montefeltro-gennaio-2015

Page 1

contiene I.R.

PERIODICO DELLA DIOCESI DI S. MARINO-MONTEFELTRO - NUOVA SERIE - Anno LXI - N. 1 - gennaio 2015 Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - CN/FC - Direttore responsabile: Francesco Partisani

SFOGLIANDO L’AGENDA DELLA DIOCESI: I PROSSIMI APPUNTAMENTI

APPASSIONANTE AVVENTURA “Fervet opus”. Sono le parole con le quali il profeta Virgilio descrive il fervore dell’alveare. Non c’è metafora più azzeccata per raccontare la vivacità della diocesi nelle sue molteplici espressioni. La comunità è stata travolta dall’onda natalizia dell’amore misericordioso di Dio. Tante le iniziative: momenti di preghiera, concerti, recite, presepi, presepi viventi, scambi di auguri, incontri… L’anno liturgico, prima col tempo dell’Avvento e poi con quello del Natale, ha dato modo di rivivere un incontro ravvicinato con Cristo. Il clima natalizio ha contagiato città e borghi, ha riproposto i grandi temi della fede cristiana che - nonostante tutto - palpita ancora sotto strati di polvere e di ceneri, ed ha sottratto all’oblio tradizioni cariche di messaggi. La notte di Natale è stata vissuta da qualcuno come la notte del censimento, alla stregua di Maria e Giuseppe “scesi nella propria città per farsi registrare”. Ed è stato un ritorno alle proprie radici, un sentirsi a casa propria. Qualche altro si è ritrovato di fronte al “colpo di scena” di un Dio che, “stanco” di millenari discorsi su di lui (dall’antica sapienza alla astrologia, dalla filosofia alla poesia), finalmente si fa vedere col volto di un bambino adagiato in una mangiatoia. Per tutti è stato un ritrovarsi nuovamente davanti ad un mistero che stupisce, sorprende, incanta, converte, conquista. Adesso si ritorna nel “tempo ordinario”. Sbaglia chi lo considera di basso profilo spirituale. In realtà, il tempo ordinario è preziosissimo: educa a vivere in modo straordinario il quotidiano; insegna a dare solidità alla fede. Gesù ha trascorso quasi interamente la sua vita a Nazaret: trent’anni su trentatrè! Torno alla metafora dell’alveare e guardo l’agenda della diocesi, non tanto i quotidiani appuntamenti, ma le importanti scadenze a cui è chiamata. Scadenze molteplici, urgenti e complesse. Di tutte ci dobbiamo interessare, ma non su tutte possiamo impegnarci contemporaneamente.

Si tratta, per prima cosa, della riflessione su ciò che il Signore va indicando circa le scelte pastorali più opportune per quanto riguarda la vita e la missione della nostra diocesi. All’inizio dell’anno pastorale abbiamo scritto: «Con quali parole e gesti trasmettere la novità del Vangelo? Come distribuire le forze e valorizzare le persone e le risorse? A parere di molti - si annotava - siamo al tramonto di un cristianesimo sociologico… Tuttavia questo tempo potrebbe segnare l’inizio di un cristianesimo della grazia e della libertà. Incoraggiati dallo stile e dalle parole di papa Francesco cerchiamo insieme quelle “pratiche pastorali” indispensabili per l’inculturazione della fede. Può sembrare una chiamata alla prassi, in realtà è questione di spiritualità. Una comunità, la nostra, in ascolto, attenta al presente, consapevole del compito missionario che le è stato affidato». E si concludeva: «Non potrebbe questo tempo di crisi essere un tempo buono?». Un programma pastorale scritto insieme, con questo cuore, non ha nulla di aziendale; accoglie ed esprime, invece, la premura del Buon Pastore che conduce e riconduce il suo gregge. A che altro allude l’aggettivo “pastorale”, se non a questo? Il programma, inteso così, ci unisce; dà corpo al desiderio comune di avanzare nel cammino; suscita entusiasmo per nuovi percorsi; abilita all’esercizio della corresponsabilità e aiuta ad essere efficaci. La fatica di individuare gli obiettivi è tutta nostra. Individueremo gli obiettivi nei momenti di incontro e, soprattutto, in sede di Consiglio presbiterale e Consiglio pastorale, ma tutti devono offrire il loro contributo, di pensiero, di parola, di preghiera. Altra importante scadenza è il nostro “ingresso in sinodo”, cioè la nostra partecipazione al grande avvenimento del Sinodo Continua a pag. 2


MONTEFELTRO

2

DALLA PRIMA PAGINA

Continua dalla pag. 1

ordinario che il Papa ha convocato per il prossimo ottobre sulla vocazione e la missione della famiglia. Scrivo di “ingresso in sinodo” non solo per l’attenzione che riserveremo all’evento, ai suoi temi ed alle sue risposte, ma anche per corrispondere all’invito rivoltoci di prendere in mano la relazione finale del Sinodo straordinario dell’anno scorso, arricchito da una serie di domande preparate appositamente per indirizzare la riflessione. Non entreremo ovviamente nella “sala del sinodo” - la partecipazione diretta è riservata a vescovi e a laici invitati, ma saremo presenti fin d’ora con la preghiera e col contributo di cui si farà interprete ed estensore l’Ufficio diocesano della famiglia e la Consulta delle aggregazioni laicali. Infine un’altra scadenza. A metà del decennio 2010-2020 dedicato al tema dell’educazione (“Educare alla vita buona del Vangelo”) la Conferenza Episcopale Italiana indice per il prossimo novembre un grande Convegno ecclesiale a Firenze. La diocesi sarà presente inviando un gruppo di laici rappresentativi di tutto il nostro territorio. Porteranno le nostre esperienze e le nostre riflessioni. Di ritorno ci metteranno a parte delle indicazioni e degli orientamenti che verranno dal Convegno. Nei modi e nei tempi più

Mentre andiamo in stampa siamo sconvolti dagli avvenimenti che hanno colpito Parigi, ma si tratta di un’azione terroristica che colpisce il mondo intero. Lo si è visto anche nella reazione internazionale. Il nostro vescovo, nell’omelia tenuta domenica 11 gennaio nella Cattedrale di San Leo, ne ha parlato. Pubblichiamo un breve inciso. “La strage jihadista al giornale satirico Charlie Hebdo, a Parigi, ha causato tante vittime e tanto smarrimento e insicurezza. Il tutto è accaduto in una modalità e con una efferatezza da farci sentire in trincea. Ma non possiamo permetterci di perdere la speranza. L’Islam inautentico dei terroristi vuole lo scontro tra “in-civiltà”. L’assassinio si accompagna non alla presenza, ma all’assenza di Dio, anzi alla sua negazione. L’intenzione di chi compie questi attentati è evidente: porre nel cuore dell’Europa la violenza senza legge. Ma l’Europa ha da mostrare che la speranza del mondo è l’integrazione. La sua missione è ricomporre i pezzi in un quadro di pace per tutti i popoli e tra tutti i popoli; nel rispetto reciproco tra religioni, culture, civilizzazioni. È questa l’Europa che vogliamo. Il mondo che vogliamo. Ci uniamo a quanti chiedono una esplicita e convincente condanna del terrorismo da parte del mondo islamico, ma chiediamo anche rispetto per la fede di tutti e il rifiuto di ogni derisione. Il Signore ci offre questa certezza: il sole sorge ancora sull’umanità”.

opportuni saremo informati e sollecitati a dare il nostro contributo. Il periodico “Montefeltro” ci aiuterà attraverso una rubrica mensile che, già da questo numero, è disponibile. Potremmo seguire i lavori anche attraverso il sito diocesano: www.diocesi-sanmarino-montefeltro.it/. Parlavo, poco sopra, di molteplicità, urgenza, complessità in riferimento alla

congiunzione di queste scadenze. Dovrei aggiungere ricchezza, perché tanta è l’abbondanza dei materiali e degli stimoli. Il tutto da vivere non come sovrapposizione e tanto meno come chiusura in un angolo, subendo o ignorando l’appassionante avventura. @ Andrea Turazzi, Vescovo

MONTEFELTRO PerIodICo dellA dIoCeSI dI SAn MArIno -MonTeFelTro

Mons. M o n s. A Andrea ndrea Turazzi T u ra z z i

NUOVA SERIE

__________________________________ _______________________________________

Anno LXI - N. 1 - gennaio 2015 Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - CN/FC Aut. Trib. di Pesaro n. 72 del 3.4.1956 Iscritta al R.O.C. n. 22192 del 19.4.2012

www.diocesi-sanmarino-montefeltro.it direttore responsabile: Francesco Partisani direzione ed amministrazione: Via del Seminario, 5 - 47864 Pennabilli (RN) Tel. 0541 913780 Fax 0541 913701 E-mail: partisanimontefeltro@libero.it c.c.p. 8485882 Stampa: Tipo-Lito Stilgraf - Cesena Tel. 0547 610201 - Fax 0547 367147

Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

Associato alla Federazione Italiana Settimanali Cattolici

Vescovo di San Marino – Montefeltro Montefelt

SSanto anto Padre, P a d re , la ricordiamo ricordiamo con con immenso immenso affetto affetto nel nel la g io rn o d el suo suo compleanno. compleanno. Vorremmo Vorremmo essere essere ccon on giorno del nostra vvita ita e llaa n ostra unità unità una una sorgente s o rg e n te d io ia llaa nostra nostra dii g gioia p er lei. le i. per V esco vo A ndrea Turazzi T u ra z z i Vescovo Andrea iinsieme nsieme a tutta tutta la la diocesi diocesi di di SSan an M a r i n o- M o n t e f e l t r o Marino-Montefeltro


MONTEFELTRO

3

DALLA SANTA SEDE


MONTEFELTRO

4

LA TERZA

“ L’ARTE COME PREDICAZIONE EVANGELICA” Un fatto al mese di Suor Maria Gloria Riva *

SANT’ANTONIO ABATE patrono della vita monastica ed eremitica STA SEDUTO SUL TRONO CON GUANTI E MITRA, IL SANT’ANTONIO ABATE DELLA CHIESA DI SAN LEO IN CARPEGNA. SIEDE CON LA SOLENNITÀ DEL VESCOVO E LO SGUARDO BENEVOLO DELL’ABATE In realtà Antonio nato a Coma, in Egitto nel 251, non fu né l’uno né l’altro. Il motivo per cui viene spesso ritratto mitrato è perché fu abate, cioè padre, di quella schiera infinita di monaci che proprio dal suo esempio presero l’avvio. In realtà un tempo soleva dirsi abate, chiunque si fosse consumato nella sequela di Cristo, in solitudine e digiuni, in preghiera e predicazione. A 18 anni, dopo la morte di entrambi i genitori, la vita di Antonio cominciò a farsi più esigente. Ascoltate le parole del Vangelo: «Va’ vendi tutto quello che hai e dallo ai poveri poi vieni e seguimi», lasciò tutto e si ritirò nel deserto. Tuttavia, come non può restare nascosta la città sul monte, così anche l’esempio di Antonio divenne sprone per molti. Visse per vent’anni nella fortezza romana abbandonata, sul monte Pispir, ma poiché molti lo seguivano, Antonio dovette lasciare la sua solitudine e occuparsi della formazione di questi fratelli eremiti. Ecco perché nella nostra opera ci sono due frati che reggono il pastorale di Antonio, sono il segno di quello stuolo di frati che lui educò alla vita di preghiera, diventando patrono della vita monastica ed eremitica. Antonio fu il primo ad applicare quell’ora et labora che si diffonderà con San Benedetto. Ai piedi di Antonio vediamo anche un maialino nero o, per meglio dire, una cinta senese, e un campanello ben visibile in primo piano. Maiale e campanello sono attributi frequenti del Santo ma come mai? E potremmo anche chiederci come mai il legame tra sant’Antonio e l’herpes zoster (il fuoco di Sant’Antonio), tra Sant’Antonio e il falò o ancora fra Sant’Antonio e le cose perdute? Una leggenda narra che fu Antonio a portare il fuoco agli uomini di un villaggio, prendendolo direttamente dall’inferno. Lo fece intrufolando negli inferi un maialino che diede tanto filo da torcere ai demoni da indurli a lasciar entrare Antonio per andare a riprenderselo. Così il Santo, con la bestiola, prese anche il fuoco dell’inferno incendiando la punta del suo bastone a forma di Tau. Tornato fra i vivi diede fuoco a una catasta di legno che riscaldò l’intero paese. Ci sono però altre ragioni, storiche e certamente più attendibili, che motivano il legame fra il santo e questi suoi attributi. Nella sua vita eremitica, Antonio, fu spesso preda di tentazioni forti, il demonio un

giorno lo assalì lasciandolo mezzo morto e piagato, ma alcuni devoti lo trovarono e lo curarono salvandogli la vita. Egli riuscì sem-

Sant’Antonio abate, tempera su tela, Carpegna

pre resistere e così, per la sua santità, stabilì un rapporto particolare con la natura e gli animali. Il giorno in cui decise di andare a trovare l’amico eremita Paolo si perdette e due leoni lo accompagnarono per il giusto sentiero. Il Santo ebbe anche la visione della Chiesa umiliata dai suoi stessi figli caduti nei vizi più gravi e il Signore gli fece capire che l’unico rimedio era la preghiera incessante, per questo Egli si dedicò alla vita monastica fino all’età di 105 anni. Se da vivo fece molti miracoli e guarì molte persone, da morto la sua fama accrebbe a dismisura. Le sue spoglie, dopo la dominazione araba, furono portate dall’Egitto a Costantinopoli, e da lì vennero in seguito traslate in Francia. Giunsero a La Motte in un tempo in cui l’ergotismo decimava l’Europa. La malattia avvolgeva il corpo negli spasmi come fosse fuoco, fu per questo assimilata alle tentazioni di Antonio e chiamata fuoco

di Sant’Antonio. Molti, in effetti, invocando il Santo guarivano, così alcuni seguaci fondarono gli Antoniti, religiosi ospedalieri che si occupavano dei malati di ergotismo ed herpes zoster, nutrendoli con carne di maiale e ungendo le piaghe con il grasso dell’animale. Il papa concesse loro il privilegio di allevare suini cosicché benefattori e devoti usavano regalare maiali ai frati per le loro cure. Non avendo un luogo sufficientemente grande per tenerli i frati di La Motte, che nel frattempo prese il nome di Sanit-Antoine, li lasciavano girare indisturbati per le vie della città. Gli animali erano riconoscibili per via di un campanello che portavano addosso, la gente si lamentava ma nessuno osava toccarli: erano i maiali di Sant’Antonio! Nell’opera di Carpegna sono gli angeli a portare il fuoco, intendendo quel fuoco di carità che Antonio accese fra i suoi contemporanei, un fuoco che, appunto secondo la legenda, lo spinse a sfidare l’inferno. Questo è il motivo per cui, nel giorno del Santo, in molte parti del mondo si accendono falò: dire a tutti che il male si vince con il fuoco della carità. Ai piedi del Santo, oltre all’immancabile maialino, ci sono altri animali: bovini e pecore. Sono gli animali più diffusi nella zona del Montefeltro per i quali ogni anno il 17 gennaio si chiede la benedizione. Sulla parte sinistra del dipinto ci sono delle dame, una di queste porta un cesto con del pane o delle uova. Queste donne, oltre a implorare la benedizione di Sant’Antonio sulle loro necessità o sul loro pollaio, sono il segno delle tante benefattrici che soccorsero Antonio nel deserto portandogli del pane. Congedandoci dal Santo, così solennemente ritratto, non possiamo fare a meno di notare il grande libro che tiene fra le mani: è il Libro della Regola che scrisse lui stesso fondando la vita religiosa eremitica. Sovrasta il trono, una conchiglia. Nei testi antichi non si parla della devozione alla Vergine di Antonio, tuttavia come potrebbe non onorare la Regina degli Angeli colui che con gli angeli ebbe tanta familiarità? Così la conchiglia è il sigillo di Maria sulla vita di un uomo che, dopo 1700 anni di storia, ancora parla all’umanità. * Monache dell’Adorazione Eucaristica Pietrarubbia


MONTEFELTRO

5

LA PAROLA DEL PAPA

lA VITA dellA CHIeSA

Il MAGISTero del nATAle dI PAPA FrAnCeSCo la voce del Papa ha cantato le melodie della speranza, cuore dell’attesa di ogni persona, e ha sprigionato il grido della Verità del Vangelo invitando alla conversione La premura di Dio Padre risuona per mezzo della voce del Battista, in apertura del Tempo di Avvento, richiamandoci a riconoscere il vero Agnello di Dio. La stessa voce, confermata da quella del Padre, chiude il Tempo di Natale nella festa del Battesimo di Gesù, e annuncia a quale speranza siamo stati chiamati: “Tu sei il figlio mio, l’amato”. Con la stessa premura abbiamo avvertito la voce del Papa Francesco risuonare in questo nostro Natale, raggiungendo l’Uomo nelle sue notti, nelle sue veglie, nel suo desiderio di vita e nei suoi abissi. La voce del Papa ha cantato le melodie della speranza, cuore dell’attesa di ogni persona, e ha sprigionato il grido della Verità del Vangelo invitando alla conversione. Ma il ritornello che ha intercalato i suoi inni è stato l’annuncio della libertà che scaturisce dall’Incarnazione del Figlio e ci riabilita alla comunione con il Padre. Così il Papa ha annunciato nella notte di Natale: “La presenza del Signore in mezzo al suo popolo cancella il peso della sconfitta e la tristezza della schiavitù, e instaura la gioia e la letizia […] perché Dio, che aveva riposto le proprie attese nell’uomo fatto a sua immagine e somiglianza, aspettava. Dio aspettava […] e lungo il cammino della storia, la luce che squarcia il buio ci rivela che Dio è Padre e che la sua paziente fedeltà è più forte delle tenebre e della corruzione.” Nei Vespri del 31 dicembre il Papa ci ha fatti riflettere sulla nostra identità di figli di questo Padre: “com’è il nostro modo di vivere? Viviamo da figli o viviamo da schiavi? Viviamo da persone battezzate in Cristo, unte dallo Spirito, riscattate, libere? Oppure viviamo secondo la logica mondana?”. E molto acutamente ha osservato: “Esiste sempre nel nostro cammino esistenziale una tendenza a resistere alla liberazione, paradossalmente preferiamo la schiavitù. La libertà ci spaventa perché ci pone davanti al tempo e di fronte alla nostra responsabilità di viverlo bene. La schiavitù, invece, riduce il tempo a “momento” e così ci sentiamo più sicuri, e cioè ci fa vivere momenti slegati dal loro passato e dal nostro futuro e ci impedisce di vivere pienamente e realmente il presente, perché lo svuota del passato e lo chiude

di fronte al futuro, di fronte all’eternità. La schiavitù ci fa credere che non possiamo sognare, volare, sperare.” Nel messaggio per la Giornata mondiale della Pace il Papa si è soffermato ancora sul tema della piaga della schiavitù contemporanea, alla radice della quale “si trova una concezione della persona umana che ammette la possibilità di trattarla come un oggetto. Quando il peccato corrompe il cuore dell’uomo e lo allontana dal suo Creatore e dai suoi simili, questi ultimi non sono più percepiti come esseri di pari dignità, come fratelli e sorelle in umanità, ma vengono visti come oggetti” e ci ha esortati a considerare tutti gli uomini “non più schiavi, ma fratelli”. Perché la Buona novella di Gesù, che fa nuove tutte le cose, “è capace di redimere le relazioni tra gli uomini, mettendo in luce ciò che hanno in comune: la filiazione adottiva e il vincolo di fraternità in Cristo”. Il messaggio Urbi et Orbi del Papa si è trasformato in preghiera accorata per tutto il mondo, affinché “Il potere di Cristo, che è liberazione e servizio e la sua forza redentrice trasformi le armi in aratri, la distruzione in creatività, l’odio in amore e tenerezza.” Inoltre il Papa, che nella notte di Natale ci ha posti davanti alla domanda: Come accogliamo la tenerezza di Dio? nell’udienza di mercoledì 7 gennaio ci ha confidato la tenerezza della maternità, atteggiamento con il quale possiamo rispondere nel quotidiano alla sfida della fedeltà all’amore. La maternità, dunque, come missione. Partendo dalla maternità di Maria, che ci presenta il Figlio, alla maternità della Chiesa, nella sua opera di “annunciatrice della verità dell’amore di Cristo nella società”, a quella della madre di famiglia che sa dedicarsi senza sconti a tutti per difendere la vita di ciascuno. “Perché essere madre non significa solo mettere al mondo un figlio, ma è anche una scelta di vita. La scelta di vita di una madre è la scelta di dare la vita. E questo è grande, questo è bello” perché le madri sanno testimoniare sempre, anche nei momenti peggiori, la tenerezza, la dedizione, la forza morale. Monache Agostiniane-Pennabilli


MONTEFELTRO

6

CONVEGNO NAZIONALE

IN GESÙ CRISTO IL NUOVO UMANESIMO ALL’IMPORTANTE APPUNTAMENTO DELLA CHIESA ITALIANA, PARTECIPERANNO 2.300 DELEGATI IN RAPPRESENTANZA DI TUTTE LE COMPONENTI DELLA COMUNITÀ CRISTIANA La Chiesa è in silenzioso fermento. I preparativi sono iniziati già l’anno scorso, quando il Presidente del Comitato preparatorio del Convegno ecclesiale di Firenze, S.E. Mons. Cesare Nosiglia, ha invitato tutte le diocesi e le realtà ecclesiali – in special modo i Consigli presbiterali e pastorali delle diocesi, le Facoltà teologiche e gli Istituti di Scienze Religiose, le Consulte dell’apostolato dei laici, le Associazioni e i Movimenti – a lasciarsi interrogare dalle nuove sfide, a leggere i segni del tempo presente ed a ripensare l’uomo di oggi. In quell’invito veniva chiesto ad ogni diocesi di compilare una scheda in cui raccontare un’esperienza significativa di umanesimo incentrato su Gesù Cristo. In base alla conseguente raccolta di esperienze si è costituita la Traccia per il cammino verso il Convegno, che ancora non è un documento, né una lettera pastorale, ma un testo aperto, che vuole stimolare un coinvolgimento diffuso verso il Convegno, arrivando per quanto possibile a tutte le realtà delle nostre Chiese locali. “In Gesù Cristo il nuovo umanesimo”. Questo il titolo del V Convegno Ecclesiale Nazionale che si terrà a Firenze tra il 9 e il 13 novembre 2015. A tale appuntamento desideriamo avvicinarci con impegno ed entusiasmo. Che cos’è un Convegno ecclesiale nazionale? Un Convegno ecclesiale nazionale è principalmente un momento di incontro dei vescovi della Conferenza Episcopale Italiana, ma allargato a rappresentanti di tutte le Chiese locali. Il primo si svolse a Roma nel 1976 sul tema “Evangelizzazione e promozione umana”, quindi fu la volta di Loreto nel 1985 (“Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini”), Palermo nel 1995 (“Il Vangelo della carità per una nuova società in Italia”) e Verona nel 2006 (“Testimoni di Gesù risorto, speranza del mondo”). I Convegni sono stati occasione di profonda riflessione per tradurre nella realtà italiana lo spirito del Conci-

lio Vaticano II. Il tema di ogni Convegno ha incrociato di volta in volta quello degli Orientamenti pastorali forniti dalla CEI per il decennio entro cui il Convegno stesso si collocava: Evangelizzazione e sacramenti per il primo decennio (anni 70), quindi Comunione e comunità (anni 80), Evangelizzazione e testimonianza della carità (anni 90), Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia (2000-2010) ed Educare alla vita buona del Vangelo per il

decennio in corso. Educare alla vita buona del Vangelo significa, in primo luogo, farsi discepoli del Signore Gesù, il Maestro che non cessa di educare ad una umanità nuova e piena. Nel bel mezzo di questo decennio è ora il momento del Convegno ecclesiale di Firenze. Compito fondamentale dei Convegni ecclesiali è quello di “allenare” la Chiesa a vivere la sua vocazione di “sacramento dell’unità del genere umano” in cammino verso Dio (LG 9), a raccogliere esperienze di vita evangelica, a sostenere i cammini di impegni, a fare una lettura della realtà e offrire criteri di giudizio. Chi partecipa al Convegno di Firenze? Già nel mese di giugno del 2014 è stato chiesto ai Vescovi italiani di individua-

re nelle Chiese locali di appartenenza alcuni partecipanti al Convegno, scegliendo tra sacerdoti e consacrati, laici, giovani e sposi, uomini e donne, il più possibile interpreti dei diversi carismi e delle aggregazioni ecclesiali. Il numero dei partecipanti al Convegno tiene conto dell’esigenza di rappresentanza di ciascuna Chiesa particolare. Oltre al Vescovo, ogni diocesi può portare quattro delegati con l’aggiunta di uno per ogni 120.000 abitanti. In totale sono previsti a Firenze 2300 delegati; questi dovrebbero essere capaci di rilanciare un nuovo umanesimo nei vari luoghi in cui si vive e si realizza l’incontro fra persone: la casa, la parrocchia, la scuola, la piazza, lo sport, il web. Il comitato dei delegati ha già iniziato ad incontrarsi per prepararsi, per aiutare la diocesi ad aprirsi al rinnovamento e, soprattutto, per assicurare una continuità di cammino anche dopo il convegno. Il Convegno non vuole essere un “convenire attorno ad un tema – come precisa il Segretario Generale della CEI Mons. Nunzio Galantino – ma ad una esperienza”.Siamo nel grande orizzonte tracciato da papa Francesco di una “Chiesa in uscita”. Solo facendosi prossimi all’uomo, con le sue problematiche ed i suoi interrogativi, si può pensare di trasmettere la fede. Come la fede in Gesù illumina l’umano? Chi è l’uomo? La fede cristiana dice: “L’uomo è anzitutto un figlio, un essere ricevuto”. Da qui discende poi la fraternità. «Non posso farti del male senza ferirmi» (Gandhi). Cristo è l’uomo nuovo. «Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo. […] Cristo, che è il nuovo Adamo, proprio rivelando il mistero del Padre e del suo amore svela anche pienamente l’uomo a se stesso e gli manifesta la sua altissima vocazione» (GS 22). Umano e divino sono insieme nel Verbo incarnato. L’umanesimo di cui vuole parlare il Convegno è un umanesimo in ascolto,


MONTEFELTRO concreto, plurale, che si innalza alla trascendenza. In ogni uomo e cultura c’è qualcosa di Dio. Per una preparazione adeguata siamo invitati ad una riflessione comune attorno a queste aree tematiche: le forme e i percorsi di incontro con Cristo (nuove esperienze di annuncio, andare alle periferie); le difficoltà di credere e di educare a credere; la mappa dei luoghi in cui avviene l’esperienza della fede. E noi come diocesi? Il Comitato diocesano dei delegati ha elaborato alcune proposte per vivere in concreto il tempo di preparazione in comunione con tutta la Chiesa; questi i punti fondamentali: • diffondere la conoscenza dell’evento: realizzazione di una rubrica fissa sul giornale “Montefeltro” e sul sito internet diocesano; ognuno, in qualche modo, è aiutato ad essere “presente” e partecipe; • sensibilizzare sull’umanesimo cristiano le attività diocesane già in programma: la difesa della vita e il pellegrinaggio all’Eremo della Madonna del Faggio (Umanesimo e Maria); • mettere a tema l’umanesimo negli incontri diocesani di Dottrina sociale della Chiesa e nei “Venerdì dell’AC”; • preparare momenti vicariali di discussione dei temi per favorire ancor più la partecipazione di tutti; • preparazione di un Convegno diocesano prima o subito dopo il Convegno nazionale; • porre particolare cura al post-Convegno, calando nella nostra realtà le idee e le proposte elaborate. La Traccia di preparazione al prossimo Convegno ecclesiale nazionale di Firenze pubblicata nel mese scorso, invita a declinare cinque verbi tratti dall’Evangelii Gaudium di Papa Francesco – uscire, annunciare, abitare, educare, trasfigurare – per ritrovare il «gusto per l’umano». Essi sono la luce che attraversa tutto il discorso sull’uomo. Su questi verbi avremo modo di sviluppare il cammino. La Traccia sarà accompagnata sul sito web www.firenze2015.it/ da materiali di approfondimento a cui chiunque potrà dare il proprio contributo, anche attraverso i social media (www.facebook.com/firenze2015; www.twitter.com/firenze2015). Facciamo nostra la raccomandazione di papa Francesco: che il Convegno ecclesiale nazionale «abbia un impatto sulla gente, sulla vita concreta delle persone, della città che lo ospita e della nazione, una nazione che non ha mai smesso di sperare. Paola Galvani

7

UFFICIO LITURGICO DIOCESANO

UNA BUONA NOTIZIA: GESÙ Dai Vangeli al Vangelo LA LETTERA PASTORALE DEL VESCOVO MONS TURAZZI IN OCCASIONE DELLA PASQUA 2015 Quando il Vescovo mi ha chiesto di scrivere alcune righe di commento e di presentazione della lettera pastorale scritta in occasione della Pasqua e che come ormai da consuetudine, anche quest’anno i vostri Sacerdoti vi porteranno con l’altro materiale visitando le famiglie, mi sono sentito in difficoltà, perché non è facile trovare le parole adeguate per commentare il contenuto familiare, semplice e allo stesso tempo profondo, breve e allo stesso tempo che spazia su tanti argomenti di attualità e di fede, come questa lettera pastorale. La lettera pastorale, come dice la parola, è una lettera del Pastore ai propri fedeli, in cui sono contenuti gli orientamenti essenziali per la vita di fede nei quali il Vescovo desidera che i battezzati e gli uomini sensibili ai valori cristiani camminino. Quindi, l’obiettivo fondamentale della lettera del Vescovo, seguendo l’esortazione del Santo Padre che ha chiesto a tutti di avere un Vangelo in tasca, di leggerlo, è di aiutare questo approccio al Vangelo. E il Vescovo lo fa attraverso un atteggiamento familiare e amichevole dichiarato fin dalla presentazione e con un linguaggio semplice e allo stesso tempo profondo nei contenuti, nel resto del testo. Egli propone una lettura del Vangelo attraverso una serie di esperienze presentate nello stile del racconto, ampliate da una riflessione, approfondite da una serie di domande. Uno stile inedito per una lettera pastorale e nello stesso tempo coinvolgente. Sono scene di vita vissuta, dove è possibile intravedere il cambiamento di vita, come frutto prodotto dall’accoglienza del Vangelo. Un invito per tutti a leggere questa breve lettera del Vescovo ricca di spiritualità e di umanità con un linguaggio fatto di immagini semplici e familiari e di contenuti solidi e profondi. È lo stile del Vescovo Andrea, che nasce da un rapporto profondo con il Signore, fatto di preghiera e pervaso da un’ansia missionaria per portare e fare incontrare tutti con il volto del Signore Gesù. È la testimonianza di un amore grande a noi fedeli che il Signore ha affidato al Suo Ministero di Vescovo. Il Vangelo come dice il titolo stesso, è questa Buona notizia che si chiama Gesù, dal quale non abbiamo nulla da temere o di cui stare in guardia, perché l’amicizia con lui è sempre e solo frutto di una proposta, accolta e accettata liberamente, di una Verità che conosciuta e accolta ci fa liberi. Per questo è importante come suggerisce il Vescovo, tenere queste pagine a portata di mano, in modo da leggerle ogni tanto, perché una vera amicizia si costruisce solo conoscendosi reciprocamente, e allora conoscendo la Parola del Vescovo conosceremo il Vescovo, attraverso di Lui, conoscendo la Parola di Cristo, conosceremo Cristo, Colui che ci svela il Padre e il Suo amore per noi. Ed è ciò che cerchiamo e di cui abbiamo bisogno perché la nostra vita abbia un senso. Diciamo grazie al Vescovo Andrea per questa primizia del Suo servizio episcopale. Mons. elio Ciccioni, Vicario Generale


MONTEFELTRO

8

PER L’UNITÀ DEI CRISTIANI

SETTIMANA DI PREGHIERA DAL 18 AL 25 GENNAIO 2015

CAMBIARE IL MONDO CON LA FORZA DELLA PREGHIERA di don Graziano Bartolini, diacono* Dal 18 al 25 gennaio si celebra, ogni anno, la settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, un appuntamento che ci ricorda la straordinaria importanza di questo cammino verso l’unità “perché il mondo creda” (Gv 17,21) e la forza della preghiera che ad alcuni può sembrare un’inutile perdita di tempo ma che è invece lo strumento più efficace per cambiare il mondo e noi stessi. Le angoscianti notizie che ci bombardano ogni giorno dai mezzi di informazione alimentano in tutti noi un senso di impotenza e di frustrazione, quasi che il male non possa essere sconfitto. In realtà la storia è nelle mani di Dio che non ne ha certo perso il controllo ma chiede a ciascuno di noi di dare il proprio contributo al rinnovamento del mondo. Pregare per l’unità dei cristiani significa quindi aiutare in modo concreto questo cammino, favorendo la trasformazione del no-

Un’

stro cuore in un cuore aperto ed accogliente, capace di vedere e di gioire per quanto il Signore fa negli altri ed in particolare nei fratelli cristiani di altre confessioni. Portiamo tutti nel cuore, con tanta gioia, il ricordo degli incontri fra Papa Francesco ed il Patriarca Bartolomeo, che con la loro fede e umiltà ci indicano la strada. Siamo interpellati in modo altrettanto forte dalla testimonianza degli innumerevoli martiri, cristiani di ogni confessione, che ogni giorno, in diverse parti del mondo, offrono la propria vita per amore di Gesù e del Vangelo. Il loro sangue non può andare perduto, non può restare inefficace: certamente il Signore lo trasformerà in semi di pace e di unità per la Chiesa e per il mondo. È questa la nostra preghiera che si fa impegno di vita e non può limitarsi quindi ad una settimana ma deve divenire parte del

ostensione con i giovani e con le persone che soffrono. Così l’Arcivescovo Nosiglia vuole caratterizzare l’ostensione solenne che, dal 19 aprile al 24 giugno 2015, chiamerà nuovamente a raccolta il «popolo della Sindone», per vedere e pregare davanti a quell’Immagine che ricorda con tanta forza espressiva la Passione e la morte di Gesù Cristo. Perché i giovani, perché i malati? L’ostensione del 2015 è stata concessa da Papa Francesco per la coincidenza con i 200 anni dalla nascita di san Giovanni Bosco, fondatore della famiglia salesiana: un «giubileo» che richiamerà a Torino da ogni parte del mondo i giovani (e i meno giovani) che hanno frequentato scuole, oratori e campi sportivi nel nome di don Bosco. Lo stesso Francesco sarà a Torino il 21 giugno: l’ha annunciato nell’udienza in piazza San Pietro il 5 novembre scorso. Per lui il viaggio sarà anche un «ritorno alle radici»: da Torino e dalle colline del Monferrato la famiglia Bergoglio partì, come tanti altri emigranti piemontesi, alla volta dell’Argentina. Quanto ai malati, il collegamento con la Sindone è diretto: chi conosce la sofferenza, sul proprio corpo o nello spirito, chi vive accanto a persone ammalate sperimenta nel profondo il mistero del dolore; e anche per questo è tanto più aperto a «riconoscere» e cercare di alleviare la sofferenza altrui, per quanto possibile. L’attenzione al mondo della malattia porta alla ragione autentica, vera dell’ostensione: contemplare il Volto del Signore per uscire a «servire i fratelli». È il senso del motto che il Custode Nosiglia ha scelto per questa esposizione: «l’Amore più grande». Le parole di Gesù in Giovanni 15 ricordano che non c’è amore più grande di

nostro modo di essere: cristiani, cioè costruttori di unità. È necessario quindi che ciascuno di noi divenga sempre più, nella sua vita quotidiana, costruttore di ponti e non di muri. Il tema scelto per quest’anno “Dammi un po’ d’acqua da bere”, tratto dall’incontro fra Gesù e la Samaritana, ci invita ad assaporare l’acqua da diversi pozzi e anche a offrirne un poco della nostra. Nella diversità, infatti, tutti ci arricchiamo vicendevolmente. La Settimana per l’unità dei cristiani è un momento privilegiato di preghiera, di incontro e di dialogo. È l’occasione per riconoscere la ricchezza e il valore presenti negli altri, in chi è diverso da noi, e per chiedere a Dio il dono dell’unità. * Incaricato diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti

chi dà la vita. E dunque proprio per questo rendono manifesto l’amore di Dio per noi, che abbiamo ricevuto la vita di Dio in Cristo. Ma l’«amore più grande» ci invita, ci spinge a riconoscere il Signore nei fratelli – nei poveri, nei bisognosi, nei sofferenti. L’ostensione della Sindone, celebrazione e pellegrinaggio religioso, spirituale, momento forte di vita della Chiesa, è anche una grande occasione per Torino e per il suo territorio: per farsi conoscere, proporre un’accoglienza che, negli ultimi anni, è cresciuta in quantità e qualità. Saranno soprattutto i giorni vicini a quelli della visita di Francesco a mostrare un «volto nuovo» di Torino, quando verranno migliaia di giovani per incontrare il Papa. Come nelle ostensioni più recenti (dal 1998 in poi) Torino e il Piemonte si sono mobilitati per organizzare l’ostensione. Il Comitato organizzatore comprende, insieme alla diocesi, la Città, la Provincia di Torino, la Regione Piemonte, con le due fondazioni bancarie (San Paolo e CRT), i Salesiani e la Direzione regionale per i Beni artistici. La coincidenza con l’Expo di Milano dovrebbe favorire il flusso di visitatori anche su Torino. Si vuole realizzare un’ostensione che garantisca a tutti la possibilità di vedere la Sindone e di conoscere meglio le realtà – ecclesiali e non solo – di Torino e del suo territorio. Per questo, come in passato, la visita alla Sindone è completamente gratuita, pur essendo obbligatoria la prenotazione (anch’essa gratuita). Si prenota esclusivamente via Internet, attraverso il sito ufficiale della Sindone, www.sindone.org. Durante i giorni lavorativi è attivo un servizio telefonico di informazione, al numero 011.5292550 (le tariffe dipendono dal proprio gestore telefonico). (Fisc)

LA SACRA SINDONE


MONTEFELTRO

9

PER UNA CHIESA ECUMENICA

11 FEBBRAIO ANNIVERSARIO DELL’APPARIZIONE

LA “MADONNA DI LOURDES” E LA MALATTIA La vitalità di Lourdes ha origine dalle apparizioni della Vergine a Bernardette Soubirous. Bernardette nacque il 7 gennaio 1844. Il padre, titolare di un mulino, a causa di gravi problemi economici fu costretto a girovagare da un posto all’altro per difendersi dai creditori, fino al momento in cui, durante una carestia, fu arrestato con l’accusa di aver rubato della farina. L’accusa si rivelò assolutamente infondata e mossa solo dal sospetto per il fatto che la famiglia era gravata da una grande povertà. L’11 febbraio 1858, la sua primogenita Bernardette, accompagnata dalla sorella ed un’amica si recarono presso la malsana grotta di Massabielle alla ricerca di legna per riscaldare la casa e di ossa da vendere per guadagnare qualche soldo per sopravvivere alla fame. Mentre Bernardette cercava di vincere la resistenza ad inoltrarsi in un luogo tanto malsano e per lei, affetta da asma, assai nocivo, sentì il rumore di vento molto forte e vide la cavità della grotta illuminarsi. Nella luce, Bernardette percepì un’immagine femminile molto bella, vestita di bianco che le faceva segno di avvicinarsi. La ragazza estasiata dalla visione di questa “Signora”, prese la sua coroncina del rosario e lo recitò davanti alla visione. Seguirono altre apparizioni, in quella del 25 febbraio la “Signora” disse a Bernadette di andare alla fonte a lavarsi e a bere, ma non essendoci fonti in quel luogo, indicò un punto esatto: lì Bernadette vi si recò e, poiché non vide la presenza di acqua, cominciò a scavare con le sue mani, impiastricciandosi la faccia e mangiando fili d’erba. Tutti i presenti si burlarono di lei prendendola per pazza, ma a poco dopo, da quella piccola buca scavata nella terra dalle mani di Bernadette, cominciò a scorrere acqua in abbondanza. Un cieco che si bagnò gli occhi con quell’acqua riacquistò immediatamente la vista all’istante. Da allora la sorgente non ha mai cessato di sgorgare: è l’acqua di Lourdes, che prodigiosamente guarisce ancora oggi ogni sorta di mali, spirituali e fisici, senza minimamente diffondere il contagio alle migliaia di malati immersi nelle piscine. La vocazione primaria del santuario di Lourdes è di essere un luogo di incontro con Dio nella preghiera, e un luogo di servizio ai fratelli, soprattutto per l’accoglienza dei malati, dei poveri e di tutte le persone che soffrono. In questo luogo Ma-

ria viene a noi come la madre, sempre disponibile ai bisogni dei suoi figli. Lourdes è luogo e insieme simbolo di speranza e di grazia nel segno dell’accettazione e dell’offerta della sofferenza salvifica. A Lourdes si impara in modo esperienziale come il cristiano partecipi, e in quale misura, alla missione redentiva del Cristo, missione alla quale la Vergine santa fu la prima a parteciparvi in virtù di quel silente si detto ai piedi della croce, si con il quale ci ha donato l’unico suo figlio, un si scaturito da un cuore amante che ha saputo farsi sacrificio per l’altro. In una società che nega la sofferenza, rifiuta la malattia e nasconde il dolore, forse il vero miracolo di Lourdes è proprio questo: il miracolo della serenità. Basta incontrare le persone che ritornano da quel viaggio tutt’altro che agevole; non sono guariti dal dolore, ma sono in qualche modo trasformati, perché nonostante la sofferenza hanno trovato la pace interiore, la serenità. Proprio come Giovanni Battista Tomassi, un giovane romano gravemente malato che nel 1903 decide di andare proprio a Lourdes con una rivoltella; se non fosse stato miracolato si sarebbe suicidato. Il miracolo fisico non avvenne, ma successe qualcosa di così sconvolgente dentro di lui, da indurlo a tornare subito a casa per portare solidarietà a chi soffre. Rientrato a Roma fondò l’UNITALSI, l’organizzazione che da 105 anni si occupa di trasportare malati e pellegrini proprio a Lourdes. Proprio in virtù delle attenzioni che la Madonna ha rivolto a Lourdes agli ammalati ha spinto a far coincidere il festeggiamento della Vergine di Lourdes o Madonna del Rosario con la Giornata Mondiale degli Ammalati. Tale giornata è per i malati, per gli operatori sanitari, per i fedeli cristiani e per tutte le persone di buona volontà «momento forte di preghiera, di condivisione, di offerta della sofferenza per il bene della Chiesa e di richiamo per tutti a riconoscere nel volto del fratello infermo il Santo Volto di Cristo che, soffrendo, morendo e risorgendo ha operato la salvezza dell’umanità» (Giovanni Paolo II, Lettera istitutiva della Giornata Mondiale del Malato, 13 maggio 1992, 3). la Commissione diocesana della Pastorale della Sanità


MONTEFELTRO

10

UFFICIO PER LA PASTORALE SCOLASTICA

PASTORALE SCOLASTICA: UN SERVIZIO ALL’UOMO E ALLA SUA VERITÀ di don Gabriele Mangiarotti* La comunità cristiana ha sempre avuto una grande preoccupazione per il compito educativo. E anche la nostra Diocesi ha espresso questa cura con molteplici iniziative. Penso, solo recentemente, agli incontri di Mons. Negri con i giovani, che poi si sono raccolti in un libro Parole ai giovani e alla giornata della scuola, voluta da Mons. Turazzi. L’ufficio scolastico di cui sono responsabile ha la cura degli insegnanti di religione e ora ha avuto l’incarico di costituire una commissione di pastorale scolastica che esprima con forza questa preoccupazione della Chiesa. Sì, perché l’educazione, compito primario della famiglia, si attua anche con l’ausilio della scuola. E non ci nascondiamo che i problemi che dovremo affrontare sono di una gravità notevole, come ci ricordano con insistenza i pontefici. Riporto due gravi affermazioni su cui vale la pena di confrontarci. L’ultimo discorso tenuto da Benedetto XVI in occasione degli auguri natalizi del 2012 ha una parte lucida e profetica sulle ombre che incombono sulla umanità in particolare nel versante educativo. Dice il papa: «Il Gran Rabbino di Francia, Gilles Bernheim, in un trattato accuratamente documentato e profondamente toccante, ha mostrato che l’attentato, al quale oggi ci troviamo esposti, all’autentica forma della famiglia, costituita da padre, madre e figlio, giunge ad una dimensione ancora più profonda. Se finora avevamo visto come causa della crisi della famiglia un fraintendimento dell’essenza della libertà umana, ora diventa chiaro che qui è in gioco la visione dell’essere stesso, di ciò che in realtà significa l’essere uomini. Egli cita l’affermazione, diventata famosa, di Simone de Beauvoir: “Donna non si nasce, lo si diventa” (“On ne naît pas femme, on le devient”). In queste parole è dato il fondamento di ciò che oggi, sotto il lemma “gender”, viene presentato come nuova filosofia della sessualità. Il sesso, secondo tale filosofia, non è più un dato originario della natura che l’uomo deve accettare e riempire personalmente di senso, bensì un ruolo sociale del quale si decide autonomamente, mentre finora era la società a decidervi. La profonda erroneità di questa teoria e della rivoluzione antropologica in essa soggiacente è evidente. L’uomo contesta di avere una natura precostituita dalla sua corporeità, che caratterizza l’essere umano. Nega la pro-

pria natura e decide che essa non gli è data come fatto precostituito, ma che è lui stesso a crearsela. Secondo il racconto biblico della creazione, appartiene all’essenza della creatura umana di essere stata creata da Dio come maschio e come femmina. Questa dualità è essenziale per l’essere umano, così come Dio l’ha dato. Proprio questa dualità come dato di partenza viene contestata. Non è più valido ciò che si legge nel racconto della creazione: “Maschio e femmina Egli li creò” (Gen 1,27). No, adesso vale che non è

stato Lui a crearli maschio e femmina, ma finora è stata la società a determinarlo e adesso siamo noi stessi a decidere su questo. Maschio e femmina come realtà della creazione, come natura della persona umana non esistono più. L’uomo contesta la propria natura. Egli è ormai solo spirito e volontà. La manipolazione della natura, che oggi deploriamo per quanto riguarda l’ambiente, diventa qui la scelta di fondo dell’uomo nei confronti di se stesso. Esiste ormai solo l’uomo in astratto, che poi sceglie per sé autonomamente qualcosa come sua natura. Maschio e femmina vengono contestati nella loro esigenza creazionale di forme della persona umana che si integrano a vicenda. Se, però, non esiste la dualità di maschio e femmina come dato della creazione, allora non esiste neppure più la famiglia come realtà prestabilita dalla creazione. Ma in tal caso anche la prole ha perso il luogo che finora le spettava e la particolare

dignità che le è propria. Bernheim mostra come essa, da soggetto giuridico a sé stante, diventi ora necessariamente un oggetto, a cui si ha diritto e che, come oggetto di un diritto, ci si può procurare. Dove la libertà del fare diventa libertà di farsi da sé, si giunge necessariamente a negare il Creatore stesso e con ciò, infine, anche l’uomo quale creatura di Dio, quale immagine di Dio viene avvilito nell’essenza del suo essere. Nella lotta per la famiglia è in gioco l’uomo stesso. E si rende evidente che là dove Dio viene negato, si dissolve anche la dignità dell’uomo. Chi difende Dio, difende l’uomo». E papa Francesco ha affermato: «Occorre ribadire il diritto dei bambini a crescere in una famiglia, con un papà e una mamma capaci di creare un ambiente idoneo al suo sviluppo e alla sua maturazione affettiva. Continuando a maturare nella relazione, nel confronto con ciò che è la mascolinità e la femminilità di un padre e di una madre, e così preparando la maturità affettiva. Ciò comporta al tempo stesso sostenere il diritto dei genitori all’educazione morale e religiosa dei propri figli. E a questo proposito vorrei manifestare il mio rifiuto per ogni tipo di sperimentazione educativa con i bambini. Con i bambini e i giovani non si può sperimentare. Non sono cavie da laboratorio! Gli orrori della manipolazione educativa che abbiamo vissuto nelle grandi dittature genocide del secolo XX non sono spariti; conservano la loro attualità sotto vesti diverse e proposte che, con pretesa di modernità, spingono i bambini e i giovani a camminare sulla strada dittatoriale del “pensiero unico”. Mi diceva, poco più di una settimana fa, un grande educatore: “A volte, non si sa se con questi progetti – riferendosi a progetti concreti di educazione – si mandi un bambino a scuola o in un campo di rieducazione”». È chiaro che in questo frangente della storia avere una attenzione alla famiglia e alla scuola significa vigilare perché il futuro dell’umanità allontani da sé gli spettri dell’odio, della disperazione e della manipolazione. Con l’Ufficio vogliamo essere al servizio di coloro che lavorano in questa direzione. * Direttore Ufficio diocesano Pastorale Scolastica (IRC) e Cultura


MONTEFELTRO

11

UFFICIO LITURGICO

L’ANNO LITURGICO E IL CONCETTO DI TEMPO di don Raymond Nkindji Samuangala* Andrebbe ripreso con calma, in termini di approfondimento, il solenne Annuncio del giorno della Pasqua risuonato in tutte le chiese nella solennità dell’Epifania. In esso, infatti, oltre a ricondurre tutto l’Anno Liturgico al mistero pasquale come al suo culmine e sorgente, viene affermato come la celebrazione di tale mistero è indissolubilmente legato al tempo. Rivestendo così quest’ultimo di una dimensione salvifica. Nell’Annuncio del giorno della Pasqua viene affermato, infatti, che Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza. Ciò significa che quello con il tempo è un rapporto fondamentale ed inscindibile nella vita di fede dei cristiani e nell’espressione di essa attraverso la celebrazione dei misteri salvifici. La storia ci pone dinanzi ad un supermercato affollatissimo di visioni del tempo. Non è il caso di esporre in questo contesto queste varie concezioni del tempo benché sarebbe interessante farne una rassegna. Ci limitiamo ad osservare che contrariamente a tutte queste diverse visioni del tempo dall’antichità ad oggi, i cristiani, nella linea della tradizione giudaica, prendono sul serio il tempo nella sua globalità e proclamano l’effettiva azione di Dio all’interno di una storia reale che corre verso un obiettivo. Per l’interpretazione neotestamentaria la storia è orientata fondamentalmente dal disegno di Dio che si svolge e si manifesta in essa. Una linea diritta traccia il cammino dell’umanità dal primo momento creativo di Dio fino alla piena e definitiva realizzazione della redenzione alla fine dei tempi. La storia salvifica è unica e unitaria (cfr. Ef 1,3-14). Andando oltre la concezione giudaica, il Cristianesimo afferma che l’evento decisivo di questo piano divino è Cristo, il quale dà compimento al tempo veterotestamentario (cfr. Mc 1,15) e si propone come realtà centrale e predeterminante del tempo a lui successivo: Cristo è «l’Alfa e l’Omega, il Primo e l’Ultimo, il principio e la fine» della storia (cfr. Ap 22,13; vedi anche 1,8). L’Annuncio del giorno della Pasqua proclama che quel «Cristo che era, che è e che viene», è anche il «Signore del tempo e della storia…». Con il NT il tempo non è più semplicemente il kronos, semplice successione ciclica che scandisce i ritmi naturali delle stagioni e della vita, e neanche solo storico. Esso diventa il tempo salvifico, me-

diante il kairos, e cioè l’evento del mistero pasquale di Cristo (morte-risurrezioneascensione e venuta dello Spirito), che qualifica anche la sua incarnazione. In tal modo il tempo salvifico ha posto fine a quello passato ed anticipa la soluzione finale, attraverso le azioni di Cristo e della Chiesa. L’Anno Liturgico è dunque un momento di questo tempo salvifico che si snoda, guidato dal Signore del tempo e della storia, verso il suo pieno compimento. Pertanto, non viviamo mai una ripetizione di celebrazioni ogni anno, bensì una progressione delle stesse celebrazioni in

un movimento di ascensione verso la vetta del pieno compimento della storia. Perciò, “Nei ritmi e nelle vicende del tempo ricordiamo e viviamo i misteri della salvezza” il cui centro sorgivo e coagulante di senso “è il Triduo del Signore crocifisso, sepolto e risorto”. A Cristo che era, che è e che viene, Signore del tempo e della storia, lode perenne nei secoli dei secoli. Amen. * Assistente collaboratore Ufficio diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti


MONTEFELTRO

12

TRA ARTE E FEDE

C

ome estensore e coordinatore del progetto editoriale in oggetto, do notizia dell’avvenuta realizzazione dello stesso, rivolto alla catalogazione, conoscenza, promozione e valorizzazione di un notevole patrimonio artistico della Regione Marche, costituito dalle Croci dipinte su tavola, capolavori d’arte e di spiritualità.

Il volume, ora disponibile, si propone di focalizzare per la prima volta queste opere straordinarie, uniche per dimensioni e fattura, che hanno segnato la storia artistica, culturale e religiosa, dal ’200 al ’600 a seguito della diffusione del francescanesimo, dell’attuale Regione Marche e territori limitrofi e che sono pervenute a noi in un numero considerevole (circa 50), ma rimaste confinate per la maggior parte a decoro di chiese, conventi di piccoli centri ed in alcuni musei, quasi mai assurte agli onori di una mostra tematica o di studi a larga diffusione. Uno studio quindi finalizzato alla conoscenza diretta e d’insieme di queste testimonianze storico-artistiche del territorio marchigiano e del loro rapporto con le esperienze analoghe di altre regioni limitrofe (Romagna, Umbria, Toscana), all’aggiornamento di questo patrimonio alla luce delle ultime indagini e ricerche, alla valorizzazione di eccellenze dell’arte italiana dei primi secoli del secondo millennio rimaste finora nel-l’ombra e dei luoghi e contenitori che le ospitano. Le opere individuate sono distribuite per il 50% nel nord delle Marche, per l’altro 50% nel centro-sud. L’opera è stata curata insieme alla dottoressa Maria Giannatiempo López (già funzionario della Soprintendenza ai Beni Artistici e Storici delle Marche) e la produzione dall’editore “Il Lavoro editoriale”

CELEBRATA LA FESTA DI SANTA CECICLIA A MONTE GRIMANO Domenica 30 novembre la comunità di Monte Grimano Terme ha accolto il Vescovo Andrea per la festa di Santa Cecilia, patrona della musica, di strumentisti e cantanti. All’arrivo del Vescovo, la banda musicale del paese ha intonato il canto d’ingresso alla celebrazione eucaristica svoltasi nella parrocchia di San Silvestro. Prima di iniziare la Santa Messa, ogni membro della banda, formata per la quasi totalità da giovani e giovanissimi, ha deposto il suo strumento ai piedi dell’altare in segno di offerta a Dio. Il Vescovo Andrea ha invitato ognuno dei presenti ad immaginare di essere uno strumento musicale in una grande orchestra. Ogni persona si può ritrovare rappresentata in un diverso strumento perché caratterizzata da diverse inclinazioni, qualità, peculiarità. La Chiesa, quindi la nostra comunità, è da intendersi come orchestra, “orchestra viva”. Lo Spirito del Signore “soffia” dentro ogni persona: Lui è il musicista, noi gli strumenti. Allora a noi spetta l’impegno ad essere docili e ben “accordati”, perché l’orchestra sia sempre polifonica e intonata, sempre nell’unità. Al termine della Santa Messa il Vescovo ha dato la benedizione ai bandisti e agli strumenti. La comunità di Monte Grimano si è riunita attorno al suo vescovo anche per festeggiare il Santo di cui porta il nome: Andrea. Tanti auguri! Paola Galvani


MONTEFELTRO

13

PREGHIERA

APoSTolATo dellA PreGHIerA - FeBBrAIo 2015

L

’offerta quotidiana santifica la tua giornata. Cuore divino di Gesù, io ti offro, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre. In particolare, per le intenzioni affidate all’AdP dal Papa:

IN PARTICOLARE, PER LE INTENZIONI DEL PAPA E DEI VESCOVI INTENZIONE UNIVERSALE DI FEBBRAIO ❏ “Perché I CARCERATI, in particolare i giovani, abbiano la possibilità di ricostruire una vita dignitosa”.

Riabilitazione per i carcerati l vibrante appello – in questo mese – di Papa Francesco, affinché i detenuti abbiano la possibilità di ricostruirsi una vita dignitosa, ci invita prima di tutto a riflettere sulle cause della deplorevole situazione in atto nelle carceri italiane e del mondo intero. Le prigioni sono diventate scuole di criminalità e di delinquenza e dalle carceri si esce più delinquenti di quanto non si fosse al momento dell’entrata. Tocca a noi credenti ricordare a tutti come è nata l’affermazione della dignità della persona umana, recepita in tutte le costituzioni degli Stati occidentali e messa al primo posto nella “carta dei diritti dell’uomo”. Pochi lo sanno e pochi sono così onesti da riconoscerlo, ma tutto parte dal cristianesimo. Il cristianesimo, infatti, nasce come buona notizia per l’uomo ed a favore dell’uomo. “Qual è la buona notizia cristiana? Eccola: nel fiume delle generazioni umane si è inserito il Figlio eterno di Dio: Egli è nato da Maria; Egli è nato in un preciso momento, in un determinato spazio, da una particolare madre che è la vetta del destino umano.

I

Questo fatto dà alla dignità umana una dimensione ed una solidità sconfinate. Per questo motivo, soltanto con il cristianesimo è nato il principio di umanità, cioè l’affermazione che ogni uomo è sacro e inviolabile. Non dimentichiamo che quando Gesù consegnò al primo manipolo di cristiani il comandamento dell’amore, a Roma e in tutto l’impero ci si divertiva guardando negli anfiteatri gli uomini che si scannavano come gladiatori. E questa barbarie non faceva problema! Il cristianesimo ha fatto vedere il problema, introducendo nella coscienza degli uomini la consapevolezza della dignità di tutti indistintamente, della pari dignità dell’uomo e della donna e della sacralità della vita umana dall’alba al tramonto. Mandando i suoi saluti a tutti i detenuti d’Italia, Papa Francesco aggiungeva: dite loro che io prego per loro, che mi stanno a cuore e che io prego il Signore e la santa Vergine affinché possano superare positivamente questo periodo difficile della loro vita. Dite loro che non si scoraggino… perché il Signore è loro vicino… piange con loro, lavora con loro, spera con loro.

INTENZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE ❏ “Perché I CONIUGI CHE SI SONO SEPARATI trovino accoglienza e sostegno nella comunità cristiana”.

“Non si sentano esclusi dalla misericordia di Dio” P

apa Francesco chiede con insistenza di orientare il lavoro pastorale sulla famiglia, “cellula basilare della società”, “luogo dove si impara a vivere insieme e dove i genitori trasmettono la fede ai loro figli”. Oggi il matrimonio è spesso considerato come una forma di gratificazione affettiva… che può essere modificata secondo la sensibilità di ognuno. Questa visione ha una grande influenza anche sul modo di pensare dei cristiani ed apre la strada al divorzio o alla separazione di fatto. Il Santo Padre ha ripetutamente invitato i Vescovi a mettere la pastorale familiare al primo posto per aiutare chi vive in simile situazione, affinché i separati “non si sentano esclusi dalla misericordia di Dio, non si sentano esclusi dall’interessamento degli altri fratelli di fede, non si sentano esclusi dalla sollecitudine della Chiesa per la loro salvezza”. È sotto gli occhi di tutti che esistono famiglie malate, divise, infelici, in crisi. La cultura imperante, che continuamente assorbiamo, non è favore-

vole alla famiglia, e nemmeno la politica. Molte famiglie non hanno una sufficiente sicurezza economica, mentre altre sono “sciupate” dalla esagerata agiatezza. L’eccessiva tassazione, a cui le famiglie sono sottoposte dal fisco, crea una situazione di insicurezza e di stanchezza. Il lavoro tiene divise troppe coppie per troppo tempo, rendendo i coniugi estranei, incapaci di dialogare, negati alla vicendevole comprensione. Proprio perché sono tante le cause che “invitano” al divorzio ed alla separazione, Papa Francesco si è vivamente preoccupato della famiglia, e, dopo aver voluto e realizzato un sinodo straordinario sulla famiglia alla fine del 2014, adesso chiede a tutti ed a ciascuno di pregare con insistenza, perché lo Spirito Santo illumini la sua Chiesa su come comportarsi con chi – risposato – non solo desidera ricevere i sacramenti della riconciliazione e della Comunione, ma assolutamente desidera di non essere considerato estraneo alle attività della parrocchia.

INTENZIONE DEI VESCOVI ❏ “Perché gli OPERATORI DEL SISTEMA SANITARIO uniscano la competenza professionale al rispetto di ogni persona”..

La dignità del malato ella lettera apostolica Novo millennio ineunte è scritto che Gesù, “mentre si identifica col nostro peccato, “abbandonato” dal Padre, “si abbandona” nelle mani del Padre; in questo modo vive “ insieme l’unione profonda col Padre, di sua natura fonte di gioia e di beatitudine, e l’agonia fino al grido dell’abbandono”. È necessario illuminare con la luce del Volto dolente e glorioso di Cristo l’intero universo della sanità. È decisivo approfondire la riflessione sulle tematiche attinenti alla salute, alla malattia e alla sofferenza “in tale prospettiva, lasciandosi guidare da una concezione della persona umana e del suo destino fedele al piano salvifico di Dio. Le nuove frontiere aperte dal progresso delle scienze della vita, e le applicazioni che ne derivano, hanno posto un potere ed una responsabilità enormi nelle mani dell’uomo. Se prevarrà la cultura della morte, se nel campo della medicina e della ricerca biomedica gli uomini si lasceranno condizionare da scelte egoistiche

N

o da ambizioni prometeiche, sarà inevitabile che la dignità umana e la vita stessa siano pericolosamente minacciate”. L’ambito della salute e della sofferenza sono oggi di fronte a nuovi e complessi problemi, che richiedono un impegno corale da parte di tutti. In un mondo che sembra privilegiare tutto ciò che è leggero, reversibile, divertente, al punto da ridurre la vita al piacere che da essa si può estrarre in ogni istante, è difficile trovare appetibile un lavoro la cui sostanza è trattare la malattia, la sofferenza, l’inabilità della vecchiaia, le prognosi infauste, le tragedie improvvise che sconvolgono tante vite. Si parla giustamente di “vocazione”; si cercano operatori sanitari “missionari”. Altrimenti c’è il timore che attorno al letto dell’ammalato aumenti – con la professionalizzazione – il numero dei saputelli che “se la giocano”, creando ulteriori distanze e nuove soggezioni.


MONTEFELTRO

14

TRA FEDE E ARTE

dA UnA “CUlTUrA dello SCArTo” Ad UnA “CUlTUrA dell’InClUSIone” QUAlI SFIde Per lA noSTrA SoCIeTÀ? E’ questo il titolo del XVIII Incontro di Solidarietà organizzato dall’Associazione Carità senza Confini Onlus, che si terrà domenica 1° marzo 2015, con inizio alle ore 16,30 presso il Best Western – Palace Hotel di Serravalle.

per “far emergere il potenziale che abbiamo, come persone e comunità, di poter avviare il cambiamento a partire da scelte e azioni quotidiane, diventando sempre più cittadini solidali e cristiani responsabili”.

Il tema, assolutamente d’attualità e coinvolgente, apre vari orizzonti di riflessione e richiama la nostra società a nuove sfide. Ci guiderà in questa riflessione Mons. Francesco Lambiasi, Vescovo di Rimini.

Proseguiamo, quindi, anche quest’anno la nostra riflessione per la formazione di una cultura che abbia al centro l’essere umano e il rispetto della vita in tutte le sue forme.

Negli ultimi due incontri abbiamo affrontato temi che avevano lo scopo di ricercare strategie per la formazione di una sensibilità, meglio di una cultura che conduca ciascuno a cambiare il proprio stile di vita.

Come sempre, in occasione dell’incontro, l’Associazione presenta alcuni dei suoi principali progetti di solidarietà: Un pasto al giorno: consiste nel garantire, con 7 euro mensili, almeno un pasto al giorno a bambini poveri altrimenti destinati alla fame, alla denutrizione se non alla morte (Nel 2013/2014 abbiamo dato da mangiare a circa 3.000 bambini). La somministrazione dei pasti avviene presso i Centri Nutrizionali, la maggior parte dei quali è dislocata in Zambia. Altri centri si trovano anche in Indonesia, Romania, Kenya e Brasile; Sostegno a distanza: con un contributo economico di 20 Euro al mese possiamo assicurare a ragazzi, che si trovano in condizioni di estrema difficoltà e di bisogno, un sostegno alimentare, sanitario e sociale e offrirgli la possibilità di studiare o imparare un mestiere, permettendogli

“Non buttare il pane del povero, vivere oltre lo spreco”, titolo dell’incontro del 2013, equivale ad un pressante invito ad “usare saggiamente” di tutto ciò che contribuisce alla vita umana: ciascuno può e deve vivere oltre lo spreco, consapevole che l’uomo, fondamentalmente relazionale, ha una vita ben garantita solo in una relazione equilibrata, sana e sobria con tutto il resto del creato. Nel 2014 abbiamo parlato di Nuovi stili di vita, una proposta concreta per affermare che “vivere diversamente si può!” e

però di rimanere con la propria famiglia, all’interno del proprio villaggio, nella propria terra. Nel 2013/2014 siamo riusciti a sostenere circa 500 adozioni; Michi per lo Studio: grazie alla raccolta del 3‰ ogni anno viene garantita la possibilità di andare a scuola a migliaia di bambini, sottraendoli all’ignoranza, alla malavita, al lavoro minorile e alla guerra; Costruzione di un forno a lusaka: abbiamo costruito un forno/pizzeria a Lusaka per rifornire direttamente i centri nutrizionali, creare posti di lavoro, fare formazione professionale e dare possibilità di sviluppo e di sostegno autonomo ai giovani. Nel rivolgere a tutti un caloroso invito a partecipare, vi ricordiamo che, dopo l’incontro sul tema, seguirà la cena, l’estrazione della lotteria e l’intrattenimento musicale. Tutto il ricavato della giornata andrà a finanziare i nostri progetti di solidarietà. Vi aspettiamo per trascorrere insieme una bella giornata! Associazione Carità senza Confini Onlus


MONTEFELTRO

15

TRA FEDE E ARTE


MONTEFELTRO

16

VEGLIA DIOCESANA PER LA VITA

Venerdì 12 dicembre nella chiesa di Pietracuta si è svolta l’ormai tradizionale veglia diocesana per la vita voluta da papa Benedetto XVI durante il periodo dell’Avvento

OMELIA DI S.E. MONS. ANDREA TURAZZI In questo tempo forte in cui si attende l’arrivo del Signore della Vita abbiamo rivolto un particolare pensiero e una accorata preghiera per tutti i bimbi che non hanno potuto nascere, e per tutte le mamme che non hanno avuto il coraggio di Maria nel dire il loro SÌ alla vita nascente.

perfino nella nostra vita personale d’ogni giorno insinuando atteggiamenti di rinuncia e poco coraggiosi. Al profeta che protesta e quasi si sottrae alla iniziativa di Dio con l’alibi della propria inesperienza, fragilità, giovinezza, Dio risponde: «Non dire: sono giovane!» (cfr. Ger 1,7).

Un centinaio di persone hanno acceso un lumino deponendolo ai piedi dell’altare per ricordare le migliaia di bimbi che ogni anno vengono abortiti e davanti al Santissimo Sacramento, alla presenza del Vescovo, hanno ascoltato e meditato letture, riflessioni e una testimonianza particolarmente toccante di una ragazza che si è vista costretta ad abortire dalla solitudine che ha trovato intorno a sé quando ha scoperto di essere incinta.

Chi non ha la tentazione della fuga dalle responsabilità? Chi non ha sentito la paralisi per la constatazione del proprio limite? Chi non ha avuto esitazioni a mettersi in gioco per scarsa stima di sé? Anche questo spirito o mentalità rinunciataria che nulla ha a che vedere con l’umiltà (l’umiltà è verità e la verità è che vali perché sei voluto da Dio), è una smentita alla Parola di Dio, un lasciare “a riposo” il talento ricevuto.

Ogni vita che si affaccia al mondo è voluta da Dio ed è preziosa ai Suoi occhi, ogni vita, così com’è, ha valore e senso per il semplice fatto che esiste, perché viene da Dio. E proprio alla luce di ciò il vescovo Andrea Turazzi ci ha invitato a fare festa e a gioire di fronte a ogni nuova vita in arrivo. Questo il testo della sua omelia:

Anche questo atteggiamento blocca la vita, stoppa la sua espansione, impoverisce le relazioni.

«Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo» (Ger 1, 5). La Parola di Dio ci insegna una verità profonda e semplice: l’esistenza di ogni persona umana, fin dal suo concepimento, è voluta da Dio Creatore. Verità ripresa in modo impressionante nel Libro di Giobbe: «Le tue mani mi hanno plasmato e mi hanno fatto integro in ogni parte; …di pelle e di carne mi hai rivestito, d’ossa e di nervi e mi hai intessuto (Gb 10, 8-10). Che dire poi – dato il tempo natalizio che ci accingiamo a vivere -– del racconto evangelico delle due madri gravide, Maria di Nazaret ed Elisabetta? Grembi che portano benedizione, mentre il frutto dei grambi, non ancora maturo già porta gioia e intona danze di esultanza (cfr. Lc 1,39-45). Questa sera il primo atteggiamento che dobbiamo avere nel cuore è lo stupore e l’adorazione dell’intervento creativo di Dio che è all’origine della vita di ogni persona umana. Io sono voluto da Dio, sono una sua volontà! Adorante certezza: nessuna persona umana è “a disposizione” di un’altra persona. Dal momento del suo concepimento fino alla fine naturale della sua vita, l’uomo non può mai essere sottratto all’opera sapiente ed amorosa del Creatore e messo in balia dell’arbitrio di altri uomini. Che questo sia consentito perfino dalle leggi dello Stato non significa nulla. Noi siamo qui questa sera anzitutto per dire l’indiscusso valore di ogni persona umana, anche quella già concepita e non nata ancora. «Sei tu, Signore – prega il Salmo 138 – che mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo perché mi hai fatto come un prodigio» (Sal 138, 13-14). Dio non fa mai scarti, ma sempre capolavori; non crea in serie ma uno ad uno. C’è da contrastare la cultura che ci condiziona

“Non dire: sono giovane, non ho risorse, non valgo”. «Io ti ho fatto come un prodigio», ripete il Signore. C’è un impegno da prendere questa sera mentre siamo ormai alle porte del Natale: fare festa! Fare festa ad ogni grembo gravido di vita dove Dio sta tessendo un ricamo. Fare festa al disegno di Dio su ognuno, non deturparlo, non ignorarlo, non congelarlo… Fare festa al Dio che vuole la vita e la pienezza di vita. Gesù è venuto perché l’abbiamo in abbondanza (cfr. Gv 10,10). La festa è la misura e l’indice della convinzione che abbiamo raggiunto. Non è tutto facile. Non è tutto così scontato. Per questo preghiamo e preghiamo per chi è in difficoltà. Per questo dobbiamo farci aiutare e aiutare. Si apre davanti a noi un orizzonte sconfinato: d’impegno culturale, d’impegno sociale, d’impegno spirituale. Bisogna partire subito qui, questa sera, tra noi, con lo scambio di auguri veri: accoglierci, promuovere gli uni i doni degli altri, perdonare, far credito, ricominciare sempre. Un impegno comunitario, un impegno personale. Chiudo con questa preghiera: “Signore, che io sappia accettare il rischio di spalancare le braccia: così creerò spazio in me, ma per l’altro. Le mie braccia aperte, Signore, dicono il mio desiderio di non restare solo ed il mio invito perché l’altro si senta a casa sua in casa mia. Nello scambievole abbraccio nessuno resterà intatto perché ognuno arricchirà l’altro e ambedue resteranno se stessi”. Il prossimo appuntamento è per domenica 1 febbraio, in cui si celebra la giornata per la vita e l’11 febbraio, giornata dedicata ai malati.


MONTEFELTRO

17

OSSERVATORIO l’oPInIone

Mons. Sambi primo artefice del disgelo fra Usa e Cuba? Il grande evento del possibile abbattimento del muro fra Usa e Cuba rappresenta un grande successo per la Santa sede e per Papa Francesco, ma sono passaggi storici che non maturano in poco tempo: hanno radici in anni di lavoro diplomatico alle spalle. Ho la precisa convinzione che Mons. Pietro Sambi, sacerdote feretrano, di casa a San Marino e con molti amici in questo Paese, abbia avuto una parte decisiva in questo lavoro diplomatico prima di morire qualche anno fa negli Stati Uniti. E’ stato Nunzio Apostolico in oltre dieci stati passando negli ultimi anni alle nunziature calde di Cuba e Stati Uniti. Aveva già fatto cadere il muro fra Cuba e la

Caro abbonato

, anche quest’anno diamo avvio alla campagna di sensibilizzazione per il rinnovo dell’abbonamento al periodico MONTEFELTRO che hai ricevuto, ad ogni uscita, nel corso del 2014. Sostenere la stampa periodica diocesana deve essere un dovere di tutti coloro che riconoscono la funzione importante di collegamento, informazione, approfondimento che essa svolge. Non è tempo di attendere senza dare; i costi sono, purtroppo, aumentati vertiginosamente e senza il contributo di tutti i nostri lettori difficilmente potremmo garantire agli stessi il regolare invio del MONTEFELTRO. Ti invitiamo, quindi, a farlo con tempestività, servendoti del bollettino di c/c postale che trovi allegato a questo numero del giornale, sul quale sono già stampati il tuo nominativo e l’indirizzo. Questo ci faciliterà il regolare riscontro dell’avvenuto pagamento dell’abbonamento. Tutti dobbiamo sentirci coinvolti in questa operazione di diffusione che si deve concretizzare anche invitando altri lettori e simpatizzanti interessati al giornale, ad abbonarsi. E poi, perché non pensare a un abbonamento-regalo, magari a favore di un familiare, di un parente o di un amico lontano per farsi ricordare? Attendiamo da tutti un riscontro positivo al nostro invito e a tutti rinnoviamo, fin da ora, i nostri ringraziamenti.

Santa Sede esprimendosi pubblicamente per la prima volta dalla rivoluzioni cubana in termini non solo critici verso quel paese. Il Papa nel sollecitare la pace fra quei due Paesi ha certamente attinto alla sua grande ispirazione profetica, ma ha probabilmente potuto contare anche sul lavoro di questo grande diplomatico chiamato “il Nunzio delle periferie del mondo” che ha concluso la carriera nella capitale dell’impero. Avevo avuto il piacere di conoscerlo a casa di Mons. Donato Bianchi, poi Vescovo di Urbino. Per inciso, la vicenda Usa - Cuba permette oggi di fare quella verità mai pienamente detta alla grande opinione pubblica mondiale: la rivoluzione cubana non era contro gli Usa, ma sono stati questi a costringerla con l’embargo e le aggressioni nelle braccia dell’Unione Sovietica solo perché aveva giustamente intaccato gli interessi neocoloniali di potenti uomini d’affari influenti sul governo Usa. Uno dei tanti madornali errori dei governi Usa spesso più al servizio dei grandi potentati economici che del popolo americano. Giovanni Giardi


MONTEFELTRO

18

ACR

50 RAGAZZI DELLE SCUOLE MEDIE DAL 3 AL 5 GENNAIO

C A M P O A C R

In un clima gioioso e allegro, una cinquantina di ragazzi hanno preso parte al campo invernale riservato ai ragazzi delle medie. I giovani, provenienti da quasi tutte le parrocchie della diocesi in cui è presente l’Azione Cattolica, hanno impiegato poco tempo “come neve al sole” per sciogliersi e fare amicizia tra loro. Cosi i giorni sono volati tra preghiera, attività e giochi assieme. Ma in questo campo i ragazzi, aiutati e sostenuti dagli educatori, hanno anche potuto trattare argomenti di notevole importanza, utilizzando come spunto di riflessione la visione del film “Dragon Trainer”, sul tema della diversità e dei propri limiti scoprendo che molto spesso proprio questi possono trasformarsi in vere e proprie risorse. Guidati dagli educatori hanno realizzato un video in cui salutavano i giovanissimi AC, impegnati negli stessi giorni, nel campo invernale a Pesaro che a loro volta sempre tramite video, avevano precedentemente invitato i ragazzi di terza media a partecipare al campo del prossimo anno. Momento fondamentale è stata la celebrazione della Santa Messa presieduta dal nostro Vescovo Andrea. Sicuramente possiamo dire che questa terza esperienza del campo medie invernale sia perfettamente riuscita poiché ha permesso ai ragazzi di conoscere i loro coetanei provenienti da altre parrocchie, in maniera più approfondita di quanto non sia possibile fare nelle singole giornate organizzate dalla AC. Inoltre, essi hanno compreso che oltre agli incontri organizzati settimanalmente, alle spalle c’è un movimento più ampio e coinvolgente: la Diocesi. Grande è stata la gioia degli educatori nel vedere come in soli due giorni i ragazzi hanno creato dei legami molto intensi tra loro e ciò ha permesso a tutti di trascorrere un periodo di piacevole compagnia. Un’esperienza a cui tutti vorrebbero partecipare nuovamente il prossimo anno! l’equipe ACr

A M I R A T O I O


MONTEFELTRO

19

ATTUALITA

“LA MARCHE REPUBLICAINE”

“IO SONO CHARLIE POLIZIOTTO EBREO E MUSULMANO” Una folla oceanica ha riscaldato il cuore ferito di Parigi e ha gridato il proprio “no” alla barbarie del terrorismo. Dopo tre giorni di fuoco e di sangue, alimentati dall’odio di “figli” nati e cresciuti in questa terra. Capi di Stato e di Governo hanno sfilato accanto a Hollande e con il popolo: la Francia non è sola. Presenti anche i leader religiosi: cristiani Un milione e mezzo di persone. Alcuni dicono addirittura due. Mai Parigi ha visto così tanta gente scendere per le strade. Giovani, famiglie con bambini, anziani. Hanno “marciato” con ordine, in silenzio, con dignità. La Francia risponde così, con un grande senso di umanità e partecipazione cittadina agli attacchi omicidi che per tre giorni hanno messo a sangue e a fuoco la città. Una violenza inaudita compiuta in nome di un radicalismo odioso, dispiegata da “figli” nati e cresciuti in questa terra. È un paese ferito nel profondo. Ma la risposta è nelle migliaia di persone che con palloncini, slogan colorati e cartelli sono scese per strada, a dire “no” alla barbarie. Una folla talmente immensa che la Prefettura di Parigi non riesce a fare una stima e rimanda in serata l’annuncio ufficiale sulle cifre della partecipazione. Ai bordi delle strade, qualcuno si ferma in silenzio, quasi in raccoglimento, davanti a piccoli angoli di fiori e candele accese in omaggio alle 17 vittime. Si lasciano penne e matite in segno di una libertà di espressione che non si è spezzata nonostante il sangue e la violenza. Ci sono anche messaggi scritti a mano e le foto dei redattori della redazione di “Charlie Hebdo”. Qualcuno su un biglietto scrive: “je suis Charlie, policier, juif et musulmane”, per dire che no, la Francia non ci sta a dividersi e vuole affrontare questa sfida unita. La città ha sfilato nonostante le allerte attentati della vigilia e la notizia diffusa dalla Cnn, secondo la quale sono attive in città cellule terroristiche dormienti. Qualcuno chiede di annullare la manifestazione. Nasce addirittura un hashtag in questo senso. Ma Parigi non risponde: è intenzionata ad andare avanti. Oltre 3mila i poliziotti impiegati per la sicurezza della manifestazione. Dicono di essere arrivati qui da tutte le città del Paese e anche la loro presenza è discreta. “Nous n’avons pas peur”, si legge in un cartello scritto a mano da un manifestante. Un ragazzo preferisce invece ricordare una citazione di Voltaire: “Non sono d’accordo con ciò che dite… ma sono pronto a dare la vita perché lo possiate dire”. Ad un certo punto, l’accesso alle piazze dai boulevard si è bloccato. La gente, non riuscendo ad andare né avanti né indietro, è rimasta ferma, in piedi, per ore. Ogni tanto partiva qualche applauso. Perché non era importante arrivare chissà dove. Era importante esserci. Alla Francia, in segno di amicizia, si è unito praticamente il mondo intero. Erano presenti a Parigi il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu e il presidente dell’Autorità nazionale palestinese Mahmoud Abbas (Abu Mazen). Fra i leader europei il premier Matteo Renzi, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il primo ministro spagnolo Mariano Rajoy e il collega britannico David Cameron. E Parigi ha accolto con gratitudine questa presenza ed ha salutato con applausi e grida di gioia il passaggio delle macchine e dei pullman che portavano le dele-

gazioni diplomatiche in Place de la République. Poche ore prima che cominciasse la “Marche Républicaine”, si è tenuto qui a Parigi il vertice dei ministri dell’Interno e della Giustizia per discutere di misure per la lotta al terrorismo. Segno evidente che si tratta di una sfida che si può vincere solo se insieme e a livello europeo. Alla Marche c’erano anche i leader religiosi, cristiani, musulmani ed ebrei. Presenti anche i vescovi francesi con due delegati, monsignor Stanislas lalanne e monsignor Pascal dellanoy. “Siamo presenti anche noi a questa Marche – spiega al sir Lalanne - per manifestare la nostra solidarietà con tutti coloro che hanno vissuto questo dramma orribile. Siamo venuti come cittadini per dire che vogliamo contribuire a costruire una società fondata sulla democrazia e la pace”. La parola d’ordine è “non cedere alla paura” ma al contrario “andare incontro all’altro per conoscerlo e mettere in atto ora più che mai un sus-

sulto di fraternità”. Tra i leader, c’è anche il fondatore della Comunità di Sant’Egidio, Andrea riccardi. “Parigi – dice - è una grande città che ha saputo reagire in modo eccezionale. Stando in mezzo a questa folla, composta da rappresentanti delle istituzioni e autorità religiose insieme a migliaia di comuni cittadini, si sente l’espressione di un umanesimo popolare che è alle radici dell’Europa e che ci impegna a lavorare per l’unità e l’integrazione”. C’è una pagina bianca tutta da scrivere nella storia della Francia e dell’Europa. Gli attentati parigini hanno colpito nel cuore gli Stati della laicità e della democrazia. Ora i loro popoli, così diversi tra loro, accolgono la sfida e affermano che è possibile vivere insieme, che la strada del rifiuto e della paura dell’altro non porta a nulla e rende tutti più poveri e che la diversità può essere vissuta come una ricchezza, non come il lato oscuro da temere e combattere.


MONTEFELTRO

20

DALLE MISSIONI

RICEVIAMO DA PADRE CORRADO MASINI Carissimo, un saluto ed un augurio di pace e gioia dall’Etiopia. Terminato il mio servizio missionario in Italia, i miei superiori hanno acconsentito al mio vivo desiderio e richiesta di tornare in Etiopia. Sono stato assegnato alla missione di Dongora, sud dell’Etiopia tra i Sidamo, ove mi trovo da qualche mese e sono contento. La missione si estende su un territorio più grande della provincia di Rimini. La comunità cattolica consta di circa 15.000 fedeli, suddivisi in 31 comunità, distanti anche 30 km dal centro della missione. Ogni comunità ha la sua chiesetta, fatta di pali intonacati con fango misto a paglia, ed è guidata da suo catechista e comitato pastorale. Grande è l’impegno contro la povertà, ad iniziare con l’istruzione e l’impegno in campo sanitario. Abbiamo una scuola in missione fino alla 3° media e due scuole sussidiarie a debita distanza per circa 1.400 studenti. Nel territorio della missione-parrocchia ci sono anche due cittadine. Wondo e Cuko. In Wondo, visto l’afflusso residenziale dei nostri studenti per le scuole superiori, abbiamo fatto un centro giovanile per la formazione (catechesi, biblioteca, scuola computer …) e la preghiera. In Cuko abbiamo optato di essere presenti con una bella chiesa in muratura ed un asilo, frequentato da oltre 240 bambini. Nella missione abbiamo la clinica ove confluiscono molti ammalati (visita medica, piccolo laboratorio per analisi essenziali e consegna medicine …). La clinica presta servizio per gli affamati con programma di nutrizione per bambini ed istruzione alle mamme. È stato interessante ritornare in missione a 69 anni e ritrovarsi come il più giovane della comunità missionaria. Con me ci sono P. Giuseppe di 80 anni e Mons. Ceresoli, 83 anni, vescovo emerito del Sidamo. Ed allora gambe in spalla e via: la strada è diventata la mia casa, fatta di incontri gioiosi, ascolto di sofferenze e difficoltà di ogni genere, condivisone di cammini e speranze. La casa residenziale poi, non è il luogo ove rintanarmi. A qualsiasi ora sono cercato; la casa missionaria è il luogo della vicinanza alla gente, della prossimità, ove trova accoglienza, la vita della gente, le problematiche dei poveri. Papa Francesco ha detto che il pastore deve avere “l’odore delle pecore”, anche ciò è reale in missione. Gesù che nasce nella grotta è la fotografia della missione.

Con la sua nascita Gesù è maestro di missione. Dio scende dal cielo, si fa piccolo e debole per incontrare ogni persona, si fa prossimo per togliere la separazione tra Dio e l’uomo. La missione chiede sempre di lasciare le sicurezze, un stile di vita acquisito per mettersi alla pari dei poveri, gustare il loro cibo (generalmente sei giorni su sette pranzo con loro: wasa e fagioli, latte cagliato con la genere: l’amicizia rende saporito il pane dei poveri), condividere il loro cammino, sognando, lavorando e sperando un futuro diverso. Così ogni momento con la “mia” gente diventa “festa”: è la gioia del Natale, la gioia dell’incontro. Con la certezza della mia preghiera, di cuore auguro a te e tuoi cari “Buon Natale” e tanta gioia. Il Signore ti è vicino e ti vuole bene. Grazie per l’amicizia e l’aiuto con cui sei stato presente nella mia vita missionaria. Mi hai sempre aiutato a ridonare il sorriso a tanti bambini poveri. “Prendi un sorriso, regalalo a chi non l’ha mai avuto”. Così è sempre Natale. Un abbraccio Dongora, Natale 2014 P. Corrado Masini

DA FRATEL GILBERTO BETTINI, MISSIONARIO LAICO IN UGANDA Carissimo Loris, con la vicinanza delle festività, colgo l`occasione di inviare a te e a tutti quelli che hanno collaborato ad aiutare la nostra Scuola Professionale di Lira. L`educazione è il motore dello sviluppo, pertanto il vostro aiuto è di grande valore; di questo vi sono riconoscente. Ringrazia tutte le autorità: Mons. Vescovo, il Vicario Generale, il Cancelliere mio caro Mons. Elio Ciacci e il direttore del Montefeltro. Buon Natale e Buon Anno! Fr. Gilberto Bettini


MONTEFELTRO

21

TRA FEDE E CULTURA

Festa del patrono dei giornalisti SAN FRANCESCO DI SALES FERRARA, 23 FEBBRAIO 2015 L’urgenza di dare testimonianza del bene e non del male, del valore della convivenza civile e della vivibilità della nostra società trova i giornalisti in prima linea. Per questo è importante riprendere il significato del loro servizio e responsabilità. Continua così in Emilia-Romagna il tradizionale incontro regionale in occasione della festa del patrono dei giornalisti, San Francesco di Sales, che quest’anno si svolgerà a Ferrara venerdì 23 gennaio alle ore 16 nella Sala del Sinodo e si concluderà con la messa in Cattedrale. Sarà un importante momento di confronto e di riflessione, anche a dieci anni dalla pubblicazione del Direttorio della Cei sulle Comunicazioni Sociali, e seguirà pure il lavoro fatto dall’Ucs Cei diretto da mons. Domenico Pompili. Verrà presentato inoltre il messaggio di papa Francesco per la 49ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali. Dopo gli interventi dei giornalisti ci sarà quello conclusivo dell’arcivescovo mons. Luigi

A TAlAMello Il tradizionale scambio di auguri dell’Associazione nazionale Carabinieri in congedo Presente il Vescovo Andrea Il 13 dicembre 2014, presso la CRA di Talamello, si è tenuto il tradizionale scambio di auguri di Natale e consegna dei regali da parte dell’ Associazione Nazionale dei Carabinieri in congedo, con presidente il Brigadiere Mario Luzi. La festa è stata preceduta dalla Santa Messa, celebrata da Monsignor Andrea Turazzi, Vescovo della Diocesi di San Marino-Montefeltro. Alla cerimonia erano presenti anche il Capitano dei Carabinieri Umberto Geri, che ha ringraziato l’Associazione per il costante impegno nel sociale; il Comandante della Polizia Stradale Pier Luigi Germani; il Sindaco di Talamello Francesca Ugolini; la coordinatrice e Vice Presidente CAD Renata Mantovani e il Presidente CAD Guglielmo Russo.

Negri. Durante l’incontro verranno prese in esame anche le problematiche che i settimanali diocesani stanno attraversando, le difficoltà dovute alla crisi economica, con la mancanza di ricavi da abbonamenti, pubblicità, e la grave situazione dopo il calo delle provvidenze statali. E si leverà così la voce per sostenere le testate che rappresentano la vita della Chiesa e delle diocesi nelle varie città. In questa undicesima edizione della festa regionale sarà ripreso inoltre il lavoro svolto dall’Ucs regionale voluto dai vescovi dell’Emilia-Romagna, con la nomina fatta dal card. Carlo Caffarra, sotto l’impulso di mons. Ernesto Vecchi, vescovo delegato Ucs Ceer, per sollecitare le varie realtà diocesane ad un programma pastorale integrato sulle comunicazioni sociali. Durante il dibattito emergeranno, poi, anche le esperienze delle varie realtà locali sulla formazione giornalistica, i siti, i nuovi linguaggi, facebook e le varie applicazioni che oggi il mondo dei media

offre per vivere questo nuovo ambiente. Costruire oggi una presenza responsabile è un compito ancor più urgente, che chiama i giornalisti e i comunicatori cattolici a verificare seriamente il proprio servizio. Anche alla luce della recente tragedia che ha colpito a Parigi proprio dei giornalisti. Per affermare la verità, la libertà di pensiero e di espressione, di stampa, di religione. Ricostruire la persona umana nella verità e nella libertà è il compito principale. Non lo si può dare per scontato, così come la convivenza civile e democratica. Per questo le voci dei giornalisti del territorio, il lavoro degli animatori della cultura e della comunicazione delle nostre realtà sono un esempio, una testimonianza, una presenza di servizio all’uomo e alla comunità di oggi. Alessandro rondoni Direttore Ufficio Comunicazioni Sociali Conferenza Episcopale Emilia-Romagna


MONTEFELTRO

22

SANITÀ

RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Giù le mani dall’Ospedale di Novafeltria Chi cerca trova: fra le pieghe del Decreto Balduzzi la chiave di svolta per salvare la Sacra Famiglia? Aperto anche un profilo Facebook per raccogliere adesioni alla battaglia per scongiurare la trasformazione del nosocomio in cronicario Il 15 novembre nasce, dietro la spinta di diversi cittadini preoccupati sul futuro dell’Ospedale di vallata, un comitato con lo scopo di:” voler essere stimolo e sostegno a quanti, per mandato elettivo o ruolo professionale, hanno responsabilità nella gestione del servizio sanitario sul nostro territorio” denominato Giù le mani dall’ospedale di Novafeltria. Numerosi articoli di stampa preannunciavano il declassamento del nostro ospedale ad ospedale di comunità (di fatto un cronicario) imputandolo ad un decreto che portava il nome di Ruggero Balduzzi, un professore di diritto costituzionale che aveva avuto il compito da Monti, di ridurre spesa sanitaria e posti letto. Un gruppo di esperti del comitato seguendo il proverbio che chi cerca trova, ha preso in esame il decreto, lo ha rivoltarlo come un calzino con il risultato, di rinvenire tra i tanti, un articolo che salvava il Sacra Famiglia. Il decreto al punto 9.2.2 recitava: “Presidi ospedalieri in zone particolarmente disagiate: “sono presidi ospedalieri di base che le regioni possono prevedere per zone particolarmente disagiate in quanto definibili omisssis

distanti 60 minuti dai presidi di pronto soccorso, superando i tempi previsti per un servizio di emergenza efficace”. Forte di questo convincimento, il comitato si è mosso nei confronti di operatori sanitari, di forze sociali e politiche, indicando la strada, che poteva consentire alle amministrazioni locali di avanzare istanza alla Regione per il riconoscimento dell’Alta Valmarecchia come zona particolarmente disagiata ai sensi dell’art. 9.2.2 del decreto Balduzzi senza correre il rischio di rigetto per inconsistenza e/o di eccessivo localismo. Infatti in questo momento la Regione è tirata per la giacchetta da molti (Santarcangelo e Cattolica condividono il nostro destino di diventare ospedali di comunità) può essere orientata ad un generale rigetto. Proprio per questo i nostri sindaci, pur avendo in mano un’ arma formidabile, che altri non hanno, per farsi ascoltare dovranno urlare. Si parlerà di questo e di altro venerdì 23 gennaio al Teatro di Novafeltria e la partecipazione popolare, in questi momenti, diventa un indispensabile mezzo di amplificazione in grado di sturare le orecchie, anche le più tappate.


MONTEFELTRO

23

DALLE ISTITUZIONI

NOTIZIE FLASH DA SAN MARINO All’indomani del folle gesto che ha seminato terrore e sangue alla redazione del settimanale parigino Charlie Hebdo, il Segretario di Stato per gli Affari Esteri ha indirizzato un messaggio al Ministro degli Esteri della Repubblica Francese, partecipando “i sentimenti di solidarietà del Governo e dell’intero Popolo sammarinese, che si uniscono al cordoglio dell’amica nazione francese, delle sue Istituzioni e della sua Gente, barbaramente colpiti al cuore della democrazia, del multiculturalismo, della libertà di espressione. *** Città di San Marino, al recapito telefonico 0549/882165. La Segreteria di Stato per il Territorio e l’Ambiente, l’Agricoltura e i Rapporti con l’A.A.S.L.P. comunica che allo scopo di promuovere il recupero e la valorizzazione dei Centri e Nuclei Storici degli edifici di rilevante interesse storico ambientale e culturale, nonché dei manufatti ubicati nel Sito UNESCO, l’articolo 21 della Legge 23 dicembre 2014 n. 219, ha prorogato nuovamente i termini per la presentazione delle domande per il godimento dei benefici previsti dal Decreto Delegato 5 maggio 2010 n.86 “Interventi per il recupero dei Centri e Nuclei Storici e case a catalogo (articolo 80 della Legge 21 dicembre 2009 n.168)” e dal Decreto Delegato 5 maggio 2010 n. 87 “Tutela Patrimonio Mondiale dell’umanità Centro Storico di San Marino e del Monte Titano e conservazione e promozione di edifici con valore di monumento (articolo 79 della Legge 21 dicembre 2009 n. 168)”. Il termine di presentazione delle richieste di cui sopra è fissato al 30 ottobre 2015. Per qualsiasi informazione è possibile rivolgersi direttamente all’Ufficio Urbanistica - Via Piana n.42, Città di San Marino, al recapito telefonico 0549/882165. *** L’approvazione della Legge di Bilancio previsionale 2015 è stato l’argomento centrale della seduta odierna (23/12/2014) del Congresso di Stato. Una legge snella, così l’ha definita il Segretario di Stato alle Finanze, Giancarlo Capicchioni, che riguarda principalmente i conti pubblici e l’economia sammarinese dei prossimi anni. Con l’obiettivo di ridurre al massimo il disavanzo, che oggi si attesta intorno ai 14 milioni di Euro, l’impegno del Governo sarà massimo nella contrazione della

spesa, nell’individuazione degli sprechi e dei costi superflui per arrivare – ha auspicato Capicchioni – al pareggio di bilancio in sede di consuntivo. Fra gli aspetti qualificanti della Legge, in primis la Riforma fiscale approvata nel 2013, il cui compimento avverrà a metà del prossimo anno, e dalla quale si attendono risultati positivi. I Segretari di Stato al Territorio, Antonella Mularoni, e all’Industria, Marco Arzilli, sono tornati sull’Odg appena approvato: un segnale chiaro e forte della volontà di guardare avanti con ottimismo, che da un lato mira al raggiungimento del pareggio di bilancio e, dall’altro, all’attuazione di investimenti pari a 30 milioni di Euro su tre anni. Fra le opere strategiche previste, di cui viene fornita anche la relativa tempistica di realizzazione, figurano: creazione di nuove infrastrutture, razionalizzazione degli spazi di proprietà pubblica per valorizzare il patrimonio pubblico e renderli più facilmente fruibili dall’utenza, realizzazione del nuovo Polo Scolastico, investimenti nell’area patrimonio dell’Unesco. Infine, il Segretario di Stato al Turismo, Teodoro lonfernini, che ha definito il bilancio 2015 un “prodotto reale e compatibile sia con i tempi, sia con il Paese”, dove la concretezza e la razionalità prevalgono per offrire maggiore competitività al Paese, rendendolo più credibile agli occhi degli investitori. Un giudizio dunque senz’altro positivo per una legge che in un momento di difficoltà globale e di revisione generale della spesa della spesa pubblica continua ad assi-

curare i servizi primari ai suoi cittadini senza trascurare le condizioni che possono proiettare il Paese verso un futuro più equilibrato. *** Il Segretario di Stato per gli Affari Esteri, Pasquale Valentini, ha indirizzato alle Ambasciate degli Stati Uniti d’America e della Repubblica di Cuba due distinti messaggi per esprimere i sentimenti del più vivo compiacimento del Governo sammarinese dinnanzi alla svolta sostanziale impressa ai rapporti bilaterali attraverso il ripristino delle relazioni diplomatiche tra i due Stati americani. *** La Segreteria di Stato per gli Affari Esteri informa che il Consiglio dell’Unione europea ha adottato (…) la decisione che autorizza l’avvio di negoziati per uno o più accordi di associazione fra l’Unione Europea e il Principato di Andorra, il Principato di Monaco e la Repubblica di San Marino, che dovrebbero iniziare nei primi mesi del 2015. Una significativa pietra miliare – riporta il comunicato ufficiale dell’Ufficio Stampa del Consiglio dell’Unione Europea – che risponde direttamente all’interesse indicato da questi Paesi di costruire relazioni più strette con l’UE. La nota fornisce ulteriori dettagli sui tre Paesi, caratterizzati da forti legami con i rispettivi paesi vicini membri dell’UE, la cui popolazione nel complesso ammonta a quasi 150.000 unità.


MONTEFELTRO

24

IN RICORDO DI

La scomparsa di Fr. Giuseppe M. Blasi, osm Nasce a Rocca di Papa il 23 dicembre 1922. Entra nel noviziato dell’Ordine dei Servi di Maria il 24 agosto 1939 ed emette la prima professione il 25 agosto 1940. Il 24 dicembre 1943 emette la professione solenne e al termine degli studi filosofico e teologici viene ordinato sacerdote il 23 marzo 1947, muore a San Marino il 4 gennaio 2015. La caratteristica che più di tutte abbiamo potuto riscontrare in fr. Giuseppe M. è quella dell’essere un eccellente camminatore. Il suo camminare non è stato semplicemente un muoversi all’interno di un luogo e neppure un andare da un luogo all’altro all’interno della Provincia Religiosa di appartenenza. Prendendo in prestito l’immagine dei Magi, possiamo affermare che fr. Giuseppe M. ha unito al suo itinerario logistico un itinerario spirituale che lo ha forgiato attraverso i diversi servizi che ha svolto laddove l’obbedienza lo ha chiamato. Obbedienza che ha sempre vissuto in un dialogo franco con i superiori, ma che per lui era il cuore della vita consacrata. In una sua risposta per un trasferimento di comunità, fr. Giuseppe M. scriveva al superiore dell’epoca: “non mi parlare di disponibilità a fare l’obbedienza, poiché son del parere che l’obbedienza si deve fare e basta. Naturalmente io obbedisco a

Dio e per lui solo sono pronto a fare certi sacrifici. Si. Infatti a me costa cambiare a prescindere da qualsiasi motivo che possa spingere te a chiedermi di cambiare. Quindi se è Dio che ti spinge e il vero bene delle anime (globalmente inteso), fammi pure l’obbedienza in nome di Dio e per il bene delle anime”. In questo itinerario di santificazione, fr. Giuseppe ha sostato in diversi conventi della Provincia ponendosi al servizio della Chiesa e dell’Ordine, come formatore nel seminario minore in Sardegna; come parroco, come cappellano all’Ospeda-

le di Todi. Nel Convento di Santa Maria in Valdragone (San Marino) ha dedicato gli ultimi anni della sua vita come confessore e guida di anime. In questo lungo cammino esistenziale si è sempre lasciato guidare dalla “Stella”, la Vergine Maria, che lo ha condotto in ogni luogo ad incontrare il Signore Gesù, ad adorarLo, ad annunciarLo e a testimoniarLo, esprimendo senza ombra di dubbio il suo cammino interiore di uomo di fede salda ed irreprensibile. Il giorno 4 gennaio l’ha incontrato definitivamente e come i Magi è ritornato a Dio per un’altra strada, quella edificata ogni giorno nella preghiera, nell’Eucaristia, nella vita comune, nell’incontro con tanti fratelli e sorelle, ai quali oggi, come conforto ripete le parole di Gesù, con forza e tenacia: “Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio […]” (Gv 14,1). Accogliamo queste parole di Gesù come testamento di fr. Giuseppe M., il quale ci indica ancora di cercare con insistenza e senza timore Colui che è datore della vita, Cristo Signore, in quanto l’uomo è solo un soffio, come ombra è l’uomo che passa (cfr. Sal 38). Fr. Sergio Ziliani Priore della Provincia SS. Annunziati dell’Ordine Servi di Maria

UNA TESTIMONIANZA SU P. GIUSEPPE BLASI OSM Come va Padre Giuseppe? ... A vele gonfie!!!!! Era la sua risposta inconfondibile. Padre Giuseppe Blasi, dell’ordine Servi di Maria, alla soglia dei 93 anni ci lascia per ritornare alla casa del Padre! Lui si che è stato veramente un padre, per tutti quelli che si confessavano da lui ed erano veramente tanti! Venivano addirittura da lontano, per potergli parlare. Aveva una grande capacità di discernimento, una mente sempre lucida e pronta ad affrontare ogni tipo di questione, impastato di tanta dolcezza e sicurezza, per questo la gente lo amava. Era preparato su ogni argomento e non lasciava mai dubbi o questioni irrisolte, una volta usciti dal confessionale si poteva provare l’ebbrezza della leggerezza! Con quanta dedizione ha portato avanti il suo ministero di confessore! Era la sua massima aspirazione: avvicinare le anime a Gesù! Padre Giuseppe per ognuno dei suoi figli spirituali era “il pilastro” centrale, bastava sapere che lui era li, sempre, dietro a quella porta della sagrestia pronto ad ascoltare e ad accogliere. A volte bastava uno sguardo al suo viso sereno e tutto sembrava già più semplice.

È stato un uomo tutto d’un pezzo come pochi, con una volontà ferrea e questa è stata, a suo dire, l’ancora di salvezza nelle tribolazioni della vita; e su questa forza di volontà ha sempre puntato come virtù imprescindibile per fare bene ogni piccola cosa! I ricordi nella mente si rincorrono: Padre Giuseppe che cammina a passo svelto e risoluto per le vie del Titano; seduto sotto la grande quercia che abbraccia il cortile della chiesa mentre legge il suo giornale; seduto in penombra nella chiesa in assoluta contemplazione del Santissimo Sacramento dove lui attingeva forza e luce; gli abbracci e le battute sempre pronte per i suoi figli spirituali che lo andavano a trovare!.... E così Padre Giuseppe se n’è andato in silenzio, in punta di piedi proprio nel suo stile, senza voler dar fastidio a nessuno... consapevole di andare all’incontro del suo grande Amore, atteso da una vita!!! Adesso intercedi per noi caro Padre, ora che godi finalmente della visione trinitaria del Verbo!!! Arrivederci in paradiso caro papà!!! Ci mancherai. Una figlia spirituale


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.