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PERIODICO DELLA DIOCESI DI S. MARINO-MONTEFELTRO - NUOVA SERIE - Anno LXI - N. 6 - giugno 2015 Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - CN/FC - Direttore responsabile: Francesco Partisani

MESSAGGIO DEL VESCOVO ANDREA IN OCCASIONE DELLA FESTA DI SAN TOMMASO MORO

I CRISTIANI PER UNA POLITICA “BUONA” P

olitica “buona”: è desiderio e volontà di tutti. L’anno scorso – era il 22 giugno, memoria del patrono dei politici, San Tommaso Moro – si è pregato per questo scopo; e pregato sodo. L’iniziativa, partita dal Centro Diocesi, ha coinvolto l’intera comunità cristiana e, in qualche misura, anche la società civile. Diverse le reazioni. C’è stato chi ha salutato la “grande preghiera per i politici” con ironia: è così malmessa la politica da dover ricorrere a questo rimedio? Qualcun altro ha obiettato che di politica la Chiesa non si deve occupare: ritiene che la politica non sia di pertinenza della spiritualità. C’è stato chi si è piacevolmente stupito. Non si trattava solo di una preghiera “per” gli impegnati nella amministrazione della cosa pubblica e i politici, ma anche “con” loro. Gli uni e gli altri con la gente comune... Al di là delle diverse militanze, si è condivisa la consapevolezza che il momento presente richiede la partecipazione di tutti e il rifiuto di deleghe e fughe. Chi fa politica ha sperimentato, almeno un poco, la considerazione e la compagnia di tanti che apprezzano il servizio al bene comune (anche quando diviene professione) in tutta la sua dignità. Questo atteggiamento costruttivo fa ben sperare per la maturazione di nuove vocazioni all’impegno, soprattutto tra i giovani. Se per i credenti la preghiera è stata un mettersi seriamente davanti ai valori evangelici, per chi era di altra convinzione ha significato constatare la considerazione che essi hanno della politica, “la forma più alta della carità”. Anche quest’anno si ripropone l’iniziativa: stessa data (22 giugno prossimo) e stesso invito a tutti. La figura del celebre statista, Tommaso Moro, è ancora attuale e portatrice di un messaggio centrale in questo momento: il valore della coscienza. La lezione di Tommaso Moro non può che favorire il dibattito e un proficuo confronto su una questione emergente: la questione educativa. Ciò favorirà – almeno su alcuni punti – un rinnovato impegno da parte di tutte le istituzioni e i soggetti interessati. La comunità cristiana offre il suo contributo e sollecita quello di tutti perché la società diventi sempre più terreno favorevole al-

la educazione. Così recitano gli orientamenti pastorali dell’Episcopato italiano per questo decennio: “Favorendo condizioni e stili di vita sani e rispettosi dei valori, è possibile promuovere lo sviluppo integrale della persona, educare all’accoglienza dell’altro e al discernimento della verità, alla solidarietà e al senso della festa, alla sobrietà e alla custodia del creato, alla mondialità e alla pace, alla legalità, alla responsabilità etica nell’economia e all’uso saggio delle tecnologie” (Educare alla vita buona del Vangelo, n. 50). È un’agenda impegnativa, ma anche appassionante che i vescovi propongono al nostro impegno. La Chiesa, da tempo, ha riscoperto con più chiara consapevolezza la necessità di spogliarsi di ogni forma di potere politico. Essa può invece riconoscersi delle responsabilità nei confronti della realtà politica. Una, minima, è quella della opposizione nei confronti di ogni evidente prevaricazione del potere politico, affermandosi come “riserva critica”. Ma le responsabilità politiche della Chiesa non si limitano a questo compito critico-negativo. Attraverso l’educazione etico-politica, che illumina le coscienze sui princìpi fondamentali (dottrina sociale cristiana), attraverso il dialogo e il confronto fra i cristiani per verificare criticamente i rispettivi giudizi e le rispettive scelte in materia politica, la comunità cristiana pone le premesse per una partecipazione qualificata dei cristiani alla vicenda sociale. Ed è quanto la nostra Chiesa propone e sostiene: con “i lunedì della politica” e con le auspicate scuole di Dottrina Sociale, etc. Atto politicamente rilevante, anche se non immediatamente politico, è il servizio prestato agli ultimi. È la perenne attualità dell’opera del “buon samaritano”, risposta all’invito che ci rivolge continuamente papa Francesco: “andare alle periferie” e prendersi cura di coloro che l’organizzazione sociale abbandona e di coloro che sono esclusi ed emarginati.

@ Andrea Turazzi Vescovo di San Marino-Montefeltro


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LA FESTA DELLA DEDICAZIONE DELLA CHIESA CATTEDRALE Nella tradizione cristiana la parola chiesa ha due significati: essa indica infatti sia l’edificio materiale che la comunità dei fedeli; la chiesa di pietre esiste perché possa radunarsi l’assemblea dei credenti. Se ciò è vero per ogni chiesa, lo è in modo tutto particolare per la chiesa cattedrale, destinata ad accogliere l’intera comunità diocesana riunita attorno al suo Vescovo. Per questo quando pensiamo alla cattedrale non dobbiamo pensarla vuota ma gremita di fedeli “assidui nell’ascoltare l’insegnamento degli apostoli, nell’unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere” (Atti 2, 42). Ma, come sappiamo, la Cattedrale è soprattutto la chiesa del Vescovo che qui ha la sua cattedra. La parola cattedra – dal quale deriva appunto il termine cattedrale – suscita in tutti noi ricordi scolastici, spesse volte non troppo piacevoli. Ma la cattedra di cui parliamo è tutta un’altra cosa. Essa è la sede da cui il Vescovo esercita il suo ministero di Pastore e di Maestro, guidando il suo popolo sulla via del Vangelo incontro al Signore che viene. La cattedra è anche segno simbolico della successione apostolica, del legame cioè che unisce una chiesa diocesana alle altre Chiese sparse nel mondo ed in particolare alla Chiesa di Roma e, per suo tramite, alla Chiesa di

MONTEFELTRO PerIodICo dellA dIoCeSI dI SAn MArIno -MonTeFelTro NUOVA SERIE Anno LXI - N. 6 - giugno 2015 Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - CN/FC Aut. Trib. di Pesaro n. 72 del 3.4.1956 Iscritta al R.O.C. n. 22192 del 19.4.2012

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UN SIMBOLO POTENTE DI COMUNIONE di don Graziano Bartolini, diacono*

Cristo. Per questo la cattedra è distinta dalla normale sede del celebrante e solo il Vescovo presiede dalla cattedra. Nell’iconografia antica troviamo spesso rappresentata, all’interno delle cattedrali, una cattedra vuota, a volte occupata dalla cro-

ce gloriosa, dall’agnello pasquale o dalla colomba. La cattedra vuota ci ricorda che il Signore Gesù, l’unico Maestro, un giorno tornerà e siederà sulla cattedra, non solo per giudicare il mondo, ma anche – come afferma in modo assai suggestivo la teologia delle Chiese orientali – per celebrare l’ultima Eucarestia con l’umanità. La cattedrale è quindi un simbolo potente che ci lega alla primitiva comunità apo-

stolica, ci unisce alla Chiesa universale e ci proietta alla fine dei tempi e al ritorno del Signore. Anche quest’anno quindi la festa della nostra cattedrale rappresenta un’opportunità per ciascuno di noi per riflettere sul nostro essere comunità diocesana e per ravvivare il senso della nostra appartenenza a Cristo e alla Chiesa. Anzi la cattedrale è il luogo privilegiato in cui fare questa esperienza di essere chiesa. «Perciò – afferma il Concilio – bisogna che tutti diano la più grande importanza alla vita liturgica della diocesi intorno al vescovo principalmente nella chiesa cattedrale; convinti che la principale manifestazione della Chiesa si ha nella partecipazione piena e attiva di tutto il popolo santo di Dio alle medesime celebrazioni liturgiche, soprattutto alla medesima Eucaristia, alla medesima preghiera, al medesimo altare cui presiede il vescovo circondato dal suo presbiterio e dai ministri». (Sacrosanctum Concilium n. 41). In Diocesi la ricorrenza della Dedicazione della cattedrale è in calendario, quest’anno, mercoledì 17 giugno ma la solenne celebrazione liturgica avrà luogo la domenica successiva, 21 giugno. Anche in San Marino-Montefeltro la solennità è molto sentita e la celebrazione è naturalmente presieduta dal Vescovo, e in caso di assenza di questi, dal Vicario generale. Ciascuno di noi metta dunque in agenda, fra gli impegni importanti, quello di partecipare – almeno una volta all’anno – a una di queste celebrazioni in cattedrale, per fare un’esperienza piena e significativa di comunione con la propria Chiesa diocesana e con la Chiesa universale. * Incaricato diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti


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LA LITURGIA DELLE ORE Si è tenuto a Roma, dal 6 all’8 maggio scorsi, il X Congresso Liturgico Internazionale dedicato al tema della Liturgia delle Ore, “risposta nel tempo all’eterno”. Il congresso – promosso dal Pontificio Istituto Liturgico Sant’Anselmo – aveva il duplice scopo di tracciare un bilancio del cammino percorso dopo oltre 40 anni dalla riforma conciliare e aprire nuove prospettive. I relatori, provenienti da diversi paesi, hanno messo in luce i frutti positivi prodotti dalla riforma conciliare ma hanno anche evidenziato come non si sia ancora raggiunto l’obiettivo auspicato dal Concilio di far tornare la Liturgia delle Ore (Lodi e Vespri) preghiera della comunità. Nella Chiesa antica infatti essa veniva celebrata giornalmente nella cattedrale da tutta la comunità cristiana; solo successivamente questo compito di cantare le lodi di Dio è stato deputato al clero, eseguito per lo più in forma individuale, con un evidente impoverimento per la comunità. Infatti la Liturgia delle Ore, proprio in

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RISPOSTA NEL TEMPO ETERNO Riflessioni del X Congresso Liturgico Internazionale di don Graziano Bartolini, diacono*

quanto liturgia, è evento di salvezza che si rende presente nella comunità che la celebra e che mentre glorifica Dio e intercede per il mondo viene santificata dalla grazia dello Spirito. È stato inoltre notato come anche per il clero, spesso oberato da innumerevoli impegni, questa celebrazione finisca per divenire un frettoloso “dire il Breviario”, secondo l’espressione usata un tempo. Particolarmente ricco è stato l’approfon-

dimento teologico sui motivi per cui la Liturgia delle Ore può essere definita vero e proprio “sacrificio” della lode; altrettanto interessante la comparazione effettuata da alcuni relatori con la tradizione ambrosiana, ispanica e orientale ma anche l’analisi delle motivazioni che stanno alla base del rifiuto della preghiera rituale nella cultura moderna. Sono state quindi presentate alcune esperienze in atto – come ad esempio quella di Taizè o di alcuni movimenti – che stanno cercando di individuare modalità di celebrazione della Liturgia delle Ore più adeguate ai ritmi di vita ed alla sensibilità dei laici. Il Congresso ha anche commemorato con uno speciale Atto Accademico il centenario del 1° Congresso Liturgico di Montserrat che nel 1915 costituì uno dei primi eventi di rilievo all’interno del movimento liturgico che si stava sviluppando in quegli anni. * Incaricato diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti


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L’ANNO LITURGICO: LA CELEBRAZIONE DELLE FESTE DELLA B.V. MARIA di don Raymond Nkindji Samuangala* Una corretta comprensione e, di conseguenza una prassi in verità del culto a Maria nel corso dell’Anno Liturgico deve tenere conto di ciò che il Concilio Vaticano II afferma riguardo a tutti i santi in genere: “La Chiesa, secondo la sua tradizione, venera i santi e tiene in onore le loro reliquie autentiche e le loro immagini. Le feste dei santi infatti proclamano le meraviglie di Cristo nei suoi servi e propongono ai fedeli opportuni esempi da imitare” (Sacrosanctum Concilium, n. 111). Ciò che vale per “i servi” del Signore lo è ancora di più per “l’umile serva” che “ha creduto alle parole del Signore” e, “all’annunzio dell’angelo accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio e portò la vita al mondo” (Lumen Gentium, n. 53). Perciò Maria “è riconosciuta e onorata come vera madre di Dio e Redentore” e, nello stesso tempo, «quale discendente di Adamo, è congiunta con tutti gli uomini bisognosi di salvezza; anzi, è “veramente madre delle membra (di Cristo)... perché cooperò con la carità alla nascita dei fedeli della Chiesa, i quali di quel capo sono le membra”. Per questo è anche riconosciuta quale sovreminente e del tutto

singolare membro della Chiesa, figura ed eccellentissimo modello per essa nella fede e nella carità» (LG, n. 53). Per il suo singolare posto e ruolo nella storia della salvezza Maria viene presentata dal Concilio come “modello della Chiesa” che ne deve imitare la verginità,

PArroCCHIA VAlle dI TeVA - 15 MAGGIo 2015

Festa della Madonna del rosario La comunità parrocchiale di Valle di Teva si è ritrovata venerdì 15 maggio 2015, per celebrare il Triduo in preparazione alla festa della Madonna del Rosario. La presenza del nostro vescovo Andrea ha reso più gioiosa e solenne la festa. Nell’omelia ci ha ricordato la storia unica e affascinante della sua vocazione, fino alla nomina come Vescovo della nostra Diocesi di San Marino-Montefeltro. Dal suo “sì”, ci ha ricordato, è nato un rapporto filiale con noi suoi diocesani. Ora gli apparteniamo. Lui prega per noi e noi per lui. Lui ha a cuore noi! E noi, come non potremmo avere gli stessi sentimenti? Poi ci ha consegnato 3 parole: GRAZIE, PERDONO, ECCOMI. Ci ha chiesto di tenerle presente ogni giorno per guidare la nostra preghiera e mantenere viva la nostra unità con il Signore Gesù e con la Beata Vergine Maria, sua madre. “Grazie”, per essere riconoscenti a Dio di tutti i doni che riceviamo, per elencarli nella nostra preghiera, perché non passino inosservate le grandi opere che fa per noi per dimostrarci il suo amore e la sua premura per ogni suo figlio. “Perdono”, per l’amore che non abbiamo avuto per i nostri fratelli: sì perché Gesù ci chiede solo di amare come Lui ha amato noi. Tutto quello che facciamo deve essere orientato e suggerito dall’amore. “Eccomi”, per essere sempre pronti a fare la volontà di Dio, con gioia, sapendo che è difficile a volte ma con la certezza di una vita piena con Gesù. Così preghiamo nel Padre nostro. Così ha fatto Maria in tutta la sua vita! Durante la Santa Messa abbiamo cantato a Maria per onorarla e chiederle di continuare a proteggerci insieme al nostro patrono San Nicolò. Al termine abbiamo concluso la serata con un banchetto di dolci, accuratamente preparati dalle signore del paese. Grazie Vescovo Andrea, per averci visitato ed essere stato con noi! don emilio, don Wladislaw e la comunità parrocchiale

la maternità e le virtù; “segno di speranza e di consolazione per il peregrinante popolo di Dio” (LG, 68). Per questo i fedeli cristiani da sempre si sono sentiti chiamati a «venerare la memoria “innanzi tutto della gloriosa sempre vergine Maria, madre del Dio e Signore nostro Gesù Cristo” (Preghiera Eucaristica 1 o Canone romano)» (cfr. LG, 52). «Maria, perché madre santissima di Dio presente ai misteri di Cristo, per grazia di Dio esaltata, al di sotto del Figlio, sopra tutti gli angeli e gli uomini, viene dalla Chiesa giustamente onorata con culto speciale. E di fatto, già fin dai tempi più antichi, la beata Vergine è venerata col titolo di “madre di Dio” e i fedeli si rifugiano sotto la sua protezione, implorandola in tutti i loro pericoli e le loro necessità» (LG, 66). L’Anno Liturgico perciò eccelle nella celebrazione delle feste mariane quali momenti forti per addentrarci profondamente, guidati da Maria, nei misteri di Gesù Cristo nostro Salvatore. Ricordiamo che in Diocesi sono molti i Santuari dove Maria è venerata e dove ogni anno viene opportunamente festeggiata: la B. Vergine delle Grazie a Pennabilli (ricorrenza 3° venerdì di marzo e 15 agosto), la Madonna dell’Eremo del Faggio (domenica dopo il 15 agosto), B. Vergine della Consolazione a Borgo Maggiore (1ª domenica di giugno), Immacolata Concezione a Sant’Agata Feltria (1ª domenica dopo il 15 agosto), Cuore Immacolato della B. Vergine Maria a Valdragone (sabato dopo la solennità del Sacro Cuore di Gesù). Maria quindi non è il termine ultimo della nostra preghiera! È molto importante avere sempre chiaro che «questo culto, quale sempre è esistito nella Chiesa sebbene del tutto singolare, differisce essenzialmente dal culto di adorazione reso al Verbo incarnato così come al Padre e allo Spirito Santo, ed è eminentemente adatto a promuoverlo. Infatti le varie forme di devozione verso la madre di Dio, che la Chiesa ha approvato, mantenendole entro i limiti di una dottrina sana e ortodossa […], fanno sì che, mentre è onorata la madre, il Figlio, al quale sono volte tutte le cose (cfr. Col 1,15-16) e nel quale “piacque all’eterno Padre di far risiedere tutta la pienezza” (Col 1,19), sia debitamente conosciuto, amato, glorificato, e siano osservati i suoi comandamenti» (LG, 66). * Assistente collaboratore Ufficio diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti


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VITA DELLA CHIESA

“ Non sterminare coloro che mi mordono: trasformali!” LA FIGURA DI SAN GREGORIO DI NAREK PROCLAMATO DA PAPA FRANCESCO DOTTORE DELLA CHIESA

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omenica 12 aprile Papa Francesco ha proclamato dottore della Chiesa il mistico San Gregorio di Narek. L’atto pontificio ha un immenso valore sia dal punto di vista ecumenico, sia dal punto di vista storico. Ci sembra allora importante soffermarci per metterci in ascolto di questa figura di cui oggi la Chiesa ci affida insegnamento e testimonianza. Gregorio nacque a Narek, un piccolo borgo nell’allora Armenia, oggi Turchia, nel 950 e morì tra il 1003 e 1010. È stato scrittore, sacerdote e monaco. Una figura vulcanica della mistica cristiana di lingua armena. Gregorio è autore del memorabile Libro delle Lamentazioni o il Narek (come viene chiamato da ogni armeno), che è considerato il cuore del patrimonio armeno religioso e nazionale e nutre la fede e la preghiera di questo popolo fino ai nostri giorni. Il Narek, pregato sia dagli armeni apostolici che cattolici, è ritenuto “luogo ecumenico” e d’incontro tra le Chiese sorelle. Alla base del capolavoro di Gregorio v’è una duplice coscienza: da una parte un forte senso del peccato e una grande solidarietà universale proprio nella colpa, d’altra parte un’immensa fiducia nella misericordia di Dio, celebrata con toni elevatissimi. La forza del Libro delle Lamentazioni sta tutta nella capacità di intessere un dialogo con Dio che è molto personale, spesso addirittura biografico, ma al contempo raggiunge l’esperienza più profonda di ogni uomo. Ogni pagina del Narek esprime i sentimenti dell’uomo segnato dal peccato, questo peso tuttavia non schiaccia il credente perché tutto è detto in preghiera, cioè raccontato a quel Dio di cui si conosce l’immensa misericordia. Alla vigilia dell’anno giubilare dedicato alla misericordia, proclamare dottore della Chiesa Gregorio di Narek è certamente un modo per riconoscere il valore del cantore della misericordia, la cui vita e le cui opere sono un inno all’immensa bontà di Dio, il Padre di Gesù. Ma il gesto di Papa Francesco, compiuto in questa settimana, ha pure un’ulteriore valenza. Il 24 aprile, infatti, sono ricordati i 100 anni del primo genocidio del secolo XX, quello del popolo arme-

no, un genocidio che i turchi non hanno ancora riconosciuto. Gli armeni chiamano il loro olocausto Metz Yeghérn, il «Grande Male». La memoria di questo orrore deve essere custodita: dimenticarla infatti sarebbe stare al gioco perverso di coloro che hanno perpetrato questo omicidio di massa. Nella fede tuttavia non v’è spazio per alcuna forma di vendetta, ma solo per la giustizia e la misericordia, cantate con accenti incomparabili da Gregorio di Narek. A questo proposito Papa Francesco si è così espresso: “Fare memoria di quanto accaduto è doveroso non solo per il popolo armeno e per la Chiesa universale, ma per l’intera famiglia umana, perché il monito che viene da questa tragedia ci liberi dal ricadere in simili orrori, che offendono Dio e la dignità umana. Anche oggi, infatti, questi conflitti talvolta degenerano in violenze ingiustificabili, fomentate strumentalizzando le diversità etniche e religiose. Tutti coloro che sono posti a capo delle Nazioni e delle Organizzazioni internazionali sono chiamati ad opporsi a tali crimini con ferma responsabilità, senza cedere ad ambiguità e compromessi. Questa dolorosa ricorrenza diventi per tutti motivo di riflessione umile e sincera e di apertura del cuore al perdono, che è fonte di pace e di rinnovata speranza. San Gregorio di Narek, formidabile interprete dell’animo umano, sembra pronunciare per noi parole profetiche: «Io mi sono volontariamente caricato di tutte le colpe, da quelle del primo padre fino a quelle dell’ultimo dei suoi discendenti, e me ne sono considerato responsabile» (Libro delle Lamentazioni, LXXII). Quanto ci colpisce questo suo sentimento di universale solidarietà! Come ci sentiamo piccoli di fronte alla grandezza delle sue invocazioni: «Ricordati, [Signore,] […] di quelli che nella stirpe umana sono nostri nemici, ma per il loro bene: compi in loro perdono e misericordia [...]. Non sterminare coloro che mi mordono: trasformali! Estirpa la viziosa condotta terrena e radica quella buona in me e in loro» (Libro delle Lamentazioni, LXXXIII)”. Monache Agostiniane - Pennabilli


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ANNO DELLA VITA CONSACRATA

ORDINI RELIGIOSI IN DIOCESI Verso la fine del terzo secolo, specialmente dal 313 quando l’imperatore Costantino diede riconoscimento ufficiale alla religione cristiana, le persecuzioni contro i cristiani si fecero più rare; fu in questo periodo che il monachesimo emerse nella chiesa come un movimento indirizzato a vivere la vocazione cristiana in modo radicale. Le due figure più celebri di tale movimento furono quelle di Sant’Antonio, eremita, e di San Pacomio, un cenobita. Preghiera e lavoro: queste due occupazioni, in un’atmosfera di silenzio, sono ancora oggi tipiche della vita monastica. Per questo motivo la giornata è divisa in periodi specifici per la preghiera, la lettura e il lavoro. Al mattino Mattutino e Lodi, a mezzogiorno preghiera del mezzogiorno, alla sera Vespri e Compieta. Anche la Lectio divina è un momento molto importante della giornata. Questo ritmo regolare è ciò che sostiene il monaco, e si spera che anche lui, come un tempo Antonio, diventi un altro Cristo per i fratelli e le sorelle che lo incontrano. In Diocesi sono due gli eremiti: Padre Giovanni Spadola nell’ex Convento dei Frati minori di Maciano e Suor Sveva della Trinità nell’Eremo delle Beatitudini a Castello di Bascio. In questo numero li conosciamo meglio facendoli parlare della loro vocazione e della loro scelta di farsi eremiti.

GLI EREMITI DIOCESANI squa e poi il Signore prepara i suoi amici. A me il Signore tolse subito il gusto del mondo e l’unico gusto forte che era preSin dalla storia del Cristianesimo, gli eremiti sono sempre sente nel mio cuore, ed è presente sempre, è questo contatto, la esistiti, prima di Gesù e dopo Gesù. L’eremita è quella perso- vicinanza sempre con Lui, con il prossimo. na che è andata sempre alla ricerca di questo Dio, prima non Mi mise nel cuore sete dell’Assoluto e di anime, sentivo esisteva il nome e ora c’è il nome, il Dio di Gesù. L’eremita è questo ardore molto forte, anche ora è quell’uomo che cerca solo Dio, allontacosì, pur se in una maniera diversa. na tutti quei valori della terra, che Dio All’inizio c’è una grande fiamma, come ha dato, e mette al centro della sua vita un roveto ardente, poi rimane il carboDio, poi giustamente incomincia a vane acceso e lo devi alimentare tu, semlorizzare tutte le altre cose, ma, passanpre a contatto con Gesù, con l’Eucaredole da questo grande amore. Una volstia, con la Parola e con quello che ti ta che è stato infiammato, contagiato da dice il Signore attraverso il tuo padre Dio, contagia gli altri, magari lui neanspirituale e la Chiesa. che se ne accorge perché la straordinaCi vuole sempre questo contatto con rietà è diventata ormai la normalità. Viil Signore. vere il proprio rapporto con Dio giorno In tanti mi chiedono quali rinunce per giorno, immersi in Dio perché tu comporta vivere da eremita: rispondo sei l’ordinario e Lui è lo straordinario che dover fare tutto da sé, star soli, non quindi vivere questo rapporto tra l’ordiè una rinuncia perché vivo questo camnario e lo straordinario nella quotidiamino con tanta serenità e non mi accornità. Tempo ci vuole, ma, poi, lo straorgo delle difficoltà, delle rinunce, per dinario ti contamina, ti plagia, ti plame è semplice come camminare sulle sma, ti riempie di sé, senza che tu te ne acque, è la grazia che Gesù dà, che accorga, se ne accorgono gli altri della conferma la chiamata. C’è un grande trasformazione, del cambiamento, alloprivilegio: vivere sempre alla presenza ra poi questo stato contagia. Allora riedel Signore e poi è un ministero di sci anche a vivere da solo, io non ho ascolto, di consolazione, tante persone paura, non ho mai avuto paura. Bisogna Padre Giovanni Spadola che vengono, che ti chiamano. La cosa fare questo salto di qualità, uscire fuori che noto subito, che mi esprimono è la pace che si respira, che da noi e buttare tutte quelle paure, quei traumi, magari rivedere la nostra fede. Bisogna vivere una fede concreta, con i pie- avvertono. Tanti poi si riconciliano e non vogliono più andare via perdi per terra, con tutta la nostra fragilità, con tutto quello che il ché vivono il tocco della leggerezza. Io dico sempre: “Ora sei Signore ha messo dentro di noi e con tutto quello che non c’è. Poi vivere questo rapporto con Dio e con il mondo nel modo più leggero di una nuvola”, mi dicono che questa pace dura più semplice possibile e non avere paura perché la paura viene non so quanto tempo e sentono anche il richiamo di ritornare. La vita romita non è un’esistenza rinunciataria, una fuga da noi stessi o viene dal maligno. Gesù dice nel Vangelo: “Non abbiate timore, io sono sem- dalla realtà no, è una chiamata, è un carisma della Chiesa. C’è pre con voi, abbiate fede in me, siate uniti a me, siate una so- questa frase bella delle Sacre Scritture: “Ti condurrò nel dela cosa con me, io sono con il Padre, io ho sconfitto il mondo, serto, ti parlerò nel cuore, ti fdanzerò e ti farò mia sposa”. È il peccato, il maligno”. Non bisogna avere paura neanche del- un carisma che Dio ha dato all’interno della Chiesa e, come la morte, sorella morte è una chiamata, è un passaggio, una Pa- tutti i doni e talenti, è vissuto nell’ecclesialità.

Padre Giovanni Spadola


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Suor Sveva della Trinità con la sua arpa

Suor Sveva della Trinità Ma cosa fai tutto il giorno?... Non ti annoi?... Ce l’hai la televisione?... E le galline le hai?... Provo a rispondere a queste che sembrano essere, statisticamente, le domande più urgenti da porre a un eremita. Cosa faccio tutto il giorno? Sto col Signore. Mi prendo cura di Lui e lascio che Lui si prenda cura di me. Non è scontato: quante volte vorrebbe raccoglierci come una chioccia raccoglie i suoi pulcini sotto le ali ma non lo lasciamo fare! (cfr. Mt 23,37) Quella a cui sono chiamata è una vita di preghiera – in cui si alternano lectio divina e lavoro; meditazione e suono dell’arpa, strumento di lode; studio e adorazione eucaristica, nel silenzio continuo e fecondo – aperta, in alcuni momenti settimanali e in determinati periodi dell’anno liturgico, all’accoglienza dei fratelli. Una vita monastica scandita giorno e notte dalla Liturgia delle Ore, che vuole al centro il primato di Dio, in cui tutto trova senso, anche le faccende più comuni e quotidiane. Fare tutto per Lui, con Lui e in Lui, respirando alla sua presenza, anticipa ciò che saremo nell’eternità: come annoiarsi? Non siamo chiamati alla noia eterna ma alla pienezza della vita e della gioia, quella che Gesù promette e che dona già qui, su questa terra, a chi lo accoglie. “Rimanete nel mio amore” (Gv 15,9), questo chiede: per il resto fa tutto Lui, ve lo assicuro. Quando un fratello bussa alla porta dell’eremo è bello sedersi allo stesso tavolo, come in famiglia, e ascoltare il cuore: nella Verità di uno stare insieme autentico, privo di maschere, in cui ognuno possa vivere la libertà di essere se stesso, senza sentirsi giudicato ma accolto e amato per quello che è, di quell’amore di cui solo Gesù è capace e rende capaci. Solo l’amore cambia, fa ripartire, rende nuova creatura. Nessuno va al Signore da solo, tantomeno un eremita: uno che, senza nessuna marcia in più, è chiamato a vivere nel cuore della Chiesa, a camminare minuto per minuto con il popolo di Dio. Solitudine densa di presenze: ogni fratello, spesso ignaro, viene custodito nel cuore e nella preghiera, anche to-

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gliendo l’erba dall’orto o pelando le patate: quanti nomi, quanti volti, quanta vita... Sola? Non direi proprio. Felice sì, tanto, e grata anche per questa benedetta povertà, che libera il cuore da ogni attaccamento per aprirsi all’Unico Necessario: perché di tutto si può fare a meno per essere veramente felici, tranne che di Dio. E io mi fido di Lui, perché sa di quali cose abbiamo bisogno, e se si decide di metterlo al primo posto tutto il resto viene in aggiunta. È Gesù a dircelo: ci possiamo credere. Nel distacco da ogni forma di possesso, da ogni bene materiale, ma anche culturale e spirituale, riposa la più grande libertà. Non c’è nulla che io possa dire mio, neanche me stessa: tutto è dono ricevuto, patrimonio di ogni piccolo e della Chiesa intera. Ma in questo vuoto di tutto, quanta Pienezza… Ecco, tutto qui. Niente di straordinario, tutto molto normale. La bellezza di questa vita è data dalla sua ordinarietà, nel nascondimento, nel silenzio, nell’essere dimenticati dal mondo che conta, nell’occupare l’ultimo posto, quello che nessuno vuole: nella logica del mondo nessuno farebbe a cambio con me e io invece ci sto così bene! Sto all’ultimo posto ma ci sto da regina. Com’è bello condividere questa condizione di marginalità con tutti i fratelli della terra che agli occhi del mondo del potere – a quelli della politica malamente intesa, a quelli dell’economia che dimentica il bene comune, a quelli della moda e dello spettacolo, consacrati non alla lode della Bellezza eterna ma al misero culto dell’apparire (subdolo idolo dei nostri giorni) – non valgono niente. Ma agli occhi del Padre non è così e per ciascuno Gesù ha dato la vita. A questo amore continuo ad affidarmi, alla sua fedeltà, alla sua grazia. E mi affido alla Chiesa, specialmente a quella di San Marino-Montefeltro, dove il Signore ha voluto riportarmi. In questa Chiesa sono venuta al mondo. Qui, nello spazio minimo – ma com’è ampio il cielo su quelle zolle! – che unisce Santa Maria d’Antico e Antico Alto sono rinata nel Battesimo e ho ricevuto la grazia della Prima Comunione (e una parte di me è ancora là: li conosco palmo a palmo i miei boschi…). Qui, molto presto, ho avvertito la chiamata del Signore: voce inconfondibile, che non mi ha più lasciato. Qui ho potuto muovere i primi passi nella vita eremitica e professare i consigli evangelici. Poi, il 10 maggio, la grazia del “per sempre” come eremita diocesana. Da qui spero di partire per la nascita definitiva: il faccia a faccia con il Signore dei miei giorni. Senza fretta, quando Lui vorrà. È talmente incontenibile la gioia e tanta la gratitudine che ancora non mi capacito, e continuo a domandarmi e a balbettare al Signore: «Perché a me? Perché un dono così grande a questa poveretta?...». Come la rosa che, dice Silesius, fiorisce perché fiorisce, così l’amore: ama perché ama, ama per amare, non sa fare altro. Per questo amore vorrei fiorire anch’io, come Maria, nel giardino bellissimo della mia Chiesa. Così: senza nulla davvero, se non l’Amore Uno e Trino che mi sostiene e mi conduce. Tutto. Senza annoiarmi, senza televisione, senza galline… e anche senza un perché – misterioso disegno di pura gratuità, radicata nel cielo della mia terra.


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LA TERZA

“ L’ARTE COME PREDICAZIONE EVANGELICA” Un fatto al mese di Suor Maria Gloria Riva *

IL BENE COMUNE NEGLI AFFRESCHI DI AMBROGIO LORENZETTI Siamo nella prima metà del 1300, la penisola italiana è attraversata da lotte e discordie fra Papato e Impero; guelfi e ghibellini. Accanto a un rinnovato sviluppo economico che vede fiorire città e comuni si fanno strada i guadagni illeciti e l’usura. Già dal 1309 il Papa, francese, sentendosi ormai insicuro in Italia, sposta la sua dimora ad Avignone, facendo mancare così quello che era stato fino ad allora il principale fattore d’equilibrio e di stabilità politico-religiosa nella penisola. Siena sotto l’oligarchia dei “Nove”, che tenne il potere per settant’anni, conosce un grande sviluppo demografico ed edilizio. La popolazione urbana intorno al 1320 raggiunge le cinquantamila unità e la costruzione del Campo, del palazzo pubblico, della torre detta del Mangia (dal soprannome del campanaro Giovanni di Balduccio, noto come Mangiaguadagni), del duomo. Questi monumenti, così centrali e cari alla storia politico-culturale di Siena, nella loro ubicazione e composizione lasciano intravedere le origini particolari della città. Siena è la città dell’incontro per eccellenza. Nata su un terreno accidentato per il confluire di tre colline, riunisce in sé tre precedenti abitati il cui ricordo rimane nella, ormai tradizionale, scansione delle contrade che si contendono il pallio: il terzo di città (con sei contrade), il terzo di San Martino (con cinque) e il terzo della Camollia (con altre 6 contrade). Piazza del Campo divisa in nove settori a ricordo del governo dei Nove, scende ripida verso il Palazzo pubblico e la sua caratteristica forma di conchiglia invita le genti a raccogliersi in dialogo. Una struttura urbanistica, questa, che esprime la diffusa aspirazione al benessere ed alla concordia civile dentro a una società in profondo mutamento attraversata da inquietudini e incertezze, quale fu quella del Trecento. Tale aspirazione è ancor meglio rappresentata dal ciclo di affreschi che adornano le pareti della Sala dei Nove presso il Palazzo Pubblico: l’Allegoria degli effetti del buon governo e del cattivo governo, affidata all’abilità pittorica di Ambrogio Lorenzetti. L’opera iniziata dal Lorenzetti nel 1337 e portata a termine verso il 1339, più che un’allegoria (come viene sovente definita), segue un rigido schema didascalico, che lascia trasparire le tensioni morali e le

problematiche di ordine spirituale che attraversavano la società. Su di una parete campeggia il Buon Governo, o Bene comune, raffigurato da un

zia, Temperanza e Magnanimità a sinistra; Prudenza Fortezza e Pace a destra. Sopra il suo capo volteggiano invece le tre virtù teologali: fede, speranza e carità. Al contrario

Ambrogio Lorenzetti, Allegoria ed effetti del buon governo e del cattivo governo Sala dei Nove, Palazzo Pubblico, Siena

sovrano che, solennemente seduto sul trono, indossa vesti bianche e nere, i colori della “Balzana” cioè la bandiera senese. Vale la pena soffermarsi brevemente sul valore simbolico di questi colori che interessano da vicino la nostra riflessione. Sotto il trono del Buon Governo, allattati dalla lupa sono raffigurati Senio e Aschio, figli di Romolo che, secondo la tradizione, fondarono Siena alla fine di un mitico “palio alla lunga”. Costoro scelsero per la nuova citta l’insegna bianca e nera: nera come i loro cavalli, bianca come il fumo dei sacrifici da loro offerti agli dei. Bianco e nero rimandano perciò alla perenne lotta tra bene e male, il bianco somma di tutti i colori rappresenta la somma del bene, il nero, assenza di luce e quindi, di colori, simboleggia le tenebre del male. Siena adottando per se i due colori congiunti proclama il suo anelito a ricondurre all’unità e alla concordia divisioni e contrasti. Il bianco e il nero riaffiorano nell’architettura del Duomo: il gioco di colore dei suoi marmi riporta non solo alla Balzana, ma – per alcuni – alla devozione mariana della citta, nel bianco la gloria di Maria, nel nero il segno del suo dolore. Il Bene Comune dunque, riconduce gli opposti all’unità attraverso l’esercizio perfetto delle virtù da cui è circondato: Giusti-

il Cattivo Governo veste solo il nero e presenta corna e denti aguzzi a significare la sua natura diabolica. Lo circondano i vizi peggiori: la Tirannia, la Frode, la Crudeltà, l’Inganno, il Furore, la Discordia, la Perfidia; in alto Superbia Avarizia e Vanagloria; ai suoi piedi sta la Giustizia fustigata e in catene. Nove virtù e nove vizi, per ricordare ai Nove Oligarchi da quale “sapienza” dovevano lasciarsi ispirare nel loro governo; infatti, mentre attorno al Cattivo Governo s’intravedono desolazione e catene, attorno al Buon Governo si snoda il corteo di 24 Consiglieri legati da due corde intrecciate, cioè – secondo un gioco di parole basato su una falsa etimologia – concordes. Essi sono 24 come i vegliardi dell’Apocalisse e sono, appunto, concordi nell’esercitare un governo che è frutto delle virtù. Associando i Nove del Governo alle virtù e i Consiglieri ai ventiquattro vegliardi dell’Apocalisse siamo invitati a considerare come le vere sorti della città non siano in mano all’uno o all’altro cittadino (di stirpe regale o nobile che sia), bensì alla Sapienza stessa di Dio partecipata all’uomo che vive nella fede e secondo gli esempi del Vangelo. Il Cattivo governo, invece, nell’affresco della parete a lato, e al centro di un panora-


MONTEFELTRO ma vasto e solitario. Chi abbandona se stesso in balìa dei propri desideri e capricci cade nel vizio, disperde energia e genera discordia. Così nell’affresco degli effetti del Cattivo Governo la città è in preda al caos e la campagna giace incolta e desolata, non così nel buon governo i cui effetti benefici sono espressi dal Lorenzetti in uno dei più grandi capolavori di paesaggistica dell’arte. L’affresco del Bene comune offre un idillico quadro di vita cittadina e rurale, dominato dall’allegoria della Securitas, giovane donna che vola al centro della composizione recando fra le mani la forca con un impiccato e un cartiglio su cui sta scritto: «Senza paura ogni uomo sicuro cammini e ogni contadino lavori seminando. Finché questo comune sarà nelle mani di questa buona forma di governo, ogni difficoltà sarà allontanata». Sotto la protezione di questa figura simbolica si svolge, ordinata e felice, la vicenda dei cittadini del Comune. La città è circondata da alte mura in cui si apre una porta che pone in rapporto l’interno del comune con il contado. Dalla città stanno uscendo a cavallo alcuni nobili per andare a caccia con il falcone, pienamente integrati tra città e campagna. La cura dei campi è maggiore, i fianchi delle colline appaiono ordinatamente suddivisi in appezzamenti, non compaiono più boschi, incolti e radure impenetrabili come nell’alto medioevo. L’uomo è rappresentato padrone della natura, all’interno di un paesaggio del tutto scandito e regolato dai ritmi del lavoro Ciò che colpisce anzitutto è il senso di pace e, appunto, di sicurezza che infonde l’intera scena. Non c’è tensione tra chi ozia e chi lavora, tra chi vive in città e chi opera in campagna, tra nobile e gente comune. Neppure si è voluto immortalare un determinato periodo dell’anno, ma chi ara è accanto a chi semina, chi miete è ritratto con chi pigia l’uva. Laddove opera lo Spirito del Signore opera l’unità nella pluralità. Pluralità e dialogo si sviluppano meglio dove è salvaguardata una precisa identità. Le mura esprimono non già soltanto una difesa, ma anche una certezza, la certezza di confini, la conoscenza di limiti che non delimitano ma “informano”, cioè conferiscono una forma, un’identità appunto. Così la tensione a conformarsi alle esigenze del Vangelo ci dà la “forma” di Cristo e ci apre ad un vero dialogo col mondo, così come Cristo stesso fu sempre e fino in fondo “logos” Parola del Padre aperta all’uomo. Lo sguardo verso Dio produce la pace (la sala dei Nove, del resto, era indicata anche col nome di sala della Pace) pace intesa come lo shalom, cioè la pienezza della vita. Nelle scene rurali e cittadine di Lorenzetti c’è posto per tutto: per il lavoro e per il gioco (come le fanciulle che danzano nella piazza). Lo sguardo verso Dio rende l’uomo più uomo. * Monache dell’Adorazione Eucaristica Pietrarubbia

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RICORDANDO MONS. NEGRI

FESTEGGIATO ANCHE NELLA NOSTRA DIOCESI IL 10º ANNIVERSARIO DELL’ORDINAZIONE EPISCOPALE DELL’ARCIVESCOVO MONS. LUIGI NEGRI

Un vescovo apprezzato e stimato come persona e come Pastore MONS. NEGRI HA CELEBRATO NELLA CATTEDRALE DI S. LEO DOMENICA 3 MAGGIO E NEL SANTUARIO DELLA BEATA VERGINE DELLE GRAZIE A PENNABILLI VENERDÌ 15. IL MESSAGGIO DI SALUTO DEL VICARIO MONS. ELIO CICCIONI Ogni volta che c’è un cambio in vista, fosse pure quello del proprio Vescovo, nascono tanti dubbi, interrogativi, perplessità, soprattutto davanti alla consapevolezza di dovere reimpostarsi non solo nel modo abituale di vivere, ma anche nel modo di concepire il proprio servizio ministeriale, in base alle nuove direttive del Vescovo. E certamente non ha fatto eccezione a questa regola la nomina del Vescovo Negri a guida della nostra Chiesa diocesana. Un Vescovo da fuori, da Milano, abituato a una realtà e a una mentalità cittadina, nei nostri monti, nelle nostre piccole realtà pastorali, certamente con i pregi della disponibilità, dell’umanità, dell’accoglienza, ma anche con i limiti di una realtà socio religiosa povera di risorse, di abitanti, a volte di cultura… E invece poi si è rivelata una esperienza grandemente positiva, arricchente, per certi versi straordinaria. Se dovessi individuare che cosa di significativo, di originale, ha portato Mons. Negri, direi il suo afflato per l’annuncio del Vangelo, la sua fedeltà all’Ortodossia, e al Magistero della Chiesa, la sua costante preoccupazione perché questa Chiesa particolare e il suo Popolo potessero incontrare Cristo, come persona vivente oggi, fare esperienza di Lui, la sua costante preoccupazione perché la fede diventasse cultura di un popolo per portare una testimonianza e per incidere sulla vita sociale, civile, quotidiana delle persone. Mi sembra di poter dire che in molte persone ha risvegliato la nostalgia della fede, il desiderio di riallacciare i rapporti con la Comunità ecclesiale. Quanto poi tutto questo possa essere duraturo è difficile dirlo, perché la stabilità nella fede, la coerenza nella vita, la risposta a Gesù Cristo, oltre che alla Grazia di Dio che è certamente fedele, è anche frutto della risposta dell’uomo con la sua incostanza, con la sua infedeltà, con le sue fragilità. Certamente è stato un Vescovo che ha lasciato un segno in tanti che lo hanno conosciuto, apprezzato, stimato come persona e come Pastore. Sono tanti gli episodi e i momenti che si sono impressi nella mia memoria: ne cito due per tutti: il primo è stata la decisione di farmi suo Vicario Generale, nonostante le mie perplessità e in qualche modo la mia ritrosia. È stato da parte sua un grande atto di fiducia che poi per me si è trasformato in una formidabile esperienza umana e cristiana, come è quella di essere accanto ad un Vescovo per condividerne il Magistero e il Ministero. Il secondo è stato quando è giunta la conferma che il Santo Padre Benedetto XVI avrebbe fatto visita alla Diocesi di San Marino-Montefeltro e la stessa visita del Papa. È stata una esperienza che lo ha segnato profondamente orientando anche successivamente il suo Magistero sulle Parole e sulle indicazioni del S. Padre. Le priorità Pastorali di Mons. Negri, penso di averle accennate sopra, comunque le riassumerei così: • la costante preoccupazione di educare il Popolo cristiano a una fede vera, sentita, concreta; • l’impegno perché la fede diventasse cultura, e non solo per i fedeli, ma anche per i Sacerdoti; • la valorizzazione nell’impegno sociale e civile dei Laici cristiani; • la sua testimonianza di fede, mettendo a servizio di questo compito, la sua vasta cultura, il suo entusiasmo, la sua premura per il bene spirituale dei fedeli. Credo che di Mons. Negri restino la coscienza e l’esempio di questo suo impegno, aprendo le prospettive di una formazione alla fede consapevole e coerente, di una assunzione di responsabilità anche in campo sociale e civile da parte dei cristiani, di una sempre maggiore presenza negli ambiti della cultura, della vita politica, là dove si decidono le sorti dell’uomo. Poi come accennavo sopra, il futuro è frutto di tante collaborazioni, ma quello che è certo è che quando si è seminato nel nome del Signore e si è seminata la sua Parola, non è mai stato fatto invano. Mons. elio Ciccioni, Vicario Generale


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GMG DIOCESANA

I GIOVANI HANNO INCONTRATO E CONDIVISO UN PEZZO DI STRADA CON ALCUNI TESTIMONI DELLA NOSTRA DIOCESI ERANO 317 PROVENIENTI DA TUTTA LA DIOCESI: IL MALTEMPO NON LI HA FERMATI

PRIMA ECO DELLA GMG DIOCESANA

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l Signore, attraverso la voce del Vescovo, ha chiamato a raccolta i giovani della nostra diocesi, nella parrocchia di Novafeltria, sabato 16 maggio per la GMG diocesana. Hanno risposto a questo invito 317 ragazzi di tutte le parrocchie e realtà associative, segno, come ripetuto dal Vescovo, della prova che Dio esiste e ama la sua Chiesa.

Seguendo il percorso tracciato da Papa Francesco nel messaggio per la XXX giornata mondiale della gioventù e per l’anno della vita consacrata i giovani hanno incontrato e condiviso un pezzo di strada con alcuni testimoni della nostra diocesi. Infatti, la novità che ha caratterizzato questa IV edizione della GMG diocesana è stata la presenza di circa trenta ragazzi che hanno portato la testimonianza della loro ricerca vocazionale o della loro scelta di vita religiosa, sacerdotale o missionaria. Questi ragazzi e ragazze che nelle nostre terre vivono l’esperienza della “consacrazione” durante la mattina si sono incontrati con il Vescovo e i responsabili dell’ufficio di pastorale giovanile e dopo un breve incontro sono usciti per le strade a testimoniare la bellezza della loro vita. Un gruppo si è recato nella scuola superiore incontrando alcune classi, altri sono andati nelle due strutture in cui sono ricoverati gli anziani della Valmarecchia, alcuni all’ospedale a far visita ai malati mentre altri ancora si sono fermati in chiesa per pregare in adorazione.

“oggi c’è una grande difficoltà ad indentificare la propria strada nel frastuono di una quotidianità che porta i ragazzi come noi lontani dalla fede. Ma in questa occasione aver conosciuto dei giovani che mettono Cristo al primo posto e la loro vocazione al servizio degli altri è una grande testimonianza e soprattutto ci siamo sentiti anche noi investiti di questo grande compito: ascoltare la voce di Gesù. Abbiamo ammirato la forza di questi nostri amici che attraverso la loro scelta vocazione ci invitano a fidarci davvero del Signore e abbandonarci alla sua volontà. In tutto questo non siamo soli, perché essere in tanti ci fa sentire un’unica squadra. Ora ci prepariamo a vivere con grande attesa la giornata mondiale della gioventù di Cracovia 2016. In questo pomeriggio è stato bello scoprire che questi consacrati presenti tra di noi sono fratelli e sorelle che portano nel loro cuore tante domande come noi, ma non hanno paura di scavare nel loro profondo per ascoltare la voce del Signore – sono stati i primi commenti a caldo di alcuni partecipanti –. L’incontro è proseguito con la celebrazione Eucaristica arricchita da due importanti segni: la consegna di un’insigne reliquia di San Giovanni Paolo II, donata dall’Arcivescovo di Cracovia, e la croce dei giovani che accompagnerà il cammino di preparazione alla Giornata Mondiale dei Giovani di Cracovia 2016. Così questi 317 volti stanchi ma rigenerati da una giornata formidabile hanno fatto ritorno nelle loro realtà parrocchiali per condividere con tutti il messaggio della giornata “Beati i puri di cuore perché vedranno Dio”. I Giovani della diocesi

Nel pomeriggio i testimoni sono stati i protagonisti dell’incontro con i giovani Nel prossimo numero un’ampia fotocronaca con altre testimonianze confluiti da tutta la diocesi: ciascuno di loro ha raccontato il proprio momento dalla GMG. personale di incontro con il Signore che per alcuni ha portato ad una scelta di vita definitiva, mentre per altri è scaturito in un cammino di ricerca vocazionale; in tutti però era visibile il desiderio di mettersi in gioco e donare gratuitamente la propria persona a Cristo. Ciascun testimone ha poi proposto ai ragazzi della GMG di realizzare una piccola attività legata ai cinque sensi per avere un’esperienza concreta e diretta del loro racconto vocazionale. I giovani che hanno partecipato alla GMG diocesana sono arrivati con molti interrogativi soprattutto legati alla propria vocazione. Essi sono giovani principalmente delle classi superiori e dell’università. Alcuni di loro dichiarano che


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GMG DIOCESANA

La gioia dei giovani consacrati tra i ragazzi della nostra Diocesi I

l 3 ottobre il nostro Vescovo, Mons. Andrea Turazzi, ha indetto la “Giornata per la Scuola”: un momento per porre l’accento sull’educazione dei giovani oggi, in una società dalle tante sfaccettature. Da questa giornata si sono avute, successivamente, varie ripercussioni positive. Voglio qui ricordare gli interventi nella Secondaria di Secondo Grado di Novafeltria – nell’ISISS “Tonino Guerra” – dove il Vescovo a ridosso del Natale e della Pasqua ha celebrato delle messe in un’aula magna gremita di ragazzi attenti e assorti nella riflessione. Possiamo dire che l’anno scolastico si sia veramente “concluso in bellezza”, considerando un’ultima iniziativa. Lo scorso 16 maggio, in occasione della Giornata Mondiale della Gioventù (GMG) Diocesana a Novafeltria, Mons. Turazzi ha invitato tutti i giovani consacrati o in cammino vocazionale (in numero di 33) facenti capo a San Marino-Montefeltro – o per provenienza, o per adesione – per un incontro di festa pomeridiano con i ragazzi dai 14 anni in su. Durante la mattinata, invece, i giovani sono stati suddivisi dal Vescovo in tre gruppi ed esortati a raggiungere realtà diverse: «Passerete tra la gente in strada, nelle piazze, in parrocchia, nella scuola, in ospedale, per essere testimoni della “gioia del Vangelo”. Vi presenterete come persone assolutamente normali e, come tutte, chiamate alla radicalità del Vangelo e del Battesimo, pur con stati di vita e scelte diverse». Così, un primo gruppo – formato da Bernal Rey don Giorgio (Sacerdote), Abis Sr. Irene del Corpo di Cristo (Adoratrici SS. Sacramento), Casanova Nancy Aguilar (Postulante Benedettina della Divina Volontà), Valenti Cristian e Migliozzi Angelo (in discernimento vocazionale) – si è fermato nella parrocchia di Novafeltria per pregare.

All’ospedale si sono diretti per portare la loro testimonianza Bondioni don Pierluigi (Diacono), Uwituze Solange (Postulante Clarissa), Csöke Sr. Adriana del SS. Sacramento (Adoratrici del SS. Sacramento) e Giacometti Tina (Novizia Adoratrici del SS. Sacramento). Il gruppo più numeroso è stato, invece, convogliato verso l’Istituto “Tonino Guerra” per poter coinvolgere il maggior numero di ragazzi, magari, anche quelli che il pomeriggio non avrebbero partecipato alla GMG. Allo scopo, sono state scelte 9 classi tra le terze e le quarte dei: licei Linguistico e Scientifico, tecnici Chimica e Biotecnologie Sanitarie, Amministrazione Finanza e Marketing, professionale Enogastronomico. I “novizi”, in coppia, hanno raggiunto gli studenti direttamente nelle loro classi, così da favorire l’attenzione e il dialogo diretto. Passando per i corridoi con le loro tuniche e i loro veli colorati – bianchi, marroni, rossi – hanno fin

da subito attirato l’attenzione dei ragazzi e di tutte le persone che li incontravano. Le nove coppie sono state indirizzate in modo mirato. Al Linguistico e all’Enogastronomico, ad esempio, si sono diretti anche giovani americani che hanno intrattenuto gli studenti con successo in lingua madre: Hernandez-Soler Sr. Maria Scolastica (Benedettina della Divina Volontà), Magini Michele (Novizio Benedettino della Divina Volontà), Precius Pius Oletu, Ciricosta Annunziata, Tony Bothel (Postulanti Benedettini della Divina Volontà), Sbarro Daniela (Postulante Agostiniana). Andreani Ander (Novizio Benedettino della Divina Volontà), che l’anno passato era insegnante di matematica nell’Istituto, ha desiderato incontrare i suoi ex-alunni, accompagnato da Mazzotti Sr. Vera del Volto Santo (Adoratrici del SS. Sacramento) e Calderoni Chiara (Postulante Agostiniana). Gli altri giovani che hanno visitato le classi con entusiasmo, sono: Scandelli don Marco (sacerdote), Bernardi Luca (Seminarista diocesano) e Benedettini Mattia (Seminarista salesiano), Cenerini Sr. Giulia (Suora Passionista), Serreli Sr. Francesca (Suora Agostiniana) Vannini Giulia e Bruschi Sofia (Postulanti Agostiniane), Conti Danuta (Novizia Adoratrici del SS. Sacramento) e l’Eremita Sveva della Trinità, l’ultima della Diocesi ad essere stata ordinata, lo scorso 10 maggio nella Cattedrale di Pennabilli. Compito di questi ragazzi era quello di cercare di far avvicinare al Signore attraverso la testimonianza. Così, si sono aperti ai giovani studenti parlando della propria esperienza di incontro con Cristo e della loro personale risposta alla “chiamata” in una prospettiva di dono e di grazia. L’iniziativa, in generale, è piaciuta molto ai “novizi” che sono usciti dalle classi raggianti per l’accoglienza che hanno ricevuto, per la curiosità e l’attenzione dimostrate nei loro confronti. Gli studenti, e anche quelli più scettici, sono stati positivamente colpiti, perché si sono resi conto che chi gli si rivolgeva stava realmente sperimentando la vicinanza con il Signore. Si sono espressi così: «Dai loro occhi e dai loro volti sprizzava davvero la gioia! Abbiamo capito che quella che avevano scelto, o che stavano cercando di scegliere, era proprio la loro strada. Si sentivano veramente realizzati, perché avevano scoperto che la loro felicità era seguire la volontà di Dio. Ascoltandoli, ci hanno trasmesso proprio quello che volevano: “portarci un po’ di Gesù”, e per noi è stata veramente un’esperienza bellissima!» Speriamo di poterla ripetere anche in futuro. elena Cecchi


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GIORNATA PER LA POLITICA

GIORNATE DI RIFLESSIONE E DI

IN MEMORIA DI SAN TOMMASO

“Dalla vita e dal martirio di San Tommaso Moro scaturisce un messaggio che attraversa i secoli e parla agli uomini di tutti i tempi della dignità inalienabile della coscienza, nella quale, come ricorda il Concilio Vaticano II, risiede il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo”: con queste parole che sottolineano la coerenza morale del santo inglese, Papa Giovanni Paolo II il 31 ottobre 2000 lo proclamò Patrono dei Politici e dei Governanti; con le stesse parole vogliamo ricordare qui questo insigne filosofo e uomo politico, la cui vicenda è intimamente legata a quella dello Scisma Anglicano. Nato in Inghilterra nella seconda metà del XV secolo, Thomas More visse infatti anni di intenso dibattito politico e religioso, che videro la Chiesa di Roma e l’autorità papale al centro di pesanti critiche da parte di Lutero prima e dell’Inghilterra poi, anni decisamente difficili per i cattolici inglesi, che dovettero scegliere se rispondere a Dio o al re, rischiando in molti casi la loro stessa vita. Ma andiamo con ordine. Figlio di un giudice il nostro More, ebbe la possibilità di procurarsi un’ottima cultura umanistica a Oxford, ma ben presto fu richiamato dal padre, accorto economo che scarsamente condivideva l’amore del figlio per le Lettere, a studiare diritto a Londra, dove strinse amicizia con Erasmo da Rotterdam. Durante la giovinezza valutò per un certo periodo la possibilità di diventare monaco e, per approfondire questo desiderio, soggiornò per quattro anni nella Certosa di Londra. Poi però optò per la vita matrimoniale e sposò Jane Colt, dalla quale ebbe quattro figli e, quindi, rimasto vedovo, si unì di nuovo in matrimonio con Alice Middleton. Di lei, attempata vedova di un mercante, si dice che fosse petulante e ambiziosa. Tuttavia l’unione fu felice, se possiamo credere ad Erasmo da Rotterdam che in una lettera ammise che “di rado si trova un marito che ha ottenuto dalla moglie, con autorità e severità, tanta compiacenza quanta il More ne ha ottenuta (da Alice) per mezzo dell’adulazione scherzosa...”. Gli stessi modi garbati e scherzosi tenne con i servitori e con tutti i suoi collaboratori: da buon inglese curò la virtù dell’umorismo e vi sarà sicuramente nota la sua preghiera per il buon umore. Membro del Parlamento inglese dal 1504, divenuto ormai un giurista famoso per la propria integrità morale, godette del favore di Enrico VIII fin dall’inizio del suo regno, tanto che lo fece suo ambasciatore nelle Fiandre. Nauseato dalle controversie dei mercanti e dall’avidità degli uomini, il santo si divertì, proprio nel periodo in cui ricopriva questa carica, a scrivere '"# , una critica all’organizzazione sociale inglese e alle consuetu-

dini machiavelliche della politica europea. Quando la protesta di Martin Lutero scoppiò, Tommaso era gran cancelliere d’Inghilterra e presidente della Camera dei Comuni. Subito Enrico VIII si mostrò sincero sostenitore della Chiesa cattolica: contro Lutero, scomunicato da Leone X nel 1520, scrisse addirittura un’opera in difesa dei sette sacramenti, che gli valse le ire dell’eresiarca e il titolo di “Difensore della fede” da parte del Papa. In seguito, però, la sfrenata passione per la dama di corte Anna Bolena lo portò a desiderare il ripudio di Caterina d’Aragona, vedova di suo fratello Arturo, che aveva sposato con la dispensa papale per l’affinità di primo grado che li legava, e dalla quale aveva avuto soltanto una figlia, Maria. Dunque per Tommaso Moro essere fedele al suo sovrano e alla sua patria diventò inconciliabile con la sua devozione a Dio e alla Chiesa cattolica. Verso la fine del 1527 il re chiese a More il suo parere sull’annullamento del matrimonio, ma non trovò da parte sua che una netta opposizione, reazione che lo fece andare su tutte le furie. Inizia così l’ultimo capitolo della storia di San Tommaso, quello che lo porterà al martirio e alla santi-

ficazione, quello che Fred Zinnemann, riadattando un’opera teatrale di Robert Bolt, ha deciso di raccontare nella sua pellicola ! (" " # % '('' &' "! , pluripremiato film del 1966 che avremo il piacere di guardare insieme, al teatro parrocchiale di Novafeltria, sabato 20 giugno alle 21. Senza anticiparvi troppo della trama, considerato che conosciamo già il finale, vi basti sapere che, deciso a sposare Bolena ad ogni costo per avere un erede maschio al trono, il re affidò a Tommaso Moro una della più alte cariche dello Stato inglese, quella di Lord Cancelliere (una sorta di consigliere personale del re e capo supremo del sistema giudiziario), nella vana speranza di fargli cambiare proposito. Il santo accettò a malincuore, mantenendo comunque la propria posizione quanto al ripudio di Caterina. Quando Enrico VIII, però, agli inizi del 1531, pretese di essere riconosciuto capo supremo della Chiesa d’Inghilterra, non potendo giurare la sua sottomissione al sovrano, More si dimise adducendo motivi di salute. Per diciotto mesi il re lo lasciò a vivere tranquillo, pur senza una rendita e abbandonato dagli amici. Avendo, infine, capito che non avrebbe mai avuto la fedeltà

«NON SI PUÒ ESSERE Signore, donami una buona digestione e anche qualcosa da digerire. Donami la salute del corpo e il buon umore necessario per mantenerla. Donami, Signore, un’anima semplice che sappia far tesoro di tutto ciò che è buono e non si spaventi alla vista del male ma piuttosto trovi sempre il modo di rimetter le cose a posto. Dammi un’anima che non conosca la noia, i brontolamenti, i sospiri, i lamenti, e non permettere che mi crucci eccessivamente per quella cosa troppo ingombrante che si chiama “io”. Dammi, Signore, il senso del buon umore. Concedimi la grazia di comprendere uno scherzo, per scoprire nella vita un po’ di gioia e farne parte anche agli altri. Amen. Tommaso Moro

Nasce l’Ufficio diocesano per la 5 " !' ! % ) )" % ##"%'" '% ! &0 % &'" % &#"!& '+ % & #% # % "&'%(* "! (! &" '+ # 0 (&' &" 6 Questa domanda rivolta da un giovane della Comunità di Vita Cristiana a Papa Francesco lo scorso 30 aprile ha guidato anche la riflessione scaturita dal primo incontro del neonato Ufficio per la Pastorale sociale e del Lavoro. Tra i compiti che l’Ufficio si propone di curare ci sono infatti quegli aspetti della vita sociale nei quali noi “donne e uomini fedeli a Cristo, ci impegniamo a trasformare con la forza del Vangelo” ( " # ! " "''% ! &" & ). Su accorato invito del nostro Vescovo Mons. Andrea Turazzi noi laici, provenienti da diverse realtà associative e pastorali, abbiamo raccolto la sfida di promuovere, coordinare e animare tutte le esperienze che fossero legate a temi quali: lavoro, formazione nella dottrina sociale, custodia del creato, pace e vita politica. Proprio sulla vita politica si è concentrata la nostra riflessione, riconoscendolo come ambito cardine della vita sociale e strumento principe per la realizzazione del bene comune a cui la Chiesa,


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SPECIALE SINODO

Verso il Convegno di Firenze

VOI SIETE QUI 9HUVR LO &RQYHJQR HFFOHVLDOH ´)LUHQ]H ¾ Continua il percorso verso Firenze. In realtà si tratta del cammino verso una piÚ proIRQGD FRPSUHQVLRQH GHOO¡´XPDQR¾ RYYHUR GL FLz FKH O¡XRPR q H GL FLz FKH SHU FRQ verso, contraddice la sua essenza. Nelle schede precedenti - questa è la terza - si è visto come il tema sia da approfondire opportunamente, riproponendo la questione GHOOD QDWXUD VWHVVD GHOO¡XRPR GHOOD VXD YRFD]LRQH GHOOD VXD GLJQLWj /D JUDQGH]]D GHOO¡XRPR VHPEUD FRQWUDGGHWWD GDOOD FXOWXUD GRPLQDQWH 1H FRQVHJXRQR SHUGLWD GL VHQVR LUULOHYDQ]D GHOOD VLQJROD SHUVRQD R GHOOD SHUVRQD IHULWD FKLXVXUD QHOO¡LQGLYLGXDOL smo, manipolazione sul piano biologico e psicologico, cosificazione e chiusura alla trascendenza. Papa Francesco parla di una cultura dello scarto. Lo studio che stiamo affrontando si caratterizza anche per una certa militanza e una sana aggressività : la posta in gioco è davvero epocale. Dobbiamo riconoscere, tuttavia, che la situazione SUREOHPDWLFD LQ FXL YHUVD O¡XPDQR FRVWLWXLVFH XQD JUDQGH RSSRUWXQLWj SHU ULIOHWWHUH 5LWRUQD SL FKH PDL DWWXDOH LO JULGR GL 6DQW¡$JRVWLQR ´)DFWXV VXP PLKL WHUUD QLPLDH GLIILFXOWDWLV¾ /D ULVSRVWD DOOH VILGH SRWUj SRUWDUFL DOOD ULDIIHUPD]LRQH GL XQ XPDQHVLPR integrale: uomo, unità di anima e di corpo, dotato di coscienza e libertà , con una diPHQVLRQH SHUVRQDOH H XQD FRPXQLWDULD FRQ XQ¡LQGROH VWRULFD H WUDVFHQGHQWH 4XHVWH le conquiste del pensiero occidentale insieme alle acquisizioni della rivelazione cristiaQD O¡LQFRQWUR FRQ O¡XRPR SLHQDPHQWH UHDOL]]DWR *HV &ULVWR ´(FFH KRPR¾ SURFOD mava Ponzio Pilato, senza sapere la portata della sua affermazione. Dopo la prima scheda ricca di suggestioni e interrogativi, la seconda ci ha aiutato a mettere al centro OD TXHVWLRQH GHO ´VHQVR¾ OD VDFUDOLWj GHOOD YLWD XPDQD H LO ULFRQRVFHUVL ILJOL 4XHVWD WHU]D VFKHGD FL LQWURGXFH DG XQ¡DOWUD WDSSD LQWHQGHUH O¡XRPR FRPH XQ HVVHUH DSHUWR DOO¡DXWRWUDVFHQGHQ]D /¡XPDQR WURYD OD VXD UHDOL]]D]LRQH QHOOD UHOD]LRQH FRQ O¡DOWUR QHOO¡XVFLUH GD Vp SHU LQFRQWUDUH O¡DOWUR H FRVu ULWURYDUH SLHQDPHQWH VH VWHVVR /¡XRPR SRL q FKLDPDWR DG ROWUHSDVVDUVL FRQWLQXDPHQWH QHOOD ILGXFLD YHUVR JOL DOWUL H QHOO¡DSHU WXUD YHUVR O¡LQILQLWR H LO PLVWHUR /¡XRPR FKH VL PHWWH LQ JLQRFFKLR QRQ q PHQR XRPR La presente scheda suggerisce al lettore di raccogliere le esperienze di umanesimo che non mancano, anzi, costituiscono un patrimonio di cui non sempre ci si rende conto.

BUON MIELE PER LE NOSTRE COMUNITĂ€ Orientarsi nella molteplicitĂ delle proposte &H OR VLDPR JLj GHWWR LO FDUQHW GHJOL DSSXQWDPHQWL H GHL WHPL q VWUDFROPR $OORUD F¡q perfino chi decide, in mezzo a tante chiamate, di starsene in pace a casa sua per EDGDUH DL IDWWL VXRL $OO¡LPPDJLQH GHO PRWRUH FKH JULSSD SHU HFFHVVR GL WHPSHUDWXUD - immagine che rappresenta un aspetto reale di questo tempo - SUHIHULVFR O¡LPPDJL QH GHOO¡DOYHDUH GRYH ODERULRVH H LQGDIIDUDWLVVLPH DSL IDQQR EXRQ PLHOH ,O PLHOH FROD IRUWXQDWR FKL VD IDUQH WHVRUR VHQ]D LQGLJHVWLRQH 7DOH q O¡DJHQGD SDVWRUDOH LQ TXHVWR SHULRGR &¡q OD ULFHUFD GL TXHO QXRYR DVVHWWR LQ XVFLWD PLVVLRQDULD DO TXDOH VL dedicano incontri e per il quale si cercano pareri. Sta di fronte a noi la preparazione, LQ SUHJKLHUD H VWXGLR GHO 6LQRGR FKH VL FHOHEUHUj QHO SURVVLPR RWWREUH &¡q O¡RUJD nizzazione in diocesi del giubileo straordinario indetto da papa Francesco. E adesVRÂŤ VL DJJLXQJH LO FDPPLQR YHUVR )LUHQ]H &KH IDUH" 6L ID TXHOOR FKH VL SXz FRQ calma. Affrontando una ad una le proposte e accogliendo tutta la ricchezza di pensiero e di stimoli che possono giovare alle nostre comunitĂ .

I DELEGATI DIOCESANI A FIRENZE Accompagnati dal Vescovo D. Gabriele Mangiarotti e Luca Foscoli Vicariato Val Foglia/Val Conca Graziano Bartolini e Cristiano Paci Vicariato San Marino Federico Nanni e Paola Galvani Vicariato Val Marecchia PER COINVOLGERE TUTTI Proposta di assemblee vicariali $ VHWWHPEUH LQ FLDVFXQ YLFDULDWR VL WHUUj XQ¡DV semblea preparatoria al Convengo di Firenze aperta a tutti. Immaginiamo la presenza delle comunità parrocchiali in tutte le loro componenWL FRPH QHOOH DVVHPEOHH GRPHQLFDOL /¡LQYLWR con le precisazioni necessarie, arriverà a fine estate. Animeranno ciascuna assemblea il Vescovo e i delegati diocesani che raccoglieranno pensieri, voci ed esperienze. Scegliere giorni e RUDUL q VWDWR XQ¡LPSUHVD FRPSOLFDWD ,QHYLWDELOL L compromessi. LunedÏ 21 settembre: vicariato Val Marecchia a Novafeltria. MartedÏ 22 settembre: vicariato San Marino a Domagnano. MercoledÏ 23 settembre: vicariato Val Foglia/ 9DO &RQFD D &DUSHJQD /¡RUDULR H OR VFKHPD delle assemblee saranno identici per ogni vicariato. Inizio e accoglienza ore 20; segue un momento di preghiera di fronte ad una riproduzione del volto di Cristo, uomo nuovo, caro alle comunità del vicariato. Un breve video presenterà il Convegno. A questo punto i partecipanti divisi per gruppo - approfondiranno uno dei cinque verbi che indicano altrettante vie verso O¡XPDQLWj QXRYD XVFLUH DQQXQFLDUH DELWDUH educare, trasfigurare. Nella seconda parte della serata si tornerà in assemblea e ogni comunità parrocchiale racconterà , con il linguaggio preferito, una esperienza di umanesimo vissuto. La serata si chiuderà con una preghieratestimonianza dedicata alla figura di un santo o beato significativo per il vicariato. Alle ore 23 tutto sarà concluso.


MONTEFELTRO LE R RA AGIONI DELLA NOSTR RA A SPERANZA

II

SPECIALE SINODO

Dio incontra le periferie

PER PAR RTIRE (Dalla Traccia Firenze 2015)

Per queste rag gioni on sap ppiamo di d do over FHUFDUH O¡DXWHQWLFD mente umano non sul piano deellle idee, taalmente allte e nobili da rischiarre di restaare astratte o, peeggiio, deegenerrarre in ideolog gie, beensĂŹ in Crristo GesĂš, neel suo esserr--uomo. E cosĂŹ Di Dio si rivela ella in una sup prema tenVLRQH YHUVR O¡XRPR 'LR q SHU O¡XRPR VL mette al serrvi viiziio GHOO¡XRPR 'LR SHU prrimo ² FRPH V¡LQ tuisce neella cosiddetta paarabola deel figl fi glliol prrodiigo ((ccfrr. Lc 15,20) ² esce inn FRQWUR DOO¡XRPR OR O R rag ggiiun nge lĂŹ, dove si trrovva, peersino nellla lontananza estrrema deel suo peccato, neella prrecar ecarietĂ deella sua esistenza ormai miina nata daalla PRUWH /¡XRPR q OD peeriferria prresso llaa qualle Dio si reca in GesĂš Cr Cristo: al suo peccato non è opposto un rifiiuto sdegnoso, poiichĂŠ ormaaii di esso Crriisto accetta di farsi carrico (ÂŤDiio peerr noi lo fece peccatoÂť: 2 Cor 5,21). La kenosis, lo svuotamento di Vp O¡XVFLWD GD Vp q LO prrimo parrad digma di un uman nesimo nuoYR H ´DOWURÂľ H OD YLD paarad dossalle di XQ¡DXWHQWLFD OLEHUWj caapace di costrruirre frraterrnitĂ . nitĂ

Dal carcere di Padova: uscire da sÊ per ritrovarsi Il Consorzio Giotto in questi anni ha attivato una serie di lavorazioni carcerarie in vari settori che oggi coinvolgono circa 120 detenuti. Tra le lavorazioni attive, si segnalano, oltre alla pasticceria e alla cucina, il FDOO FHQWUH O¡DVVHPEODJJLR GL YDOLJLH H ELFLFOHWWH H OD UHDOL]]D]LRQH GL EXVLQHVV NH\ SHU OD ILUPD GLJJLWDOH La filosofia del Consorzio punta sul coinvolgimento e la motivazione delle persone e sulla ricerca della TXDOLWj WRWDOH ,O SURGRWWR GHY¡HVVHUH FRPSHWLWLYR DWWHVWDQGRVL VXL piÚ alti standard del mercato, come certificano i numerosi riconoscimenti e i premi conferiti alla sua produzione dolciaria dalle piÚ importanti istituzioni e riviste di settore. Allo stesso tempo il Consorzio, nel corso degli anni, ha permesso in varie occasioni di DSULUH LO FDUFHUH DOOD VRFLHWj H YLFHYHUVD 4XL LO ODYRUR q XQ¡RFFDVLRQH GL UHGHQ]LRQH GL XVFLWD GDOOH SURSULH VWRULH SHU DSULUVL DG XQD QXRYD VROLGDULHWj &RVu VFULYYH XQ SURWDJRQLVWD GHOO¡HVSHULHQ]D ´/D PLDD YLWD qui inn carcerre è miggliore di prima di entrare. Sono condannato per brutti reati. Mi verrgogno. Da quando lavoro onestaam mente, sto capendo i valori dellla vita. Ho imparatto che, con un lavoro onestoo, sii può viverre una vita buona. Anche se mi trovo in carceerre prendo uno stipendio, pago le tasse, pago le spese dellla giustizzia e mando soldi allla mia famiglia. Io ho tolto la vi ta ad XQ HVVHHUH XPDQR FKH RJJJJL SRWHYD HVVVHUH PLRR IUDWHOOR +R GLVWUXWWR GXXH IDP DPLJOLH OD IDPLJOLD GHOOD YLWWWLPD H OD PLDD IDPLJOLD Due anni fa ho adottato un bambino in Africa; si chiam ma Cristiano Dinja. Ho fattto questo picccolo gesto perrchÊ vorrei, come SRVVVR GDUH H VRVWHQHUH XQ¡DOWUD YLWD¾ (Giovanni Dinjaa). )

PER IL CONFRONTO San Paollo aii F Filipp ilippesii 2, 5-11 11 Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo GesÚ, il quale, pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio; ma spogliò se stesso, assumendo la condizione di servo e divenendo simile agli uomini; apparso in forma umana, umiliò se stesso facendosi obbediente fino DOOD PRUWH H DOOD PRUWH GL FURFH 3HU TXHVWR 'LR O¡KD HVDOWDWR H JOL KD GDWR LO QRPH FKH q DO GL VRSUD GL RJQL altro nome; perchÊ nel nome di GesÚ ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che GesÚ Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre. Santa Terresa di L Lisi isieuux, 6WRULD GL XQ¡DQLPD Manoscrittto A, 134 Sentii che la carità mi entrava nel cuore, col bisogno di dimenticare me stessa per far piacere agli altri, e da allora fui fe felice!. San Giovanni Paollo III, Redemptor Hominis Š/¡XRPR QRQ SXz YLYHUH VHQ]D DPRUH (JOL ULPDQH SHU VH VWHVVR XQ HVVHUH LQFRPSUHQVLE ELOH OD VXD YLWD q SULYD GL VHQVR VH QRQ JOL YLHQH ULYHODWR O¡DPRUH VH QRQ V¡LQFRQWUD FRQ O¡DPRUH VH QRQ OR VSHULPHQWD H QRQ lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente. E perciò appunto Cristo Redentore - come è stato già detto ULYYHOD SLHQDPHQWH O¡XRPR DOO¡XRPR VWHVVR 4XHVWD q - se cosÏ è lecito esprimersi - la dimensione umana del PLVWHUR GHOOD 5HGHQ]LRQH ,Q TXHVWD GLPHQVLRQH O¡XRPR ULWURYD OD JUDQGH]]D OD GLJQLWj H LO YDORUH SURSUL GHOOD VXD XPDQLWj 1HO PLVWHUR GHOOD 5HGHQ]LRQH O¡XRPR GLYLHQH QXRYDPHQWH ´HVSUHVVR¾ H LQ TXDOFKH PRGR q QXRYDPHQWH FUHDWR /¡XRPR FKH YXRO FRPSUHQGHUH VH VWHVVR ILQR LQ IRQGR - non soltanto secondo immediati, parziali, spesso superficiali, e perfino apparenti criteri e misure del proprio essere - deve, con la sua inquietudine e incertezza ed anche con la sua debolezza e peccaminosità , con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo.

PER RIFLETTERE 6RQR FDSDFH GL GRQDUH JHVWL FRQFUHWL GL DPRUH DVFROWR DWWHQ]LRQH GLVSRQLELOLWj  DL IDPLOLD ri, ai colleghi di lavoro, alle persone della mia comunità ? Quanto incide la fede cristiana nel motivare e realizzare questi miei gesti di prossimità ? 3RVVLDPR GLUH FKH OH SHUVRQH GHOOD QRVWUD SDUURFFKLD ´JDUHJJLDQR QHOOR VWLPDUVL D YLFHQGD¾" Abbiamo in parrocchia o nel gruppo qualche realizzazione di umanesimo da raccontare? Nelle nostre attività ed iniziative coltivviamo uno spirito di diocesanità ?


MONTEFELTRO

III

SPECIALE SINODO

2OWUHSDVVDUVLÂŤ YHUVR L IUDWHOOL

LE R RA AGIONI DELLA NOSTR RA A SPER RA ANZA

PER PARTIRE /D ILGXFLD QHOO¡DOWUR XQ ULVFKLR GD FRUUHUH La tragedia del volo Germaawings da Barcellona a Dusseldorf, precipitato sulle Alpi francesi con SHUVRQH D ERUGR KD SURGRWWR TXDOFRVD GL VLLP PLOH DOO¡LLQ QFULLQ QDWXUD VXO SDYLPHQWR R QHO WHUUHQR sul quale camminiamo e che siamo abituati a considerare solido e stabile. Fuori di metaffora, quel terreno è la fiducia collettiva che, fin da bambini, siamo chiamati ad avere nel prossimo. E non solo in chi ci vu vuole bene. Ogni gesto, dal piĂš elementare che compiamo ogni mattina, è possibile VROR GHQWUR TXHVWD ILGXFLD QHOO¡DOWUR 6u OD QRVWUD YLWD q IRQGDWD VX XQD SURIRQGD IL ILGXFLD FKH tutti, benchĂŠ diversi o magari divisi e avversari, si tenda ad un bene comune. Ăˆ proprio del nostro DNA il mettere la vita nelle mani del prossimo e, a nostra volta, di essere custodi della loro. Smettere di fidarsi è come smettere di respirare. Abbiamo questa legge scritta dentro: è giĂ nel riflesso spontaneo, naturale, con cui il neonato stringe forte il dito che gli offfriamo. Eppure QHVVXQR SXz JDUDQWLUFL FKH VLD VHPSUH FRVu ( DOORUD F¡q FKL QRQ FL SHQVD &¡q FKL WURYD PRGR GL GLVWUDUVL &¡q FKL FRQILGD QHOOD IRUWXQD &¡q - persino - FKL VL DIILGD DOO¡RURVFRSR I cristiani sanno che occorre fidarsi nonostante tutto e - aggiungo - afffidarsi. Afffid idarsi a chi? Sanno bene che nemmeno la prossima mattina è garantita e che è stato scritto: ÂŤNessuno conoVFH LO JLRUQR H O¡RUDÂŞ ( WXWWDYLD L FULVWLDQL QRQ YLYRQR QHOOD SDXUD FHUWL GL QRQ HVVHUH DWRPL VPDU ULWL QHOO¡XQLYHUVR FHUWL GL QRQ HVVHUH FRVH GD QXOOD 6DQQR GL HVVHUH ILJOL 4XHVWR q LO IRQGDPHQWR GHOO¡DQWURSRORJLD FULVWLDQD

PER IL CONFRONTO Vangelo di Giovanni 6 6,3 ,3 ,3-12 Š$O]DWL TXLLQ Š$ QGL JOL RFFKL *HV YLGH FKH XQD JUDQGH IROOD YHQLYD GD OXL H GLVVH D )LOLSSR ´'RYH SRVVLDPR FRPSUDUH LO SDQH SHUFKp FRVWRUR DEELDQR GD PDQJLDUH"¾ 'LFHYD FRVu SHU PHWWHUOR DOOD SURYD HJOL LQIDWWL VDSHYD EHQH TXHOOR FKH VWDYD SHU IDUH *OL ULVSRVH )LOLSSR ´'XHFHQWR GHQDUL GL SDQH QRQ VRQR VXIILFLHQWL QHSSXUH SHUFKp RJQXQR SRVVD ULFHYHUQH XQ SH]]R¾ *OL GLVVH DOORUD XQR GHL GLVFHSROL $QGUHD IUDWHOOR GL 6LPRQ 3LHWUR ´&¡q TXL XQ UDJD]]R FKH KD FLQTXH SDQL G¡RU ]R H GXH SHVFL PD FKH FRV¡q TXHVWR SHU WDQWD JHQWH"¾ 5LVSRVH *HV ´)DWHOL VHGHUH¾ &¡HUD PRO ta erba in quel luogo. Si sedettero dunque ed erano circa cinquemila uomini. Allora GesÚ prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuÏ a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, ILQFKp QH YROOHUR ( TXDQGR IXURQR VD]LDWL GLVVH DL GLVFHSROL ´5DFFRJOLHWH L SH]]L DYDQ]DWL SHU FKp QXOOD YDGD SHUGXWR¾ª Epistolla a Dioognetoo, V V--VI I cristiani non si diffferenziano dagli altri uomini nÊ per territorio, nÊ per il modo di parlare, nÊ per la fogggia dei loro vestiti. Infatti non abitano in città particolari, non usano qualche strano OLQJXDJJLR H QRQ DGRWWDQR XQR VSHFLDOH PRGR GL YLYHUH >@ 5LVLHGRQR SRL LQ FLWWj VLD JUHFKH che barbare, cosÏ come capita, e pur seguendo nel modo di vestirsi, nel modo di mangiare e nel resto della vita i costumi del luogo, si propongono una forma di vita meravigliosa e, come tutti hanno ammesso, incredibile. Abitano ognuno nella propria patria, ma come fossero stranieri; rispettano e adempiono tutti i doveri dei cittadini, e si sobbarcano tutti gli oneri come fossero stranieri; ogni regione straniera è la loro patria, eppure ogni patria per essi è terra straniera. Come tutti gli altri uomini si sposano ed hanno figli, ma non ripudiano i loro bambini. Hanno in comune la mensa, ma non il letto. Vivono sulla terra, ma hanno la loro cittadinanza in cielo. Osservano le leggi stabilite ma, con il loro modo di vivere, sono al di sopra delle leggi. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. Sono poveri e rendono ricchi molti; sono sprovvisti di tutto, e trovano abbondanza in tutto. Insomma, per parlar chiaro, i cristiani rappresentano nel PRQGR FLz FKH O¡DQLPD q QHO FRUSR /¡DQLPD SRL GLPRUD QHO FRUSR PD QRQ SURYLHQH GD HVVR HG anche i cristiani abitano in questo mondo, ma non sono del mondo.

PER RIFLETTERE Riusciamo ad intravedere e custodire la dignità umana anche nelle persone anziane, malate, ffeerite? Emergono posizioni culturali diverse da quella cristiana: ci sentiamo impegnati a co QRVFHUOH SHU FRJOLHUQH O¡RULJLQH H YDOXWDUQH LO FRQWHVWR" Come aiutarci a non rimanere disorientati di fronte alle sfide che il nostro tempo ci SUHVHQWD" 4XDOH DWWHJJLDPHQWR SUHYDOH YHUVR WDOL VILGH O¡DWWHJJLDPHQWR SURSRVLWLYR R rassegnato, indiffferente o responsabile?

(Dalla Traccia Firenze 2015)

Nellla viita di GesÚ possiamo rriintrracciiare le due dirrettr etttrrici prrinccipaali di u un n semprre nuovvo umanesimo: la cu ur a e l a prreghierra. La cu ura, eserciitata second do llo o stiile le di GesÚ, è una coordinata imprresciind ndibiOH GHOO¡HVVHUU--uomo come llui. ui. Essa signifiica custod dire, prrendeersi in caarrico, toccarre, fasciiarre, dedicarre attenziione, prroprrio come faceva GesÚ, alllorcchÊ si ferrmava a cogllierre il grrido d del el ciieco nato o deell lebbrroso o deella can nanea che lo no per rincorrreva evan strrad da, o quando cerrcava di incrrroci ociiaUH OR VJXDUGR GHOO¡H morroiissa in mezzo allla caalcaa, o quando soccorreva il paarallitiico semprre da tutti es emaargiinato prres e so la fonte di Betzaetà . E come aanc ncora il crristiianesimo fa sin daai suoi inizii, con la testiimonianza di Paollo che si fa compaagno d dii strrad da di tutti, senza riserrve ve e senza paarziiallità t di allcu un generre, sottoponendosi allla legge e al contempo prrocllama aman nd dosii u un n fuorri legge, facendosi debolle e serrvo vo di tutti (cfrr. 1 Cor 9,22).


MONTEFELTRO LE RAGIONI DELLA NOSTRA SPERANZA

IV

SPECIALE SINODO

Oltrepassarsi... verso Dio PER PART TIRE In ginocchio e pienamente uomo ,O 6DOPR q WUD L SL EHOOL GHO 6DOWHULR &RJOLH O¡XRPR QHOOD PHUDYLJOLD GDYDQWL DOOD EHOOH]]D GHO FUHDWR Š2 Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra. A questo proposito un famoso miGUDVK ULSRUWD OD VHJXHQWH GRPDQGD GHO GLVFHSROR ´3HUFKp LO SRHWD QDUUDWRUH QHO SURFODPDUH OD PDJQLIL XQD H OH VWHOOH H QRQ QRPLQD LO VROH"¾ FHQ]D GHOOD FUHD]LRQH HOHQFD VROWDQWR OH FUHDWXUH QRWWXUQH FRPH OD OX ´3HUFKp 'DYLGH - risponde il maestro - compose questo salmo di notte, allorchÊ fu risvegliato dal suono OHJJHUR GHOO¡DUSD DFFDUH]]DWD GDOOD EUH]]D QRWWXUQD FKH SHQHWUDYD GDOOD ILQHVWUD )X DOORUD FKH 'DYLGH VL DIIDFFLz H IX LVSLUDWR GDOOD PHUDYLJOLD GHOOD QRWWH G¡2ULHQWH¾ $ TXHVWR SXQWR VRUSUHQGH OD FRQFOXVLRQH GHO PLGUDVK GHO WXWWR LQDWWHVD ´4XDQGR FRPSUL XQD FDVD R SUHQGL XQD FDVD LQ DIILWWR SUHQGLOD FRQ ILLQ QHVWUH JUDQGL¾ )XRUL GL PHWDIRUD O¡XRPR FKH OR VDSSLD R QRQ OR VDSSLD DQFKH VH QRQ DEEUDFFLD OD IHGH FULVWLD na, è fatto per la trascendenza.

PER IL CONFRONTO ((Da Daalla Trracciia Fiirenze 20115) Nellla prreghierra sono trrad ad dotti in invocaaziione ogni grrido G¡DDLLXWR RJQL IDWLFD peersino ogni aapp pparente bestemmiia, a ma anche ogni grrazzie, tutto comprrendeend do aallla luce deel Van ngello, tutto vedeend do con lo sguar guardo di di Dio, tutto ascolltan tand do con le orecchie di Di Di o peer dirrla con una suggestiva essprressione di don don D Diivo Barrsotti - affinchÊ la cu ura non si risolva in merra fi fillantrropiiaa. Ogni auteentica liturrgiia, deel resto, con le sue prreziose riserve di contem mpl pllazzione, one è una cu ura oran nte e, al contempo, una prreghierra effiicace. E la stessa viita t familiarre ha bisogno di nutrrirsi di questo linguag ggiio deellla JUDWLWXGLQH H GHOO¡DI fiida dam mento, peer rigenerrarre e far fiiorirre i legaami m trra i suoi membrri. La cu ura e la pree ghierra sono i due modi in cui GesÚ stesso viive ve la prroo prria attiitud dine a metterrsi grratuitamente e peer pu uro dono - in rellaa ziione con glli alltrri e FRQ O¡$ $OOWUR

Salmo 8 O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra: sopra i cieli si innalza la tua magnificenza. Con la bocca dei bimbi e dei lattanti afffermi la tua potenza contro i tuoi avversari, per ridurre al silenzio nemici e ribelli. issate, Se guardo il tuo cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai ffis FKH FRVD q O¡XRPR SHUFKp WH QH ULFRUGL H LO ILJOLR GHOO XRPR SHUFKp WH QH FXUL" (SSXUH O¡KDL IDWWR SRFR PHQR GHJOL DQJHOL GL JORULD H GL RQRUH OR KDL FRURQDWR gli hai dato potere sulle opere delle tue mani, tutto hai posto sotto i suoi piedi; tutti i greggi e gli armenti, tutte le bestie della campagna; gli uccelli del cielo e i pesci del mare, che percorrono le vie del mare. O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra. Dietricch Bonhofffer, Preghiera &¡q EXLR LQ PH LQ WH LQYHFH F¡q OXFH VRQR VROR PD WX QRQ P¡DEEDQGRQL QRQ KR FRUDJJLR PD WX PL VHL G¡DLX XWR VRQR LQTXLHWR PD LQ WH F¡q OD SDFH &¡q DPDUH]]D LQ PH LQ WH SD]LHQ]D QRQ FDSLVFR OH WXH YLH ma tu sai qual è la mia strada. 7X FRQRVFL WXWWD O¡LQIHOLFLWj GHJOL XRPLQL tu rimani accanto a me, quando nessun uomo mi rimane accanto, tu non mi dimentichi e mi cerchi, tu vuoi che io ti riconosca e mi volga a te. Signore, odo il tuo richiamo e lo seguo, aiutami! Signore, qualunque cosa rechi questo giorno, il tuo nome sia lodato! Ermes Ronchi, Come un girasole Quando sei distratto, i tuoi pensieri non stanno pregando, e tuttavia tu preghi: pregano il tuo corpo e il tuo tempo. Prega la vita quando, per quel tempo, vuoi non anteporre nulla a Dio. E stai lÏ, alla presenza GHOOD 3UHVHQ]D 4XHVWD GHFLVLRQH GHO FXRUH FKH FRV¡q VH QRQ XQD GLFKLDUD]LRQH G¡DPRUH" 3UHJDUH QLHQWH SULPD GL 'LR 1RQRVWDQWH WXWWH OH GLVWUD]LRQL $OORUD VSH]]L LO WXR WHPSR GDYDQWL D OXL IHUPL O¡RURORJLR IDL dono al Signore non tanto delle parole, ma di un frammento della tua vita, gli doni il tuo desiderio, sotto i tuoi mille pensieri, sempre al lavoro, come api in un alveare di ffaatica e di miele. Tu non sei i tuoi pensieUL F¡q XQ LR SL SURIRQGR GHL SHQVLHUL H GHOOH GLVWUD]LRQL SL SURIRQGR GHOOH HPR]LRQL H GHOOD YRORQWj TXDOFRVD FKH WXWWH OH UHOLJLRQL KDQQR VHPSUH FKLDPDWR ´FXRUH¾ /u LQ TXHOO¡LR SL SURIRQGR FKH YLHQH prima, che viene prima di tutte le divisioni, lÏ è la porta di Dio, dove va e viene il Siggn nore, lÏ nasce la SUHJKLHUD VHPSOLFH OD SUHJKLHUD EUHYH GRYH QRQ FRQWD OD GXUDWD PD GRYH O¡LVWDQWH GHO FXRUH VL DSUH VXOO¡HWHUQR H O¡HWHUQR VL LQVLQXD QHOO¡LVWDQWHª

PER RIFLETTERE Pregare o dire preghiere? Pregare, mettersi in ginocchio, è una forma di debolezza? Quando? In che modo la preghiera entra nella tua vita e la cambia? Quali sono le esperienze piÚ belle di preghiera che vive la tua comunità ? Come può la vita entrare di piÚ nelle nostre liturgie? Vi è la consapevolezza della preghiera come forza per cambiare il mondo?


MONTEFELTRO

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GIORNATA PER LA POLITICA

PREGHIERA PER LA “POLITICA”

O MORO PATRONO DEI POLITICI

di Tommaso, lo fece imprigionare nella Torre di Londra, dove restò fino al 1535 quando, processato per alto tradimento, fu condannato a morte per decapitazione. “Se riusciste a vedere le cose come sono senza quell’orrendo senso morale voi sareste uno statista. Spiegatemi come potete ostacolare tali misure per amore della vostra personale coscienza? Vi piacerebbe, vero, governare il Paese con le preghiere? Scendete dalle nuvole. Dovevate fare il prete!”: queste obiezioni che forse ancora oggi qualche politico cattolico avrà sentito muovere contro il suo modo di fare, vengono nel film più volte pronunciate verso Tommaso Moro, per convincerlo che con la sua condotta sta mettendo in pericolo la stabilità dello Stato, data l’incapacità di Caterina di dare un erede maschio al re. Tuttavia Tommaso non desiste; sa che prima di ogni cosa il suo dovere è verso Dio; nella sua coscienza non ha dubbi su quale sia il vero Bene: la difesa dell’indissolubilità del matrimonio, il rispetto del patrimonio giuridico ispirato ai valori cristiani, la garanzia della libertà della Chiesa di fronte allo Stato.

E SOLO SPETTATORI» Pastorale sociale e del Lavoro madre e maestra di umanità, collabora attraverso la sua opera di evangelizzazione. Ci sentiamo molto incoraggiati dal santo Padre che esorta: « % #" ' - %' % )) %" (! )"%" %' % # % , &" ! ! % '(''" "%!" "! $( 7 '('' "%! "! $( 7 "&'%( % ! " (! ! #"%' % %" ' !' !' ! #"%' % %" ' !' # ' % ,! "! " % ! ! **" &" '+ & !* &#"% % & (! #" " ! " ("% # % $( &'" ) % # % "!" # % "!" "!' !( %" $( &'" !"! ' & "% 5 " % " !"! " #" ' # % , !"! )" " # %6 4 5 !"! ! ) !' !"% ' (' !"! # % & ' &#"% ! # % "!" ) ) !' 6 % % 32. Noi vogliamo cogliere questo invito, essendo ben consapevoli che anche noi cristiani della Diocesi di San Marino-Montefeltro non possiamo esimerci dall’assumere su di noi l’impegno politico, impegno che Papa Francesco definisce “martiriale”: un impegno che ha delle sue regole precise che non possiamo ignorare, che potrebbero porta-

Dal 20 al 22 giugno, giorno della ricorrenza della festa di San Tommaso Moro patrono dei Politici e Governanti, nella nostra diocesi si celebrerà una tre giorni per riaffermare la considerazione che la Chiesa ha della politica quale forma alta di carità. Il politico, infatti, è colui che per amore si dedica alla vita sociale e al suo buon funzionamento, consapevole che lo scopo della politica è il raggiungimento del bene comune fondato sulla dignità, unità e uguaglianza di tutte le persone. Il bene comune non consiste nella semplice somma dei beni particolari di ciascun soggetto ma, essendo di tutti e di ciascuno, è indivisibile perché soltanto insieme è possibile raggiungerlo, accrescerlo e custodirlo. Le esigenze del bene comune sono strettamente connesse al rispetto e alla promozione integrale della persona e dei suoi diritti fondamentali: l’impegno per la pace, l’organizzazione dei poteri dello Stato, un solido ordinamento giuridico, la salvaguardia dell’ambiente, la prestazione di quei servizi essenziali delle persone, alcuni dei quali sono al tempo stesso diritti dell’uomo: alimentazione, abitazione, lavoro, educazione e accesso alla cultura, trasporti, salute, libera circolazione delle informazioni e tutela della libertà religiosa. Il bene comune impegna tutti i membri della società: nessuno è esentato dal collaborare, a seconda delle proprie capacità, al suo raggiungimento e sviluppo. La responsabilità di conseguire il bene comune compete, oltre che alle singole persone, in modo particolare allo Stato, poiché il bene comune è la ragion d’essere dell’autorità politica. Lo Stato deve garantire coesione, unitarietà e organizzazione alla società civile di cui è espressione, in modo che il bene comune possa essere conseguito con il contributo di tutti i cittadini perseguendo la promozione integrale della persona. Dato da un lato questo importantissimo compito affidato ai politici e dall’altro l’oggettiva difficoltà che la politica sta vivendo in Italia e a San Marino in questi ultimi anni e il crescente distacco avvertito tra classe politica e cittadino, cosa può offrire la comunità cristiana diocesana all’autorità politica con la giornata a loro dedicata? In primo luogo ciò che chiede San Paolo nella prima lettera a Timoteo (2, 1-8): 5 " ! " #% '(''" & !" " ! &(## %! % * !' # % '('' (" ! # % % # % '('' $( &' !!" #"' % # % , #"&& " "! (%% (! ) ' '% !$( ! '"& ' "6. Quindi si vuole offrire la forza della preghiera, perché i politici possano esercitare al meglio il proprio ruolo a servizio del bene comune. Per questo ogni giorno dal 20 al 22 giugno sarà caratterizzato da una preghiera particolare dedicata a chi è impegnato nel servizio della politica. In secondo luogo si offre la forza della testimonianza, rappresentata dalla vita di chi nell’esercizio dell’impegno politico ha realizzato un cammino di santificazione personale, di cui San Tommaso Moro è testimone esemplare e attuale. Per meglio conoscerne la vita è prevista la sera del 20 giugno un cineforum sul film ! (" " # % '('' &' "! . Per approfondire e attualizzare la testimonianza del patrono dei politici si svolgerà una conferenza pubblica nella serata del 22 giugno dal titolo “ " &" "%" ! '+ ! ! "& !* ! && " ''% ) %& & " # % #" ' " 6 Si tratta di un momento pubblico, aperto a tutta la cittadinanza e in particolare ai giovani, a cui saranno invitati esponenti politici e di governo.

re al conflitto con il sistema valoriale di riferimento. Questo impegno abbiamo convenuto che lo assumiamo anche votando, non solo con l’impegno in prima persona, con la difficoltà che possiamo provare nell’identificarci in un progetto politico come cristiani. S.E. pertanto invita a pregare per le persone che lavorano in politica, per chi ha questo compito “martiriale”, così che chi è in politica senta che ha alle spalle una comunità, perché i giovani sentano questa possibilità di vocazione nel ventaglio delle modalità di servizio e lavoro. Lo stesso Papa Francesco ci propone modelli di cristiani che hanno saputo fare della buona politica, che hanno dimostrato che si può diventare santi

facendo politica (De Gasperi, Schuman). Allora accogliamo l’accorato appello del nostro amato Pontefice: 1 " ''" " ( % " "! "! & #(/ ( % % "! & ' . 7 " ' !"% ' $( )" * "! ) 7 . #" ' %+ &" % % "%& ' %+ # % !"% - "! ' # % "!" ) ) !' !"! & " $( &' ( '(% " & %'" & %' '('' %' ! % '" # % , % '" " ! "%!" ) ! &'%(' '" # 0 "! !' % $( # %" '" "" 5 #" ' - (! "% # 0 ' % '+62


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LA DIOCESI IN FESTA

“RIMANETE NEL MIO AMORE… PERCHÉ LA MIA GIOIA SIA IN VOI E LA VOSTRA GIOIA SIA PIENA”

Sveva della Trinità eremita diocesana per sempre Domenica 10 maggio è stata veramente una giornata bellissima, la festa dei fiori con i suoi colori e profumi ha fatto da cornice ad un evento importante e tanto atteso per la nostra Chiesa: la professione di fede di Sveva della Trinità, per noi Giuseppina, l’eremita di Castello di Bascio che ha saputo conquistare in poco tempo il cuore di tutti. Credo che nessuna sposa abbia visto così tanti fiori mentre percorreva la strada che porta alla Cattedrale, ma lo sposo che l’attendeva non era uno qualunque, era il più bello, il più elegante di tutti: lo sposo era Gesù”. “Rimanete nel mio amore… perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. Nessuno potrà togliervi la vostra gioia” così è scritto nel ricordino di Sveva e quella gioia, che Giovanni sottolinea e ripete tre volte nel versetto 9,11 del Cap. 15, è la stessa che sin dai primi passi nell’entrata in Cattedrale traspare dal suo volto sorridente, felice di raggiungere un traguardo importante e “per sempre” desiderato sin da giovanissima quando confessò a sua madre di essersi innamorata di Gesù. Lungo la navata tra il bianco avorio dei paramenti dei sacerdoti spiccava il marrone del saio che anche in questa occasione importante caratterizzava la semplicità del suo ordine, ingentilito sola da una coroncina di roselline bianche posta sul capo e da un bouquet di fiori, quello di ogni sposa. Ogni passo era accompagnato dal canto melodioso delle suore agostiniane di clausura, alcune delle quali avevano, tanti anni fa, vissuto la sua iniziale vocazione in quanto ospite di quel Monastero su uno dei due cucuzzoli che caratterizzano Pennabilli. Man mano che si avvicinava all’altare diventava sempre più deciso e direi quasi

LA PROFESSIONE SOLENNE DI SUOR SVEVA

danzante per la “festa” che stava per iniziare. Forse è lo stesso passo di quando felice percorreva il sentiero della Rupe per rinchiudersi in quelle vetuste mura ed amare per sempre Gesù. L’emozione dei presenti, che gremivano la Cattedrale, era tangibile perché quella che si stava per celebrare era una liturgia del-l’Amore in quanto Sveva offriva solennemente e definitivamente la propria vita a Cristo Gesù. Sono stati molti i momenti cardine di questa celebrazione: – l’accensione della candela del battesimo di Sveva al cero pasquale, segno dell’innestarsi del dono della Professione eremitica nella consacrazione battesimale; – la risposta di Sveva alla domanda del Vescovo di seguire Gesù consegnandosi all’amore trinitario per tutto il tempo della sua vita; – il segno della prostrazione in forma di croce come disponibilità e resa incondizionata all’opera di Dio; – la Professione di Sveva, cioè la dedizione della propria vita al Signore e l’invocazione dello Spirito Santo da parte del Vescovo; – la consegna della Croce di Cristo sposo, simbolo del-l’evento nuziale con il quale l’amore trinitario la lega per sempre a sé. Al termine di questa bellissima celebrazione l’intervento della madre di Sveva (che pubblichiamo accanto) ha emozionato ulteriormente il cuore di tutti coloro che hanno voluto esprimere la loro gioia per la felicità di questa nuova sposa di Gesù con un lungo applauso come avviene in tutti gli sposalizi fondati su un grande amore. Virginia ragnetti

IL MESSAGGIO DELLA MADRE MARIA PIA

Oggi 10 maggio ricordiamo la Festa della Mamma. Io, Maria Pia, per chi non mi conosce sono la mamma di Sveva e con grande trepidazione, cercando di non piangere, desidero esprimere brevemente i miei pensieri. Fin da prima della nascita di Sveva, io e mio marito Servillo, ora in cielo, abbiamo offerto al Signore il dono immenso della nostra creatura. Poi Sveva è cresciuta in un mare di amore e tenerezza infinita. Come tutti i genitori siamo stati orgogliosi di lei, della sua bontà, della sua serietà e vivacità. Io, come mamma, già la vedevo sposa tra i fiori, con un bellissimo abito bianco, le damigelle, al braccio di un quasi “principe azzurro”. Poi Sveva, ancor giovanissima, si è innamorata come tutte le ragazze. Ma chi era quel suo grande amore? Era ed è Gesù: il più grande, tenero e potente di tutti gli innamorati. Così oggi Sveva oggi celebra il suo matrimonio. È proprio vero che Tu Signore, sai sempre riservarci sorprese imprevedibili!! Grazie, Sposo Divino, insieme al Padre allo Spirito Santo, abbi cura della mia bambina; donale salute, saggezza, gioia e tanti altri doni che solo Tu sai e puoi donarle. Affido anche a te, Madonna della Misericordia, la mia Sveva, tu che sei la Madre per eccellenza. Tu, Gesù, ricordati di me che, indegnamente, divento un po’ la tua suocera! Ringrazio il Vescovo Andrea, il Vicario Don Elio, i sacerdoti, sia quelli della diocesi di San Marino-Montefeltro che quelli della diocesi di Pesaro. Grazie a tutti quelli che amano Sveva e che le fanno del bene. Grazie ancora! Maria Pia


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DALLA CARITAS

Dal dono delle cose al dono di sé Buon pomeriggio! Grazie a tutti voi per essere intervenuti a questo nostro appuntamento annuale. Rinnovo i miei più sinceri ringraziamenti al sindaco, alla Giunta comunale per averci ospitato in questo meraviglioso teatro: è veramente un gioiello. Esprimo viva gratitudine al nostro vescovo per la Sua presenza e per la sollecitudine e la premura con cui ci accompagna. Un ringraziamento particolare a Don Emanuele Morelli, direttore della Caritas di Pisa, che ha accolto, da subito, l’invito ad essere tra noi per guidarci in questo nostro incontro. Ringrazio Sauro Bandi, direttore della Caritas di Forlì-Bertinoro e delegato regionale, il quale, con la sua partecipazione testimonia la vicinanza della Caritas Regionale e la stretta collaborazione tra le nostre Caritas. Grazie a tutti coloro che in vari modi hanno contribuito e lavorato per organizzare questo Convegno. Permettetemi un grazie veramente di cuore a Francesco e ai volontari della Caritas di Macerata per la calorosa accoglienza e per l’impegno profuso per farci trascorrere queste ore in un clima di fraterna amicizia. E il nostro grazie lo manifestiamo con un caloroso applauso. Questo nostro X Convegno continua la tradizione di dedicare, tra i tanti, un incontro annuale a riflettere sull’identità della Caritas e sul senso e le modalità del nostro servizio. Fa parte di un percorso, di un cammino, che si pone l’obiettivo, da una parte, di chiarire i concetti, dall’altra di declinarne l’attuazione, senza snaturarne l’essenza. Non è facile coniugare teoria e prassi! È un percorso a tappe e alla fine di ogni tappa si fa una sosta per prendere fiato, per ripensare alla strada fatta, per studiare nuove strategie e poi si riparte in vista del traguardo finale. È un percorso non sempre pianeggiante, il più delle volte accidentato, pieno di inattese e sorprendenti novità; per questo dobbiamo attrezzarci adeguatamente per evitare sorprese, scorciatoie, che ci porterebbero fuori strada ed impedirebbero la corretta comprensione e valorizzazione della carità (CV, 2). Fino ad ora nelle nostre tappe abbiamo cercato di sciogliere alcuni interrogativi: cosa significa carità? E la Caritas cos’è? Quale è o quale dovrebbe essere il rapporto con la comunità, con la parrocchia? Le nostre attività nascono da un cuore

che vede come quello di Gesù? Siamo dei “buoni samaritani”, che sanno ascoltare, sanno prendere per mano, infondono luce e coraggio, si consumano per gli altri senza lamentarsi e fanno della loro vita una casa e una scuola di carità? E la fede? Serve la fede per fare carità? Non si può fare carità anche senza la fede? Che cosa apporta in più la fede? Nella tappa di quest’anno, sulla scia di quella dell’anno scorso, dove don Daniele, forte della sua esperienza in mezzo ai Sinti e ai Rom ci ha aiutato a capire che cosa significa servire, accompagnare e difendere i più bisognosi, gli altri, abbiamo pensato di riflettere su un tema che ci desse l’opportunità di fare un’analisi introspettiva, una radiografia dell’anima, come dice il nostro vescovo, di interrogarci su come viviamo il nostro servizio e come ci poniamo nei confronti degli altri e dell’Altro. Ecco la scelta del titolo: dal

dono delle cose al dono di sé. L’immagine scelta è per me molto suggestiva ed evocativa: mi apre l’orizzonte, mi invita a guardare in alto, a fissare lo sguardo verso quella luce che mi avvolge, mi abbaglia, e mi sussurra: coraggio, vai avanti, mettecela tutta, fidati, io illumino il tuo cammino e rendo fecondi i tuoi sforzi; tu mi stai a cuore, sei prezioso per me. Allora dal cuore sgorga la gratitudine, apro le braccia, mi rimetto alla sua volontà, prendo coscienza che senza quella luce annasperei nel buio e, rasserenato, cerco di condividere questa mia esperienza con chi mi è prossimo. E la vita, il mio stesso servizio in Caritas acquista un altro sapore. Questa stessa immagine e il titolo avranno suggerito a don Emmanuele altri pensieri, gli avranno indicato altri percorsi. È venuto in mezzo a noi per comunicarceli. Ascoltiamolo! Giovanni Ceccoli, diacono


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NOTIZIARIO SCOUT

IL FONDATORE È STATO IL RAGIONIER LAMBERTO DELI, GIÀ ISCRITTO ALL’A.S.C.I., E I PRIMI CAPI ISCRITTI FURONO FRANCO BARBIERI, PAOLO SUZZI, ENZO PEZZI E SINCERO VENERUCCI

G r u p p o S c o u t N o v a f e l t r i a 1: il coraggio di esserci da ben 70 anni La cosa che ci stupisce e suscita in noi ammirazione è che, ancora prima della Liberazione, in un’Italia in cui la dittatura aveva bandito tutte le associazioni scout, queste persone hanno avuto il coraggio di realizzare un progetto ambizioso che si è poi sviluppato nel tempo e ancora oggi è parte fondamentale di questa comunità. A.G.E.S.C.I. Novafeltria 1. Tutto è iniziato il 20 dicembre 1944, quando da Novafeltria venne fatta la richiesta di fondazione del Reparto con denominazione Novafeltria 1 “Pierino Delpiano”. Il fazzolettone inizialmente era diverso da quello in uso oggi e di colore verde con bordo bianco. Il fondatore è stato il Ragionier Lamberto Deli, già iscritto all’A.S.C.I, e i primi capi iscritti erano: Barbieri Franco, Suzzi Paolo, Pezzi Enzo e Venerucci Sincero. La richiesta venne accettata il primo febbraio del 1945, esattamente 70 anni fa. La cosa che ci stupisce e suscita in noi ammirazione è che, ancora prima della Liberazione, in un’Italia in cui la dittatura aveva bandito tutte le associazioni scout, queste persone hanno avuto il coraggio di realizzare un progetto ambizioso che si è poi sviluppato nel tempo e ancora oggi è parte fondamentale di questa comunità. Quindi noi capi abbiamo scelto per quest’anno così speciale la tematica del “Coraggio di esserci”; non avremmo potuto trovare frase migliore per descrivere quello che hanno fatto i fondatori del nostro gruppo 70 anni fa! Per celebrare questa importante ricorrenza, abbiamo deciso di organizzare domenica 3 maggio una Festa nella parrocchia di Novafeltria, luogo dove si svolgono principalmente le attività del gruppo. Abbiamo invitato i bambini e ragazzi del gruppo Scout, le loro famiglie e tutti quelli che hanno fatto parte del nostro gruppo in questi anni. La festa è iniziata alle ore 16 con la messa celebrata dal nostro parroco Don Mirco che è anche Assistente Ecclesiastico del gruppo Novafeltria 1. In seguito ci siamo spostati fuori per la cerimonia dell’alzabandiera, un momento solenne per gli Scout al quale tutti, dai più grandi ai più piccoli, hanno partecipato. Dopo l’introduzione del nostri capi gruppo Federico e Lucia, abbiamo ascoltato l’intervento del nostro Vescovo

Mons. Andrea Turazzi che gentilmente, nonostante i tanti impegni, ha partecipato alla nostra festa. Durante i preparativi per questo evento, noi capi abbiamo cercato di ricostruire la storia del gruppo dalla sua nascita nel lontano 1945 fino ad oggi. Settant’anni di storia non sono pochi: tanti capi, ragazzi e bambini hanno fatto parte di questa grande famiglia che è il gruppo Novafeltria 1. Ognuno ha dato il suo prezioso contributo a scrivere un pezzo di questa bella storia che abbiamo quindi deciso di

ripercorrere con l’aiuto di alcuni testimoni che con coraggio hanno fatto la storia di questo gruppo. Ognuno di loro ci ha raccontato qualche aneddoto di questa lunga storia: Cucci Carlo, Amadei Antos e Raffelli Franco ci hanno raccontato di come tutto è iniziato; poi è intervenuta la Sig.ra Fedora per ricordarci come, dopo un periodo di chiusura, il gruppo è ripartito negli anni ’80; poi Gianvito Antinori ci ha raccontato la sua esperienza con il Clan; è intervenuto anche Moris Cima che da 30 anni fa parte del gruppo; Elvis De Marini ci ha raccontato come nel 1994 ha aperto l’unità dei Lupetti e infine Mario Cappella ha ricordato il gruppo scout del Penna-

billi di cui facevano parte, prima della sua chiusura, alcuni capi che ora sono nel Novafeltria. Per ringraziarli del prezioso contributo, abbiamo consegnato loro una copia del documento ufficiale di apertura del gruppo datato 1945. Tra i presenti ricordiamo anche il Vicario Generale Mons. Elio Ciccioni che ha avuto un ruolo fondamentale nella storia del nostro Gruppo. Dal 1945 ad oggi quante cose abbiamo fatto e quanti ricordi! Ognuno di noi porta nel cuore i momenti trascorsi negli Scout e per questo abbiamo voluto allestire, in occasione di questa festa, una mostra fotografica che ripercorre la lunga storia del nostro gruppo con le foto di uscite, campi e route che ci sono state gentilmente fornite da chi ne ha fatto parte. La festa si è conclusa con la cena a base di piadina preparata da alcune mamme dei nostri Lupetti che ringraziamo per la disponibilità. Infine abbiamo deciso di realizzare delle magliette come ricordo di questo anniversario che sono ancora acquistabili presso le nostre sedi Scout. Ringraziamo ancora tutti coloro che hanno voluto festeggiare insieme a noi questa ricorrenza speciale, chi è gentilmente intervenuto per raccontarci la storia di questo gruppo e chi ha collaborato alla realizzazione dell’evento fornendo documenti storici, foto, oggetti per allestire la mostra fotografica. Questa festa è stata un’occasione unica per ritrovarci e, come in una grande famiglia, ascoltare le storie di chi ha contribuito a rendere grande il gruppo Novafeltria 1. Le testimonianze che abbiamo ascoltato ci saranno di esempio e ci aiuteranno a proseguire questo cammino Scout con il coraggio di chi ha deciso di muovere i primi passi ben 70 anni fa. Ed è proprio il caso di augurarci una “Buona Strada” verso il prossimo anniversario! raffaella neri Capo scout gruppo Novafeltria I


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APPUNTAMENTI

ESERCIZI SPIRITUALI PER COPPIE DI SPOSI E FIDANZATI

L’AMORE FERITO E LA CURA DELLA CHIESA XVI EDIZIONE (18-19 APRILE 2015) In questo anno di riflessione sul tema della famiglia, tutta la Chiesa – dai vescovi che compongono il sinodo ai gruppi di famiglie che si incontrano nella diocesi più piccola – pone al centro dell’attenzione il tema delle ferite che ciascuno di noi riceve in ambito familiare e si interroga: quali sono le cause delle nostre difficoltà? Come facciamo ad uscire da questa crisi? Ci riusciremo? Come aiutare una coppia di amici in difficoltà? Ma soprattutto: perché rimanere insieme se è proprio lo stare insieme che ci fa soffrire? Pare un luogo comune quello per cui oggi la famiglia è il vaso d’argilla tra i vasi di ferro del lavoro, del successo, della libertà data dal non doversi fare carico di altre persone, del non dover sottoporre ogni propria decisione al vaglio del bene comune di questa piccola e spesso fragile cellula. Ma allora perché ci accaniamo nel difenderla? La Parola che, in questi giorni, è balzata ai nostri occhi è quella che ci segue sin dalla Genesi: «non è bene che l’uomo sia solo». Questa semplice e penetrante osservazione che Dio fa nei primi giorni di vita dell’uomo conserva oggi intatta la propria efficacia. La risposta dell’uomo moderno alla crisi del mo-

dello della famiglia tradizionale (o, meglio, alla maggiore fragilità delle famiglie moderne) pare essere la sostituzione della famiglia con l’individuo: ciascuno, da solo, è libero di realizzare sé stesso, libero da quei “vincoli” che il vivere insieme ad altre persone impone in ragione del bene comune. Ebbene, questi due giorni di esercizi spirituali ci hanno aiutato a riflettere insieme sul fatto che quella che – di primo impatto – pare essere l’affermazione massima della realizzazione dell’uomo e della sua libertà, altro non è che il suo isolamento dagli altri uomini: solo in un contesto sponsale l’uomo realizza appieno sé stesso (in questo senso sono state molto interessanti le riflessioni sulla sponsalità dei sacerdoti), solo donandosi completamente agli altri e, attraverso loro, a Dio ciascuno di noi può raggiungerlo ed avvicinarsi a Lui. È stata illuminante la riflessione dolce e determinata di Rosanna Virgili che con la sua conoscenza e competenza ci ha guidati nei significati profondi dell’amore ferito raccontato in Isaia e Osea: «L’amore è fatto di giorni e di notti. Quando abbiamo bisogno dell’amore? Nella notte.

Anche Gesù chiede ai suoi amici di vegliare con Lui ma anche quando si sente ferito, abbandonato, solo al mondo, il suo atteggiamento non è mai quello di puntare il dito per accusare ma quello di chiedersi: cosa potevo fare e non ho fatto?». Recriminare l’altro per il male ricevuto significa non darsi speranza e rimanere vittime del nostro stesso peccato; mettersi invece di fronte all’altro con la disponibilità all’ascolto apre al dialogo e all’accoglienza reciproca. Questa esperienza, vissuta con altre famiglie della Diocesi che, ormai, costituiscono una solida e piacevole certezza crescendo ogni anno, offre ai partecipanti di questa due giorni di ritiro un momento di riflessione e distacco dalla frenesia della vita quotidiana ed una piacevolissima occasione per stare insieme, per la quale ci sentiamo di ringraziare tutti quanti e, in particolare, l’Ufficio di pastorale familiare che se ne prende cura. M. e F. (San Marino) P.S. le registrazioni audio delle meditazioni della Prof. rosanna Virgili sono scaricabili dal sito www.coppieincammino.it

CON L’ARRIVO DELL’ESTATE IN CANTIERE ANCHE TANTE INIZIATIVE DI OTTIMO LIVELLO Il Montefeltro con l’arrivo della bella stagione mette in cantiere, nelle varie realtà locali, il calendario degli avvenimenti artistici e culturali che non solo rallegreranno cittadini e ospiti ma che aggiungeranno alla bellezza dei posti ed alla loro storia altre pietre preziose scolpite dall’intelligenza e dalla volontà degli uomini e delle Associazioni turistiche coadiuvate dalle Amministrazioni comunali. Pennabilli, con la ormai eccezionale iniziativa “Artisti in Piazza” ha inaugurato questa stagione 2015: dal 29 maggio al 2 giugno la kermesse è balzata agli onori della cronaca, non solo locale, con la XIX edizione. E anche quest’anno sono state decine di migliaia coloro che hanno visitato la festa che ha assunto, da diverso tempo, l’aspetto di una grande, vivace, spettacolare macchina non solo di divertimento e che per la presenza di straordinari “artisti” ha toccato livelli di assoluta perfezione e suggestione. I comunicati ci dicono che sono state oltre 60 le compagnie internazionali presenti a Pennabilli che hanno dato vita ad oltre 400 show e repliche. Uno spazio particolare hanno avuto gli spettacoli per le famiglie e i bambini che hanno trovato anche dentro la cornice dell’Orto dei frutti dimenticati di Tonino Guerra opportunità piacevoli anche di relax e libero sfogo della creatività dei più piccini. Sempre a Pennabilli nel mese di luglio è atteso il consueto appuntamento con la Mostra Mercato nazionale dell’Antiquariato (11/26 luglio) una manifestazione che ha ottenuto riconoscimenti anche in diversi paesi d’oltralpe e alla quale esporranno grandi antiquari. Il programma, comprese le rassegne collaterali, è tuttora in elaborazione ma siamo certi che gli organizzatori faranno quanto di meglio perché anche questa rassegna lasci il segno per il prestigio degli espositori e la scelta delle varie iniziative culturali ed artistiche che faranno da corona alla Mostra. Molto attesa e partecipata, sempre a Pennabilli, la Festa del Ritorno che si celebra il 15 agosto e che per la contemporanea festa religiosa dell’Assunzione di Maria Vergine assume, soprattutto per i tanti pennesi che ritornano per le loro vacanze estive, un sapore particolare: quello del ricordo e dell’affezione alla Beata Vergine delle Grazie il cui affresco, nel Santuario a Lei dedicato, è particolarmente venerato. Da secoli, in questa data, una solenne concelebrazione liturgica presieduta dal Vescovo richiama una gran folla di pennesi ed emigrati di ritorno nella loro città di origine. (Nel prossimo numero di luglio/agosto presenteremo le attività di altri centri).


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PREGHIERA

APoSTolATo dellA PreGHIerA - GIUGno 2015

L

’offerta quotidiana santifica la tua giornata. Cuore divino di Gesù, io ti offro, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre. In particolare, per le intenzioni affidate all’AdP dal Papa:

IN PARTICOLARE, PER LE INTENZIONI DEL PAPA INTENZIONE UNIVERSALE DI GIUGNO ❏ “Perché I MIGRANTI ed I RIFUGIATI trovino accoglienza e siano trattati con rispetto nei Paesi nei quali giungono”.

Accoglienza di migranti e rifugiati a realtà delle migrazioni, con le dimensioni che essa presenta nella nostra epoca della mondializzazione, chiede di essere affrontata e gestita in una maniera nuova, imparziale ed efficace, ed esige prima di tutto una cooperazione internazionale ed uno spirito di profonda solidarietà e compassione. La collaborazione ai diversi livelli è importante, con l’adozione, da parte di tutti, degli strumenti normativi, che proteggano e promuovano la persona umana. Papa Benedetto XVI ne ha tracciate le linee affermando che “una tale politica deve essere sviluppata partendo da una stretta collaborazione tra i Paesi di origine dei migranti ed i Paesi dove essi si recano; essa deve accompagnarsi a norme internazionali adeguate, capaci di armonizzare i diversi ordini legislativi, con lo scopo di salvaguardare le esigenze ed i diritti delle persone migranti e, nello stesso tempo, le esigenze ed i diritti delle società dove i migranti stessi arrivano”. Lavorare insieme per un mondo migliore esige un aiuto reciproco tra Paesi con disponibilità e fiducia, senza elevare barriere insormontabili. Una buona sinergia può incoraggiare i governanti nell’affrontare gli squilibri socioeconomici ed una mondializzazione senza regole, che fanno parte delle cause delle migrazioni, nelle quali le persone sono più vittime che protagonisti. Nessun Paese può affrontare da solo le difficoltà legate a questo fenomeno, che è così vasto da interessare ormai tutti i continenti nel doppio movimento di immigrazioni e di emigrazioni.

L

Nel suo messaggio per la giornata mondiale dei migranti e dei rifugiati del 2014, Papa Francesco mette in evidenza un elemento importante per la costruzione di un mondo migliore: il superamento dei pregiudizi e delle incomprensioni nel modo in cui si considerano le migrazioni. Spesso l’arrivo di migranti, di rifugiati politici, di richiedenti asilo suscita presso le popolazioni locali sospetto ed ostilità: la paura che ne seguano sconvolgimenti nella sicurezza sociale, che si rischi di perdere l’identità e la cultura, che si alimenti la concorrenza nel mercato del lavoro o addirittura che si introducano nuovi fattori di criminalità. I mezzi di comunicazione di massa in questo ambito hanno una grande responsabilità: tocca a loro smascherare gli stereotipi ed offrire informazioni corrette dove sia giusto denunciare gli errori di alcuni, ma sia giusto e doveroso descrivere l’onestà, la rettitudine e la grandezza d’animo della maggioranza. Un cambiamento di atteggiamento verso i migranti ed i rifugiati è necessario da parte di tutti; bisogna passare dalla difesa e dalla paura, dal disinteresse e dall’emarginazione – che corrispondono alla “cultura del rifiuto” – ad un atteggiamento che abbia come base la “cultura dell’incontro”, la sola capace di costruire un mondo più giusto e fraterno, un mondo migliore. I mezzi di comunicazione per primi sono chiamati ad entrare in questa “conversione di atteggiamento” ed a favorire un radicale cambiamento di comportamento verso i migranti ed i rifugiati.

INTENZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE ❏ “Perché l’incontro personale con Gesù susciti in molti giovani il DESIDERIO di OFFRIRGLI LA PROPRIA ESISTENZA

nel sacerdozio o nella vita consacrata”.

È

stato scritto: la vocazione è un colpo di genio di Dio. È lui che prende l’iniziativa. Il Signore chiama alcuni al sacerdozio, a donarsi a lui in maniera totale, per amare il mondo intero con il cuore del buon Pastore. Chiama altri a servire i fratelli e le sorelle nella vita religiosa: nei monasteri, dedicandosi alla preghiera; nei diversi settori dell’apostolato, a spendersi per il bene di tutti. Confidava Papa Francesco: io non dimenticherò mai quel 17 settembre – avevo 17 anni – quando, recatomi in una chiesa per confessarmi, sentii per la prima volta che Dio mi chiamava. E rivolgendosi ai giovani ascoltatori diceva: Non abbiate paura di ciò che Dio vi domanda! Vale la pena rispondere “sì” a Dio. In lui c’è la gioia! È solo l’amore di Dio che ha chiamato e che chiama ancora ogni giorno. “Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga” (Gv 15,16). Le parole rivolte da Gesù ai suoi discepoli sono per tutti i tempi. Come la promessa conclusiva che allarga il cuore alla speranza: “Ecco io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo”.

Oggi imperversa la cultura del “soggettivismo” per cui un progetto di vita nella direzione del “perder la vita per ritrovarla” viene considerato come limitativo della libertà personale. Non mancano però situazioni e stimoli positivi, che suscitano ed alimentano nel cuore dei ragazzi una nuova disponibilità, nonché una vera e propria ricerca di valori etici e spirituali, che per loro natura offrono il terreno propizio per un cammino vocazionale verso un dono d’amore che vale ogni rischio. Si deve riconoscere, infatti, – diceva Giovanni Paolo II – che anche i ragazzi di oggi, con la forza e la freschezza tipiche dell’età, sono portatori degli ideali che si fanno strada nella storia: la sete della libertà, il riconoscimento del valore incommensurabile della persona, il bisogno dell’autenticità e della trasparenza. Nel caso del sacerdozio ministeriale e della vita consacrata Gesù chiama i suoi amici e discepoli in uno stato di vita ben preciso, quello del dono totale della loro vita a Dio, per il servizio dei loro fratelli e sorelle in una vita di celibato vissuto poveramente, umilmente, gioiosamente.


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PROBLEMI SOCIALI E LAVORO

LA DIOCESI IMPEGNATA SUL FRONTE DEL PROBLEMA DEL LAVORO

LAVORO: “NELLA SPERANZA, LA DIGNITÀ DEL PANE” Le iniziative in occasione del 1º maggio cattolico Questo il titolo del messaggio per la giornata del primo maggio scelto della Commissione Episcopale per i Problemi sociali e il Lavoro per legare il tema del lavoro al cammino del prossimo Sinodo dei Vescovi sulla famiglia (ottobre 2015) e all’evento del Convegno Ecclesiale Nazionale (novembre 2015) dal titolo “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Il messaggio sottolinea che senza lavoro non c’è famiglia e non c’è dignità umana, anche se purtroppo sono ancora molti nel nostro Paese i fratelli e le sorelle, specie giovani, che mancano della dignità del lavoro. Per questo l’invito alle comunità a sostare in veglia di riflessione e di preghiera, con cuore attento. La nostra comunità diocesana ha accolto questo invito celebrando diversi momenti di preghiera nei luoghi di lavoro e per il lavoro: insieme Vescovo, comunità, lavoratori e imprenditori. Nella celebrazione eucaristica finale, celebrata il 1º maggio nella chiesa parrocchiale di Serravalle, S.E. Mons. Turazzi ha ricordato la spiritualità del lavoro, in quanto espressione non solo delle facoltà umane fisiche ma anche di quelle spi-

APPUNTAMENTO AL CINEMA “UN UOMO PER TUTTE LE STAGIONI”: dal XVI secolo ad oggi Sabato 20 giugno, alle ore 21:00, verrà proiettato nel Teatro Parrocchiale di Novafeltria il film Un uomo per tutte le stagioni (1966) di Fred Zinnemann, in occasione della festa di San Tommaso Moro, una ricorrenza che ha dato lo spunto per la celebrazione di una Giornata di preghiera e riflessione per la politica (giunta alla seconda edizione) che si concluderà lunedì 22 a Domagnano. La storia narrata è ambientata nelle corti inglesi del XVI secolo, governate dal re d’Inghilterra Enrico VIII (Robert Shaw), il quale non riuscendo ad avere figli dalla moglie Caterina d’Aragona, desidera il divorzio per potersi sposare con Anna Bolena (Vanessa Redgrave). La Chiesa si dimostra assolutamente sfavorevole alla richiesta di divorzio del Re, che non ha intenzione di arrendersi. Il cancelliere Tommaso Moro (Paul Scofield) dovrebbe allora prendere le difese di Enrico VIII, ma poiché fermamente religioso vi si oppone. Nel corso della sua storia, tantissimi uomini politici e non solo tenteranno di corrompere Moro per vincere le cause a loro intentate, eppure il grande filosofo e scrittore non cederà mai a questi ricatti, tentando di portare avanti sempre quelli che erano i suoi ideali religiosi, politici e sociali. Nel frattempo Thomas Cromwell (Leo McKern) che desidera prendere il posto di Tommaso Moro, fa approvare l’Atto di Supremazia nel 1534, attraverso il quale Enrico VIII ottiene un potere spirituale

rituali, attraverso cui la persona esprime la dignità e i talenti del disegno originale di Dio e attraverso cui l’uomo continua l’opera creatrice divina. Ne è conseguenza che il lavoro, pur nella fatica, è atto di carità verso se stessi e il prossimo. Vissuto nella dimensione della carità il lavoro non rischia di divenire ossessione, lasciando spazio alle altre dimensioni che caratterizzano la vita dell’uomo, a partire dalla famiglia e dalla santificazione della Domenica, la festa per eccellenza. Momenti di preghiera per e con i lavoratori svoltisi in Diocesi: • 19 marzo, benedizione presso la Fattoria Fontetto (Uffogliano); • 19 marzo, Santa Messa presso Valpharma International (Pennabilli); • 30 aprile, Santa Messa presso Valpharma (San Marino); • 1 maggio, Santa Messa presso la chiesa parrocchiale di Serravalle (San Marino). Ufficio per la Pastorale Sociale e del lavoro

APPUNTAMENTO AL CINEMA oltre che governativo, proclamandosi capo della Chiesa Anglicana. Tommaso Moro si ritira allora dalla vita politica senza prendere alcuna posizione circa l’avvenuto, ma questa sua distanza dalla politica inglese fa sì che Cromwell ed Enrico VIII lo mettano in stato di accusa per tradimento alla patria. Il 6 luglio 1535 Tommaso Moro viene giustiziato dalla corte inglese; nel 1945 sarà canonizzato da Papa Pio XI. Il film è stato pluripremiato nel corso degli anni, e tra i premi più prestigiosi può annoverare ben sei Premi Oscar e quattro Golden Globe. Nonostante il film non sia di recente produzione riesce comunque a comunicare la grande idea politica di cui Tommaso Moro era portatore: correttezza, giustizia, incorruttibilità e coerenza. Sebbene Moro sia stato spesso vittima di minacce, non si è mai perduto d’animo e si è sempre affidato alla sua fede e alla sua determinazione, poiché nonostante la sua laicità egli fa sì che siano proprio Dio e i valori cristiani a guidarlo nelle scelte più adatte. Di fronte alla morte, il grande pensatore inglese non rinnega le sue opinioni, ma segue la sua linea di coerenza e rimanendo fedele ai suoi princìpi cristiani, andando incontro alla pena di morte, con la consapevolezza che ci sarebbe stato Dio ad attenderlo e a giudicarlo. Questo film ci dona quindi dei grandi motivi di riflessione, facendoci interrogare sulla nostra coerenza di vita, in che misura rimaniamo coerenti e perseguiamo i nostri ideali, senza lasciarci influenzare da minacce, corruzioni o richiami di altre fedi, perché in fondo è solo scavando nella profondità del nostro cuore che possiamo davvero scoprire la nostra verità, il pensiero e la fede, che spesso non manifestiamo per paura di essere giudicati. Melissa Nanni


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OTTO PER MILLE

FondI oTTo Per MIlle Anno FInAnZIArIo 2014 Pubblichiamo di seguito la ripartizione dei fondi pervenuti a questa Diocesi e derivanti dall’otto per mille devoluto dai Cittadini alla Chiesa Cattolica, attraverso la denuncia dei redditi. Nell’occasione ringraziamo le tante persone che con la loro scelta, danno un aiuto sostanziale alla vita di Chiese locali come la nostra e alle relative strutture organizzative, rendendo altresì possibile l’importante attività di sostegno agli interventi sugli edifici, alle attività pastorali, alla formazione, alla operosità della intera Diocesi. Ancora grati ai Contribuenti per l’importante aiuto, diamo conto di come sono state indirizzate le somme ricevute nell’anno finanziario 2014. Le somme derivanti dall’otto per mille dell’IRPEF ex art. 47 della legge 222/1985, conferite nell’anno 2014 a questa Diocesi dalla Conferenza Episcopale Italiana “per esigenze di culto e pastorale” sono così erogate: A. eSerCIZIo del CUlTo: 1. Conservazione o restauro edifici di culto già esistenti o altri beni culturali ecclesiastici Contributi per lavori e straordinarie manutenzioni alle seguenti Parrocchie e strutture: 1) San Biagio in schigno; 2) Sant’Agata in Sant’Agata Feltria; 3) Santa Maria Assunta in Savignano Montetassi; 4) S. Maria Assunta in Pieve Corena; 5) S. Michele Arcangelo in Macerata Feltria; 6) Sant’Apollinare in Petrella Guidi; 7) Santa Maria al Mutino in Monastero; 8) Madonna del Buon Consiglio in Ca’ Romano di Miratoio; 9) Santi Stefano e Marino in Maciano; 10) San Cristoforo in Certalto € 121.000,00 2. nuovi complessi parrocchiali Nuovo complesso parrocchiale di San Biagio in Maiolo, VI ed ultimo acconto sullo stato finale dei lavori € 30.000,00 B. eSerCIZIo e CUrA delle AnIMe: 1. Attività pastorali

€ 32.000,00

2. Curia diocesana e centri pastorali diocesani Contributo per utenze, manutenzioni, automezzi, assicurazioni, servizi vari e/o occasionali Contributo per meccanizzazione e strumenti per uffici, materiale di consumo, postali, abbonamenti Quota su retribuzioni al personale, consulenze tecniche, legali, contributi ed oneri

€ 50.000,00 € 15.000,00 € 52.032,18

3. Contributo alla facoltà teologica

4. Archivio biblioteca Museo

€ 50.000,00

5. Mezzi di comunicazione sociale a finalità pastorale Sostegno al giornale diocesano, bollettino diocesano, sito diocesi, manifesti locandine e stampe, pubblicazioni

€ 35.000,00

6. Manutenzione straordinaria di case canoniche e/o locali di ministero pastorale Manutenzioni straordinarie alla parrocchia di: San Sisto in Piandimeleto

8.000,00

8.000,00

d. ConTrIBUTo Al SerVIZIo dIoCeSAno Per lA ProMoZIone del SoSTeGno eConoMICo AllA CHIeSA

1.200,00

e. AlTre ASSeGnAZIonI: 1. Progetto inventario beni storico artistici nelle parrocchie

7.000,00

ToTAle SoMMA dISTrIBUITA

€ 433.232,18

4.000,00

C. ForMAZIone del Clero: 1. Formazione permanente del clero Corsi, aggiornamenti, sussidi, rimborsi spesa, Relatori 2. Sostentamento teologi sesto anno e diaconi transeunti

€ 20.000,00


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RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO UN CONTRIBUTO DI TONINO CECCOLI Giornata di riflessione e di preghiera per la politica

PerchÉ PreGare Per i Politici Quando si parla di politica, forse mai come in questo momento, molti pensano di parlare o di avere a che fare con una cosa “sporca”, poco dignitosa; un pensiero questo, diffuso purtroppo anche fra molti cattolici. Ci sorprende ancora una volta Papa Francesco che recentemente, con molto realismo, ha ricordato che cosa significa fare politica per un cattolico, ma indicando una strada per chiunque: «Paolo VI ha detto che la politica è una delle forme piùalte della carit, perché cerca il bene comune, pensando le strade più utili per questo, i mezzi più utili. Cercare il bene comune lavorando nelle piccole cose, piccoline, da poco… ma si fa. Fare politica è importante: la piccola politica e la grande politica. Nella Chiesa ci sono tanti cattolici che hanno fatto una politica non sporca, buona; anche che hanno favorito la pace tra le Nazioni. Pensate ai cattolici qui, in Italia, del dopoguerra: pensate a De Gasperi. Pensate alla Francia: Schuman, che ha la causa di beatificazione. Si puòdiventare santo facendo politica. E non voglio nominarne più: valgono due esempi, di quelli che vogliono andare avanti nel bene comune. Fare politica èdavvero un lavoro “martiriale”, perché bisogna andare tutto il giorno con quell’ideale, tutti i giorni, con quell’ideale di costruire il bene comune. E anche portare la croce di tanti fallimenti, e anche portare la croce di tanti peccati. Perché nel mondo è difficile fare il bene in mezzo alla so-

A PENNABILLI

cietàsenza sporcarsi un poco le mani o il cuore; ma per questo vai a chiedere perdono, chiedi perdono e continua a farlo. Ma che questo non ti scoraggi» (30 aprile 2015). Don Giussani nel 1993, quando incombeva sull’Italia il pool di “Mani pulite”, ebbe a dire: «La moralità, perciò è quasi un vertice irraggiungibile per l’uomo, per il pericolo sempre incombente di ridurla a moralismo, cioè a scelta unilaterale di valori allo scopo di sostenere il proprio tornaconto (politico o di potere) o allo scopo di tranquillizzare e proteggere il proprio quieto vivere. Per questo la volontà di correggere gli errori commessi dagli altri non può basarsi sulla pretesa di mettere a posto le cose, ma prima di tutto sulla consapevolezza delle proprie colpe. Solo la coscienza di essere peccatori ci fa così attenti, sensibili, timorosi di sbagliare che rende acuta, non impedisce ma rende acuta la giustizia”. Perciò chi cerca veramente una moralità e una giustizia si sente costretto a guardarsi attorno in cerca di qualcosa d’Altro, perché da sé non è capace di realizzare ciò che nei momenti migliori uno vorrebbe. Ma se l’uomo si guarda intorno, oltre a sé chi c’è? Dio! Ce lo insegna la Messa tutti i giorni e perciò andiamo a pregare, perché cresca questa coscienza di ognuno di noi, adeguata all’umano e capace di generare un popolo che salvaguarda e rispetta l’identità delle persone di cui è composto e soffre anche per l’errore di uno solo.

Attività estive parrocchiali e di AC RIPARTE IL “PETER PAN” In questo mese di giugno, da lunedì 15 a venerdì 26, riprende l’attività del Peter Pan, nei locali della Casa campeggi di Scavolino, aperto a tutti i bambini e ragazzi, frequentanti l’ultimo anno d’asilo, la scuola elementare e media. I partecipanti saranno coinvolti in attività pratiche e ludiche durante le ore pomeridiane che inizieranno con la preghiera, una lettura sacra e un momento di riflessione.


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CENTRO MISSIONARIO DIOCESANO

CAMPO DI LAVORO MISSIONARIO

Il campo di lavoro missionario è rivolto ai giovani (e non solo!) che non si accontentano di stare a guardare, ma vogliono impegnarsi per gli altri, cominciando con l’utilizzare un po’ del proprio tempo nel servizio ai più poveri. Al campo di lavoro ci sono momenti formativi con la gioia di vivere una forte esperienza comunitaria aperta agli orizzonti del mondo. SEDE DEL CAMPO Convento dei Padri Servi di Maria - Valdragone 12-19 luglio 2015 DATA PARTECIPANTI Ragazzi e ragazze dai 16 anni in su LAVORO Raccolta di carta – indumenti in buono stato – ferro e metalli ZONA DELLA RACCOLTA Castelli della Repubblica di San Marino CENTRO DI RACCOLTA Convento dei Padri Servi di Maria - Valdragone ISCRIZIONI Al parroco della propria parrocchia oppure a: don Rousbell (Piandimeleto) 3385765224, rousbelp@yahoo.com; Fabio Fabbri (Mercatino Conca) 3286445926; Chiara Giannini (San Marino) 3339977290 Il ricavato del campo di lavoro PROGETTO andrà alla missione di BOSSA di Padre Renzo Mancini in ETIOPIA

CALENDARIO DELLA RACCOLTA Arrivo dei ragazzi al Convento dei Padri Servi di Maria Valdragone domenica 12 luglio alle ore 17. Domenica 12 luglio Sistemazione al campo e conferimento del Mandato Missionario Raccolta a CHIESANUOVA Lunedì 13 luglio Raccolta a SERRAVALLE E Martedì 14 luglio FALCIANO Mercoledì 15 luglio Raccolta a BORGO MAGGIORE E VALDRAGONE Raccolta a MONTEGIARDINO Giovedì 16 luglio E FAETANO Raccolta a DOMAGNANO Venerdì 17 luglio Sabato 18 luglio Pulizia al centro di raccolta Domenica 19 luglio Giornata di fraternità MATERIALE CHE RACCOGLIAMO carta, cartone, ferro, metalli vari, lavatrici, stufe, caldaie, motori, biciclette, indumenti in buono stato; (NO frigo, NO materassi, NO televisioni, NO plastica, NO legno, NO vetro). Chi ha il materiale è pregato di prepararlo per tempo per il giorno della raccolta. Nel caso in cui il materiale fosse in grandi quantità si possono contattare i seguenti numeri: 3385765224 (don Rousbell), 3286445926 (Fabio Fabbri), durante i giorni della raccolta.

TESTIMONIANZA DI PADRE ALBERTO D’ANTONIO Dio chiama anche con un sorriso Il giorno del mio 50° anniversario di sacerdozio a Villagrande, un coetaneo mi ha detto: “Berto, quella pallonata davanti alla chiesa ti ha fatto fare frate!”. No! quella mi ha solo portato alla rottura un po’complicata di un braccio! Se vuoi sapere la vera storia della mia vocazione, eccola! Io facevo il chierichetto nella chiesa di Villagrande dove, durante l’estate, capitavano per la Messa dei frati Cappuccini nativi della zona, i quali mi dissero in coro: “Bertino, vuoi venire con noi a farti frate?” Ma a convincermi, più che le parole molto chiare, sono stati i loro volti sereni e sorridenti. E così, dopo pochi giorni, con un frate del convento di Pietrarubbia e altri tre ragazzi di lì, siamo partiti per Jesi per frequentare la quinta elementare. Sono arrivato così tra i frati e ci sono rimasto; prima a Jesi, poi a Pesaro, Cingoli, Camerino, Macerata Marche e, infine a Loreto dove ho emesso la professione religiosa solenne e sono stato ordinato sacerdote il 3 aprile del 1965. Poi, dopo la laurea in Lettere moderne nell’università di Macerata Marche, ho iniziato il mio servizio come insegnante ed educatore degli aspiranti alla vita cappuccina prima a Cingoli e poi in Ancona. Dal 1981 al 1984 sono stato in Ascoli Piceno come assistente spirituale del mondo del lavoro: un’esperienza che non avrei mai pensato di fare, ma che è stata meravigliosa e di cui porto tanti bei ricordi. Nel 1984 sono stato di nuovo incaricato della formazione dei giovani frati che si preparavano al sacerdozio. Nel 1994 mi è stato affidato il servizio parrocchiale nella nostra parrocchia “San Francesco d’Assisi” a Pesaro: 10 anni molto belli e intensi, che mi hanno arricchito molto umanamente e spiritualmente, grazie soprattutto al contatto coi giovani che si preparavano al matrimonio, con le “Giovani coppie”, il “Gruppo famiglie” e i vari gruppi di “Ascolto della Parola”. Ricordo particolarmente anche il gruppo scout “Pesaro IV” e le indimenticabili Route estive dei primi dieci anni a Pesaro. Servizio che ho poi continuato per altri 10 anni anche col gruppo scout “Macerata IV”. Poi l’età mi ha messo a riposo e ora vivo nella fraternità cappuccina di San Severino Marche, in un convento che San Francesco d’Assisi ha visitato ben due volte! Ora mi occupo della minuscola comunità parrocchiale di San Giovanni Battista in Colleluce di San Severino Marche che, data la posizione e la bontà della gente, io ho definito il “mio Paradiso”! La bellissima celebrazione del mio 50° anniversario di Messa a Villagrande di Montecopiolo, grazie alle mie tre sorelle, al fratello, i nipoti e pronipoti, e tutti gli altri parenti, paesani e soprattutto i compagni della classe del 1941 e alla cordialità del parroco don Ivan e la visita del nostro Vescovo Andrea, per me, ma non solo, resterà davvero indimenticabile! Fr. Alberto


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DALLE ISTITUZIONI

NOTIZIE FLASH DA SAN MARINO La chiesa di Cà Centino restituita al culto Sabato 30 maggio alle ore 15 la chiesa di Cà Centino è stata restituita al culto con la celebrazione di una S. Messa presieduta da Mons. Andrea Turazzi, Vescovo della Diocesi di San Marino-Montefeltro, alla presenza della Ecc.ma Reggenza, dei membri di Governo e del Capitano di Castello di San Marino Città. Il recupero della chiesa, posta lungo il percorso dei Mulini di Canepa, ha richiesto importanti lavori di restauro protrattisi dall’ottobre 2010 all’aprile 2014, riportando alla sua originaria bellezza un edificio religioso di proprietà della Compagnia della Madonna di Cà Centino, presente nel Catasto Pelacchi già alla fine del 1700. Un edificio dunque di valore storico anche per l’importanza che ha rivestito nel corso dei secoli. Alla chiesa si accede tramite una scalinata di pietra che conduce ad un’unica navata, preceduta da un portico. La pavimentazione in cotto, la copertura a capriate in legno e la muratura esterna in pietra intonacata rientrano fra i lavori di recupero eseguiti nel rispetto dei materiali e delle antiche tecniche costruttive.

Il Segretario di Stato Mussoni fra i vice presidenti della 68ª Assemblea mondiale della Sanità Si è svolta nei giorni scorsi, a Ginevra, presso il Palazzo delle Nazioni Unite, la 68ª Assemblea mondiale della Sanità. I lavori sono stati aperti dal Direttore Generale A.I. dell’Ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra Michael Møller, che ha annunciato la vittoria sul virus di Ebola in Liberia, invitando comunque a mantenere alta l’attenzione nella prevenzione e nella cura della malattia. Al primo punto dell’agenda dei lavori dell’Assemblea ha avuto luogo la nomina del Presidente e dei cinque Vicepresidenti. Tra di essi, all’unanimità è stato votato il Segretario di Stato Francesco Mussoni,

in rappresentanza della Repubblica di San Marino. Di seguito ha preso la parola il Cancelliere tedesco Angela Merkel, che ha dato particolare risalto all’opera dell’OMS quale unica organizzazione internazionalmente legittimata in ambito sanitario. Il Cancelliere Merkel ha inoltre auspicato una maggiore collaborazione con i Paesi africani. I lavori dell’Assemblea proseguiranno anche nelle prossime due settimane e si concluderanno.

del Consiglio d’Europa. Piena condivisione infine, da parte di Valentini, per le azioni atte a promuovere il dialogo interculturale e interreligioso, che il Consiglio d’Europa intende rafforzare di concerto con le altre Organizzazioni internazionali e le ONG attive in questo settore. Riappropriandoci della radice delle nostre appartenenze culturali e religiose – ha detto in conclusione il Segretario di Stato – potremo attivare quel “dialogo trasversale” indispensabile per affrontare le sfide del nostro tempo, il cui centro risiede proprio nel rispetto della persona e dei suoi diritti fondamentali.

Comitato ministeriale del Consiglio d’Europa Il Segretario di Stato agli Affari Esteri, Pasquale Valentini, è intervenuto alla sessione mattutina del 19 maggio del Comitato ministeriale del Consiglio d’Europa a Bruxelles. Le minacce all’Europa di oggi, con l’aumento della violenza terroristica e il perdurare della crisi in Ucraina, sono stati i temi centrali sui quali la platea si è confrontata. Nella Dichiarazione conclusiva gli Stati partecipanti hanno sottoscritto la loro condanna verso ogni forma di terrorismo, che rappresenta una minaccia crescente ai diritti dell’uomo, alla democrazia e allo stato di diritto, in Europa e in tutto il mondo. Hanno altresì convenuto sull’opportunità di intensificare un’azione comune, indispensabile nei confronti di una minaccia che supera i confini fisici degli Stati. Il Responsabile della Politica estera sammarinese, nel ribadire il pieno sostegno di San Marino al ruolo che il Consiglio d’Europa può svolgere nei confronti delle sfide che minacciano l’Europa, si è soffermato sugli sforzi compiuti dal Paese per elevare il livello di sicurezza democratica. In particolare, Valentini ha accennato alla ratifica dei Trattati internazionali nella lotta al terrorismo e all’adeguamento del sistema sammarinese agli standard europei attraverso il monitoraggio degli organismi di controllo

Bando di concorso indetto dalle Nazioni Unite La Segreteria di Stato agli Affari Esteri informa i giovani cittadini sammarinesi della possibilità di partecipare al concorso “Young Professionals Programme (YPP)”, indetto dalle Nazioni Unite. Il concorso consente di accedere ai gradi iniziali della carriera all’interno del Segretariato delle Nazioni Unite (P-1, P2); si rivolge a giovani di età non superiore ai 32 anni al 31 dicembre 2015, con almeno una laurea di primo livello relativa alla disciplina d’esame e un’ottima conoscenza della lingua inglese o francese.I gruppi occupazionali oggetto di selezione per l’anno 2015 sono: amministrazione, finanza, statistica, informazione pubblica, affari sociali, affari legali.I candidati potranno presentare la propria domanda di partecipazione direttamente sul sito http://careers.un.org nei seguenti termini: * dal 20 maggio al 19 luglio 2015 - per il settore amministrativo; * dal 27 maggio al 26 luglio 2015 - per il settore finanziario; * dal 3 giugno al 2 agosto 2015 - per il settore statistica; Continua a pag. 24


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DALLE ISTITUZIONI

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* dal 10 giugno al 9 agosto 2015 - per il settore informazione pubblica; * dal 17 giugno al 16 agosto 2015 - per il settore affari sociali; * dal 24 giugno al 23 agosto 2015 - per il settore legale. L’esame consisterà in una prova scritta, che si terrà il 15 dicembre 2015, e in un colloquio orale, al quale si potrà accedere solo superando la prova scritta, entrambi in lingua inglese o francese. La prova scritta, della durata di 4 ore e 30 minuti, prevede una parte generale, comune a tutti i gruppi occupazionali, e una parte specifica per ciascun gruppo (sul sito http://careers.un.org è possibile consultare alcune prove scritte degli anni precedenti). Per maggiori informazioni visionare il sito http://careers.un.org. Studenti sammarinesi in visita all’EXPO Il Segretario di Stato per il Turismo Lonfernini ha accolto al Padiglione di San Marino ad EXPO 2015 alcune classi delle

scuole medie di Fonte dell’Ovo in gita all’Esposizione universale e li ha accompagnati e intrattenuti durante la visita del padiglione. Ha poi ringraziato lo staff per l’accoglienza riservata a lui, agli studenti, agli insegnanti e ai visitatori tutti. L’Oncologia a San Marino: passato, presente e futuro La Segreteria di Stato alla Sanità e Sicurezza Sociale comunica il calendario degli incontri del ciclo “Il futuro per l’Oncologia a San Marino – Meet the Professor”.

Vista l’importanza dell’argomento, tutte le tematiche saranno rivolte sia alla cittadinanza che al personale medico, pertanto si chiede gentilmente la massima divulgazione. Il progetto del ciclo d’incontri nasce dalla Conferenza “L’Oncologia a San Marino: passato presente e futuro” che si è svolta mercoledì 18 marzo 2015 presso la Sala Montelupo. Il tema del primo incontro è stato “Terapie personalizzate e radioterapia di precisione in medicina nucleare: dal linfonodo sentinella alla PRRT” – relatore Dott. Giovanni Paganelli Direttore Medicina Nucleare di Meldola. I prossimi incontri si svolgeranno da settembre a dicembre sulle seguenti tematiche: • Lunedì 14 settembre 2015 Cure palliative in Oncologia e non solo (Dott. Carlo Peruselli - Presidente Società Italiana di Cure Palliative) • Venerdì 23 ottobre 2015 “Ereditarietà dei tumori” (Dott. Ponz De Leon - Dipartimento di Medicina Diagnostica, Clinica e di Sanità Pubblica Università di Modena e Reggio Emilia - Policlinico) Da definire La vera dieta anticancro (Prof. David Khayat - Presidente dell’Istituto Nazionale dei Tumori Francese). Solidarietà per il Nepal Il Segretario di Stato agli Affari Esteri, Pasquale Valentini, ha indirizzato una nota ufficiale al Ministro degli Affari Esteri del Nepal, esprimendo sentimenti di partecipata solidarietà e di cordoglio, anche a nome del Governo e del Popolo Sammarinesi, per “l’immane tragedia che in pochi tremendi attimi ha consumato la vita di migliaia di innocenti, e che ancora una volta ci ha messo di fronte alla fragilità dell’uomo, alla sua limitatezza”. “Il pensiero – ha proseguito Valentini – è rivolto innanzitutto alle vittime e a tutti coloro che in questo momento soffrono, perché hanno riportato conseguenze sul piano fisico, hanno perso i loro affetti e i loro beni materiali”. L’augurio è che possa al più presto intravedersi un orizzonte di normalità e che la drammatica situazione che il Paese sta vivendo possa avere fine. San Marino – ha concluso il Responsabile della politica estera – “farà il possibile per attivare, pur nei limiti delle proprie risorse, ogni forma possibile di concreta solidarietà”, di concerto con la Comunità internazionale.


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