DIGIMAG 53 - APRILE 2010

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sopra le danzatrici o sotto di loro o anche sul muro stesso lì davanti, o essere sulle case attorno. Ecco questo è il motivo per il quale ho iniziato ad usare il video, cioè inviare in tempo reale e senza alcuna modifica l’immagine delle danzatrici durante la performance, viste appunto da diverse angolazioni. Exuvia Questa fase è parte impegnativa dell’allestimento, nel senso che ad ogni spettacolo ripenso mapping i “punti di vista” in base al luogo nel quale ci troviamo. Il risultato è riproiettare i corpi sugli edifici vicini con dimensioni diverse. Quest’idea si è concretizzata con che è lo spettacolo più recente con il quale stiamo girando sul tema della trasformazione. L’uso dei programmi di 3D è invece ancora solo uno studio, per capire come posso integrare la necessità di vedere lo spazio alle possibilità che ho di “segnarlo” oltre la danza.

Massimo Schiavoni: Prima di lasciarci e ringraziarti della collaborazione, vorrei chiederti in questa ultima domanda che rapporto hai con le nuove tecnologie digitali, con ad esempio il video o il mapping 3D – tecnica digitale di elaborazione in tre dimensioni usata principalmente per le architetture – e dunque se pensi possano in qualche modo “sperimentarsi” con le tue creazioni. Wanda Moretti: La mia sperimentazione è proprio un inizio inizio, nel senso che vedo/penso l’utilizzo del video come ulteriore indagine sullo spazio, ma comunque secondario al corpo e al movimento. Uso il video per mostrare punti di vista che il pubblico non ha modo di vedere, perchè non può posizionarsi

http://www.ilposto.org

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