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PERIODICO DELLA DIOCESI DI S. MARINO-MONTEFELTRO - NUOVA SERIE - Anno LXI - N. 4 - aprile 2015 Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - CN/FC - Direttore responsabile: Francesco Partisani

DIO SA CERTAMENTE “FARSI LARGO” FRA LE MILLE VOCI CHE FRASTORNANO LE NOSTRE PIAZZE

È TORNATO OPERATIVO IL CENTRO DIOCESANO VOCAZIONI C

he il Signore incanti, conquisti, innamori e chiami, non se ne deve dubitare. Il mistero della vocazione è suo. Problema, semmai, è la disattenzione umana. Dio sa certamente “farsi largo” fra le mille voci che frastornano le nostre piazze. Utili e necessari sono l’ascolto e la preghiera; ma anche la testimonianza dei chiamati è importante: con la loro gioia incoraggiano la catena dei “sì”, visto che la meraviglia della chiamata può conoscere, lì per lì, anche il timore. Non fu così la prima reazione dei grandi “chiamati” della Bibbia, da Mosè a Pietro?

Una diocesi deve avvalersi anche di un centro che scelga il servizio di tenere desta l’attenzione alla dimensione vocazionale della vita cristiana. Non un centro che occupi uno “spicchio” della pastorale, ma che la animi tutta. Per fortuna si è trovato chi ha risposto all’invito, così la diocesi di San Marino-Montefeltro torna a dotarsi di un Centro Diocesano Vocazioni. Come sta la diocesi a vocazioni? È davanti agli occhi di tutti il venir meno delle forze e delle presenze sacerdotali in cura d’anime (53 presbiteri diocesani e 20 religiosi). Ma guardiamo i segni che ci fanno ben sperare. Primi fra tutti la tensione vocazionale presente tra i nostri ragazzi e l’incessante preghiera che sale dalle nostre comunità per chiedere vocazioni di speciale consacrazione. Due i seminaristi che si preparano al sacerdozio ministeriale: uno sta concludendo il pri-

mo anno di Teologia (ospite al Seminario regionale), il secondo è alla vigilia dell’ordinazione diaconale: Pier Luigi Bondioni, che sarà ordinato il prossimo 12 aprile alle ore 16 in Cattedrale a Pennabilli. Avremmo bisogno di almeno altri 7-8 aspiranti al sacerdozio… il Signore provvederà! In questo elenco abbiamo la gioia e il conforto di vedere risplendere la vita ed il fervore dei sei monasteri di vita contemplativa: quello di Valdragone, con una presenza di monache mai interrotta dal 1600; altri di fondazione più recente e qualche altro ancora in via di riconoscimento. Nel tempo di Pasqua prenderemo parte alla liturgia di solenne professione dell’eremita diocesana Sveva della Trinità, domenica 10 maggio alle ore 16.30 in Cattedrale a Pennabilli. Celebreremo con Sveva il “per sempre” dell’amore di Dio per le sue creature. Ci saranno anche due professioni temporanee: suor Francesca Serreli delle Agostiniane di Pennabilli (sabato 11 aprile alle ore 16.30 nel Santuario di Sant’Agostino) e suor Giulia Francesca Bertarello delle Clarisse di Sant’Agata Feltria (sabato 23 maggio alle ore 11 a Sant’Agata Feltria). Per l’una e le altre l’assicurazione della nostra preghiera e la proclamazione della bellezza dello stare col Signore: “È bello con te!”. @ Andrea Turazzi Vescovo di San Marino-Montefeltro


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UFFICIO LITURGICO

L’ANNO LITURGICO: LA CINQUANTINA PASQUALE di don Raymond Nkindji Samuangala* Per Cinquantina pasquale si intende il periodo di cinquanta giorni che va dalla Domenica di Risurrezione alla solennità di Pentecoste. Dall’inizio la Cinquantina pasquale è stata celebrata come un unico giorno di festa iniziata appunto la Domenica di Risurrezione. Questo spiega già il fatto che per la tradizione teologica della Chiesa il mistero pasquale non si riduce ai soli eventi verificatisi nel solo giorno della Risurrezione del Signore. Questi cinquanta giorni comprendono avvenimenti che saranno posti via via in rilievo e festeggiati singolarmente. Questo sviluppo, di per sé felice, ha contribuito tuttavia a far perdere un po’ di vista che la Cinquantina pasquale era un’unica celebrazione. La festività di Pentecoste con la sua vigilia. È stata celebrata come in parallelo della notte pasquale, e nel IV secolo vi si celebra il Battesimo come durante la Veglia Pasquale. Con essa, secondo la testimonianza del libro degli Atti degli Apostoli, si è inteso celebrare la discesa dello Spirito Santo. L’Ascensione. Una volta fissato il giorno in cui celebrare la discesa dello Spirito Santo, è stata dedicata una celebrazione anche al quarantesimo giorno dopo Pasqua, sempre in conformità con gli Atti degli Apostoli. La festa comincia ad esse-

MONTEFELTRO PerIodICo dellA dIoCeSI dI SAn MArIno -MonTeFelTro NUOVA SERIE Anno LXI - N. 4 - aprile 2015 Poste Italiane s.p.a. - Sped. abb. post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 - CN/FC Aut. Trib. di Pesaro n. 72 del 3.4.1956 Iscritta al R.O.C. n. 22192 del 19.4.2012

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re celebrata nella seconda metà del IV secolo e lo sarà ovunque nel V secolo. La settimana di Pasqua (= Ottava o Ottavario). L’istituzione dell’Ottava è nuova nella Chiesa. Sembra aver subìto l’influenza del rito ebraico che, come è noto, usava solennizzare l’ottava delle sue festività. L’Ottava di Pasqua era già celebrata nel IV secolo. Inizia la veglia del Sabato Santo e si conclude il sabato successivo. Gli antichi libri liturgici attestano il carattere battesimale di tale Ottava durante la quale vengono organizzate delle processioni ai fonti battesimali. Tuttavia, quando il Battesimo dei bambini divenne prassi comune, l’Ottava, in quanto tale, scomparve, così che l’ultimo giorno di questo arco di tempo non fu più il sabato, ma la domenica. A Roma, questa modifica si riscontra nella metà del VII secolo, in corrispondenza della nuova situazione provocata appunto dal Battesimo generalizzato dei bambini. L’Ottava di Pentecoste. Il significato della Cinquantina pasquale si vanificò a tal punto che venne introdotta l’Ottava di Pentecoste verso la fine del VI secolo. Questo determinò la progressiva scomparsa della Cinquantina pasquale. La riforma liturgica attuale ha riportato questo periodo alla sua forma originale di cinquanta giorni e di comprensione teologica come un unicum pasquale. Si può riassumere il senso teologico della Cinquantina pasquale dicendo che in questo periodo la Chiesa proclama gli eventi pasquali della passione-morte-risurrezione-ascensione di Cristo culminan-

ti nel dono dello Spirito. Questi eventi vengono celebrati come momento centrale e compimento del disegno salvifico di Dio in favore degli uomini. Sono quindi eventi che hanno un senso «per noi», affinché noi siamo resi partecipi della vita nuova del Signore risorto. Ciò è quello che la Chiesa celebra in modo particolare e con dovizia di simboli nella grande Veglia pasquale, cuore delle celebrazioni pasquali e dell’intero Anno Liturgico. Il tempo pasquale invece celebra gli stessi eventi della Pasqua di Gesù illustrandone i frutti che ne derivano per la vita della Chiesa mediante i Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana (Battesimo-Confermazione-Eucaristia) e grazie all’azione dello Spirito. Il prefazio della Messa della Domenica di Pentecoste afferma che il dono dello Spirito «porta a compimento il mistero pasquale». Nella partecipazione ai sacramenti pasquali la Chiesa è costituita, nello Spirito, una sola realtà con il Signore Gesù: il corpo di Cristo. Perciò tutto il mistero della Chiesa trae origine dalla Pasqua e trova in essa la sua forza perenne. L’evento pasquale è vissuto come evento ecclesiale-sacramentale, come esigenza di rinnovamento e di testimonianza, come punto di riferimento della crescita e della missione della Chiesa, come anticipazione della vita nuova e attesa del compimento definitivo in Cristo. * Assistente collaboratore Ufficio diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti

MOSTRA: LA PROCESSIONE DEL VENERDÌ SANTO La Chiesa della Misericordia di Pennabilli ospita dal 22 al 29 marzo e il 5-6-12 aprile una interessante mostra di oggetti, arredi, strumenti processionali riferiti all’antichissima Processione che ogni anno si tiene la sera del Venerdì della Settimana Santa. Una iniziativa che ha origini antichissime e cha ha sempre attirato migliaia di fedeli provenienti non solo dal territorio diocesano ma anche da località più distanti. Un evento che vede impegnati una cinquantina di figuranti in costumi dell’epoca e che sfila per le via del centro feltresco partendo dalla Chiesa della Misericordia per giungere sulla Rupe dove il gruppo della Pietà sosta per qualche minuto all’interno della Chiesa del Monastero di clausura Sant’Antonio di Padova per poi tornare a concludersi da dove ha preso avvio. C’è tantissimo materiale fotografico e tanti oggetti e strumenti che vengono usati esclusivamente per questa processione alcuni dei quali originali di qualche secolo fa. Così il Comune di Pennabilli, la Diocesi, con l’Associazione Pro Loco e le Parrocchie di Pennabilli e Pontemessa, la Confraternita del SS. Sacramento, il Pio sodalizio della Madonna di Loreto e l’Associazione Templari cattolici italiani hanno ritenuto interessante mettere in mostra queste testimonianze che non mancheranno di far registrare un bel successo di visitatori. La Mostra è stata inaugurata domenica 22 marzo dal Vescovo Mons. Turazzi.


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I SEGNI DELLA PASQUA Chi ha avuto la fortuna di partecipare a quella splendida azione liturgica che è la Veglia pasquale avrà notato tre segni che sono caratteristici della Pasqua e che dovrebbero caratterizzare anche tutta la nostra vita di cristiani, cioè di “risorti”. Il primo segno sul quale vogliamo soffermarci è l’acqua. Collocata nel cuore della veglia, la benedizione dell’acqua ci richiama immediatamente il passaggio del Mar Rosso, ascoltato nella terza lettura, che segna la definitiva salvezza del popolo d’Israele e la distruzione dei suoi nemici. Meno noto forse è un altro significato biblico delle acque, che rimanda allo Sheol, il regno dei morti. Gesù nella sua Pasqua ha attraversato le acque della morte e ne è uscito fuori; è risorto. Per questo il segno del battesimo è l’acqua, meglio ancora l’immersione nell’acqua: il battesimo infatti è la nostra pasqua personale, nella quale siamo stati sepolti con Cristo nelle acque dello Sheol e siamo risorti con lui ad una vita nuova. Di questo nostro legame con il battesimo facciamo memoria ogni volta che veniamo benedetti con l’acqua – come accade nella veglia pasquale – ma anche ogni volta che, entrando in chiesa, ci segniamo con l’acqua benedetta. Ed è proprio per sottolineare il senso di questo gesto che la nuova acqua, appena benedetta, viene portata nelle pile dell’acqua santa. “Noi pesciolini – scriveva Tertulliano, un autore cristiano del III secolo – nasciamo nell’acqua e solo rimanendo in essa siamo salvati”. L’altro grande segno della Pasqua è il cero pasquale. Acceso al fuoco nuovo, fa il suo ingresso nella chiesa buia, mentre il diacono proclama che Cristo è la luce del mondo. “Il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce” leggiamo la notte di Natale: quella scintilla, entrata nel mondo con la nascita di Gesù, ora nella Pasqua “risplende di una luce che mai si spegne”. Il cero pasquale, che resterà acceso – almeno durante le celebrazioni – per tutto il tempo pasquale, ci ricorda una verità alla quale forse pensiamo troppo poco: quando la comunità si riunisce per celebrare la santa liturgia, Gesù risorto è presente in mezzo ad essa, come lo era nel Cenacolo, quando entrava a porte chiuse, parlava con i suoi e mangiava con loro. Il ce-

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UFFICIO LITURGICO

L’ACQUA, IL CERO, IL CANTO di don Graziano Bartolini, diacono* ro pasquale ci ricorda quindi che Gesù non è il grande assente ma piuttosto l’eterno presente, l’amico divino che cammina accanto a noi come camminò un tempo con i discepoli di Emmaus. Proprio per indicare questa presenza costante del Signore, che lungo tutta la nostra vita ci illumina con la sua grazia e ci riscalda con il suo amore, il cero pasquale è posto accanto al fonte battesimale e accanto alla bara di un defunto. “Svègliati, o tu che dormi – proclama Paolo

agli Efesini e a ciascuno di noi – dèstati dai morti e Cristo ti illuminerà”. Il canto è una delle componenti della liturgia ma nel tempo di Pasqua acquista ancora maggior rilievo e trova la sua e-spressione caratteristica nell’alleluia. Il canto dell’alleluia – che non viene eseguito durante tutto il tempo di Quaresima – esplode nella veglia pasquale e diventa il “ritornello” di tutte le celebrazioni pasquali. L’espressione significa, come sappiamo, “Lode a Dio!” e sintetizza la gioia e la gratitudine a Dio per le meraviglie da lui compiute. Questo canto, come tutti i canti pasquali, invita alla festa ed esprime in modo particolare la gioia che caratterizza il tempo di Pasqua. Questa gioia e questo canto nascono da un grido: è risorto! Na-

scono dallo stupore provocato da quella notizia inaudita che dalla bocca degli apostoli è giunto fino a noi: Gesù è risorto, Gesù è vivo! La gioia cristiana nasce qui, da questo annuncio, ma non si ferma al tempo di pasqua e non è riservata ai momenti celebrativi. L’evangelii gaudium (la gioia del Vangelo), che Papa Francesco ha posto come titolo del suo programma pastorale, deve caratterizzare tutta la vita di un cristiano. Sì, perché se Gesù è risorto, tutto cambia! Tutto acquista un senso nuovo. Se Gesù è risorto anche la mia vita – nonostante i suoi fallimenti e le fragilità – ha un senso. Se Gesù è risorto nessuno è più veramente solo. Se Gesù è risorto c’è una speranza per tutti. Se Gesù è risorto, la morte non ha l’ultima parola e anche di fronte alla mia stessa morte posso continuare a guardare con fiducia al futuro, alla gioia dell’incontro con lui nella Pasqua definitiva. Per questo il cristiano è l’uomo della gioia e della lode e nelle diverse celebrazioni ama esprimere nel canto questi sentimenti. La liturgia del tempo pasquale, però, ci chiede anche, con insistenza, di portare a tutti l’annuncio gioioso del Signore Risorto. La gioia cristiana infatti – ci ricorda Papa Francesco – “non può restare ferma: deve andare. La gioia è una virtù pellegrina. È un dono che cammina, che cammina sulla strada della vita, cammina con Gesù: predicare, annunziare Gesù, la gioia, allunga la strada e allarga la strada”. Buona Pasqua, dunque, e buon cammino! * Incaricato diocesano per la Liturgia e i Ministri Istituiti

E L’UOVO DI PASQUA? Nella iconografia cristiana l’uovo è il simbolo della risurrezione. Come il pulcino rompe il guscio che lo tiene prigioniero ed esce vivo, così Gesù ha rotto le catene della morte ed è uscito vivo dal sepolcro. L’uovo è anche simbolo della vita che rinasce soprattutto nella stagione di primavera quando la natura si ridesta e si rinnova. Questa espressione della pietà popolare, propria sia dell’Oriente che dell’Occidente, si riflette nella consuetudine di benedire le uova nel giorno di Pasqua. Il gesto semplice ed umile, insieme ad altri, prolunga nell’ambito familiare il messaggio della risurrezione e della vita nuova in Cristo, che investe l’uomo e la natura. L’uso dell’uovo di cioccolata, creato a fini commerciali, impoverisce certamente il valore del segno ma potrebbe essere comunque una bella occasione, per i genitori, per parlare ai bambini della resurrezione di Gesù.


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VITA DELLA CHIESA

IL MAGISTERO DI PAPA FRANCESCO

ANNO SANTO DELLA MISERICORDIA NESSUNO PUÒ ESSERE ESCLUSO DALLA MISERICORDIA DI DIO. TUTTI CONOSCONO LA STRADA PER ACCEDERVI E LA CHIESA È LA CASA CHE TUTTI ACCOGLIE E NESSUNO RIFIUTA «Cari fratelli e sorelle, ho pensato spesso a come la Chiesa possa rendere più evidente la sua missione di essere testimone della misericordia. È un cammino che inizia con una conversione spirituale; e dobbiamo fare questo cammino. Per questo ho deciso di indire un Giubileo straordinario che abbia al suo centro la misericordia di dio. Sarà un Anno Santo della Misericordia. lo vogliamo vivere alla luce della parola del Signore: “Siate misericordiosi come il Padre” (cfr Lc 6,36)». Con queste parole Papa Francesco ha annunciato un dono immenso che abbraccia ogni uomo desideroso di sentirsi riaccolto nelle braccia di Dio, della Chiesa, dell’umanità. Non c’era un regalo migliore che potesse fare nel secondo anniversario del suo pontificato, da subito distinto per il continuo richiamo alla misericordia e alla tenerezza. Parole che spesso abbiamo sentito dalla sua bocca, annunciate con forza e convinzione, ma non di meno hanno caratterizzato i suoi gesti dovunque sia stato. Chi non si ricorda il suo primo Giovedì Santo da pontefice, celebrato nel carcere Regina Coeli di Roma dove ha lavato i piedi ai carcerati? Ora con quest’anno giubilare della Misericordia, il papa sta sottolineando l’universale bisogno di fare esperienza reale della misericordia di Dio, mettendo in evidenza la sua centralità nel cammino dell’uomo. “Misericordia io voglio e non sacrifici” (cfr. Os 6, 6; Mt 9,13). Mettere al centro della nostra vita la misericordia vuol dire incamminarci verso la somiglianza con Dio: “Siate misericordiosi come il Padre”. È Dio l’unico vero misericordioso perché è il Creatore. La misericordia e la vita, infatti, sono strettamente legate. In ebraico, il termine per dire misericordia è Rahamim, cioè viscere materne, utero. Fare esperienza della

misericordia di Dio implica quindi una nuova nascita, una possibilità di vita nuova ogni volta che ci lasciamo abbracciare dall’amore del Padre. Esattamente come è accaduto per la donna peccatrice nel vangelo di Luca e che il papa ha commentato così nella celebrazione penitenziale il 13 marzo: «Ogni gesto di questa donna parla di amore ed esprime il suo desiderio di avere una certezza incrollabile nella sua vita: quella di essere stata perdonata. E questa certezza è bellissima! E Gesù le dà questa certezza: accogliendola le dimostra l’amore di Dio per lei, proprio per lei, una peccatrice pubblica! L’amore e il perdono sono simultanei: Dio le perdona molto, le perdona tutto, perché “ha molto amato” (Lc 7,47); e lei adora Gesù perché sente che in Lui c’è misericordia e non condanna». Con questo Giubileo straordinario che inizierà nella Solennità dell’Immacolata, il Papa ci spalanca la Porta Santa della Misericordia perché abbiamo la possibilità di immergerci nell’abbraccio del Padre e riscoprirci figli amati e quindi fratelli, capaci di accoglierci reciprocamente con amore incondizionato perché “il richiamo di Gesù spinge ognuno di noi a non fermarsi mai alla superficie delle cose, soprattutto quando siamo dinanzi a una persona. Siamo chiamati a guardare oltre, a puntare sul cuore per vedere di quanta generosità ognuno è capace. Nessuno può essere escluso dalla misericordia di Dio. Tutti conoscono la strada per accedervi e la Chiesa è la casa che tutti accoglie e nessuno rifiuta. Le sue porte permangono spalancate, perché quanti sono toccati dalla grazia possano trovare la certezza del perdono. Più è grande il peccato e maggiore dev’essere l’amore che la Chiesa esprime verso coloro che si convertono. Con quanto amore ci guarda Gesù! Monache Agostiniane, Pennabilli

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LA TERZA

“ L’ARTE COME PREDICAZIONE EVANGELICA” Un fatto al mese di Suor Maria Gloria Riva *

Cristo scelse una Madre, Maria, ma non volle fare a meno di un padre: San Giuseppe visse la sua paternità all’esterno e in modo totalmente gratuito

SAN GIUSEPPE E LA FESTA DEL PAPÀ Sono solo dieci i paesi che celebrano nel giorno di San Giuseppe la festa del Papà, gli altri, per la maggior parte, scelgono la terza domenica di giugno, una data che affonda le sue radici all’interno della Chiesa Metodista, in America. In Italia la festeggiamo dal 1968 e spesso è accompagnata da grandi falò e piatti singolari (nel Salento dedicano a San Giuseppe addirittura tredici portate e tutte di magro, in onore alla Quaresima). Un San Giuseppe che è curvo sul fuoco nell’atto di cucinare lo troviamo nel bellissimo altare della Passione di Conrad von Soest (XV sec.), uno dei maggiori rappresentanti del Gotico Internazionale. La passione del Cristo incomincia dalla nascita e per questo nella Pala non sono esclusi i Vangeli dell’Infanzia. Tra questi, in una Natività singolare, vediamo la Vergine serenamente coricata in un letto rosso fuoco, segno della carità di Dio di cui ella è ricolma. A questo rosso fa riscontro il coro di Angeli che circonda il capo di Maria: uno stuolo di Serafini è sceso sulla terra per rendere omaggio alla Seconda persona della Trinità. La Madre porta teneramente il Bambino alla guancia mentre questi gli si aggrappa al collo, baciandola. Il Cristo è nudo così da poter mostrare al mondo la sua reale umanità. Sullo sfondo le immagini della natività: l’asino e il bue accanto alla mangiatoia e il pastore col gregge che riceve l’annuncio da parte dell’angelo. Angeli a parte, ogni altro elemento divino è qui negato, anche la stella non si vede, possiamo scorgere solo la sua impronta proprio sul tetto della capanna, quasi fosse caduta per segnale inequivocabilmente a Magi e pastori la dimora del Gran Re. Ma quello che sorprende è il Padre. Nella rottura del tetto di paglia s’intravede l’intelaiatura a forma di Croce. Per aspera sic itur ad astra (attraverso le asperità alle stelle): Cristo tornerà in quella gloria solo passando attraverso la croce. Solo in area tedesca abbiamo una tale iconografia di San Giuseppe, che lo designa più che altrove quale padre e solerte

custode del Figlio di Dio. San Giuseppe, infatti, è ritratto a bocconi mentre attizza il fuoco che arde sotto un pentolino con del porridge. È la pappa di Gesù con la quale si voleva sottolineare, probabilmente, la nascita assolutamente verginale di

Conrad von Soest, Natività, 1404 dall’altare della Stadtkirche di Niederwildungen

Cristo e quindi, contrariamente alla fortuna delle Madonne del Latte mediterranee, si attestava l’impossibilità della Madonna ad allattare il Bambino. Cosicché fu San Giuseppe a provvedere al nutrimento del Figlio. Il porridge, a base di latte e avena e non di rado addolcito con il miele, rappresenta il cibo ideale per i bambini, ma soprattutto rimanda, per i suoi ingredienti all’oracolo di Isaia, nel libretto dell’Emmanuele: il Messia mangerà panna e miele finché non imparerà a rigettare il male e a scegliere il bene (Is 7,15). Imparerà cioè dalla vita (e da Giuseppe) a comprendere quel bene e quel male del quale egli sarà giudice incontrastato. Accanto al padre putativo vi sono altri due curiosi elementi: una fondina con cucchiaio e

una strana brocca coperta. La brocca, in realtà, è un pitale testimone della vera umanità di Gesù. Allo stesso modo il piatto fondo dice la necessità che Cristo ha di essere nutrito e dunque, appunto, la veridicità della sua Incarnazione, ma dice anche come il Verbo di Dio, la terza persona della Trinità, si sia affidata in tutto e per tutto alle cure dell’uomo. Sì, Cristo scelse una Madre, Maria, ma non volle fare a meno di un padre. E se la Madonna, com’è naturale, era trasportata nell’amore a Cristo anche da un amore che trova le sue radici nelle viscere materne, San Giuseppe visse la sua paternità all’esterno e in modo totalmente gratuito. Ed è proprio questa la bellezza dell’opera di Soest: un padre terreno nutre il Figlio di Dio. La paternità per ogni figlio è indispensabile: è l’amore gratuito che, amandoti dall’esterno, si prende cura di te, ti custodisce, ti protegge. Il padre è l’estensione delle viscere materne. In un’altra opera, questa volta danese, un affresco del XV secolo in Elmelunde Kirke, addirittura Giuseppe assaggia la pappa di Gesù per sincerarsi del punto di cottura, del calore e della bontà del cibo da somministrare al Figlio. Sì, la festa del Papà è la festa di quell’Abbà il quale per farci capire la tenerezza dell’amore ci ha regalato le viscere materne, ma per convincerci della sua indefettibile protezione ci ha donato un padre amorevole a custodia e protezione della nostra vita. La confusione generata dal movimento femminista tra i due sessi, ha innescato un processo lento ma inesorabile di perdita d’identità che ci sta orientando verso la filosofia del genere, dove la prima ad essere penalizzata è proprio la figura paterna. Il buon San Giuseppe che prepara il porridge non testimonia l’emancipazione di una donna, Maria, che si rifiuta di cucinare ma, al contrario, assicura la tenerezza di un amore che ti ama anche dall’esterno, che ti vuole e si prende cura di te. * Monache dell’Adorazione Eucaristica Pietrarubbia


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ORDINI RELIGIOSI DIOCESANI

MONACHE DELL’ADORAZIONE EUCARISTICA È la seconda comunità religiosa diocesana che presentiamo. Le consorelle vivono e pregano nel Monastero San Lazzaro e Santa Maria Maddalena a Ponte Cappuccini. La giornata di questa comunità si consuma nella vita contemplativa e adorazione eucaristica perpetua, creazione di immagini sacre, rosari e coroncine, restauro del legno e pittura, articoli e libri di arte e fede, accoglienza di gruppi, incontri formativi, corsi biblici e catechesi mediante l’arte.

LA “BELLEZZA SALVERÀ IL MONDO” ANCHE LA BELLEZZA DELLA CROCE I concetti creano gli idoli, solo lo stupore conosce. Questa frase del grande San Gregorio di Nissa appare oggi così drammaticamente vera, così facilmente riscontrabile che non ha bisogno di commenti. Lo stupore è scomparso dall’orizzonte quotidiano, raramente lo si “incontra” nelle strade e nelle piazze, nelle case e nelle scuole e, a volte, purtroppo finanche nelle Chiese e nelle nostre case religiose. Charles Pé

Questa esperienza personale ha generato un carisma e quindi nel 2007, da Monza, dove ho vissuto sia da ragazza che da Monaca, mi sono spostata nel Montefeltro con quattro sorelle. Qui in Diocesi è nata pertanto la Comunità delle Monache dell’Adorazione Eucaristica che, accanto all’adorazione perpetua del Santissimo Sacramento, si propone di diffondere la Bellezza dell’essere cristiani.

guy direbbe che abbiamo uno sguardo abituato. Siamo così pieni di concetti che gli occhi non vedono più il miracolo quotidiano della Presenza di Cristo nella nostra piccola storia, nel volto degli amici e, soprattutto, nella bellezza che ci circonda, prima fra tutte quella dell’arte. Stando ore davanti al Santissimo ho visto il mio sguardo mutarsi, cambiare, rinnovarsi dentro la sorgente stessa della bellezza qual è appunto la Presenza luminosa del Bellissimo nell’Ostia santa.

Seguendo anche la lezione di Agostino, di cui viviamo la Regola, ci lasciamo condurre da quella ricerca della sapienza che, nutrita di contemplazione e di preghiera, apre il cuore al gusto delle cose vere e ultime. Sì, la “Bellezza salverà il mondo” anche la Bellezza della croce e, soprattutto del Cristo Crocefisso, ponte di unità fra il cielo e la terra, fra l’uomo e Dio. Senza una quotidiana, profonda pausa contemplativa che ristori mente e cuore alla sorgente del Bellissimo, non ci può essere bellezza.

Diceva Madre Maria Maddalena dell’Incarnazione, citando il Prefazio del Natale: mediante lo sguardo alle cose visibili siamo rapiti alla bellezza dell’Invisibile. Adorando Cristo nell’Ostia santa ho imparato a scorgerlo dentro le bellezze quotidiane e, seguendo la lezione di San Tommaso che raccomandava contemplata aliis tradere, ho desiderato partecipare agli altri le cose contemplate. Ho desiderato comunicare lo stupore della Presenza del Bellissimo incontrata dentro l’arte. Dalle lezioni offerte ad alcuni laici che accostavano il nostro Monastero sono nati diversi libri che vorrebbero togliere l’arte dal ghetto della critica specializzata, dalla élite degli amatori per restituirla al popolo, alla grande esperienza comunicativa di Santa Madre Chiesa che mai ha rifiutato ciò che è pienamente umano per dire Cristo.

Oggi siamo dieci sorelle, dove ciascuna, trafficando i propri talenti, contribuisce a realizzare quella via pulchritudinis che ci siamo proposte di vivere. Per far questo stiamo approntando con fatica, senza aiuti né sovvenzioni, una casa di accoglienza, per permettere a molti di soggiornare con noi e di sperimentare la bellezza del silenzio e della preghiera. Da un anno circa è timidamente iniziata anche l’esperienza di alcuni ragazzi che vorrebbero seguirci in questa avventura. Pur avvalendosi dell’aiuto e dell’amicizia dei Monaci Adoratori, già esistenti in Messico, questi giovani vorrebbero seguire il nostro esempio e coniugare contemplazione e missione, esperienza di solitudine e di impegno educativo nel diffondere la bellezza della fede.


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APPUNTAMENTI

Dieci anni fa l’elezione a Vescovo di Mons. LUIGI NEGRI Il 17 marzo 2005 Mons. Luigi Negri veniva eletto Vescovo. Per ricordare il fausto anniversario l’Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Vescovo emerito della nostra Diocesi verrà a celebrare una S. Messa nella Cattedrale di San Leo domenica 3 maggio, alle ore 11,00. Mons. Negri che è stato Vescovo della Chiesa sammarinese-feretrana fino al 3 marzo 2013, ricorda sempre con affetto e vicinanza la nostra Diocesi, il clero e i fedeli che non hanno mai mancato di significargli il loro affetto. Anche noi ci rallegriamo per questo significativo traguardo.

RICOSTRUITA IN DIOCESI L’ASSOCIAZIONE AMICI DELL’U.C.

91ª Giornata dell’Università Cattolica Da anni l’Istituto Toniolo, ente fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, invia alle nostre Comunità i materiali utili a celebrare la Giornata dell’Università Cattolica, presto dunque riceverete anche quelli relativi alla 91ª “Mi sto preparando per vivere in un Paese migliore. Iniziando da me” che ricorrerà domenica 19 aprile. L’Università Cattolica fin dal suo sorgere ha avuto il pieno sostegno di tutto il mondo cattolico, che si mobilitò sentendo proprio questa istituzione indispensabile per quanti sarebbero divenuti futuri professionisti nei vari campi della scienza e della cultura, con una formazione permanente ancorata alla verità cristiana. Così sin dal 1921 si è costituita l’Associazione Amici dell’Università Cattolica formata da quanti – singoli, associazioni e gruppi – sono convinti che l’Università Cattolica è “necessaria alla crescita della Chiesa ed allo sviluppo della cultura cristiana e del progresso umano” come ebbe a sottolineare il Santo Giovanni Paolo II. In passato l’Associazione Amici era presente anche nella Diocesi di San Marino-Montefeltro, poi è andata via via affievolendosi sino a spegnersi, però da qualche anno a questa parte un gruppo di persone – che fanno riferimento al mondo della scuola e ad alcune realtà ecclesiali – si sono adoperate per la ricostituzione di questa realtà. Così, nell’autunno 2014, il sodalizio è stato ricreato. L’Associazione Amici dell’U.C. si propone di “far conoscere l’Università Cattolica suscitando nei suoi confronti consenso e sostegno” (art. 2 statuto), inoltre intende “contribuire alla promozione di una cultura cristianamente ispirata” adoperandosi per l’animazione della pastorale della cultura a vari livelli (diocesano e parrocchiale). La Delegazione dell’Associazione di San Marino-Montefeltro ha già avviato alcune attività: il 13 e 14 marzo (vedi servizio a seguire) si è svolta a Domagnano un’iniziativa di orientamento per la scelta universitaria cui hanno partecipato circa 40 studenti della nostra Diocesi frequentanti gli ultimi anni delle scuole superiori; il prossimo 22 maggio a Novafeltria è in programma un incontro pubblico sul tema “giovani e lavoro”. Quest’ultimo appuntamento trae spunto da un’indagine ampia e dettagliata promossa dall’Istituto Toniolo su un campione di giovani di età compresa tra i 18 e i 30 anni, che tocca temi cruciali come quelli della famiglia e del rapporto con i genitori, del lavoro e della conquista di una propria au-

tonomia, della sfera della partecipazione e dell’impegno sociale, oltre che dei valori e degli atteggiamenti. Si tratta dunque di un vero e proprio osservatorio che annualmente produce un rapporto Giovani; a maggio, nel Teatro di Novafeltria verranno esposti i dati del 2014 focalizzati soprattutto sul problema della disoccupazione giovanile. Un’opportunità per riflettere, insieme all’associazionismo cattolico – tra cui le ACLI – ed alle organizzazioni sociali del territorio, su quali strategie ed azioni sia possibile mettere in atto nelle nostre realtà per far conoscere e migliorare la condizione dei giovani. l’Associazione Amici U.C. per svolgere appieno le proprie finalità ha bisogno di farsi conoscere e radicarsi nelle Comunità, quindi in occasione di questa 91ª Giornata chiediamo ai Parroci di sensibilizzare i fedeli ed informarli di questa realtà che si sta rimettendo al servizio della Chiesa locale, invitando coloro che sono interessati a segnalare in parrocchia la propria disponibilità a collaborare, in particolare: studenti e laureati presso l’Università Cattolica, insegnanti e persone impegnate nel mondo della cultura. Prossimamente l’Associazione in accordo con la curia diocesana cercherà di proporre iniziative formative ed attività a loro rivolte, che potrebbero portare anche alla costituzione di un Gruppo di Operatori Culturali al servizio della diocesi e delle parrocchie. Ringraziandovi per l’attenzione

Il Delegato Diocesano emanuele Guidi

Il Vescovo @ Andrea Turazzi

P.S. – Questi sono i riferimenti a cui segnalare i nominativi delle persone interessate all’attività dell’Associazione Amici dell’Università Cattolica: Delegato Diocesano dell’Associazione Amici U.C. emanuele Guidi: via Ordelaffi, 39 - Borgo M. 47893 (RSM) Tel. 335 5709011 - Email: emanuele.guidi@omniway.sm Vice Delegato Diocesano dell’Associazione Amici U.C. Gian luigi Giorgetti: strada Serrabolino, 28 - Valdragone 47893 (RSM) Tel 335 7341005 - Email: ggianluigi66@hotmail.com


MONTEFELTRO

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UNIVERSITĂ€ CATTOLICA

COMUNICATO STAMPA

SCEGLI DI SCEGLIERE BILANCIO DELLA PRIMA EDIZIONE NELLA DIOCESI DI SAN MARINO-MONTEFELTRO Nelle giornate di venerdĂŹ 13 e sabato 14 marzo a Domagnano (RSM) si è tenuta la due giorni di orientamento “Scegli di scegliereâ€? rivolta agli studenti del 4° e 5° anno delle scuole superiori. L’iniziativa è stata promossa dall’associazione Amici dell’UniversitĂ Cattolica unitamente all’Istituto Toniolo, col sostegno della Diocesi di San Marino-Montefeltro ed in collaborazione con l’Istituto di Istruzione Superiore “Tonino Guerraâ€? di Novafeltria. Oltre alle due sessioni dedicate ai ragazzi, c’è stato anche un momento dedicato ai genitori per fornire informazioni, consigli, suggerimenti legati alle dinamiche della maturazione della decisione, cosĂŹ da essere di supporto nella scelta accademica dei figli.

le redini sono passate nelle mani delle Prof.sse Maria Mancinelli e Elena Ramella esperte in psicologia dell’orientamento, docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore; nella prima sessione i 39 ragazzi iscritti si sono cimentati con diverse batterie di test psicoattitudinali sia nell’ambito delle preferenze, sia delle competenze.

Nella seconda giornata le psicologhe hanno riconsegnato a ciascuno studente un profilo di orientamento fornendo tutte le informazioni per l’interpretazione dei risultati. La giornata si è conclusa con la trattazione delle variabili implicate nel processo decisionale e quali possano essere gli sbocchi professionali; infine ai ragazzi è stato illustrato come affrontare i test d’inQuesta esperienza, che si è attuata a San Marino, è una delle 5 gresso e quale metodo di studio sia meglio utilizzare all’uniche l’UniversitĂ Cattolica propone in tutta Italia ed è stata per- versitĂ . tanto una magnifica occasione per i ragazzi per riflettere su e Contrariamente a quanto avviene normalmente negli open day con sĂŠ stessi. promossi da diverse universitĂ , dove l’attenzione è concentrata L’evento si è aperto con un saluto augurale ai partecipanti del preminentemente sulle rispettive offerte formative, in questa Vescovo di San Marino Montefeltro Mons. Andrea Turazzi, poi iniziativa di orientamento si è privilegiato un lavoro di conoscenza sugli studenti stessi, volto ad accrescere la loro consapevolezza sulle attitudini e capacitĂ di cui sono dotati, che so(6(5&,=, 63,5,78$/, 3(5 &233,( ', 6326, ( ),'$1=$7, A HGL]LRQH no fondamentali per indirizzare le scelte future. Comunque al termine della due giorni sono state messe a disposizione dei partecipanti anche delle brochures relative all’offerta formativa dell’UniversitĂ Cattolica.

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Tutti gli altri studenti che fossero interessati ad averle possono farne richiesta ai referenti dell’Ass. Amici UniversitĂ Cattolica, oppure ritirarle presso le parrocchie in occasione della prossima Giornata dell’UniversitĂ Cattolica che verrĂ celebrata il 19 aprile 2015. La risposta dei partecipanti si è rivelata molto interattiva a dimostrare che i giovani hanno bisogno di una bussola per districarsi nel mare magnum di informazioni che sono certamente in grado di ottenere, ma che rischiano di sovrastarli e paradossalmente di diventare un ostacolo alla scelta.

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L’occasione ha permesso l’incontro fra studenti di diverse scuole sia in merito all’indirizzo di studio frequentato (liceo Classico, Scientifico, Linguistico, Artistico, Istituto Tecnico industriale), sia in quanto a sede degli istituti (San Marino, Novafeltria, Rimini) e gli studenti hanno particolarmente apprezzato questo aspetto di scambio di esperienze e dubbi. Da quanto emerso dal questionario anonimo distribuito ai partecipanti, l’iniziativa è stata giudicata molto positivamente, (per il 78% l’esperienza è stata buona o ottima); l’associazione Amici dell’UniversitĂ Cattolica ha intenzione di riproporla anche il prossimo anno sperando di offrire ancora un contributo utile alle nuove generazioni per una scelta sempre piĂš consapevole del percorso post-diploma.


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UNIVERSITĂ€ CATTOLICA

DOMENICA 19 APRILE SI CELEBRA LA 91ª GIORNATA PER L’UNIVERSITÀ CATTOLICA

I giovani al centro dell’Italia che verrĂ Mai come oggi il contributo dell’UniversitĂ Cattolica al Paese passa dal ridare fiducia alle nuove generazioni che, come ha rivelato il Rapporto Giovani – l’indagine sulla condizione giovanile in Italia che l’Istituto Toniolo in collaborazione con l’UniversitĂ Cattolica, il sostegno di Fondazione Cariplo e di Intesa Sanpaolo, ha promosso dal 2012 sui 18-29enni – non sono disimpegnate e passive, ma credono nella loro capacitĂ di dare un futuro migliore all’Italia che verrĂ . Chiedono, però, di tornare al centro delle attenzioni delle istituzioni e della societĂ anche se si sentono pronte ad assumersi in proprio la responsabilitĂ di formarsi come persone e professionisti. Da queste considerazioni nasce il messaggio simbolicamente espresso dagli studenti e sintetizzato nel manifesto della Giornata Universitaria 2015: “Mi sto preparando per vivere in un Paese migliore. Iniziando da meâ€?. Un messaggio perfettamente inserito nel tema della Giornata Universitaria del 19 aprile: ‘Giovani: periferie al centro’. PerchĂŠ è proprio rimettendoli al centro che i giovani potranno esprimere le loro potenzialitĂ di cambiamento e innovazione. Un impegno che l’UniversitĂ Cattolica si sente di rispecchiare in ogni sua espressione offrendosi come incubatrice di un’importante realtĂ giovanile italiana da formare con la massima cura ed attenzione per continuare a offrire nuove e competenti forze al tessuto socioeconomico e culturale del Paese.

L’UniversitĂ Cattolica del Sacro Cuore Voluto dai cattolici italiani, l’Ateneo è stato fondato a Milano nel 1921 da padre Agostino Gemelli. Ha 5 campus: Milano, Roma, Brescia, Piacenza e Cremona. La piĂš grande universitĂ cattolica nel mondo conta ben 12 facoltĂ , circa 41mila studenti provenienti da tutta Italia e dall’estero, e piĂš di 1.400 docenti. La ricerca scientifica – articolata su 46 istituti, 25 dipartimenti, 76 centri di ricerca, oltre a 5 centri di ateneo – ha lo scopo di studiare le questioni cruciali del vivere e del convivere: le nuove frontiere dell’economia e della bioetica, il recupero e la valorizzazione dei beni culturali, le trasformazioni nel campo del diritto, le dinamiche familiari, il fenomeno dei mass media, l’evoluzione dei sistemi politici, i traguardi della medicina, le applicazioni tecnologiche della matematica e della fisica e le piĂš recenti scoperte nella ricerca ambientale. A ciò si aggiunge la realtĂ del Policlinico Gemelli, collegato alla FacoltĂ di Medicina e Chirur di Roma. gia dell’UniversitĂ Cattolica

a ÂŤL’UniversitĂ Cattolica – afferma il Rettore, prof. Franco Anelli, nell’Appello per la 91 Giornata – impegnata da quasi un secolo nel coltivare i talenti delle nuove generazioni, rinnova il suo sforzo nell’accogliere ed educare gli studenti attraverso il costante aggiornamento dell’offerta formativa e della ricerca scientifica. In questa prospettiva vengono continuamente pensati ed attivati nuovi corsi di laurea e master, si intensificano le relazioni con il mondo delle imprese, delle professioni e della pubblica amministrazione e vengono rafforzate le relazioni internazionali [‌]. Seppure in un contesto economico sfavorevole, l’Università è riuscita nell’ultimo anno a supplire ai pesanti tagli delle risorse pubbliche per il diritto allo studio, sostenendo con borse di studio 864 giovani meritevoliÂť.

(a cura dell’Istituto Giuseppe Toniolo, Ente fondatore dell’Università Cattolica)

Domenica 19 aprile 2015: la 91a Giornata per l’UniversitĂ Cattolica La Giornata per l’UniversitĂ Cattolica, promossa ogni anno dall’Istituto Toniolo in tutte le parrocchie, ha permesso di raccogliere nel 2014 â‚Ź 602.534,68, con cui abbiamo realizzato: • 127 borse di studio • 58 incontri e seminari nelle diocesi italiane • 32 studenti che usufruiscono di contributi di solidarietà • 240 beneficiari di corsi per operatori di consultori familiari a livello nazionale • 41 borse per scambi internazionali ed esperienze di volontariato nel sud del mondo • 485 borse per corsi di lingue e alta formazione per gli studenti dei collegi dell’Università • 3.500 ragazzi di tutta Italia coinvolti in proposte didattiche e iniziative di orientamento • 5.073 giovani tra i 18 e i 29 anni coinvolti per l’indagine “Rapporto Giovaniâ€?. Con le offerte della Giornata Universitaria 2015, vorremmo anche: • essere presenti nelle situazioni di emergenze internazionali con borse di studio per giovani cristiani del Medio Oriente; • sostenere l’impegno diplomatico della Santa Sede nelle organizzazioni internazionali, attraverso borse di studio per tirocini formativi a Ginevra, Parigi, Vienna e in altre sedi.

ISTITUTO TONIOLO ENTE FONDATORE

19/04/2015 NOVANTUNESIMA GIORNATA PER L’UNIVERSITÀ CATTOLICA

DELL’UNIVERSITA`

CATTOLICA DEL SACRO CUORE

SOSTENIAMO L’UNIVERSITÀ. SOSTENIAMO L’ITALIA CHE VERRÀ. WWW.GIORNATAUNIVERSITACATTOLICA.IT

Chi sostiene l’Università sostiene la speranza in un futuro migliore per l’Italia. Oltre ad aiutare il nostro Paese, quest’anno il tuo contributo ci permetterà di essere presenti nelle situazioni d’emergenza internazionali con borse di studio per giovani cristiani del Medio Oriente. Partecipa anche tu ai nostri progetti con un versamento intestato all’Istituto Toniolo.

IBAN IT 89 I 03440 01600 000002672200 – c/c postale n°713206

WWW.UNICATT.IT


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PRIMO PIANO

I Capitani Reggenti ricevuti dal Santo Padre Il 16 marzo, i Capitani Reggenti sono stati ricevuti in visita di Stato da Sua Santità Papa Francesco. Con i Capitani Reggenti, accompagnati dalle consorti e dai familiari più stretti, una delegazione ufficiale composta dal Segretario di Stato agli Affari Esteri e dall’Ambasciatore presso la Santa Sede. Accolti e seguiti con il cerimoniale in forma solenne che si riserva ai Capi di Stato in visita ufficiale, i Reggenti sono stati intrattenuti dal Papa nel suo studio pontificio, dove hanno avuto un colloquio. Il Santo Padre, porgendo il suo benvenuto ai Capi di Stato, ha riferito la propria ammirazione per la storia della Repubblica. Un lungo e cordiale colloquio, che si è arricchito della grande disponibilità del Pontefice e del suo interesse per la storia, la cultura e la realtà sociale del nostro Paese, durante il quale il Santo Padre si è mostrato particolarmente incuriosito dalla vita istituzionale sammarinese, sottolineandone la vitalità e l’attualità nel rispetto delle tradizioni storiche della Repubblica. Papa Francesco ha sottolineato quale fattore positivo la vicinanza fra la Suprema Magistratura e la cittadinanza, che a San Marino trova la sua massima espressione nell’istituto dell’Arengo e nei colloqui privati settimanali che la Reggenza riserva alla popolazione; un compito – ha detto il Papa – che deve rientrare nei doveri delle Istituzioni e nel loro servizio alla gente, e per il quale San Marino rappresenta un valido esempio. La Reggenza ha innanzitutto presentato al Papa il saluto della popolazione sammarinese, ricordando i valori di fondo, in primis la dignità e la libertà di credenza, che hanno caratterizzato il sorgere della Repubblica ed ai quali si richiama costantemente l’azione del nostro Stato nell’ambito interno e nelle sedi internazionali. Una società, quella sammarinese, che guarda avanti sulla strada dell’avanzamento civile, che si impegna per il rispetto e lo sviluppo delle regole democratiche senza di-

sconoscere le proprie tradizioni e la sua millenaria tradizione di libertà. La Reggenza, quindi, facendosi interprete dei desideri della popolazione sammarinese e dei sentimenti di devozione che la animano, ha rivolto al Santo Padre l’invito formale a voler visitare presto San Marino. In chiusura dell’Udienza, la Reggenza ha omaggiato il Santo Padre di un calice d’argento e di una speciale raccolta di francobolli e monete; Papa Francesco ha ricambiato con due medaglie bronzee raffiguranti l’angelo della pace e San Martino che dona il suo mantello al povero. Al termine i Capitani Reggenti sono stati ricevuti dal Segretario di Stato Card. Pietro Parolin e dal Segretario per i Rapporti con gli Stati S. E. Richard Gallagher, con i quali, unitamente al Segretario di Stato Valentini e all’Ambasciatore Galassi, hanno considerato gli ottimi rapporti intercorrenti fra lo Stato Sammarinese e la Chiesa e trattato della situazione internazionale in relazione ai fatti di cronaca più recenti. Parolin ha espresso la preoccupazione della Santa Sede per l’attacco alla dimensione integrale dell’uomo. Non si tratta, ha sottolineato il Cardinale, di difendere l’una o l’altra religione, quanto piuttosto di valorizzare l’uomo in sé, in ogni suo aspetto. Proprio l’esperienza sammarinese e l’impegno sul fronte dei diritti umani nelle maggiori Organizzazioni internazionali possono essere, per Parolin, un sostegno e un punto di riferimento importante. Si tratta di una conferma ulteriore della vitalità delle relazioni che intercorrono con la Santa Sede, particolarmente attive, soprattutto in ambito multilaterale, dove i due Stati si trovano spesso attivamente insieme per la difesa dei diritti dell’uomo e delle sue libertà. La visita di Stato in Vaticano assume per la Repubblica di San Marino un alto significato nel contesto delle sue relazioni bilaterali, confermando e consolidando un rapporto di amicizia e stima che si arricchisce del confronto, delle iniziative comuni e di opportunità condivise.


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SPECIALE SINODO

Benvenuti in Sinodo ffriamo ai lettori il contributo di pensieri e di auspici formulati dalla diocesi in vista del Sinodo ordinario che si terrà dal 4 al 25 ottobre in Vaticano.

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La presente scheda è la riscrittura di una traccia pubblicata nel numero di febbraio del nostro mensile. Questa edizione è definitiva ed è stata inviata, tramite la CEI, alla Segreteria del Sinodo. Ai lettori è noto l’iter di questo documento e il tentativo di coinvolgere più persone possibile nella sua stesura. Si trattava di partecipare alla comune riflessione sulla missione della famiglia nella società e nella Chiesa oggi. Dal momento della consegna al popolo di Dio della Relatio Synodi (proposizioni che coagulano il pensiero espresso dai padri sinodali convocati da papa Francesco nella riunione straordinaria dello scorso autunno) siamo stati invitati, in qualche modo, ad “entrare” anche noi in sinodo. La diocesi ha accolto l’invito. “Entrare in sinodo” ha voluto dire, anzitutto, mettersi in un atteggiamento di preghiera e di attento ascolto del Signore. Particolarmente attenti all’appello sono stati il presbiterio diocesano e l’Ufficio diocesano di pastorale famigliare. Il primo ha goduto di una testimonianza diretta del Sinodo con la relazione di S.E. Mons. Enrico Solmi. Una mattinata memorabile culminata con la consegna del “Questionario” che accompagna la Relatio Synodi: 46 domande di verifica e stimolo sulle quali si è messo subito al lavoro l’Ufficio diocesano di pastorale famigliare. Sua l’iniziativa di aprire poi un’ampia consultazione, introdotta dallo slogan: “Benvenuti in sinodo”. Poco il tempo a disposizione per questa “campagna”. Del resto, i tempi erano stati indicati dal Vaticano stesso. I mezzi a disposizione consentivano, tuttavia, una comunicazione rapida. Si sono viste l’opportunità e l’efficienza del sito ufficiale della nostra diocesi che ha aperto appositamente una pagina, una sorta di “forum” per la consultazione ed il confronto tra tutti. La prima ad essere messa in rete è stata la “bozza” preparata dall’Ufficio famiglia. Pur conservando la ripartizione della “Relatio” e del “Questionario”, la bozza non seguiva pedissequamente ciascuna delle domande. Su questo testo sono intervenute varie persone, la Consulta delle Aggregazioni laicali, il Consiglio Pastorale diocesano e, alla fine, il presbiterio in una seconda mattinata di studio. Poi, il tutto è stato riscritto, sottoposto al Vescovo e consegnato alla scadenza del 13 marzo. Due mesi intensi per chi ha partecipato, ma si tratta di un lavoro aperto a futuri approfondimenti; prima pietra di una promettente pastorale famigliare: dal Sinodo, oltre il Sinodo. C’è chi ha ritenuto eccessivo dedicare ben due Sinodi – uno dopo l’altro – su questo tema: in fondo non si può fare altro che ribadire la dottrina; la prassi poi non può svilupparsi per proprio conto sganciata dalla dottrina. Non si alimentano, in questo modo, attese impossibili? Non si apre un dibattito pericoloso all’interno della Chiesa? Non si cade nelle intemperanze dei media che, come si sa, partono da una visione laicistica? Riteniamo sia valsa la pena mettere a tema la famiglia almeno per tre motivi: • importanza decisiva della famiglia nella società odierna e suo ruolo insostituibile per l’evangelizzazione e la trasmissione della fede. È un bene che si parli della famiglia e se ne parli tanto! • Assoluta necessità di comprendere la bellezza e la ricchezza del Vangelo della famiglia; è quello che l’esperienza credente

può offrire alla società. • Renderci più consapevoli della cultura che costituisce uno dei fattori principali di crisi della famiglia. Si è guardata la famiglia con realismo, coi suoi problemi e i condizionamenti che l’affliggono. Non si sono lasciate cadere le sfide lanciate oggi dalla società. Le domande su cui si è lavorato non “mettevano ai voti” le nostre opinioni sulla verità di fede, ma provocavano la nostra creatività sul “come” esprimere al meglio la sua fecondità, sul “come” vivere le prerogative del matrimonio cristiano non come giogo ma come dono, sul “come” preparare e sostenere i “chiamati” al matrimonio e alla famiglia. Infine si trattava di maturare come comunità uno sguardo fraterno e di piena accoglienza verso quanti vivono situazioni famigliari difficili o irregolari. Non è bene ridurre il discorso a “comunione sì o comunione no”. Per tutti vanno ribadite la necessità e la bellezza di un vero cammino di fede che comprende comunione ecclesiale, comunione con la Parola, comunione coi fratelli.

@ Andrea Turazzi, vescovo


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II

SPECIALE SINODO

DIOCESI DI SAN MARINO-MONTEFELTRO

Contributo diocesano alla redazione dell’INSTRUMENTUM LABORIS per la XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi (ottobre 2015) Premessa 1. La comunità diocesana di San Marino-Montefeltro offre il presente Contributo come sintesi di una riflessione sulla Relatio conclusiva della sessione straordinaria del Sinodo dei Vescovi celebrato lo scorso ottobre e sulle domande che sono state diffuse successivamente. Tale riflessione ha coinvolto i vari organismi pastorali diocesani, il presbiterio, le comunità religiose, le aggregazioni laicali, i consigli parrocchiali, i gruppi di pastorale familiare e singoli fedeli, ricevendo osservazioni e contributi che hanno portato alla stesura definitiva del presente documento. 2. Al di là di quanto si è riusciti a produrre, rimarrà il contributo di riflessione che ci ha coinvolti per qualificare sempre più la pastorale famigliare nella nostra diocesi. “Entrare in sinodo” ha fatto bene prima di tutto a noi e alle nostre famiglie. 3. Il testo che segue sottintende una sostanziale e completa identificazione con le tesi approvate dai Padri sinodali e accoglie con gratitudine il desiderio del Santo Padre di affrontare con atteggiamento di carità e apertura una serie di questioni pastorali legate al tema “famiglia”, senza mettere in discussione i contenuti teologici e dottrinali che la Chiesa Cattolica da sempre annuncia riguardo al Sacramento del matrimonio e propone nella Gaudium et Spes del Concilio Vaticano II e nel Catechismo della Chiesa Cattolica. In altre parole, far risuonare il messaggio di sempre nell’oggi. 4. Molto modestamente, dunque, verranno di seguito offerte considerazioni sul “come” annunciare Cristo alle famiglie – e tramite le famiglie – a partire dalla concreta esperienza della nostra situazione diocesana, pur con inevitabili lacune e ritardi, ma anche con le piccole esperienze “profetiche” che stanno crescendo all’interno della nostra Chiesa particolare.

I. L’ascolto: il contesto e le sfide sulla famiglia (Relatio, nn. 5-11) 5. Proprio perché il contesto socio-culturale nel quale viviamo tende a proporre in modo sempre più prepotente “l’idea di un soggetto che si costruisce secondo i propri desideri assunti come un assoluto” e nasconde il concreto “pericolo rappresentato da un individualismo esasperato che snatura i legami familiari e finisce per considerare ogni componente della famiglia come un’isola” (Relatio, n. 5), occorre farsi carico dell’impegno di sensibilizzare la comunità cristiana e l’intera società civile circa l’importanza della famiglia quale “cellula fondamentale della società” e del pieno diritto di cittadinanza della persona in ogni fase della vita, dal concepimento alla morte naturale. 6. Questo impegno all’annuncio, profondamente cristiano e quindi anche autenticamente umano, chiede alla comunità cristiana – ad ogni singolo credente ed a ciascuna comunità, gruppo, associazione – autentica parresìa e comunione d’intenti. 7. La testimonianza di vita cristiana offerta dalla famiglia rappresenta sicuramente il primo e più efficace antidoto alla

“cultura dello scarto e dell’indifferenza” insistentemente denunciate da Papa Francesco. Questa testimonianza va sostenuta ed accompagnata anzitutto da una presenza della famiglia nella società offerta come dono e da un instancabile impegno educativo e politico dell’intera comunità cristiana in ogni ambito in cui si incide sulla mentalità corrente e sulle norme che regolano la vita delle piccole comunità, così come delle grandi nazioni e realtà sovranazionali, spesso decisamente contrari all’istituto familiare. In quest’ottica, assumono particolare importanza alcune scelte di vita e testimonianza offerte dalle famiglie cristiane in ordine all’apertura alla vita accolta come dono, alla maternità e paternità responsabile e ad una fecondità non solamente fisica, al rispetto ed accoglienza delle fragilità delle persone anziane ed ammalate, all’esercizio della responsabilità educativa ed al diritto/dovere di vigilanza nei confronti delle varie agenzie educative e di istruzione, nonché dei mass media. C’è tuttavia, tra la nostra gente, un senso positivo della famiglia o almeno un “desiderio di famiglia” su cui far leva e da difendere. 8. Questa prospettiva – che è culturale e insieme missionaria – è altresì sostenuta dalla convinzione che la proposta ispirata dalla fede rende lo spazio pubblico più ricco, più umano, e non rappresenta certo una minaccia per la sua laicità, ma una sua difesa. Essa si concretizza nella valorizzazione dei fedeli laici e delle famiglie cristiane che si legano tra loro e che – camminando insieme – contribuiscono, senza dubbio, a dare un volto familiare, domestico alle nostre comunità. 9. In particolare, nella nostra esperienza diocesana abbiamo verificato l’importanza di: • promuovere iniziative di sensibilizzazione sulle tematiche inerenti la visione antropologica ispirata dal messaggio cristiano (difesa della vita, difesa e valorizzazione della famiglia naturale fondata sul matrimonio ed aperta alla procreazione responsabile e all’educazione dei figli), secondo uno stile di collaborazione autentica e fattiva tra tutti i soggetti ecclesiali (aggregazioni laicali, associazionismo familiare, movimenti culturali, …); • impegnarsi per diffondere quanto più possibile una corretta informazione sugli argomenti di attualità e cultura che riguardano da vicino la famiglia e la Chiesa e che raramente, e spesso in modo distorto, sono veicolati dai mass media. A questo proposito, non è secondario profondere sforzi per la promozione della “stampa cattolica“ sia nelle modalità tradizionali, sia attraverso un servizio di selezione e diffusione dei più significativi commenti di attualità, sfruttando l’ampiezza ed interattività delle reti e degli “ambienti” digitali, ed anche utilizzando le agenzie formative e di elaborazione culturale esistenti in ambito ecclesiale. Tutto ciò anche in funzione di una maturazione del senso critico. 10. Coscienze adeguatamente formate ed informate – ed un’autentica unità d’intenti tra differenti sensibilità ecclesiali – possono essere efficaci strumenti per affermare la “vocazione e la missione della famiglia nel mondo contemporaneo” (tema, appunto, del prossimo Sinodo) nell’attuale contesto culturale.


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III

11. La fedeltà ad una promessa ed il servizio ai più deboli offerti da molte famiglie incidono sulla sensibilità collettiva con una testimonianza di nuovo umanesimo, rispondente alle attese profonde dell’uomo. La vocazione delle famiglie, e dei genitori in particolare, ad essere soggetti principali nell’educazione delle generazioni future si compie innanzitutto nell’aiutare i figli ad evitare di chiudersi in un individualismo esasperato che spesso si nasconde dietro un uso scorretto delle nuove tecnologie e dei mezzi di comunicazione. In tal senso, appare urgente e necessario qualsiasi tentativo volto a riscoprire l’importanza antropologica del tempo e del dialogo, della storicità e della relazionalità che della persona sono esigenze costitutive.

II. Lo sguardo su Cristo: il Vangelo della famiglia (Relatio, nn. 12-28) 12. “Nella fede è possibile assumere i beni del matrimonio come impegni meglio sostenibili mediante l’aiuto della grazia del sacramento; Dio consacra l’amore degli sposi e ne conferma l’indissolubilità, offrendo loro l’aiuto per vivere la fedeltà, l’integrazione reciproca e l’apertura alla vita” (Relatio, n. 21): la portata di questa affermazione, assolutamente vera, non sempre viene accolta nella sua forza dirompente e nelle sue implicazioni esistenziali. È da sottolineare anche che questa grazia di Dio, sempre offerta, va quotidianamente cercata ed accolta con grande disponibilità da parte dei coniugi in modo particolare attraverso la preghiera di coppia e di famiglia. A questo proposito, si osserva una diffusa mancanza dell’alfabetizzazione biblica per le famiglie. Di conseguenza esiste anche una reale difficoltà a pregare con la Parola di Dio in famiglia. Tuttavia, mentre le comunità dovranno mettere in piedi percorsi di iniziazione a questo genere di preghiera esse sono chiamate nell’immediato ad incoraggiare la vita di preghiera nella coppia e nella famiglia attraverso le forme classiche e tradizionali della Chiesa. 13. I fidanzati che chiedono il sacramento del matrimonio non sempre sanno con precisione cosa sarà chiamata ad essere e a fare la loro coppia nella Chiesa e nella società proprio in virtù di quel Sacramento. L’intera comunità cristiana che li accompagna all’altare ha, dunque, la responsabilità di far maturare in loro una consapevolezza chiara in merito a questo; ad esempio con i corsi di preparazione al matrimonio, con la promozione dei gruppi famiglia nei quali, fra gli altri temi, mettere in evidenza la riappropriazione dell’identità sacramentale del matrimonio. 14. La prima “conversione pastorale” richiesta alle nostre comunità è dunque certamente quella di tornare ad insistere anzitutto sull’annuncio fondamentale della fede: “Dio si è fatto compagno delle gioie e delle fatiche di ogni uomo”. Assumendo la nostra carne, il Dio della storia non è venuto a condannare gli uomini a portare pesi insopportabili, quanto piuttosto a lenire le loro sofferenze e a mostrare che le circostan-

SPECIALE SINODO

ze della vita non possono mai diventare un’obiezione al desiderio di felicità e di compimento. 15. Del resto, tutta la vita del Signore Gesù viene rettamente compresa solo nel mistero pasquale. Un annuncio che non tenga conto della Croce gloriosa del Risorto è pertanto non solo imperfetto ma anche insostenibile alla prova dei fatti, soprattutto dove ci sia grande sofferenza. Per questo è importante insistere con sollecitudine ma anche con discrezione sulla necessità di accogliere con lo sguardo dei redenti le fatiche quotidiane, nella certezza che gli apparenti fallimenti sono in realtà strumenti di resurrezione. Questa riscoperta del Sacramento matrimoniale può così passare talvolta anche attraverso esperienze di difficoltà e di crisi, che rimangono tuttavia aperte alla speranza ed alla riconciliazione. 16. Inoltre, è richiesto alle nostre comunità ed ai fidanzati e sposi che in esse vivono di comprendere la valenza del Sacramento del matrimonio e del ministero che da esso deriva: vivere ed annunciare il cuore “nuziale” della Trinità. Questa rinnovata consapevolezza richiede anche una catechesi ed un’adeguata formazione biblica secondo un’ottica nuziale, ad ogni livello della vita diocesana (seminari inclusi). Chiediamo dunque ai Padri sinodali di aiutare la comunità cristiana ad un discernimento su come realizzare questa “conversione pastorale”. 17. Ovviamente, va coltivata la consapevolezza che tra le diverse vocazioni – ministero ordinato, verginità consacrata e matrimonio – non c’è differenza di dignità, bensì una comune e fondamentale vocazione battesimale ed una comune vocazione a “dilatare” il popolo di Dio, a costruire la Chiesa nel mondo: dunque, una complementarietà vocazionale che va riconosciuta e soprattutto coltivata nella quotidianità della vita parrocchiale, valorizzando adeguatamente le diverse sensibilità ed esperienze che derivano dalle varie forme di consacrazione al Signore, ma anche – ad esempio – praticando la confidenza fraterna, lo “stare in famiglia” dei sacerdoti con le famiglie delle comunità a loro affidate. Poi occorre una concreta ed autentica prassi di corresponsabilità pastorale, che i sacerdoti sono invitati a sollecitare convintamente ed alla quale gli sposi è bene che non si sottraggano. 18. C’è poi un’ulteriore attenzione missionaria da suscitare negli sposi cristiani, che riguarda la riscoperta della “comunione” e delle sue valenze relazionali come prerogativa tipica della coppia, che è immagine della Trinità e del legame tra Cristo e la Chiesa: vivendo l’amore reciproco, infatti, due sposi hanno la grazia di costruire comunione con i vicini, sul lavoro, nella parrocchia, anche come aiuto concreto nelle problematiche quotidiane. 19. La Chiesa non è una “organizzazione di servizi”, ma una comunità che fa dell’accoglienza la propria missione, a partire dalla prossimità amicale e dalle vie della relazione umana: gli sposi per primi possono proporre e porre in atto modalità laicali “di avvicinamento” a Cristo, in grado di cogliere i bi-


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sogni dei vicini di casa, dei colleghi di lavoro, dei compagni di scuola dei figli… proprio a partire dall’eccezionale potenziale relazionale di cui dispongono le famiglie.

III. Il confronto: prospettive pastorali (Relatio, nn. 29-62) 20. In merito alle “istanze pastorali più urgenti” legate all’annuncio del Vangelo, che la Chiesa è chiamata ad attuare con “tenerezza di madre e chiarezza di maestra” (Relatio, n. 29) si avverte senza dubbio l’inadeguatezza della testimonianza e delle risposte concretamente offerte ai bisogni che emergono dalla nostra comunità e dunque anche del contributo offerto nella presente riflessione. Tuttavia, in estrema semplicità, è possibile esprimere alcune considerazioni e proposte alla luce dell’esperienza diocesana. 21. Riguardo alla preparazione al matrimonio, si avverte la necessità di valorizzare questo “incontro” dei giovani fidanzati con l’annuncio cristiano e con la Chiesa – talvolta il primo in assoluto, o comunque il primo dopo anni di “lontananza” dai sacramenti e dalla vita ecclesiale – anzitutto come momento di accoglienza da parte della comunità cristiana e come occasione privilegiata per far conoscere l’annuncio cristiano sul matrimonio, con tutte le valenze teologiche e bibliche di cui si è detto al punto II. Questi percorsi vanno impostati tenendo conto del fatto che i partecipanti hanno generalmente una mentalità profondamente segnata dalla cultura dominante circa i temi dell’affettività, della sessualità e della famiglia. Tuttavia, la responsabilità di accogliere ed affascinare ad un progetto di vita così bello e grande richiede agli animatori dei corsi una disponibilità ed una formazione permanente alle quali, in verità, molte coppie di sposi non si sentono mai del tutto pronte. 22. Sicuramente, i tradizionali corsi di preparazione al matrimonio non possono essere l’unico servizio della comunità alle coppie di fidanzati: è indispensabile proporre percorsi di discernimento, di “educazione affettiva” ai giovani innamorati, per presentare loro la profondità e bellezza dell’esperienza matrimoniale e stimolarli a misurarsi con questo progetto di vita ed a realizzarlo in modo più consapevole. Analogamente, occorre sperimentare percorsi di accompagnamento dei giovani sposi nel momento in cui inizia l’avventura matrimoniale, che spesso presenta le maggiori insidie e richiede compagni di strada che sappiano offrire esperienza ed una presenza cordiale al loro fianco, ed anche in occasione della catechesi battesimale. In diocesi, queste iniziative sono purtroppo ancora sporadiche e senza una lunga esperienza alle spalle e tuttavia fanno già intravedere l’urgente necessità di attuare con completezza l’attenzione educativa che la comunità cristiana deve testimoniare in relazione al Sacramento del matrimonio. 23. In merito alla cura pastorale di coloro che vivono situazioni di vita cosiddette “irregolari”, considerata la centralità dell’Eucaristia nell’esperienza cristiana ed avvertendo le soffe-

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renze di tanti fedeli che non possono accedere ai sacramenti, chiediamo ai Padri sinodali di vagliare tutte le possibilità per alleviare queste ferite, nel rispetto della dottrina e della teologia cristiana, ad esempio, attraverso una più attenta valutazione delle cause di nullità matrimoniali secondo il criterio della verità nella carità. In questo senso abbiamo trovato illuminanti, come metodo di discernimento, le cinque forme di tentazione enunciate da papa Francesco nel discorso ai Padri sinodali del 18 ottobre 2014. Non mancherei di registrare come un’intensa vita eucaristica aiuti a superare le difficoltà e come, in vista di essa, si trovi la forza per prevenire o evitare scelte che portano a situazioni irregolari. 24. Sul piano strettamente pastorale si avverte, in questo ambito, un certo ritardo nell’attuazione di strategie di ascolto, accoglienza, accompagnamento. La sensibilità della comunità cristiana, nel suo complesso, raramente esprime un rifiuto o una emarginazione di coloro che vivono la condizione di conviventi, separati, divorziati risposati, così come nei confronti delle persone omosessuali. È pur vero, però, che i gesti concreti di accoglienza e coinvolgimento di questi fratelli nella vita comunitaria sono altrettanto sporadici. Dietro la richiesta di accedere ai sacramenti, accanto a pretese di accettazione acritica di condizioni irregolari, c’è talvolta la forte domanda di una accoglienza del vissuto doloroso che tali persone vivono e che la comunità cristiana avverte con difficoltà oppure non sa come affrontare sul piano della prassi pastorale (ad esempio, offrendo consulenze competenti, un accompagnamento spirituale, l’invito discreto a chi vive nella convivenza a decidersi per il matrimonio, lo stimolo cordiale a desiderare di incontrare Gesù in altre forme non sacramentali, quali la preghiera e la carità …). È importante inoltre, da parte delle famiglie e dei gruppi famiglia, vivere l’accoglienza attraverso l’aiuto ai tanti nuclei familiari che si trovano in situazioni di difficoltà di carattere economico, sul piano delle fragilità relazionali e di altro genere. 25. Le “emergenze” pastorali sopra menzionate – e l’attenzione più generale che la Chiesa mostra nei confronti della famiglia – richiedono un’ultima considerazione “strategica” non rinviabile, legata al gruppo di animatori pastorali: pur mantenendo continuità nell’azione pastorale ordinaria, è indispensabile innestare proposte qualificate e contenuti profondi per gli sposi che chiedono approfondimenti biblici, teologici, pastorali, tali da renderli capaci di interloquire e collaborare a tutto campo con i sacerdoti sulle problematiche familiari e sulla programmazione e conduzione di iniziative rivolte alle famiglie. Vie privilegiate, in questo senso, si sono rivelate: la progettazione di percorsi formativi ad hoc; la promozione di gruppi di famiglie caratterizzati dalla presenza di una guida che sappia far assimilare la portata del Sacramento nuziale ed offra un’adeguata direzione spirituale per le singole coppie di sposi; la proposta di innestare nei percorsi di catechesi del laicato organizzato esperienze e contenuti maggiormente incentrati sulla “teologia nuziale”. Pennabilli, 1º marzo 2015


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CARITÀ SENZA CONFINI

Da “una cultura dello scarto” ad una “cultura dell’inclusione”. Quali sfide per la nostra società? Sarà il nostro nuovo slogan contro la “mentalità che genera quella cultura dello scarto che non risparmia niente e nessuno: dalle creature, agli esseri umani e perfino a Dio stesso” Si è svolto il 1° marzo scorso, alla presenza dell’Ecc.ma Reggenza, dei Segretari di Stato per il Territorio e Ambiente, per il Turismo e per l’Istruzione e Cultura, nonché dei Capitani di Castello di Serravalle e Borgo Maggiore, il XVIII Incontro di Solidarietà, organizzato dall’Associazione Carità senza Confini. Di fronte ad una platea molto numerosa ed attenta, dapprima Mons. Lambiasi, Vescovo di Rimini, ed in seguito Mons. Turazzi, Vescovo della Diocesi di San Marino-Montefeltro, e don Raymond Nkindji Samuangala, Assistente spirituale dell’Associazione, hanno sviscerato il tema dell’incontro: Da “una cultura dello scarto” ad una “cultura dell’inclusione” Quali sfide per la nostra società? Tutti i relatori hanno sottolineato come l’allarme lanciato da Papa Francesco contro la “globalizzazione dell’indifferenza” sia un fenomeno disgregativo e pericoloso che riguarda tutto il mondo e quanto la “cultura dello scarto”, che trova le sue radici nell’estremo individualismo, metta in pericolo la dignità dell’essere umano e la pace dell’intera società. Infatti nel suo intervento Mons. Lambiasi ha sostenuto che gli “scarti” nella nostra società sono i nuovi poveri: gli anziani, pesi inutili, ingombranti, considerati come oggetti; i giovani, privati del lavoro, demotivati a tal punto da rinunciare addirittura a cercarlo, impoveriti nelle relazioni e nei valori; i malati o i disabili, percepiti come pesanti fardelli che limitano la libertà altrui, la cui vita non vale più la pena di essere vissuta. Nella “cultura dello scarto” si escludono dalla propria vita e dalla società i nuovi poveri e lo si fa con l’indifferenza mascherata con il reclamo di una presunta libertà, con l’esigenza di efficienza, con la necessità di produttività. In sostanza è un antiumanesimo che ci sommerge! Mentre, ha proseguito Mons. Lambiasi, la “cultura dell’inclusione” comprende tutti i poveri e tutte le povertà: non solo quella di pane, ma anche quella di cultura, di relazione, di senso, di valori, tanto che, nel vero bene comune, se uno solo non sta bene, non c’è più il bene comune. In questa ottica, Don Raymond ha sottolineato, nel suo intervento, che, quando pensiamo solo secondo il nostro bisogno e il nostro interesse, siamo già in una “cultura dello scarto”. Sollecitato da una domanda sui giovani, Don Raymond ha ricordato come Papa Francesco, parlando di “cultura dello scarto”, abbia denunciato non solo l’esclusione di tanti giovani dal lavoro, privandoli della possibilità di realizzare la propria vita, di crearsi una famiglia e togliendo, quindi, dignità alla loro vita, ma anche le violenze e lo sfruttamento nei confronti di tanti giovani nel mondo: basta pensare ai bambini-soldato obbligati ad uccidere, a quelli costretti a lavorare, a quelli sfrut-

“AVANTI IL PROSSIMO” tati sessualmente o ancora a quelli venduti al mercato della tratta di esseri umani o di organi. Di fronte a queste aberrazioni Papa Francesco ha invitato i giovani “a non farsi rubare la speranza”, perché ognuno di noi può e deve impegnarsi per una “cultura dell’inclusione”. È per questo che il nostro Vescovo, Mons. Turazzi, ha esordito proprio dicendo: “Dobbiamo uscire da questa sala con delle decisioni prese nel nostro cuore”. Ed è infatti proprio cominciando da noi stessi che possiamo cambiare le cose! Mons. Turazzi ha esteso il discorso della “cultura dello scarto” anche nei confronti della terra, che, in questo senso, viene sfruttata dall’uomo senza rispetto e senza giustizia: mentre ci sarebbe cibo a sufficienza per tutti, in realtà c’è una minoranza che sciupa e spreca ed una maggioranza che soffre la fame; mentre la terra da sempre nutre l’umanità, l’uomo la avvelena ogni giorno di più; mentre i paesi ricchi dettano le regole dei mercati, quelli poveri sono sempre più in difficoltà. Proprio per queste gravi ingiustizie che escludono da una vita dignitosa tante persone e tanti popoli, Mons. Turazzi si augura che l’Expo di Milano non sia solo una vetrina per prodotti da promuovere. Rivolgendo, in conclusione, un invito a tutti ed in particolare ai giovani ad impegnarsi, anche in politica, per una “cultura dell’inclusione”, ha voluto lasciarci uno slogan che ben interpreta questo invito. Si tratta di un’espressione che tante volte abbiamo sentito: “AVANTI IL PROSSIMO!”, intendendo, naturalmente, di aprirci e fare spazio al nostro prossimo, di includerlo nella nostra vita, valorizzando la diversità e la dignità di tutti. La giornata è continuata con la cena, alla quale hanno partecipato, come in una grande famiglia, più di 600 persone, e che è stata possibile grazie al lavoro, in cucina e in sala, di 100 volontari, ai quali vanno il nostro plauso e ringraziamento. Altrettanto successo ha ottenuto la lotteria con la vendita di oltre 17.000 biglietti, la cui estrazione è avvenuta a conclusione della serata ed intervallata dalle divertenti e spassose esibizioni del gruppo “Montefeltro dreams boys”. I numeri vincenti sono visionabili sul sito: “caritasenzaconfini.org”. L’Associazione ringrazia vivamente tutti i sostenitori che, in questa occasione, hanno dato con generosità un contributo per i nostri progetti. Infine l’Associazione ringrazia veramente di cuore tutti i collaboratori che hanno reso possibile questa giornata, perché è grazie al ricavato dell’Incontro di Solidarietà che possiamo finanziare i progetti dell’Associazione in vari paesi del mondo, a favore di tanti bambini, donne e uomini che non hanno l’essenziale, come il cibo, le cure o l’istruzione. loredana Mazza Associazione “Carità senza Confini Onlus”


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PREGHIERA

APoSTolATo dellA PreGHIerA - MAGGIo 2015

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’offerta quotidiana santifica la tua giornata. Cuore divino di Gesù, io ti offro, per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, madre della Chiesa, in unione al Sacrificio eucaristico, le preghiere e le azioni, le gioie e le sofferenze di questo giorno: in riparazione dei peccati, per la salvezza di tutti gli uomini, nella grazia dello Spirito Santo, a gloria del divin Padre. In particolare, per le intenzioni affidate all’AdP dal Papa:

IN PARTICOLARE, PER LE INTENZIONI DEL PAPA INTENZIONE UNIVERSALE DI MAGGIO ❏ “Perché, rifiutando la CULTURA DELL’INDIFFERENZA, sappiamo prenderci cura delle sofferenze del prossimo,

particolarmente dei malati e dei poveri”.

Non lasciamo soli i malati ed i poveri el luglio del 2013 Papa Francesco fece visita a lampedusa. Il nome di quest’isola, situata in prossimità della costa nordafricana, è diventato sinonimo della disperazione dei rifugiati e dei migranti, che rischiano tutto per giungervi, nella ricerca di una vita più sicura e prospera in Occidente. Nel corso della sua visita, il Papa ha deplorato la “globalizzazione dell’indifferenza”, che si concretizza nel distogliere lo sguardo dai problemi sociali opprimenti del nostro tempo. “Ci siamo abituati alla sofferenza degli altri. Quella sofferenza non ci tocca più, non ci interessa più, è diventata per noi una cosa estranea”. I Papi non hanno cessato di dire cose simili da sempre, da quando esistono. Ma ciò che caratterizza l’accento portato da Papa Francesco sulla dimensione sociale del Vangelo è la sua capacità di riassumere i concetti con frasi brevi e stimolanti. Il motto “globalizzazione dell’indifferenza” attira la nostra attenzione sul desiderio ormai diffuso di evitare di guardare la sofferenza nel mondo. Sono problemi che ci schiacciano, problemi che non vediamo come risolvere ed allora li lasciamo ai governi, alle

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agenzie internazionali, alle Nazioni Unite. Così l’indifferenza alla sofferenza diventa una cultura, una cosa comunemente accettata, e che Papa Francesco ha cercato di riportare sotto gli occhi di tutti con il suo pellegrinaggio a Lampedusa. “La cultura del benessere ci anestetizza e perdiamo la calma se il mercato offre qualcosa che non abbiamo ancora comprato, mentre tutte queste vite stroncate per mancanza di possibilità ci sembrano un mero spettacolo che non ci turba in alcun modo” (n. 54 della Evangelii gaudium). “Non è possibile che non faccia notizia il fatto che muoia assiderato un anziano ridotto a vivere per strada, mentre lo fa il ribasso di due punti in borsa. Questo è esclusione. Non si può più tollerare il fatto che si getti il cibo, quando c’è gente che soffre la fame. Questo è inequità” (n. 53 della Evangelii gaudium). Pregando per questa intenzione suggerita dal Santo Padre, noi preghiamo anche per la nostra conversione, perché siamo noi, che abbiamo perso il sentimento della compassione, che viviamo senza più renderci conto di cosa sia il bene comune.

INTENZIONE PER L’EVANGELIZZAZIONE ❏ “Perché l’INTERCESSIONE DI MARIA aiuti i cristiani, che vivono in contesti secolarizzati, a rendersi disponibili per

annunciare Gesù”.

Maria, madre della speranza

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aria ha conosciuto ed amato Gesù come nessun’altra creatura. Il Vangelo ci mostra quale sia la disposizione interiore, con la quale Maria ha espresso il suo amore per Gesù: fare la volontà di dio. “Chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre” (Mt 12, 50). Con queste parole Gesù lancia un messaggio importante: la volontà di Dio è la legge suprema che segna la vera appartenenza a lui. Sebbene Maria abbia un rapporto di stretta parentela con Gesù, avendogli dato la vita, essa diventa discepola e madre del suo Figlio nel momento in cui accoglie le parole dell’angelo e dice: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1, 38). Questo “avvenga” non è soltanto una accettazione, ma è una fiduciosa apertura all’avvenire. Questo “avvenga” è speranza. Maria è la madre della speranza, è l’icona più espressiva della speranza cristiana. Maria non vacilla mai, né a Betlemme quando vede il Salvatore del mondo nascere nella più totale povertà; né a Gerusalemme quando presenta Gesù al tempio ed il vecchio Simeone le profetizza una spada che le trapasserà il cuore; né quando ritrova Gesù adolescente rimasto a parlare con i dottori della legge a Gerusalemme. Maria non vacilla mai, è la donna della speranza. E questo dice a noi che la speranza si nutre di ascolto, di contemplazione, di pazienza, sicuri che il progetto del Signore arriverà a matura-

zione, nonostante tutti gli intralci, nonostante tutte le difficoltà. Oggi viviamo in una società secolarizzata, segnata non solo da una bassa pratica religiosa, ma profondamente scristianizzata: l’influenza della Chiesa, dei suoi valori e dei suoi insegnamenti sta scomparendo dalle decisioni e dalla vita pratica delle persone. Dio e la Chiesa sono cose riservate alla sfera privata. E questa privatizzazione delle cose spirituali è un segno del relativismo della nostra società. Anche il lavoro dell’evangelizzazione affronta oggi una enorme sfida, perché si rivolge ad un contesto culturale totalmente disinteressato ai nuovi messaggi. In un continuo turbinio di comunicazioni, di informazioni, di parole e di immagini, le parole nuove non sono altro che un rumore in mezzo a migliaia di altri rumori. Più che di parole, la società moderna ha bisogno di essere interpellata da modi di vivere, che segnalano alternative più umane, più piene di senso. L’annuncio cristiano è stato fin dall’origine l’annuncio di una persona: Gesù. Nella misura in cui ciascun cristiano si “conforma” a Cristo, fa suo lo stile di vita e la missione di Cristo potrà diventare veramente una luce ed un fermento per il mondo di oggi. Più che a proclamare a parole, noi siamo chiamati a mostrare con la vita che il risorto agisce nel mondo e gli dona quel senso-vero-della vita di cui il mondo ha bisogno.


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PELLEGRINAGGIO DIOCESANO ALLA TOMBA DI PADRE MATTEO DI BASCIO Partenza ore 6 - Ritorno ore 22 circa - Chi desidera partecipare al pellegrinaggio è pregato di dare l’adesione al proprio Parroco entro il mese di aprile MATTEO DA BASCIO, al secolo Matteo Serafini, nacque a Bascio di Pennabilli, nel 1495 circa e morì a Venezia il 6 agosto 1552. È stato il fondatore e primo superiore generale dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Si fece francescano del ramo degli Osservanti nel convento di Montefiorentino, presso Frontino, e venne ordinato sacerdote nel 1525. Desideroso di ritornare al primitivo rigore francescano, nel 1525 lasciò il suo convento di Montefalcone ed ottenne da papa Clemente VII il privilegio personale di vestire un lungo saio di tessuto ruvido (come quello di Francesco d’Assisi, ma con un cappuccio più lungo ed appuntito), di osservare rigidamente la regola in assoluta povertà, di fare vita eremitica e predicare liberamente. Questo esempio ebbe subito numerosi imitatori tra quanti disideravano restaurare lo spirito originale del francescanesimo e diede luogo all’istituzione dell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini (detti così per la peculiarità del loro abito), che grazie al sostegno della duchessa Caterina Cybo di Camerino venne approvato dal pontefice il 3 luglio del 1528 con la bolla Religionis zelus. Nel primo capitolo generale dell’ordine, celebratosi nell’aprile del 1529 nella chiesa di Santa Maria dell’Acquarella di Albacina, presso Fabriano, venne eletto primo superiore generale per acclamazione. Tuttavia non mantenne la sua carica per molto tempo: dopo aver visitato la fraternità si dimise. Brillante omileta, ebbe parte notevole nel movimento di riforma della vita religiosa del XVI secolo. Morì a Venezia, nella chiesa di San Moisè, ed è sepolto nella chiesa di San Francesco della Vigna.

Don Agostino Gasperoni, uomo della parola Martedì 17 marzo 2015 alle ore 16.00, nell’Aula Magna dell’ISSR “Marvelli” di Rimini è stato ricordato don Agostino Gasperoni a 3 anni dalla sua scomparsa. L’intervento commemorativo è stato fatto dal Vescovo Andrea Turazzi intervenuto insieme a docenti e studenti dell’ISSR, fra i quali Don Biagio della Pasqua, Don Andrea Turchini, Lara Pierini, Gianluca Pesaresi, Piergiorgio Grassi, Natalino Valentini. Di seguito pubblichiamo un contributo del Direttore dell’Istituto Natalino Valentini. “In occasione del III Anniversario della morte di don Agostino, che è stato per molti di noi padre, fratello e maestro nell’insegnamento della Parola di Dio, come ISSR, siamo lieti di poter proporre questo momento di fraterna commemorazione. Un ri-cor-dare, un riportare al cuore, o un dare nuovamente un cuore, un salire alla memoria dal tempo del fluire ove tutto tende a inabissarsi. Non un momento istituzionale, formale, e tanto meno convenzionale, bensì un atto di memoria, semplice e autentico, scaturito dalla fedele amicizia che ha unito molti di noi alla sua persona. Don Agostino è stato tra i primi “costruttori” dell’Istituto “A. Marvelli”, diventando una delle “colonne” portanti di questa realtà. Già collaboratore e consulente nella fase di avvio della scuola di teologia per laici, istituita dal vescovo Mons. Giovanni Locatelli nel 19761977, riceve poi la nomina dallo stesso Vescovo Locatelli il 1º ottobre 1986 per l’insegnamento di Sacra Scrittura. Nel settembre 1990 viene nominato dal Vescovo Mons. Mariano De Nicolò Direttore dell’Istituto per un primo mandato triennale, poi rinnovato per altri 3 anni fino al 1996. Dal 1996 al 2012 ha insegnato ininterrottamente, svolgendo ogni anno 2 o 3 corsi biblici neotestamentari: Vangeli Sinottici, Atti degli Apostoli, Lettere di san Paolo. Per quasi trent’anni egli ha servito con impareggiabile dedizione e fedele premura questo piccolo “vivaio” della formazione teologica e spirituale della nostra Chiesa, ma anche di altre diocesi limitrofe, in particolare del Montefeltro, terra di provenienza e di servizio pastorale di don Agostino. È stato davvero decisivo ed esemplare il contributo da lui offerto alla crescita della conoscenza biblica, non solo per la qualità e

il rigore scientifico, ma soprattutto per la cura pastorale e spirituale esercitata mediante la Parola di Dio. egli ha consegnato a diverse generazioni di laici, diaconi, seminaristi e religiosi, un rigoroso criterio metodologico di studio della Bibbia, insieme all’amore, alla passione e all’arte della relazione personale di amicizia in Cristo mediata dalla Parola. Negli anni, molti di noi hanno gustato la bellezza e la faticosa dolcezza dell’incontro con il Dio biblico e con la storia della salvezza grazie soprattutto alla competenza e alla passione di questo nostro maestro e amico, umile, esigente e amorevole, che riusciva a tenere insieme in modo armonico fermezza e dolcezza, rigore interpretativo e premurosa attenzione alla persona. Don Agostino non è stato soltanto un bravo biblista e raffinato esegeta, ma anzitutto uomo biblico, uomo di Dio plasmato dalla Sua Parola, una Parola ricercata, studiata, amata, incarnata, vissuta e donata. Una Parola “spezzata” per essere condivisa e seminata con premura e dedizione senza limiti, con una generosità e una gratuità senza calcolo e misura, neppure di tempo. Persino gli esami finali diventavano con lui una preziosa occasione per condividere e sostare insieme sulla comprensione dei testi, alla ricerca del loro significato ultimo per la vita, andando ben oltre ogni mera funzione istituzionale o formale. Della sua infaticabile seminagione, compiuta fino agli ultimi giorni di vita con rara tenacia e potenza spirituale, con amore e senza risparmio, senza ricercare prestigio né interesse, nulla può essere perduto! I suoi frutti sono fecondi e abbondanti, sebbene in gran parte ancora invisibili, come tutte le cose essenziali. Di questo e di molto altro siamo chiamati a fare memoria viva: trasformare la sua testimonianza in principio creativo del pensiero e della comunione di fede. La piccola comunità di ricerca dell’Istituto, profondamente grata per il dono dell’incontro con la sua persona e onorata per aver accolto il suo prezioso insegnamento, è chiamata a mettere a frutto questa preziosa eredità”. Al termine dell’incontro, in ricordo di Don Agostino, è stata a lui intitolata la Sala Biblica della Biblioteca diocesana “Emilio Biancheri”.


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AL CINEMA “IL LATO POSITIVO”: Silver Linings Playbook Il lato positivo di David O. Russel, uscito in Italia nel marzo del 2013, è un film che celebra l’incidenza che la positività riesce ad avere sulla vita, in un grande intreccio di comicità e dramma. Pat Solitano (Bradley Cooper) è appena uscito da un ospedale psichiatrico, dove è stato costretto a vivere per otto mesi della sua vita, perciò fuori di lì, ad attenderlo, ci sono solo i suoi genitori, poiché tutto il resto è andato perduto, prima di tutti la moglie Nikki (Bre Bee), che lo aveva tradito, ma che in ogni caso Pat vuole fermamente riconquistare. Intanto Pat conosce Tiffany (Jennifer Lawrance), una donna resa fredda e scorbuti-

ca a causa della morte del marito. Questa donna è davvero affascinante, ma quando capisce che Pat è l’unico a desiderare da lei soltanto una semplice amicizia, comprende che lui è quello giusto per farle da partner per una gara di ballo, a cui lei tiene particolarmente. Pat accetta, ma in cambio vuole che Tiffany consegni una lettera alla sua ex-moglie, che lo aiuterà a riconquistarla. Tra una prova ed un’altra per il ballo, Pat deve cercare di allacciare nuovamente i rapporti con il padre (Robert De Niro), grande scommettitore ed appassionato di football. Nonostante i drammi a cui entrambi i protagonisti sono stati sottoposti, riescono a comprendere quale sia la chiave giusta per affrontare la vita. Si concentrano su un obiettivo insieme, e combattono fino in fondo per ottenerlo e senza arrendersi mai, pensando a quanto la vita sia più semplice da vivere con positività. L’interpretazione degli attori è davvero strabiliante, specialmente quella di Jennifer Lawrence, che, grazie a questo film, è riuscita a vincere il premio Oscar come miglior attrice. Il finale sarà davvero una sorpresa per qualsiasi spettatore, in cui abbiamo un trionfo della positività, che spesso aiuta ad affrontare pure i drammi peggiori. Questo film inoltre ci insegna che attraverso l’atteggiamento che i protagonisti assumono di fronte alle difficoltà: non significa vivere la vita con superficialità, ma semplicemente cercare di voltare pagina per affrontare con determinazione un nuovo inizio. La positività aiuta chiunque a non lasciarsi andare verso l’esasperazione, ma a porsi davanti ai problemi in maniera serena, sempre pronti ad affrontarli, perché chi si pone in maniera negativa, ha perso già in partenza, privandosi di qualsiasi possibilità di riuscita. Melissa Nanni


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dUe GIornI dIoCeSAnA deGlI edUCATorI ACr

educare i più piccoli... alla scuola di Gesù Sono stati quasi 100 i giovani che hanno partecipato alla due giorni diocesana di formazione proposta dal settore ACr della nostra diocesi. Un momento per riflettere e stare assieme. Un’esperienza forte che ha permesso a tutti, ancora una volta, di crescere insieme alla luce della fede Di seguito riportiamo le impressioni raccolte dalle varie parrocchie presenti. Sono stata davvero contenta di aver partecipato alla due giorni degli educatori ACR! A mio parere è bellissimo potersi confrontare con gli altri educatori, ascoltare i vari consigli, imparare e sperimentare sulla propria pelle nuove cose e nuove “tecniche” per poter coinvolgere al meglio i ragazzi! Per quanto mi riguarda penso che sia un appuntamento da mantenere costante negli anni perché da parte mia, e penso anche da parte di tutti gli educatori, c’è una grande voglia di formarsi al meglio per garantire ai nostri ragazzi un cammino costruttivo e fruttuoso. ACr (Parrocchia di Acquaviva) Educare dal latino significa ‘portare con’. Durante la due giorni educatori a Casa San Michele, gli educatori hanno scoperto come riuscire ad arrivare ai ragazzi, cosa portare loro e come portarglielo. Bisogna avere a mente che questi (gli educatori) non sono dei personaggi superiori, non devono imporre o dare nozioni, come può essere un professore o un insegnante, ma sono coloro che riescono a portare ad un certo obiettivo i ragazzi, appunto il con-durre. La differenza tra un educatore e un catechista, per esempio, risiede nel rapporto che si crea tra l’educato e chi insegna: nel primo caso, come è stato detto nella due giorni, abbiamo una persona, perché niente di più, porta il ragazzo a Dio, restando insieme a lui, sempre; viene insegnato loro come relazionarsi al mondo, come vivere e come scegliere la strada giusta; in un mondo così pieno di luci ingannatrici è facile che i giovani si possano perdere ma è li, poco prima del fatidico bivio, che l’educatore porge la mano, come un Fratello maggiore. Ogni educatore cerca di portare il ragazzo a Dio, ma cerca di farlo non da solo, perché comunque è Lui che vuole tutto questo per tutti i suoi figli. L’educatore non è e non deve essere o sentirsi solo: ci sono con lui tutti gli altri educatori, il resto della famiglia. Con questa due giorni gli educatori hanno capito co-

sa devono effettivamente fare con i ragazzi, per quale scopo, oltre a quelli detti precedentemente, sono stati messi lì: il fratello maggiore, chiamiamolo cosi, deve essere capace di fare capire ai ragazzi chi sono veramente, introducendoli nella società. Ma per fare questo deve sapersi conoscere, sapere chi è lui nel profondo perché nessuno può offrire ciò che non ha. Durante la permanenza sono state fatte una serie di scenette che rappresentavano cosa deve avere l’educatore nella propria “valigetta degli attrezzi”: l’ascolto, l’empatia, avere obiettivi condivisi e il produrre cambiamenti. Riassumendo: grazie alla due giorni abbiamo capito (perché pure io sono un edu-

catrice, con la e minuscola) che dobbiamo aspirare ed essere il colui che si espone, si butta, ci prova, sorride ed è accogliente, che sa aprirsi con gli altri con la consapevolezza che ciò che gli arriva in cambio è molto di più rispetto ad una quantità in denaro. Ciò che i ragazzi danno è maggiore rispetto a quello che gli educatori, come me, gli vorrebbero dare. Amo fare l’educatrice e grazie a questa esperienza formativa sono riuscita a ricaricare le batterie per poter offrire tutta me stessa ai ragazzi per Dio. Chiara (Borgo Maggiore) Da questa due giorni, mi rimane la voglia di impegnarmi, amare, donarmi al cento per cento a questo progetto di Dio. Senza scuse. Perché noi, educatori ACR,

possiamo cambiare il mondo, con l’amore di Dio, a partire da ciò che trasmettiamo ai nostri ragazzi. Non voglio limitarmi a fare l’educatrice il sabato pomeriggio; io voglio prendermi la responsabilità di ESSERE educatrice in tutti i momenti della mia vita. Ci è stato affidato il futuro, che sta nel cuore di quei bambini e ragazzi che con amore siamo chiamati a educare. Siamo tesorieri dei gioielli più preziosi di Dio. Rendiamocene conto e impegniamoci, amiamo, doniamoci! Sofia (Sant’Agata Feltria) Se la vera educazione è crescere insieme, alla due giorni l’abbiamo sperimentato in modo concreto. Per poter educare abbiamo bisogno a nostra volta di un cammino di crescita personale. Infatti dobbiamo ESSERE educatori, non semplicemente fare gli educatori, e abbiamo tre risposte importanti e impegnative da dare: a Dio, alla comunità e ai ragazzi. Rispondere a loro è la responsabilità piu grossa e la due giorni è servita anche a farci capire questo. Col Vescovo Andrea abbiamo avuto modo di ragionare sulla responsabilità che abbiamo nei confronti dei ragazzi. Questi hanno un grande bisogno dell’esempio che possiamo e dobbiamo dare, della nostra coerenza e accoglienza. È stato un momento molto utile per capire cosa voglia dire davvero “educare” tra i tanti significati che si possono attribuire. Il secondo giorno con Patrizio e Giorgio abbiamo invece portato nel concreto il concetto di “comunicazione”, fondamentale per rapportarci tra noi e soprattutto coi bambini riuscendo così al meglio nella nostra chiamata (e risposta) ad essere educatori. Maria rosa Guidi (dogana) “Una pagina di Vangelo nei nostri passi, per testimoniare la gioia di essere cri-


MONTEFELTRO stiani”. Questa è la raccomandazione del Vescovo Andrea. Educare richiede impegno come se fossimo gli unici esseri al mondo; educare è crescere insieme, sbagliare, sperare, costruire. I ragazzi questo lo sanno bene: c’è apertura verso nuove esperienze, c’è rispetto per le differenze altrui, c’è entusiasmo nel mettersi in gioco, c’è sentimento nel condividere le emozioni.Cristo è vivo in mezzo a noi! Io l’ho visto negli occhi di tutti i giovani che hanno partecipato all’uscita per educatori AC. Si muoveva nel nostro corpo mentre interpretavamo suoni, drammi e tentazioni; nelle competizioni dei giochi. Assaporava con noi il gusto di condividere ricchi piatti attorno a lunghe tavolate. Ci ha ispirato a creare rime, poesie, canzoni: melodie che riempivano il cuore. Questa è la bellezza della fede: camminare insieme verso la stessa direzione. Grazie ancora a tutti. noemi (domagnano) Una due giorni a dir poco fantastica. Utile e formativa. Questa due giorni mi ha insegnato molte cose, come ad esempio, mettere davanti a tutto e a te stesso i bambini, i ragazzi, che sono il tesoro dell’AC. Sono proprio loro che ci insegnano a guardare ben oltre le cose, ben oltre il

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CONFERIMENTO LETTORATO

male. Dobbiamo stare vicino ai nostri ragazzi, ASCOLTARLI e capirli: fuori dall’ACR, i ragazzi provano a parlare, ma nessuno li ascolta veramente. Inoltre ho capito che l’ACR deve essere un luogo di formazione sia cattolica che sociale. Tutto questo e tanto altro ancora l’ho capito grazie agli educatori con più esperienza e alla due giorni. Questi giorni di formazione sono serviti anche a confrontarci e a capire molte cose utilissime che aiutano i bambini e i ragazzi a crescere. noemi Sapio (Parrocchia di novafeltria) Questa è la prima volta per me che faccio una due giorni educatori, è stata un’esperienza molto bella, nuova ed interessante. Mi ha colpito molto perché ho capito, anche grazie alle cose che ha detto il vescovo, la figura importante e responsabile dell’educatore... Mi è piaciuto il fatto che sono state fatte delle attività interessanti e che hanno coinvolto tutti quanti. Non era appunto solo un dialogo frontale, quindi abbiamo potuto divertirci e giocare insieme agli altri. Il fatto che ci hanno diviso in gruppi mi ha permesso di conoscere persone nuove. Sono stata bene, è assolutamente un’esperienza da rifare! Caterina Giannini (Pennabilli)

Don Luigi - Napoli

Insieme. Insieme ai poveri. Insieme ai dimenticati. Insieme alle vittime della camorra. Insieme ai detenuti. Insieme ai malati. Insieme agli anziani soli. Conto corrente postale n.57803009 - www.insiemeaisacerdoti.it Segui la missione dei sacerdoti sulla pagina FB facebook.com/insiemeaisacerdoti

CEI Conferenza Episcopale Italiana Chiesa Cattolica

LA CELEBRAZIONE A SERRAVALLE

Conferito il lettorato a Massimo Cervellini Nella IV domenica di quaresima, la liturgia ci fa pregustare la letizia pasquale, la gioia per il trionfo di Cristo e la consapevolezza di avere un Padre che ci ama. La venuta di Gesù nel mondo, la sua vita, la sua morte e la sua risurrezione sono il segno più grande dell’amore di Dio Padre per tutti gli uomini. In questa celebrazione Eucaristica il nostro Vescovo S.E. Mons. Andrea Turazzi ha conferito il ministero del Lettorato a Massimo Cervellini, parrocchiano di Serravalle. L’ufficio del lettore consiste nella meditazione e nella proclamazione delle letture nell’assemblea liturgica, nel curare la preparazione dei fedeli alla comprensione della parola di Dio e nell’educare nella fede i fanciulli e gli adulti. Ministero perciò di annunciatore, di catechista, di educatore alla vita sacramentale e di evangelizzatore. Continuiamo ad accompagnare con la nostra preghiera Massimo in questa ulteriore tappa nel cammino verso il diaconato permanente. Don Alessandro Santini


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SPECIALE VOCAZIONI

52ª GIORNATA MONDIALE DI P

26 APRILE 2015 - IV D Il tema della Giornata Mondiale di preghiera per le vocazioni, che si celebra la IV domenica di Pasqua (26 aprile 2015) in tutte le comunità parrocchiali, è suggerito dalla Esortazione apostolica di # # (nn. 167; 264): papa Francesco $ ' # $ $( $ $ ' ' . L’Ufficio Nazionale CEI per la pastorale delle vocazioni propone uno slogan che ispira la celebrazione della Giornata in tutte le parrocchie e comunità cristiane e indica la modalità di sviluppo dei sussidi vocazionali per l’anno pastorale 2014Lo slogan esprime una 2015: ) relazione, un cammino che trasforma il nostro sguardo di fede e lo rende capace di riconoscere la bellezza del Signore che, anche oggi, continua a chiamare e a spargere semi di vocazione con abbondanza. La via della Bellezza può divenire un cantiere di vocazione sempre nuovo e sempre aperto per accogliere nuovi cercatori di bellezza e di positività. Vocazione e santità, un binomio molto forte. Parlare di vocazione e santità tocca la vita di ogni persona, perché tutti nella Chiesa siamo chiamati alla santità. Vocazione e santità indicano un itinerario pedagogico che prende avvio dall’esperienza del bello, dall’essere toccati dalla Bellezza. Toccati da Dio stesso! È bello con te, sono parole che possiamo immaginare pronunciate da Dio nei confronti dell’uomo, oppure dall’uomo nei confronti di Dio o, contemporaneamente da Dio e dall’uomo, l’Uno nei confronti dell’altro! È bello con te, esprime una relazione, un cammino che “tocca” il nostro sguardo e lo trasforma in uno sguardo di fede capace di riconoscere la bellezza del Signore che, anche oggi, continua a chiamare, a spargere semi di vocazione con abbondanza! Rimane un punto di riferimento il documento # $ % # # $ # Al n. 13 viene ricordato come la cultura vocazionale è anche capacità di sognare in grande, lo stupore che consente di apprezzare la bellezza e sceglierla per il suo valore intrinseco, perché rende bella la vita. La bellezza di Gesù si riassume in una espressione del Vangelo quanto mai legata a questo processo di ricerca: “ ! "& " ” (Gv 14,6). Tre parole immense, che nessuna spiegazione può esaurire. # & : è la strada per arrivare a casa, a Dio, al cuore, agli altri; una via davanti alla quale non si ergono un muro o uno sbarramento, ma orizzonti aperti. È la strada che non si smarrisce, ma va verso la storia più ambiziosa del mondo, il sogno più grandioso mai sognato, la conquista per tutti di amore e libertà, di bellezza e di comunione: con Dio, con il cosmo, con l’uomo. # & " $(: non in una dottrina, né in un libro, né in una legge migliore delle altre, ma in un “ ” sta la verità, in Gesù, venuto a mostrarci il vero volto dell’uomo e il volto d’amore del Padre. La verità sono occhi e mani che ardono. Così è Gesù: accende occhi e mani. La sua è una vita che si muove

libera, regale e amorevole tra le creature. # & $ : che hai a che fare con me, Gesù? La risposta è una pretesa perfino eccessiva, a dir poco sconcertante: “ " $ $ ”. + %% ! $ & , afferma Dostoevskij, che tutta%% - ' ,, che la via aggiunge: + Sacra Scrittura definisce + * " -# , (Salmo 45). Secondo la Bibbia, bellezza e bontà si equivalgono e già gli antichi greci identificavano di fatto il bello con il buono, inventando un termine, "( , che unisce insieme %% e "&. La bellezza nasce da un appagamento interiore. La felicità deriva da un animo sereno, in pace con Dio e con gli uomini. La vera bellezza, in fondo, è quella che nasce da un cuore pieno di Dio, attento ai bisogni e alle necessità dei fratelli, sincero, generoso, cordiale; in breve, la vera bellezza (e la vera bontà) è quella di seguire Cristo, affascinati dalla sua persona, dal suo esempio, dal suo insegnamento. Chi segue Cristo nell’impegno quotidiano per il bene ha una bellezza che traspare naturalmente sul volto. Chi crede con fede pura e generosa, capace di dare serenità e gioia all’animo è veramente bello. Il sorriso di un cuore puro è indimenticabile. Chi segue Cristo da vicino, chi si è lasciato attirare dalla sua vita, in una parola, chi ha sentito la sua voce e cammina dietro i suoi passi, realizza se stesso e presenta la %% # $" " %% " " " " " " . Basterebbe guardare qualche rara fotografia di Santa Teresa del Bambino Gesù per comprendere tutto questo: dallo sguardo sereno e profondo della “ ! ” emana una bellezza ineffabile e dolcissima, che nessuna star potrà mai uguagliare: l’ardore del cuore traspare sul volto e comunica a chi guarda una sensazione di pace, serenità, gioia che si può soltanto intuire ma non descrivere a parole. . # !" $ %% ! $ . Nel poster, scelto per la Giornata mondiale della Vocazioni di quest’anno, viene rappresentato che quando l’uomo, nella sua piccolezza, si scopre grande della grandezza che Dio gli dona e si sente infinitamente amato da Lui, quando si sente accol-

to com’è e sente risuonare nel suo cuore parole profonde come quelle che Dio gli rivolge: “. " ”… è allora che egli può rispondere: “. !”. E il cuore si apre a Lui e a tutti; e la paura e la tristezza lasciano il posto al coraggio e alla speranza! E tutto acquista un senso! Queste parole che il Padre continua a ripeterci da quando siamo venuti al mondo, aspettando fiducioso di essere ricambiato, nel poster le vediamo scritte in bianco, quasi impresse dentro, nel nostro intimo, con la discrezione di un “! $# ”, meno accentuate delle altre, ma diritte e sicure… La nostra rispo-

LAVORI IN

I primi passi della Pastorale v nella Dioces Molti ricordano l’ingresso di S.E. Mons. Andrea Turazzi nella nostra Diocesi avvenuto un anno fa. Nella Messa di inizio episcopato celebrata in Cattedrale, a Pennabilli, ad un certo punto intervenne anche il Nunzio apostolico S. E. Mons. Adriano Bernardini. Il Nunzio nel suo saluto invitò il nostro Vescovo Andrea a curare in modo speciale due realtà della Diocesi: i sacerdoti e le vocazioni. Subito Mons. Turazzi prese a cuore entrambi gli ambiti chiedendomi di avviare la Pastorale vocazionale. In questo anno che cosa si è fatto? Innanzi tutto si è scritta una '' !" $$ #$ " & ' . In un progetto si mette nero su bianco la meta verso la quale si vuole tendere, gli obiettivi intermedi su cui poi verificarsi, le azioni concrete da mettere in campo. Progettare è avere uno sguardo d’insieme su un cantiere dove lo Spirito chiama ad operare chi oggi inizia l’opera e coloro che domani la proseguiranno. La bozza che è stata scritta riprende le indicazioni date nei decenni dai Papi e dai Vescovi italiani riguardo alla pastorale delle vocazioni. Questo progetto è in fase di lettura e riflessione per ora nel presbiterio e con il tempo anche nelle parrocchie e nelle associazioni in modo che divenga condiviso e fatto

PROFESSIONI E ORDINAZIONI IN DIOCESI Ricordiamo alcuni importanti appuntamenti per la Chiesa sammarinese-feretrana dei mesi di aprile e maggio. 11 APRILE Pennabilli, Santuario della B.V. delle Grazie, ore 16,30, Professione religiosa di Sr. Francesca Serreli, Agostiniana del Monastero Sant’Antonio da Padova di Pennabilli. 122 APRILE Pennabilli, Cattedrale, ore 16,00 Ordinazione diaconale di Pier Luigi Bondioni 10 MAGGIO Pennabilli, Cattedrale, ore 16,30, Professione perpetua di Sveva della Trinità, eremita. 23 MAGGIO Sant’Agata Feltria, Cappella del Monastero delle Suore Povere di “Santa Chiara”, ore 11,00, Professione temporanea di Sr. Giulia Francesca Bertarello.


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SPECIALE VOCAZIONI

PREGHIERA PER LE VOCAZIONI

DOMENICA DI PASQUA sta, come quella che Maria ha manifestato nel "; e Pietro sul monte della Trasfigurazione; come quella di tanti altri, ieri come oggi, non può che partire dalle sue parole, poggiarsi su # di esse, per salire poi verso il Cielo e di promessa (espresso graficamente dalla varietà dei colori). Nella consapevolezza che Dio continua a chiamare perché… continua ad amare. È l’incrocio tra lo stupore amoroso di Dio e il nostro, con ciò che ne consegue, e che rende bella e feconda la vita. " %

N CORSO

vocazionale si di San Marino-Montefeltro proprio da tutti. La Pastorale vocazionale non è opera di alcuni ma è propria di ogni parrocchia e di tutta la Diocesi. Un altro passo è stato quello di invitare tutte le comunità parrocchiali a continuare o iniziare a !" " ## $ $ ! " & ' . Là dove ci sono due o più persone che pregano, almeno una volta alla settimana o al mese si è chiesto di pregare per le vocazioni. In questo modo tutti, singolarmente e comunitariamente, rispondiamo all’invito di Gesù di “pregare il Signore della messe che mandi operai nella sua messe”. Un ulteriore passo è stato quello di costituire un gruppo di persone (sacerdote, religiosa, coppia di sposi, giovani laici) che aiuti il Vescovo e le parrocchie ad animare la pastorale vocazionale. È nato così il $" # ' . Alcune persone sono state “chiamate” per svolgere questo servizio un po’ sconosciuto e qui è stato bello, nonostante gli impegni e la novità, raccogliere una pronta disponibilità. Il CDV ha il compito di curare che sia portata avanti la Pastorale vocazionale sostenendo le parrocchie (senza sostituirsi ad esse), facendo da collegamento con quello che è proposto a livello nazionale e regionale, organizzando alcune iniziative diocesane. Il CDV ha poi la necessità di formarsi per svolgere questo servizio, accompagnato in questo dal Vescovo e in collegamento con il responsabile della pastorale vocazionale regionale, don Andrea Turchini di Rimini. Fra le iniziative diocesane curate dal CDV ci sono $ ! && $ ! " " e la " $ !" " ! " & ' . Da tanti anni si vive l’Avvento per il Seminario. Quest’anno il 21 dicembre del 2014, quarta domenica di Avvento, il CDV ha avviato in alcune parrocchie della Diocesi la Giornata del Seminario. Si è trattato per alcune comunità parrocchiali di incontrare “dal vivo” e di ascoltare la storia vocazionale di uno o due giovani chiamati al

Un tempo si pensava che il termine “vocazione” riguardasse solo i sacerdoti, i religiosi e le religiose, quindi un ambito circoscritto e specifico all’interno della Chiesa. Ma, prima di avere diverse vocazioni, che si esprimono nei diversi stati di vita – principalmente vita sacerdotale, vita religiosa, vita coniugale – c’è una prima e fondamentale vocazione che unisce tutti i battezzati: quella alla santità. L’universale chiamata alla santità viene messa in luce durante il Concilio Vaticano II. Così si legge nel capitolo 5 della # " # : «Tutti nella Chiesa, sia che appartengano alla gerarchia, sia che siano retti da essa, sono chiamati alla santità, secondo le parole dell’Apostolo: “Sì, ciò che Dio vuole è la vostra santificazione” (Ef 1,4)». Prima di distinguerci per funzioni e ministeri all’interno della Chiesa, siamo un unico popolo generato dal Battesimo. Pertanto, quello che condividiamo è molto più di quello che ci distingue! E non c’è altro modo di compiere il nostro battesimo se non quello di diventare santi. Ma che cosa vuol dire diventare santi? Diventare santi significa compiere in noi l’immagine che Dio aveva davanti agli occhi quando ci ha pensati. «I seguaci di Cristo, chiamati da Dio, non a titolo delle loro opere, ma " " !# ! % giustificati in Gesù nostro Signore, nel battesimo della fede sono stati fatti veramente figli di Dio e " "# $ ) " ! " Essi quindi devono, con l’aiuto di Dio, mantenere e perfezionare con la loro vita la santità che hanno ricevuto» ( , 50). L’obiettivo educativo della Chiesa è quello di aiutare ogni battezzato a dare una risposta libera alla chiamata di Dio e la pastorale vocazionale non è altro che l’attenzione e l’accompagnamento ad ogni battezzato perché possa realizzare il battesimo ricevuto. A differenza di altri tipi di pastorale, la caratteristica specifica della pastorale vocazionale è quella della personalizzazione, perché, se la chiamata è diversa per ognuno, le categorie che abbiamo in mente – preti, frati, suore, catechisti, coniugi ecc. – sono solo delle approssimazioni. Ad esempio, due sacerdoti hanno lo stesso stato di vita, ma sono chiamati a vivere la santità in modi diversi l’uno dall’altro; ognuno è chiamato ad un servizio diverso. Confortati dalla consapevolezza che anche il matrimonio è una via di santità, io e mio marito Massimiliano ci siamo sentiti subito pienamente accolti a far parte del CDV. La particolarità della vocazione matrimoniale nel cammino verso la santità sta nella tensione alla santità reciproca degli sposi in cui ogni coniuge si impegna a realizzare la santità dell’altro: quindi si diventa santi solo se lo si diventa insieme. Gli incontri dell’équipe vocazionale, di cui fanno parte un sacerdote, un seminarista, una religiosa, una coppia di sposi e alcuni giovani laici, sono pressoché mensili e vengono dedicati alla riflessione sul tema delle vocazioni e alla valutazione di come realizzare concretamente l’accompagnamento dei battezzati di ogni età. Si presentano varie opportunità e obiettivi: il mettersi accanto alle iniziative diocesane già programmate, dando vita ad eventi specifici, oppure il richiamare un’attenzione vocazionale all’interno delle altre proposte diocesane; individuare persone di riferimento in ogni vicariato e nelle parrocchie più numerose; sostenere e animare la preghiera dei gruppi e dei singoli perché la vocazione è un dono di grazia e pertanto va invocata con fervore. Molto importante è non comunicare l’ansia dei risultati. Va ricordato che la pastorale vocazionale è la pastorale della semina e della cura, non della raccolta. & sacerdozio. Si è tentato con questa iniziativa di rendere visibile il motivo per cui si prega e si raccolgono fondi nel periodo di Avvento. L’altra iniziativa organizzata dal CDV sarà la Veglia di preghiera del 25 aprile prossimo a Pennabilli in occasione della 52ª Giornata Mondiale di preghiera per le Vocazioni. Già da alcuni anni la nostra Diocesi si raccoglie in preghiera insieme al Vescovo per chiedere vocazioni al Signore. Dovrebbe essere desiderio di tutti far sì che questa Veglia sia sempre più sentita e partecipata. Come pure sarebbe auspicabile che la settimana che la precede sia vissuta con particolare intensità in ogni parrocchia nella preghiera, nella catechesi a tutte le fasce di età, nella liturgia. Infine un ulteriore ma significativo passo. " ! "$%" " & # & . Voluta dal Vescovo e condivisa dal CDV la riapertura del

Seminario è la volontà di utilizzare parte dell’edificio del vecchio seminario di Pennabilli come luogo di incontro, preghiera, ritiro, testimonianza, discernimento per giovani, ragazzi e bambini dell’iniziazione cristiana, ministranti, ma anche per coppie di fidanzati e sposi. Molti ancora ricordano con gioia e un po’ di nostalgia la presenza dei settanta seminaristi nel Seminario Minore Vescovile. Guardiamo con ammirazione quella pagina, per noi oggi irripetibile, della storia della nostra Diocesi. La guardiamo, tuttavia, con la convinzione e la fiducia che lo Spirito Santo alla nostra generazione offre una pagina bianca tutta da comporre. Pagina che come bimbi appena agli inizi, con timore e tremore, con il Suo aiuto e sulla Sua Parola vogliamo iniziare a scrivere. " # "


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SOGGIORNO A CHIUSI


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TRA FEDE E LAVORO

I

1º MAGGIO

Festa dei lavoratori: “Uno più uno tre!”

l pensiero cristiano attribuisce al lavoro una elevatissima dignità, in quanto espressione delle facoltà umane, non soltanto di quelle fisiche ma anche di quelle spirituali, attraverso cui la persona esprime la dignità, il talento e il genio del disegno originale di dio. Il Creatore volle l’uomo dominatore della terra, dei suoi tesori, delle sue energie e dei suoi segreti con l’abilità delle sue mani guidate dalla sua intelligenza. la Festa dei lavoratori, di cui la Chiesa propone San Giuseppe a modello, ci impone ogni anno la riflessione sulla dignità effettiva del lavoro e la situazione occupazionale concreta nei nostri territori. Purtroppo l’osservazione della realtà ci indica che il lavoro, anche se in presenza di qualche timido segno di ripresa, rappresenta ancora la prima emergenza sociale: i dati statistici a fine 2014 indicavano un tasso di disoccupazione al 13% circa in Italia e quasi al 10% a San Marino. A fronte di questa grave situazione, se da un lato vi sono tentativi concreti volti ad affrontare il problema creando nuove prospettive per il mercato del lavoro, vedi il “Jobs Act” in Italia, dall’altro è evidente la difficoltà di realizzare una reale comunione di intenti e sinergia di azioni per attivare nuove politiche occupazionali da parte di tutti i soggetti che dovrebbero avere la corresponsabilità di operare insieme: parlamento, governo, associazioni di categoria, parti sociali e lavoratori. A questi soggetti, e alla comunità ecclesiale, ci pare utile richiamare alla comune riflessione un recente intervento di Papa Francesco rivolto alla confederazione delle cooperative italiane. I suoi “incoraggiamenti” sono un invito a guardare al futuro individuando nuove prospettive, responsabilità, iniziative e atteggiamenti per combattere la “cultura dello scarto” in relazione al lavoro.

di Gian Luigi Giorgetti

Il primo incoraggiamento riguarda la necessità di individuare soluzioni per l’occupazione che costituiscano un motore che solleva e aiuta soprattutto la parte più debole della società civile: i giovani, perché la disoccupazione giovanile distrugge la speranza nel futuro; le tante donne che hanno bisogno e volontà di inserirsi nel mondo del lavoro; gli adulti che spesso rimangono prematuramente senza lavoro. Il secondo incoraggiamento è quello di attivarsi, ognuno nel proprio ambito, per realizzare nuove soluzioni di Welfare. Dal momento che tante persone non trovano più risposte adeguate ai propri bisogni, i bisognosi devono essere posti al centro di un movimento di solidarietà coniugando l’essere impresa con la centralità della persona. Il terzo incoraggiamento riguarda l’economia e il suo rapporto con la giustizia sociale, con la dignità e il valore delle persone. Occorre che l’impresa sappia crescere coinvolgendo tutti, adottando la logica dell’operare insieme, del cooperare, per contribuire insieme al raggiungimento di un fine. Come dice Papa Francesco, questa è la logica dell’“Uno più uno tre!”. Il quarto incoraggiamento è la necessità di sostenere, facilitare e incoraggiare la vita delle famiglie, in quanto non accade mai che l’economia si rinnovi in una società che invecchia invece di crescere. L’obiettivo è realizzare l’armonizzazione tra lavoro e famiglia, che significa anche aiutare le donne a realizzarsi pienamente nella propria vocazione e nel mettere a frutto i propri talenti. Donne libere di essere sempre più protagoniste, sia nelle imprese sia nelle famiglie. Infine, con il quinto incoraggiamento il Papa richiama al dovere di gestire con responsabilità le risorse, di investire ma di investire bene, mettendo insieme con determinazione i mezzi buoni per realizzare opere buone. Il denaro a servizio della vita può essere gestito nel modo giusto solo se non comanda il capitale sugli uomini ma gli uomini sul capitale.

La malattia interroga l’anima

Dopo gli incontri del 29 gennaio e del 12 marzo sul tema “La Malattia interroga l’anima” il 16 aprile avrà luogo l’ ultimo appuntamento che ha per tema “Cercare il senso della Sofferenza”, relatore don Giovanni Nicolini. Il ciclo è stato organizzato con lo scopo di approfondire le domande che la malattia pone alle persone malate, ai familiari e a chi li cura (medici, infermieri, operatori socio-sanitari). La centralità della persona nella cura guiderà la riflessione e la ricerca. Anche l’ultimo incontro si terrà presso la Sala “Montelupo” di Domagnano alle 20,45 ed è rivolto innanzitutto agli operatori in ambito sanitario, ai volontari, in vario modo coinvolti nell’assistenza dei malati, ai pazienti ed ai loro familiari, ma sono aperti a tutti. Promotori di questa iniziativa sono la Pastorale della Sanità e la Caritas della Diocesi di San Marino-Montefeltro, con il patrocinio della Segreteria di Stato alla Sanità e Sicurezza sociale della Repubblica di San Marino.


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DALLA CARITAS DIOCESANA

BILANCIO DELLA CARITAS DIOCESANA

Il rendiconto economico dell’anno 2014, qui pubblicato, offre uno spaccato dei progetti attivati e dei servizi offerti dalla Caritas Diocesana, grazie alla generosità, alla gratuità ed alla collaborazione di oltre cento volontari che dedicano parte del loro tempo all’ascolto e al sostegno di quanti, in difficoltà, si presentano ai 7 CdA presenti nel nostro territorio. Nel presente rendiconto non figurano somme erogate a favore della Caritas Vicariale di San Marino, perché essa ha una gestione amministrativa autonoma ed autosufficiente. Dalla sintesi si evince che la maggior parte delle risorse (68,63%) è stata utilizzata per l’acquisto di viveri, a completamento dei prodotti Agea forniti dal Banco Alimentare di Imola e per il pagamento delle utenze, degli affitti, dei mutui, attraverso il fondo erogato alle Caritas Vicariali e Parrocchiali. Cifre pure consistenti sono state destinate a sostegno della vita nascente e ai 19 progetti finanziati con il microcredito “Un anticipo di fiducia”, istituito nel luglio del 2012. In un momento di grave difficoltà e perdurante crisi economica, nonostante conclamati segni di ripresa,

l’apertura della Casa di Prima Accoglienza a Secchiano, nel mese di gennaio, ha segnato una tappa importante per offrire aiuto ed ospitare le persone/famiglie, che per i più svariati motivi, si trovano in forte sofferenza e la Caritas Diocesana ha profuso e continuerà a profondere tutte le sue risorse umane ed economiche per la gestione e il potenziamento di questa opera-segno. Giunga la mia sentita gratitudine a S.E. Mons. Andrea Turazzi per la premura, l’attenzione, il sostegno, anche economico, con cui segue il nostro servizio in Caritas; un vivo ringraziamento a tutti coloro che con le loro offerte dimostrano fiducia in questo organismo pastorale e contribuiscono a rispondere alle richieste di molti che, sempre più numerosi, si rivolgono a noi. Infine una profonda riconoscenza va ai volontari che con entusiasmo, abnegazione, competenza e amore svolgono il preziosissimo servizio di ascolto, di osservazione, di aiuto ai poveri e testimoniano concretamente la loro fede in Gesù povero tra e nei poveri. Giovanni Ceccoli

BILANCIO 2014

CARITAS DIOCESANA ENTRATE • • • • • •

Saldo al 31 dicembre 2013 Contributo dalla Diocesi 8x1000 Caritas Offerte liberali Interessi a credito Raccolta Quaresima missionaria Colletta “Adotta un cristiano di Mosul”

USCITE PER € 4.102,68 € 162.039,16 € 15.505,66 € 573,64 € 5.000,00 € 11.115,67

Totale entrate Propagazione della fede San Pietro apostolo Infanzia missionaria

€ 198.336,81 € 8.340,46 € 4.490,00 € 5.240,21

Totale entrate

€ 97.220,99

Entrate Uscite Sbil. Entrate-uscite al 31/12/2014

€ 97.220,99 - € 188.760,23 € 9.576,58

Annotazione Sono stati finanziati con il microcircuito 19 progetti per un totale di € 20.240,00

• • • • • • • • • • • • • • • •

Contributi per Sostegno alla vita CdA Pennabilli Contributi a Caritas parrocchiali e vicariali Contributi per viaggi e pernottamenti Spese bancarie e interessi passivi Spese magazzino Spese di gestione Caritas diocesana Progetti presentati in Diocesi Formazione e Convegni Regionali e Naz.li Arredi, macchine ufficio (vari CdA Diocesani mezzo e carburante) Contributi per spese sanitarie Spese Casa Prima Accoglienza Orti sociali Voucher Raccolta Quaresima missionaria Colletta “Adotta un cristiano di Mosul”

Totale uscite Diff. tra i due saldi Differenza saldi/sbilancio Cassa Totale controllo

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19.900,00 6.809,80 49.100,00 2.150,00 441,47 32.943,91 5.237,55 13.766,41 3.839,92

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CRONACA

DA UNA LETTRICE DI SAN MARINO RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO San Marino, 22 dicembre 2014 Sua Santità, Papa Francesco Le porgo innanzitutto le mie scuse se Le faccio perdere un po’ del Suo tempo prezioso per leggere la mia lettera. Sono una casalinga di sessant’anni, La ammiro dalla prima sera che è apparso alla finestra salutando tutti con la sua simpatia e semplicità che La contraddistingue. Un giorno mi è venuta 1’idea di creare e stampare un calendario perpetuo con le Sue frasi che leggevo sul computer. Inizialmente non sapevo come iniziare poi mia nipote Cristina che ha tredici anni mi ha aiutato a sistemare le frasi sul computer, ad aggiungere le foto. Poi mi son chiesta, “perché non mettere vicino al Santo del giorno anche la sua immagine?”. Nei calendari tradizionali spesso non ci si sofferma a guardare chi è il Santo che si festeggia in quel giorno. Infine io, mia nipote e mia figlia Deborah più esperta in computer siamo riuscite a portare a termine questa idea che non nascondo è stata un’impresa piuttosto dura, ma alla fine quello che conta è il risultato. Non tutti i pensieri sono stati presi dai suoi link, abbiamo scritto anche altre frasi brevi ma che comunicassero molto. Mi auguro e spero che tutte le persone che leggeranno questo calendario perpetuo, ogni mattina girando la pagina possano mettere in pratica i consigli ed iniziare più serenamente la giornata. Non mi dilungo e con la speranza dí incontrarLa presto, Le auguro una lunga vita alla guida della Chiesa, abbiamo molto bisogno di Lei. Con tanta simpatia e affetto immenso. Nonna Tonina Serra Tonina Via di Mezzanotte, 17 47894 Chiesanuova (Repubblica di San Marino) 0549 998212 - 335403448


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DALLE ISTITUZIONI

NOTIZIE FLASH DA SAN MARINO La Segreteria per il Territorio assegna 4 borse di studio La Segreteria per il Territorio, l’Ambiente e la Cooperazione Economica Internazionale comunica che il Master Executive in “Processi di Internazionalizzazione nell’Est Asiatico”, organizzato da CASIA (Centro di Studi Avanzati su Processi di Internazionalizzazione in Asia Orientale di Itinera Srl consortile), ha visto la sua ultima lezione il 7 marzo 2015. I quattro giovani sammarinesi assegnatari delle borse di studio messe a disposizione da questa Segreteria di Stato hanno terminato con successo il loro percorso formativo, manifestando soddisfazione per l’opportunità loro concessa. Ad ulteriore riprova della efficacia dell’iniziativa, a breve ne sarà ufficializzata la seconda edizione. L’assegnazione delle quattro borse di studio testimonia come lo sviluppo delle competenze dei giovani sammarinesi nel campo della internazionalizzazione rientri tra i principali obiettivi della Segreteria con delega alla Cooperazione Economica Internazionale. A tal fine, questa Segreteria di Stato informa che è allo studio un innovativo percorso formativo sul tema della internazionalizzazione, rivolto in primis ai Sammarinesi, da realizzarsi a breve. L’obiettivo è quello di avviare uno strutturato percorso di formazione avanzata sulle dinamiche della internazionalizzazione, alla luce delle sfide sempre più competitive imposte dal fenomeno della globalizzazione economica, che possa dare opportunità lavorative di valore anche ai giovani sammarinesi e favorire la nascita di nuove occasioni di business per le imprese del territorio.

Cinque nuovi ambasciatori hanno presentato le lettere credenziali ai Capitani Reggenti Ucraina, Nuova Zelanda, Cuba, Honduras, Cipro - Nel presentare i diplomatici il Segretario Valentini conferma la volontà sammarinese di intensificare le relazioni bilaterali e l’orientamento della politica estera nel contesto internazionale legato ai temi della pace del dialogo e del rispetto dei diritti umani. La stretta di mano con Yevhen Perelygin, conferma 20 anni di dialogo e di vicinanza con l’Ucraina: un legame di cui ne è riprova la presenza di 300 cittadini ucraini e che ha spinto San Marino, nelle diverse sedi internazionali, a chiedere la completa attuazione degli accordi di Minsk. “Confidiamo – ha detto Valentini – in una soluzione diplomatica, condivisa e duratura”. Più recenti i rapporti con la Nuova Zelanda: sulle spalle il tradizionale mantello della gente Maori come segno di rispetto per le proprie tradizioni, Patrick John Rata ha ricordato la visita ufficiale a San Marino nell’aprile del 2013 del Ministro degli Affari Esteri Murray McCully, che ha impresso nuovo impulso alle relazioni bilaterali, e la speranza di arrivare quanto prima (tra le altre cose) alla possibilità di interscambi culturali tra giovani studenti – sammarinesi e neozelandesi – facilitati da ‘visti’ ad hoc. Alba Beatriz Soto Pimentel porta a Palazzo i saluti di Raul Castro: dagli anni 80 i rapporti tra Cuba e San Marino sono intensi, elevati al più alto livello diplomatico dopo la visita ufficiale a

San Marino dal Vice Ministro degli Affari Esteri, Isabel Allende, nel febbraio del 1996; relazioni solide che hanno portato San Marino a seguire con attenzione, mesi fa, alla distensione dei rapporti con gli Stati Uniti. Ricca di particolari la presentazione di Carlos Avila Molina: il primo ambasciatore di Honduras a San Marino, dopo la sottoscrizione dell’avvio delle relazioni diplimatiche a Roma nel dicembre 2013, si sofferma sui valori e le eccellenze del paese che rappresenta e conclude con due iniziative da realizzare insieme: una dedicata ai giovani, l’altra alla creazione del museo del perdono. Infine un piccolo stato, Cipro. L’ambasciatore Tasos Tzionis tira le fila di quasi trent’anni di relazioni ufficiali, ringrazia la posizione sammarinese e la vicinanza sulla questione della trentennale separazione dell’isola sulla quale San Marino è intervenuto nell’ambito del Consiglio d’Europa, a favore della causa cipriota assicurando al contempo un sostegno a San Marino nella progressiva integrazione europea in cui è impegnato.

Corso di lingua inglese: 2 borse di studio a Michigan La Segreteria di Stato agli Affari Esteri porta a conoscenza che la Comunità Sammarinese di Detroit (USA) mette a disposizione n. 2 borse di studio per la frequenza di un corso di lingua inglese presso il Michigan Language Center di Ann Arbor nel periodo 26 luglio - 14 agosto 2015. La borsa di studio comprende l’iscrizione al corso e l’alloggio a Detroit, mentre le spese di viaggio, vitto e assicurazione sono a carico dei partecipanti. Per concorrere all’assegnazione delle due borse di studio costituiscono requisiti indispensabili: • essere cittadino/a sammarinese o figlio/a di madre sammarinese; • la residenza anagrafica a San Marino; • una discreta conoscenza della lingua inglese; • un’età compresa fra i 18 e i 25 anni; • l’iscrizione alla scuola media superiore o a un corso universitario o parauniversitario. Le domande di partecipazione, redatte in carta libera, dovranno pervenire al Dipartimento Affari Esteri – Ufficio Rapporti con le Comunità all’Estero – Contrada Omerelli n. 17 – San Marino, entro e non oltre le ore 13 di giovedì 7 maggio p.v. corredate dalla seguente documentazione: - certificato di cittadinanza o di nascita con paternità e maternità; - certificato di residenza; - certificato di iscrizione alla scuola media superiore o a corso parauniversitario o universitario. La selezione dei 2 vincitori avverrà in seguito a una prova scritta e orale (colloquio) per l’accertamento del livello di conoscenza della lingua inglese dinanzi a una commissione composta da funzionari del Dipartimento Affari Esteri il giorno giovedì 21 maggio p.v. alle ore 9 presso il medesimo Dipartimento. Al termine verrà stilata una graduatoria di merito; il giudizio della commissione è insindacabile.

Aperto il negoziato fra UE e San Marino, Andorra e Monaco Si delineano in maniera più chiara le relazioni fra l’Unione Europea (UE) e San Marino, Monaco, Andorra: una nuova fase nei rapporti tra Bruxelles e i tre piccoli Stati ha preso avvio il 18 marzo, con l’apertura ufficiale dei negoziati per uno o più accordi di associazione. Alla presenza di Federica Mogherini, Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, nonché Vicepresidente della Commissione europea, è stato inaugurato ufficialmente il negoziato. Presenti il Segretario di Stato agli Affari Esteri, Pasquale Valentini, e gli omologhi di Andorra e Monaco. Quella di oggi è una tappa importante, che di fatto va a formalizzare delle relazioni già molto strette fra il gruppo dei 28 e i 3 Paesi in questione. La Repubblica di San Marino, il Principato di Monaco e il Principato di Andorra non fanno parte dell’Unione, ma adottano la moneta unica e le loro economie sono profondamente radicate in Europa. Con la definizione di uno o più accordi, sarà garantita la loro partecipazione al Mercato unico e le restrizioni che oggi limitano il loro agire nei più diversi settori saranno ridimensionate. Valentini, nel suo messaggio di saluto all’Alto Rappresentante della Commissione Europea, ha sottolineato come “per San Marino, ma presumibilmente anche per Andorra e Monaco, la possibilità di un nuovo accordo di associazione rappresenti un passaggio storico fondamentale nell’integrazione europea, che il nostro Paese ha da tempo intrapreso. Con esso San Marino vuole testimoniare la volontà e l’auspicio che tale processo possa essere vissuto come apertura di nuove opportunità” ed ha auspicato che “la sfida di una maggiore integrazione europea per i tre Piccoli Stati possa rappresentare un contributo anche per l’Unione Europea stessa, affinché l’Europa sia sempre più quella casa comune di civiltà e di rispetto del diritto che tutti desideriamo”.

Il Consiglio dei Diritti Umani dell’ONU ha adottato il rapporto sul II ciclo della Revisione Periodica Universale della Repubblica di San Marino Il Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite ha adottato il 19 marzo, durante la sua 28ª sessione attualmente in corso a Ginevra, il rapporto sul II ciclo della Revisione Periodica Universale (UPR - Universal Periodic Review) della Repubblica di San Marino. Accogliendo 55 delle 74 raccomandazioni che le delegazioni avevano avanzato nel corso dell’esame – quando il Segretario di Stato agli Affari Esteri, Pasquale Valentini, aveva illustrato il II rapporto nazionale sammarinese e risposto alle domande degli Stati – il Governo si è impegnato a ratificare importanti strumenti internazionali in materia di diritti umani e a introdurre nell’ordinamento interno le modifiche utili a un sempre maggiore adeguamento della Repubblica ai più alti standard di protezione e promozione dei diritti umani.


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