas diocesana, diacono Giovanni Ceccoli, del parroco di Macerata Feltria, Mons. Graziano Cesarini, oltre alla testimonianza di un giovane profugo africano, ospite della struttura gestita dallo SPRAR del Ministero degli Esteri italiano, ed all’intervento di Giulia Rinaldi che, insieme ad altri giovani della Diocesi, per il terzo anno consecutivo ha animato e sensibilizzato alla carità i ragazzi di alcune scuole secondarie di primo e secondo grado del nostro territorio Diocesano. Il tema scelto, bellissimo e quanto mai attuale, “Dal dono di cose, al dono di sé”, ha invitato noi volontari e le persone intervenute a riflettere e lasciarci provocare da uno degli aspetti fondanti dell’essere volontari Caritas, a volte, però, trascurato. Spesso, infatti, a causa delle impellenti e sempre più gravi necessità pratiche delle persone che a noi si rivolgono, tendiamo a dare maggiore importanza alla soluzione dei problemi concreti, accantonando un po’ il “dono di sé”. Don Emanuele ha sviluppato la sua riflessione articolandola su 3 livelli principali: 1) Cos’è la Caritas? (identità) 2) Come sostenere questo percorso di fedeltà all’originale? (formazione) 3) Quanto le cose che doniamo, donano anche noi stessi? Vi lascio solo qualche spunto di riflessione sull’identità della Caritas: Chi siamo? Cosa facciamo? Per la gente, siamo persone che distribuiscono pacchi spesa; gente “buonista” che sa solo dire “Poverino!”; siamo un gruppo chiuso; gente che non è accolta dal resto della comunità, che non è capita dal parroco… Ma per la Chiesa, cos’è la Caritas?

“La carità resterà sempre, per la Chiesa, il banco di prova della sua credibilità nel mondo” (Paolo VI al primo Convegno delle Caritas diocesane, 1972). “La carità è opus proprium della Chiesa” (Benedetto XVI, Deus Caritas est 28), cioè siamo chiamati a servire la carità, perché la carità è espressione dell’essenza stessa della Chiesa, perché, senza di essa, la Chiesa non esisterebbe. Ciò detto, viene a delinearsi una Caritas capace di sentire e amare la Chiesa, capace di contagiare le comunità ecclesiali in cui opera (funzione pedagogica), capace di sentire il grido dei poveri… i poveri che sono il primo ostensorio di Gesù Cristo, e la Caritas è Chiesa di frontiera, capace di praticare la giustizia (“Non date niente per carità, ciò che è dovuto a titolo di giustizia”, da Apostolicam Actuositatem, cap. 8), in grado di camminare al passo degli ultimi, perché solo così non si lascia indietro nessuno. Da qui, si entra inevitabilmente nella dimensione fondamentale dell’ascolto su cui la Caritas deve ogni tanto “ricentrarsi” (qual è stato il primo comandamento di Gesù? “Ascolta, Israele!”), e perché non ci dimentichiamo di tutto questo, dobbiamo investire nella formazione: “Ecclesia semper reformanda! Ecclesia semper formanda!”. Siamo gente strana, noi della Caritas, che vuol passare dal dono delle cose al dono di sé! Il nostro dono di cose trae la sua origine dal fatto che noi stessi siamo stati oggetto di dono: doniamo ciò che riceviamo dal Padre… e per fare ciò abbiamo bisogno di guardare in uno specchio terso e pulito che è rappresentato da: • gli occhi ed i cuori degli altri, dei poveri soprattutto… (GS 1): «Le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono, sono pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei discepoli di Cristo, e nulla vi è di genuinamente umano che non trovi eco nel loro cuore»; • la Parola di Dio. Alla scuola della Parola…: nel discepolo di Gesù, Marta e Maria devono trovare sintesi; • i fondamenti della identità Caritas (la Carta Pastorale; don Giovanni Nervo e don Giuseppe Pasini; Papa Francesco, gesti e parole); • ma soprattutto... l’assunzione e la verifica di uno stile! Cos’è lo stile Caritas? “La spiritualità della Caritas è la spiritualità della tenerezza, che noi abbiamo escluso dalla Chiesa… la Caritas è la carezza della Madre Chiesa ai suoi figli, la tenerezza, la vicinanza” (Papa Francesco). Sonia rosaspina (continua)


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NOTIZIARIO USTAL-UNITALSI

PELLEGRINAGGI USTAL-UNITALSI 2015 PELLEGRINAGGIO LORETO dal 22 al 25 luglio 2015 PALAZZO ILLIRICO € 210,00 • ALBERGO categoria “A” (Loreto - Casa del Clero - II Giardinetto) € 250,00 + € 36,00 singola • ALBERGO categoria “B” (Suore di Piemonte) € 240,00 + € 30,00 singola RAGAZZI (fino a 18 anni) E SACERDOTI € 110,0 Bambini da 0 a 10 anni gratis (accompagnati da un familiare) Le iscrizioni debbono pervenire entro il 30 giugno 2015 (con una caparra di € 50,00 non rimborsabile)

PELLEGRINAGGIO LOURDES • dal 24 al 30 agosto 2015 in treno da Rimini

€ 650,00 + € 140,00 singola (alberghi UNITALSI) disabili € 550,00 (SALUS) • dal 25 al 29 agosto 2015 in aereo da Rimini € 770,00 + € 140,00 singola (Alberghi UNITALSI) da Bologna € 780,00 + € 140,00 singola Le iscrizioni debbono pervenire entro il 12 luglio 2015 * bambini dai 3 ai 10 anni sconto € 100,00 dalla quota (caparra di € 300,00 non rimborsabile in caso di disdetta ad un mese dalla partenza, salvo casi di forza maggiore) ** Per ogni pellegrinaggio ai soci tesserati verrà applicato uno sconto di € 20,00. Chi intende partecipare ai pellegrinaggi è pregato di comunicare subito la disponibilità per poter organizzare meglio i viaggi. Per situazioni particolari (giovani, famiglie, difficoltà economiche...) o altre esigenze o informazioni consultare GIORGIO tel. 339 1518592 Responsabili di zona: Valmarecchia, Giglioli Piccoli Sandra 3200293309 - Valconca-Valfoglia, Filanti Maria Luisa 3334950306 USTAL-UNIONE SAMMARINESE trasporto ammalati Loreto e Lourdes iscritta il 11/05:2006 al n. 39 del Registro generale delle associazioni sammarinesi c.o.e. sm 05268 SEDE LEGALE: Via U. da Piandavello, 10 - 47895 - Domagnano - RSM Tel. e Fax 0549/903378 SEDE UFFICIO: Via G Ordelaffi. 18 - 47893 - Borgo Maggiore - RSM Tel. e Fax 0549/903884 mais: ustal@omniway.sm

PELLEGRINAGGIO MARIANO A LORETO dal 22 al 25 luglio (“LA GIOIA DELLA MISSIONE”) Anche quest’anno l’USTAL-UNITALSI della nostra Diocesi si ritrova nel suo annuale Pellegrinaggio a Loreto, momento di servizio ai nostri anziani ed ammalati, ma anche momento di preghiera e di comunione insieme a Maria e Gesù nella casa di Nazaret. Il tema che ci guiderà negli incontri e nella preghiera sarà “LA GIOIA DELLA MISSIONE”, argomento di riflessione scelto per quest’anno dall’UNITALSI ITALIANA a cui siamo associati. Si tratterà di cogliere come essere portatori di Gesù nel servizio, nella malattia ed in ogni aspetto della vita e perciò portatori di salvezza, perché in Gesù Dio ci salva. Nel contempo vorremo fare esperienza di questa salvezza, di come Gesù ci avvolga con il suo amore gratuito in ogni momento della nostra vita; divenendo consapevoli di come questo amore trasforma ogni momento, ogni sofferenza, ogni dolore in occasioni di gioia. È la letizia della salvezza ritrovata che permette un annuncio gioioso e perciò credibile. Invochiamo Maria, Lei che con il suo cuore e la sua voce magnifica il Signore, perché ci accompagni e ci sostenga in questo cammino ed invitiamo tutti a partecipare insieme a noi al Pellegrinaggio a Loreto. Don Giuliano Boschetti (Assistente Diocesano USTAL-UNITALSI)


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IL PUNTO SU

UN MILIONE DI PERSONE A ROMA IL 20 GIUGNO

AIUTO AIUTO! SIAMO SOLI PER MANIFESTARE CONTRO L’IDEOLOGIA GENDER ANCHE DA PIETRACUTA UNA VENTINA DI PERSONE HA PARTECIPATO ALLA GRANDE MANIFESTAZIONE: ECCO COSA CI HANNO RACCONTATO Nel pullman mi sono trovato in compagnia Ci siamo uniti agli amici del Cammino Neocatecumenale per partecipare alla manifestazione del 20 giugno a Roma. L’obiettivo era quello di mostrarsi uniti, come popolo, capaci di esprimere un NO deciso nei confronti dei programmi scolastici che porterebbero l’ideologia del gender all’interno delle aule dei nostri bambini. E così è stato: intere famiglie hanno testimoniato, in una piazza gremita di persone, la propria volontà di educare i figli secondo quei principi che da sempre sono alla base della nostra società. “Mandateci in giro nudi, ma lasciateci la libertà di educare” è stato detto più volte durante la giornata. Uno striscione recitava: “Qui per amore dei nostri figli”. In queste parole noi ci crediamo, per davvero. Infatti, sotto la pioggia incessante, siamo rimasti, non ce ne siamo andati; molte madri si sono tolte la giacca per coprire i figli, per proteggerli da quella pioggia, forte e insistente, che non voleva smettere. Poi, dopo la tempesta, è giunta la quiete ed è stato possibile ascoltare le diverse voci che sono salite sul palco: Costanza Miriano, giornalista e scrittrice, Gianfranco Amato, presidente dei Giuristi per la Vita, il magistrato Alfredo Mantovano, l’avvocato Simone Pillon, Mario Adinolfi, giornalista e direttore del quotidiano La Croce, alcune famiglie e Kiko Argüello, l’iniziatore del Cammino Neocatecumenale, il quale, dopo aver posizionato una croce sul palco, ha concluso l’incontro con l’annuncio del kerigma. Alcuni dettagli mi sono rimasti particolarmente impressi e mi hanno portato a pensare tante cose belle. Appena arrivata nella piazza, ho notato sul palco l’icona di Maria Salus populi romani: ero certa che la Madonna ci avrebbe accompagnato in questa vicenda. La pioggia, che ci ha bagnato tutti, dalla testa ai piedi, avrebbe potuto spaventarci e mandarci a casa, invece ha reso più forte e significativa la nostra presenza a Roma, anche per noi stessi, capaci di resistere. E il Signore ci è stato vicino: abbiamo fatto in tempo a mangiare all’asciutto, prima che iniziasse a piovere e questo, per le famiglie con bimbi piccoli, non è

un dettaglio di poco conto. Il tempo poi è stato bello per tutto l’incontro e così, tutto quello che c’era da dire, è stato detto forte e chiaro. La pioggia ha immobilizzato la piazza per circa un’ora: il rumore battente ha coperto il brusio e ovattato ogni rumore. Lì, davanti all’imponente basilica di San Giovanni, cattedrale del vescovo di Roma, tra migliaia di persone, è stato possibile fare silenzio dentro se stessi e pregare veramente. Il secondo acquazzone ha posto fine alla manifestazione e ci ha travolto mentre tornavamo ai pullman. Avevamo appena fatto in tempo ad asciugarci, quando ci siamo ribagnati tutti. Non ci sembrava possibile. Infreddoliti e bagnati, pensavamo al lungo viaggio di ritorno in quelle condizioni. Ci siamo riparati sotto il portico di una chiesa, nell’attesa che tornasse il sereno. Lì ho pensato ancora una volta: guarda, ci voleva la pioggia per ricordarsi che c’è una Madre, la Chiesa, pronta ad accoglierci e a sostenerci. Se restiamo con Lei, siamo al sicuro, perché Lei è la Sposa bella di Cristo. Mi piace allora pensare a quella pioggia come ad una benedizione, basta cambiarne la prospettiva. Che io sappia, nessuno poi ha avuto il raffreddore. Giulia Sabato 20 giugno, di mattina presto e con poche ore di sonno, son partito verso Roma per sostenere i valori principali della famiglia; in mente avevo solo l’intenzione di passare una tranquilla giornata in mezzo a una piazza, insieme a tante altre persone che, come me, credono ancora nella famiglia tradizionale e biologica.

COS’È L’IDEOLOGIA DEL GENDER?

di tante famiglie, alcune le conoscevo, molte altre no, e dopo poche ore di viaggio mi son trovato subito a mio agio, grazie al calore umano che trasmettevano. Arrivati in piazza, ho notato una gran bella folla assortita di ragazzi, genitori, bambini e nonni; gli unici ingredienti per formare una famiglia. Sotto il sole cocente ci siamo sistemati in un angolino per consumare il pranzo al sacco portato da casa e, guardando da lontano il palco, aspettavamo che la manifestazione incominciasse, ma dopo poco, appena finito di mangiare, ci siamo dovuti subito muovere (si fa per dire) per ripararci dalla pioggia con quello che si aveva nello zaino. Durante tutto il tempo, lì sotto l’ombrello, osservavo la gente che c’era intorno a me e guardavo le numerose famiglie; nonostante i loro diversi comportamenti, a volte anche strani al primo colpo d’occhio, avevano una cosa in comune: un padre, una madre e uno o più figli; basta. Nonostante il lungo viaggio e le difficoltà dallo stare in una piazza a cielo aperto, erano presenti anche gli anziani per difendere il futuro dei loro nipoti e, assieme alla loro famiglia o su sedie a rotelle, se ne stavano lì a dare il loro contributo. Finito di piovere, la manifestazione è incominciata con diversi interventi e testimonianze: noi, al riparo degli ombrelli, siamo rimasti ad ascoltare e a far vedere ai politici che c’è gente che ancora tiene al significato originale di FAMIGLIA. Tornando a casa e ascoltando la messa il giorno dopo, mi veniva da riflettere: probabilmente il Signore ci ha voluto “mettere alla prova” e vedere quanto eravamo disposti per sostenere le nostre famiglie, quanta fiducia mettiamo in Lui e quanto ci crediamo veramente! Mi piacerebbe anche chiedere ai sostenitori del gender a quante altre parole vogliamo cambiare il significato o quante vogliamo lasciarle interpretare da chiunque? Vogliamo arrivare al caos per PAURA di offendere altra gente? Se in futuro qualcuno mi dovesse chiedere “chi sei?”, cosa dovrei rispondere senza rischiare di offendere le sue ideologie? Alessandro

(Tratto da La Manif Pour Tous Italia) Per “teorie di genere” (“Gender Theory”) si intende un complesso di studi ed opere saggistiche prodotte soprattutto nel mondo anglosassone, a partire dagli anni ’60, in diversi ambiti accademici (psicologia, filosofia, sociologia, linguistica...). Queste teorie nascono nell’ambito dei movimenti ideologici femministi per contestare il sistema tradizionale di considerazione sociale della donna, a tratti decisamente discriminatorio. Col tempo però le teorie di genere, che intanto vengono fatte proprie dai movimenti gay, arrivano ad immaginare la società ideale come quella in cui l’eguaglianza tra le persone può essere attuata solamente riconoscendo nel “sesso” una mera convenzione sociale, costruita attraverso l’imposizione di regole e norme esterne, che obbliga le persone a vivere “da maschio” o “da femmina”, come se questi modi di essere avessero un reale fondamento naturale – fondamento che le teorie di genere negano. L’identità sessuale, fondata sulla realtà biologica psicofisica, è sostituita dall’identità di “genere”. […] L’aspetto più grave è che quest’ideologia politica viene oggi propagandata con ogni mezzo mediatico […]: l’ONU e l’UE hanno preso posizioni politiche importanti in favore di quest’opera propagandistica nelle scuole tra le giovani generazioni. […] Educare i giovani all’idea di una “identità di genere” nebulosa e indefinita crea una pericolosa instabilità psicologica, che mette in un conflitto assurdo la sessualità corporea e quella psichica naturalmente conseguente.


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PENNABILLI E CASTELDELCI UNITI?

I Comuni di Pennabilli e Casteldelci pronti alla fusione SONO STATE DIFFUSE LE OPPORTUNITÀ CHE L’ATTUALE NORMATIVA RISERVA AI COMUNI CHE INTENDONO FONDERSI Nei consigli Comunali di Casteldelci e Pennabilli del 8 giugno 2015 si è deliberato l’atto di indirizzo per la richiesta dello studio di fattibilità della fusione dei Comuni alla Regione Emilia-Romagna; è stato anche deciso di nominare idonea Commissione intercomunale che affianchi i funzionari della Regione Emilia-Romagna nella redazione dello studio di fattibilità, impegnandosi a definire lo studio medesimo per la fusione entro il 30 giugno. La decisione comune fa seguito a due partecipati incontri, anche alla presenza di esponenti della Associazione Terre dei Malatesta e Montefeltro, tenuti nei rispettivi Comuni nei quale si è discusso di questo tema. In quelle sedi sono state spiegate le opportunità che l’attuale normativa riserva ai Comuni che intendono fondersi: a) importanti incentivi economici statali e regionali per almeno 10 anni; b) l’esenzione dal patto di stabilità per 5 anni; c) la precedenza nei bandi regionali; d) i contributi della Regione e dello Stato per una eventuale fusione fra i Comuni di Pennabilli e Casteldelci così previsti: • dal 1º al 3º anno euro 468.035 • dal 4º al 10º anno euro 348.035 • dal 11º al 15º anno euro 120.000 • nei 15 anni quindi un totale di contributi per investimenti e spesa corrente al nuovo comune pari ad euro 4.440.350; e) la possibilità di mantenere e potenziare gli attuali livelli di prestazione e servizi al cittadino e l’equilibrio economico dell’ente. Tutte queste opportunità possono tradursi in importanti interventi a favore delle nostre comunità consentendo la realizzazione di importanti progetti, il mantenimento dei servizi a favore della popolazione e favorendo una possibile diminuzione delle imposte comunali.

È stato anche sottolineato che dette opportunità provenienti da Stato e Regioni potrebbero ridursi nel tempo. Si pone quindi il problema di effettuare in tempo delle scelte per il bene delle nostre popolazioni, per non far loro perdere delle opportunità in un momento di grave crisi. Come tutti sanno, i nostri due Comuni, vicini e legati da tanti rapporti, hanno le stesse caratteristiche fisiche: sono luoghi di montagna dove l’agricoltura è ancora importante e vi è un territorio incontaminato ma molto delicato. Hanno anche la stessa struttura sociale con popolazione prevalentemente anziana che soffre la lontananza dai servizi, mentre i giovani, pur orgogliosi di essere cittadini dell’alta valle, faticano a trovare una occupazione soddisfacente. I nostri due Comuni, stretti nelle scarse economie, da tempo collaborano sia per quanto riguarda la segreteria amministrativa sia, più di recente, per quanto riguarda l’ufficio tecnico. Inoltre i ragazzi di Casteldelci e quelli di Pennabilli frequentano tutti la stessa scuola. Infine la zona produttiva di Ponte Messa è stata pensata e vive tutt’ora per servire le due comunità. Crediamo pertanto che sia opportuno iniziare una discussione collettiva sull’ipotesi di intraprendere un percorso condiviso di partecipazione alle scelte da parte delle nostre cittadinanze circa la possibile fusione fra i nostri due Comuni, valutando anche il conseguente ritorno di risorse a favore dei nostri territori e delle nostre popolazioni. Casteldelci, Pennabilli 10 giugno 2015

la Giunte Comunali di Casteldelci e Pennabilli


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APPUNTAMENTI

APPUNTAMENTI ESTIVI IN VALMARECCHIA San Leo si ripresenta come di consuetudine con un programma sontuoso di eventi estivi che abbracciano ogni gusto fondendosi con la specificità del territorio e della Città in particolare. San Leo è meta turistica fra le più ambite d’Italia, una cosa che anche tutti i feretrani apprezzano in grande misura; anche la Chiesa diocesana è orgogliosa di aver dato alcuni dei suoi gioielli come la Pieve di Santa Maria Assunta, il Duomo romanico, il Convento di Sant’Igne, risalente al XIII secolo e la cui fondazione è attribuita a San Francesco d’Assisi, autentici monumenti artistici sacri. Ma San Leo puòmostrare opere straordinarie come la Torre campanaria, la Fortezza, il Palazzo Mediceo. Senza dimenticare che San Leo ebbe anche l’onore di essere capitale d’Italia o, meglio, del Regno Italico di Berengario II e prima sede episcopale del Montefeltro (oggi San Marino-Montefeltro), Diocesi ricca di storia che ha dato i natali a figure di assoluto rilievo e vanta visitatori illustri, personaggi famosi. Ogni anno San Leo organizza iniziative culturali, artistiche e storiche che riscuotono un successo enorme e che sono il frutto di una attenta e intelligente selezione. Elencare tutti gli eventi è praticamente impossibile; ci limiteremo a segnalare quelli che riteniamo di maggior attrazione. Sabato 11 e domenica 12 luglio, alla Fortezza, “Di torre in torre. Tra Emilia e Romagna un tour per castelli”, visite guidate dei segni architettonici lasciati da Francesco di Giorgio Martini. Dal 14 al 18 luglio nel Palazzo Mediceo, Masterclass di tecnica di interpretazione pianistica. Mercoledì 15 luglio, nel Duomo, alle ore 21,00, per San Leo Festival Uto Ughi e i Filarmonici di Roma. Mercoledì 22 luglio Pieve, ore 21,00, “Son qual nave ch’agitata: Farinelli e i virtuosi cantanti evirati”. Da Mercoledì 22 luglio a Venerdì 24 al Palazzo Mediceo e nel Duomo Corso di alto perfezionamento tenuto dal violinista Maestro Manara ed esecuzione de Le quattro stagioni di Vivaldi. Giovedì 30 luglio Palazzo Mediceo alle ore 21, L’800 e la Belle Epoque; Sabato 1 agosto Festa del Patrono San Leone la Sa-

A San Leo gra della Primavera di Strawinsky, Un americano a Parigi di Gershwin. Mercoledì 5 agosto Montefeltro festival 2015 Parte IIIl canto estasiato vola con la partecipazione di giovani artisti newyorkesi. Giovedì 6 agosto Concerto di Canti Gregoriani e Laudi medievali con la Schola Cantorum del Duomo di San Leo. Dal 10 agosto una serie di Caffè Concerto in Piazza Dante. Un momento dedicato alla Poesia e alla musica avrà luogo sabato 15 agosto al Palazzo Mediceo con Ugo Gorrieri. Segnaliamo ancora altre offerte musicali e Lunedì 24 agosto alla Fortezza Cena in memoria di Cagliostro. Martedì 25 e Mercoledì 26, Alchimie Alchimia. Sabato 29 agosto nel Palazzo Mediceo, ore 21,00 Accademia del silenzio. Il canto delle Muse, a seguire Silenzi in volo nella notte con il lancio di lanterne luminose che trasformeranno il cielo di San Leo. In settembre, infine, giorni 5 e 6, Torneo in armatura, convegni e giornate di studio Gli orti urbani e conferenza sul tema delle cooperative di Comunità. f.p.

Il titolo esprime bene la qualità delle iniziative estive che il piccolo Comune di Casteldelci ha varato per i prossimi mesi di luglio, agosto e settembre. Una piacevole sorpresa per gli abitanti e i turisti che visitano la cittadina alle falde del Fumaiolo e ai piedi della Faggiola dove nacque nel 1250 il condottiero Uguccione e che conserva insigni testimonianze del suo passato: splendido il ponte Vecchio di origine medioevale. Un posto di rilievo gli organizzatori lo hanno dato al sommo poeta Dante nel 750° della nascita che citò nella Commedia il Veltro che si dice fosse proprio Uguccione, mentre è storicamente provato che anche il Sommo Poeta fu ospite del condottiero Uguccione nel suo castello della Faggiola di Casteldelci. Le iniziative sono iniziate mercoledì 1º luglio a Madonna del Piano con la tradizionale Festa della Madonna; ore 16 S. Messa celebrata dal vescovo Mons. Turazzi, a seguire intrattenimento. Dopo la Festa dell’acqua e del vento a Villaggio Torricella e a Mulino del Rio si prosegue, Sabato 11 luglio, al monumento ai Fratelli Bimbi per la Commemorazione dell’eccidio e domenica 12 Camminata accanto a Dante, ore 9, alla scoperta dei misteri della Faggiola. Il 19 a Senatello, Festa della Madonna mentre sabato 25 a Fragheto, paese martire, ci sarà un Omaggio alle vittime della Guerra. Sabato 1 agosto, Parco della Rosa conferimento Cittadinanza onoraria al Sen. Roberto Cociancich-Presidente mondiale della Conferenza Internazionale cattolica dello scoutismo. Domenica 9, Casa Museo, La scultura contemporanea al femminile e a seguire Omaggio a Raffaello Baldini nel decennale della morte. Domenica 16 L’orologia di Talacia con spettacolo per bambini, degustazione cibi di montagna e canti popolari. Domenica 30 Centro storico Dante a Casteldelci conferenza del Prof. Angelo Chiaretti, dantista, e presentazione dell’ultimo libro Dante Alighieri primo turista in Romagna. Domenica 6 Settembre a Casteldelci, Festa della Madonna, ore 15, Processsione e S.Messa con il Vescovo Mons. Turazzi. Altri eventi sono in programma nelle frazioni di Schigno, Senatello, Frassineto, Santa Maria in Sasseto, Gattara, Campo Ville di Fregheto. f.p.

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DALLE ISTITUZIONI

NOTIZIE FLASH DA SAN MARINO Rapporti Stati Uniti-San Marino Il Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Pasquale Valentini, ha incontrato sabato 22 giugno, a Washington, presso il Dipartimento di Stato, il Segretario di Stato Aggiunto per gli affari europei ed euroasiatici degli Stati Uniti d’America, Victoria Nuland. Per il Governo americano erano presenti all’incontro, oltre al Se-

gretario Nuland, anche la sua vice, Julieta Valls Noyes, e Sonia Tarantolo, funzionario incaricato per l’Italia, San Marino e Vaticano, mentre il Segretario di Stato Valentini era accompagnato dall’Ambasciatore presso gli Stati Uniti, Paolo Rondelli, e dal Direttore del Dipartimento Affari Esteri, Dario Galassi. Le due delegazioni governative si sono felicitate per l’ottimo stato dei rapporti tra San Marino e Stati Uniti, che ha certamente agevolato l’occasione di questo incontro di alto livello. Il colloquio ha fatto il punto sulle questioni bilaterali e sulla costante collaborazione in seno agli organismi multilaterali.

greteria di Stato, richiamandosi alla riforma del collocamento, alle aspettative di lavoro per tutti, soprattutto dei giovani, ed ai percorsi formativi. La stessa configurazione della Repubblica consente un miglior conseguimento degli obiettivi prefissi negli ambiti testé indicati, anche grazie all’ intensa collaborazione all’interno del tavolo tripartito. …**** **********************kk***k+++ Duplice nomina: la Repubblica di San Marino eletta dai 191 Paesi nel Consiglio della FAO e nel Comitato per gli Affari giuridici e costituzionali+**** Si sono svolte venerdì 12 giugno, durante la sessione della 39ª Conferenza della FAO in corso a Roma, le elezioni dei Membri del Consiglio dell’organizzazione. La candidatura di San Marino, che si pone all’interno dei seggi disponibili per la Regione Europa, 10 posti su 48 Paesi Membri, è stata accolta per acclamazione dall’Assemblea dei 191 Paesi Membri. Il Consiglio è l’Organo esecutivo della Conferenza e attua le linee programmatiche in linea con gli obiettivi strategici che la FAO ha individuato per il proprio programma d’azione. Nella sessione di lunedì 15 San Marino si è seduta per la prima volta nei seggi del Consiglio per il mandato 2015-2017. Prima edizione dei Giochi olimpici europei

Concerto per l’anniversario dell’indipendenza di Israele Nell’ambito dei festeggiamenti per il 67° anniversario dell’Indipendenza dello Stato di Israele, si è tenuto il 19 giugno presso il Teatro Titano, il concerto “Armonie da Israele”. Baldi e Barak Olier – due chitarristi israeliani di notorietà e fama internazionali – e Delilah Gutman – pianista, cantante e compositrice italoamericana – hanno eseguito una serie di opere scelte da repertori musicali delle atmosfere gitane e sudamericane. Il concerto di San Marino è stato inserito nelle tappe del tour mondiale. L’evento è stato promosso in collaborazione con la Segreteria di Stato agli Affari Esteri e l’Associazione Musicale “Camerata del Titano”. Festeggiato il Giorno nazionale di San Marino a Expo 2015

L’intervento del Segretario di Stato Belluzzi a Ginevra Nell’ambito della 104ª sessione della Conferenza internazionale del lavoro, presso il Palazzo delle Nazioni Unite a Ginevra, è intervenuto nella seduta di giovedì 11 giugno il Segretario di Stato per il Lavoro, Iro Belluzzi, prendendo la parola dopo il Presidente francese Francois Hollande. Nel suo discorso, il Segretario di Stato ha evidenziato che, nonostante il perdurare della crisi economica congiunturale in molti Paesi europei, il Governo di San Marino conferma l’immutata volontà di perseguire l’obiettivo della piena occupazione dei suoi cittadini. Belluzzi ha altresì sottolineato i principali settori d’intervento della propria Se-

peo in una nazione che rappresenta un ponte tra Europa ed Asia. Ha auspicato altresì il rafforzamento delle relazioni bilaterali mediante l’imminente adozione degli accordi in materia economica, che i rispettivi Ministeri competenti sono in procinto di sottoscrivere. I Capitani Reggenti, dopo aver ringraziato per l’ospitalità loro riservata in questa occasione, hanno formulato l’invito al Presidente a recarsi in visita ufficiale a San Marino dopo la sottoscrizione delle suddette intese al fine di dare ulteriore impulso alle relazioni ed alla reciproca cooperazione tra i due paesi.

Gli Ecc.mi Capitani Reggenti, Andrea Belluzzi e Roberto Venturini, a Baku in occasione della Cerimonia di apertura della prima edizione dei Giochi Olimpici Europei, sono stati ricevuti nella giornata odierna dal Presidente della Repubblica dell’Azerbaijan, Mr. Ilham Aliyev, presso la sede della Presidenza della Repubblica. Durante il cordialissimo colloquio, il Presidente ha espresso un sentito ringraziamento per aver accolto l’invito a presenziare all’evento che rappresenta uno storico momento di incontro dello sport euro-

Domenica 14 giugno San Marino ha celebrato il Giorno Nazionale a Expo Milano 2015. Presenti alla Cerimonia Ufficiale dell’alzabandiera e degli inni nazionali i due Capitani Reggenti, Antonio Belluzzi e Roberto Venturini, il Commissario Unico per Expo Giuseppe Sala, il commissario generale Bruno Antonio Pasquino e una nutrita delegazione sammarinese composta da sette membri del Governo. “San Marino ha fortemente creduto in Expo Milano 2015 e la storia dimostra che è stato spesso presente nelle Esposizioni Universali a partire da Parigi, Bruxelles, Lisbona, sino a Shanghai”, ha recitato Sua Eccellenza Andrea Belluzzi nel Continua a pag. 28


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-DALLE ISTITUZIONI

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suo discorso. “Con la firma della carta di Milano - ha ricordato Sua Eccellenza Roberto Venturini - la nostra Repubblica dimostra un’assunzione di responsabilità per il diritto al cibo delle generazioni future”. Al termine della cerimonia i Capi di Stato sono stati ricevuti al padiglione dell’Unione Europea. Accolti dal Commissario Generale del Governo di San Marino per Expo Milano 2015 Mauro Maiani, hanno poi fatto visita al Padiglione di San Marino nel cluster del Bio-Mediterraneo. I Capitani Reggenti si sono in seguito recati a Palazzo Italia per la visita guidata del padiglione con il Sottosegretario Ivan Scalfarotto e con il Presidente di Expo Diana Bracco, per la firma del libro d’onore e il pranzo ufficiale. Nel pomeriggio, la Reggenza e la delegazione accompagnatoria hanno visitato i padiglioni di Germania, Kazakistan, Emirati Arabi Uniti e Cina. Nel corso della conferenza stampa “San Marino tra passato e futuro”, il Governo

AL CINEMA “LA RISPOSTA È NELLE STELLE”: una vita all’insegna dell’amore

ha presentato il Paese alla comunità internazionale come una piattaforma privilegiata per lo sviluppo di progetti d’investimento e come partner interessante per attività economiche basate sulla competitività e l’innovazione. “Siamo qui per mostrarci al mondo attraverso le nostra unicità, aprendoci a livello internazionale” ha aggiunto il Segretario di Stato per il Turismo, Teodoro Lonfernini. Durante il seminario organizzato dalla Camera di Commercio, il Segretario di Stato per l’Industria, l’Artigianato e il Commercio Marco Arzilli e il Direttore della Camera di Commercio Massimo Ghiotti, hanno presentato l’Economia e il Sistema Paese San Marino.

La risposta è nelle stelle è un film diretto dal regista George Tillman jr., ispirato dall’omonimo romanzo di Nicholas Sparks, il quale narra quanto l’amore influisca nella nostra vita e cambi i progetti che di essa noi avevamo. Luke (Scott Eastwood) è un giovane talento del rodeo che dedica tutta la sua vita a questa passione per poter mantenere il ranch di famiglia dopo la morte del padre. Un giorno, durante una competizione, Luke incontra Sophia (Britt Robertson), una giovane ragazza del New Jersey appassionata d’arte. Tra i due nasce subito l’amore, così organizzano un pic-nic sul lago, ma, rientrando a casa, notano un’auto in fiamme e riescono a salvare la vita a Ira (Jack Huston), uomo anziano che

era intrappolato nell’auto. L’uomo viene salvato, eppure Sophie decide di tenere compagnia all’uomo che le racconterà la sua storia d’amore insieme a Ruth (Oona Chaplin), la moglie che da poco tempo era morta. I racconti della storia di Ira e Ruth, separati in vita dalla guerra, si amalgameranno con la storia di Luke e Sophie, separati dall’ostinazione di Luke per i tori, nonostante ne portasse le conseguenze sulla sua salute dopo una brutta caduta, e dall’esigenza di Sophie di trasferirsi a New York per lavoro. Questo film, attraverso i racconti di Ira, ci dimostra che in amore l’egoismo non può esistere, anzi è sempre seguito da sacrifici, perché se nessuno fa delle rinunce anche l’amore più profondo, con il tempo, si sgretola. Luke e Sophia sono la palese dimostrazione che non si può decidere di innamorarsi e non si possono trovare obbligatoriamente persone che condividano i nostri interessi, eppure, nonostante le passioni tra i due fidanzati siano diverse, è possibile creare un amore profondo e sincero, dove entrambi devono cercare di appoggiare gli interessi dell’uno e dell’altro. L’amore può esistere anche tra due persone diverse caratterialmente, dove nulla sembra farle accomunare, eppure l’amore non si può comandare e nella nostra società, dove si parla di amore con una banale semplicità, bisognerebbe probabilmente ribadirlo più spesso. Melissa Nanni


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