DIGIMAG 69 - NOVEMBRE 2011

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dell’ontologia. Un esempio di cui da qualche anno si tratta è quello dell’esperienze di Artificial intelligence, ovvero tutto quel macrocosmo di studi teorico/sperimentali che si occupano di creare macchine in grado di svolgere, potremmo dire in autonomia, delle operazioni tipiche della mente umana. Per fare un minimo di storia della disciplina citiamo due emblematici studiosi. Il primo in assoluto in ordine cronologico è Blaisè Pascal, filosofo e matematico, che inventò la cosiddetta Pascalina, una prima macchina calcolatrice, in grado di fare operazioni di addizione e sottrazione. È il 1642.

Cosa studia in ultima istanza? E perché c’entra con la filosofia o meglio con l’ontologia? D’impatto lo studio dell’ontologia con l’ingegneria delle macchine sembra essere estremamente distante, uno iato ancor più incolmabile se analizzato attraverso due pregiudizi: quello della autoreferenzialità della speculazione filosofica e quello che gli avanzamenti tecnologici si basino esclusivamente sulla relazione tra sperimentazione e teorizzazione. L’intelligenza artificiale si pone il compito, attraverso le parole di Minsky: “Di far fare alle macchine delle cose che richiederebbero l’intelligenza se fossero fatte dagli uomini”. Seguendo questa traccia allora emerge l’esigenza di una distinzione e una specificazione maggiore all’interno dello sviluppo dell’ontologia e nella distinzione all’interno delle discipline filosofiche.

Il secondo dei due casi emblematici è indubbiamente Alan Turing, simbolo della nascita e dello sviluppo di questa disciplina. Sui suoi studi del 1936, concernenti la cosiddetta Macchina di Turing, si è basato Max Newman per creare Colossus: il calcolatore inventato nel 1942 per decifrare i codici nazisti criptati dalla Cifratrice di Lorenz. Fu anche in seguito al mancato riconoscimento di questo merito che Turing si tolse la vita attraverso il morso di una mela (la cui simbologia futura, a insaputa di Turing, sarebbe diventata forse ancor più iconografica di quella passata).

La base della programmazione per l’intelligenza artificiale è di carattere logico, ma l’apporto che viene dato dall’ontologia ha uno spettro d’indagine più ampio. Se la logica orienta il suo apporto verso lo studio del ragionamento, l’ontologia offre degli strumenti di studio e di analisi per comprendere la natura del mondo e delle cose che ci circondano. Qui allora può essere utile esemplificare questo rapporto attraverso lo studio, anche per sommi capi, di un filosofo

Torniamo al discorso, cosa viene richiesto all’intelligenza artificiale? 61


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